...

Diapositiva 1

by user

on
Category: Documents
14

views

Report

Comments

Transcript

Diapositiva 1
Settore di Protezione Civile della Regione Calabria
Strategie di Pianificazione
di protezione civile in Calabria
“Sicurezza sul Lavoro e Protezione Civile” Catanzaro - 21 aprile 2015
Pianificazione per il rischio sismico
in Calabria, di rilevanza nazionale
in sinergia con:







Dipartimento Nazionale della Protezione Civile
I.N.G.V.
Prefetture – U.T.G. e Comando Prov. VV.F.
Sistema di Protezione Civile
A.N.C.I.
Regione Calabria (A.B.R., LL.PP., Sanità)
Il Modello integrato Territoriale dei Comuni
(C.C.S., C.O.M., C.O.C. e C.O.I.)
LA CALABRIA COME LABORATORIO
Il D.P.C. ha deciso di investire in
Calabria poiché questa regione presenta più
criticità, sia sotto il profilo della pericolosità
sismica (insieme alla Sicilia), sia per
conformazione territoriale, per criticità delle
vie di comunicazione, patrimonio edilizio,
ecc.

Il “Modello Calabria” è stato esportato, in
altre regioni d’Italia.

E’ in corso la redazione di Linee Guida
Regionali per la pianificazione di emergenza
regionale, provinciale e comunale.

NORMATIVA DI RIFERIMENTO
L. 225/92 (art. 4)
“… predispone i programmi nazionali di soccorso e piani per l'attuazione delle conseguenti misure
di emergenza”
“… Il Sindaco è Autorità locale di protezione civile”
D.Lgs. 112/98 (art. 107)
“… predisposizione, d’intesa con le regioni e gli enti locali interessati, dei piani di emergenza in
caso di eventi calamitosi”
L. 401/2001 (art. 5)
“…. predisposizione dei programmi nazionali di soccorso e i piani per l’attuazione delle
conseguenti misure di emergenza d’intesa con le Regioni e gli Enti Locali”
“… esercitazioni”
“… gli interventi e la struttura organizzativa necessari per fronteggiare gli eventi calamitosi”
Riforma al Titolo V della Costituzione (Legge Costituzionale n.3 del 2001)
La Protezione civile diviene materia concorrente (ruolo delle Regioni)
D.L. 195/2009 convertito in L.26/2010
“… livelli minimi dell’organizzazione delle strutture territoriali e degli enti cui spetta il
governo, e la gestione del sistema di allertamento nazionale e il coordinamento”
NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 3 dicembre 2008
“… Indirizzi per l’attivazione e l’intervento in emergenza, in forma coordinata, del Servizio
nazionale di Protezione Civile e definizione del modello organizzativo d’intervento per
la gestione dell’emergenza ai differenti livelli di competenza territoriale”
L. 100 del 12 luglio 2012 – Conversione in legge, con modificazioni, del D.Legge 15 maggio
2012, n.59.
“… Disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile”
Programma Nazionale di Soccorso per il Rischio Sismico. (G.U. n.79 del 4 aprile 2014)

“…. si persegue l’obiettivo del coordinamento e della direzione unitaria dell’intervento
di protezione civile mediante le pianificazioni di emergenza ai differenti livelli
gerarchici”

“…. una maggiore sinergia delle pianificazioni di emergenza ai livelli comunale ed
intercomunale, provinciale e regionale”
Testo unico degli Enti Locali Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n.267
“…. “ Il Sindaco è Ufficiale di Governo….”
STRATEGIA D’INTERVENTO REGIONALE
•
attivare e garantire il soccorso tecnico urgente
assicurare il concorso delle risorse per l’assistenza alla
popolazione
•
garantire il soccorso e l’assistenza sanitaria alla
popolazione
•
•
•
assicurare un sistema di coordinamento
supportare il territorio nella gestione dei centri di
coordinamento e degli Enti locali
Definizione di una strategia di
pianificazione per l’impiego delle
componenti e delle strutture operative del
Servizio Nazionale dalla protezione civile in
caso di emergenza di rilevanza nazionale
nel territorio calabrese
• indirizzi di organizzazione e pianificazione nazionale/regionale
• modello d’intervento nazionale per evento sismico severo
nel territorio calabrese
• modelli di intervento regionale, provinciale e comunale
• modello calabrese che il DPC ha esportato nelle altre regioni
Piano speditivo nazionale
“Gruppi di lavoro regionali
per la pianificazione”
Coordinamento Regionale e Nazionale
Scenari rischi indotti in ambito locale
Accessibilità – mobilità – entry point (porti ed aeroporti)
Modello di intervento sanitario
Centri di coordinamento ed edifici strategici
Aree di attesa, accoglienza ed ammassamento
Logistica (POLI STRATEGICI)
Telecomunicazioni in emergenza
Servizi essenziali in emergenza
Comunicazione e informazione
Volontariato
Supporto Enti locali
Osservatori. Internazionali
Hanno effettuato incontri con strutture
operative e componenti a livello
centrale, ed hanno operato sul territorio
coinvolgendo nell’attività gli Enti e le
Amministrazioni competenti
NUOVA FILOSOFIA DI LAVORO
NON SI FA PIU’ RIFERIMENTO AD
UNO SCENARIO PRESTABILITO,
PARTENDO DA UN TERREMOTO
STORICO, MA SI CONSIDERA IL
TERRITORIO CALABRESE NEL
SUO INSIEME SOGGETTO ALLA
MASSIMA PERICOLOSITA’.
La distanza tra le
due aree
epicentrali è di
circa 70 km.
Alla scala a cui la Regione Calabria si pone, risulta evidente
la scarsa significatività del singolo scenario rispetto al
quadro generale della pericolosità.
Ciò suggerisce un cambio di strategia nella definizione dei
piani di emergenza, che non possono guardare al singolo
evento (altro sarebbe un piano di emergenza a livello
comunale o provinciale) ma devono essere finalizzati a un
intervento efficace ed efficiente a fronte di qualsiasi
terremoto colpisca la regione.
Pertanto, l’elemento guida nello sviluppo di pianificazioni di
emergenza per il rischio sismico deve essere la pericolosità
valutata in corrispondenza di strutture di interesse per la
gestione dell’emergenza (entry point, quali porti, aeroporti,
linee di comunicazione, strutture strategiche, ecc.), insieme
alla vulnerabilità e quindi al rischio di queste ultime.
Sulla base di queste informazioni, si possono fare previsioni
sull’agibilità / disponibilità di queste strutture, e studiare
strategie alternative in relazione a diversi scenari di
scuotimento.
Definizione di Rischio
R(E;I) = P(I) * V(E;I) * W(E)
 Dove
R è il rischio
 P è la pericolosità
 V è la vulnerabilità
 W è l’esposizione (valore degli elementi a
rischio)
SETTORE DI PROTEZIONE CIVILE - REGIONE CALABRIA
ELEMENTI DELLA PIANIFICAZIONE DI
EMERGENZA A CARATTERE REGIONALE
Pianificazione del soccorso
tecnico e sanitario
Assistenza alla popolazione
Aree di smistamento logistico
e di ammassamento
Centri per il coordinamento
operativo locale
dell’emergenza
Individuazione dei
rischi indotti
Reti di telecomunicazioni
di emergenza
Mobilità e servizi
essenziali
Elementi per la
pianificazione comunale
La definizione di tali elementi consentirà di omogeneizzare la pianificazione locale
sull’intero territorio nazionale.
Individuazione,
verifica
strutturale e
funzionale delle
sedi COM e
revisione dei
relativi ambiti
territoriali
Stato dell’arte
GDL: Centri di coordinamento ed edifici strategici
(modello integrato d’intervento)
individuazione e
verifica sedi
CCS
individuazione e verifica di
varie strutture come
potenziali sedi DiComaC
individuazione di aree
idonee all’attività di
soccorso aereo di
emergenza all’interno di
ogni area COM
ORGANIZZAZIONE SUL
TERRITORIO
NELL’AMBITO DELLA CATENA DI COMANDO E CONTROLLO
NAZIONALE, LA PROTEZIONE CIVILE REGIONALE E’ COSI’
GERARCHIZZATA IN CENTRI DI GESTIONE
DELL’EMERGENZA :
MODELLO INTEGRATO D’INTERVENTO






DI.COMA.C. (Direzione di Comando e Controllo)
S.O.R. (Sala Operativa Regionale)
S.O.P. (Sale Operative Provinciali)
C.C.S. (Centro Coordinamento dei Soccorsi)
C.O.M. (Centri Operativi Misti Intercomunali)
C.O.C. (Centri Operativi Comunali)
SITUAZIONE DELLA PIANIFICAZIONE
Su 409 Comuni:
- 290 sono stati destinatari di contributo per
redigere il piano comunale;
- Ad oggi, su 290 solo il 50% ha redatto il
piano comunale.
- Quindi, circa solo 1/3 dei Comuni Calabresi
possiede un piano di emergenza
comunale.
! Ma i cittadini non lo sanno !
LA STRUTTURA LOCALE
COMUNALE
A MENO DI EVENTI CATASTROFICI CHE
ANNULLINO LA CAPACITA’ DI REAZIONE DA
PARTE DEL TERRITORIO, LA PRIMA RISPOSTA
ALL’EMERGENZA, QUALUNQUE SIA LA NATURA
DELL’EVENTO CHE LA GENERA E L’ESTENSIONE
DEI SUOI EFFETTI, DEVE ESSERE GARANTITA
DALLA STRUTTURA LOCALE, A PARTIRE DA
QUELLA
COMUNALE,
ATTRAVERSO
L’ATTIVAZIONE DI UN C.O.C. “CENTRO OPERATIVO
COMUNALE” OVE SIANO RAPPRESENTATE LE
DIVERSE COMPONENTI CHE OPERANO NEL
CONTESTO SOCIALE.
IL METODO “AUGUSTUS”
NELLE PRIME ORE
DELL’EMERGENZA, LA CAPACITA’
DI RISPOSTA DI UNA COMUNITA’
E’ STRETTAMENTE CONNESSA
CON IL PROPRIO LIVELLO DI
ORGANIZZAZIONE.
LA PIANIFICAZIONE DI
EMERGENZA
QUESTA METODOLOGIA DI APPROCCIO
ALLA PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA
HA ISPIRATO IL “METODO AUGUSTUS”
CHE RAPPRESENTA LA LINEA GUIDA
PER LA PIANIFICAZIONE A LIVELLO
NAZIONALE, PROVINCIALE E COMUNALE
EMANATA
DAL
DIPARTIMENTO
NAZIONALE DI PROTEZIONE CIVILE.
IL METODO “AUGUSTUS”
LE FUNZIONI DI SUPPORTO
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
14.
15.
TECNICO-SCIENTIFICA E DI PIANIFICAZIONE
SANITA’, ASSISTENZA SOCIALE E VETERINARIA
MASS-MEDIA, INFORMAZIONE E STAMPA
VOLONTARIATO
MATERIALI E MEZZI (COLONNA MOBILE)
TRASPORTI, CIRCOLAZIONE E VIABILITA’
TELECOMUNICAZIONI IN EMERGENZA
SERVIZI ESSENZIALI
CENSIMENTO DANNI A PERSONE E COSE
STRUTTURE OPERATIVE
ENTI LOCALI E CONTINUITA’ AMMINISTRATIVA
MATERIALI PERICOLOSI
ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE
COORDINAMENTO CENTRI OPERATIVI
BENI CULTURALI
IL MODELLO D’INTERVENTO
IL PIANO DI EMERGENZA, REALIZZATO SULLA BASE DI UNO SCENARIO
DEFINITO, PREDISPONE UN SISTEMA ARTICOLATO DI ATTIVAZIONI DI
UOMINI E MEZZI, ORGANIZZATI SECONDO UN QUADRO LOGICO E
TEMPORALMENTE COORDINATO CHE COSTITUISCE IL
MODELLO D’INTERVENTO
(Stabilisce chi fa e che cosa)
1.
DEFINISCE IL QUADRO TERRITORIALE DI RIFERIMENTO;
2.
FISSA QUALI OBIETTIVI DEVONO ESSERE CONSEGUITI E DA CHI;
3.
INDIVIDUA LE COMPONENTI E LE STRUTTURE OPERATIVE CHE
DEVONO ESSERE ATTIVATE;
4.
FISSA LE PROCEDURE ORGANIZZATIVE DA ATTUARSI AL VERIFICARSI
DI UN EVENTO, SECONDO IL CRITERIO DELL’ AUTOCONVOCAZIONE.
L’IMPORTANZA DELLA PIANIFICAZIONE
TUTTE LE INFORMAZIONI DUNQUE, SE
PREVENTIVAMENTE CONOSCIUTE,
CONSENTONO A TUTTE LE COMPONENTI E
LE STRUTTURE OPERATIVE CHE
INTERVENGONO ALLA GESTIONE
DELL’EMERGENZA, DI MOBILITARE E
SCHIERARE IN POCHE ORE (LE PRIME ORE)
UOMINI E MEZZI NELLE ZONE COLPITE.
TALE OPERAZIONE, NELLE TRASCORSE
EMERGENZE, HA RICHIESTO ALCUNI
GIORNI.
IL PIANO COMUNALE DI
EMERGENZA
IL PIANO DI EMERGENZA, REALIZZATO SULLA BASE DI UNO
SCENARIO DEFINITO, PREDISPONE UN SISTEMA ARTICOLATO
DI ATTIVAZIONI DI UOMINI E MEZZI, ORGANIZZATI SECONDO
UN QUADRO LOGICO E TEMPORALMENTE COORDINATO CHE
COSTITUISCE IL
MODELLO DI INTERVENTO
1.
2.
3.
4.
CHE:
DEFINISCE IL QUADRO TERRITORIALE DI RIFERIMENTO;
FISSA GLI OBIETTIVI CHE DEVONO ESSERE CONSEGUITI;
INDIVIDUA LE COMPONENTI E LE STRUTTURE OPERATIVE
CHE DEVONO ESSERE ATTIVATE;
FISSA LE PROCEDURE ORGANIZZATIVE DA ATTUARSI AL
VERIFICARSI DI UN EVENTO.
OBIETTIVI PRIMARI DI UNA PIANIFICAZIONE DI
EMERGENZA PER IL RISCHIO SISMICO
-
-
-
-
DIREZIONE E COORDINAMENTO DI TUTTI GLI INTERVENTI DI
SOCCORSO;
GARANTIRE
IL
MANTENIMENTO
DELLA
CONTINUITA’
AMMINISTRATIVA DEL COMUNE;
RAGGIUNGIMENTO DELLE AREE DI ATTESA DA PARTE DELLA
POPOLAZIONE ATTRAVERSO PERCORSI SICURI;
INFORMAZIONE COSTANTE DELLA POPOLAZIONE PRESSO LE
AREE DI ATTESA;
ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE CONFLUITA PRESSO LE AREE
DI ATTESA;
RIATTIVAZIONE DELLE TELECOMUNICAZIONI E/O ATTIVAZIONE
RETE ALTERNATIVA;
ATTIVAZIONE DEL PRONTO INTERVENTO S.A.R. PER LA RICERCA
ED IL SOCCORSO DEI CITTADINI RIMASTI BLOCCATI SOTTO LE
MACERIE;
ISPEZIONI E VERIFICHE DI AGIBILITA’ DELLA VIABILITA’;
ASSISTENZA AI FERITI;
ASSISTENZA A PERSONE ANZIANE, BAMBINI E SOGGETTI
PORTATORI DI HANDICAP.
ED ANCORA….
-
-
DISPORRE L’UTILIZZO DELLE AREE DI EMERGENZA
PREVENTIVAMENTE INDIVIDUATE;
AVVIARE LE ISPEZIONI DEGLI EDIFICI;
AVVIARE LE ISPEZIONI E LA VERIFICA DELLE
CONDIZIONI DELLE AREE SOGGETTE A MOVIMENTI
FRANOSI;
AVVIARE LA FASE DI VERIFICA E RIPRISTINO DELLA
FUNZIONALITA’ DEI SERVIZI ESSENZIALI;
CENSIMENTO, CONTROLLO E TUTELA DEI BENI
CULTURALI.
IL SUCCESSO DELLE OPERAZIONI
DI SOCCORSO
AL SUCCESSO DI UN’OPERAZIONE DI
PROTEZIONE
CIVILE,
DUNQUE,
CONCORRONO:
 LA
DIREZIONE
UNITARIA
DELLE
OPERAZIONI DI EMERGENZA ATTRAVERSO
IL COORDINAMENTO DI UN SISTEMA
COMPLESSO;
 IL COSTANTE SCAMBIO DI INFORMAZIONI
TRA IL SISTEMA CENTRALE E PERIFERICO
NELL’AMBITO DEL SISTEMA NAZIONALE DI
PROTEZIONE CIVILE;
IL SUCCESSO DELLE OPERAZIONI
DI SOCCORSO
L’UTILIZZO RAZIONALE E TEMPESTIVO DELLE
RISORSE REALMENTE DISPONIBILI E DELLA
REPERIBILITA’ DEGLI UOMINI E DEI MEZZI ADATTI
ALL’INTERVENTO;
 MA SOPRATTUTTO, CHE IL CITTADINO CONOSCA
PREVENTIVAMENTE:
 LE CARATTERISTICHE ESSENZIALI DEL/DEI RISCHI
PREVALENTI SUL PROPRIO TERRITORIO;
 LE DISPOSIZIONI DEI PIANI DI EMERGENZA
COMUNALI;
 COME
COMPORTARSI
DURANTE
E
DOPO
L’EVENTO;
 CHI, E CON QUALE MEZZO ED IN QUALE MODO
DARA’ INFORMAZIONI RIGUARDO L’EVENTO E LE
ATTIVITA’ DI SOCCORSO.

ATTIVITA’






Formazione del Volontariato;
Verifiche tecniche di agibilità delle strutture
segnalate dai Sindaci;
Verifiche delle pianificazioni comunali di
Protezione Civile;
Aggiornamento di quelle esistenti;
Redazioni di pianificazioni speditive ove
inesistenti ed invio relative schede;
Individuazione di aree ad uso aeronautico per un
ingresso capillare nel territorio (Z.A.E.).
ATTIVITA’
Ma tutte le pianificazioni dovevano essere
portate a conoscenza della popolazione
con particolare riguardo alle:
 aree di attesa (o di quartiere);
 aree di ricovero (tendopoli);
 aree di ammassamento dei soccorsi e
dei soccorritori (Campi depositi e
Tendopoli).
GLI ACCORDI DI PROGRAMMA

Il quadro della pianificazione avviato risulta, di per
sé, molto complesso e la legislazione di
riferimento
assolutamente
insufficiente
e
contraddittoria (si pensi che non vi è una lelle che
obblighi i Comuni a redigere i Piani Comunali di
Emergenza).
 La Regione Calabria propone “Accordi di
Programma” di livello provinciale per rendere più
snello il processo di pianificazione e più aderente
alle peculiarità del territorio, esaltando le positività
del Sistema locale di protezione civile.
 La Regione continuerà, tuttavia, l’attività capillare
intrapresa nei Comuni al fine di completare le
pianificazioni speditive e la divulgazione dei
contenuti dei Piani alle popolazioni.
O.P.C.M. ed attivita’ volte alla riduzione
della Vulnerabilita’ Sismica

Obbligo dei Piani di protezione civile e coerenza
con Piani Strutturali Comunali e studi di MS
(Legge 100/2012).
 Le O.P.C.M. finanziano i Comuni riguardo a studi
di microzonazione sismica, ad interventi di
adeguamento sismico di edifici pubblici strategici
e di edifici privati in contesti urbani strategici ai fini
di protezione civile.
 Si è costituita una Commissione regionale
interdipartimentale composta da: LL.PP., Autorità
di Bacino Regionale, Protezione Civile Regionale,
Urbanistica
MAPPA DELLA DISABILITA’

Proposta di integrazione della problematica
relativa al soccorso delle persone disabili in
situazioni di criticità nei Piani Comunali di
Emergenza. (Delibera di Giunta Regionale)
 Proposta di integrazione al Modello d’Intervento.
 Predisposizione di specifiche Linee Guida
Regionali.
 Protocollo d’Intesa per l’approvazione dello
schema di modello d’intervento.
MAPPA DELLA DISABILITA’
Attori dell’accordo in ambito regionale:
 DPC
Nazionale della Protezione Civile
(Uffici Emergenze e Volontariato)
 A.N.C.I.;
 REGIONE CALABRIA (Politiche Sociali,
Protezione Civile, Salute);
 Prefettura – U.T.G.;
 Associazioni di Categoria.
L’ATTIVITA’ E’ ANCORA IN CORSO
Grazie per l’attenzione
Fly UP