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Presentazione di PowerPoint - Formazione docenti neoassunti

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Presentazione di PowerPoint - Formazione docenti neoassunti
Istituto Datini Prato - Scuola Polo-Formazione
Ambito Territoriale di PRATO e PISTOIA
Gestione della classe e delle
problematiche relazionali
Laboratorio 2- “Gestione della classe” – Formatore Antonella Grilli
Anno Scolastico 2015-2016
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Ambito Territoriale di PRATO e PISTOIA
• Teorie relazionali con riferimento alla gestione della
classe:
• le relazioni a scuola
• relazione insegnante/alunno
• relazione alunno/alunno
• relazione insegnante/famiglia
• relazioni insegnante/insegnante
• complessità relazionale
• nuovi modelli relazionali
• Confronto tra pratiche didattiche
• Vademecum di buone prassi
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La scuola non è solo un luogo di studio
ma anche un ambiente dove si vivono
relazioni
• tra compagni
• tra docenti e discenti
• tra insegnanti e genitori
• tra insegnanti e altri
insegnanti
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Anno Scolastico 2015-2016
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Ambito Territoriale di PRATO e PISTOIA
La scuola è il contesto formativo in cui la relazione educativa
si presenta in tutta la sua complessità. In ambito scolastico si
perseguono finalità di formazione e di istruzione, che
rendono indispensabili relazioni (dirigente, insegnanti-alunnifamiglia, personale ATA, psicopedagogista, Enti Locali, esperti
esterni) che devono convergere e armonizzarsi. Nella scuolacomunità si presta attenzione non solo ai risultati ottenuti,
all’efficacia e all’efficienza, ma principalmente alla qualità
delle relazioni e pertanto si praticano collaborazione,
corresponsabilità, dialogo e rispetto reciproco.
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La relazione con i compagni di scuola è una relazione alla pari
perché si caratterizza per essere simmetrica (parità di età) e per
essere reciproca (parità di ruoli, di diritti, di doveri). Questo tipo
di relazione spazia dall’essere inseriti solo nella stessa classe o
scuola all’instaurare veri e propri legami amicali.
L’appartenenza ad un gruppo scolastico rappresenta una
fondamentale opportunità di comunicazione ed un decisivo
fattore di protezione nel percorso di crescita.
Essere compagni di scuola consente ai bambini e ai ragazzi di
creare alleanze, di costruirsi una propria identità, di riconoscersi
con i propri simili, di condividere e affrontare insieme incertezze
e paure.
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Ogni classe ha una propria fisionomia, non statica, ma
continuamente in divenire. A determinarla concorrono molti
elementi interdipendenti che influiscono sulla qualità del clima
relazionale.
La coesione del gruppo, la positività delle relazioni all'interno
della classe non sono un punto di partenza, ma un obiettivo al
quale continuamente tendere.
La coesione del gruppo-classe, la positiva relazionalità che
s'instaura al suo interno non è perciò frutto del 'caso',
certamente incidono alcune variabili costitutive (rapporto
maschi/femmine, scolarizzazione pregressa, maturità dei
singoli...), ma il contributo determinante lo danno gli insegnanti
con il loro modo d'intendere e di vivere l'esperienza scolastica.
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La Scuola ha lo scopo di promuovere oltre al sapere anche la
dimensione affettiva, emotiva e socio-relazionale degli allievi.
L’educazione socio-affettiva trae i suoi presupposti teorici dalla
psicologia umanistica di Rogers e Maslow e dalle metodologie di
Gordon. Il sentirsi un individuo unico, facente parte di un gruppo
che insieme a lui si evolve, permette di soddisfare i bisogni di
sicurezza, di appartenenza e di fiducia che sono fondamentali per
soddisfare il bisogno di conoscenza.
L’educazione socio-affettiva trasmette agli alunni alcune
competenze e capacità psicologiche in modo da affrontare meglio
i problemi legati alla vita scolastica e familiare, andando più a
fondo nella conoscenza e comprensione di se stessi e delle proprie
interazioni con gli altri.
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Una buona relazione tra insegnante e allievo si
deve fondare sulla fiducia e sull’ascolto in modo
da influenzare positivamente il rendimento
scolastico e gratificare entrambi; al contrario la
mancanza di questi presupposti può indurre
l’alunno ad un calo motivazionale, che si può
proiettare sul rendimento, e indurre frustrazione
e demotivazione anche da parte del docente
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La relazione educativa si compie come relazione
di aiuto, cioè come un rapporto in cui una
persona si attiva per facilitare la crescita e la
maturità dell’altro che non si configura come
soggetto da manipolare, ma come persona
capace di autocompimento e di
autorealizzazione. La relazione di aiuto poggia
su tre condizioni fondamentali: la congruenza,
l’accettazione positiva incondizionata e
l’empatia.
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La congruenza consiste nella consapevolezza del facilitatore dei
propri sentimenti e vissuti, come emergono nella relazione con il
soggetto, senza negarli o distorcerli. L’accettazione positiva
incondizionata poggia sul rispetto per la persona riconosciuta
come unica e originale, nella sua totalità, con difetti e qualità,
senza critiche o valutazioni. L’empatia è la dimensione che più
specificatamente deve connotare un’autentica relazione di aiuto,
indica la capacità di mettersi nei panni dell’altro, di coglierne con
sincerità e rispetto mondo interiore e contenuti emozionali e
cognitivi, per avviare una comprensione autentica. L’empatia è la
via maestra perché l’educando giunga alla coscienza delle sue
emozioni e degli aspetti di sé sconosciuti o rimossi per avviare un
processo di autovalutazione e di cambiamento.
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I due caratteri costitutivi della relazione
educativa sono: l’intenzionalità e l’asimmetria
(età, maggiori esperienze, conoscenze e
maturità personali dell’educatore rispetto
all’educando). Un rapporto educativo non può
essere affidato all’improvvisazione, ma deve
scaturire da scelte, strategie e valori.
L’intenzionalità dell’educatore si traduce
nell’avviare un processo di comprensione di
desideri, bisogni e attese dell’educando.
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La prima parola chiave per conciliare i conflitti è
tolleranza, cioè capacità di accettare e rispettare le
diversità. Ognuno ha le proprie idee e i propri modelli di
comportamento. Ilsegreto per instaurare buone relazioni
e superare i conflitti sta nella capacità di concepirli in
termini di relatività. Comprendere le regole e i modelli
degli altri permette di comprenderli e evitare inutili
sprechi di tempo e di energia. Relazionarsi solo secondo i
propri modelli, senza conoscere e rispettare quelli degli
altri, rende inevitabile il conflitto.
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La seconda parola chiave è creare un'atmosfera di confronto e di
dialogo, di reciproca fiducia e condivisione. Quando l'atmosfera è
serena e le finalità chiare, ognuno è più aperto e disposto a dare il
meglio di sé. E' vero che alle volte basta la presenza di uno o due
colleghi disfattisti o polemici per guastare l'esito di una riunione.
Tuttavia è anche vero che sono sufficienti uno o due colleghi positivi e
decisi per neutralizzarne l'impatto e riportare l'armonia. Spesso i
disfattisti e i polemici non sono realmente negativi, ma sono prigionieri
di abitudini e paure che si esprimono in modo più forte e deciso delle
istanze positive di altri membri del gruppo. Se si comprende che il loro
attacco è un grido di dolore personale e una implicita richiesta di
attenzione, si può o trasformarlo in uno stimolo positivo per la
discussione oppure emarginarlo senza che inquini il clima del gruppo.
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La riforma della scuola, entrata in vigore in Italia nel
2003 ha portato in primo piano il ruolo delle
famiglie nell’iter scolastico dei propri figli,
prevedendo all’art.1 una cooperazione tra scuola e
famiglia e un coinvolgimento nella definizione del
portfolio e dei piani personalizzati. Il tipo di
integrazione delineata dalla riforma fra l’ambiente
scolastico e quello familiare non si rivela poi sempre
serena poiché i soggetti coinvolti sono molteplici.
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La scuola e gli insegnanti hanno un ruolo
essenziale nella formazione delle future
generazioni: si creano pertanto inevitabili
aspettative della famiglia nei confronti della
scuola e viceversa degli insegnanti nei
confronti di alunni e famiglie.
Molto spesso le due ottiche sono molto
differenti e genitori e insegnanti non
riescono a trovare forme di “alleanza
educativa”.
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Nell’incontro tra i due sistemi educativi, rispettivamente
rappresentati dalla scuola e dalla famiglia, diventa possibile
delineare le reciproche aspettative.
L’ insegnante può conoscere meglio gli alunni soprattutto se ha
la possibilità di confrontarsi con i loro genitori. Gli alunni non
possono essere educati a settori ma in modo globale, così da
poter crescere come persone capaci di compiere delle scelte in
un mondo che si apre ai loro occhi con una vastissima gamma
di proposte e di possibilità.
Quindi tra insegnanti e genitori deve potersi sviluppare un vero
patto che consenta ad entrambi di conoscere i percorsi a scuola
e a casa dei ragazzi, tanto da poter costruire insieme il loro
futuro.
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Quando i due sistemi non riescono a collaborare
subentrano dei problemi che portano ad alcune forme
di stress anche il personale docente.
Anche la categoria degli insegnanti può essere soggetta
a situazioni di stress che rendono pesante e difficile la
continuazione serena dell’esperienza lavorativa, in quei
contesti dove sono difficili i rapporti con l’utenza.
Nei contesti in cui, per qualche motivo viene a mancare
la collaborazione dei genitori, gli insegnanti trovano
maggiore difficoltà a superare i possibili disagi (gestione
della classe, difficoltà di apprendimento,ecc..).
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Eventuali disaccordi tra i due microsistemi (team
docente – famiglia) determinano piccole
questioni irrisolte. Le incomprensioni sul piano
educativo, quando ci sono, possono essere
legate alla pretesa di entrambe le parti di essere
nel giusto a tutti i costi, pena il dover
ammettere di aver commesso qualche errore.
In sostanza, ognuno dei due sistemi sembra
voler lottare per non modificarsi.
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Nel sistema complesso di persone che interagiscono
all’interno della scuola l’elaborazione del proprio sé
riguarda tutti i componenti che a loro volta si misurano
con un contesto sfaccettato, dinamico e fluido, che può
incidere in maniera significativa sulla loro persona e non
solo in riferimento all’attività professionale.
Essere consapevoli di tutti questi aspetti della relazione in
classe aiuta il docente a costruire un ambiente emotivo
favorevole all’apprendimento e alla conoscenza e ad
affrontare con maggiore consapevolezza le difficoltà
relazionali e motivazionali che caratterizzano spesso il
lavoro scolastico.
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“capovolgere” la classe ovvero invertire il
tradizionale schema di insegnamento e
apprendimento, facendo dell’aula non
più il luogo di trasmissione delle nozioni
ma lo spazio di lavoro e discussione dove
si impara ad utilizzarle nel confronto con
i pari e con l’insegnante”
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Nel contesto della “flipped classroom”,
l’insegnante fornisce ai ragazzi tutti i materiali
utili all’esplorazione autonoma dell’argomento
di studio. Questi possono includere: libri,
presentazioni, siti web, video tutorial e simili. I
video tutorial, in particolare, rappresentano un
mezzo privilegiato per l’apprendimento
individuale: dinamici e immediati, sono la chiave
del successo di Khan Academy e analoghe
piattaforme e-learning.
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È fuori dalle mura scolastiche, quindi, che gli studenti – da soli
o in gruppo, e ognuno nel rispetto dei propri tempi – hanno
modo di realizzare delle prime esperienze di apprendimento
attivo, che verranno poi continuate con compagni e docente in
classe.
La classe, qui, è intesa come arena di confronto e dibattito, e
vede l’insegnante nelle vesti di moderatore e motivatore della
discussione.
È proprio la motivazione umana ad essere la chiave di volta e la
garanzia di successo di questo approccio didattico: quando lo
studente sa perché sta studiando, ed è libero di affrontare lo
studio coi propri tempi e modi, si sentirà spinto ad esprimere
le proprie idee, nella consapevolezza di stare facendo un lavoro
utile per sé e per gli altri.
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Resilienza è un termine che deriva dal latino resalio, iterativo di salio,
che significa saltare, rimbalzare. In fisica indica la capacità di un
materiale di resistere ad urti improvvisi, a pressioni o sollecitazioni
fortissime, senza spezzarsi, né modificare la propria struttura. Il suo
contrario è la fragilità. In ecologia e in biologia la resilienza è la capacità
di autoripararsi dopo un danno. In informatica è la qualità che
permette ad un sistema di continuare a funzionare a dispetto di
anomalie legate ai difetti di uno o più dei suoi elementi costruttivi.
Nell’ambito delle scienze sociali “la resilienza corrisponde alla capacità
umana di affrontare le avversità dell'esistenza, superarle e uscirne
rinforzato o, addirittura, trasformato”
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Sitografia di riferimento
http://www.relazioniinarmonia.it/index.php
http://www.artcounseling.it/bambini/socio_affettiva.html
http://www.educare.it/Scuola/Anthropos/girelli-un_gruppo_da_costruire.htm
http://www.scienze-ricerche.it/?p=3600
http://www.edscuola.it/archivio/comprensivi/collaborazione_scuola_famiglia.htm
http://www.psicosomaticamente.it/index.php?option=com_content&view=article&id
=20:le-dinamiche-affettive-e-relazionali-nel-gruppo-classe&catid=19&Itemid=123
http://flipnet.it
http://www.scuoladibuonepratiche.com/1/filosofie_e_metodologie_1562017.html
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