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diario d`allenamento di due velocisti mondiali

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diario d`allenamento di due velocisti mondiali
Diario allenamenti M & S
preparazione mondiali
2005
A cura di Giulio Ravasi
Risultati Internazionali 2004-2005
MARCO FALCONE
Manifestazione
Cat.
Spec.
Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior
J
Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior
pos
luogo
anno
gara
S
L'Aquila-SulmonaPescara
2004
500 m sprint
1
J
S
L'Aquila-SulmonaPescara
2004
200 m cronometro
1
Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior
J
P
L'Aquila-SulmonaPescara
2004
500 m sprint
2
Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior
J
P
L'Aquila-SulmonaPescara
2004
300 m cronometro
1
Campionato Europeo Junior
J
P
Pamplona (Spagna)
2004
500 m sprint
1
Campionato Europeo Junior
J
P
Pamplona (Spagna)
2004
300 m cronometro
1
Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior
J
S
Suzhuo (Cina)
2005
500 m sprint
1
Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior
J
S
Suzhuo (Cina)
2005
200 m cronometro
2
Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior
J
P
Suzhuo (Cina)
2005
500 m sprint
2
Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior
J
P
Suzhuo (Cina)
2005
300 m cronometro
6
Campionati Europei Junior
J
S
Cardano al Campo
2005
200 m cronometro
1
Risultati Internazionali 2004-2005
SIMONE BELLIA
Manifestazione
Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior
Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior
Cat.
Spec.
J
J
luogo
anno
gara
pos
S
L'Aquila-SulmonaPescara
2004
200 m cronometro
3
P
L'Aquila-SulmonaPescara
2004
500 m sprint
8
Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior
J
P
L'Aquila-SulmonaPescara
2004
300 m cronometro
2
Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior
J
S
Suzhuo (Cina)
2005
500 m sprint
4
Campionati Mondiali corsa su pista e su strada
Junior
J
S
Suzhuo (Cina)
2005
200 m cronometro
1
Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior
J
P
Suzhuo (Cina)
2005
500 m sprint
1
Campionati Mondiali corsa su pista e su strada Junior
J
P
Suzhuo (Cina)
2005
300 m cronometro
2
Campionati Europei Junior
J
P
Cardano al Campo (VA)
2005
5000 m americana
2
Campionati Europei Junior
J
P
Cardano al Campo (VA)
2005
500 m sprint
2
Campionati Europei Junior
J
P
Cardano al Campo (VA)
2005
300 m cronometro
1
INTRODUZIONE
L'ALLENAMENTO è “un processo pedagogico educativo continuo che si concretizza
nell’organizzazione dell’esercizio fisico ripetuto in qualità, quantità ed intensità tali da produrre
carichi progressivamente crescenti che stimolano i processi fisiologici di supercompensazione
dell’organismo e favoriscono l’aumento delle capacità fisiche, psichiche, tecniche e tattiche
dell’atleta, al fine di esaltarne e consolidarne il rendimento in gara”


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
Elementi fondamentali
Il preatletismo
La tecnica
La supercompensazione
La periodizzazione
I mezzi d’allenamento
Elementi fondamentali

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



Gradualità
Variabilità
Continuità
Ciclicità
Progressività
Integrità Psico-fisica
Il preatletismo generale

Il pattinaggio in linea è una disciplina sportiva
individuale, ciclica, simmetrica, che richiede qualità
sia fisiche sia organiche e molte doti neuromuscolari quali la coordinazione, l’equilibrio, la
destrezza ecc., dal punto di vista metabolico può
impegnare sia le vie aerobiche sia quelle
anaerobiche o entrambi in alternanza, in molte prove
risulta importante tattica e la strategia di gara,
proprio per queste caratteristiche è assolutamente
indispensabile che gli atleti abbiano conseguito una
formazione motoria di base completa, multilaterale.
Il preatletismo specifico

Il mantenimento della posizione tecnica del pattinatore, richiede
elevate contrazioni isometriche, eccentriche e concentriche,
l’alternanza delle fasi cicliche impegnano la struttura muscolare
in contrazioni e decontrazioni efficienti e complete; forza degli
agonisti, estensibilità degli antagonisti, e abilità tecniche sono
presupposti necessari allenabili con il preatletismo specifico.

Quella che segue è una demo di una raccolta di oltre 150
esercizi specifici per il pattinaggio corsa, suddivisa per tipo
d’esecuzione e impegno motorio, di facile consultazione per
l’allenatore che deve inserire esercizi nella sua pianificazione,
sarà disponibile a breve su DVD realizzata in collaborazione col
prof. Rosario Bellia.
ESECUZIONE
18.
Gambe piegate con mani a terra:
a) 1. Un salto con gamba SX protesa
indietro
2. saltare con gamba destra protesa
indietro
b) 1. un salto con protesa laterale a
sinistra;
2. lo stesso a destra (le mani rimangono
al suolo
79. Saltellare con salto successivo, gamba SX
avanti e poi ripetere con la gamba DX
avanti.
IMPEGNO MOTORIO
Tonificazione muscoli
arti superiori ed inferiori.
Miglioramento della
mobilità coxo-femorale
e della coordinazione
generale
Coordinazione generale
e potenziamento della
resistenza aerobica.
VIDEO- IMMAGINI
La tecnica






Con il termine tecnica generalmente s’intende il modo di eseguire un esercizio, determinato
dalla tattica ed influenzato dal livello delle capacità motorie (coordinative e condizionali) e
mentali dell’atleta, che ne favorisce l’esecuzione ottimale col minor dispendio energetico.
L’organismo si autoregola e si autoperfeziona anche senza l’intervento della
coscienza, in particolare nella direzione di una maggiore economia gestuale ; se
però la tecnica è errata, l’errore rimane, viene integrato nel movimento,
automatizzato e difficilmente può essere rimosso.
Uno degli obiettivi fondamentali dell’allenamento tecnico, consiste nel fare in modo
che l’informazione, generalmente inconsapevole, diventi consapevole, instaurandosi
costantemente nella coscienza dell’atleta.
Questi concetti potrebbero essere accolti con riluttanza, poiché gli allenatori di
sovente notano che ad una richiesta di riflessione sul gesto da parte dell’atleta,
spesso corrisponde un peggioramento cronometrico, non viene però preso in
considerazione il fattore tempo. Inizialmente infatti la richiesta di consapevolezza
interferisce negativamente con l’automatismo, il movimento, riportato sotto il
controllo cosciente dell’allievo, perde fluidità e si fa meno redditizio.
Non c’è dunque da meravigliarsi se, esercitandosi in forma consapevole la
prestazione cronometrica peggiora !
Tutti voi sapete che l’atleta, quando cambia la pattinata per correggere i propri
errori, in genere peggiora i tempi, successivamente però, i benefici di un
apprendimento realizzato coscientemente, sono eclatanti.
La tecnica
Analisi stabilometrica
Nell’ottica di ottimizzare il gesto tecnico del pattinatore risulta di notevole importanza verificare la
distribuzione dei carichi sul poligono di appoggio podalico. Si può realizzare l’analisi di Fourier sullo
spostamento trasversale e longitudinale dell’atleta, per la realizzazione del “gomitolo stabilometrico”.I piedi
costituiscono il collegamento tra corpo e terreno ed hanno pertanto una grande importanza, sia nel
determinare che nel registrare la posizione del corpo nello spazio. Nel pattinaggio a rotelle risulta di
notevole importanza una verifica sulla distribuzione del carico corporeo sulla base d’appoggio.
E’ possibile misurare mediante la pedana stabilometrica sia il baricentro corporeo sia il carico podalico, però
l’elevato costo rende questa tecnica poco praticata. Nei due pattinatori in questione abbiamo rilevato e
corrette delle sostaziali differenze!
(vedi: ANALISI POSTURALE E BIOMECCANICA PER OTTIMIZZARE LE PRESTAZIONI DEL PATTINATORE del prof.
Rosario Bellia su: www.sportmedicina.com)
La tecnica
Analisi stabilometrica
La tecnica
Analisi stabilometrica
La tecnica
Analisi stabilometrica Problemi riscontrati
Durante il raduno della nazionale giovanile, diretto dal c.t. Giulio Ravasi,
svoltosi a Cardano al Campo (VA) dal 9 al 12 giugno 2006, il fisioterapista
Rosario Bellia in collaborazione con il Dott. Alfio Stuto hano sottoposto gli
atleti a valutazione posturale e stabilometrica.
Dai risultati elaborati si ricavata una tabulazione qui di seguito
riportata:
totale atleti esaminati 37 ( 16 femmine e 21 maschi)
a. piede:
1. pronazione piede ( calcagno valgo ): n. 5 casi
2. alluce valgo: n.6 casi
3. calcificazione reattiva all’inserzione calcaneare del tendine d’Achille: n.8 casi
4. calcificazione reattiva post infiammatoria del navicolare del tarso: n. 6 casi
5. sindrome pronatoria ( piattismo ); n.2 casi
6. borsite malleolare: n.2 casi
7. ispessimento della guaina del tendine del m. tibiale anteriore: n.2 casi
b. ginocchia:
1. strabismo rotuleo n. 4 casi
2. varismo: n. 3 casi
3. valgismo: n. 1 caso
4. recurvatum: n. 5 casi
5. flesso: n.1 caso
c. asimmetria arti inferiori
1. dismetria fino ad 1 cm.: n.6 casi
2. dismetria fino ad 1,5 cm.: n. 2 casi
3. dismetria oltre 1,5 cm.: n. 2 casi
d. scapole: - alate: n. 5 casi
- asimmetriche: n. 2 casi
e. colonna vertebrale:
1. rigidità alla flessione: n. 6 casi
2. scoliosi di medio grado: n. 10 casi
3. scoliosi con gibbo : - dorsale: n. 5 casi
- lombare: n. 7 casi .
4. iperlordosi lombare: n. 9 casi
5. lordosi lombare rigida: n. 5 casi
6. torsione dell’asse delle spalle: n. 14 casi
7. torsione dell’asse del bacino: n.10 casi.
L’elevato numero di atleti che presenta
torsione dell’asse delle spalle o del
bacino, ci deve indurre a pensare che
l’origine di questi squilibri sia dovuta a
conseguenze di cadute, passate inosservate
o ad eccessive “ lateralizzazioni “, che
sarebbe opportuno approfondire per
programmare dei programmi di compenso.
8. ipercifosi dorsale: n. 3 casi
2) retrazioni muscolari:
a. muscoli adduttori: n.4 casi
b. muscoli flessori femorali : n. 16 casi
3) reazioni allergiche:
Sono stati segnalati 6 casi di allergie in maggioranza alle graminacee, ma anche
alla polvere ed agli acari, e un caso di allergia alimentare.
4) problemi stabilometrici:
Per motivi di tempo si è fatta una rilevazione dalla posizione in stazione eretta e
una in posizione base del pattinatore sia ad occhi aperti, sia ad occhi chiusi che
con la posizione occlusale più idonea .
squilibri di carico di 5 kg.:
n. 8 casi.
squilibri di carico oltre i 5 kg. : n. 8 casi.
c. posizione eretta: n.8 casi.
d. posizione base: n. 8 casi.
5) problemi ponderali:
Per questa valutazione è stata scelta la Formula di Lorenz.
conclusioni:
I risultati ottenuti da questa osservazione si allineano a quelli prodotti su
adolescenti a livello nazionale da altri studi in ambito sportivo. Il dato più
significativo è quello relativo alle patologie a carico del piede, non quelle di
origine prettamente ortopedico (pronazione calcagno, alluce valgo,ecc ), ma in
particolare a quelle patologie legate ad una eccessiva e abnorme sollecitazione
di alcune strutture del piede, quali: borsite malleolare, calcificazioni reattive del
navicolare del tarso e dell’inserzione calcaneare del tendine d’Achille,ecc.
Queste patologie hanno un’incidenza del 45% nel gruppo preso in esame
e sono caratteristiche dei pattinatori.
Vista la notevole incidenza di queste anomalie “reattive” nei pattinatori, è
doveroso analizzarne le origini:
POSSIBILI CAUSE DELLE PATOLOGIE RISCONTRATE
1)Tecnica;
2)Legate all’attrezzo;
3)Dovute a paramorfismi esistenti.
4)Ripartizione asimmetrica del carico podalico (statico e dinamico).
1.Tecnica:
Nelle fasi dell’azione tecnica ( atterraggio arto dx, scorrimento arto dx, spinta e traslocazione
del baricentro, , recupero arto dx e viceversa ) l’allineamento dell’asse longitudinale della
gamba è sempre mantenuto in continuità con quello dell’articolazione tibio-tarsica (angolo di
spinta verticale). Se questo, specie nella fase di spinta e scorrimento viene “spezzato”
(FOTO), si ha una dispersione della spinta propulsiva e una sollecitazione eccessiva dei
malleoli e del tendine d’Achille, con conseguente borsite ai malleoli o calcificazione reattiva
dell’inserzione calcaneare del tendine d’Achille. Inoltre, la pronazione del piede sollecita in
modo eccessivo il “centro” della struttura ossea del tarso, in particolare, il navicolare, che
prima reagisce con una infiammazione del legamento tibionavicolare e dopo dà origine ad una
calcificazione reattiva post infiammatoria proprio del navicolare del tarso.
Questo errore tecnico si verifica nelle prime fasi di apprendimento del gesto tecnico e, se non viene
tempestivamente corretto, può dare origine a problemi funzionali, oltre ad un “rendimento sportivo” inferiore
rispetto alle reali capacità dell’atleta.
2.Attrezzo:
a) la scarpa se di taglia non adeguata, può dare origine a diverse conseguenze: se è
troppo stretta costringe il piede in una posizione non naturale con conseguente posizione
viziata delle dita ed eccessiva compressione in alcuni punti del piede; se è troppo larga,
permettendo dei movimenti esagerati specie nella zona dei malleoli, predispoone a
“spezzare” l’angolo di spinta verticale e sollecita in modo sistematico i malleoli e il tendine
d’Achille.
Se non viene “costruita” a regola d’arte o se il piede ha delle “anomalie” crea delle
compressioni localizzate in alcuni punti, che infiammandosi, danno origine a delle
calcificazioni “reattive”.
Se è troppo stretta nella parte del “collo piede”,vengono compressi il tendine del muscolo
tibiale anteriore e l’estensore dell’alluce, che si ispessiscono e causano una “tendinite
reattiva” ( in modo particolare negli atleti che pattinano in posizione molto piegata).
b) la piastra: la posizione della piastra è molto importante sia in senso longitudinale che
trasversale.
Longitudinalmente se non viene “centrata”, ma è più avanti (per ragioni tecniche) può
sollecitare in modo eccessivo la “chiave” del “mortaio astragalico”, con conseguente
infiammazione della zona interessata.
Trasversalmente, se viene spostata verso l’esterno, favorisce il disallineamento
dell’angolo di spinta verticale, con le conseguenze già enunciate.
La piastra deve essere tenuta sempre in posizione simmetrica in entrambi i pattini, in età
giovanile, e in linea longitudinalmente, può essere personalizzata la posizione in senso
trasversale, in particolare se siamo in presenza di atleti in età evoluta.
Paramorfismi:
per il prof. Motta il paramorfismo si può definire “ un’alterazione posturale dell’apparato
locomotore nella funzione di sostegno, determinato da uno squilibrio, in particolare
muscolo-legamentoso, squilibrio che può trovare la sua estrazione in fattori costituzionali,
ormonali, ambientali, ereditari, ecc.” .
Se sono presenti dei paramorfismi a carico dei piedi, questi possono incidere sulla
ripartizione delle sollecitazioni a carico del piede e quindi dare origine ad episodi
infiammatori che possono sfociare in calcificazioni reattive ( borsiti, tendinite, fasciti,ecc ).
a. calcagno valgo;
d. alluce valgo;
b. calcagno varo;
e. dita a martello
c. sindrome pronatoria;
f. dita flesse
g. piede cavo
Quando si riscontra la presenza di questi paramorfismi, al momento dell’acquisto delle
scarpe o del confezionamento del “calco” bisogna attuare i giusti accorgimenti, per cercare
di rendere l’appoggio del piede più funzionale possibile, ottimizzando la spinta e non
rischiando delle sollecitazioni “dannose”. Si consiglia una valutazione dello specialista
ortopedico per affrontare in modo organico le problematiche che si presentano.
La tecnica
ANALISI BIOMECCANICA DEL GESTO TECNICO
Da una semplice riflessione possiamo capire l'importanza di questa
osservazione "posturale-biomeccanica" per il pattinatore di qualsiasi livello: ai
campionati mondiali disputati a L'Aquila nel 2004 nella 300 metri a
cronometro, gli atleti riportati nella tabella hanno effettuato in media da 70 a
82 appoggi.
È facile dedurre che se sono presenti delle "disfunzioni biomeccaniche"
nell'azione tecnica queste verranno moltiplicate per ogni singolo
appoggio, ciò diviene più significativo soprattutto nelle gare lunghe,
dove l'atleta compie una molteplicità di gesti tecnici.
Pertanto risulta importante, approntare in modo preciso e completo
un'analisi del gesto tecnico, quindi, attuare una serie di correttivi, in
modo globale, sia dal punto di vista della tecnica sia da quello
prettamente posturale e biomeccanico.
TABELLA DI COMPARAZIONE m. 300 A CRONOMETRO Campionati mondiali – L'Aquila 2004
100 m
ATLETA
200 m
300 m
METRI
PER
APPOG
GIO
TEMPO
(SEC)
METRI
PER
APPOG
GIO
VELOCITA
' (KM/H)
DUGGENTO G.
9.41
38.257
37
2.703
17.33
45.455
60
4.348
25.57
43.689
82
4.545
PRESTI L.
9.61
37.461
35
2.857
17.32
46.693
59
4.167
25.09
46.332
79
5.000
DOBBIN K.
9.61
37.461
33
3.030
17.34
46.572
54
4.762
25.18
45.918
74
5.000
MANTIA J.
9.56
37.657
32
3.125
17.43
45.743
52
5.000
25.33
45.570
70
5.556
FALCONE M.
9.86
36.511
36
2.778
17.67
46.095
59
4.348
25.49
46.036
82
4.348
BELLIA S.
9.78
36.810
35
2.857
17.74
45.226
58
4.348
25.71
45.169
80
4.545
TEMPO
(SEC)
VELOCIT
A' (KM/H)
VELOCIT
A' (KM/H)
TEMPO
(SEC)
METRI
PER
APPOG
GIO
NUM
ERO
APP
OGG
I
NU
ME
RO
AP
PO
GG
I
NUM
ERO
APP
OGG
I
ATLETA
Diametr
o Ruote
Traiettorie
Osservazioni
DUGGENTO G.
5 x 80
mm
Carrellati 2.5 m. 2a curva; carrellati 2 m. 3a curva
PRESTI L.
5 x 84
mm
Perso il terzo appoggio dopo la partenza.
DOBBIN K.
5 x 84
mm
Carrellati circa 4 m. 2a curva; carrellati circa 3 m. nella curva.
Spaccata molto anticipata.
MANTIA J.
4 x 100
mm
FALCONE M.
4 x 100
mm
BELLIA S.
4 x 100
mm
Doppia spinta esasperata
Leggera scivolata ultima curva
ANALISI DEL GESTO TECNICO NEL RETTILINEO su S e M
metodo di rilevazione (videocamera digitale):
- punto di vista frontale (sarebbe interessante realizzare quest'analisi anche dal punto di vista
laterale e posteriore; per questa ricerca è stato scelto il solo frontale per ragioni di tempo)
- punti di riferimento orizzontali (tre linee a 10 metri di distanza) e verticali (tre listelli da
1.5 m).
- marcatori e posizionamento: sono stati usati 7 marcatori per lato (fronte, spalla,
gomito, polso, S.I.A.S., ginocchio, caviglia)
Fasi da analizzare per ogni lato:
1.1 - atterraggio pattino sinistro
1.2 - sollevamento destro (stacco ruota posteriore)
1.3 - stacco destro (ruota anteriore 1°)
1.4 - apertura lama sinistra
1.5 - recupero (lama destra verticale).
b) modalità di realizzazione:
Dopo aver posizionato i marcatori e preparato il tratto di pista da utilizzare per la rilevazione,
porre la videocamera su cavalletto a circa 1 metro dal terreno (per ridurre gli errori della
prospettiva).
A questo punto si chiede all'atleta (che nel frattempo ha effettuato il riscaldamento), di pattinare
con le seguenti modalità:
- 1a prova: andatura media - mani dietro
- 2a prova: andatura media - con movimento delle braccia.
- 3a prova: andatura massimale.
Si procede con il computer all'analisi delle immagini rilevate e si calcolano le asimmetrie.
ANALISI DEL GESTO TECNICO NEL RETTILINEO
Limiti della rilevazione
Questa rilevazione non ha una precisione assoluta, ma ha il merito di far prendere coscienza all'atleta delle
anomalie “tecnico-funzionali” del gesto della pattinata e quindi fornigli il feedback per migliorare sia la
tecnica che il rendimento. Saranno fornite all'atleta una serie di filmati e di fotografie significative della sua
situazione tecnica per continuare ad allenarsi e migliorare il gesto tecnico.
ANALISI BIOMECCANICA DEL GESTO TECNICO
Descrizione tecnica fasi
Analisi biomeccanica
1) Atterraggio Arto destro:
per le prove veloci l'istante
dell'atterraggio è in correlazione
con la massima estensione
dell'altro arto in spinta su tutte
le ruote.
a- Atterrare sulla proiezione
verticale a terra della spina
iliaca antero-superiore
b- Creare sull'arto destro
l'allineamento dei punti di
riferimento:
1.1 ruota del pattino
1.2 ginocchio
1.3 spina iliaca
1.4 testa dell'omero
c- Arto destro carico di tutto il
peso del corpo
d- Peso equamente distribuito
su tutta la lunghezza del
pattino.
Inclinazione al ginocchio da
76°+/- 8° (Presti L.) a 81°+/3° (Duggento).
Congiungente punta - piede ginocchio: verticale poco dietro
la spalla (Duggento).
Tronco: erettori del rachide
(lunghissimo del dorso, ileocostale del dorso, spinale del
dorso, ileo-costale dei lombi);
m. trapezio; m. gran dorsale;
m. quadrato dei lombi.
Anca: muscoli stabilizzatori:
m. otturatore interno ed
esterno; m. piriforme; m.
gemello superiore ed
inferiore. La flessione è
garantita dalla contrazione
"modulata" del retto femorale
e dello ileo-psoas.
Coscia: contrazione
eccentrica del m.
quadricipite.
Gamba - piede: la
supinazione del piede avviene
per l'azione dei muscoli:
tibiale anteriore, peronieri,
estensore lungo delle dita e
dell'alluce. Il muscolo
popliteo con la sua azione "
modulata " realizza
l'intrarotazione della gamba.
ANALISI BIOMECCANICA DEL GESTO TECNICO
2) Scorrimento arto destro
Inizia immediatamente dopo
l'atterraggio dell'arto destro,
la fase di scorrimento è
individuata nel periodo di
contatto al suolo dei due
pattini.
Le spalle rimangono
perpendicolari rispetto al
senso di marcia con leggera
torsione sul loro asse e nella
flessione non avanzano di
molto il ginocchio destro.
Le braccia sono in
coordinazione con le gambe,
il braccio sinistro è in
massima escursione, flesso e
sopra al ginocchio destro; il
destro è in massima
escursione,completamente
esteso dietro - alto - fuori
Tronco: erettori del rachide (lunghissimo
del dorso, ileocostale del dorso, spinale del
dorso, ileo-costale dei lombi); m. trapezio;
m. gran dorsale; m. quadrato dei lombi.
Anca: muscoli stabilizzatori: m. otturatore
interno ed esterno, m. piriforme; m. gemello
superiore ed inferiore.
Coscia: contrazione isometrica del
quadricipite e degli ischio-crurali: m. bicipite
femorale, m. semitendinoso, m.
semimembranoso.
La contrazione " modulata" dei muscoli
adduttori consente di mantenere
l'allineamento adeguato dell'arto.
Gamba - piede: l'azione stabilizzatrice dei
muscoli motori del piede evita il cedimento
in pronazione dell'articolazione tibiotarsica
(m. tibiale anteriore, m. peronieri, m.
estensore lungo delle dita e dell'alluce).
Il muscolo popliteo garantisce la "giusta"
intrarotazione della gamba; il "giusto" grado
di flessione dorsale del piede è dato dalla
contrazione "simultanea" dei muscoli soleo
e tibiale anteriore e posteriore.
3) Spinta e "traslocazione" del
baricentro:
dalla posizione assunta nell'atterraggio e
mantenuta nello scorrimento inizia l'estensione
dell'arto di spinta.
La lama del pattino apre la sua punta, angolo
d'attrito orizzontale che rimarrà tendenzialmente
costante per tutto il tempo di spinta.
La corretta spinta dell'arto destro fa partire la
traslocazione del baricentro verso l'arto sinistro.
a - la spinta inizia con carico centrale distribuito
su tutte le ruote
b - partire con la spinta dopo lo stacco del sinistro
c - mantenere per tutta la spinta lo stesso angolo
d'attrito orizzontale
d - terminare la spinta con la flessione plantare
del piede, spinta sulla prima ruota
e - il braccio destro andrà a posizionarsi flesso sopra - avanti al ginocchio sinistro aiutando la
traslocazione del baricentro. L'estensione angolo
al ginocchio si apre da 81° a 30° (Duggento).
L'estensione è quasi sempre completa. Lo
spostamento del baricentro per Luca Presti
risulta in media di cm 15, mentre per Duggento è
di circa cm 8.
Inclinazione del busto: Luca Presti è orizzontale e
a volte l'angolo con la linea di terra si riduce sotto
i 90°, mentre per Duggento l'angolo varia dai 10°
ai 24° sopra l'orizzontale.
La posizione della testa: Luca Presti rivolge lo
sguardo sempre al percorso, mentre Duggento in
alcuni tratti del rettilineo guarda a terra
Tronco: contrazione tonica dei muscoli rotatori
del busto (obliquo interno ed esterno dell'addome),
che devono contrastare la rotazione del busto
verso il lato opposto.
Anca: l'estensione dell'anca avviene per mezzo
della contrazione del m. grande gluteo e i muscoli
ischio-crurali (semitendinoso, semimembranoso e
capo lungo del bicipite femorale). Il movimento
"puro", con il tronco a 180°, è di circa 15°, perché
viene limitato dalla tensione dei legamenti ileo e
pubo-femorali.
L'abduzione è garantita dalla contrazione
del m. medio gluteo, m. piccolo gluteo e dal m.
tensore della fascia lata.
Coscia: contrazione concentrica dei muscoli
estensori della coscia (m. quadricipite: retto
femorale, vasto intermedio, vasto laterale, vasto
mediale, capo lungo e capo obliquo); l'ampiezza
del movimento è da 135° a 0° (può estendersi 10°
oltre lo 0° nei soggetti con iper-estensione). La
contrazione del m. quadricipite estende la coscia
facendo punto fisso sulla gamba, realizzando la
fase propulsiva del gesto tecnico del pattinatore. Il
m. tensore della fascia lata e il m. quadrato dei
lombi attuano una contrazione eccentrica per
"modulare" la traslocazione del baricentro.
Gamba - piede: come già detto l'estensione
della gamba avviene con la contrazione del m.
quadricipite femorale che fa punto fisso sulla
gamba e proietta il corpo in avanti (fase
propulsiva). Il piede viene pronato per mezzo della
contrazione dei muscoli peronieri e il m. estensore
dell'alluce.
Nell'azione di flessione plantare si aggiunge la
contrazione dei m. gastrocnemio, soleo, tibiale
posteriore, flessore lungo delle dita e dell'alluce.
4) Recupero arto destro
La fase di recupero deve
avere una esecuzione
particolarmente precisa
poiché precede la fase di
atterraggio.
Il movimento inizia con
l'adduzione dell'arto destro
sul sinistro in fase di spinta,
e termina con
l'affiancamento del pattino
sinistro; l'arto sinistro è in
spinta sul filo interno con la
fase di traslocazione del
baricentro quasi
completata:
a - creare sempre durante
l'azione l'affiancamento tra i
due pattini
b - la perfetta coordinazione
e sincronia tra l'arto destro
in recupero ed il sinistro in
spinta evita di effettuare un
atterraggio anticipato
Tronco: contrazione tonica dei muscoli del
dorso (trapezio, romboidei, gran dorsale,
lunghissimo del dorso, ileo-costale del dorso,
spinale del dorso, ileo-costale dei lombi,
quadrato dei lombi, ecc.) e della parte
anteriore del busto (pettorali piccolo e grande,
piccolo dentato, retto dell'addome, obliquo
interno ed esterno dell'addome, ecc.) per
stabilizzare la posizione del tronco in questa
fase.
Anca: contrazione tonica del m. ileo-psoas che
fa avanzare la coscia.
Coscia: l'azione del m. retto femorale dà
l'avanzamento della coscia, mentre la
contrazione del m. sartorio aiuta la flessione
del ginocchio e l'intrarotazione della gamba. La
flessione della gamba è data dalla contrazione
dei muscoli ischio-crurali: semitendinoso,
semimembranoso e bicipite femorale.
L'adduzione della coscia è prodotta dalla
contrazione dei muscoli: adduttore grande breve - lungo, pettineo e gracile.
Gambe-piede: fino all'affiancamento dei pattini
non c'è impegno muscolare. Quando inizia la
fase di avanzamento della gamba oltre la linea
dell'arto in appoggio si verifica la contrazione
del m. tibiale anteriore e dei m. peronieri per
ottimizzare il contatto del pattino al suolo.
ANALISI BIOMECCANICA DEL GESTO TECNICO
Per realizzare l'analisi del gesto tecnico nel rettilineo si è tenuto conto del lavoro
svolto dall'Ing. Claudio Giorgi con il patrocinio del CONI nel 2003, modificandone alcuni
parametri, che risultano più significativi per le rilevazioni che servono a questo studio.
Dal punto di vista tecnico si fa riferimento all’esperienza del CT Giulio Ravasi e alle
dispense SIPaR. L'analisi riporta è stata impostata per avere una applicazione pratica alle
metodiche di allenamento e per il lavoro sul campo.
La trattazione completa ad opera del Prof. Rosario Bellia con la consulenza del
CT giovanile Giulio Ravasi, è consultabile sul sito www.sportmedicina.com
La tecnica
La tecnica dovrebbe essere appresa in forma plastica e adattabile ai
cambiamenti, per accompagnare, modificandosi, l’evoluzione
dell’atleta. L’allenamento deve pertanto favorire una programmazione
della preparazione tecnica in modo cronologicamente corretto, deve
essere concepito e pianificato come gli altri processi di adattamento,
individuandone obiettivi, procedure di realizzazione e verifiche.
Risulta importante il percorso seguito in età giovanile, durante il quale i programmi di
allenamento devono rispettare le caratteristiche morfologiche e funzionali dall’atleta, tali
programmi dovranno in maniera preponderante essere dedicati al miglioramento di tutte
le qualità fisiche del soggetto, dando però maggior spazio all'apprendimento della
tecnica ed all'incremento delle qualità fisiche non necessariamente allenabili attraverso
elevati carichi di lavoro. Si tratta pertanto di migliorare in particolare la destrezza, la
rapidità di esecuzione, la mobilità articolare; in dose giusta le doti di resistenza
organica, mentre le qualità relative alla forza muscolare (forza massimale, forza
resistente ed esplosiva) possono essere potenziate più in là nel tempo, a sviluppo
puberale avvenuto, con margini di miglioramento più ampi.
La tecnica
Le esercitazioni di tecnica sono estremamente modellanti, in questi
due atleti, già dotati di similitudini naturali, si può riscontrare quanto lo
stesso allenamento tecnico li abbia resi ancor più simili.
Finale sprint Indoor 2003
La tecnica
Anche in situazioni particolarmente difficili la tecnica prevale
Finale sprint Indoor 2007
La tecnica
ELEMENTI CHE PENALIZZANO LO SVILUPPO DELLA TECNICA





Una scarsa conoscenza dei processi di apprendimento motorio ed un uso quasi
esclusivo dell’apprendimento per imitazione.
Un abbandono precoce dell’istruzione tecnica, acquisiti i primi rudimentali
automatismi, spesso viene affidato alla “ripetizione meccanica” il compito di
affinare il movimento.
Un uso eccessivo di pattinaggio meccanico, troppo lavoro viene eseguito al di
fuori del controllo consapevole del soggetto.
L’Impiego indiscriminato di esercitazioni di elevata intensità, non consentono un
adeguato controllo tecnico sul gesto, e per di più, sono decisamente modellanti,
determinano cioè un apprendimento fortemente automatizzato e difficilmente
modificabile.
Scarso valore realmente attribuito all’esecuzione tecnico-stilistica, l’informazione
viene trasmessa soprattutto con linguaggi non verbali ; oltre che con lodi ed
approvazioni esplicite, l’allenatore in genere tende ad esaltare la prestazione
cronometrica con atteggiamenti e gestualità, non fa altrettanto per i miglioramenti
tecnici quando non sono accompagnati da un buon tempo in gara.
SUGGERIMENTI E RIMEDI
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

Aumentare considerevolmente il “pattinaggio cosciente” in allenamento
Evitare lo sviluppo della “condizione” separata dalla tecnica.
Elaborare modelli di tecnica variabili ed adeguati alle trasformazioni dell’atleta.
Procedere ad un potenziamento delle capacità coordinative e sensopercettive.
Agire sugli orientamenti motivazionali.
La supercompensazione

La supercompensazione: è il meccanismo che fa
scattare gli effetti ricercati dall’allenamento. Quindi, attraverso
adeguati stimoli (esercizi) si tende a instaurare l'adattamentorisposta ai carichi e allo stress, ovvero vengono a crearsi i
presupposti per resistere nel tempo a stimoli di maggiore entità
La supercompensazione






Particolare attenzione va posta ai giusti periodi di recupero tra le
varie sedute di allenamento, è infatti in questa fase che l'organismo
ricostituisce le riserve energetiche e le possibilità funzionali
"compromesse” dall'allenamento.
Per attuare il meccanismo corretto di supercompensazione è
necessario che lo stimolo allenante si ponga entro certe soglie.
SOTTOALLENAMENTO : adattamenti fisiologici di piccola entità e
nessuna modificazione della prestazione.
SOVRACCARICO ACUTO : adattamenti fisiologici positivi e
qualche miglioramento della prestazione.
OVERREACHING : adattamenti fisiologici (2-3 sett.) e prestazioni
ottimali.
OVERTRAINING : disagio fisiologico, deterioramento della
prestazione e sindrome da overtraining (lunga durata).
La supercompensazione
La supercompensazione



Marco risponde immediatamente agli stimoli ma
tende a perdere velocemente il lavoro assimilato.
Simone richiede più tempo per somatizzare il lavoro,
di conseguenza necessita di un maggior recupero.
Da qui la necessità di personalizzare le settimane
di carico e scarico, stante il mantenimento dello
stesso programma di lavoro e degli stessi obiettivi
primari.
Aprire il file di excel dalla cartella
CICLO D’ALLENAMENTO ANNUALE
PERIODO GARE LUGLIO/OTTOBRE
RESISTENZA
1
2
FORZA
3
VELOCITA’
TECNICA
4
5
66
7
7
NOV DIC
1 Resistenza Gen.
GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT
2 Resistenza Spec.
5 Addestramento tec. e Simulazione gare
3 Incremento Forza
6 Miglioramento Velocità
4 Mantenimento Forza
7 Mantenimento Velocità
I mezzi d’allenamento
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Il potenziamento muscolare
La tavola
La pliometria
Le salite
L’ipervelocità
L’adattamento al fuso orario
Respirazione
I mezzi d’allenamento

Il potenziamento muscolare

Allenarsi con intelligenza e precauzione
I paramorfismi e i dismorfismi sono molto diffusi e in
essi rientrano situazioni come: atteggiamenti cifotici,
lordotici o cifo-lordotici, oppure scapole alate, torace
carenato, spalle cadenti, per non parlare di ernie,
schiacciamenti, ecc...
Un allenamento completo, mirato , che tiene conto
delle situazioni specifiche dello sport praticato, degli
scompensi che ne derivano, con l’ausilio strumenti e
mezzi d’allenamento specifici, può ridurre gli effetti di
queste patologie.
I mezzi d’allenamento

Il potenziamento muscolare

Generale
Specifico
Con l’ausilio di macchine
Sui pattini con sovraccarichi (cavigliere,
salite, traino, paracadute, slideboard ecc)



I mezzi d’allenamento

Il potenziamento muscolare con sovraccarichi

Metodi concentrici.

Metodo per contrasti( bulgaro).
L’atleta esegue una serie con carico pesante( 5-6 rip.), poi dopo aver recuperato fa una seconda serie con
un carico più leggero ( 5-6 rip., esecuzione veloce).


Questo metodo può essere applicato anche all’interno della stessa serie: 2 ripetute con carico leggero+ 2
rip con carico pesante + 2 rip con carico leggero.

N.B. carico pesante =70-80% massimale carico leggero = 30-40% massimale


Metodo del carico discendente.
L’atleta esegue una ripetizione con il 100% del carico, poi 1 con carico diminuito, 1 con carico diminuito
ancora, ed infine 3 con carico ancora più basso.

Metodi isometrici.

Metodo stato dinamico.
L’atleta esegue un lavoro isometrico a due fermate, seguito da una brusca estensione. Es: panca piana,
2/3 sec di isometria a 130 e 90 gradi + estensione completa.
Lo stesso esercizio può essere eseguito con una sola fermata in isometria( più adatto in periodo di gara).





Isometria fino ad esaurimento totale.
L’atleta deve mantenere la posizione fino al sopraggiungere della fatica ( l’esercizio può essere la panca,
lo squat, le trazioni alla sbarra etc.).
I mezzi d’allenamento

Il potenziamento muscolare con sovraccarichi

Metodi eccentrici.
Lavoro eccentrico con carico.
L’atleta deve frenare la discesa del bilanciere e il partner successivamente lo
risolleva ( possono essere utilizzati carichi max.)
Il 120/80.
Questo esercizio può essere eseguito solo con l’apposita attrezzatura, ma è
molto efficace. Il bilanciere utilizzato si scarica da solo quando l’atleta ha
terminato la fase eccentrica del lavoro. Es. bilanciere caricato con il 120% del
max.: l’atleta esegue il lavoro eccentrico frenando la caduta, poi quello
concentrico effettuando un’estensione con l’80% del carico.
Metodi pliometrici.
Pliometria senza carico.
Lavoro per gli arti inferiori: salti in basso , poi in alto, utilizzando 2 plinti di
uguale altezza. L’esercizio può essere eseguito variando l’angolo al ginocchio.
Lavoro per gli arti superiori: piegamenti sulle braccia variando la larghezza degli
appoggi.
Pliometria con carico.
Squat pliometrico: dalla posizione di semisquat, si esegue un molleggio , poi
una brusca distensione ( o un balzo).
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I mezzi d’allenamento
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Il potenziamento muscolare con sovraccarichi
Metodi combinati.
I metodi combinati rappresentano sicuramente la parte più interessante di
questo lavoro, perché prevedono l’esecuzione di esercizi variando il tipo di
contrazione. Eccovi alcuni esempi:
Isometria+ lavoro eccentrico+ lavoro concentrico+ pliometria Arti inf.
Semisquat isometrico+ ammortizzazioni+ squat+balzi con ostacoli
I metodi per lo sviluppo della forza sono numerosissimi , il mio
intendimento era quello di fornire una descrizione sommaria di proposte
utilizzate dai due atleti, ovviamente tali proposte vanno inserite all’interno
di una programmazione che tenga conto degli impegni agonistici del
pattinatore, degl’obiettivi principali e di altre componenti essenziali per una
corretta pianificazione.
I mezzi d’allenamento

Il potenziamento muscolare con sovraccarichi
I mezzi d’allenamento

Il potenziamento muscolare con sovraccarichi
Il metodo resistivo
attraverso il quale si cerca di ottimizzare le capacità di forza massima e
di forza esplosiva che costituiranno la base sulla quale s’innesteranno
tutte le esercitazioni specifiche tendenti alla massimalizzazione della
performance di sprint (Schmidtdbleicher 1985; Anderson e Kearney
1982; Atha 1981, Berger 1962 a, b.).
Le esercitazioni normalmente utilizzate nel metodo resistivo sono il
traino effettuato secondo diverse modalità, e la corsa in salita.
I mezzi d’allenamento

Il traino
Il traino è probabilmente l'esercitazione appartenente al gruppo del metodo
resistivo maggiormente utilizzata, in particolare il traino di un pneumatico di peso
variabile costituisce la più tipica e conosciuta modalità di lavoro nell'ambito delle
esercitazioni rivolte allo sviluppo della forza specifica nello sprint
La lunghezza della fase di sprint con traino da me utilizzata varia da 30 a 50
m.t. effettuata per un numero variabile di ripetute compreso tra 6 e 10 ,
rispettando delle pause di circa 5' , a questo tipo di esercitazione faccio
normalmente seguire, dopo una macropausa di circa 8-10‘, una serie di
sprint coi pattini di 30-50 mt. da lanciati
Una seconda metodica di traino utilizzata è l'impiego del paracadute che può
offrire il vantaggio di essere facilmente rilasciato ad un certo tratto del percorso
dando in tal modo all'atleta la sensazione di un incremento della velocità di corsa,
il metodo del rilascio si può ottenere anche con l’aiuto di un compagno sui pattini.
I mezzi d’allenamento

Il traino in rettilineo
I mezzi d’allenamento

Il traino in rettilineo
I mezzi d’allenamento
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Il traino in curva
I mezzi d’allenamento

Il traino in curva
I mezzi d’allenamento

Sovraccarico con spinta del compagno
I mezzi d’allenamento

Corsa in salita
La corsa in salita aumenta la sollecitazione a carico della muscolatura
estensoria delle anche diminuendo l'ampiezza dei passi ed aumentando il
tempo di appoggio (Kunz e Kaufmann 1981).
Prima di beneficiare del lavoro, c’è voluto un po’ di tempo nella ricerca della
corretta modalità esecutiva, correlazione tra ampiezza del passo e pendenza,
diminuzione del tempo d’appoggio, aumento della frequenza, e correzione della
postura della schiena (flessione verso avanti) in modo da scaricare correttamente
tutte le forze sul pattino senza alcuna dispersione
Ho eseguito sprint in salita su tratti che presentano pendenze comprese tra
il 10 ed il 15% su distanze che vanno dai 30 mt. con partenza da fermi, agli
80-100 mt. da lanciati.
Questo tipo di esercitazione si colloca quindi come mezzo specifico, utile
all’incremento della produzione di forza da parte della muscolatura degl’arti
inferiori e dell'anca , che a sua volta inciderà positivamente sulla massima
velocità sia in fase di accelerazione che di corsa lanciata, oltre che sul
contenimento di una delle patologie del pattinatore ”l’iperlordosi lombare”.
I mezzi d’allenamento

La tavola
La validità della tavola è riconosciuta da tutti, sia come mezzo d’allenamento della forza sia
come perfezionamento della tecnica, ed è proprio questo aspetto che ho voluto approfondire,
costruendo una tavola personalizzata che riproponesse anche le situazioni di inclinazione
dell’asse corporeo che riscontriamo nel gesto atletico del pattinatore.
Gennaio 2005
I mezzi d’allenamento

La tavola
Gennaio 2007
I mezzi d’allenamento

La tavola
I mezzi d’allenamento
La pliometria





L’energia destinata al gesto atletico viene prodotta mediante la
contrazione dei muscoli. Contrazione che – schematicamente –
può essere catalogata in tre grandi categorie:
isotonica (contrazione che provoca movimento dell’arto
interessato);
isometrica (che non provoca movimento);
pliometrica, ovvero una contrazione isotonica preceduta dallo
stiramento del muscolo. Questo tipo di contrazione rappresenta la
forma più comune di attività muscolare riscontrabile nella corsa,
nei salti e in numerose altre esercitazioni sportive.
Nel ciclo annuale di allenamento ho inserito le esercitazioni
pliometriche nella seconda metà del periodo di preparazione
(febbraio-marzo), con dei richiami nel secondo e terzo
periodo agonistico (maggio-luglio), come mantenimento della
condizione di allenamento speciale: in questo periodo
devrebbero essere effettuate, di regola, una volta ogni 10-15
giorni.
I mezzi d’allenamento
La pliometria

Il lavoro pliometrico deve estrinsecarsi in esercitazioni che tendano ad un ottimale e contemporaneo
incremento delle capacità di forza e di elasticità. A tale scopo è necessario:

ricercare subito dopo le esercitazioni un rilassamento della muscolatura impegnata, evitando di
sottoporla a condizioni di gravità (per gli arti inferiori, per esempio, è opportuno sdraiarsi oppure sedersi
con gli arti rilassati e appoggiati in alto);

eseguire 5-7 ripetizioni successive con un recupero di 10-15 minuti tra le serie, con azioni tendenti a
eliminare qualsiasi residuo di tensione della muscolatura; il numero delle serie sarà determinato dalle
possibilità dell'atleta di mantenere elevate capacità di risposta
mantenere la muscolatura decontratta prima dell'esecuzione con il particolare accorgimento di
contrarla al massimo nell'attimo prima dell'urto (reattività) per l'efficace assorbimento dell'energia
cinetica.


La condizione per una azione elastica dell'esercizio è data dalla caduta, a muscolatura rilassata, sugli
avampiedi;

fissazione delle articolazioni della caviglia, del ginocchio e delle anche nella parte culminante della fase
dell'urto elastico sul terreno;

rimbalzo immediato e ricerca della massima altezza di salto. Per altezza ottimale di caduta si intende
l'altezza dalla quale viene raggiunto il salto successivo più elevato. Tale altezza si determina per
tentativi, aumentandola di 10 cm alla volta fino a raggiungere quella che determinerà il successivo
maggior balzo verticale. Ovviamente, più l'atleta sarà forte più necessiterà di altezze ottimali di caduta
elevate.
ESECUZIONE
118 (11) Posizione di
partenza in piedi su
un gradone. “Caduta”
in basso a piedi pari,
tenuta della
posizione
fondamentale per 10”
IMPEGNO MOTORIO
Potenziamento dei muscoli
estensori femorali in
contrazione eccentrica.
contrazione isometrica.
e spinta verso l’alto
(angolo tibiofemorale, femore e
tronco 110°).
116 (9) posizione di
partenza in piedi su
un gradone “Caduta”
in avanti in basso
con rimbalzo, su un
materassino per
evitare traumi, e
dopo il rimbalzo
scatto di 20 m..
Potenziamento pliometrico
dei muscoli estensori
femorali e sviluppo della
rapidità dei movimenti.
VIDEO- IMMAGINI
I mezzi d’allenamento

L’ipervelocità
La velocità di spostamento di un soggetto dipende fondamentalmente da due
componenti: la frequenza e l’ampiezza del passo. La prima variabile è di
pertinenza del sistema nervoso centrale, quindi difficilmente allenabile perché
strettamente dipendente dal patrimonio genetico di ogni individuo, l’ampiezza
invece può essere migliorata con l’allenamento, perché correlata con la
capacità di forza del soggetto. Un altro fattore importante per lo sviluppo della
velocità, che può essere fortemente migliorato con l’applicazione pratica è la
tecnica esecutiva
Ho comunque lavorato sulla frequenza per migliorarne il controllo e la fluidità
d’esecuzione.
Per aumentare l’ampiezza del passo e perfezionare la tecnica ho fatto
eseguire discese di 20/30’’ a passo lungo, prolungando la fase di scorrimento
sul singolo pattino, ritardando l’atterragio.
Per esercitare la rapidità ho inserito ripetute di 15’’ col passo “imballato”
(rapporto corto e agile)
Infine dietro motore.
I mezzi d’allenamento

L’ipervelocità
Passo rapido
Passo lungo
I mezzi d’allenamento
Dietro motore

L’ipervelocità
I mezzi d’allenamento

Adattamento al fuso orario
Il corpo umano segue ritmi di vita biologici dettati da millenni di vita sulla
terra. L’evoluzione della specie umana non ha ancora saputo assorbire le
abitudini che hanno accompagnato il suo cammino ed è per questa ragione
che ognuno di noi ha dentro di se dei ritmi che lo condizionano a dormire al
buio, a lavorare con la luce, a nutrirsi in determinate ore del giorno ed
anche ad avere un differente rendimento fisico e psichico a seconda del
momento della giornata. Anche la nostra temperatura interna tende a salire
di 0,3-0,4 gradi centigradi verso le diciotto, diciannove, ed a diminuire nella
stessa misura verso le tre, quattro del mattino. In termini scientifici i ritmi che
condizionano i nostri comportamenti sono denominati “ritmi
circadiani”.Queste particolari differenziazioni fisiologiche che avvertiamo
nel corso della giornata nel nostro organismo sono determinate soprattutto
dai cosiddetti “orologi biologici”, ad influenzare i nostri “ritmi biologici”,
intervengono alcuni fattori esterni, quali la temperatura, la luce, l’attività
fisica e il cibo, è facile, a questo punto, comprendere come lunghi viaggi
determinino forti difficoltà ad adattarsi ai ritmi di vita del paese di
destinazione..
I mezzi d’allenamento

Adattamento al fuso orario
Una grossa influenza è rappresentata dalle “direzioni”: i viaggi da nord a
sud e viceversa influiscono poco sul corpo umano, una leggera seduta di
stretching ed una doccia sono sufficienti per rimettersi in forma dopo un
lungo viaggio, alterano invece in modo significativo i nostri ritmi biologici gli
spostamenti da e verso est e ovest, essi possono creare disturbi immediati
noti con il nome di “jet-lag”.I primi sintomi che di solito si riscontrano
nell’individuo sono:
•Stanchezza e spossatezza
•Capacità di reazione rallentate
•Minore capacità di concentrazione
•Mal di testa
•Vertigini
•Nausea
Tali sintomi sono abbastanza diffusi quando si affrontano cambiamenti di
fuso orario superiori alle 3- 4 ore, a questi sintomi immediati si associano
altri disturbi soprattutto legati alla difficoltà di adattarsi alle ore di sonno:
I mezzi d’allenamento

Adattamento al fuso orario
si stenta ad addormentarsi e, soprattutto ci si sveglia dopo poche ore, si
possono avvertire, nei primi giorni, anche difficoltà a nutrirsi negli orari locali
e sono state individuate delle alterazioni rispetto a quelle di partenza in altri
parametri fisiologici quali:
•temperatura interna
•pressione
•frequenza cardiaca
•ventilazione
La durata del processo di ” risincronizzazione” può variare da uno, due
giorni sino a giungere a sette, dieci. Molto dipende dalla distanza e dal
regime di vita nel periodo antecedente il trasferimento. Questa seconda
condizione si può realizzare modificando l’orario delle sedute di allenamento
e delle proprie abitudine di vita, si facilita così il cambiamento dei ritmi
circadiani e la risincronizzazione delle funzioni biologiche. I ritmi circadiani
sono legati, come in precedenza accennato, anche alla luce ed al buio, è’
utile quindi anticipare (se si va verso est) o ritardare (se si va verso
ovest) di due, tre ore il momento di andare a letto e di effettuare le sedute.
I mezzi d’allenamento

GLI EFFETTI DELLA PERDITA DEL SONNO SUL RENDIMENTO DEL
PATTINATORE.
E’ facile comprendere come la prestazione di un atleta possa andare
incontro ad una debacle per il mancato adattamento ai nuovi ritmi biologici.
La perdita del sonno rappresenta un elemento di notevole disturbo del
normale ritmo di funzionamento biologico dell’organismo. Da ciò derivano
una serie di alterazioni che possono influenzare in modo significativo la
prestazione sportiva. Le sensazioni che di solito avverte un atleta che ha
dormito poche ore, sono legate soprattutto alla riduzione delle sue capacità
psico-attitudinali, ed in particolare, del livello di stimolazione nervosa e della
coordinazione neuro-motoria. Si assiste all’intorpidimento delle capacità di
risposta del sistema nervoso centrale agli stimoli esterni, che causa la
perdita di precisione nei movimenti ed un rallentamento nel gesto.
La riduzione delle capacità neuro – muscolari aumenta in una certa misura il
costo energetico del gesto tecnico. Il pattinatore, in altre parole, non è in
grado di muovere i propri muscoli con la coordinazione abituale, immaginate
cosa questo comporti per un velocista! La perdita di sonno ha anche effetti
psicologici che, secondo alcuni sono dimostrati dalle “occasionali perdite
d’attenzione”, considerate come piccole crisi di sonno (micro –sleep) della
durata di pochi secondi ( se avvengono in gara è finita).
I mezzi d’allenamento

GLI EFFETTI DELLA PERDITA DEL SONNO SUL RENDIMENTO DEL PATTINATORE.
E’ anche scientificamente provato che la perdita delle normali ore di sonno
abbassa di qualche battito per minuto la frequenza cardiaca di base, riduce
la concentrazione del glicogeno nei muscoli (specie quelli posturali) e
persino la forza muscolare.
Da qui la necessità di un programma di adattamento al fuso orario:
I mezzi d’allenamento

La respirazione iperpnea-isocapnica.
È uno strumento che permette un allenamento intenso e specifico della muscolatura respiratoria,
senza sovraccaricare il sistema cardiovascolare e l’apparato locomotore.
La novità rispetto a tutti gli altri mezzi e alle metodologie di allenamento della muscolatura
respiratoria è la possibilità di realizzare l’iperpnea isocapnica.
Per spiegare il significato di questo termine ricorriamo ad un esempio.
Pensiamo a ciò che succede a livello respiratorio in seguito ad uno sforzo muscolare
particolarmente intenso o protratto nel tempo:
frequenza e profondità del respiro vengono aumentate compiendo atti respiratori più profondi e
più rapidi perché il nostro organismo richiede un maggior apporto di ossigeno.
Questo aumento della ventilazione giustificato da una esigenza fisiologica è detto iperpnea.
Se invece noi volessimo incrementare frequenza e profondità del respiro senza che questo sia
effettivamente necessario, cioè senza il compimento di alcun lavoro muscolare, il risultato
sarebbe una ventilazione maggiore rispetto a quella effettivamente richiesta dall’organismo in
quel momento.
Questo aumento della ventilazione non giustificato da un’esigenza fisiologica è detto
iperventilazione. L’iperventilazione genera nell’organismo una pericolosa alterazione del
rapporto ossigeno-anidride carbonica sbilanciandone la proporzione a favore dell’ossigeno
(iperossia) a scapito dell’anidride carbonica (ipocapnia).
I mezzi d’allenamento
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La respirazione iperpnea-isocapnica.
I mezzi d’allenamento
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La respirazione iperpnea-isocapnica.
Nell’allenamento della muscolatura respiratoria attraverso Spirotiger® è possibile compiere
atti respiratori profondi e veloci senza incorrere nell’iperventilazione e ciò grazie alla possibilità
data dallo strumento di realizzare l’isocapnia cioè di non alterare il fisiologico rapporto
ossigeno/anidride carbonica.
L’apparecchio è composto da una manopola portatile munita di sacca per il riciclo di aria e da
una valvola che, gravitando in un campo magnetico e variando la sua posizione in relazione ai
flussi di aria in entrata e in uscita (cioè in inspirazione e in espirazione) effettua un monitoraggio
di questi ultimi. I dati forniti dallo spostamento della valvola vengono inviati ad un software che,
anche in base a valori precedentemente impostati come il volume della sacca, controlla e
comunica all’utilizzatore l’effettiva realizzazione dell’isocapnia, fornendo
contemporaneamente indicazioni per il suo raggiungimento
(respiro più o meno profondo, ritmo più o meno veloce) ed interrompendo
l’allenamento nel caso un numero di respirazioni superiore a quattro venga effettuato al di
fuori dei giusti parametri.
Una base elettronica infine registra ogni singolo allenamento.
Questo sistema permette di allenare i muscoli respiratori ad intensità e per durate non
raggiungibili con le metodologie classiche.
Resistenza aerobica, forza, coordinazione, velocità e mobilità dei muscoli del tronco, vengono
allenati in modo specifico e mirato.
I mezzi d’allenamento

Miglioramenti

Incremento della resistenza e della performance
Miglioramento del massimo sforzo in ogni attimo di gara
Miglioramento dei processi metabolici
Recupero più rapido durante e dopo allenamento
Ritardata produzione di lattato con smaltimento veloce
Coordinazione del sistema respiratorio sotto stress
Effetti importanti sulla postura
Respiro con grande efficienza sotto sforzo
Rifornimento più efficace dell'ossigeno ai muscoli, anche sotto sforzo
Allenamento senza stress per il sistema cardiovascolare
Controllo individuale del miglioramento della performance
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L’allenamento
Quando
Prima volta?
sviluppo resistenza
dopo training
Allenamento
normale
Come
da 2 a 3 volte settimana per almeno
4 settimane con frequenza respiro
media per 20 minuti
da 2 a 3 volte settimana ad alta
frequenza per 20 minuti
ogni allenamento deve sembrare
molto estenuante
Allenamento
durante la stagione
di gara
Mantenimento
durante pause o
riabilitazione
Riscaldamento
prima della
competizione
da 2 a 3 volte settimana ad media
frequenza per 20 minuti ogni
allenamento deve sembrare
estenuante
da 2 a 5 volte settimana
ogni allenamento deve sembrare
estenuante
da 2 a 5 min. ad una alta frequenza
Benefici
• Migliorerà la coordinazione
respiratoria e la tecnica del respiro
• L'affanno dopo lavori duri sarà
minore
• Sarà raggiunta un'alta capacità dei
muscoli respiratori
• Migliorerà la resistenza respiratoria
• il tuo fitness generale e la tua
competitività miglioreranno
• Per mantenere la performance e la
capacità respiratoria perfetta
• Per mantenere la performance e la
capacità respiratoria perfetta
• Per prepararti alla partenza

La respirazione
Conclusioni
"Dai risultati emersi, dalle sensazioni raccolte dai partecipanti al protocollo sperimentale e dai dati
presenti in letteratura, tale ginnastica respiratoria in iperpnea isocapnica risulta utile sia per
l’allenamento della muscolatura respiratoria sia per migliorare la propria condizione di
benessere generale, senza trascurare che una tale metodica di lavoro risulta valida anche come
metodica di allenamento per i muscoli addominali e non solo, per un riscaldamento dei muscoli
del tronco, per migliorare la mobilità del tronco e della gabbia toracica e se si abbina anche un
importante lavoro cardiovascolare, si possono modificare in maniera significativa anche importanti
parametri quali: la massa grassa e la Capacita’ Vitale.......Sono in fase di approfondimento studi
relativi a persone con asma leggera, sofferenti cardiopatici, e problematiche di scoliosi e
posturali in genere, ivi comprese sciatalgie e colpi di frusta.
Spirotiger® è un apparecchio nato nei laboratori di fisiologia del Politecnico di Zurigo ad opera del Prof. Urs
Boutellier a seguito dei suoi studi per l’allenamento finalizzato e specifico dei muscoli respiratori in uno stato di
iperpnea-isocapnica.
Dott. Paolo Campra [email protected]
Dottore in Scienze Motorie
Membro Attivo del Comitato Scientifico EMSC
Cesare Missiroli [email protected]
Massofisioterapista
Membro Attivo del Comitato Scientifico EMSC
Abstract: Tesi di Laurea in Scienze Motorie Specialistica con indirizzo Attività motorie Preventive ed Adattative
Discussione 110 e Lode con Tesi detta “degna di pubblicazione”
Non ci sono segreti per il successo nello sport, è solo il risultato di una buona
preparazione, duro lavoro ed apprendimento dalle sconfitte
Non aspettarti gratitudine per il tuo lavoro, ricordati che la vera soddisfazione viene
da quello che fai, (se lo sai fare bene puoi sempre ripeterlo) non dal risultato finale
(che potrebbe anche non arrivare).
Chiunque Ognuno Qualcuno Nessuno
Bisognava fare un lavoro importante e si chiese a Ognuno di occuparsene.
Ognuno si assicurò che Qualcuno lo facesse. Chiunque avrebbe potuto
occuparsene, ma Nessuno fece qualcosa. Qualcuno s'arrabbiò perché pensava
che per questo lavoro Ognuno fosse responsabile. Ognuno credeva che
Chiunque potesse farlo, ma Nessuno mai si rese conto che Ognuno avrebbe
fatto niente. Alla fine Ognuno rimproverò Qualcuno per il fatto che Nessuno non
fece mai quello che Chiunque avrebbe potuto fare.
Il lavoro d'equipe è essenziale per il risultato finale,
purché ci sia sempre un referente al quale attribuire le colpe!
I meriti se li sanno prendere tutti!
Chi semina raccoglie, chi raccoglie si china,.......e prima o poi……….
Grazie per l’attenzione
Buon lavoro
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