...

Intelligenza emotiva. Che cos`è, perché può renderci felici

by user

on
Category: Documents
23

views

Report

Comments

Transcript

Intelligenza emotiva. Che cos`è, perché può renderci felici
NYUGAT-MAGYARORSZÁGI
EGYETEM
“ Epistemologia,
diversabilità e giochi sportivi”
M. Sibilio, N. Carlomagno, G. Raiola, F. Corona
University of Salerno, Italy
University of Naples, Italy
PROGRAMMA DEL CORSO
PARTE I
“ Epistemologia delle attività motorie e sportive
a carattere educativo”
By
Maurizio Sibilio & Nadia Carlomagno
PARTE II
“ Sport e attività motorie educative
per la disabilità”
By
Maurizio Sibilio & Felice Corona
PARTE III
“ Giochi sportivi a carattere educativo”
By
Maurizio Sibilio & Gaetano Raiola
Berzsenyi Dániel Föiskola College
Szombathely – Hungary
“ Epistemologia
delle attività motorie e sportive
a carattere educativo”
PARTE I
Maurizio Sibilio & Nadia Carlomagno
University of Salerno, Italy
University of Naples, Italy
Epistemologia delle attività
motorie e sportive
a carattere educativo
La ricerca in campo educativo, e nello specifico delle scienze motorie e sportive, si
arricchisce dei contributi di diversi settori disciplinari che evidenziano il rapporto tra corpo,
cognizione, movimento ed emozione prospettando nuove modalità di accesso al sapere*.
APPROCCIO
STORICO
Analizza il rapporto tra modelli
sociali e pratica motoria e sportiva,
evidenziando
il
legame
di
reciprocità che ha condizionato le
molteplici attività e discipline ed i
diversi stili di vita nel corso della
storia, contribuendo alla costruzione
della identità dei diversi popoli.
APPROCCIO
FILOSOFICO
Studia le possibilità e i limiti della
conoscenza umana, esaminando il
problema del rapporto tra il
soggetto e
l’oggetto, il suo
comportamento in relazione agli
altri uomini, alle attività motorie e
sportive, alla sua dimensione
corporea e chinestesica.
* Thomas, J.R., Nelson, J.K. & Silverman, S.J. (2005). Research methods in Physical Activity,
USA: Human Kinetics.
APPROCCIO
PSICOPEDAGOGICO
APPROCCIO
NEURO-BIOFISIOLOGICO
Studia le dinamiche interne dell’individuo, i suoi
rapporti con l’ambiente e, nell’analisi dei processi
psichici che intercorrono tra gli stimoli sensoriali e le
relative risposte, attribuisce un valore significativo al
corpo e al movimento. Si occupa della progettazione
della pratica educativa e, riconoscendo il valore
educativo, formativo ed integrativo dello sport,
promuove itinerari didattici a carattere ludico a
partire dalle prime fasi dello sviluppo.
Si caratterizza per lo studio dei processi cognitivi e
comportamentali correlandoli con i meccanismi
anatomo-funzionali
che
ne
sottendono
il
funzionamento. Analizza e chiarisce il rapporto tra
corpo, movimento, emozione e cognizione.
APPROCCIO
STORICO
Il corpo e il movimento hanno rappresentato i primi
strumenti che l’uomo ha utilizzato per la sua
sopravvivenza attraverso pratiche esecutive di tipo naturale.
L’evoluzione ha richiesto forme di movimento e prestazioni
corporee sempre più specialistiche.
Le attività motorie
nell’antichità
• Attività manuali, di caccia e lotta
• Attività istintuali (imitazione, danza, corsa)
• Attività di difesa del territorio
APPROCCIO
STORICO
EGITTO
Azioni di lotta con
finalità addestrative
CRETA
Prime esercitazioni fisiche come
riti religiosi, pratiche magiche,
giochi funebri, riti catartici
GRECIA
Giochi Olimpici 776 A. c:
•
•
•
•
Corsa dello stadio
Doppia corsa, Corsa di fondo
Pentathlon, Pugilato
Lotta
APPROCCIO
STORICO: Grecia
SPARTA
La formazione spartana fu prevalentemente di
carattere militare indirizzata all’acquisizione di
capacità offensive e stili di vita utili funzionali
alla difesa delle istituzioni. Lo Stato
provvedeva direttamente all’addestramento
del cittadino potenziando le sue doti fisiche e
forgiando le sue virtù attraverso un complesso
itinerario formativo caratterizzato da attività
marziali e disseminato di prove atletiche
preparatorie alle azioni di guerra. Il coraggio,
la
robustezza
fisica,
l’obbedienza
incondizionata alle leggi, erano il presupposto
per sviluppare le virtù guerriere ed erano le
parole chiave di una formazione che a partire
dai 7 anni, sottraeva alle famiglie i propri figli
per educarli in strutture pubbliche simili a
caserme che garantivano all’educazione un
carattere quasi interamente militare.
ATENE
L’educazione ateniese, mirando alla
coesione e alla completa integrazione
sociale, non terminava con l’entrata del
giovane nel rango del cittadino soldato, ma
lo accompagnava costantemente nel
percorrere il suo specifico iter educativo.
Ad Atene i maestri stipendiati dai genitori
insegnavano ai piccoli a leggere e a scrivere
i testi della tradizione greca e a danzare alle
feste della polis; al pedotriba spettava il
compito importantissimo di impartire i
rudimenti dei giochi, della lotta e della
competizione sportiva, preparando il
fanciullo ad esibirsi secondo le regole nelle
prove d’atletismo: corsa, lancio del disco e
del giavellotto, salto in lunghezza, lotta e
pugilato, a cui si sarebbe aggiunta dai 18 ai
20 anni l’educazione militare.
APPROCCIO
STORICO: Grecia
SOCRATE
469 a.C. – 399 a.C
Socrate proponeva un modello educativo
finalizzato alla ricerca del “bene”, della verità
assoluta attraverso un percorso di riflessione
interiore. Il focus è centrato sul soggetto in
quanto tale e sul raggiungimento di
un’armonia tra corpo, mente e anima. Le
attività fisiche e i momenti di riflessione
all’aperto consento all’uomo un contatto con
la propria anima e una comprensione della
molteplicità di fenomeni corporei.
PLATONE
427 a.C. – 347 a.C
Nel sistema educativo ateniese le attività
ginniche e ludico-sportive diventavano uno
strumento di educazione della gioventù
ateniese, “Dopo la musica è nella ginnastica
che occorre educare i giovani … anche questa
deve essere scrupolosamente curata e
continuata per tutta la vita … Un
allenamento più accurato, occorre dunque agli
atleti della guerra, che per forza di cose devono
essere vigili come cani, avere vista e udito
quanto mai acuti … Ginnastica semplice e
appropriata quanto mai di tipo bellico”.
APPROCCIO
STORICO: Grecia
ARISTOTELE
384 - 383 a.C.
Riconosceva la funzione formativa dei giochi sportivi ed i loro
effetti benefici sulla salute … “E poiché è evidente che bisogna educare i
ragazzi con le abitudini prima che con la ragione, e nel corpo prima che nella
mente, e chiaro da ciò che si devono affidare i fanciulli agli esercizi ginnastici e
pedotribici, perché di questi gli uni conferiscono una certa qualità alla
costituzione del corpo, gli altri insegnano gli esercizi…Quattro sono
all’incirca le materie con cui si suole impartire l’educazione, la grammatica, la
ginnastica, la musica e la quarta, secondo, e nel corpo prima che nella mente,
e chiaro da ciò che si devono affidare i fanciulli agli esercizi ginnastici e
pedotribici, perché di questi gli uni conferiscono una certa qualità alla
costituzione del corpo, gli altri insegnano gli esercizi”.
APPROCCIO
STORICO
ETRURIA
Attività ricreative negli
anfiteatri
ROMA
Ludi dal carattere
cruento e spettacolare
Corpo e salute nelle
Terme
APPROCCIO
STORICO: Roma
I Gladiatori
Esercizi con la fune
APPROCCIO
STORICO: Medioevo
Nel periodo medievale parallelamente alla
sminuizione del corpo come specchio dell’anima
e involucro da redimere e mortificare, si
diffondono molti giochi cavallereschi.
I giuochi folkloristici del Medioevo sono alla
base di alcuni nostri sport: sembra accertato, ad
esempio, che il tennis derivi dal giuoco della
pallacorda, il football dalla soule e che l’antico
giuoco con la palla e il bastone sia l’antecedente di
una grande varietà di sport attuali, come il
croquet, l’hockey, il golf e il cricket.
APPROCCIO
STORICO – FILOSOFICO:
Umanesimo - Rinascimento
Vittorino da Feltre
(1378-1446)
Michel Eyquem de
Montaigne
(1533-1592)
Nella sua “Casa Giocosa” sottolinea che ogni
Nei suoi “Saggi” critica l’autoritarismo, i
attività deve essere svolta nella massima
castighi corporali, lo studio mnemonico,
libertà, serenità e armonia allo scopo di
proponendo la formazione di una personalità
evitare la pigrizia e la pedanteria. L’esercizio
autonoma attraverso le esperienze dirette
fisico
diventa
(apprendimento attivo). Lo sviluppo armonico
indispensabile e si alternano allo studio le
di tutte le facoltà, infine, richiede insieme ad
esperienze ricreative poiché il gioco è un atto
una “testa ben fatta” l’esercizio fisico e
spontaneo e creativo in cui si manifesta il
un’attività ludica per rafforzare il corpo e il
temperamento del fanciullo.
carattere del futuro gentiluomo.
(palla,
corsa,
lotta)
APPROCCIO
STORICO – FILOSOFICO:
Umanesimo - Rinascimento
John Locke
(1632-1704)
Girolamo
Mercuriale
(1530-1606)
Il filosofo inglese, fu il primo ad affermare
Il filosofo e medico italiano fu tra i primi
il valore educativo delle attività ludiche
studiosi a teorizzare l’uso della ginnastica su
considerando che:
base medica. Nel “De Arte Gymnastica” analizzò
- Il ballo conferisce grazia e disinvoltura nei
scientificamente il rapporto tra educazione
movimenti
fisica e salute, proponendo, nel contempo, una
- La scherma e l’equitazione
storia delle attività fisiche e sportive presente in
- Il cavalcare
tre dei sei volumi del suo testo.
APPROCCIO
STORICO – FILOSOFICO:
Romanticismo
Jean Jaques Rousseau
(1712-1778)
Attraverso una critica severa dell’evoluzione
sociale, riconosce al gioco una funzione
naturalistica, strumento di riequilibrio tra
persona e contesto ambientale. L’attività
ludica, spontanea e libera, è secondo
Rousseau una modalità naturale per scoprire
il
mondo
provando
il
piacere
dell’esplorazione, percorrendo in maniera
originale, un percorso di conoscenza di se
stesso e del mondo. La sua opera più
significativa
l’Emile
è
un
trattato
sull’educazione...
Rousseau
riconosce
nell’educazione
motoria
il
substrato
dell’educazione intellettuale in quanto
consente di stabilire una relazione naturale tra
l’uomo e le cose
Johann Paul Friedrich
Richter (1766-1841)
Allo sviluppo intellettuale e spirituale
dell’uomo è legata l’armonia del corpo. Il
corpo quale corazza e armatura dell’anima va
valorizzato attraverso ogni azione educativa.
In particolare, rispetto alla “… ginnastica del
correre, dei trampoli, dell’arrampicarsi che
tempra e indurisce singole forze e singoli
muscoli, la danza, quale una poesia del corpo,
cura, esercita e pareggia tutti i muscoli. La
musica, inoltre, conferisce, al corpo e allo
spirito contemporaneamente, quell’ ordine
metrico che ne svolge il sublime e coordina
pulsazioni, passi e pensieri. La musica è il
metro di questo poetico movimento, e una
danza invisibile; come la danza, una musica
muta.”
APPROCCIO
PEDAGOGICO
Johann Heinrich
Pestalozzi
(1746 – 1827)
Friedrich Frobel
[1782 – 1852],
La prima forma di conoscenza della realtà e la
Nel gioco si incontrano e si fondono la
percezione delle sue manifestazioni avviene
funzione cognitiva e l'attività creativa del
attraverso i sensi. La dimensione corporea e
bambino.
chinestesica viene considerata la base di ogni
rappresentazioni
apprendimento. La “Gymnastica
intellettuelle”
costituiscono la manifestazione più pura e
può consentire un’armonica relazione tra
spirituale dell’uomo e insieme l’immagine e il
Mente (sviluppo intellettuale), Spirito (sviluppo
modello della complessiva vita umana. Il
morale) e Mano (sviluppo fisico).
giocare procura gioia, libertà, contentezza,
Le
attività
libere
ludiche,
e
quali
spontanee,
tranquillità in sé e fuori di sé, pace con il
mondo.
APPROCCIO
PEDAGOGICO
XX sec.
John Dewey
John Dewey anticipa implicitamente, e in molti
casi esplicitamente, una rivalutazione delle
attività motorie nelle diverse forme di giochi
sportivi e di movimento, in ambito formativo
in quanto “L’impulso del ragazzo a fare si esprime
anzitutto nel gioco, nel movimento, nei gesti,
nell’inventare, poi si determina meglio e cerca sbocco nel
plasmare materiali in forme tangibili e in forme
corporee permanenti…i ragazzi amano semplicemente
fare e osservano attentamente quel che ne verrà fuori”.
(1859– 1952)
La sua ricerca sul gioco come esperienza privilegiata per lo sviluppo delle
abilità sociali e intellettuali, precorre gli studi più recenti sul potenziale
cognitivo delle attività di movimento che “vanno oltre l’opportunità di fornire
espedienti temporanei e piaceri momentanei … più specificamente il giuoco e il lavoro
corrispondono, punto per punto, agli aspetti dello stadio iniziale del sapere che consiste
… nell’imparare il modo in cui fare le cose e dei processi cui si perviene operando”.
APPROCCIO
PEDAGOGICO
XX sec.
Maria Montessori
(1870-1952)
Pedagogista italiana di formazione medica, ha il
merito di aver elaborato il primo metodo organico e
scientificamente fondato di educazione infantile in
Italia, e di aver sentito profondamente il valore
dell’attività autonoma del bambino. L’educazione
dei sensi, attraverso l’utilizzo di materiali
opportunamente scelti e costruiti, è finalizzata alla
naturale espressione delle energie del bambino e alla
costruzione di modelli conoscitivi attraverso l’uso
del corpo e del movimento.
Materiali ed esercizi montessoriani
Gusto e olfatto  Ambiente
Vista  Cilindri, prismi e cubi colorati
Tatto  Tavolette levigate o ruvide, cartoncini, stoffe per lo
sviluppo della motricità fine.
APPROCCIO
PSICOLOGICO
XX sec.
Jean Piaget
(1896-1980)
Psicologo e pedagogista svizzero, considerò
l’intelligenza come la forma più evoluta di
adattamento del bambino all’ambiente la cui
origine risiede nell’azione, conseguenza di
un’ istanza fisiologica, cognitiva o affettiva. Il
gioco di movimento a carattere sportivo è
una naturale evoluzione del “conoscere agendo”.
Le attività ludiche a carattere motorio
consentono di:
 applicare le conoscenze e utilizzare le competenze nell’azione
 favorire le condotte intelligenti
 legare l’esperienza alle sensazioni, di successo o insuccesso negli atti intenzionali,
sforzo ed interesse o fatica e disinteresse
Il gioco sportivo è il passaggio naturale dall’azione come esigenza conoscitiva alla
ricerca e applicazione dinamica degli oggetti della conoscenza.
APPROCCIO
PSICOLOGICO
XX sec.
Lev Semyonovic Vygotskij
(1896-1934)
Psicologo sovietico, ribaltò l’interpretazione
psico – genetica di J. Piaget, sostenendo che
la dimensione sociale e relazionale non si
trova alla fine dello sviluppo ma ne dà avvio.
“Il pensiero stesso nasce non da un altro
Jerome Bruner
(1915)
Psicologo cognitivista statunitense,
considerò la componente affettiva e le
relazioni interpersonali come elementi
fondamentali nello sviluppo del
soggetto, individuando nella specie
una
tendenza
alla
pensiero, ma dalla sfera motivazionale della umana
L’apprendimento
nostra coscienza, che abbraccia i nostri impulsi intersoggettività.
e le nostre motivazioni, i nostri affetti e le comprende l’azione, il simbolo e la
rappresentazione e la centralità del
nostre emozioni. Dietro al pensiero vi è una
soggetto nella costruzione del suo
tendenza affettiva e volitiva”.
sapere.
APPROCCIO
PSICOLOGICO:
Pluralismo cognitivo
XX sec.
Robert Sternberg
(1949)
Psicologo americano
La “Teoria triarchica dell'intelligenza” individua tre forme intellettive:
1.
2.
3.
Intelligenza componenziale: si riferisce ai processi di organizzazione dei dati
percepiti e alla pianificazione delle risposte. Si distingue per la capacità di scomporre,
confrontare, esaminare, scendere nei dettagli, giudicare, valutare, chiedersi e spiegarsi
il perché, spiegare le cause.
Intelligenza esperenziale: riguarda invece la capacità di utilizzare i dati
dell’esperienza in maniera flessibile e creativa. Si esplicita nell'abilità di usare
strumenti, di saper organizzare, attuare progetti concreti, dimostrare come si fa.
Intelligenza contestuale: è inerente alla capacità delle persone di adattarsi
all’ambiente e adottare i giusti atteggiamenti a seconda delle situazioni e dei contesti.
È caratterizzata da intuizione, immaginazione, scoperta, abilità a produrre il nuovo,
dal saper ipotizzare, saper immaginare, saper inventare.
APPROCCIO
PSICOLOGICO:
Pluralismo cognitivo
XX sec.
Considera l’intelligenza come la “capacità di
risolvere problemi o di creare prodotti che abbiano
un valore riconosciuto in uno o più ambienti
culturali diversi”1, una struttura articolata in una
pluralità di formae mentis, cioè di distinte “forme di
intelligenza”, ciascuna delle quali caratterizzata da
specifiche abilità per la soluzione di determinati
Howard Gardner
(1943)
1H.
problemi.
Gardner, Intelligenze multiple, Anabasi, Milano, 1994, p. 12.
Nella sua prospettiva
“l’intelligenza è un potenziale biopsicologico. Se e rispetto a che cosa un individuo
possa essere considerato intelligente, dipende in primo luogo dal suo patrimonio
genetico e dalle sue caratteristiche psicologiche, che a loro volta spaziano dalla
capacità cognitive alle inclinazioni della personalità”1, o attitudini, le quali possono
concretizzarsi o meno in attività significative, in relazione ad un’ampia gamma di
fattori culturali e ambientali.
1H.
Gardner, Intelligenze multiple, Milano, Anabasi, 1994, p. 68
Howard Gardner
e le intelligenze multiple
Non vi sono architetture cognitive generali, bensì architetture cognitive diversificate.
Ciascuna di queste formae mentis opera in maniera “relativamente indipendente dalle
altre” e ha modo di strutturarsi e di emergere solo a contatto con determinati sistemi
simbolico-culturali “nella vita comune queste intelligenze cooperano tipicamente in
modo armonico, e la loro autonomia può quindi risultare invisibile”2
2H.
Gardner, Formae mentis. Saggio sulla pluralità dell’intelligenza, Feltrinelli, Milano, 2005,
p. 29
Howard Gardner
e le intelligenze multiple
Le diverse intelligenze
corrispondono ai diversi modi di
conoscere il mondo … mediante
il linguaggio, l’analisi logicomatematica, la rappresentazione
spaziale, il pensiero musicale,
l’uso del corpo, la comprensione
degli altri individui e di noi
stessi, il ragionamento astratto
per categorie concettuali
universali e il rapporto con
l’ambiente naturale”.
L’elenco non può essere esaustivo, ma lo sforzo di Gardner va nella direzione di
creare le condizioni per una visione pluralistica delle capacità cognitive: si
potrà così scoprire che ci sono altre intelligenze e persino sotto-intelligenze,
dunque, qualsiasi cifra per descrivere la varietà di intelligenze è arbitraria, in
quanto non esiste un numero magico che possa denotare la molteplicità dei
talenti umani.
APPROCCIO
PSICOLOGICO:
Pluralismo cognitivo
XX sec.
Daniel Goleman
(1946)
Psicologo americano
1D.
L’intelligenza emotiva è:
-“la capacità di motivare se stessi e di persistere nel
perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni; di
controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione;
di modulare i propri stati d’animo evitando che la
sofferenza ci impedisca di pensare; e, ancora, la
capacità di essere empatici e di sperare”1.
- E' una miscela equilibrata di motivazione, empatia,
logica e autocontrollo, che consente, imparando a
comprendere i propri sentimenti e quelli degli altri,
di sviluppare una grande capacità di adattamento e
di convogliare opportunamente le proprie emozioni,
in modo da sfruttare i lati positivi di ogni situazione.
Goleman, Intelligenza emotiva. Che cos’è, perché può renderci felici, Rizzoli,
Milano,1996, p. 69.
Le abilità emotive
Consapevolezza emotiva
Controllo emotivo,
autoregolazione delle emozioni
Empatia e
mimetismo
motorio
Sviluppare una buona
intelligenza emotiva
significa, essere in
possesso delle seguenti
abilità:
La gestione efficace
delle relazioni
interpersonali
La capacità
di motivare se
stessi
Le abilità emotive
Consapevolezza emotiva:
consiste nella capacità di riconoscere le proprie
emozioni nel momento in cui hanno inizio, attraverso
la comprensione di quei meccanismi fisiologici,
improvvisi e innati che si verificano in presenza di uno
stimolo emotigeno.
In genere sostiene lo studioso, “Gli psicologi usano il termine piuttosto pomposo di
metacognizione per riferirsi a una consapevolezza dei processi di pensiero, e quello
di metaemozione per indicare la consapevolezza delle proprie emozioni. Io preferisco
parlare di autoconsapevolezza, per indicare la continua attenzione ai propri stati
interiori”.
D. Goleman, Intelligenza emotiva. Che cos’è, perché può renderci felici, Milano, Rizzoli, 1996, p. 78.
Controllo emotivo, autoregolazione delle emozioni:
si riferisce ad un processo di controllo delle emozioni negative
e di rafforzamento di quelle positive attraverso, ad esempio,
tecniche di respirazione profonda e di rilassamento muscolare.
Le abilità emotive
La capacità di motivare se stessi:
insieme al buon umore può aumentare la capacità di pensare in modo
flessibile, aperto e libero. Il buon umore può avere effetti positivi
sull’apprendimento di nuove nozioni e sul consolidamento di quelle già
apprese: L’umore positivo non solo spinge le persone a risolvere meglio
problemi che richiedono creatività e flessibilità, che risultino loro
attraenti e stimolanti rispetto ai compiti noiosi, ma favorisce, l’insorgere
di una motivazione intrinseca, cioè l’interesse per l’attività in sé.
Cfr., D. Goleman, Intelligenza emotiva. Che cos’è, perché può renderci
felici, Rizzoli, Milano, 1996, pp. 104-116
Le abilità emotive
Empatia e mimetismo motorio:
intesa come la capacità di mettersi nei panni dell’altro e di riconoscere
esteriormente i suoi stati emotivi. È la diretta conseguenza della prima abilità
emotiva: solo chi è consapevole delle proprie emozioni può essere favorito
nella comprensione di quelle altrui. Le radici dell’empatia pare siano da
ricercare nel fenomeno del “mimetismo motorio”, e cioè da una sorta di
imitazione fisica della sofferenza o della gioia provata dall’altro: Il possesso
di mature capacità empatiche costituisce un fattore importante nello sviluppo
sia per il bambino che per l’adulto, per la sua frequente tendenza ad
alimentare comportamenti prosociali che agevolano le relazione con gli altri.
Cfr., D. Goleman, Intelligenza emotiva. Che cos’è, perché può renderci felici, Rizzoli, Milano, 1996, pp. 124127.
Le abilità emotive
La gestione efficace delle relazioni interpersonali:
conosciuta anche come “arte sociale”, consiste nella
capacità di gestire efficacemente i conflitti, nel rimuovere gli ostacoli che
impediscono un contatto armonico con gli altri nei rapporti interpersonali,
nelle relazioni amicali, nel settore scolastico – educativo.
Quest’arte raffinata delle relazioni e la possibilità per chi ne è in possesso di
essere un buon negoziatore, di leggere e conciliare i sentimenti altrui, è
possibile solo se si è in possesso di altre due precedenti abilità: l’autocontrollo
e l’empatia. Un’abilità questa che consente di agire in armonia con i propri
sentimenti e i propri valori più profondi.
“Il mio consiglio è di prestare una maggiore attenzione alla competenza sociale ed
emozionale nostra e dei nostri figli, e di coltivare con grande impegno queste abilità
del cuore … Tutto questo suggerisce la necessità di insegnare ai bambini quello che
potremmo definire l’alfabeto emozionale – le capacità fondamentali del cuore …
introducendo programmi di alfabetizzazione emozionale che insegnino ai bambini le
capacità interpersonali essenziali”1.
1D.
Goleman, Intelligenza emotiva. Che cos’è, perché può renderci felici, Rizzoli, Milano, 1996, pp. 7-8.
APPROCCIO
PSICOLOGICO:
Pluralismo cognitivo
XX sec.
Edward De Bono
(1933)
Psicologo americano
L’invito di De Bono è quello di utilizzare “Il pensiero
laterale", ovvero il pensiero che tiene conto della
molteplicità di punti di vista da cui si può considerare un
problema stesso piuttosto che risolverlo esclusivamente in
chiave logica. Mentre il pensiero verticale è guidato dalla
logica, il pensiero laterale "si serve" anche della logica (a
volte procedendo a ritroso da una conclusione finale
intuita). La metafora dei sei cappelli dimostra la vasta
gamma dei possibili aspetti del pensiero e costituisce un
metodo significativo per la comprensione e l’organizzazione
dei diversi tipi di pensiero per prendere decisioni efficaci e
appropriate, di volta in volta, sfruttando appieno anche gli
aspetti più ottimisti e creativi del pensiero.
APPROCCIO
PSICOLOGICO
XX sec.
David Ausubel
(1918)
Il
Post-cognitivismo
considera
l’apprendimento e la cognizione come un
prodotto del contesto sociale e della cultura
e sposta la sua indagine dallo studio dei
meccanismi neurobiologici e dei meccanismi
di funzionamento della mente alla relazione
tra meccanismi del pensiero e della
cognizione ed elementi socio-culturali,
spazio-temporali.
Il caposaldo della teoria di Ausubel è la nozione di apprendimento
significativo, contrapposta a quello di apprendimento meccanico. Per
imparare in modo significativo, gli individui devono poter collegare la nuova
informazione a concetti e proposizioni rilevanti già posseduti. La conoscenza
avviene mediante elaborazione del significato: l'allievo attribuisce al materiale
di apprendimento un significato psicologico, cioè suo personale.
Nell'apprendimento meccanico, invece, il contenuto è già definito nel suo
significato e l'allievo deve solamente imprimerselo nella mente.
APPROCCIO
PSICOLOGICO
Il suo attuale lavoro di ricerca
riguarda studi sulle idee degli
studenti
in
merito
all'apprendimento
e
alla
epistemologia, sui metodi per
l'applicazione di idee e
strumenti educativi come le
mappe concettuali.
XX sec.
Joseph D. Novak
L’approccio “reticolare” di Novak ha sottolineato costantemente l’importanza
dell’interazione tra pensiero (cognizione), sentimenti (emozioni) e azioni (motorie
e psicomotorie) “Un’educazione vincente non deve concentrarsi esclusivamente
sui fattori cognitivi, ma considerare anche i sentimenti e le azioni individuali.
Vanno prese in considerazione tre forme di apprendimento: l’acquisizione delle
conoscenze (apprendimento cognitivo), il mutamento di emozioni o sentimenti
(apprendimento emotivo) e il miglioramento nelle attività fisiche o motorie o
nelle prestazioni (apprendimento psicomotorio)”.
I modelli costruttivisti
XX sec.
Il contributo della Teoria della Complessità
per la costruzione di una cornice
epistemologica delle scienze motorie e
sportive
Muove da una vasta indagine sul rapporto tra natura-cultura
e dall’idea che ogni sistema vivente si presenta come “Unitas
Multiplex”1, omogeneo nel suo essere Tutto ed eterogeneo
per le molteplici parti che lo compongono. Allo stesso modo
la cultura, quale sistema generatore di un’alta complessità,
risulta indispensabile per la stessa evoluzione biologica.
L'organizzazione nasce dalla differenza tra le parti,
complementari, specializzate ed è per questo che “Il metodo
Edgar Morin,
Sociologo e Filosofo
Francese
(1921)
1 E.
della complessità ci richiede di pensare senza mai chiudere i
concetti, di spezzare le sfere chiuse, di ristabilire le articolazioni
tra ciò che è disgiunto, di sforzarci di comprendere la
multidimensionalità, di pensare con la singolarità, con la
località, con la temporalità, di non dimenticare mai le totalità
integratici”2.
Morin, Il metodo. La natura della natura, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2001, p. 119.
E. Morin, Le vie della complessità, in G. Bocchi, M. Ceruti [a cura di], La sfida della complessità, Feltrinelli,
Milano, 1988, pp. 58-60.
2
APPROCCIO
PSICOLOGICO
XX sec.
La comunicazione è qualsiasi comportamento
che avviene in presenza di un’altra persona. Non
occorre né intenzione né consapevolezza perciò,
in ogni sistema di interazione tra presenti,
è impossibile non comunicare.
Paul Watzlawick
Psicologo austriaco
(1921-2007)
“l’intero comportamento in una situazione di interazione ha valore di messaggio,
vale a dire è comunicazione, ne consegue che comunque ci si sforzi non si può
non comunicare”
P. Watzlawick, J.H. Beavin, D.D. Jackson, Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi,
delle patologie e dei paradossi, Astrolabio, Roma, 1971, p. 41.
APPROCCIO
PSICOLOGICO
XX sec.
Michael Argyle
Docente di
Psicologia Sociale
1925-2002
Nella sua opera fornisce una rassegna generale dei fenomeni della comunicazione e
del loro significato, soffermandosi sugli aspetti non linguistici della comunicazione,,
mettendo in evidenza come i componenti non verbali del messaggio rivestano
addirittura un’importanza maggiore del contenuto verbale nel determinare il
significato del messaggio totale
“il linguaggio è notevolmente dipendente e strettamente intrecciato alla comunicazione non verbale e
vi sono molte cose che non si possono esprimere a parole … l’uso corretto della comunicazione non
verbale è una parte essenziale della capacità sociale e di specifiche competenze sociali”1
1 M.
Argyle, Il corpo e il suo linguaggio. Studio sulla comunicazione non verbale, Zanichelli, Bologna, 1992, p. 2.
XX sec.
LA FENOMENOLOGIA
Maurice Merleau
Ponty
Filosofo francese
1908-1961
Analizzando l’esperienza della
percezione, giunge alla conclusione
che il corpo non è solo una cosa,
un potenziale oggetto di studio, ma
è anche il presupposto essenziale
dell’esperienza, in quanto è
attraverso esso che si realizzano gli
scambi con il mondo e l’esperienza
della percezione.
Egli suggerisce di guardare al corpo “non più come oggetto del
mondo, ma come mezzo della nostra comunicazione con esso, al
mondo non più come somma di oggetti determinati, ma come
orizzonte latente della nostra esperienza, continuamente presente,
anch’esso, prima di ogni pensiero determinante”.
1 M.
Merleau Ponty, Fenomenologia della percezione, Milano, Rizzoli, 2003, p. 214
XX sec.
LA FENOMENOLOGIA
Maurice Merleau
Ponty
Filosofo francese
1908-1961
1 M.
La consapevolezza di avere un corpo
risiede in uno schema che si organizza a
partire dalla cooperazione di olfatto, tatto e
udito per poi arricchirsi di tutti gli stimoli
che arrivano dall’esterno, questo schema è
noto come schema corporeo che
nell’analisi di Merleau Ponty è “una
maniera di dire che il mio corpo è al
mondo … il mio corpo può essere una
«forma» e dinnanzi a esso possono esservi
figure privilegiate su sfondi indifferenti,
proprio perché è polarizzato dai suoi
compiti, esiste verso di essi e si raccoglie su
se stesso per conseguire il suo scopo”.
Merleau Ponty, Fenomenologia della percezione, Milano, Rizzoli, 2003, p. 154
Il contributo delle Neuroscienze alla
costruzione della cornice epistemologica delle
attività motorie e sportive
APPROCCIO
NEURO-BIOFISIOLOGICO
XX – XXI sec.
Edoardo Boncinelli
(1941)
genetista e biologo
molecolare
Gli studi di Edoardo Boncinelli, dallo sviluppo
embrionale al problema della mente e dell’anima,
riconoscono l’importanza delle neuroscienze alla
comprensione dell’uomo:
“Il cervello, la mente, la psiche con tutta la coorte di
inclinazioni delle preferenze e delle avversioni, sono
argomenti di particolare interesse … Fino a qualche
tempo fa se ne poteva parlare solo in maniera letteraria
o filosofica. Da una trentina d’anni se ne può parlare
con cognizione di causa e basandosi su una consistente
base scientifica … c’è stata in questo periodo
l’esplosione delle cosiddette neuroscienze, e più
precisamente delle cosiddette neuroscienze cognitive”.
E. Boncinelli, La scienza della mente, In: M. Maldonato, L’universo della mente (a cura di ), Milano,
Meltemi Editore, 2008, p. 45.
APPROCCIO
NEURO-BIOFISIOLOGICO
XX – XXI sec.
TECNICHE PER LA VISUALIZZAZIONE
DELL’ ATTIVITÀ CEREBRALE
• La Tomografia ad Emissione di Positroni (PET)
• Tomografia Assiale Computerizzata (TAC)
• Risonanza Magnetica nucleare e funzionale (RMN e fMRI)
sono tecniche che permettono di guardare dentro la testa di un essere umano
vivo e vegeto, generalmente sano che sta seguendo un compito. Si tratta di un
notevole passo avanti rispetto al passato quando ci si doveva invariabilmente
basare sull’osservazione dei deficit cognitivi o comportamentali di individui
portatori di lesioni cerebrali più o meno gravi la cui entità doveva essere stabilita
con precisione mediante specifiche analisi anatomiche post mortem”.
E. Boncinelli, La scienza della mente, In: M. Maldonato, L’universo della mente (a cura di ), Milano,
Meltemi Editore, 2008, p. 46.
APPROCCIO
NEURO-BIOFISIOLOGICO
XX – XXI sec.
L’Apprendimento consiste
nell’acquisire conoscenze
relative al mondo che ci
circonda e coinvolge il
rafforzamento delle
connessioni sinaptiche tra i
neuroni
… APPRENDIMENTO
“Ciascuno
di noi, nessuno escluso, nella propria
corteccia ha un milione di miliardo di connessioni che
sono la sua mente e che racchiudono la sua personalità,
l’insieme dei suoi ricordi e delle sue inclinazioni.
Secondo molti neurobiologici quello che ciascuno di noi
è in questo momento si identifica con l’architettura
delle diverse disposizioni del suo milione di miliardi di
sinapsi, un po’ diverso da quello che era ieri e un pò
diverso da quello che verosimilmente sarà domani.
Oggi abbiamo fatto esperienza, abbiamo visto cose e
conosciute persone che avranno certamente lasciato una
traccia in noi, cioè nell’assetto complessivo delle nostre
sinapsi”
E. Boncinelli, La scienza della mente, In: M. Maldonato, L’universo della mente (a cura di ), Milano,
Meltemi Editore, 2008, pp. 51-52.
APPROCCIO
NEURO-BIOFISIOLOGICO
… APPRENDIMENTO E MEMORIA
XX – XXI sec.
Il principale fattore ambientale capace di modificare il comportamento dell’uomo è
l’apprendimento, che consiste nell’acquisire conoscenze relative al mondo che ci
circonda, e la memoria è la facoltà di trattenere o custodire queste conoscenze “…
la memoria permette di mantenere una traccia degli eventi passati, l’apprendimento
permette di trarre da questi eventi e dalla loro traccia una lezione progressiva, necessaria
per affrontare il mondo e la vita stessa …”.
L’apprendimento coinvolge il rafforzamento delle connessioni sinaptiche tra i
neuroni mentre la memoria è una “… modificazione metastabile dell’assetto interno di
un sistema … Di un sistema…che ogni volta abbia a disposizione un solo tipo di risposta
alle stimolazioni ambientali non si può dire che abbia memoria; l’esistenza di una
memoria può essere dedotta solo dalla constatazione che di volta in volta il sistema adotta,
sulla scorta di eventi precedenti, un comportamento piuttosto che un altro …” .
E. Boncinelli, Il cervello, la mente e l’anima. Le straordinarie scoperte sull’intelligenza umana, Milano, Mondadori,
2000, p. 179.
LE NEUROSCIENZE, un complesso di
discipline che studiano il cervello e il sistema
nervoso degli esseri viventi dal punto di vista
chimico, genetico, molecolare, hanno evidenziato
la ricchezza e la straordinarietà della natura
umana, attraverso la spiegazione dei meccanismi
cognitivi:
La plasticità cerebrale
Sprouting
Darwinismo neurale
Caratteriste e funzioni
della memoria
Rivalutazione del rapporto tra
corpo- movimento. emozione e
cognizione.
L’utilizzo di tecniche sempre più sofisticate ma meno invasive
(PET ed FMRI) che hanno consentito l’imaging funzionale (cioè
di osservare il cervello in attività, in vivo), è stato dimostrata
l’importanza fondamentale dei sistemi percettivi e motori nella
formazione di strutture da cui scaturiscono le “funzioni globali”,
cioè quelle attività che danno origine alla categorizzazione, alla
memoria, all’apprendimento e a tutti quei comportamenti che
consentono l’adattamento e la sopravvivenza
LA PLASTICITÀ CEREBRALE
Alla nascita il cervello è l’organo meno
differenziato, “…il tipo di connessioni
che vengono stabilite nel corso dello
sviluppo prenatale, sulla base di
processi di riconoscimento cellulare, si
avvicina solo per approssimazione a
quello definitivo”
E.R. Kandel, J.H. Schwartz, T.M. Jessel, Principi
di neuroscienze, a cura di Virgilio Perri, Giuseppe
Spidalieri, CEA, Milano, 1994, p. 967.
SPROUTING
Alla nascita vi è un eccesso di neuroni
geneticamente programmato, il cosiddetto
“sprouting” (germogliamento). Tale
processo permette la formazione della
rete delle connessioni neurali grazie
soprattutto alle interazioni con il mondo
esterno; infatti, solo una piccola parte
delle connessioni che si vanno a formare
è determinata dai geni, mentre la gran
parte delle connessioni si forma a partire
dalle esperienze, che vanno a plasmare le
strutture del nostro cervello; per cui in
assenza di esperienze si può verificare il
fenomeno della morte cellulare
“Il fenomeno dello sprouting è
particolarmente significativo nei primi
anni di vita e consiste in un processo
di ‘germogliamento’ della connettività
sinaptica e, nello stesso tempo, di
‘sfrodamento’ delle connessioni
neurali in rapporto all’incidenza delle
stimolazioni ambientali sulla
formazione della mente individuale”
Durante questo periodo di ricchezza pare che ci sia un’intensa
competizione fra le cellule, nel modo tradizionale darwiniano, nella
quale prevarrebbero le fibre nervose più adatte o appropriate
all’organismo che porterebbero alla formazione di aree funzionali
specifiche e, quelle più efficaci nel formare connessioni resistenti e
appropriate, hanno le maggiori probabilità di sopravvivere.
L’influenza dell’ambiente sulle strutture
cerebrali e sul comportamento varia con
l’età ma, in generale, incide in modo più
profondo nelle prime fasi dello sviluppo
piuttosto che in età adulta, in particolare
nei periodi critici, che non hanno limiti
temporali netti, ma durante i quali la
predisposizione
dell’individuo
ad
apprendere si incrementa perché il
cervello è maggiormente sensibile alle
stimolazioni esterne
APPROCCIO
NEURO-BIOFISIOLOGICO
XX – XXI sec.
Joseph LeDoux
Professore di
Psicologia e
Neurobiologia
New York University
(1949)
Gli studi di Joseph LeDoux finalizzati all’analisi dei meccanismi
emotivi, partono dall’idea dell’esistenza di sistemi complessi ed
interconnessi responsabili dei fenomeni emotivi, in primis, il sistema
limbico e l’amigdala che, situata nel lobo temporale, costituisce un punto di raccordo tra il
sistema nervoso centrale e quello periferico, il punto di raccolta della molteplicità di stimoli
percettivi che provengono dall’ambiente esterno e la memoria emotiva di ogni essere vivente.
Che cosa succede quando proviamo un’emozione ?
1. Gli input sensoriali, attraverso i nostri canali sensoriali (vista, udito) vengono trasmessi ad
una ‘stazione di smistamento nervoso’ rappresentata dal talamo sensoriale
2. La fase successiva, vede il ruolo centrale dell’amigdala, che effettua una valutazione rapida e
grossolana e della corteccia orbito - frontale che analizza la natura dello stimolo, lo confronta
con esperienze passate ed invia le giuste risposte all’amigdala.
APPROCCIO
NEURO-BIOFISIOLOGICO
Il processo di riconoscimento e valutazione dello stimolo
emotigeno avviene attraverso due percorsi anatomici distinti:
XX – XXI sec.
1. Via Talamica (Via Bassa)  offre informazioni sommarie ed essenziali allo stimolo, in
modo veloce e tempestivo e consente all’organismo una risposta immediata seppure poco
differenziata;
2. Via Corticale (Via Alta)  che prevede l’invio di informazioni analitiche che forniscono
maggiori dettagli sulla struttura percettiva e semantica dello stimolo1. La presenza di questa
duplice via, e in particolare via ‘bassa’ ci consente di comprendere come anche componenti
‘superficiali’ delle informazioni siano in grado di attivare i circuiti emotivi dell’amigdala …, e
input sensoriali ‘precognitivi’, (cioè quelli elaborati superficialmente) siano sufficienti a dare
avvio ad una prima analisi ‘affettiva’, ma solo una conoscenza più dettagliata delle proprietà
dello stimolo consente la valutazione del significato affettivo complessivo dello stesso.
1 Cfr.,
J. Le Doux, Il cervello emotivo, Baldini Castoldi Dalai, Milano, 2003, pp. 170-171.
CORTECCIA SENSORIALE
Via Alta
Corticale-lenta
TALAMO
SENSORIALE
STIMOLO
EMOTIVO
Via Bassa -Talamicaveloce
AMIGADLA
RISPOSTE
EMOTIVE
J. LeDoux, Il cervello emotivo, Baldini Castoldi Dalai, Milano, 2003, p. 170.
APPROCCIO
NEURO-BIOFISIOLOGICO
XX – XXI sec.
Quando gli input deboli e forti verso una
cellula sono attivi nello stesso momento, la
via debole risulta potenziata grazie alla sua
associazione con la via forte.
Lo psicologo canadese Donald Hebb
attraverso l’elaborazione della teoria
“Scarica e connetti” ha sottolineato
l’importanza della presenza di stimoli
forti capaci di trascinare quelli deboli e
consentire
il
perdurare
delle
informazioni nella memoria a lungo
termine.
La connessione tra la cellula W e
la cellula A è debole anche se A
riceve stimoli da S. Se W ed S stimolano
contemporaneamente A, la via debole A-W
risulterà potenziata.
LeDoux J. “Il sé sinaptico” Raffaello
Cortina Editore Milano 2002 pag.190
A
W
S
APPROCCIO
NEURO-BIOFISIOLOGICO
XX – XXI sec.
Antonio Damasio
Professore di Neurologia
Gli studi di Damasio, a partire dall’analisi e
dall’osservazione di casi clinici, muovono
dall’idea che non esiste un pensiero puro e
razionale non influenzato da emozioni e
sentimenti. Il grave limite della tradizione
filosofica è stato quello di aver contribuito ad
una separazione netta tra mente e corpo,
ignorando il significativo rapporto dell’uomo
con l’ambiente: “una piena comprensione della
mente umana richiede una prospettiva integrata: la
mente non solo deve muovere da un «cogito» non
fisico al regno dei tessuti biologici, ma deve anche
essere correlata con un organismo intero, in
possesso di un cervello e di un corpo integrati e in
piena interazione con un ambiente fisico e sociale”1.
Lisbona(1944)
1
A. Damasio, L’errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano, Adelphi, Milano, 1995, p. 341.
APPROCCIO
NEURO-BIOFISIOLOGICO
Emozioni, sentimenti e
coscienza del sentimento
La distinzione tra emozioni e sentimenti non è di tipo qualitativo,
piuttosto è legata alla consapevolezza dell’esistenza di una diversa
manifestazione corporea dei due fenomeni:
• Emozioni: stati affettivi reattivi, acuti e responsabili della nostra sopravvivenza, con
manifestazioni esterne, pubbliche, osservabili e spesso condivise;
• Sentimenti: stati affettivi privati, intimi, personali. Il termine stesso viene riservato “per
l’esperienza mentale, privata di un’emozione … non è perciò possibile osservare un sentimento
in un’altra persona … allo stesso modo nessuno può osservare i nostri sentimenti” 1.
XX – XXI sec.
Damasio analizza una situazione tipo: le scottature.
1A.
Damasio, Emozione e coscienza, Adelphi,
Milano, 1999, p. 52.
1. Il dolore che proviamo nasce da una disfunzione che si verifica a livello corporeo: la
distruzione delle cellule del tessuto epiteliale determina il rilascio di sostanze chimiche,
l’attivazione di neuroni del sistema nervoso, la creazione di “una mappa dei segnali”che
quando compaiono nelle aree del talamo, del tronco encefalico e della corteccia cerebrale,
generano la sensazione del dolore.
2. Dall’emozione immediata si passa al sentimento, alla consapevolezza dell’evento
emotigeno o stato dolorifico.
3. La coscienza del sentimento chiama in causa la coscienza, “… poiché è soltanto con
l’avvento di un senso del sé che l’individuo viene a conoscenza dei sentimenti che ha”.
APPROCCIO
NEURO-BIOFISIOLOGICO
La Teoria del
Marcatore Somatico
Gli esiti delle esperienze passate, delle quali riconosciamo analogie
con quelle presenti, guidano in maniera incosciente le azioni
dell’uomo. La nostra mente prende in considerazione il peso emotivo che deriva dalle nostre
precedenti esperienze, fornendoci una risposta sotto forma di sensazione viscerale.
Damasio fa l’esempio di un bambino aggredito da un cane:
1. La vista del cane (canali sensoriali) determina un’attivazione fisica (batticuore, sudorazione)
2. Il segnale somatico di paura legato all’idea del cane e alle reazioni emotive vissute
fisicamente viene conservato dall’amigdala responsabile delle stesse reazioni fisiologiche
anche a distanza di tempo.
3. Nella corteccia si crea una “mappa somato-sensoriale”, uno schema delle sensazioni provate
in risposta allo stimolo emotigeno
XX – XXI sec.
Il marcatore somatico , ossia il riattivarsi delle mappe somato-sensoriali, che determinano il
ripresentarsi della sensazioni vissute in precedenza anche a livello fisico, ci avverte sulla natura
favorevole oppure no dello stimolo e può aiutarci, sostiene Damasio, nel prendere una
decisione.
[
A. R. Damasio, Emozione e coscienza, Adelphi, Milano, 2000, pp. 243-245.
APPROCCIO
NEURO-BIOFISIOLOGICO
XX – XXI sec.
Giacomo Rizzolatti
Neuroscienziato italiano
I suoi studi sulle basi biologiche
dell’azione e, in particolare, la sua
scoperta dei neuroni specchio (mirror
neurons), hanno rivoluzionato negli
ultimi anni il panorama delle
neuroscienze cognitive
“Il sistema dei neuroni a specchio dell’uomo … codifica atti motori transitori e
intransitivi; è in grado di selezionare sia il tipo d’atto sia la sequenza dei movimenti
che lo compongono; infine, non necessita di un’effettiva interazione con oggetti,
attivandosi anche quando l’azione è semplicemente mimata”1.
Il neurone dell'osservatore “rispecchia” quindi il comportamento dell'osservato,
come se stesse compiendo l'azione egli stesso. Questo sistema, che si attiva quando
agiamo e quando percepiamo il comportamento altrui, può spiegare come
“empatizziamo” e comunichiamo con gli altri e come apprendiamo per imitazione i
comportamenti che osserviamo.
1 G.
Rizzolatti, C. Sinigaglia, So quel che fai. Il cervello che agisce e i neuroni specchio, Raffaello
Cortina Editore, Milano, 2006, p. 121.
APPROCCIO
NEURO-BIOFISIOLOGICO
XX – XXI sec.
Alain Berthoz
Il movimento costituisce lo strumento che più si
avvicina a un ‘sesto senso’. Nel cervello, infatti, è
insita la capacità di anticipare ciò che sta per
accadere nello spazio che ci circonda “la percezione
non è solamente un’interpretazione dei messaggi
sensoriali: essa è condizionata dall’azione, è una sua
simulazione interna, è giudizio, è anticipazione delle
conseguenze dell’azione”1.
1A. Berthoz, Il senso del movimento, McGraw-Hill,
Milano, 1998, p XII.
Ingegnere, psicologo e
neurofisiologo francese
(1934)
Prima di muoversi e di compiere un’azione, il cervello calcola la posizione del
proprio corpo, compie operazioni di relazione con lo spazio intorno e si
confronta con le circostanze, dimostrandosi molto più simile ad un simulatore che
ad un calcolatore, che utilizza i movimenti di un corpo nello spazio per elaborare
un modello stabile della realtà, in equilibrio tra i sensi e i pensieri, cioè quei
software che noi usiamo per dare una spiegazione alle sensazioni.
Fly UP