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Diapositiva 1 - Istituto GV Gravina
Noi alunni della I°C abbiamo scelto come tema per la nostra tematica “IL VIAGGIO” perché ci è sembrato un argomento molto interessante da approfondire nelle varie materie e nei percorsi di studio.. Tutto è cominciato 50 milioni di anni fa circa... Viaggiando l’uomo si è spostato dall’Africa verso l’Europa e per il mondo intero. E’ cominciata la nostra specie, quella da cui è nato l’uomo moderno La specie umana può essere definita come tutte le altre. Si tratta di un mammifero che appartiene al gruppo dei primati. Della famiglia degli ominidi è rimasta una sola specie, cioè noi. Il più lontano antenato dell’uomo di cui abbiamo notizie è L’AUSTRALOPITECO. Comparve nelle savane dell’Africa Orientale 4 millioni e mezzo di anni fa. L’australopiteco camminava già dritto, ma aveva un cervello ancora piuttosto piccolo. La postura eretta gli consentiva di avere una migliore visibilità e quindi il controllo del territorio. Gli permetteva inoltre di avere libere le mani per afferrare degli oggetti o per difendersi. Camminare su due piedi fu dunque il primo importante passaggio verso la specie umana. Il primo segno dell’intelligenza umana fu la capacità di produrre strumenti di lavoro. Proprio per questo il primo uomo è stato definito HOMO HABILIS: uomo abile, capace di costruire. L’homo habilis aveva un cervello di circa 600cm3 e si è istinto un milione di anni fa. Con lui ebbe inizio la preistoria. Circa 1 800 000 anni fa comparve una specie di uomo: L’HOMO ERECTUS che dall’Africa iniziò a spostarsi verso l’Asia e l’Europa. La diffusione dell’homo erectus fu certamente favorita da una nuova conquista cioè l’uso del fuoco. I resti ritrovati dagli archeologi dimostrano che l’homo erectus imparò ad usare il fuoco almeno 450 000 anni fa. Più tardi si estinse l’homo erectus e comparvero le prime tracce di una nuova specie umana: L’HOMO SAPIENS. L’homo sapiens costruiva strumenti in pietra che gli permettevano un maggior dominio sulla natura. Egli riusciva a cacciare animali, anche più grandi di lui: cervi, bisonti e mammut. Un particolare tipo di homo sapiens, che popolò l’Europa a partire da 130 000 anni fa, viene chiamato anche UOMO DI NEANDERTHAL. L’uomo di Neanderthal aveva una corporatura molto robusta, le spalle larghe e muscolose, la fronte bassa; aveva un cervello molto sviluppato più grande del nostro. Con l’homo sapiens compaiono testimonianze più evolute: i resti umani, che prima erano abbandonati, ora mostrano segni di una vera e propria sepoltura. Le prime tracce dell’uomo moderno si trovano in Medio Oriente e risalgono a 100.000 anni fa. Gli studiosi hanno chiamato questo tipo di uomo HOMO SAPIENS SAPIENS o UOMO DI CRO-MAGNON. Questo nuovo tipo umano si affiancò poco per volta all’uomo di Neanderthal che per 35.000 anni rimase l’unico padrone della terra. Per quale motivo l’uomo di Neanderthal sia scomparso, non lo sappiamo con certezza. L’ipotesi più diffusa è che si sia estinto a cause di nuove malattie. La diffusione dell’homo sapiens sapiens raggiunse anche il continente americano. Fu l’ultima glaciazione a permettere il passaggio degli uomini dall’Asia all’America. Tutto è cominciato con un semplice viaggio, l’uomo si è spostato dall’Africa verso l’Europa e per il mondo intero,così è cominciata la nostra specie e così che è nato l’uomo moderno viaggiando per il mondo conoscendo nuove cose e adempiendo la sua cultura le sue conoscenze e le sue esperienze. La savana è un bioma terrestre soprattutto subtropicale e tropicale, caratterizzato da una vegetazione a prevalenza erbosa, con arbusti e alberi abbastanza distanziati da non dar luogo a una volta chiusa. Questo tipo di ambiente si trova in molte zone di transizione fra la foresta pluviale e il deserto o la steppa in Africa centrale, Sudamerica, India, Indocina e Australia, ma può essere presente anche ad altre latitudini. Le savane possono formarsi in seguito alla presenza di specifiche condizioni climatiche, oppure a causa di incendi stagionali (anche indotti dall'uomo) o particolari caratteristiche del suolo. Si trova nelle zone calde dell'Africa, dell'America centrale e meridionale e dell'Australia. La Savana dell’ Africa Orientale L’EUROPA L’Europa si estende per circa 10 500 000 km2 . A ovest il limite è segnato dalle coste atlantiche, che bagnano oltre alla terraferma continentale anche le isole britanniche e l’Islanda, avamposto europeo verso l’America; a est i confini, storicamente più controversi, sono tracciati dalla catena degli Urali, dal corso del Volga e dallo spartiacque della catena del Caucaso. Il mosaico politico del Vecchio continente si è più volte composto e ricomposto nei secoli. Anche nel corso del Novecento l’assetto dei confini nazionali è stato sconvolto dai due conflitti mondiali e poi dal crollo dei regimi socialisti dell’Est europeo e dai conflitti che ne sono seguiti, soprattutto nella ex Jugoslavia. Da circa mezzo secolo è in corso il processo di cooperazione e di integrazione economica e politica dell’Unione Europea (UE), che oggi conta 27 stati membri. L’Africa è una terra geologicamente antichissima, costituita da altipiani e bassi tavolati modellati dall’erosione. Il continente ha una forma compatta ed è attraversato a metà dall’Equatore. A nord dell’Equatore la sua forma richiama quella di un trapezio, più esteso nel senso della longitudine; sotto l’Equatore si protende a sud come un triangolo rovesciato. La preistoria è convenzionalmente definita come il periodo della storia umana che precede l'invenzione della scrittura, intesa in senso tradizionale a circa il 3200-3500 a.C. nel vicino oriente, ovvero la storia documentata o registrata. Le scoperte recenti sulle prime notazioni sumeriche o balcaniche e le molteplci considerazioni sulle molte reinvenzioni della scrittura stessa, nonché eventuali notazioni prettamente preistoriche, non spostano il senso pratico di questa convenzione. In alcune discipline, e in diverse tradizioni scientifiche comunque, la parte più recente della preistoria viene a sovrapporsi alla protostoria, arrivando a sfiorare il II millennio a.C. Quindi a seconda del contesto, con preistoria si può coerentemente intendere quanto scritto nella definizione iniziale, così come quanto definito nel Sistema delle tre età .Con la comparsa di testimonianze scritte continuative e interpretabili gli storici hanno a disposizione per la loro ricostruzione degli eventi una più vasta e chiara documentazione che giustifica questa periodizzazione convenzionale .La lunghissima fase della storia dell'uomo antecedente all'invenzione della scrittura a rigor di termini dovrebbe iniziare circa 200 000 anni fa quando nella regione dell'attuale Sudafrica appare un tipo umano, l'Homo sapiens che dal punto di vista anatomo-morfologico risulta in tutto identico all'uomo attuale. La produzione e l'uso del fuoco risalirebbero a circa 400.000 anni fa. All'attività dell'Homo erectus, infatti, apparterrebbero focolari rinvenuti in Africa, Cina, Europa e Medio Oriente. L'uso del fuoco è stato fondamentale per lo sviluppo della civiltà umana. Con il fuoco ci si riparava dal freddo (grazie al fuoco sarebbe forse stata facilitata la migrazione di gruppi umani dall'Africa verso le più fredde Europa ed Asia), ci si difendeva dagli animali carnivori e si dirottavano le mandrie commestibili verso le trappole allestite. Una glaciazione è una condizione climatica che caratterizza un lungo periodo di tempo della storia climatica della Terra, in cui si registra un forte sviluppo delle coltri glaciali sulla superficie terrestre, dovuto ad un generale abbassamento delle temperature medie globali. Con glaciazione si fa riferimento ad un periodo di tempo in cui sulla Terra esistono calotte polari cioè in cui i poli sono ricoperti da uno strato più o meno spesso di ghiaccio; quando si parla degli ultimi milioni di anni della Terra, con glaciazioni ci si riferisce all'avanzamento delle calotte polari che caratterizza periodi particolarmente freddi. L'ultima glaciazione si è conclusa 11 mila 500 anni fa e per la nostra specie Sapiens fu una sfida terribile. L’Asia è il continente più vasto del mondo. Esteso per 44,6 milioni di Km2, dal Polo Nord all’Equatore e dal Mediterraneo all’oceano Pacifico, occupa circa 1/3 di tutte le terre emerse del Pianeta. Nel continente asiatico si trovano 49 stati. Inoltre è in territorio asiatico il 72% della Federazione Russa, che politicamente fa parte dell’Europa. Più del 60% della popolazione mondiale vive in Asia. Il Medio Oriente coincide con la parte sud-occidentale dell’Asia, che comprende l’Iran e la penisola anatolica e arabica. Ne fanno parte gli Stati che si affacciano sul Mediterraneo orientale(Turchia, Siria, Libano e Israele) e quelli che si affacciano sul mar Rosso, sull’Oceano Indiano e sul Mare Arabico(Giordania, Arabia Saudita, Yemen, Oman, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Bahrein, Kuwait, Iraq e Iran) L’America è composta da due masse continentali che separano da nord a sud l’Oceano Atlantico da quello Pacifico. Per estensione di latitudine è il continente più lungo. Per convenzione si distinguono un’America Settentrionale e un’America Meridionale congiunte dal sottile Istmo di Panama, poco sotto il 10° parallelo di latitudine N; geograficamente la regione centrale del Messico, degli Stati istmici e della corona degli arcipelaghi delle Grandi e delle Piccole Antille, rientra nell’America Settentrionale. James Joyce e il viaggio di Eveline James Joyce nasce a Dublino nel 1882. Studiava in un collegio gesuita, poi a causa delle condizioni economiche si trasferisce in un collegio più modesto. Nel 1902, dopo la laurea in lingue moderne, si scrive a medicina e va a Parigi per perfezionarsi, ma la vocazione letteraria gli impedisce di portare a termine gli studi. Nel 1905, assieme alla moglie Nora, si trasferisce a Trieste, tappa cruciale del suo lungo “esilio”, dove trova impiego come insegnante di inglese. Il successo di James non arrivò molto presto e le condizioni economiche erano disperate. L’anno decisivo della vita di Joyce è il 1914 : riesce a pubblicare Gente di Dublino e ottiene il contratto di pubblicazione per Ritratto dell’artista da giovane, un’importante rivista letteraria. Nel frattempo comincia a scrivere il suo romanzo più importante, Ulisse. Nel 1915, a causa della Prima Guerra Mondiale, si trasferisce a Zurigo, dove vive per vent’anni e comincia a soffrire di gravi disturbi agli occhi. Il 2 Febbraio del 1922, esce a Parigi Ulysses, subito considerato un capolavoro della critica. Nonostante i successi letterari, la vita di Joyce è funestata da diversi problemi: i suoi disturbi alla vista sono sempre più gravi e a causa della disperazione, lo scrittore abusa di alcol. Allo scoppio della guerra tra Germania e Francia, Joyce torna a Zurigo, dove muore nel 1941 ormai quasi cieco. Eveline Eveline è un racconto breve scritto da James Joyce e pubblicato nella raccolta Gente di Dublino. Una ragazza di diciannove anni, Eveline, si affaccia dalla sua finestra. Mentre osserva fuori dalla sua finestra, Eveline fa alcune considerazioni sulla propria vita, sulla madre morta pazza qualche anno prima e su suo fratello più grande Ernest, morto anch’egli. Ricorda la sua infanzia. È terrorizzata dal padre che la maltratta e si sente frustata dal suo umile lavoro di commessa. Ha progettato quindi di partire con un marinaio di nome Frank per Buenos Aires. Prima di partire tiene in mano due lettere, per il fratello e per il padre, e si lascia cogliere dai dubbi, in conflitto tra il nido familiare e l’esperienza dell’ignoto. Il ricordo della vita monotona e triste della madre la porta a partire, ma quando i due trovano al porto e la nave è sul punto di partire, Eveline colta da una rinnovata indecisione si rifugia nel rito familiare della preghiera, e così rimessa con questo atto simbolico nella tradizione, rimane immobile e non segue il fidanzato, con una maschera d’indifferenza sul volto. Frank, che ormai si trova sulla nave, prima le grida di andare con lui, poi si vede costretto a partire. Probabilmente la scelta di non partire è dovuta alla promessa fatta alla madre, ormai sul punto di morte, di tenere la casa unita più a lungo possibile, e anche alla paura dell’incertezza del futuro che avrebbe avuto con Frank. IL VIAGGIO DEI DUE GEMELLI La nascita di Romolo e Remo. Dopo 400 anni dalla fondazione di Alba Longa, la morte del re Proca di Alba Longa provoca una violenta contesa tra i suoi due figli Numitore e Amulio per il diritto di successione al trono. Il secondogenito Amulio usurpa il trono al fratello Numitore e lo scaccia. Per evitare ulteriori rivendicazioni dinastiche, Amulio costringe la figlia di Numitore, Rea Silvia, a diventare una vergine vestale al fine di impedire la nascita di nuovi contendenti al trono. Nonostante la regola che obbliga una vestale alla castità, Rea Silvia genera due gemelli, Romolo e Remo, la cui paternità viene attribuita dalla leggenda al dio Marte. Abbandono sul Tevere. Il re Amulio non esita a condannare a morte i due neonati per affogamento nel vicino fiume Tevere e incarica alcuni suoi bservi di eseguire la condanna. Tuttavia, una improvvisa inondazione impedisce ai servi di portare a termine la missione dei gemelli sono abbandonati nella zona paludosa del Fico Ruminale, sulle pendici del Palatino, davanti al colle Campidoglio. Secondo la leggenda la benevolenza degli dei salva i due neonati da morte sicura e li avvia verso un glorioso futuro. Il salvataggio della lupa. Un pastore di passaggio sul posto trova la cesta dei due gemelli e li adotta come propri figli. Saranno allevati da sua moglie, il sui soprannome è "lupa". La lettura della leggenda di Roma cela l'intento degli storici romani di conferire un valore storico alla leggenda di Roma. Del resto la "lupa" è il totem della città fin dalla sua fondazione. La vita pastorizia è molto dura, le razzie e i furti di bestiame sono molto frequenti e l'ambiente poco adatto a due bambini. Romolo e Remo crescono forgiati dalle lotte e dal duro lavoro. Divenuti adulti si ergono come guerrieri a protezione della comunità locale. Il rapimento di Remo. Il destino si compie con il rapimento di Remo ad opera delle bande di razziatori. Remo viene condotto dinnanzi allo zio Amulio e quindi condannato a morte. Radunati i pastori, Romolo riesce a liberare il fratello e a uccidere re Amulio. Un intervento che ufficializza la nascente potenza della comunità di Romolo e Remo sui villaggi circostanti. L'uccisione di Remo. I successi e la notorietà di Romolo e Remo li induce a trasformare la comunità di pastori in una vera e propria città. Purtroppo la scelta del colle su cui fondare la città o un diverbio tra i due si conclude con un violento litigio e con l'uccisione di Remo per mano del fratello Romolo. Esistono due versioni della leggenda: -Remo oltrepassa il solco della nuova città tracciato da Romolo recando una grave offesa agli dei. -Romolo uccide Remo per fare giustizia. -Romolo e Remo si affidano alle visioni per scegliere il luogo in cui far nascere la nuova città. Remo afferma per primo di aver sognato sei avvoltoi mentre Romolo dichiarava di averne sognati ben dodici. Nasce un chiaro diverbio, è valida la prima visione o il numero di avvoltoi sognati? Dal diverbio scaturisce la violenta lite che culmina con l'uccisione di Remo da parte di Romolo. LE ORIGINI DI ROMA... La città di Roma vine così fondata sul colle Palatino. Romolo traccia il solco secondo le comuni usanze e definisce i confini alle pendici del colle. Lo stesso Romolo assume il governo della nuova città come primo re di Roma. La leggenda di Roma indica una data ben precisa della fondazione: Roma è fondata il 21 aprile del 753 a.C. Come in goni leggenda è possibile ritrovare dei cenni di verità storica. Non è possibile sapere se Romolo e Remo siano realmente esistiti ma è possibile verificare se la costruzione della prima recinzione del colle Palatino coincida con la leggendaria data di fondazione della città. E' molto probabile che Romolo non sia una persona ma rappresenti le gesta e le caratteristiche di diversi capi tribù dell'età arcaica di Roma (VIII secolo a.C.) che si sono succeduti man mano al potere. La leggenda di Romolo e Remo. Romolo è il leggendario fondatore e primo re di Roma. La fuga di Romolo si pone a metà strada tra la storia e la leggenda. Secondo la storia romana Romolo nasce nella città di Alba Longa sulle pendici del monte Albano dove si sia stanziata di Stirpe di Enea dopo la caduta di Troia (leggenda di Enea). Questo legame con l'antica Troia è molto importante in quanto permette agli storici romani di conferire una origine nobile alla civiltà romana (nascita di Roma) e di legittimare la conquista romana del mondo greco. Le tappe del viaggio furono: -Tracia: Enea parla con l'ombra di Polidoro. -Delo: Enea consulta l'oracolo. -Creta: Enea va a Creta sotto indicazione dell'oracolo. -Isole Strofadi: Enea e i suoi compagni vengono attaccati dalle Arpie. -Epiro: Enea si reca da Eleno uno dei figli di Priamo. -Butroto: Enea trova Andromaca su un falso sarcofago del marito Ettore. -Erice: Dove Enea seppellisce il padre Anchise indebolito dal viaggio. -Coste Africane: Enea incontra la madre in veste di fanciulla. -Cartagine: Enea chiede aiuto alla regina Didone. -Sicilia: Enea si ferma per rendere gli onori funebri al padre. -Cuma(Italia): Enea interroga la Sibilla. -Inferno: Enea si consulta con il padre sulle sue origini. -Gaeta: Enea seppellisce la nutrice Caieta. -Rive del Tevere: Finisce il viaggio di Enea e le navi si trasformano in ninfee Le varie peripezie che affrontarono Enea e i suoi compagni furono: I profughi furono dapprima in Tracia, dove Enea parlò con l'ombra di Polidoro ( il figlio che Priamo aveva affidato al re di Tracia è stato ucciso da quest’ultimo per impadronirsi delle sue ricchezze dopo la caduta di Troia). Enea andò quindi a Delo a consultare l'oracolo, che lo esortò a cercare la sua antica patria. Pensando che l'oracolo alludesse a Creta, da cui proveniva uno dei più antichi re di Troia, si recò quindi in quell'isola; ma i Penati gli apparvero in sogno avvertendolo che la terra che doveva cercare, l'Enotria o Italia, era più ad ovest. Si accinse quindi ad attraversare il mare Ionio; ma la dea Giunone, a lui avversa, suscitò una violenta tempesta che spinse le navi sulle isole Strofadi, da cui i profughi furono costretti a ripartire subito dalle mostruose Arpie guidate da Celeno, che si erano gettate in volo sui loro cibi, contaminandoli. Enea si recò allora in Epiro da Eleno, uno dei figli di Priamo che, come sua sorella Cassandra, aveva il dono della profezia. Enea fu profondamente afflitto quando vide Andromaca: impietrita nel dolore e lontana nella mente, rievocava ogni giorno, con offerte e preghiere presso un falso sarcofago di Ettore che era stato eretto a Butroto, la sua tragedia di donna cui avevano ucciso il marito ed il figlio. Lasciata Butroto Enea, seguendo il consiglio di Eleno, si diresse verso la Sicilia, la circumnavigò per evitare Scilla e Cariddi e si fermò ad Erice, dove ebbe il dolore di perdere il padre Anchise, indebolito dalle fatiche del viaggio. Sepolto il padre riprese il mare ma di nuovo una violenta tempesta fece smarrire la rotta alle navi e le sospinse sulla costa dell'Africa. La nave di Enea approdò in un porto tranquillo, ma egli temeva, insieme ai pochi scampati, di aver perso tutti gli altri compagni; mentre disperato perlustrava il luogo, incontrò sua madre Afrodite in veste di fanciulla, che lo confortò e gli consiglio di presentarsi a Didone , regina di Cartagine e chiederle ospitalità. Vide allora che erano appena giunti a chiedere ospitalità e aiuto anche i compagni che aveva creduto persi nel naufragio e, dissoltasi la nube che lo avvolgeva, si unì agli amici nella supplica della Regina, che accolse con benevolenza le preghiere dei naufraghi e ospitò Enea nel suo palazzo insieme al figlio Ascanio. Didone tentò in ogni modo di trattenerlo , ma alla fine, di fronte alla sua decisione irrevocabile, presa dalla disperazione al pensiero di un futuro quanto mai triste, si tolse la vita; ed Enea dalla nave già al largo della sponda africana, affranto e imponente, vide il rogo alzarsi dal palazzo reale come un luttuoso segnale. L’eroe troiano e i suoi compagni, partiti alla volta dell’Italia, fecero prima una breve tappa in Sicilia, ad Erice, per rendere gli onori funebri ad Anchise colà sepolto. Poi arrivarono finalmente in Italia, a Cuma, dove Enea dovette fermarsi per interrogare Sibilla; ma prima di scendere con lei nel regno dei morti, dette sepoltura al trombettiere Miseno sul promontorio che da lui prese il nome di Capo Miseno: costui aveva osato sfidare gli dei ed era stato precipitato in mare dal dio Tritone. La Sibilla lo accompagnò nell’Averno perché egli ottenesse dal padre notizie sui suoi discendenti e sulle vicende che ad essi sarebbero state legate. Il viaggio riprese; vi fu un’ultima sosta per rendere onoranze funebri alla nutrice Caieta,dalla quale derivò il nome della città, in seguito chiamata Gaeta. Infine le navi approdarono sulle rive del Tevere e qui avvenne un prodigio: le navi si tramutarono in ninfe e si allontanarono in mare, e da ciò Enea comprese di essere arrivato nel luogo designato dagli dei, dove le sue peregrinazioni sarebbero finite. Qui, Enea viene favorevolmente accolto dal Re dei Rutili, a cui il padre l’aveva promessa in moglie. Al termine di una dura e sanguinosa lotta tra Turno ed Enea, egli vinse riuscendo a uccidere Turno in combattimento. Questo permise al termine della guerra di sposare Lavigna e fondare al città di Lavinio(l’odierna Pratica di Mare) I PUNTI CARDINALI L’argomento di scienze naturali scelto per la tematica trasversale “il viaggio” è l’orientamento e le carte geografiche, in quanto rappresentano il punto di partenza e la guida negli spostamenti da un luogo all’altro. Il modo più semplice per incominciare a capire dove ci si trova o per indicare a qualcuno la propria posizione rispetto a un dato luogo, sono i punti cardinali. Si chiama punto cardinale ciascuna delle quattro direzioni principali verso le quali è possibile muoversi trovandosi su una superficie. I punti cardinali sono quattro: nord o settentrione, sud o meridione, est o oriente e ovest o occidente .I termini nord, sud, est e ovest derivano tutti dall'alto tedesco antico, e l'origine di questi termini usati inizialmente nelle culture germaniche. Secondo il mito della creazione all'inizio del tempo furono posti quattro nani ai quattro punti cardinali, e i nomi di questi nani erano: Norðri (Nord), Suðri (Sud), Austri (Est) e Vestri (Ovest).I termini oriente, occidente, meridione e settentrione vengono dal latino, e ciascuno di essi ha un'etimologia specifica:Il nome dell'oriente viene dal latino solem orientem, ovvero Sole nascente o levante: difatti, l'Est è la direzione dalla quale si vede sorgere il sole. Al contrario, l'occidente prende il suo nome dall'espressione latina solem occidentem, ovvero sole morente o ponente , essendo com'è noto l'Ovest la direzione verso la quale il sole tramonta. La parola "meridione" deriva invece dal termine meridiem, che in latino indica l'orario di mezzogiorno. A dimostrazione di ciò, il meridione è anche nominato mezzogiorno. Septem triones è l'espressione dalla quale deriva il termine "settentrione" ; i Romani erano infatti, soliti chiamare così le sette stelle che formano la costellazione dell'Orsa Maggiore, indicante il nord ai navigatori. Accanto ai quattro punti cardinali, ve ne sono anche altri quattro indicanti posizioni intermedie: quali nord-est, sud-est, sud-ovest e nord-ovest. Queste posizioni possono essere indicate o con una sigla formata dalle varie iniziali delle parole componenti il loro nome (ad esempio, S per sud, NE per nord-est), oppure in gradi angolari rispetto al Nord. LE COORDINATE GEOGRAFICHE Negli spostamenti più accurati o nell’individuazione più esatta di un punto sulle superficie della Terra si usano le coordinate geografiche e le carte geografiche. Le coordinate geografiche sono la latitudine, la longitudine e l'altitudine. La latitudine è la distanza angolare del punto dall'equatore e la longitudine è la distanza angolare di un punto da un arbitrario meridiano di riferimento (quello di Greenwich) lungo lo stesso parallelo del luogo. L'altitudine è la distanza, misurata lungo la verticale del punto considerato sulla superficie terrestre dal livello del mare. Le latitudini e le longitudini sono grandezze angolari e sono misurate in gradi. La sua longitudine è 0°.Il parallelo fondamentale è l'equatore, che divide la Terra nell'emisfero boreale e nell'emisfero australe. LE CARTE GEOGRAFICHE Le carte geografiche rappresentano in una superficie piana tutto il globo o una parte di esso, per mezzo di linee, tratti, ombre, colori e segni convenzionali. Si tratta, perciò, di rappresentazioni simboliche, che devono presentare contemporaneamente tre requisiti fondamentali: - l’equidistante, cioè rispettare il rapporto tra le lunghezze sulla carta e quelle reali; - l’equivalente, cioè la costanza del rapporto tra le aree sulla carta e quelli reali; - l’isogonia, cioè l’angolo formato da due linee qualsiasi sulla carta deve essere uguale all’angolo compreso tra le due linee comprendenti sulla superficie terrestre. Il fondatore della carta geografica moderna e stato Jerhard kremer. Una cartina è una rappresentazione simbolica approssimata e ridotta nelle proporzioni. Rispetto al contenuto abbiamo: - carte generali,che possono essere sia fisiche che politiche; - carte speciali,che si dividono in carte nautiche e aereonautiche; - carte tematiche,usate per mostrare la distribuzione sulla Terra di fenomeni o elementi di diverso tipo:fisici, antropici, economici,ecc. Rispetto alla scala, cioè al rapporto tra distanza reale e distanza sulla carta abbiamo: - le piante e le mappe che si usano per rappresentare appartamenti,quartieri,città; - le carte topografiche che servono per rappresentare piccole porzioni di territorio; - le carte corografiche che rappresentano aree molto estese, come intere regioni; - le carte geografiche generali che raffigurano porzioni molto ampie della superficie della Terra; - i planisferi e i mappamondi che raffigurano tutto il globo,ma possono evidenziare solo pochissimi particolari. "The Fun They Had" is a science fiction story written by Isaac Asimov. It first appeared in a children's newspaper in 1951 and was reprinted in the February 1954 issue of The Magazine of Fantasy and Science Fiction. Written as a personal favour for a friend, "The Fun They Had" became more popular than he expected. It is the most anthologised of all Asimov's stories and has appeared in many publications outside of the science fiction genre. PLOT SUMMARY The story takes place in the year 2157, where teaching is performed by computer-like robots with vast information stores. The protagonists of this story are two children, Tommy and Margie. Tom, the older child, finds a real book in his attic. He is very surprised by the object because the words on the page do not move like the words on the screen of their mechanical teacher. The book describes the school from centuries earlier, where there was a real man as teacher that gave homework and asked questions to his students, and all the boys and girls went into a special building. Margie is very curious but her mother calls her because it is time for school. School for Tom and Margie takes place at home in a room where they do homework and hand it in via a proper slot in a mechanical teacher. Nessuno insegnante può essere sostituito da quello che un computer sa fare. -Isaac Asimov Global rock concerts LIVE AID 13 july 1895 This was the first global rock concert ever. Two British musicians, Bob Geldof and Midge Ure, saw a film on a TV news programme about very poor children in Africa and they wanted to help, so they organised two very big pop concerts: the Live Aid concerts. There were two main concerts: in London, at the old Wembley Stadium and in Philadelphia at the JFK Stadium. 82 000 people went to the London concert, 99 000 attended the American one and about 1.5 billion people watched it on television in more than 100 countries. One singer, Phill Collins sang in London and then sang at the concert in Philadelphia! Live Aid was a great sucess. The organiser collected millions of pounds for Africa. LIVE 8 2 july 2005 Bob Geldof and Midge Ure organised the Live 8 concerts too. This time the tickets were free because they wanted the concerts to make people think about poor people in Africa and Asia. They wanted politicians in rich counties to help poor countries. . On 2 july, there were eleven concert around the world, including: London, Paris, Berlin, Rome, Moscow, Philadelphia. Hundreds of famus singer and bands performend at the concerts. Madonna, Paul McCartney and U2 sang at Live Aid and Live 8. LIVE EARTH 7 july 2007 Al Gore, an American politician, organised Live Earth concerts. He wanted people to think about the problems of climate change. There were concerts in every continent. The London concert was at the new Wembley Stadium and there were concerts in Sydney, Tokio, Shanghai, Hamburg and Rome. There was even a concert in Antartica! Hundreds of musicians performed at the concerts including: Madonna, Rihanna, BlackEyed Peas and Lenny Kravitz. Million of people from around the world went to the live concerts and watched them on TV. Il viaggio è esplorazione, scoperta, tentativo di indagare e di capire. E’ un atto che richiede concentrazione e continua apertura, per poter immergersi, vivere e ricordare la maggior quantità di cose possibile. . <<“Vivere con l’altro, con lo straniero, ci mette di fronte alla possibilità di essere o non essere un altro>> Julia Kristeva Non si tratta solo di una nostra disponibilità ad accettare l’altro ma di essere al posto suo. Guardare sé stessi e la propria cultura con lo sguardo dell’altro è un esperienza che aiuta a costruire la propria identità, arricchendola di punti di vista, memorie, pensieri Il viaggio e l’incontro sono legati allo sguardo. Il sé e l'altro: nuove emergenze o storia già vissuta? Il problema del diverso da me è presente ed è stato affrontato in tutte le culture. Ogni società ha cercato di fornire risposte alle sfide che sorgono nel momento in cui si viene a contatto con l’altro. . Nel nuovo secolo ci si trova a dover affrontare la sfida della multiculturalità. Questa nuova realtà multiculturale porta alla riformulazione dei modelli socio-educativi . in Canada e negli Stati Uniti In Canada si parla di“multi cultural education” negli anni ’70 Anche negli Stati Uniti questa espressione appare con il valore di riconoscimento di una pluralità di componenti culturali e sociali che nell’uguaglianza dei diritti contribuiscono a creare la nazione americana. In Europa In Francia,Germania,Italia e Spagna il termine multiculturale nasce come orientamento in difesa. Dalle diverse risposte istituzionali e dallo studio delle politiche sociali ed educative si possono evincere alcuni modelli teorici fondamentali: L’educazione interculturale si concretizza allora nel “tentativo pedagogico di creare nella realtà multiculturale un rapporto e un’interazione costruttiva e produttiva tra persone e cittadini socializzati in altre culture o appartenenti a culture diverse”. -Come è organizzata la scuola nel tuo paese? <<Vado a scuola tutti i giorni, anche la domenica mattina. Inizio le lezioni alle 8:00 e le termino alle 19:00, ma la domenica finisco alle 12:00. i compiti devo svolgerli durante la notte e mi capita spesso di concludere a mezzanotte.>> -Preferisci la scuola italiana o quella cinese? <<Preferisco la mia scuola perché studio di più e imparo più cose,ma mi piace anche la scuola italiana perché ho più tempo libero.>> -Come trascorrono il tempo libero gli adolescenti cinesi? <<Io non ho tempo libero durante l’anno scolastico, ma durante le vacanze faccio i compiti e molto raramente esco con gli amici.>> -Si può avere più di un figlio? <<No, in Cina si può avere un solo figlio,ma ora a causa dell’ invecchiamento del paese si possono avere due figli.>> -L’uomo e la donna hanno gli stessi diritti? <<Si, loro hanno gli stessi diritti.>> -Come viene vista e trattata la donna nel tuo paese? <<La donna cinese viene trattata allo stesso modo in cui viene trattata la donna italiana.>> -In Cina sono presenti piatti italiani? <<Si, in Cina sono presenti la pizza e la pasta!>> -In Cina ci sono extracomunitari? <<Si, ci sono persone con culture diverse, provenienti da vari paesi.>> -Avete pregiudizi su di essi? <<Penso solo che gli altri abbiano abitudini diverse da noi perché viviamo in luoghi distanti, ma io personalmente non ho pregiudizi su di essi, poche persone ne hanno.>> Libertà di circolazione di espatrio e di emigrazione La libertà di circolazione è la libertà di muoversi nel territorio nazionale. La libertà di soggiorno è la libertà di scegliere il luogo dove fermarsi e soggiornare anche solo momentaneamente in qualsiasi parte del territorio nazionale. La libertà di circolazione è connessa con la libertà personale. Con il diritto espatrio ogni cittadino, può uscire dal territorio della Repubblica o entrarvi salvo obblighi di legge. Libertà di circolazione e soggiorno La libertà di circolazione e soggiorno è prevista e disciplinata all’art. 16 Cost. Essa è una delle più antiche libertà riconosciute nei documenti costituzionali, presente già nella Magna Charta Libertatum del 1225. La Costituzione Repubblicana, ha inteso differenziarle tra loro: se è vero, infatti, che i principi costituzionali in tema di libertà personale costituiscono una guida nell’interpretazione dell’Art.16 Cost. L’articolo 16, co.1, Cost. riconosce dunque ai cittadini il diritto di muoversi liberamente nell’ambito del territorio della Repubblica e di soggiornare in qualunque luogo, salve le limitazioni che la legge stabilisce per motivi di sanità o di sicurezza, specificando, inoltre, che non è ammessa alcuna limitazione della libertà di circolazione e soggiorno per ragioni politiche. L’articolo 16, co.2, Cost. riconosce invece, la libertà di uscire dal territorio nazionale e rientrarvi. SCHENGEN, COS’è E COME FUNZIONA Schengen è il nome di una città che si trova nello Stato del Lussemburgo. Nel 1985 un ristretto numero di stati europei ( Francia, Germania, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi), decidono di creare un territorio privo di frontiere, aprendo la strada a un nuovo livello di integrazione Europea: spazio Schengen. E’ stato il progetto di istituire il mercato interno come spazio di frontiere, in cui fosse garantita la libera circolazione di merci, servizi, capitali e persone, e quindi finalità economiche. L’accordo di Schengen non si applica invece ai cittadini extraeuropei, che restano soggetti ai controlli e all’obbligo dei passaporti. I controlli sono comunque sempre possibili per motivi fiscali, sanitari e di ordine pubblico. Il trattato può essere sospeso in certi casi per breve tempo, ad esempio per motivi di sicurezza pubblica o di ordine pubblico. Tuttavia bisogna ricordare che il Trattato di Schengen è un normale trattato internazionale, crea dunque obblighi tra gli stati e non diritti od obblighi in capo ai cittadini degli stati, che non potrebbero dunque invocarlo. IL VIAGGIO NELLE RELIGIONI I pellegrinaggi Il Giubileo I pellegrinaggi cristiani Ebraismo: i pellegrinaggi a Gerusalemme Islamismo Buddismo e Induismo I PELLEGRINAGGI I pellegrinaggi hanno un’enorme funzione e importanza nelle maggiori religioni storiche - induismo, buddismo, ebraismo, cristianesimo, e islamismo - dove rappresentano spesso l’esperienza culminante della vita religiosa. Dunque, non sono appannaggio solo della religione cristiana, ma li ritroviamo anche nel mondo pagano e oggi tra vari popoli definiti come "primitivi" o "in via di sviluppo; il pellegrinaggio è più che altro peregrinazione (dal lat. peregrinatio, peragrare, "viaggiare per, percorrere"), erranza, continuo andare senza una meta precisa. Nella storia della cristianità i pellegrinaggi hanno raggiunto il massimo dell’importanza proprio nel Medioevo : numerosi e ferventi pellegrini attraversano l’Europa, in un momento in cui, soprattutto dopo l’anno 1000, si sviluppano le comunicazioni e il viaggio diventa un’esperienza accessibile a molte classi, compresa quella contadina. In una società che offriva, comunque, ancora scarse possibilità economiche di allontanarsi dalla cerchia di amici, vicini e autorità locali, il solo viaggio possibile per coloro che non erano mercanti, menestrelli, giocolieri, acrobati e frati erranti erano i viaggi santi, i pellegrinaggi o le crociate IL GIUBILEO L’origine storica ed etimologica del Giubileo va ricercata nel mondo ebraico. Il termine deriva, infatti, secondo alcuni studiosi, dalla parola "yobel o yobell" che significa "corno di ariete o di montone", una tromba arcaica suonata dai sacerdoti per annunciare l’inizio dell’anno giubilare ebraico, che si celebrava ogni 50 anni. Altri studiosi sostengono, invece, che la parola si riferisca al verbo ebraico "jobbel o jobil" che significa "richiamare", "ricondurre". Quest’ultima interpretazione spiega meglio l’aspetto giuridico che rivestiva, oltre a quello spirituale, l’Anno giubilare presso il popolo ebraico: era "l’epoca in cui tutte le cose venivano riconsegnate ai primitivi proprietari", l’anno della remissione. Con la diffusione del Cristianesimo il termine Giubileo assunse un significato puramente "spirituale", perdendo tutte quelle valenze (sociali e giuridiche) che erano proprie della cultura ebraica che pure lo aveva originato, diventando una cerimonia religiosa durante la quale il Papa concede la totale remissione dei peccati. Per la Chiesa, l’anno giubilare è un anno di grazia, di riconciliazione tra uomo e Dio, attraverso il perdono dei peccati e la remissione delle pene. Eclissato da quello di Gerusalemme e Compostela, il pellegrinaggio romano riconquisterà importanza solo dopo che, nel 1300, Papa Bonifacio VIII indisse il primo Giubileo della storia della Cristianità. La periodicità degli anni giubilari, fissata prima a cento, fu poi ridotta a 25. L’istituzione dell’Anno Santo rinvigorì la spiritualità del mondo cristiano al punto che i pontefici pensarono di creare un’istituzione di ordinaria amministrazione spirituale della Chiesa, con intervalli ciclici nel corso dei secoli . In ogni famiglia si va a fare visita ai parenti, soprattutto nei giorni di festa. Questo legame non "muore" con la morte delle persone care: si visitano le loro tombe, si portano fiori, si dice una preghiera. Anche la comunità dei cristiani ( che nasce dalla fede della risurrezione di Gesù Cristo ) s'incontra con i suoi membri morti, soprattutto in occasione delle loro feste. Poiché per i cristiani la morte è il "passaggio" a una nuova vita presso Dio, una nuova nascita, in genere si festeggia proprio il giorno della morte di un santo quasi fosse un "nuovo compleanno". I luoghi maggiormente venerati dai cristiani sono, naturalmente, quelli in cui è vissuto Gesù, quelli in cui sono sepolti gli apostoli e quelli che, in modo particolare, sono legati alla Madonna, madre di Gesù e madre della Chiesa. Per questo motivo, fin dai tempi più antichi, i cristiani si recano in pellegrinaggio: in Terrasanta ( i luoghi della vita terrena di Gesù: Betlemme, Nazareth, Gerusalemme…); a Roma ( dove sono morti e sepolti gli Apostoli Pietro e Paolo ); ad altri luoghi di sepoltura di Apostoli: soprattutto Compostela ( ove riposa l'Apostolo San Giacomo). I pellegrinaggi a Gerusalemme "Che gioia quando mi dissero: 'Andremo alla casa del Signore!'". - Sl 122,1 Tre Feste annuali dovevano essere celebrate, per ordine di Dio, a Gerusalemme. Da tutta Israele, almeno gli uomini dovevano recarsi in pellegrinaggio nella città santa. Queste tre occasioni riguardavano: 1.Primo pellegrinaggio. Pasqua e Festa dei Pani Azzimi 2.Secondo pellegrinaggio. Festa di Pentecoste, detta anche Festa delle Settimane e Festa della Mietitura 3.Terzo pellegrinaggio. Festa delle Capanne, detta anche Festa del Raccolto Queste tre Feste fanno parte delle “solennità del Signore”, da celebrarsi “come sante convocazioni” (Lv 23:2). La parola resa “solennità” che può essere resa “appuntamenti”: si tratta dei momenti d’incontro con Dio, delle sue sante Festività. Essendo la società ebraica, agricola, gli israeliti dipendevano dalla benedizione di Dio sulla terra e queste tre Feste erano intimamente legate alla raccolta (Es 23,14-17). Le tre grandi Feste che richiedevano il pellegrinaggio a Gerusalemme, avvenivano all’inizio della primavera (mietitura dell’orzo), nella tarda primavera (mietitura del frumento) e a fine estate (resto del raccolto). Erano occasioni non solo di grande allegria ma anche di profonda gratitudine verso Dio che aveva assicurato la pioggia necessaria perché il paese fosse produttivo. La Festa dei Pani Azzimi iniziava il 15 nissàn e coincideva con la raccolta dell’orzo La Festa delle Settimane o Pentecoste cadeva il 50° giorno, nuovamente domenica (per noi), dopo quella domenica in cui si offriva il covone; era la Festa “delle primizie della mietitura del frumento” (Es 34:22). La Festa delle Capanne o della raccolta iniziava il 15° giorno del mese di etanìm o tishrì e concludeva allegramente l’anno agricolo. Erano quindi occasioni adatte perché le famiglie al completo facessero festa. Dt 16,14-15. “Che gioia quando mi dissero: 'Andremo alla casa del Signore!'. E ora i nostri passi si fermano alle tue porte, Gerusalemme”. – Sl 122,1-2 ISLAMISMO Ḥajj è il nome del pellegrinaggio islamico canonico alla Mecca e nelle sue prossimità che costituisce il quinto dei pilastri dell'Islam. Il ḥajj significava originariamente "dirigersi verso"; esso obbliga ogni fedele che ne abbia le possibilità fisiche ed economiche a compiere, almeno una volta nella vita, i riti che compongono il ḥajj. Tutta la cerimonia è antichissima ma in gran parte fu conservata dall'Islam, pur se adattata (i musulmani pensano che si tratti di un recupero dopo l'oblio dei tempi e le malizie dell'uomo) alle nuove finalità di un culto da dedicare al Dio Uno e Unico che nel Corano è chiamato Allāh. Il ḥajj va obbligatoriamente compiuto nel mese lunare di Dhū l-Ḥijja, ultimo mese dell'anno islamico. In tutti gli altri mesi il rito è chiamato umra, pellegrinaggio "minore" non obbligatorio che si differenzia dal ḥajj per la sua minor durata e per i suoi diversi e più semplici passaggi liturgici. Il pellegrinaggio è, come nelle altre religioni, l’evento culminante nella vita di un musulmano; è un grande purificazione cui ogni credente viaggio spirituale di è chiamato almeno una volta nella vita. L’hajji avviene nel mese del calendario consacrato a tale atto, il dodicesimo. Il primo passaggio simbolico che il pellegrino deve compiere è il raggiungimento dello stato di purezza rituale. Indossa quindi una veste bianca. La cerimonia di vestizione si configura come un rito di passaggio accompagnato da preghiere e precise prescrizioni relative al modo in cui deve essere indossata. Giunti alla Mecca, i pellegrini cominciano un lungo e complesso itinerario che ricalca, secondo la tradizione, i passi compiuti da Maometto nel suo pellegrinaggio. Anche le principali religioni indiane:il Buddismo e l’Induismo, prevedono pellegrinaggi nei luoghi santi. I pellegrini si mettono in cammino lasciando le loro comode case e vanno in cerca di luoghi solitari in cui stare in silenzio e pregare Dio. Oppure si recano nei santuari costruiti lungo il fiume Gange (il fiume sacro) in cui cantano e pregano insieme agli altri. Duranti questi pellegrinaggi le persone promettono di non fare più del male, di non odiare più gli altri, anzi di aiutarli, si pentono dei peccati che hanno commesso e ritornano a casa sereni e con l’anima più leggera. Per l’Induismo e Buddismo la città più importante per i pellegrini è Benares, costruita sulle rive del Gange vi si trovano importanti santuari. LA MARATONA! Della corsa, la maratona costituisce la parte più nobile e sofferta. Diventato negli ultimi anni un modus essendi, secondo L'Enciclopedia Italiana Treccani: la Maratona è una corsa durissima, che può essere disputata solo da atleti provetti e specialmente allenati, è la gara più lunga e faticosa di tutto il programma olimpico. Nell'Olimpiade, a questa gara partecipano non più di un centinaio di atleti; insomma una corsa per pochi folli! Nell'attuale quotidianità invece: Maratona di Londra 1995, partecipanti 38.000; Maratona di New York 1995, partecipanti 28.000; Maratona di Venezia 1995, partecipanti 7.500... che devono percorrere 42 chilometri e 195 metri di corsa! Ma allora i conti non tornano. Perché una gara olimpica cui partecipano pochi specialisti, si trasforma in un vero e proprio bagno di folla in occasione delle maratone dei grandi centri urbani? Per comprendere perché una gara tanto lunga e faticosa affascini così tanta gente che, tutto sommato, non ha niente a che vedere con l'agonismo, dobbiamo rifarci ad un celebre avvenimento della storia antica. Nel 490 a. C., nella pianura di Maratona, nei pressi di Atene, fu combattuta l'omonima grande battaglia tra i Persiani e gli Ateniesi. Si trattò di una di quegli accadimenti che ha avuto rilevanza nella storia del mondo: fu considerata la prima importante e decisiva vittoria degli europei sugli orientali. Gli invasori Persiani volevano punire i Greci che anni prima avevano appoggiato la rivolta degli Ioni. Sbarcarono nella baia di Maratona, a pochi chilometri da Atene, con numerose chiatte scortate da 600 triremi, che trasportavano, si presume 50.000 uomini in pieno assetto di guerra, nonché armi, equipaggiamenti e perfino la cavalleria. Secondo la tradizione, i Persiani avrebbero dovuto comprendere tra le loro file 200/600.000 unità, ma la cifra è poco attendibile in quanto gli antichi non erano in grado di trasportare in mare in una sola volta più di 20/30.000 persone. Messe in secco le navi aspettarono nella pianura di Maratona sperando che in Atene insorgesse la ribellione fomentata da alcuni seguaci dell'armata persiana. Saputo dell'accentramento delle forze dei Persiani, gli Ateniesi, desiderosi di scontrarsi con il nemico direttamente sul luogo dello sbarco, lontano dalla loro città, portarono il loro esercito di 11000 soldati su di un altura, in modo da controllare i nemici e le vie di accesso ad Atene, in attesa che arrivassero soccorsi dagli alleati di Sparta, a cui nel frattempo avevano chiesto aiuto. Gli Ateniesi, dopo un paio di settimane, vedendo una parte dei Persiani reimbarcarsi con lo scopo di attaccare Atene anche da un'altro versante, decisero, attraverso un celebre consiglio di guerra formato da 10 strateghi, di attaccare senza aspettare rinforzi dagli Spartani, ancora indecisi sul da farsi per motivi religiosi. Gli orientali erano superiori numericamente, ma di gran lunga inferiori tatticamente. La battaglia si svolse, probabilmente, il 10 agosto. Le truppe di Atene, al passo di corsa urtarono violentemente contro l'esercito nemico. Secondo Erodoto, la corsa fu di circa un chilometro e mezzo; più probabilmente invece, furono solo 150 metri, perché si ritiene che una tale distanza da parte di truppe pesantemente armate fosse inconcepibile da coprire. I Persiani ebbero la peggio e furono costretti a reimbarcarsi. La tradizione racconta di perdite umane per circa 6400 combattenti (cifra probabilmente esagerata), contro i 192 morti Ateniesi (cifra esatta in quanto Erodoto si basò sull'elenco dei caduti). Vinta la battaglia, l'esercito ateniese, dopo un brevissimo riposo, tornò indietro, coprendo con una marcia rapidissima (11.000 uomini, quasi al passo di corsa!) i 34 chilometri che li separavano da Atene. Avevano paura, infatti, che le navi Persiane in mare attaccassero la città sguarnita, ma questo non avvenne. Comunque nonostante questa importante e schiacciante vittoria, l'anno successivo i Persiani entrarono in Atene. In questo contesto si colloca la figura mitica dell'ateniese Fidìppide, di professione emerodromo (uomini capaci di correre per un intero giorno, o più a lungo; molto importanti nella vita delle antiche città greche ed ancora più importanti per l'esercito, poiché rappresentavano generalmente i soli mezzi di comunicazione; alcuni di loro erano in grado di percorrere 200 chilometri in 15 ore!), il quale fu mandato prima della battaglia, a Sparta per chiedere aiuto. Corse, tagliando per le colline, per circa 250 chilometri, impiegando 2 giorni per poi tornare di nuovo indietro. Erodoto ci tramanda che Fidìppide raggiunse Sparta "Nel giorno immediatamente successivo" alla sua partenza, e cioè che impiegò non più di 48 ore e tornò presto indietro, se non immediatamente, il che farebbe pensare che abbia corso per 500 chilometri in soli 3 o 4 giorni. Inoltre, sempre secondo l'illustre storico, Fidìppide raccontò che durante il ritorno, nelle vicinanze del monte Partenio, si imbatté nel dio Pan, che esortava gli Ateniesi a venerarlo per ottenere la vittoria. Dopo la battaglia, infine, corse fino ad Atene, per 42 chilometri morendo nei pressi dell'Acropoli, probabilmente per la fatica (!), dopo aver annunciato la vittoria. In ricordo di Fidìppide e del grande scontro in cui i Greci sconfissero i Persiani praticamente al passo di corsa, è stata inserita la gara di Maratona nella prima Olimpiade dell'era moderna svoltasi nel 1896 ad Atene. La corsa copre un tragitto di Km 42,195 che sarebbe, secondo moderni calcoli, la distanza dal luogo della battaglia ad Atene, e più precisamente dal ponte di Maratona allo stadio Panathinaiko. Poi con il passare degli anni il rito si è ripetuto al di fuori delle Olimpiadi in un pò tutte le città più importanti del mondo lasciando, come costanti fisse, il nome (Maratona) e la distanza (Km 42,195). Ora, ogni anno, tutte le grandi città ripropongono la loro maratona e l'incredibile numero di partenti e la durezza della gara confermano che ogni partecipante, aldilà della prestazione sportiva, corre per annunciare la vittoria... la sua! La tradizione, per mezzo del rito, ripropone ogni volta il "Mito". E il "Mito"... è la vita. La maratona offre alle masse una possibilità di identificazione con l'angoscia e la bellezza dello sport poiché i concorrenti riuniscono mente e corpo in una prova definitiva delle loro risorse. Questa particolare gara fa in un certo senso di ogni replica una speciale commemorazione. Da correre assolutamente:metri veloci (per scontrarsi contro i Persiani) in pesante dotazione da combattimento;34 chilometri (per il ritorno ad Atene) sempre in pesante equipaggiamento da combattimento;42 chilometri corsi da Fidìppide (la Maratona), fortunati voi, senza l'equipaggiamento pesante da combattimento;infine i 250 chilometri da Atene a Sparta (la Spartathlon), corsi sempre da Fidìppide, senza la dotazione da combattimento, in 2 giorni e trascorrendo la notte alle stelle. Ah! non dimenticatevi del ritorno. Alla fine del programma, se siete giunti a destinazione, e soprattutto siete ancora vivi, potete incoronarvi Maratoneti! Estero 31,25% Roma 62,50% Milano 56,25% Lazio 56,25% Lombardia 38% Campania 50% Sicilia 50,00% Puglia 56,25% Emilia Romagna 31,25% Sardegna 12,50% Piemonte 6,25% Abruzzo 12,50% Liguria 12,50% Molise 6,25% Friuli V.Giulia 6,25% Basilicata 68,75% Marche 0,00% Umbria 0,00% Toscana 0,00% Valle D'Aosta 0,00% Veneto 0,00% Trentino A.Adige 0,00% La percentuale è uno strumento matematico di uso comune che descrive la grandezza di una quantità rispetto ad un'altra. La quantità base rappresenta il 100%. Nonostante l'uso della percentuale sia molto diffuso nella quotidianità, esso non è di comprensione così immediata come spesso si ritiene: più di tutto risulta facilmente fraintendibile il confronto fra percentuali. Per avere chiaro il significato di un numero che esprime una percentuale, è necessario prima di tutto comprendere quale sia la grandezza di riferimento. Infatti qualora cambi la grandezza di riferimento, cambia immediatamente il numero percentuale. Nonostante il passaggio sia banale, molto spesso viene sottovalutato proprio per la sua semplicità, generando confusione. Quando si confrontano degli aumenti percentuali o delle riduzioni percentuali è sempre indispensabile considerare quale sia la base: non sempre, infatti, si possono fare considerazioni valide sommando o sottraendo delle percentuali.