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diario d`allenamento di due velocisti mondiali
Diario allenamenti M & S preparazione mondiali 2005 A cura di Giulio Ravasi Risultati Internazionali 2004-2005 MARCO FALCONE Manifestazione Cat. Spec. Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior J Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior pos luogo anno gara S L'Aquila-SulmonaPescara 2004 500 m sprint 1 J S L'Aquila-SulmonaPescara 2004 200 m cronometro 1 Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior J P L'Aquila-SulmonaPescara 2004 500 m sprint 2 Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior J P L'Aquila-SulmonaPescara 2004 300 m cronometro 1 Campionato Europeo Junior J P Pamplona (Spagna) 2004 500 m sprint 1 Campionato Europeo Junior J P Pamplona (Spagna) 2004 300 m cronometro 1 Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior J S Suzhuo (Cina) 2005 500 m sprint 1 Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior J S Suzhuo (Cina) 2005 200 m cronometro 2 Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior J P Suzhuo (Cina) 2005 500 m sprint 2 Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior J P Suzhuo (Cina) 2005 300 m cronometro 6 Campionati Europei Junior J S Cardano al Campo 2005 200 m cronometro 1 Risultati Internazionali 2004-2005 SIMONE BELLIA Manifestazione Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior Cat. Spec. J J luogo anno gara pos S L'Aquila-SulmonaPescara 2004 200 m cronometro 3 P L'Aquila-SulmonaPescara 2004 500 m sprint 8 Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior J P L'Aquila-SulmonaPescara 2004 300 m cronometro 2 Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior J S Suzhuo (Cina) 2005 500 m sprint 4 Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior J S Suzhuo (Cina) 2005 200 m cronometro 1 Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior J P Suzhuo (Cina) 2005 500 m sprint 1 Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior J P Suzhuo (Cina) 2005 300 m cronometro 2 Campionati Europei Junior J P Cardano al Campo (VA) 2005 5000 m americana 2 Campionati Europei Junior J P Cardano al Campo (VA) 2005 500 m sprint 2 Campionati Europei Junior J P Cardano al Campo (VA) 2005 300 m cronometro 1 INTRODUZIONE L'ALLENAMENTO è “un processo pedagogico educativo continuo che si concretizza nell’organizzazione dell’esercizio fisico ripetuto in qualità, quantità ed intensità tali da produrre carichi progressivamente crescenti che stimolano i processi fisiologici di supercompensazione dell’organismo e favoriscono l’aumento delle capacità fisiche, psichiche, tecniche e tattiche dell’atleta, al fine di esaltarne e consolidarne il rendimento in gara” Elementi fondamentali Il preatletismo La tecnica La supercompensazione La periodizzazione I mezzi d’allenamento Elementi fondamentali Gradualità Variabilità Continuità Ciclicità Progressività Integrità Psico-fisica Il preatletismo generale Il pattinaggio in linea è una disciplina sportiva individuale, ciclica, simmetrica, che richiede qualità sia fisiche sia organiche e molte doti neuromuscolari quali la coordinazione, l’equilibrio, la destrezza ecc., dal punto di vista metabolico può impegnare sia le vie aerobiche sia quelle anaerobiche o entrambi in alternanza, in molte prove risulta importante tattica e la strategia di gara, proprio per queste caratteristiche è assolutamente indispensabile che gli atleti abbiano conseguito una formazione motoria di base completa, multilaterale. Il preatletismo specifico Il mantenimento della posizione tecnica del pattinatore, richiede elevate contrazioni isometriche, eccentriche e concentriche, l’alternanza delle fasi cicliche impegnano la struttura muscolare in contrazioni e decontrazioni efficienti e complete; forza degli agonisti, estensibilità degli antagonisti, e abilità tecniche sono presupposti necessari allenabili con il preatletismo specifico. Quella che segue è una demo di una raccolta di oltre 150 esercizi specifici per il pattinaggio corsa, suddivisa per tipo d’esecuzione e impegno motorio, di facile consultazione per l’allenatore che deve inserire esercizi nella sua pianificazione, sarà disponibile a breve su DVD realizzata in collaborazione col prof. Rosario Bellia. ESECUZIONE 18. Gambe piegate con mani a terra: a) 1. Un salto con gamba SX protesa indietro 2. saltare con gamba destra protesa indietro b) 1. un salto con protesa laterale a sinistra; 2. lo stesso a destra (le mani rimangono al suolo 79. Saltellare con salto successivo, gamba SX avanti e poi ripetere con la gamba DX avanti. IMPEGNO MOTORIO Tonificazione muscoli arti superiori ed inferiori. Miglioramento della mobilità coxo-femorale e della coordinazione generale Coordinazione generale e potenziamento della resistenza aerobica. VIDEO- IMMAGINI La tecnica Con il termine tecnica generalmente s’intende il modo di eseguire un esercizio, determinato dalla tattica ed influenzato dal livello delle capacità motorie (coordinative e condizionali) e mentali dell’atleta, che ne favorisce l’esecuzione ottimale col minor dispendio energetico. L’organismo si autoregola e si autoperfeziona anche senza l’intervento della coscienza, in particolare nella direzione di una maggiore economia gestuale ; se però la tecnica è errata, l’errore rimane, viene integrato nel movimento, automatizzato e difficilmente può essere rimosso. Uno degli obiettivi fondamentali dell’allenamento tecnico, consiste nel fare in modo che l’informazione, generalmente inconsapevole, diventi consapevole, instaurandosi costantemente nella coscienza dell’atleta. Questi concetti potrebbero essere accolti con riluttanza, poiché gli allenatori di sovente notano che ad una richiesta di riflessione sul gesto da parte dell’atleta, spesso corrisponde un peggioramento cronometrico, non viene però preso in considerazione il fattore tempo. Inizialmente infatti la richiesta di consapevolezza interferisce negativamente con l’automatismo, il movimento, riportato sotto il controllo cosciente dell’allievo, perde fluidità e si fa meno redditizio. Non c’è dunque da meravigliarsi se, esercitandosi in forma consapevole la prestazione cronometrica peggiora ! Tutti voi sapete che l’atleta, quando cambia la pattinata per correggere i propri errori, in genere peggiora i tempi, successivamente però, i benefici di un apprendimento realizzato coscientemente, sono eclatanti. La tecnica Analisi stabilometrica Nell’ottica di ottimizzare il gesto tecnico del pattinatore risulta di notevole importanza verificare la distribuzione dei carichi sul poligono di appoggio podalico. Si può realizzare l’analisi di Fourier sullo spostamento trasversale e longitudinale dell’atleta, per la realizzazione del “gomitolo stabilometrico”.I piedi costituiscono il collegamento tra corpo e terreno ed hanno pertanto una grande importanza, sia nel determinare che nel registrare la posizione del corpo nello spazio. Nel pattinaggio a rotelle risulta di notevole importanza una verifica sulla distribuzione del carico corporeo sulla base d’appoggio. E’ possibile misurare mediante la pedana stabilometrica sia il baricentro corporeo sia il carico podalico, però l’elevato costo rende questa tecnica poco praticata. Nei due pattinatori in questione abbiamo rilevato e corrette delle sostaziali differenze! (vedi: ANALISI POSTURALE E BIOMECCANICA PER OTTIMIZZARE LE PRESTAZIONI DEL PATTINATORE del prof. Rosario Bellia su: www.sportmedicina.com) La tecnica Analisi stabilometrica La tecnica Analisi stabilometrica La tecnica Analisi stabilometrica Problemi riscontrati Durante il raduno della nazionale giovanile, diretto dal c.t. Giulio Ravasi, svoltosi a Cardano al Campo (VA) dal 9 al 12 giugno 2006, il fisioterapista Rosario Bellia in collaborazione con il Dott. Alfio Stuto hano sottoposto gli atleti a valutazione posturale e stabilometrica. Dai risultati elaborati si ricavata una tabulazione qui di seguito riportata: totale atleti esaminati 37 ( 16 femmine e 21 maschi) a. piede: 1. pronazione piede ( calcagno valgo ): n. 5 casi 2. alluce valgo: n.6 casi 3. calcificazione reattiva all’inserzione calcaneare del tendine d’Achille: n.8 casi 4. calcificazione reattiva post infiammatoria del navicolare del tarso: n. 6 casi 5. sindrome pronatoria ( piattismo ); n.2 casi 6. borsite malleolare: n.2 casi 7. ispessimento della guaina del tendine del m. tibiale anteriore: n.2 casi b. ginocchia: 1. strabismo rotuleo n. 4 casi 2. varismo: n. 3 casi 3. valgismo: n. 1 caso 4. recurvatum: n. 5 casi 5. flesso: n.1 caso c. asimmetria arti inferiori 1. dismetria fino ad 1 cm.: n.6 casi 2. dismetria fino ad 1,5 cm.: n. 2 casi 3. dismetria oltre 1,5 cm.: n. 2 casi d. scapole: - alate: n. 5 casi - asimmetriche: n. 2 casi e. colonna vertebrale: 1. rigidità alla flessione: n. 6 casi 2. scoliosi di medio grado: n. 10 casi 3. scoliosi con gibbo : - dorsale: n. 5 casi - lombare: n. 7 casi . 4. iperlordosi lombare: n. 9 casi 5. lordosi lombare rigida: n. 5 casi 6. torsione dell’asse delle spalle: n. 14 casi 7. torsione dell’asse del bacino: n.10 casi. L’elevato numero di atleti che presenta torsione dell’asse delle spalle o del bacino, ci deve indurre a pensare che l’origine di questi squilibri sia dovuta a conseguenze di cadute, passate inosservate o ad eccessive “ lateralizzazioni “, che sarebbe opportuno approfondire per programmare dei programmi di compenso. 8. ipercifosi dorsale: n. 3 casi 2) retrazioni muscolari: a. muscoli adduttori: n.4 casi b. muscoli flessori femorali : n. 16 casi 3) reazioni allergiche: Sono stati segnalati 6 casi di allergie in maggioranza alle graminacee, ma anche alla polvere ed agli acari, e un caso di allergia alimentare. 4) problemi stabilometrici: Per motivi di tempo si è fatta una rilevazione dalla posizione in stazione eretta e una in posizione base del pattinatore sia ad occhi aperti, sia ad occhi chiusi che con la posizione occlusale più idonea . squilibri di carico di 5 kg.: n. 8 casi. squilibri di carico oltre i 5 kg. : n. 8 casi. c. posizione eretta: n.8 casi. d. posizione base: n. 8 casi. 5) problemi ponderali: Per questa valutazione è stata scelta la Formula di Lorenz. conclusioni: I risultati ottenuti da questa osservazione si allineano a quelli prodotti su adolescenti a livello nazionale da altri studi in ambito sportivo. Il dato più significativo è quello relativo alle patologie a carico del piede, non quelle di origine prettamente ortopedico (pronazione calcagno, alluce valgo,ecc ), ma in particolare a quelle patologie legate ad una eccessiva e abnorme sollecitazione di alcune strutture del piede, quali: borsite malleolare, calcificazioni reattive del navicolare del tarso e dell’inserzione calcaneare del tendine d’Achille,ecc. Queste patologie hanno un’incidenza del 45% nel gruppo preso in esame e sono caratteristiche dei pattinatori. Vista la notevole incidenza di queste anomalie “reattive” nei pattinatori, è doveroso analizzarne le origini: POSSIBILI CAUSE DELLE PATOLOGIE RISCONTRATE 1)Tecnica; 2)Legate all’attrezzo; 3)Dovute a paramorfismi esistenti. 4)Ripartizione asimmetrica del carico podalico (statico e dinamico). 1.Tecnica: Nelle fasi dell’azione tecnica ( atterraggio arto dx, scorrimento arto dx, spinta e traslocazione del baricentro, , recupero arto dx e viceversa ) l’allineamento dell’asse longitudinale della gamba è sempre mantenuto in continuità con quello dell’articolazione tibio-tarsica (angolo di spinta verticale). Se questo, specie nella fase di spinta e scorrimento viene “spezzato” (FOTO), si ha una dispersione della spinta propulsiva e una sollecitazione eccessiva dei malleoli e del tendine d’Achille, con conseguente borsite ai malleoli o calcificazione reattiva dell’inserzione calcaneare del tendine d’Achille. Inoltre, la pronazione del piede sollecita in modo eccessivo il “centro” della struttura ossea del tarso, in particolare, il navicolare, che prima reagisce con una infiammazione del legamento tibionavicolare e dopo dà origine ad una calcificazione reattiva post infiammatoria proprio del navicolare del tarso. Questo errore tecnico si verifica nelle prime fasi di apprendimento del gesto tecnico e, se non viene tempestivamente corretto, può dare origine a problemi funzionali, oltre ad un “rendimento sportivo” inferiore rispetto alle reali capacità dell’atleta. 2.Attrezzo: a) la scarpa se di taglia non adeguata, può dare origine a diverse conseguenze: se è troppo stretta costringe il piede in una posizione non naturale con conseguente posizione viziata delle dita ed eccessiva compressione in alcuni punti del piede; se è troppo larga, permettendo dei movimenti esagerati specie nella zona dei malleoli, predispoone a “spezzare” l’angolo di spinta verticale e sollecita in modo sistematico i malleoli e il tendine d’Achille. Se non viene “costruita” a regola d’arte o se il piede ha delle “anomalie” crea delle compressioni localizzate in alcuni punti, che infiammandosi, danno origine a delle calcificazioni “reattive”. Se è troppo stretta nella parte del “collo piede”,vengono compressi il tendine del muscolo tibiale anteriore e l’estensore dell’alluce, che si ispessiscono e causano una “tendinite reattiva” ( in modo particolare negli atleti che pattinano in posizione molto piegata). b) la piastra: la posizione della piastra è molto importante sia in senso longitudinale che trasversale. Longitudinalmente se non viene “centrata”, ma è più avanti (per ragioni tecniche) può sollecitare in modo eccessivo la “chiave” del “mortaio astragalico”, con conseguente infiammazione della zona interessata. Trasversalmente, se viene spostata verso l’esterno, favorisce il disallineamento dell’angolo di spinta verticale, con le conseguenze già enunciate. La piastra deve essere tenuta sempre in posizione simmetrica in entrambi i pattini, in età giovanile, e in linea longitudinalmente, può essere personalizzata la posizione in senso trasversale, in particolare se siamo in presenza di atleti in età evoluta. Paramorfismi: per il prof. Motta il paramorfismo si può definire “ un’alterazione posturale dell’apparato locomotore nella funzione di sostegno, determinato da uno squilibrio, in particolare muscolo-legamentoso, squilibrio che può trovare la sua estrazione in fattori costituzionali, ormonali, ambientali, ereditari, ecc.” . Se sono presenti dei paramorfismi a carico dei piedi, questi possono incidere sulla ripartizione delle sollecitazioni a carico del piede e quindi dare origine ad episodi infiammatori che possono sfociare in calcificazioni reattive ( borsiti, tendinite, fasciti,ecc ). a. calcagno valgo; d. alluce valgo; b. calcagno varo; e. dita a martello c. sindrome pronatoria; f. dita flesse g. piede cavo Quando si riscontra la presenza di questi paramorfismi, al momento dell’acquisto delle scarpe o del confezionamento del “calco” bisogna attuare i giusti accorgimenti, per cercare di rendere l’appoggio del piede più funzionale possibile, ottimizzando la spinta e non rischiando delle sollecitazioni “dannose”. Si consiglia una valutazione dello specialista ortopedico per affrontare in modo organico le problematiche che si presentano. La tecnica ANALISI BIOMECCANICA DEL GESTO TECNICO Da una semplice riflessione possiamo capire l'importanza di questa osservazione "posturale-biomeccanica" per il pattinatore di qualsiasi livello: ai campionati mondiali disputati a L'Aquila nel 2004 nella 300 metri a cronometro, gli atleti riportati nella tabella hanno effettuato in media da 70 a 82 appoggi. È facile dedurre che se sono presenti delle "disfunzioni biomeccaniche" nell'azione tecnica queste verranno moltiplicate per ogni singolo appoggio, ciò diviene più significativo soprattutto nelle gare lunghe, dove l'atleta compie una molteplicità di gesti tecnici. Pertanto risulta importante, approntare in modo preciso e completo un'analisi del gesto tecnico, quindi, attuare una serie di correttivi, in modo globale, sia dal punto di vista della tecnica sia da quello prettamente posturale e biomeccanico. TABELLA DI COMPARAZIONE m. 300 A CRONOMETRO Campionati mondiali – L'Aquila 2004 100 m ATLETA 200 m 300 m METRI PER APPOG GIO TEMPO (SEC) METRI PER APPOG GIO VELOCITA ' (KM/H) DUGGENTO G. 9.41 38.257 37 2.703 17.33 45.455 60 4.348 25.57 43.689 82 4.545 PRESTI L. 9.61 37.461 35 2.857 17.32 46.693 59 4.167 25.09 46.332 79 5.000 DOBBIN K. 9.61 37.461 33 3.030 17.34 46.572 54 4.762 25.18 45.918 74 5.000 MANTIA J. 9.56 37.657 32 3.125 17.43 45.743 52 5.000 25.33 45.570 70 5.556 FALCONE M. 9.86 36.511 36 2.778 17.67 46.095 59 4.348 25.49 46.036 82 4.348 BELLIA S. 9.78 36.810 35 2.857 17.74 45.226 58 4.348 25.71 45.169 80 4.545 TEMPO (SEC) VELOCIT A' (KM/H) VELOCIT A' (KM/H) TEMPO (SEC) METRI PER APPOG GIO NUM ERO APP OGG I NU ME RO AP PO GG I NUM ERO APP OGG I ATLETA Diametr o Ruote Traiettorie Osservazioni DUGGENTO G. 5 x 80 mm Carrellati 2.5 m. 2a curva; carrellati 2 m. 3a curva PRESTI L. 5 x 84 mm Perso il terzo appoggio dopo la partenza. DOBBIN K. 5 x 84 mm Carrellati circa 4 m. 2a curva; carrellati circa 3 m. nella curva. Spaccata molto anticipata. MANTIA J. 4 x 100 mm FALCONE M. 4 x 100 mm BELLIA S. 4 x 100 mm Doppia spinta esasperata Leggera scivolata ultima curva ANALISI DEL GESTO TECNICO NEL RETTILINEO su S e M metodo di rilevazione (videocamera digitale): - punto di vista frontale (sarebbe interessante realizzare quest'analisi anche dal punto di vista laterale e posteriore; per questa ricerca è stato scelto il solo frontale per ragioni di tempo) - punti di riferimento orizzontali (tre linee a 10 metri di distanza) e verticali (tre listelli da 1.5 m). - marcatori e posizionamento: sono stati usati 7 marcatori per lato (fronte, spalla, gomito, polso, S.I.A.S., ginocchio, caviglia) Fasi da analizzare per ogni lato: 1.1 - atterraggio pattino sinistro 1.2 - sollevamento destro (stacco ruota posteriore) 1.3 - stacco destro (ruota anteriore 1°) 1.4 - apertura lama sinistra 1.5 - recupero (lama destra verticale). b) modalità di realizzazione: Dopo aver posizionato i marcatori e preparato il tratto di pista da utilizzare per la rilevazione, porre la videocamera su cavalletto a circa 1 metro dal terreno (per ridurre gli errori della prospettiva). A questo punto si chiede all'atleta (che nel frattempo ha effettuato il riscaldamento), di pattinare con le seguenti modalità: - 1a prova: andatura media - mani dietro - 2a prova: andatura media - con movimento delle braccia. - 3a prova: andatura massimale. Si procede con il computer all'analisi delle immagini rilevate e si calcolano le asimmetrie. ANALISI DEL GESTO TECNICO NEL RETTILINEO Limiti della rilevazione Questa rilevazione non ha una precisione assoluta, ma ha il merito di far prendere coscienza all'atleta delle anomalie “tecnico-funzionali” del gesto della pattinata e quindi fornigli il feedback per migliorare sia la tecnica che il rendimento. Saranno fornite all'atleta una serie di filmati e di fotografie significative della sua situazione tecnica per continuare ad allenarsi e migliorare il gesto tecnico. ANALISI BIOMECCANICA DEL GESTO TECNICO Descrizione tecnica fasi Analisi biomeccanica 1) Atterraggio Arto destro: per le prove veloci l'istante dell'atterraggio è in correlazione con la massima estensione dell'altro arto in spinta su tutte le ruote. a- Atterrare sulla proiezione verticale a terra della spina iliaca antero-superiore b- Creare sull'arto destro l'allineamento dei punti di riferimento: 1.1 ruota del pattino 1.2 ginocchio 1.3 spina iliaca 1.4 testa dell'omero c- Arto destro carico di tutto il peso del corpo d- Peso equamente distribuito su tutta la lunghezza del pattino. Inclinazione al ginocchio da 76°+/- 8° (Presti L.) a 81°+/3° (Duggento). Congiungente punta - piede ginocchio: verticale poco dietro la spalla (Duggento). Tronco: erettori del rachide (lunghissimo del dorso, ileocostale del dorso, spinale del dorso, ileo-costale dei lombi); m. trapezio; m. gran dorsale; m. quadrato dei lombi. Anca: muscoli stabilizzatori: m. otturatore interno ed esterno; m. piriforme; m. gemello superiore ed inferiore. La flessione è garantita dalla contrazione "modulata" del retto femorale e dello ileo-psoas. Coscia: contrazione eccentrica del m. quadricipite. Gamba - piede: la supinazione del piede avviene per l'azione dei muscoli: tibiale anteriore, peronieri, estensore lungo delle dita e dell'alluce. Il muscolo popliteo con la sua azione " modulata " realizza l'intrarotazione della gamba. ANALISI BIOMECCANICA DEL GESTO TECNICO 2) Scorrimento arto destro Inizia immediatamente dopo l'atterraggio dell'arto destro, la fase di scorrimento è individuata nel periodo di contatto al suolo dei due pattini. Le spalle rimangono perpendicolari rispetto al senso di marcia con leggera torsione sul loro asse e nella flessione non avanzano di molto il ginocchio destro. Le braccia sono in coordinazione con le gambe, il braccio sinistro è in massima escursione, flesso e sopra al ginocchio destro; il destro è in massima escursione,completamente esteso dietro - alto - fuori Tronco: erettori del rachide (lunghissimo del dorso, ileocostale del dorso, spinale del dorso, ileo-costale dei lombi); m. trapezio; m. gran dorsale; m. quadrato dei lombi. Anca: muscoli stabilizzatori: m. otturatore interno ed esterno, m. piriforme; m. gemello superiore ed inferiore. Coscia: contrazione isometrica del quadricipite e degli ischio-crurali: m. bicipite femorale, m. semitendinoso, m. semimembranoso. La contrazione " modulata" dei muscoli adduttori consente di mantenere l'allineamento adeguato dell'arto. Gamba - piede: l'azione stabilizzatrice dei muscoli motori del piede evita il cedimento in pronazione dell'articolazione tibiotarsica (m. tibiale anteriore, m. peronieri, m. estensore lungo delle dita e dell'alluce). Il muscolo popliteo garantisce la "giusta" intrarotazione della gamba; il "giusto" grado di flessione dorsale del piede è dato dalla contrazione "simultanea" dei muscoli soleo e tibiale anteriore e posteriore. 3) Spinta e "traslocazione" del baricentro: dalla posizione assunta nell'atterraggio e mantenuta nello scorrimento inizia l'estensione dell'arto di spinta. La lama del pattino apre la sua punta, angolo d'attrito orizzontale che rimarrà tendenzialmente costante per tutto il tempo di spinta. La corretta spinta dell'arto destro fa partire la traslocazione del baricentro verso l'arto sinistro. a - la spinta inizia con carico centrale distribuito su tutte le ruote b - partire con la spinta dopo lo stacco del sinistro c - mantenere per tutta la spinta lo stesso angolo d'attrito orizzontale d - terminare la spinta con la flessione plantare del piede, spinta sulla prima ruota e - il braccio destro andrà a posizionarsi flesso sopra - avanti al ginocchio sinistro aiutando la traslocazione del baricentro. L'estensione angolo al ginocchio si apre da 81° a 30° (Duggento). L'estensione è quasi sempre completa. Lo spostamento del baricentro per Luca Presti risulta in media di cm 15, mentre per Duggento è di circa cm 8. Inclinazione del busto: Luca Presti è orizzontale e a volte l'angolo con la linea di terra si riduce sotto i 90°, mentre per Duggento l'angolo varia dai 10° ai 24° sopra l'orizzontale. La posizione della testa: Luca Presti rivolge lo sguardo sempre al percorso, mentre Duggento in alcuni tratti del rettilineo guarda a terra Tronco: contrazione tonica dei muscoli rotatori del busto (obliquo interno ed esterno dell'addome), che devono contrastare la rotazione del busto verso il lato opposto. Anca: l'estensione dell'anca avviene per mezzo della contrazione del m. grande gluteo e i muscoli ischio-crurali (semitendinoso, semimembranoso e capo lungo del bicipite femorale). Il movimento "puro", con il tronco a 180°, è di circa 15°, perché viene limitato dalla tensione dei legamenti ileo e pubo-femorali. L'abduzione è garantita dalla contrazione del m. medio gluteo, m. piccolo gluteo e dal m. tensore della fascia lata. Coscia: contrazione concentrica dei muscoli estensori della coscia (m. quadricipite: retto femorale, vasto intermedio, vasto laterale, vasto mediale, capo lungo e capo obliquo); l'ampiezza del movimento è da 135° a 0° (può estendersi 10° oltre lo 0° nei soggetti con iper-estensione). La contrazione del m. quadricipite estende la coscia facendo punto fisso sulla gamba, realizzando la fase propulsiva del gesto tecnico del pattinatore. Il m. tensore della fascia lata e il m. quadrato dei lombi attuano una contrazione eccentrica per "modulare" la traslocazione del baricentro. Gamba - piede: come già detto l'estensione della gamba avviene con la contrazione del m. quadricipite femorale che fa punto fisso sulla gamba e proietta il corpo in avanti (fase propulsiva). Il piede viene pronato per mezzo della contrazione dei muscoli peronieri e il m. estensore dell'alluce. Nell'azione di flessione plantare si aggiunge la contrazione dei m. gastrocnemio, soleo, tibiale posteriore, flessore lungo delle dita e dell'alluce. 4) Recupero arto destro La fase di recupero deve avere una esecuzione particolarmente precisa poiché precede la fase di atterraggio. Il movimento inizia con l'adduzione dell'arto destro sul sinistro in fase di spinta, e termina con l'affiancamento del pattino sinistro; l'arto sinistro è in spinta sul filo interno con la fase di traslocazione del baricentro quasi completata: a - creare sempre durante l'azione l'affiancamento tra i due pattini b - la perfetta coordinazione e sincronia tra l'arto destro in recupero ed il sinistro in spinta evita di effettuare un atterraggio anticipato Tronco: contrazione tonica dei muscoli del dorso (trapezio, romboidei, gran dorsale, lunghissimo del dorso, ileo-costale del dorso, spinale del dorso, ileo-costale dei lombi, quadrato dei lombi, ecc.) e della parte anteriore del busto (pettorali piccolo e grande, piccolo dentato, retto dell'addome, obliquo interno ed esterno dell'addome, ecc.) per stabilizzare la posizione del tronco in questa fase. Anca: contrazione tonica del m. ileo-psoas che fa avanzare la coscia. Coscia: l'azione del m. retto femorale dà l'avanzamento della coscia, mentre la contrazione del m. sartorio aiuta la flessione del ginocchio e l'intrarotazione della gamba. La flessione della gamba è data dalla contrazione dei muscoli ischio-crurali: semitendinoso, semimembranoso e bicipite femorale. L'adduzione della coscia è prodotta dalla contrazione dei muscoli: adduttore grande breve - lungo, pettineo e gracile. Gambe-piede: fino all'affiancamento dei pattini non c'è impegno muscolare. Quando inizia la fase di avanzamento della gamba oltre la linea dell'arto in appoggio si verifica la contrazione del m. tibiale anteriore e dei m. peronieri per ottimizzare il contatto del pattino al suolo. ANALISI BIOMECCANICA DEL GESTO TECNICO Per realizzare l'analisi del gesto tecnico nel rettilineo si è tenuto conto del lavoro svolto dall'Ing. Claudio Giorgi con il patrocinio del CONI nel 2003, modificandone alcuni parametri, che risultano più significativi per le rilevazioni che servono a questo studio. Dal punto di vista tecnico si fa riferimento all’esperienza del CT Giulio Ravasi e alle dispense SIPaR. L'analisi riporta è stata impostata per avere una applicazione pratica alle metodiche di allenamento e per il lavoro sul campo. La trattazione completa ad opera del Prof. Rosario Bellia con la consulenza del CT giovanile Giulio Ravasi, è consultabile sul sito www.sportmedicina.com La tecnica La tecnica dovrebbe essere appresa in forma plastica e adattabile ai cambiamenti, per accompagnare, modificandosi, l’evoluzione dell’atleta. L’allenamento deve pertanto favorire una programmazione della preparazione tecnica in modo cronologicamente corretto, deve essere concepito e pianificato come gli altri processi di adattamento, individuandone obiettivi, procedure di realizzazione e verifiche. Risulta importante il percorso seguito in età giovanile, durante il quale i programmi di allenamento devono rispettare le caratteristiche morfologiche e funzionali dall’atleta, tali programmi dovranno in maniera preponderante essere dedicati al miglioramento di tutte le qualità fisiche del soggetto, dando però maggior spazio all'apprendimento della tecnica ed all'incremento delle qualità fisiche non necessariamente allenabili attraverso elevati carichi di lavoro. Si tratta pertanto di migliorare in particolare la destrezza, la rapidità di esecuzione, la mobilità articolare; in dose giusta le doti di resistenza organica, mentre le qualità relative alla forza muscolare (forza massimale, forza resistente ed esplosiva) possono essere potenziate più in là nel tempo, a sviluppo puberale avvenuto, con margini di miglioramento più ampi. La tecnica Le esercitazioni di tecnica sono estremamente modellanti, in questi due atleti, già dotati di similitudini naturali, si può riscontrare quanto lo stesso allenamento tecnico li abbia resi ancor più simili. Finale sprint Indoor 2003 La tecnica Anche in situazioni particolarmente difficili la tecnica prevale Finale sprint Indoor 2007 La tecnica ELEMENTI CHE PENALIZZANO LO SVILUPPO DELLA TECNICA Una scarsa conoscenza dei processi di apprendimento motorio ed un uso quasi esclusivo dell’apprendimento per imitazione. Un abbandono precoce dell’istruzione tecnica, acquisiti i primi rudimentali automatismi, spesso viene affidato alla “ripetizione meccanica” il compito di affinare il movimento. Un uso eccessivo di pattinaggio meccanico, troppo lavoro viene eseguito al di fuori del controllo consapevole del soggetto. L’Impiego indiscriminato di esercitazioni di elevata intensità, non consentono un adeguato controllo tecnico sul gesto, e per di più, sono decisamente modellanti, determinano cioè un apprendimento fortemente automatizzato e difficilmente modificabile. Scarso valore realmente attribuito all’esecuzione tecnico-stilistica, l’informazione viene trasmessa soprattutto con linguaggi non verbali ; oltre che con lodi ed approvazioni esplicite, l’allenatore in genere tende ad esaltare la prestazione cronometrica con atteggiamenti e gestualità, non fa altrettanto per i miglioramenti tecnici quando non sono accompagnati da un buon tempo in gara. SUGGERIMENTI E RIMEDI Aumentare considerevolmente il “pattinaggio cosciente” in allenamento Evitare lo sviluppo della “condizione” separata dalla tecnica. Elaborare modelli di tecnica variabili ed adeguati alle trasformazioni dell’atleta. Procedere ad un potenziamento delle capacità coordinative e sensopercettive. Agire sugli orientamenti motivazionali. La supercompensazione La supercompensazione: è il meccanismo che fa scattare gli effetti ricercati dall’allenamento. Quindi, attraverso adeguati stimoli (esercizi) si tende a instaurare l'adattamentorisposta ai carichi e allo stress, ovvero vengono a crearsi i presupposti per resistere nel tempo a stimoli di maggiore entità La supercompensazione Particolare attenzione va posta ai giusti periodi di recupero tra le varie sedute di allenamento, è infatti in questa fase che l'organismo ricostituisce le riserve energetiche e le possibilità funzionali "compromesse” dall'allenamento. Per attuare il meccanismo corretto di supercompensazione è necessario che lo stimolo allenante si ponga entro certe soglie. SOTTOALLENAMENTO : adattamenti fisiologici di piccola entità e nessuna modificazione della prestazione. SOVRACCARICO ACUTO : adattamenti fisiologici positivi e qualche miglioramento della prestazione. OVERREACHING : adattamenti fisiologici (2-3 sett.) e prestazioni ottimali. OVERTRAINING : disagio fisiologico, deterioramento della prestazione e sindrome da overtraining (lunga durata). La supercompensazione La supercompensazione Marco risponde immediatamente agli stimoli ma tende a perdere velocemente il lavoro assimilato. Simone richiede più tempo per somatizzare il lavoro, di conseguenza necessita di un maggior recupero. Da qui la necessità di personalizzare le settimane di carico e scarico, stante il mantenimento dello stesso programma di lavoro e degli stessi obiettivi primari. Aprire il file di excel dalla cartella CICLO D’ALLENAMENTO ANNUALE PERIODO GARE LUGLIO/OTTOBRE RESISTENZA 1 2 FORZA 3 VELOCITA’ TECNICA 4 5 66 7 7 NOV DIC 1 Resistenza Gen. GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT 2 Resistenza Spec. 5 Addestramento tec. e Simulazione gare 3 Incremento Forza 6 Miglioramento Velocità 4 Mantenimento Forza 7 Mantenimento Velocità I mezzi d’allenamento Il potenziamento muscolare La tavola La pliometria Le salite L’ipervelocità L’adattamento al fuso orario Respirazione I mezzi d’allenamento Il potenziamento muscolare Allenarsi con intelligenza e precauzione I paramorfismi e i dismorfismi sono molto diffusi e in essi rientrano situazioni come: atteggiamenti cifotici, lordotici o cifo-lordotici, oppure scapole alate, torace carenato, spalle cadenti, per non parlare di ernie, schiacciamenti, ecc... Un allenamento completo, mirato , che tiene conto delle situazioni specifiche dello sport praticato, degli scompensi che ne derivano, con l’ausilio strumenti e mezzi d’allenamento specifici, può ridurre gli effetti di queste patologie. I mezzi d’allenamento Il potenziamento muscolare Generale Specifico Con l’ausilio di macchine Sui pattini con sovraccarichi (cavigliere, salite, traino, paracadute, slideboard ecc) I mezzi d’allenamento Il potenziamento muscolare con sovraccarichi Metodi concentrici. Metodo per contrasti( bulgaro). L’atleta esegue una serie con carico pesante( 5-6 rip.), poi dopo aver recuperato fa una seconda serie con un carico più leggero ( 5-6 rip., esecuzione veloce). Questo metodo può essere applicato anche all’interno della stessa serie: 2 ripetute con carico leggero+ 2 rip con carico pesante + 2 rip con carico leggero. N.B. carico pesante =70-80% massimale carico leggero = 30-40% massimale Metodo del carico discendente. L’atleta esegue una ripetizione con il 100% del carico, poi 1 con carico diminuito, 1 con carico diminuito ancora, ed infine 3 con carico ancora più basso. Metodi isometrici. Metodo stato dinamico. L’atleta esegue un lavoro isometrico a due fermate, seguito da una brusca estensione. Es: panca piana, 2/3 sec di isometria a 130 e 90 gradi + estensione completa. Lo stesso esercizio può essere eseguito con una sola fermata in isometria( più adatto in periodo di gara). Isometria fino ad esaurimento totale. L’atleta deve mantenere la posizione fino al sopraggiungere della fatica ( l’esercizio può essere la panca, lo squat, le trazioni alla sbarra etc.). I mezzi d’allenamento Il potenziamento muscolare con sovraccarichi Metodi eccentrici. Lavoro eccentrico con carico. L’atleta deve frenare la discesa del bilanciere e il partner successivamente lo risolleva ( possono essere utilizzati carichi max.) Il 120/80. Questo esercizio può essere eseguito solo con l’apposita attrezzatura, ma è molto efficace. Il bilanciere utilizzato si scarica da solo quando l’atleta ha terminato la fase eccentrica del lavoro. Es. bilanciere caricato con il 120% del max.: l’atleta esegue il lavoro eccentrico frenando la caduta, poi quello concentrico effettuando un’estensione con l’80% del carico. Metodi pliometrici. Pliometria senza carico. Lavoro per gli arti inferiori: salti in basso , poi in alto, utilizzando 2 plinti di uguale altezza. L’esercizio può essere eseguito variando l’angolo al ginocchio. Lavoro per gli arti superiori: piegamenti sulle braccia variando la larghezza degli appoggi. Pliometria con carico. Squat pliometrico: dalla posizione di semisquat, si esegue un molleggio , poi una brusca distensione ( o un balzo). I mezzi d’allenamento Il potenziamento muscolare con sovraccarichi Metodi combinati. I metodi combinati rappresentano sicuramente la parte più interessante di questo lavoro, perché prevedono l’esecuzione di esercizi variando il tipo di contrazione. Eccovi alcuni esempi: Isometria+ lavoro eccentrico+ lavoro concentrico+ pliometria Arti inf. Semisquat isometrico+ ammortizzazioni+ squat+balzi con ostacoli I metodi per lo sviluppo della forza sono numerosissimi , il mio intendimento era quello di fornire una descrizione sommaria di proposte utilizzate dai due atleti, ovviamente tali proposte vanno inserite all’interno di una programmazione che tenga conto degli impegni agonistici del pattinatore, degl’obiettivi principali e di altre componenti essenziali per una corretta pianificazione. I mezzi d’allenamento Il potenziamento muscolare con sovraccarichi I mezzi d’allenamento Il potenziamento muscolare con sovraccarichi Il metodo resistivo attraverso il quale si cerca di ottimizzare le capacità di forza massima e di forza esplosiva che costituiranno la base sulla quale s’innesteranno tutte le esercitazioni specifiche tendenti alla massimalizzazione della performance di sprint (Schmidtdbleicher 1985; Anderson e Kearney 1982; Atha 1981, Berger 1962 a, b.). Le esercitazioni normalmente utilizzate nel metodo resistivo sono il traino effettuato secondo diverse modalità, e la corsa in salita. I mezzi d’allenamento Il traino Il traino è probabilmente l'esercitazione appartenente al gruppo del metodo resistivo maggiormente utilizzata, in particolare il traino di un pneumatico di peso variabile costituisce la più tipica e conosciuta modalità di lavoro nell'ambito delle esercitazioni rivolte allo sviluppo della forza specifica nello sprint La lunghezza della fase di sprint con traino da me utilizzata varia da 30 a 50 m.t. effettuata per un numero variabile di ripetute compreso tra 6 e 10 , rispettando delle pause di circa 5' , a questo tipo di esercitazione faccio normalmente seguire, dopo una macropausa di circa 8-10‘, una serie di sprint coi pattini di 30-50 mt. da lanciati Una seconda metodica di traino utilizzata è l'impiego del paracadute che può offrire il vantaggio di essere facilmente rilasciato ad un certo tratto del percorso dando in tal modo all'atleta la sensazione di un incremento della velocità di corsa, il metodo del rilascio si può ottenere anche con l’aiuto di un compagno sui pattini. I mezzi d’allenamento Il traino in rettilineo I mezzi d’allenamento Il traino in rettilineo I mezzi d’allenamento Il traino in curva I mezzi d’allenamento Il traino in curva I mezzi d’allenamento Sovraccarico con spinta del compagno I mezzi d’allenamento Corsa in salita La corsa in salita aumenta la sollecitazione a carico della muscolatura estensoria delle anche diminuendo l'ampiezza dei passi ed aumentando il tempo di appoggio (Kunz e Kaufmann 1981). Prima di beneficiare del lavoro, c’è voluto un po’ di tempo nella ricerca della corretta modalità esecutiva, correlazione tra ampiezza del passo e pendenza, diminuzione del tempo d’appoggio, aumento della frequenza, e correzione della postura della schiena (flessione verso avanti) in modo da scaricare correttamente tutte le forze sul pattino senza alcuna dispersione Ho eseguito sprint in salita su tratti che presentano pendenze comprese tra il 10 ed il 15% su distanze che vanno dai 30 mt. con partenza da fermi, agli 80-100 mt. da lanciati. Questo tipo di esercitazione si colloca quindi come mezzo specifico, utile all’incremento della produzione di forza da parte della muscolatura degl’arti inferiori e dell'anca , che a sua volta inciderà positivamente sulla massima velocità sia in fase di accelerazione che di corsa lanciata, oltre che sul contenimento di una delle patologie del pattinatore ”l’iperlordosi lombare”. I mezzi d’allenamento La tavola La validità della tavola è riconosciuta da tutti, sia come mezzo d’allenamento della forza sia come perfezionamento della tecnica, ed è proprio questo aspetto che ho voluto approfondire, costruendo una tavola personalizzata che riproponesse anche le situazioni di inclinazione dell’asse corporeo che riscontriamo nel gesto atletico del pattinatore. Gennaio 2005 I mezzi d’allenamento La tavola Gennaio 2007 I mezzi d’allenamento La tavola I mezzi d’allenamento La pliometria L’energia destinata al gesto atletico viene prodotta mediante la contrazione dei muscoli. Contrazione che – schematicamente – può essere catalogata in tre grandi categorie: isotonica (contrazione che provoca movimento dell’arto interessato); isometrica (che non provoca movimento); pliometrica, ovvero una contrazione isotonica preceduta dallo stiramento del muscolo. Questo tipo di contrazione rappresenta la forma più comune di attività muscolare riscontrabile nella corsa, nei salti e in numerose altre esercitazioni sportive. Nel ciclo annuale di allenamento ho inserito le esercitazioni pliometriche nella seconda metà del periodo di preparazione (febbraio-marzo), con dei richiami nel secondo e terzo periodo agonistico (maggio-luglio), come mantenimento della condizione di allenamento speciale: in questo periodo devrebbero essere effettuate, di regola, una volta ogni 10-15 giorni. I mezzi d’allenamento La pliometria Il lavoro pliometrico deve estrinsecarsi in esercitazioni che tendano ad un ottimale e contemporaneo incremento delle capacità di forza e di elasticità. A tale scopo è necessario: ricercare subito dopo le esercitazioni un rilassamento della muscolatura impegnata, evitando di sottoporla a condizioni di gravità (per gli arti inferiori, per esempio, è opportuno sdraiarsi oppure sedersi con gli arti rilassati e appoggiati in alto); eseguire 5-7 ripetizioni successive con un recupero di 10-15 minuti tra le serie, con azioni tendenti a eliminare qualsiasi residuo di tensione della muscolatura; il numero delle serie sarà determinato dalle possibilità dell'atleta di mantenere elevate capacità di risposta mantenere la muscolatura decontratta prima dell'esecuzione con il particolare accorgimento di contrarla al massimo nell'attimo prima dell'urto (reattività) per l'efficace assorbimento dell'energia cinetica. La condizione per una azione elastica dell'esercizio è data dalla caduta, a muscolatura rilassata, sugli avampiedi; fissazione delle articolazioni della caviglia, del ginocchio e delle anche nella parte culminante della fase dell'urto elastico sul terreno; rimbalzo immediato e ricerca della massima altezza di salto. Per altezza ottimale di caduta si intende l'altezza dalla quale viene raggiunto il salto successivo più elevato. Tale altezza si determina per tentativi, aumentandola di 10 cm alla volta fino a raggiungere quella che determinerà il successivo maggior balzo verticale. Ovviamente, più l'atleta sarà forte più necessiterà di altezze ottimali di caduta elevate. ESECUZIONE 118 (11) Posizione di partenza in piedi su un gradone. “Caduta” in basso a piedi pari, tenuta della posizione fondamentale per 10” IMPEGNO MOTORIO Potenziamento dei muscoli estensori femorali in contrazione eccentrica. contrazione isometrica. e spinta verso l’alto (angolo tibiofemorale, femore e tronco 110°). 116 (9) posizione di partenza in piedi su un gradone “Caduta” in avanti in basso con rimbalzo, su un materassino per evitare traumi, e dopo il rimbalzo scatto di 20 m.. Potenziamento pliometrico dei muscoli estensori femorali e sviluppo della rapidità dei movimenti. VIDEO- IMMAGINI I mezzi d’allenamento L’ipervelocità La velocità di spostamento di un soggetto dipende fondamentalmente da due componenti: la frequenza e l’ampiezza del passo. La prima variabile è di pertinenza del sistema nervoso centrale, quindi difficilmente allenabile perché strettamente dipendente dal patrimonio genetico di ogni individuo, l’ampiezza invece può essere migliorata con l’allenamento, perché correlata con la capacità di forza del soggetto. Un altro fattore importante per lo sviluppo della velocità, che può essere fortemente migliorato con l’applicazione pratica è la tecnica esecutiva Ho comunque lavorato sulla frequenza per migliorarne il controllo e la fluidità d’esecuzione. Per aumentare l’ampiezza del passo e perfezionare la tecnica ho fatto eseguire discese di 20/30’’ a passo lungo, prolungando la fase di scorrimento sul singolo pattino, ritardando l’atterragio. Per esercitare la rapidità ho inserito ripetute di 15’’ col passo “imballato” (rapporto corto e agile) Infine dietro motore. I mezzi d’allenamento L’ipervelocità Passo rapido Passo lungo I mezzi d’allenamento Dietro motore L’ipervelocità I mezzi d’allenamento Adattamento al fuso orario Il corpo umano segue ritmi di vita biologici dettati da millenni di vita sulla terra. L’evoluzione della specie umana non ha ancora saputo assorbire le abitudini che hanno accompagnato il suo cammino ed è per questa ragione che ognuno di noi ha dentro di se dei ritmi che lo condizionano a dormire al buio, a lavorare con la luce, a nutrirsi in determinate ore del giorno ed anche ad avere un differente rendimento fisico e psichico a seconda del momento della giornata. Anche la nostra temperatura interna tende a salire di 0,3-0,4 gradi centigradi verso le diciotto, diciannove, ed a diminuire nella stessa misura verso le tre, quattro del mattino. In termini scientifici i ritmi che condizionano i nostri comportamenti sono denominati “ritmi circadiani”.Queste particolari differenziazioni fisiologiche che avvertiamo nel corso della giornata nel nostro organismo sono determinate soprattutto dai cosiddetti “orologi biologici”, ad influenzare i nostri “ritmi biologici”, intervengono alcuni fattori esterni, quali la temperatura, la luce, l’attività fisica e il cibo, è facile, a questo punto, comprendere come lunghi viaggi determinino forti difficoltà ad adattarsi ai ritmi di vita del paese di destinazione.. I mezzi d’allenamento Adattamento al fuso orario Una grossa influenza è rappresentata dalle “direzioni”: i viaggi da nord a sud e viceversa influiscono poco sul corpo umano, una leggera seduta di stretching ed una doccia sono sufficienti per rimettersi in forma dopo un lungo viaggio, alterano invece in modo significativo i nostri ritmi biologici gli spostamenti da e verso est e ovest, essi possono creare disturbi immediati noti con il nome di “jet-lag”.I primi sintomi che di solito si riscontrano nell’individuo sono: •Stanchezza e spossatezza •Capacità di reazione rallentate •Minore capacità di concentrazione •Mal di testa •Vertigini •Nausea Tali sintomi sono abbastanza diffusi quando si affrontano cambiamenti di fuso orario superiori alle 3- 4 ore, a questi sintomi immediati si associano altri disturbi soprattutto legati alla difficoltà di adattarsi alle ore di sonno: I mezzi d’allenamento Adattamento al fuso orario si stenta ad addormentarsi e, soprattutto ci si sveglia dopo poche ore, si possono avvertire, nei primi giorni, anche difficoltà a nutrirsi negli orari locali e sono state individuate delle alterazioni rispetto a quelle di partenza in altri parametri fisiologici quali: •temperatura interna •pressione •frequenza cardiaca •ventilazione La durata del processo di ” risincronizzazione” può variare da uno, due giorni sino a giungere a sette, dieci. Molto dipende dalla distanza e dal regime di vita nel periodo antecedente il trasferimento. Questa seconda condizione si può realizzare modificando l’orario delle sedute di allenamento e delle proprie abitudine di vita, si facilita così il cambiamento dei ritmi circadiani e la risincronizzazione delle funzioni biologiche. I ritmi circadiani sono legati, come in precedenza accennato, anche alla luce ed al buio, è’ utile quindi anticipare (se si va verso est) o ritardare (se si va verso ovest) di due, tre ore il momento di andare a letto e di effettuare le sedute. I mezzi d’allenamento GLI EFFETTI DELLA PERDITA DEL SONNO SUL RENDIMENTO DEL PATTINATORE. E’ facile comprendere come la prestazione di un atleta possa andare incontro ad una debacle per il mancato adattamento ai nuovi ritmi biologici. La perdita del sonno rappresenta un elemento di notevole disturbo del normale ritmo di funzionamento biologico dell’organismo. Da ciò derivano una serie di alterazioni che possono influenzare in modo significativo la prestazione sportiva. Le sensazioni che di solito avverte un atleta che ha dormito poche ore, sono legate soprattutto alla riduzione delle sue capacità psico-attitudinali, ed in particolare, del livello di stimolazione nervosa e della coordinazione neuro-motoria. Si assiste all’intorpidimento delle capacità di risposta del sistema nervoso centrale agli stimoli esterni, che causa la perdita di precisione nei movimenti ed un rallentamento nel gesto. La riduzione delle capacità neuro – muscolari aumenta in una certa misura il costo energetico del gesto tecnico. Il pattinatore, in altre parole, non è in grado di muovere i propri muscoli con la coordinazione abituale, immaginate cosa questo comporti per un velocista! La perdita di sonno ha anche effetti psicologici che, secondo alcuni sono dimostrati dalle “occasionali perdite d’attenzione”, considerate come piccole crisi di sonno (micro –sleep) della durata di pochi secondi ( se avvengono in gara è finita). I mezzi d’allenamento GLI EFFETTI DELLA PERDITA DEL SONNO SUL RENDIMENTO DEL PATTINATORE. E’ anche scientificamente provato che la perdita delle normali ore di sonno abbassa di qualche battito per minuto la frequenza cardiaca di base, riduce la concentrazione del glicogeno nei muscoli (specie quelli posturali) e persino la forza muscolare. Da qui la necessità di un programma di adattamento al fuso orario: I mezzi d’allenamento La respirazione iperpnea-isocapnica. È uno strumento che permette un allenamento intenso e specifico della muscolatura respiratoria, senza sovraccaricare il sistema cardiovascolare e l’apparato locomotore. La novità rispetto a tutti gli altri mezzi e alle metodologie di allenamento della muscolatura respiratoria è la possibilità di realizzare l’iperpnea isocapnica. Per spiegare il significato di questo termine ricorriamo ad un esempio. Pensiamo a ciò che succede a livello respiratorio in seguito ad uno sforzo muscolare particolarmente intenso o protratto nel tempo: frequenza e profondità del respiro vengono aumentate compiendo atti respiratori più profondi e più rapidi perché il nostro organismo richiede un maggior apporto di ossigeno. Questo aumento della ventilazione giustificato da una esigenza fisiologica è detto iperpnea. Se invece noi volessimo incrementare frequenza e profondità del respiro senza che questo sia effettivamente necessario, cioè senza il compimento di alcun lavoro muscolare, il risultato sarebbe una ventilazione maggiore rispetto a quella effettivamente richiesta dall’organismo in quel momento. Questo aumento della ventilazione non giustificato da un’esigenza fisiologica è detto iperventilazione. L’iperventilazione genera nell’organismo una pericolosa alterazione del rapporto ossigeno-anidride carbonica sbilanciandone la proporzione a favore dell’ossigeno (iperossia) a scapito dell’anidride carbonica (ipocapnia). I mezzi d’allenamento La respirazione iperpnea-isocapnica. I mezzi d’allenamento La respirazione iperpnea-isocapnica. Nell’allenamento della muscolatura respiratoria attraverso Spirotiger® è possibile compiere atti respiratori profondi e veloci senza incorrere nell’iperventilazione e ciò grazie alla possibilità data dallo strumento di realizzare l’isocapnia cioè di non alterare il fisiologico rapporto ossigeno/anidride carbonica. L’apparecchio è composto da una manopola portatile munita di sacca per il riciclo di aria e da una valvola che, gravitando in un campo magnetico e variando la sua posizione in relazione ai flussi di aria in entrata e in uscita (cioè in inspirazione e in espirazione) effettua un monitoraggio di questi ultimi. I dati forniti dallo spostamento della valvola vengono inviati ad un software che, anche in base a valori precedentemente impostati come il volume della sacca, controlla e comunica all’utilizzatore l’effettiva realizzazione dell’isocapnia, fornendo contemporaneamente indicazioni per il suo raggiungimento (respiro più o meno profondo, ritmo più o meno veloce) ed interrompendo l’allenamento nel caso un numero di respirazioni superiore a quattro venga effettuato al di fuori dei giusti parametri. Una base elettronica infine registra ogni singolo allenamento. Questo sistema permette di allenare i muscoli respiratori ad intensità e per durate non raggiungibili con le metodologie classiche. Resistenza aerobica, forza, coordinazione, velocità e mobilità dei muscoli del tronco, vengono allenati in modo specifico e mirato. I mezzi d’allenamento Miglioramenti Incremento della resistenza e della performance Miglioramento del massimo sforzo in ogni attimo di gara Miglioramento dei processi metabolici Recupero più rapido durante e dopo allenamento Ritardata produzione di lattato con smaltimento veloce Coordinazione del sistema respiratorio sotto stress Effetti importanti sulla postura Respiro con grande efficienza sotto sforzo Rifornimento più efficace dell'ossigeno ai muscoli, anche sotto sforzo Allenamento senza stress per il sistema cardiovascolare Controllo individuale del miglioramento della performance L’allenamento Quando Prima volta? sviluppo resistenza dopo training Allenamento normale Come da 2 a 3 volte settimana per almeno 4 settimane con frequenza respiro media per 20 minuti da 2 a 3 volte settimana ad alta frequenza per 20 minuti ogni allenamento deve sembrare molto estenuante Allenamento durante la stagione di gara Mantenimento durante pause o riabilitazione Riscaldamento prima della competizione da 2 a 3 volte settimana ad media frequenza per 20 minuti ogni allenamento deve sembrare estenuante da 2 a 5 volte settimana ogni allenamento deve sembrare estenuante da 2 a 5 min. ad una alta frequenza Benefici • Migliorerà la coordinazione respiratoria e la tecnica del respiro • L'affanno dopo lavori duri sarà minore • Sarà raggiunta un'alta capacità dei muscoli respiratori • Migliorerà la resistenza respiratoria • il tuo fitness generale e la tua competitività miglioreranno • Per mantenere la performance e la capacità respiratoria perfetta • Per mantenere la performance e la capacità respiratoria perfetta • Per prepararti alla partenza La respirazione Conclusioni "Dai risultati emersi, dalle sensazioni raccolte dai partecipanti al protocollo sperimentale e dai dati presenti in letteratura, tale ginnastica respiratoria in iperpnea isocapnica risulta utile sia per l’allenamento della muscolatura respiratoria sia per migliorare la propria condizione di benessere generale, senza trascurare che una tale metodica di lavoro risulta valida anche come metodica di allenamento per i muscoli addominali e non solo, per un riscaldamento dei muscoli del tronco, per migliorare la mobilità del tronco e della gabbia toracica e se si abbina anche un importante lavoro cardiovascolare, si possono modificare in maniera significativa anche importanti parametri quali: la massa grassa e la Capacita’ Vitale.......Sono in fase di approfondimento studi relativi a persone con asma leggera, sofferenti cardiopatici, e problematiche di scoliosi e posturali in genere, ivi comprese sciatalgie e colpi di frusta. Spirotiger® è un apparecchio nato nei laboratori di fisiologia del Politecnico di Zurigo ad opera del Prof. Urs Boutellier a seguito dei suoi studi per l’allenamento finalizzato e specifico dei muscoli respiratori in uno stato di iperpnea-isocapnica. Dott. Paolo Campra [email protected] Dottore in Scienze Motorie Membro Attivo del Comitato Scientifico EMSC Cesare Missiroli [email protected] Massofisioterapista Membro Attivo del Comitato Scientifico EMSC Abstract: Tesi di Laurea in Scienze Motorie Specialistica con indirizzo Attività motorie Preventive ed Adattative Discussione 110 e Lode con Tesi detta “degna di pubblicazione” Non ci sono segreti per il successo nello sport, è solo il risultato di una buona preparazione, duro lavoro ed apprendimento dalle sconfitte Non aspettarti gratitudine per il tuo lavoro, ricordati che la vera soddisfazione viene da quello che fai, (se lo sai fare bene puoi sempre ripeterlo) non dal risultato finale (che potrebbe anche non arrivare). Chiunque Ognuno Qualcuno Nessuno Bisognava fare un lavoro importante e si chiese a Ognuno di occuparsene. Ognuno si assicurò che Qualcuno lo facesse. Chiunque avrebbe potuto occuparsene, ma Nessuno fece qualcosa. Qualcuno s'arrabbiò perché pensava che per questo lavoro Ognuno fosse responsabile. Ognuno credeva che Chiunque potesse farlo, ma Nessuno mai si rese conto che Ognuno avrebbe fatto niente. Alla fine Ognuno rimproverò Qualcuno per il fatto che Nessuno non fece mai quello che Chiunque avrebbe potuto fare. Il lavoro d'equipe è essenziale per il risultato finale, purché ci sia sempre un referente al quale attribuire le colpe! I meriti se li sanno prendere tutti! Chi semina raccoglie, chi raccoglie si china,.......e prima o poi………. Grazie per l’attenzione Buon lavoro