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Nessun titolo diapositiva
prof. Marco Braghero
UFFICIO STUDI CSA IMPERIA
Disabilità e dintorni…
“Specialisti nel Quotidiano”
Cinema Ariston Ritz
Sanremo 20 ottobre 2005
UFFICIO STUDI CSA IMPERIA
Il termine quotidianità mi ricorda la riflessione di
Heidegger sull’essere
Heidegger ritiene che in seno alla “quotidianità
media” “l’Esserci” può essere solo
“inautentico” … ma in questa “inautenticità”c’è pur
sempre l‘esistenza:
la nostra …
Mission e Vision della “Scuola”: La sfida dell’educare oggi
L’educare si impone con una urgenza, anzi con una perentorietà forse mai prima
avvertita. In questo momento gli educatori e le agenzie educative non possono non
avvertire la tensione all’essere educatori, hanno bisogno soprattutto di contenuti, di
appropriate categorie concettuali, di paradigmi che facilitino la comprensione del
complesso e l’interiorizzazione di valori e metodi necessari per orientarsi e scegliere ...
Un educare all’essere persona nella dimensione del reale, non più soltanto ideale,
dell’universale, consapevole del suo dover stare in modo non subalterno nella realtà dei
processi di globalizzazione, interiormente disposta e culturalmente attrezzata a passare
dalla fase conflittuale della multiculturalità a quella dialogica e cooperativa della
interculturalità, profondamente motivata a impegnarsi lungo il cammino dello sviluppo
umano solidale in casa propria e in casa altrui, dal quartiere all’ONU.
Di fronte all’educatore sta oggi la sfida “dell’uomo planetario”, così come lo definiva
Ernesto Balducci.
Prevenzione tra scuola e sanità :
è il predisporre misure utili ad evitare eventi dannosi
o piuttosto
la disposizione d’animo ostile nei confronti di qualcuno o qualcosa
che non si conosce direttamente o a fondo… un pregiudizio?
Culturale – da concetto prettamente sanitario a concetto educativo
e quindi normativo
Carta di OTTAWA 1986 OMS definisce la promozione della salute
come il processo che consente alle persone di esercitare un maggior
controllo sulla salute e di migliorarla;
ma anche la normativa e le dichiarazioni europee: il libro bianco di
Delors, Lisbona, Barcellona …
Salute: per OMS stato di completo benessere fisico, psichico e
sociale e non come semplice assenza di malattia
A tredici anni dall’emanazione della Legge quadro
sull’handicap
Che l’integrazione sia un valore e una ricchezza è
cosa nota
Ma se è vero che l’aspetto della formazione e
dell’aggiornamento è un momento alto ed importante
per le varie professionalità che lavorano sul campo, è
altrettanto molto sentita l’urgenza di elaborare
modalità di lavoro condiviso che abbiano ricadute
tangibili nel quotidiano impegno di chi, formatore od
operatore socio-sanitario, parente, volontario o
rappresentante delle Istituzioni, ha a cuore il diritto
dei disabili ad un progetto di vita serio e
programmato sui bisogni speciali di ognuno.
Bi-Sogni
Dal Disagio ai bi-sogni: come corrispondere ai bi-sogni dei
giovani.
Cosa intendiamo per bisogni .
Essi sono quelle esperienze profonde che necessitano di
appagamento per raggiungere un equilibrio psichico e che fanno
da spinta al nostro comportamento, lo condizionano, talvolta lo
disturbano. Una situazione particolare tanto più risponde ad
essi, quanto più finisce col diventare motivante e interessante.
Oggi viviamo in una società complessa caratterizzata dalla
globalizzazione [1] , da profondi mutamenti socio-economici
e politici, dal rapido cambiamento dei valori di riferimento,
ma anche dall'eterogeneità e dalla contraddizione delle
proposte e dei modelli culturali contemporaneamente
presenti nel sociale che non ci fanno vedere bene la strada
che stiamo percorrendo e la nostra destinazione,
disorientandoci e rendendoci più fragili. La società non
. risulta più integrata sulla base di valori comuni, di norme
morali universalmente condivise, ma, piuttosto, valgono
regole, norme, valori e procedure funzionalmente specifiche
ai sottosistemi in cui è strutturata l'organizzazione sociale.
La Scuola
Sta attraversando una doppia crisi:
Una di contesto
Una di sistema
Oscilla tra la centralità dell’alunno e gli standard formative che
spostano il baricentro verso i risultati
Il soggetto in età evolutiva (ma anche ciascuno di noi) per
poter costruire e sviluppare armonicamente la propria personalità
ha bisogno di essere stimato, di sviluppare il sentimento
dell'autostima e il senso di autoefficacia .
Il processo di ricerca e di acquisizione dell'identità personale
diviene per gli adulti e, soprattutto, per i giovani studenti
assai problematico; questi ultimi, infatti, esprimono
enormi difficoltà di natura emotiva, affettiva e
relazionale nel gestire i loro rapporti interpersonali in
relazione ai propri bisogni e alle aspettative della società.
La triade Informazione-formazione-comunicazione ci vede
impegnati nel trovare soluzioni efficaci, meglio a scoprire le
domande giuste…
La scuola, come comunità educante, ha il compito di
individuare azioni strategiche idonee a trasformare:
§
i disagi e i bisogni, talvolta confusi, in precise domande
di formazione e di educazione , di dibattito culturale e di
ricerca motivazionale;
§
le condizioni di malessere diffuso in una domanda
chiara di cambiamento volta a promuovere negli studenti
condizioni di agio [4], di benessere psico-fisico e socioaffettivo-relazionale .
Il disagio non è una condizione dell'essere giovani e
nemmeno uno stato d'animo, ma un "un grido che
denuncia, da parte dei giovani, il bisogno della giusta
distanza nelle relazioni con gli adulti e che chiede di rivisitare la nostra capacità di porci gli uni vicini agli altri"
(Don Ciotti)
Al fine di prevenire e contrastare i principali fattori di rischio
che causano i fenomeni del disagio, dell'aggressività e della
violenza , è necessario attuare programmi d'intervento
efficaci in grado di guardare con maggiore attenzione alla
dimensione relazionale-emotiva che permea la quotidianità
dei processi educativi e che comunque esercita una precisa
influenza sugli alunni in termini di atteggiamenti, di
motivazioni, di modalità relazionali, di immagine di sé e di
percezione dell'autostima.
Il primo passo è costruire, nella logica della complessità:
una rete che apprende
Occorre costruire una cultura comune
nell’apertura, nel confronto e nel lavoro di
rete sul territorio con gli enti e soprattutto
con le persone in esso operanti. Diffuso è
infatti il bisogno di ‘esserci’ per ‘fare’
insieme.
Che cosa è il disagio ?
Il termine disagio ha due connotazioni: una positiva ed una
negativa. Quella positiva (socratica) si manifesta come
insoddisfazione per ciò che si è acquisito, fatto,
raggiunto, per cui l'educatore deve
continuamente sollecitare al loro
superamento promovendo una sana insoddisfazione perché
avvenga il "cambiamento" . Quella negativa si manifesta
come carenza più o meno profonda di qualcosa, cioè come
un malessere profondo, come un "non star bene" con noi
stessi, con gli altri e con le istituzioni .
La mancanza che genera il disagio negativo può essere
individuata fondamentalmente come la mancanza di
comunicazione, di affetto, di emozioni, di senso
La mancanza di progettualità è fonte di disagio per gli allievi,
ma anche per gli adulti: si ritiene che sia una delle
principali cause della depressione esistenziale e della
perdita di memoria intesa come incapacità di far sintesi
della propria esistenza storica. La perdita di memoria
individuale o collettiva è un vuoto incolmabile di ideali e di
aspirazioni per il soggetto, per un gruppo o per un popolo.
Nelle azioni di confronto – incontro dovremo aver cura: della
memoria, della documentazione, nel non dover
ricominciare da capo… nel fare sistema ma anche del
monitoraggio, della valutazione e della trasferibilità delle
esperienze.
Se la scuola vuole essere al passo con i tempi, o meglio se li
vuole precorrere, allo scopo di preparare le nuove
generazioni alle responsabilità che come uomini, cittadini
attivi e membri della società saranno chiamati ad
assumere, allora deve interrogarsi profondamente sui loro
disagi più profondi, sui loro bisogni autentici sui loro
interessi prevalenti e soprattutto dovrà agire nei contesti di
realtà con coerenza, continuità senza ambiguità e ipocrisie.
Educare alle Life Skills attraverso l’esperienza
Life Skills: “Abilità/Capacità”
di comportamento adattivo e positivo,
per gli individui incapaci di affrontare efficacemente le richieste e le
provocazioni della vita di ogni giorno.
che aiutano a promuovere il benessere mentale,
l’educazione alle Life Skills è basata sull’assunzione di responsabilità
A
b
i
l
i
t
à
Apprendere dall’esperienza:
Avventura: significa avanzare in un territorio sconosciuto, abbandonarsi all’azione,
l
’
a
p
p
r
e
n
d
i
m
e
n
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o
d
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v
a
d
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r
e
a
l
t
à
n
u
o
v
a
;
Metafora: lega l’azione con i contesti formativi - l a v o r a t i v i e
trasferimento;
Osservazione:
o il fallimento producono conseguenze immediate;
g a r a n t is c e
Mission e Vision della “Scuola”: La sfida dell’educare oggi
Qualche dato: i macroindicatori ISTAT e dell’UNDP Indice dello sviluppo umano
sull’istruzione e sulla formazione
Alcuni dati sulla scuola italiana
MATERN
A
ELEMEN
TARI
MEDIE
SUPERIORI
TOTALE
SCUOLE
25.6
6
19.073
8.6
95
6
.883
ALUN
N
I
1.577.6
96
2.859.379
21.775.009
2.543.750
8.755.834
IN
SEG
N
AN
TI
139.132
281.909
208.6
20
295.482
925.089
Gli studenti rappresentano il 15,2% della popolazione italiana.
Gli insegnanti rappresentano il 1,6% della popolazione italiana.
L’impianto Gentiliano della scuola italiana, datato 1923, non prevedeva una
scuola di massa:
il notevole aumento delle iscrizioni a partire dagli anni ’60 ha messo in crisi
questo sistema, che è passato da un sistema selettivo ad uno aperto, evidenziando
il problema della scarsa scolarità e determinando il fenomeno della “dispersione scolastica”.
Mission e Vision della “Scuola”: La sfida dell’educare oggi
Formazione e inserimento lavorativo dei giovani
Ø
La transi zi one dall a scuol a all a pri ma esperi enza l avorati va non occasi onal e ha una dur at a medi a
che super a i4 a nni. I te mpi di att esa au ment ano al di mi nui re del li vell o d’ i struzi one. N el M ezzog ior no,
i ndi pendent e ment e dal titol o di st udi o possedut o q uesta transi zi one avvi ene con ol tre 3 a nni di
ritardo rispetto alle regioni settentrionali.
Ø
Le diff icoltà di i nseri ment o dei g i ovani nel mondo del l avor o sono l eg at e anche a una mob ilità
territori al e li mit at a: il61 .7% dell e pri me occupazi oni veng ono trovat e entr o il co mune di resi denza, il
2 7.9% entro l a pr ovi nci a, mentre sol o il 5 .5% dei g i ovani si spost a al di f uori dell a reg i one o all’ est er o.
La pr opensi one all a mob ilità di medi o- lung o rag g i o au menta al crescer e del livell o d’ i struzi one; è più
elevata per la componente maschile e nelle regioni meridionali.
Ø
Il si st e ma della f or mazi one pr of essi onal e of f re un contrib ut o li mit at o alla sol uzi one dell e dif f icoltà
di i nseri ment o occupazi onal e: il pri nci pal e sb occo dei g i ovani che hanno f req uent at o atti vità di
f or mazi one pr of essi onal e è il ri entro nel si st e ma del l’ istruzi one ( che, a un anno di di st anza
dall’ i nt ervent o f ormati vo, raccog li e ol tre il 63% dell e usci t e dall a f or mazi one) ; il rest o dei g i ovani
f or mati ( circa il2 3
%) conf l ui sce nell a non occupazi one e, soltant o nel 14% dei casi, nell’ occupazi one.
Al termine dell’esperienza formativa trova lavoro più facilmente chi ha un diploma o una laurea.
Mission e Vision della “Scuola”: La sfida dell’educare oggi
Ø
Il si st e ma scol asti co e accademi co f alli sce i n parte l’ ob i etti vo di f orni re ai g i ovani una
pr epar azi one ag evol ment e spendib il e in t er mi ni di occupazi onali: a tre anni dal conseg ui ment o
del titolo, risultano disoccupati il 35% dei maturi e il2 3.7% dei laureati.
Ø
Il di pl oma uni versi tari o reg i stra le mig li ori perf or mance sul mercat o del l avor o a tre anni dal
conseg ui ment o del titol o, g arant endo mag g i or ment e si a dal ri schi o di di soccupazi one si a da
q uell o dell’ occupazi one “ non reg ol are”. I di pl omati uni versi tari svolg ono più f req uent e ment e
lavori continuativi e per i quali vengono pagati i contributi.
Ø
T ra i di pl omati dell a secondari a superi ore l a percent ual e di q uanti svolg ono un’ atti vità
l avor ati va a tre anni dal conseg ui mento del titol o au menta q uant o più spi ccat o è l’ ori ent a ment o
all af or mazi one pr of essi onal e: dal 18 .6% deg li ex li ceali, al 35% dei di pl omati i n i stituti mag i strali,
56.1% di i stituti tecni ci, 66.3% di i stit uti pr of essi onali. Le opport uni tà mig li ori per i l aur eati, a tre
anni dal conseg ui ment o del titol o, si present ano nei g ruppi di i ng eg neri a ( i cui l aur eati trovano
l avor o nel 91 .7 % dei casi), economi co st ati sti co (82 .7%), archi t ett ura ( 81 .5 %); ri sul t ano
deci sa ment e i nf eri ori all a medi a l e percent uali di occupati nel g ruppo medi co (50 .7 %), g i uri di co
(54.5%), geo-biologico (55.1%) e letterario (2
6 .8%).

Mission e Vision della “Scuola”: La sfida dell’educare oggi
Ø
S ol o l a metà dei l aur eati che hanno trovat o l avoro entr o tre anni dall a l aur ea ri sul t a
occupato in professioni adeguate al livello formativo raggiunto.
Ø
La l aur ea si rivel a spesso un i nvesti ment o“ eccessi vo”: è i nf atti un req uisi t o ri chi est o per
l’ atti vità l avorati va svol t a sol o nel 67% dei casi; un t erzo dei l aur eati, sopr att utt o do nne , a tre
anni dal conseg ui ment o del titol o di studi o svolg e un l avoro per il q ual e il titol o di st udi o non
è espressamente richiesto.
Ø
La co mponente fe mmi nile ri sul ta svant ag g i at a ri spett o a q uell a maschil e: si a tra i
di pl omati dell e superi ori si a tra i l aureati a tre anni dal conseg ui ment o del titol o l e donne
pr esent ano più alti tassi di di soccupazi one, sono meno f req uent e ment e i mpeg nat e i n l avori
st ab ili e reg ol ari zzati e i n posi zi oni consone al li vell o f or mati vo rag g i unto, percepi scono
retribuzioni inferiori.
Fonte: ISTAT2 000
•la definizione di disabilità non è universale
Essa infatti cambia a seconda della rilevazione statistica e di chi la
effettua*, spesso si usano in modo impreciso termini come disabile,
handicappato,
invalido,
inabile.
Per esempio, disabilità e invalidità sono due concetti differenti: il
concetto di disabilità fa riferimento alla capacità della persona di
espletare autonomamente (anche se con ausili) le attività quotidiane
fondamentali e si riconduce alla legge 104 del '92; quello di invalidità,
invece, rimanda al diritto di percepire un beneficio economico in
conseguenza di un danno biologico, e fa riferimento alla legge 118 del
'71.
Unire dati provenienti da diverse fonti al fine di fornire una stima
complessiva del numero di disabili significa allora considerare in realtà
persone
individuate
con
parametri
diversi.
L'Istat adotta la definizione di disab ilità proposta dall'Oms nella classificazione
internazionale delle Menomazioni, Disab ilità e Handicap (1980).
Il pu nto focale di tale classificazione è la sequ enza che porta dalla menomazione all'
handicap: la menomazione è il dannob iologico che si riporta a segu ito diu na malattia
(congenita o meno) o diu n incidente; ladisabilitàè l'incapacità a svolgere le normali
attività della vita q
u otidiana a segu ito di menomazione; l'handicapè lo svantaggio sociale
che deriva dau na disab ilità.
C
osì, per esempio,u na persona su sedia a rotelle è sicu ramente disab ile, ma potreb b e
potenzialmente non essere handicappata se al mondo venissero eliminate tu tte le
barriere architettoniche, cosicchénon gli verreb b e preclu so l'accesso ad alcu n settore
della vita sociale.
E
' evidente che, in tale accezione, si pu òcontare il nu mero di disab ili, ma non di
handicappati; la condizione di handicap è prettamente oggettiva e dipende dalle
aspettative di vita ed esigenze delle persona disab ile.
Per meglio comprendere il termine “disabilità”, va premesso che le esigenze
legate ai vari tipi di disabilità sono molto diversificate, in considerazione delle
condizioni individuali, dell’età o di specifici momenti della vita di ciascuno.
Occorre tenere presente che la persona umana non va identificata mai,
esclusivamente o parzialmente, con il suo “problema”. Ciascuna persona è
frutto e sintesi di una storia personale (individuale o familiare), di percorsi
religiosi, filosofici o politici, di esperienze di malattia o disagio sociale. Ciascuna
persona è portatrice di una specifica e peculiare diversità, che coincide con
l’affermare che ciascun individuo è “portatore di cultura”, cioè di uno sguardo
unico e irripetibile sulla realtà. Mettere insieme le “visioni” diverse della realtà e
le percezioni corporee, sensoriali e psichiche di ciascuna persona umana,
probabilmente, può contribuire a costruire un mondo a misura di qualunque
essere vivente, senza discriminazioni e barriere. Pertanto, è importante
conoscere le difficoltà che derivano da una specifica patologia clinica, ma è
altrettanto importante non confondere la persona con la sua invalidità.
Quando la disabilità diviene l’identità principale dell’individuo nel contesto
umano in cui egli vive, lavora e cerca di divertirsi, allora la diversa abilità
diviene handicap, cioè ostacolo frapposto dalla società alla libera fruizione della
realtà e alla creativa espressione del percepito.
Accoglienza viene allora necessariamente a coincidere con Ascolto, cioè la
condizione di stare accanto alla persona con disabilità, senza negare la
difficoltà, ma partendo dalla diversa abilità facilitare l’integrazione sociale e
culturale e non il semplice inserimento. Integrazione è accettazione dell’altro
cosi come egli è, in tutto e per tutto. Inserimento è accettazione dell’altro….. a
condizione che egli si pieghi a tutte le regole del sistema e dimentichi i propri
stili e costumi.
Mentre gli indicatori tradizionali si basano sui tassi di mortalità
della popolazione, l’ICF è focalizzato sulla “vita”: come le persone
vivono le proprie condizioni di salute e in che misura queste
possono essere migliorate, per raggiungere una vita produttiva e
piena di soddisfazioni. Ha, quindi, delle implicazioni sia per quanto
riguarda la pratica medica sia per la legislazione e le politiche
sociali, che dovranno mirare a migliorare l’accesso e la cura, sia
infine per la protezione dei diritti dei singoli individui.
ICF modifica il modo in cui va interpretata la disabilità, che non
viene presentata come il problema di un gruppo minoritario, non
come riferita alle sole persone la cui disabilità è “visibile”, ma
come la non possibilità di alcuni a partecipare attivamente alla
società. Nell’ICF si prendono in considerazione le implicazioni
sociali della disabilità e si definisce un meccanismo per
documentare l’impatto dell’ambiente fisico e sociale sulla capacità
di “funzionamento” della persona.
Concetto di disabilità dall’ ICIDH all’ ICF
La ICIDH (International Classification of Functioning ans Disability – 2) è una
revisione della Classificazione realizzata per la prima volta nel 1980 ed è stata
ufficialmente pubblicata dal WHO-World Health Organisation come ICF
(International Classification of Functioning, Disability and Health ) il 15
novembre 2001, dopo 7 anni di sforzi e di impegno, con la attiva partecipazione
di esperti di 65 paesi. L’ICF è stata accettata il 21 maggio 2001 da 191 paesi,
durante la 54ma Assemblea Mondiale della Sanità hanno accettato la nuova
Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della
Salute (International Classification of Functioning, Disability and Health -ICF
come “standard di valutazione e classificazione di salute e disabilità”.
Lo scopo generale dell’ICF è quello di fornire un linguaggio standard e unificato
che serva da modello di riferimento per la descrizione delle componenti della
salute e degli stati ad essa correlati.)
quale standard internazionale per
classificare il funzionamento, la salute e la disabilità delle persone in tutto il
mondo e rappresenta una sfida alle idee correnti su come viene percepita la
salute e la disabilità.
Il
concetto
fondamentale
dell’ICIDH
è
basato
Menomazione -> Disabilità -> Handicap.
La sequenza descritta è sintetizzata nel seguente schema:
sulla
sequenza:
Concetti base e struttura dell'ICF
A differenza della precedente Classificazione ICIDH, l’ICF non è una classificazione
delle "conseguenze delle malattie" ma delle "componenti della salute". Neil primo tipo di
classificazione l’attenzione viene posta sulle "conseguenze" cioè sull’impatto delle
malattie o di altre condizioni di salute che ne possono derivare mentre nel secondo tipo
si identificano gli elementi costitutivi della salute. In tal senso l’ICF non riguarda solo le
persone con disabilità ma tutte le persone proprio perché fornisce informazioni che
descrivono
il
funzionamento
umano
e
le
sue
restrizioni.
Inoltre, essa utilizza una terminologia più neutrale in cui Funzioni e Strutture Corporee,
Attività e Partecipazione vanno a sostituire i termini di menomazione, disabilità e
handicap.
La sequenza Menomazione -> Disabilità -> Handicap, alla base dell’ICIDH, nella nuova
Classificazione viene superata da un approccio multiprospettico alla classificazione del
funzionamento e la disabilità secondo un processo interattivo ed evolutivo.
La classificazione integra in un approccio di tipo “biopsicosociale” (in cui la
salute viene valutata complessivamente secondo tre dimensioni: biologica,
individuale e sociale) la concezione medica [3] e sociale [4] della disabilità. È in
sostanza il passaggio da un approccio individuale ad uno socio-relazionale
nello
studio
della
disabilità.
La disabilità viene intesa, infatti, come la conseguenza o il risultato di una
complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo, fattori personali
e fattori ambientali che rappresentano le circostanze in egli vive. Ne consegue
che ogni individuo, date le proprie condizioni di salute, può trovarsi in un
ambiente con caratteristiche che possono limitare o restringere le proprie
capacità
funzionali
e
di
partecipazione
sociale.
L’ICF correlando la condizione di salute con l’ambiente promuove un metodo di
misurazione della salute, delle capacità e delle difficoltà nella realizzazione di
attività che permette di individuare gli ostacoli da rimuovere o gli interventi da
effettuare perché l’individuo possa raggiungere il massimo della propria autorealizzazione
Il modello concettuale alla base della Classificazione è presentato
nello schema seguente: Interazioni tra le componenti dell’ICF
C
ondizioni di salute
(disturbo/malattia)
Funzioni e strutture corporee
Attività
Fattori Ambientali
Fattori personali
Partecipazione
L’applicazione universale dell’ICF emerge nella misura in
cui la disabilità non viene considerata un problema di un
gruppo minoritario all’interno di una comunità, ma
un’esperienza che tutti, nell’arco della vita, possono
sperimentare. L’OMS, attraverso l’ICF, propone un
modello di disabilità universale, applicabile a qualsiasi
persona, normodotata o diversamente abile.
L’approccio integrato della classificazione si esprime
tramite l’analisi dettagliata di tutte le dimensioni
esistenziali dell’individuo, poste sullo stesso piano, senza
distinzioni sulle possibili cause.
Il concetto di disabilità preso in considerazione
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità vuole
evidenziare non i deficit e gli handicap che rendono
precarie le condizioni di vita delle persone, ma vuole
essere un concetto inserito in un continuum
multidimensionale. Ognuno di noi può trovarsi in un
contesto ambientale precario e ciò può causare disabilità.
E’ in tale ambito che l’ICF si pone come classificatore
della salute, prendendo in considerazione gli aspetti
sociali della disabilità: se, ad esempio, una persona ha
difficoltà in ambito lavorativo, ha poca importanza se la
causa del suo disagio è di natura fisica, psichica o
sensoriale. Ciò che importa è intervenire sul contesto
sociale costruendo reti di servizi significativi che riducano
la disabilità.
"Non nuocere" è il principio dell'etica, mentre "Non
nuocere all'altro" è il principio della giustizia.
Nel Vangelo di Matteo troviamo stranamente una
modificazione della famosa regola aurea: Non fare
agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te"
diventa "Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto
a te
Sembra che non vi sia differenza, e invece c'è.
Mentre nel non fare agli altri quello che non
vorresti fatto a te il principio è il non nuocere, nel
fare agli altri quello che vorresti fosse a te il
principio è l’aiutare chi soffre, perdonare chi ha
sbagliato, sollevare chi è caduto. L'etica diventa
l'etica del dono, e nella quotidianità questa é la più
necessaria.. .
IMPERIA
DIRITTO-DOVERESCOLASTICO FORMATIVO
Oggi 1351 ragazzi su
6794
pari al 22%
non studiano nélavorano
lo scorso anno erano 803
IMPERIA
DIRITTO-DOVERESCOLASTICO FORMATIVO
20%
Esplet a
Non Esplet a
80%
IMPERIA
DIRITTO-DOVERESCOLASTICO FORMATIVO
24%
Esplet a
Non Esplet a
76%
SAN REMO
DIRITTO-DOVERESCOLASTICO FORMATIVO
18%
Esplet a
Non Esplet a
82%
TOTALEPROVINCE
DIRITTO-DOVERESCOLASTICO FORMATIVO
22%
Esplet a
Non Esplet a
78%
E
XTRACOMUNITARI PERSENTI NELLA
PROVINCIA DI IMPERIA
7%
COMUNITRI
EXTRA
93%
Una riflessione sul modo in cui le politiche assistenziali
intervengono nella formazione della identità individuali e
collettive, così come sulla centralità del rispetto nelle nostre
società sempre più diseguali.
Definire il rispetto come qualcosa che concretamente si vie,
giorno per giorno, nella relazione con l’altro. Ma come
tenere insieme la garanzia dell’eguaglianza e il rispetto per
le differenze di ciascun individuo? La risposta è un welfare
che, abbandonate sia le modalità caritatevoli sia le forme
rigide del controllo, non associ più alla dipendenza uno
stigma negativo e metta in condizioni chi riceve forme di
sostegno sociale di percepirsi come soggetto a pieno titolo,
partecipando alla definizione delle condizioni della propria
dipendenza. (Richard Sennet – Rispetto)
Dal confronto all’incontro
Sostegno: come utilizzarlo “veramente sulla classe”
Immigrati: dall’accoglienza ad un curricolo interculturale
Dispersione: dall’emergenza al successo formativo
E
ccellenze: dalla demotivazione e fuga di cervelli alla valorizzazione
e riconoscimento della creatività e delle competenze
Accordi di Programma …
Accordi di Programma …
Legge-quadro 5 febbraio 1992, n. 104
DM 09 luglio 1992 Istruzione – Sanità – Affari Sociali
Gli Accordi di Programmi provinciali di cui agli art.5 e 13 della
legge quadro sono finalizzati alla programmazione coordinata
delle attività formative, sanitarie, socio-assistenziale, culturali e
sportive da realizzare con gli Istituti di Istruzione secondaria
superiore ed artistica ed in centri di formazione professionale. Gli
accordi sono altresì finalizzati alla collaborazione, alla consulenza
ed alla verifica congiunta dei gruppi di lavoro provinciali, di cui
all’art. 15, comma 3, della Legge quadro (GLIP)
Accordi di Programma …
Sono finalizzati al coordinamento dei servizi scolastici con tutti
quelli territoriali e extrascolastici. Onde facilitare la tempestiva
formulazione delle diagnosi funzionali, dei conseguenti profili
dinamico funzionali e dei successivi piani educativi
individualizzati, al fine di favorire, in concreto, l’effettiva
realizzazione del progetto di integrazione scolastica ed
extrascolastica dei singoli alunni in situazione di handicap, …
GRUPPO DI LAVORO INTERISTITUZIONALE PROVINCIALE
G.L.I.P. –
G.L.C./I. – G.L.I.S.
Il GLIP, costituito ai sensi della L. 194/92, art.15,ha competenza per
esprimere valutazioni tecniche e pareri in ordine alle strategie di
integrazione attivate e da attivare e, in particolare:
- formula proposte al “Provveditore agli Studi” riguardo alle
tematiche relative all’ handicap;
- C
ollabora con gli enti Locali e l’azienda sanitaria locale per la
stipula e la verifica periodica degli accordi di programma;
- Attiva ricerche finalizzate all’ottimizzazione dei rapporti
interistituzionali;
- Predispone attività di studio e ricerca per valutare l’efficacia
dell’integrazione scolastica;
- Offre consulenza alla scuola in merito alla progettazione degli
interventi
Una proposta
“Il patto territoriale per il successo formativo”
IL SUCC
E
SSO FORMATIVO
•
•
•
•
1955: Formare l’intelligenza e il carattere
’70: intelligenza unica
’80: intelligenze multiple
’90: il successo formativo soppianta quello di
apprendimento
C
ONVERGENZE
•
•
•
•
Legge 285 assorbita parzialmente nella 328
Patti territoriali (112/98)
C
ultura Giuridica dei TM
Prevenzione devianza (216/91 e poi 465/94)
Modelli preventivi
PATTO PER IL SUCC
E
SSO FORMATIVO
• C
entralità dello sviluppo sociale, economico e
del diritto di cittadinanza
• La formazione diventa diritto al successo
formativo in una logica di sussidiarietà
OMS
• Il benessere degli adolescenti puòessere
efficacemente raggiunto attraverso il
potenziamento delle capacità, espandendo il
loro accesso alle opportunità, fornendogli
ambienti rassicuranti e supportanti
PER IL FUTURO PROSSIMO
• Un impegno comune per un
• PATTO PER IL SUCC
E
SSO FORMATIVO
Cos’è un patto territoriale,
chi è coinvolto,
quali obiettivi prioritari
Quadro normativo di riferimento Consiglio Europeo di
Vienna 98’…
Accordo di lavoro 96- Patto sociale 98 – …
Decreto Legislativo 112 31 marzo 98’ …
Il Patto Territoriale: strumento giuridico - amministrativo
adeguato: mira alla promozione e al coordinamento delle
politiche di intervento finalizzate alla prevenzione del
disagio, alla lotta alla dispersione, al compimento del diritto
– dovere, alla dispersione in età adulta, al successo
formativo nell’ottica del “Life Long Learning”
Mission e Vision della “Scuola”: La sfida dell’educare oggi
Le scuole diventino luoghi privilegiati di esercizio della tolleranza, del rispetto dei diritti
umani, di pratica della democrazia e di apprendimento della diversità e della ricchezza
delle identità culturali, dell’alterità. (UNESCO - 1994)
L’Istruzione e la formazione e la formazione diventeranno sempre più i principali vettori di
identificazione sociale e di sviluppo personale (E. Cresson C.E. - Libro Bianco 1995)
Lo sviluppo dell’istruzione e della formazione modello di crescita foriero di occupazione (J.
Delors C.E. - Libro Bianco 1994)
Mission e Vision della “Scuola”: La sfida dell’educare oggi
La prosperità delle nazioni, delle regioni, delle imprese e degli individui dipende dalle loro
capacità di navigare nello spazio del sapere. La potenza ormai deriva dalla gestione
ottimale delle conoscenze, siano esse tecniche, scientifiche o appartengano all’ambito
della comunicazione o ancora abbiano a che fare con la relazione “etica” con l’altro. Più i
gruppi umani riescono a costituirsi in “collettivi intelligenti”, in soggetti cognitivi aperti,
capaci di iniziativa, d’immaginazione e di reazione rapida e meglio si garantiscono il
successo in un ambiente circostante altamente competitivo qual è il nostro.
P. Levy, 1986“L’intelligenza collettiva per un’antropologia del cyberspazio - Feltrinelli”
Potenziare l’educazione prescolastica
Innalzare l’obbligo
scolastico e formativo
Valutare la produttività
del sistema scolastico
Strategie globali per promuovere
il successo formativo
Reclutare e
formare adeguatamente
gli insegnanti
Migliorare la qualità
dei processi istituzionali
Creare rete collegamento fra
casa - scuola - comunità locale
Istituto di Teoria e Tecniche
dell'Informazione Giuridica
http://www.ittig.cnr.it/BancheDatiGuide/vipdn/RicercaVipde.php
sito internet di eurlex
Area Tematica:
Integrazione e Disabilità
Sono catalogati in questa area i documenti ed i dati che riguardano:
- le politiche di integrazione sociale in favore delle persone con
disabilità
- gli interventi in favore della integrazione scolastica e lavorativa delle
persone con disabilità
- gli interventi per il superamento delle barriere fisiche e tecnologiche
- le associazioni del volontariato.
http://81.208.28.44/PORTALE/AreaTematica.nsf/vwDescrizioniAreeTe
matiche/Integrazione%20e%20Disabilit%C3%A0?Opendocument
http://www.handylex.org/handylinx/
Contiene gli indirizzi internet di tutti i siti italiani su handicap e disabilità.
“… noi potremo passare accanto a fenomeni mai visti senza
rendercene conto, perché i nostri occhi e le nostre menti
sono abituati a scegliere e a catalogare solo ciò che entra
nelle classificazioni collaudate. Forse un nuovo mondo ci si
apre tutti i giorni, e noi non lo vediamo …
scoprire il nuovo mondo era un’impresa ben difficile, come
tutti abbiamo imparato.
Ma ancora più difficile, era vederlo, capire che era nuovo,
tutto nuovo, diverso da tutto ciò che s’era sempre aspettato
di trovare come nuovo. E la domanda che viene naturale farsi
è: se un nuovo mondo venisse scoperto ora lo sapremo
vedere?
(I. Calvino)
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