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prof. Marco Braghero UFFICIO STUDI CSA IMPERIA Disabilità e dintorni… “Specialisti nel Quotidiano” Cinema Ariston Ritz Sanremo 20 ottobre 2005 UFFICIO STUDI CSA IMPERIA Il termine quotidianità mi ricorda la riflessione di Heidegger sull’essere Heidegger ritiene che in seno alla “quotidianità media” “l’Esserci” può essere solo “inautentico” … ma in questa “inautenticità”c’è pur sempre l‘esistenza: la nostra … Mission e Vision della “Scuola”: La sfida dell’educare oggi L’educare si impone con una urgenza, anzi con una perentorietà forse mai prima avvertita. In questo momento gli educatori e le agenzie educative non possono non avvertire la tensione all’essere educatori, hanno bisogno soprattutto di contenuti, di appropriate categorie concettuali, di paradigmi che facilitino la comprensione del complesso e l’interiorizzazione di valori e metodi necessari per orientarsi e scegliere ... Un educare all’essere persona nella dimensione del reale, non più soltanto ideale, dell’universale, consapevole del suo dover stare in modo non subalterno nella realtà dei processi di globalizzazione, interiormente disposta e culturalmente attrezzata a passare dalla fase conflittuale della multiculturalità a quella dialogica e cooperativa della interculturalità, profondamente motivata a impegnarsi lungo il cammino dello sviluppo umano solidale in casa propria e in casa altrui, dal quartiere all’ONU. Di fronte all’educatore sta oggi la sfida “dell’uomo planetario”, così come lo definiva Ernesto Balducci. Prevenzione tra scuola e sanità : è il predisporre misure utili ad evitare eventi dannosi o piuttosto la disposizione d’animo ostile nei confronti di qualcuno o qualcosa che non si conosce direttamente o a fondo… un pregiudizio? Culturale – da concetto prettamente sanitario a concetto educativo e quindi normativo Carta di OTTAWA 1986 OMS definisce la promozione della salute come il processo che consente alle persone di esercitare un maggior controllo sulla salute e di migliorarla; ma anche la normativa e le dichiarazioni europee: il libro bianco di Delors, Lisbona, Barcellona … Salute: per OMS stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non come semplice assenza di malattia A tredici anni dall’emanazione della Legge quadro sull’handicap Che l’integrazione sia un valore e una ricchezza è cosa nota Ma se è vero che l’aspetto della formazione e dell’aggiornamento è un momento alto ed importante per le varie professionalità che lavorano sul campo, è altrettanto molto sentita l’urgenza di elaborare modalità di lavoro condiviso che abbiano ricadute tangibili nel quotidiano impegno di chi, formatore od operatore socio-sanitario, parente, volontario o rappresentante delle Istituzioni, ha a cuore il diritto dei disabili ad un progetto di vita serio e programmato sui bisogni speciali di ognuno. Bi-Sogni Dal Disagio ai bi-sogni: come corrispondere ai bi-sogni dei giovani. Cosa intendiamo per bisogni . Essi sono quelle esperienze profonde che necessitano di appagamento per raggiungere un equilibrio psichico e che fanno da spinta al nostro comportamento, lo condizionano, talvolta lo disturbano. Una situazione particolare tanto più risponde ad essi, quanto più finisce col diventare motivante e interessante. Oggi viviamo in una società complessa caratterizzata dalla globalizzazione [1] , da profondi mutamenti socio-economici e politici, dal rapido cambiamento dei valori di riferimento, ma anche dall'eterogeneità e dalla contraddizione delle proposte e dei modelli culturali contemporaneamente presenti nel sociale che non ci fanno vedere bene la strada che stiamo percorrendo e la nostra destinazione, disorientandoci e rendendoci più fragili. La società non . risulta più integrata sulla base di valori comuni, di norme morali universalmente condivise, ma, piuttosto, valgono regole, norme, valori e procedure funzionalmente specifiche ai sottosistemi in cui è strutturata l'organizzazione sociale. La Scuola Sta attraversando una doppia crisi: Una di contesto Una di sistema Oscilla tra la centralità dell’alunno e gli standard formative che spostano il baricentro verso i risultati Il soggetto in età evolutiva (ma anche ciascuno di noi) per poter costruire e sviluppare armonicamente la propria personalità ha bisogno di essere stimato, di sviluppare il sentimento dell'autostima e il senso di autoefficacia . Il processo di ricerca e di acquisizione dell'identità personale diviene per gli adulti e, soprattutto, per i giovani studenti assai problematico; questi ultimi, infatti, esprimono enormi difficoltà di natura emotiva, affettiva e relazionale nel gestire i loro rapporti interpersonali in relazione ai propri bisogni e alle aspettative della società. La triade Informazione-formazione-comunicazione ci vede impegnati nel trovare soluzioni efficaci, meglio a scoprire le domande giuste… La scuola, come comunità educante, ha il compito di individuare azioni strategiche idonee a trasformare: § i disagi e i bisogni, talvolta confusi, in precise domande di formazione e di educazione , di dibattito culturale e di ricerca motivazionale; § le condizioni di malessere diffuso in una domanda chiara di cambiamento volta a promuovere negli studenti condizioni di agio [4], di benessere psico-fisico e socioaffettivo-relazionale . Il disagio non è una condizione dell'essere giovani e nemmeno uno stato d'animo, ma un "un grido che denuncia, da parte dei giovani, il bisogno della giusta distanza nelle relazioni con gli adulti e che chiede di rivisitare la nostra capacità di porci gli uni vicini agli altri" (Don Ciotti) Al fine di prevenire e contrastare i principali fattori di rischio che causano i fenomeni del disagio, dell'aggressività e della violenza , è necessario attuare programmi d'intervento efficaci in grado di guardare con maggiore attenzione alla dimensione relazionale-emotiva che permea la quotidianità dei processi educativi e che comunque esercita una precisa influenza sugli alunni in termini di atteggiamenti, di motivazioni, di modalità relazionali, di immagine di sé e di percezione dell'autostima. Il primo passo è costruire, nella logica della complessità: una rete che apprende Occorre costruire una cultura comune nell’apertura, nel confronto e nel lavoro di rete sul territorio con gli enti e soprattutto con le persone in esso operanti. Diffuso è infatti il bisogno di ‘esserci’ per ‘fare’ insieme. Che cosa è il disagio ? Il termine disagio ha due connotazioni: una positiva ed una negativa. Quella positiva (socratica) si manifesta come insoddisfazione per ciò che si è acquisito, fatto, raggiunto, per cui l'educatore deve continuamente sollecitare al loro superamento promovendo una sana insoddisfazione perché avvenga il "cambiamento" . Quella negativa si manifesta come carenza più o meno profonda di qualcosa, cioè come un malessere profondo, come un "non star bene" con noi stessi, con gli altri e con le istituzioni . La mancanza che genera il disagio negativo può essere individuata fondamentalmente come la mancanza di comunicazione, di affetto, di emozioni, di senso La mancanza di progettualità è fonte di disagio per gli allievi, ma anche per gli adulti: si ritiene che sia una delle principali cause della depressione esistenziale e della perdita di memoria intesa come incapacità di far sintesi della propria esistenza storica. La perdita di memoria individuale o collettiva è un vuoto incolmabile di ideali e di aspirazioni per il soggetto, per un gruppo o per un popolo. Nelle azioni di confronto – incontro dovremo aver cura: della memoria, della documentazione, nel non dover ricominciare da capo… nel fare sistema ma anche del monitoraggio, della valutazione e della trasferibilità delle esperienze. Se la scuola vuole essere al passo con i tempi, o meglio se li vuole precorrere, allo scopo di preparare le nuove generazioni alle responsabilità che come uomini, cittadini attivi e membri della società saranno chiamati ad assumere, allora deve interrogarsi profondamente sui loro disagi più profondi, sui loro bisogni autentici sui loro interessi prevalenti e soprattutto dovrà agire nei contesti di realtà con coerenza, continuità senza ambiguità e ipocrisie. Educare alle Life Skills attraverso l’esperienza Life Skills: “Abilità/Capacità” di comportamento adattivo e positivo, per gli individui incapaci di affrontare efficacemente le richieste e le provocazioni della vita di ogni giorno. che aiutano a promuovere il benessere mentale, l’educazione alle Life Skills è basata sull’assunzione di responsabilità A b i l i t à Apprendere dall’esperienza: Avventura: significa avanzare in un territorio sconosciuto, abbandonarsi all’azione, l ’ a p p r e n d i m e n t o d e r i v a d a l c o n t a t t o c o n u n a r e a l t à n u o v a ; Metafora: lega l’azione con i contesti formativi - l a v o r a t i v i e trasferimento; Osservazione: o il fallimento producono conseguenze immediate; g a r a n t is c e Mission e Vision della “Scuola”: La sfida dell’educare oggi Qualche dato: i macroindicatori ISTAT e dell’UNDP Indice dello sviluppo umano sull’istruzione e sulla formazione Alcuni dati sulla scuola italiana MATERN A ELEMEN TARI MEDIE SUPERIORI TOTALE SCUOLE 25.6 6 19.073 8.6 95 6 .883 ALUN N I 1.577.6 96 2.859.379 21.775.009 2.543.750 8.755.834 IN SEG N AN TI 139.132 281.909 208.6 20 295.482 925.089 Gli studenti rappresentano il 15,2% della popolazione italiana. Gli insegnanti rappresentano il 1,6% della popolazione italiana. L’impianto Gentiliano della scuola italiana, datato 1923, non prevedeva una scuola di massa: il notevole aumento delle iscrizioni a partire dagli anni ’60 ha messo in crisi questo sistema, che è passato da un sistema selettivo ad uno aperto, evidenziando il problema della scarsa scolarità e determinando il fenomeno della “dispersione scolastica”. Mission e Vision della “Scuola”: La sfida dell’educare oggi Formazione e inserimento lavorativo dei giovani Ø La transi zi one dall a scuol a all a pri ma esperi enza l avorati va non occasi onal e ha una dur at a medi a che super a i4 a nni. I te mpi di att esa au ment ano al di mi nui re del li vell o d’ i struzi one. N el M ezzog ior no, i ndi pendent e ment e dal titol o di st udi o possedut o q uesta transi zi one avvi ene con ol tre 3 a nni di ritardo rispetto alle regioni settentrionali. Ø Le diff icoltà di i nseri ment o dei g i ovani nel mondo del l avor o sono l eg at e anche a una mob ilità territori al e li mit at a: il61 .7% dell e pri me occupazi oni veng ono trovat e entr o il co mune di resi denza, il 2 7.9% entro l a pr ovi nci a, mentre sol o il 5 .5% dei g i ovani si spost a al di f uori dell a reg i one o all’ est er o. La pr opensi one all a mob ilità di medi o- lung o rag g i o au menta al crescer e del livell o d’ i struzi one; è più elevata per la componente maschile e nelle regioni meridionali. Ø Il si st e ma della f or mazi one pr of essi onal e of f re un contrib ut o li mit at o alla sol uzi one dell e dif f icoltà di i nseri ment o occupazi onal e: il pri nci pal e sb occo dei g i ovani che hanno f req uent at o atti vità di f or mazi one pr of essi onal e è il ri entro nel si st e ma del l’ istruzi one ( che, a un anno di di st anza dall’ i nt ervent o f ormati vo, raccog li e ol tre il 63% dell e usci t e dall a f or mazi one) ; il rest o dei g i ovani f or mati ( circa il2 3 %) conf l ui sce nell a non occupazi one e, soltant o nel 14% dei casi, nell’ occupazi one. Al termine dell’esperienza formativa trova lavoro più facilmente chi ha un diploma o una laurea. Mission e Vision della “Scuola”: La sfida dell’educare oggi Ø Il si st e ma scol asti co e accademi co f alli sce i n parte l’ ob i etti vo di f orni re ai g i ovani una pr epar azi one ag evol ment e spendib il e in t er mi ni di occupazi onali: a tre anni dal conseg ui ment o del titolo, risultano disoccupati il 35% dei maturi e il2 3.7% dei laureati. Ø Il di pl oma uni versi tari o reg i stra le mig li ori perf or mance sul mercat o del l avor o a tre anni dal conseg ui ment o del titol o, g arant endo mag g i or ment e si a dal ri schi o di di soccupazi one si a da q uell o dell’ occupazi one “ non reg ol are”. I di pl omati uni versi tari svolg ono più f req uent e ment e lavori continuativi e per i quali vengono pagati i contributi. Ø T ra i di pl omati dell a secondari a superi ore l a percent ual e di q uanti svolg ono un’ atti vità l avor ati va a tre anni dal conseg ui mento del titol o au menta q uant o più spi ccat o è l’ ori ent a ment o all af or mazi one pr of essi onal e: dal 18 .6% deg li ex li ceali, al 35% dei di pl omati i n i stituti mag i strali, 56.1% di i stituti tecni ci, 66.3% di i stit uti pr of essi onali. Le opport uni tà mig li ori per i l aur eati, a tre anni dal conseg ui ment o del titol o, si present ano nei g ruppi di i ng eg neri a ( i cui l aur eati trovano l avor o nel 91 .7 % dei casi), economi co st ati sti co (82 .7%), archi t ett ura ( 81 .5 %); ri sul t ano deci sa ment e i nf eri ori all a medi a l e percent uali di occupati nel g ruppo medi co (50 .7 %), g i uri di co (54.5%), geo-biologico (55.1%) e letterario (2 6 .8%). Mission e Vision della “Scuola”: La sfida dell’educare oggi Ø S ol o l a metà dei l aur eati che hanno trovat o l avoro entr o tre anni dall a l aur ea ri sul t a occupato in professioni adeguate al livello formativo raggiunto. Ø La l aur ea si rivel a spesso un i nvesti ment o“ eccessi vo”: è i nf atti un req uisi t o ri chi est o per l’ atti vità l avorati va svol t a sol o nel 67% dei casi; un t erzo dei l aur eati, sopr att utt o do nne , a tre anni dal conseg ui ment o del titol o di studi o svolg e un l avoro per il q ual e il titol o di st udi o non è espressamente richiesto. Ø La co mponente fe mmi nile ri sul ta svant ag g i at a ri spett o a q uell a maschil e: si a tra i di pl omati dell e superi ori si a tra i l aureati a tre anni dal conseg ui ment o del titol o l e donne pr esent ano più alti tassi di di soccupazi one, sono meno f req uent e ment e i mpeg nat e i n l avori st ab ili e reg ol ari zzati e i n posi zi oni consone al li vell o f or mati vo rag g i unto, percepi scono retribuzioni inferiori. Fonte: ISTAT2 000 •la definizione di disabilità non è universale Essa infatti cambia a seconda della rilevazione statistica e di chi la effettua*, spesso si usano in modo impreciso termini come disabile, handicappato, invalido, inabile. Per esempio, disabilità e invalidità sono due concetti differenti: il concetto di disabilità fa riferimento alla capacità della persona di espletare autonomamente (anche se con ausili) le attività quotidiane fondamentali e si riconduce alla legge 104 del '92; quello di invalidità, invece, rimanda al diritto di percepire un beneficio economico in conseguenza di un danno biologico, e fa riferimento alla legge 118 del '71. Unire dati provenienti da diverse fonti al fine di fornire una stima complessiva del numero di disabili significa allora considerare in realtà persone individuate con parametri diversi. L'Istat adotta la definizione di disab ilità proposta dall'Oms nella classificazione internazionale delle Menomazioni, Disab ilità e Handicap (1980). Il pu nto focale di tale classificazione è la sequ enza che porta dalla menomazione all' handicap: la menomazione è il dannob iologico che si riporta a segu ito diu na malattia (congenita o meno) o diu n incidente; ladisabilitàè l'incapacità a svolgere le normali attività della vita q u otidiana a segu ito di menomazione; l'handicapè lo svantaggio sociale che deriva dau na disab ilità. C osì, per esempio,u na persona su sedia a rotelle è sicu ramente disab ile, ma potreb b e potenzialmente non essere handicappata se al mondo venissero eliminate tu tte le barriere architettoniche, cosicchénon gli verreb b e preclu so l'accesso ad alcu n settore della vita sociale. E ' evidente che, in tale accezione, si pu òcontare il nu mero di disab ili, ma non di handicappati; la condizione di handicap è prettamente oggettiva e dipende dalle aspettative di vita ed esigenze delle persona disab ile. Per meglio comprendere il termine “disabilità”, va premesso che le esigenze legate ai vari tipi di disabilità sono molto diversificate, in considerazione delle condizioni individuali, dell’età o di specifici momenti della vita di ciascuno. Occorre tenere presente che la persona umana non va identificata mai, esclusivamente o parzialmente, con il suo “problema”. Ciascuna persona è frutto e sintesi di una storia personale (individuale o familiare), di percorsi religiosi, filosofici o politici, di esperienze di malattia o disagio sociale. Ciascuna persona è portatrice di una specifica e peculiare diversità, che coincide con l’affermare che ciascun individuo è “portatore di cultura”, cioè di uno sguardo unico e irripetibile sulla realtà. Mettere insieme le “visioni” diverse della realtà e le percezioni corporee, sensoriali e psichiche di ciascuna persona umana, probabilmente, può contribuire a costruire un mondo a misura di qualunque essere vivente, senza discriminazioni e barriere. Pertanto, è importante conoscere le difficoltà che derivano da una specifica patologia clinica, ma è altrettanto importante non confondere la persona con la sua invalidità. Quando la disabilità diviene l’identità principale dell’individuo nel contesto umano in cui egli vive, lavora e cerca di divertirsi, allora la diversa abilità diviene handicap, cioè ostacolo frapposto dalla società alla libera fruizione della realtà e alla creativa espressione del percepito. Accoglienza viene allora necessariamente a coincidere con Ascolto, cioè la condizione di stare accanto alla persona con disabilità, senza negare la difficoltà, ma partendo dalla diversa abilità facilitare l’integrazione sociale e culturale e non il semplice inserimento. Integrazione è accettazione dell’altro cosi come egli è, in tutto e per tutto. Inserimento è accettazione dell’altro….. a condizione che egli si pieghi a tutte le regole del sistema e dimentichi i propri stili e costumi. Mentre gli indicatori tradizionali si basano sui tassi di mortalità della popolazione, l’ICF è focalizzato sulla “vita”: come le persone vivono le proprie condizioni di salute e in che misura queste possono essere migliorate, per raggiungere una vita produttiva e piena di soddisfazioni. Ha, quindi, delle implicazioni sia per quanto riguarda la pratica medica sia per la legislazione e le politiche sociali, che dovranno mirare a migliorare l’accesso e la cura, sia infine per la protezione dei diritti dei singoli individui. ICF modifica il modo in cui va interpretata la disabilità, che non viene presentata come il problema di un gruppo minoritario, non come riferita alle sole persone la cui disabilità è “visibile”, ma come la non possibilità di alcuni a partecipare attivamente alla società. Nell’ICF si prendono in considerazione le implicazioni sociali della disabilità e si definisce un meccanismo per documentare l’impatto dell’ambiente fisico e sociale sulla capacità di “funzionamento” della persona. Concetto di disabilità dall’ ICIDH all’ ICF La ICIDH (International Classification of Functioning ans Disability – 2) è una revisione della Classificazione realizzata per la prima volta nel 1980 ed è stata ufficialmente pubblicata dal WHO-World Health Organisation come ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health ) il 15 novembre 2001, dopo 7 anni di sforzi e di impegno, con la attiva partecipazione di esperti di 65 paesi. L’ICF è stata accettata il 21 maggio 2001 da 191 paesi, durante la 54ma Assemblea Mondiale della Sanità hanno accettato la nuova Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (International Classification of Functioning, Disability and Health -ICF come “standard di valutazione e classificazione di salute e disabilità”. Lo scopo generale dell’ICF è quello di fornire un linguaggio standard e unificato che serva da modello di riferimento per la descrizione delle componenti della salute e degli stati ad essa correlati.) quale standard internazionale per classificare il funzionamento, la salute e la disabilità delle persone in tutto il mondo e rappresenta una sfida alle idee correnti su come viene percepita la salute e la disabilità. Il concetto fondamentale dell’ICIDH è basato Menomazione -> Disabilità -> Handicap. La sequenza descritta è sintetizzata nel seguente schema: sulla sequenza: Concetti base e struttura dell'ICF A differenza della precedente Classificazione ICIDH, l’ICF non è una classificazione delle "conseguenze delle malattie" ma delle "componenti della salute". Neil primo tipo di classificazione l’attenzione viene posta sulle "conseguenze" cioè sull’impatto delle malattie o di altre condizioni di salute che ne possono derivare mentre nel secondo tipo si identificano gli elementi costitutivi della salute. In tal senso l’ICF non riguarda solo le persone con disabilità ma tutte le persone proprio perché fornisce informazioni che descrivono il funzionamento umano e le sue restrizioni. Inoltre, essa utilizza una terminologia più neutrale in cui Funzioni e Strutture Corporee, Attività e Partecipazione vanno a sostituire i termini di menomazione, disabilità e handicap. La sequenza Menomazione -> Disabilità -> Handicap, alla base dell’ICIDH, nella nuova Classificazione viene superata da un approccio multiprospettico alla classificazione del funzionamento e la disabilità secondo un processo interattivo ed evolutivo. La classificazione integra in un approccio di tipo “biopsicosociale” (in cui la salute viene valutata complessivamente secondo tre dimensioni: biologica, individuale e sociale) la concezione medica [3] e sociale [4] della disabilità. È in sostanza il passaggio da un approccio individuale ad uno socio-relazionale nello studio della disabilità. La disabilità viene intesa, infatti, come la conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo, fattori personali e fattori ambientali che rappresentano le circostanze in egli vive. Ne consegue che ogni individuo, date le proprie condizioni di salute, può trovarsi in un ambiente con caratteristiche che possono limitare o restringere le proprie capacità funzionali e di partecipazione sociale. L’ICF correlando la condizione di salute con l’ambiente promuove un metodo di misurazione della salute, delle capacità e delle difficoltà nella realizzazione di attività che permette di individuare gli ostacoli da rimuovere o gli interventi da effettuare perché l’individuo possa raggiungere il massimo della propria autorealizzazione Il modello concettuale alla base della Classificazione è presentato nello schema seguente: Interazioni tra le componenti dell’ICF C ondizioni di salute (disturbo/malattia) Funzioni e strutture corporee Attività Fattori Ambientali Fattori personali Partecipazione L’applicazione universale dell’ICF emerge nella misura in cui la disabilità non viene considerata un problema di un gruppo minoritario all’interno di una comunità, ma un’esperienza che tutti, nell’arco della vita, possono sperimentare. L’OMS, attraverso l’ICF, propone un modello di disabilità universale, applicabile a qualsiasi persona, normodotata o diversamente abile. L’approccio integrato della classificazione si esprime tramite l’analisi dettagliata di tutte le dimensioni esistenziali dell’individuo, poste sullo stesso piano, senza distinzioni sulle possibili cause. Il concetto di disabilità preso in considerazione dall’Organizzazione Mondiale della Sanità vuole evidenziare non i deficit e gli handicap che rendono precarie le condizioni di vita delle persone, ma vuole essere un concetto inserito in un continuum multidimensionale. Ognuno di noi può trovarsi in un contesto ambientale precario e ciò può causare disabilità. E’ in tale ambito che l’ICF si pone come classificatore della salute, prendendo in considerazione gli aspetti sociali della disabilità: se, ad esempio, una persona ha difficoltà in ambito lavorativo, ha poca importanza se la causa del suo disagio è di natura fisica, psichica o sensoriale. Ciò che importa è intervenire sul contesto sociale costruendo reti di servizi significativi che riducano la disabilità. "Non nuocere" è il principio dell'etica, mentre "Non nuocere all'altro" è il principio della giustizia. Nel Vangelo di Matteo troviamo stranamente una modificazione della famosa regola aurea: Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te" diventa "Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te Sembra che non vi sia differenza, e invece c'è. Mentre nel non fare agli altri quello che non vorresti fatto a te il principio è il non nuocere, nel fare agli altri quello che vorresti fosse a te il principio è l’aiutare chi soffre, perdonare chi ha sbagliato, sollevare chi è caduto. L'etica diventa l'etica del dono, e nella quotidianità questa é la più necessaria.. . IMPERIA DIRITTO-DOVERESCOLASTICO FORMATIVO Oggi 1351 ragazzi su 6794 pari al 22% non studiano nélavorano lo scorso anno erano 803 IMPERIA DIRITTO-DOVERESCOLASTICO FORMATIVO 20% Esplet a Non Esplet a 80% IMPERIA DIRITTO-DOVERESCOLASTICO FORMATIVO 24% Esplet a Non Esplet a 76% SAN REMO DIRITTO-DOVERESCOLASTICO FORMATIVO 18% Esplet a Non Esplet a 82% TOTALEPROVINCE DIRITTO-DOVERESCOLASTICO FORMATIVO 22% Esplet a Non Esplet a 78% E XTRACOMUNITARI PERSENTI NELLA PROVINCIA DI IMPERIA 7% COMUNITRI EXTRA 93% Una riflessione sul modo in cui le politiche assistenziali intervengono nella formazione della identità individuali e collettive, così come sulla centralità del rispetto nelle nostre società sempre più diseguali. Definire il rispetto come qualcosa che concretamente si vie, giorno per giorno, nella relazione con l’altro. Ma come tenere insieme la garanzia dell’eguaglianza e il rispetto per le differenze di ciascun individuo? La risposta è un welfare che, abbandonate sia le modalità caritatevoli sia le forme rigide del controllo, non associ più alla dipendenza uno stigma negativo e metta in condizioni chi riceve forme di sostegno sociale di percepirsi come soggetto a pieno titolo, partecipando alla definizione delle condizioni della propria dipendenza. (Richard Sennet – Rispetto) Dal confronto all’incontro Sostegno: come utilizzarlo “veramente sulla classe” Immigrati: dall’accoglienza ad un curricolo interculturale Dispersione: dall’emergenza al successo formativo E ccellenze: dalla demotivazione e fuga di cervelli alla valorizzazione e riconoscimento della creatività e delle competenze Accordi di Programma … Accordi di Programma … Legge-quadro 5 febbraio 1992, n. 104 DM 09 luglio 1992 Istruzione – Sanità – Affari Sociali Gli Accordi di Programmi provinciali di cui agli art.5 e 13 della legge quadro sono finalizzati alla programmazione coordinata delle attività formative, sanitarie, socio-assistenziale, culturali e sportive da realizzare con gli Istituti di Istruzione secondaria superiore ed artistica ed in centri di formazione professionale. Gli accordi sono altresì finalizzati alla collaborazione, alla consulenza ed alla verifica congiunta dei gruppi di lavoro provinciali, di cui all’art. 15, comma 3, della Legge quadro (GLIP) Accordi di Programma … Sono finalizzati al coordinamento dei servizi scolastici con tutti quelli territoriali e extrascolastici. Onde facilitare la tempestiva formulazione delle diagnosi funzionali, dei conseguenti profili dinamico funzionali e dei successivi piani educativi individualizzati, al fine di favorire, in concreto, l’effettiva realizzazione del progetto di integrazione scolastica ed extrascolastica dei singoli alunni in situazione di handicap, … GRUPPO DI LAVORO INTERISTITUZIONALE PROVINCIALE G.L.I.P. – G.L.C./I. – G.L.I.S. Il GLIP, costituito ai sensi della L. 194/92, art.15,ha competenza per esprimere valutazioni tecniche e pareri in ordine alle strategie di integrazione attivate e da attivare e, in particolare: - formula proposte al “Provveditore agli Studi” riguardo alle tematiche relative all’ handicap; - C ollabora con gli enti Locali e l’azienda sanitaria locale per la stipula e la verifica periodica degli accordi di programma; - Attiva ricerche finalizzate all’ottimizzazione dei rapporti interistituzionali; - Predispone attività di studio e ricerca per valutare l’efficacia dell’integrazione scolastica; - Offre consulenza alla scuola in merito alla progettazione degli interventi Una proposta “Il patto territoriale per il successo formativo” IL SUCC E SSO FORMATIVO • • • • 1955: Formare l’intelligenza e il carattere ’70: intelligenza unica ’80: intelligenze multiple ’90: il successo formativo soppianta quello di apprendimento C ONVERGENZE • • • • Legge 285 assorbita parzialmente nella 328 Patti territoriali (112/98) C ultura Giuridica dei TM Prevenzione devianza (216/91 e poi 465/94) Modelli preventivi PATTO PER IL SUCC E SSO FORMATIVO • C entralità dello sviluppo sociale, economico e del diritto di cittadinanza • La formazione diventa diritto al successo formativo in una logica di sussidiarietà OMS • Il benessere degli adolescenti puòessere efficacemente raggiunto attraverso il potenziamento delle capacità, espandendo il loro accesso alle opportunità, fornendogli ambienti rassicuranti e supportanti PER IL FUTURO PROSSIMO • Un impegno comune per un • PATTO PER IL SUCC E SSO FORMATIVO Cos’è un patto territoriale, chi è coinvolto, quali obiettivi prioritari Quadro normativo di riferimento Consiglio Europeo di Vienna 98’… Accordo di lavoro 96- Patto sociale 98 – … Decreto Legislativo 112 31 marzo 98’ … Il Patto Territoriale: strumento giuridico - amministrativo adeguato: mira alla promozione e al coordinamento delle politiche di intervento finalizzate alla prevenzione del disagio, alla lotta alla dispersione, al compimento del diritto – dovere, alla dispersione in età adulta, al successo formativo nell’ottica del “Life Long Learning” Mission e Vision della “Scuola”: La sfida dell’educare oggi Le scuole diventino luoghi privilegiati di esercizio della tolleranza, del rispetto dei diritti umani, di pratica della democrazia e di apprendimento della diversità e della ricchezza delle identità culturali, dell’alterità. (UNESCO - 1994) L’Istruzione e la formazione e la formazione diventeranno sempre più i principali vettori di identificazione sociale e di sviluppo personale (E. Cresson C.E. - Libro Bianco 1995) Lo sviluppo dell’istruzione e della formazione modello di crescita foriero di occupazione (J. Delors C.E. - Libro Bianco 1994) Mission e Vision della “Scuola”: La sfida dell’educare oggi La prosperità delle nazioni, delle regioni, delle imprese e degli individui dipende dalle loro capacità di navigare nello spazio del sapere. La potenza ormai deriva dalla gestione ottimale delle conoscenze, siano esse tecniche, scientifiche o appartengano all’ambito della comunicazione o ancora abbiano a che fare con la relazione “etica” con l’altro. Più i gruppi umani riescono a costituirsi in “collettivi intelligenti”, in soggetti cognitivi aperti, capaci di iniziativa, d’immaginazione e di reazione rapida e meglio si garantiscono il successo in un ambiente circostante altamente competitivo qual è il nostro. P. Levy, 1986“L’intelligenza collettiva per un’antropologia del cyberspazio - Feltrinelli” Potenziare l’educazione prescolastica Innalzare l’obbligo scolastico e formativo Valutare la produttività del sistema scolastico Strategie globali per promuovere il successo formativo Reclutare e formare adeguatamente gli insegnanti Migliorare la qualità dei processi istituzionali Creare rete collegamento fra casa - scuola - comunità locale Istituto di Teoria e Tecniche dell'Informazione Giuridica http://www.ittig.cnr.it/BancheDatiGuide/vipdn/RicercaVipde.php sito internet di eurlex Area Tematica: Integrazione e Disabilità Sono catalogati in questa area i documenti ed i dati che riguardano: - le politiche di integrazione sociale in favore delle persone con disabilità - gli interventi in favore della integrazione scolastica e lavorativa delle persone con disabilità - gli interventi per il superamento delle barriere fisiche e tecnologiche - le associazioni del volontariato. http://81.208.28.44/PORTALE/AreaTematica.nsf/vwDescrizioniAreeTe matiche/Integrazione%20e%20Disabilit%C3%A0?Opendocument http://www.handylex.org/handylinx/ Contiene gli indirizzi internet di tutti i siti italiani su handicap e disabilità. “… noi potremo passare accanto a fenomeni mai visti senza rendercene conto, perché i nostri occhi e le nostre menti sono abituati a scegliere e a catalogare solo ciò che entra nelle classificazioni collaudate. Forse un nuovo mondo ci si apre tutti i giorni, e noi non lo vediamo … scoprire il nuovo mondo era un’impresa ben difficile, come tutti abbiamo imparato. Ma ancora più difficile, era vederlo, capire che era nuovo, tutto nuovo, diverso da tutto ciò che s’era sempre aspettato di trovare come nuovo. E la domanda che viene naturale farsi è: se un nuovo mondo venisse scoperto ora lo sapremo vedere? (I. Calvino)