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Breve storia dell`Iran

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Breve storia dell`Iran
Breve storia dell'Iran
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A cura di: Ali B. Langroudi
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Università di Roma - la Sapienza
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Marzo - Aprile 2013
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Docente: Francesco Gui
Parte I
Persia millenaria
L’alba della civiltà
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L'Iran è un paese medio-orientale situato nel sud-ovest
asiatico, "cerniera tra mondo arabo e mondo asiatico, pur
non appartenendo a nessuno dei due".
La civiltà in questo paese risale a 7000 anni fa: nella parte
centrale del paese è stata scoperta la cosiddetta “civiltà di
Jiroft”, divenuta ben presto assai famosa, e anche una
testimonianza di scrittura precedente all’epoca dei Sumeri,
che vengono considerati inventori della scrittura.
La scoperta avvenne in modo fortuito, a seguito di
un'alluvione del fiume Halil Roud, che portò alla luce nel
2001 gli oggetti custoditi in un'antica tomba, tra cui alcuni
vasi in clorite, a volte con incrostazioni di pietre dure.
La civiltà di Jiroft, o Giroft, era in precedenza sconosciuta,
non essendo menzionata in alcun testo a noi noto
(sebbene alcuni studiosi abbiano considerato la suggestiva
ipotesi che possa essere identificata con il "paese di
Aratta", dove, secondo i miti sumerici, era collocata una
civiltà rivale di quella di Uruk).
Peso in pietra del 3° millennio a.C. proveniente da Jiroft e
conservato al Museo dell'Azerbaijan di Tabriz.
Indoeuropei
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La diffusione degli Ari avvenne nel 1800-1700 a.C. Con il
termine Indoari (anche Indoariani, Arii, Ariani) si indica un
antico popolo nomade appartenente al gruppo indoiranico
dei popoli indoeuropei, che penetrò nel Subcontinente
indiano nel II millennio a.C. La popolazione Ari apparteneva
al gruppo ario di ceppo indoeuropeo.
Con il termine Indoeuropei si indica un insieme di
popolazioni che, parlando un comune idioma, denominato
proto-indoeuropeo, avrebbe popolato un'area geografica
comune, posta fra India e Iran, tra la metà del V millennio
a.C. e l'inizio del II millennio a.C.
Tale etnia si sarebbe poi dispersa per l'Eurasia a causa di
dinamiche complesse di diffusione, legate a linee di
transumanza e commercio preistoriche, e a dinamiche di
sovrapposizione
militare,
a
partire
da
azioni
"opportunistiche", originate forse da instabilità di carattere
demografico, dando così origine a diversi popoli che
conservano tuttora fortissime ed evidenti analogie
linguistiche (lingue indoeuropee).
Il popolo ario penetrò dal settentrione nell'Iran e l'antico
nome del popolo dominatore si è conservato fino ad oggi
nel nome IRAN.
Sopra: Piatto con il segno della Svastica,
Iran centrale, 3000 a.C.
Sotto: Espansione indoeuropea, 4000 a.C. - 1000 a.C.
Medi (impero medo) 728 a.C.-550 a.C.
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I Medi erano un antico popolo iranico che occupò gran
parte dell'odierno Iran centrale e occidentale, a sud del Mar
Caspio. Nel VI secolo a.C. fondarono un impero che si
estendeva dall'attuale Azerbaigian all'Asia Centrale e che
fu rivale dei regni di Lidia e Babilonia.
I Medi vengono menzionati per la prima volta in
un'iscrizione assira che risalirebbe all'835 a.C. insieme ai
Persiani, ma è grazie all'archeologia che possiamo
collocare il loro arrivo in Iran alla metà del II millennio a.C.
A quel tempo essi formavano un raggruppamento di tribù
seminomadi indoeuropei, ma di notevole forza militare, i cui
re dimoravano dentro fortezze. Il primo regno medo
unificato appare solo nell'ottavo secolo a.C., e secondo
Erodoto fu fondato da Deioce, il quale in realtà non era che
un piccolo capo tribù sottomesso, come i suoi più diretti
successori, al re assiro Sargon II.
La mancanza di unità culturale e l'eccessiva eterogeneità
della popolazione resero l'impero dei Medi fragile e ciò non
tardò a rivelarsi alla morte di Ciassare. Suo figlio Astiage,
succedutogli sul trono, non ebbe la forza e le qualità
necessarie a contrastare la crescita della potenza persiana
sotto Ciro, che si ribellò e si impadronì dell'impero.
Rhyton a forma di testa di montoni d'oro
Iran occidentale, VII-VI a.C.
Persiani (dinastia Achemenide) 550 a.C.-330 a.C.
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Sempre secondo Erodoto, gli Achemenidi erano la più
audace delle dieci tribù persiane. L'impero fondato da Ciro
II incorporava l'Iran attuale, la Mesopotamia, il Vicino
Oriente, l'Egitto, l'India nord-occidentale e parti dell'Asia
Centrale. La storia della dinastia achemenide (che da Ciro
in poi diviene anche la storia dell'Impero persiano) è
particolarmente conosciuta attraverso i resoconti degli
autori greci, in particolare Erodoto, Ctesia e Senofonte; i
frammentari accenni contenuti nell'Antico Testamento; le
fonti iraniche, prevalentemente iscrizioni reali trilingui.
L'Impero achemenide stabilì inediti principi di diritti umani
nel sesto secolo a.C. sotto Ciro il Grande. Dopo la
conquista di Babilonia nel 539 a.C., il re promulgò il cilindro
di Ciro, scoperto nel 1878, e oggi riconosciuto da molti
come il primo documento sui diritti umani. Il cilindro
dichiarava che ai cittadini dell'impero sarebbe stato
permesso di praticare la loro religione liberamente. Aboliva
anche la schiavitù, così tutti i palazzi dei re di Persia erano
costruiti da lavoratori pagati, pur in un'epoca di largo uso
della manodopera servile.
Tomba di Serse I
segue >>
Persiani (dinastia Achemenide); 550 a.C.-330 a.C.
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Sotto Dario I l'impero achemenide raggiunse la massima
estensione, infatti si spinse fino all'Indo ad est e fino alla
Tracia ad ovest. Cercò di conquistare la Grecia ma fu
sconfitto nella battaglia di Maratona. Suo figlio Serse I
ritentò l'impresa, ma fu respinto dai greci, guidati da
Temistocle, vittoriosi dopo la battaglia di Salamina (480
a.C.).
Gli ultimi anni della dinastia achemenide furono segnati da
debolezza e decadenza. Il potente e immenso impero
collassò in soli otto anni sotto i colpi infertigli dal giovane re
dei Macedoni, Alessandro Magno.
I sovrani achemenidi erano devoti ad Ahura Mazda, il dio
supremo, ma a questa religione ufficiale si aggiungevano (o
opponevano) diverse religioni popolari, come quella legata
alle pratiche misteriche della tribù dei Magi. A partire dal VI
secolo a.C. si diffuse anche lo Zoroastrismo, che ebbe
grande fortuna tra la popolazione della Persia. Molte delle
caratteristiche
dello
Zoroastrismo
(la
tendenza
monoteistica, la netta separazione del Bene e del Male,
l'attesa di una apocalisse) si trovano anche nell'Ebraismo,
e, di conseguenza, nel Cristianesimo e nell'Islam.
Sopra: Simbolo religioso degli achemenidi
Sotto: La dinastia achemenide all’epoca della sua
massima estensione, 490 a.C.
Seleucidi 330 a.C.-150 a.C.
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Dopo la morte di Alessandro Magno (323 a.C.), il potere
effettivo passò nelle mani dei suoi generali, i diadochi, che
si divisero le sue immense conquiste. La Persia fu
suddivisa tra vari satrapi macedoni, tra i quali emerse
presto la figura di Seleuco, satrapo di Babilonia. Seleuco si
fece incoronare re di Babilonia e nel 306 a.C. impose la
sua autorità su tutte le province orientali. Nel 301 a.C.
Antigono Monoftalmo, che governava l'Asia Minore e la
Siria, fu sconfitto da una coalizione degli altri diadochi:
Seleuco si impossessò della Siria dove, sulle rive
dell'Oronte, fondò Antiochia, in onore di suo padre.
L'impero di Seleuco raggiunse la sua massima estensione
nel 281 a.C., quando Lisimaco, signore di Tracia e Asia
Minore, fu sconfitto e ucciso nella battaglia di Corupedio;
Seleuco inglobò nei suoi possedimenti l'Anatolia e si
apprestava a invadere le terre europee di Lisimaco, quando
fu assassinato, ormai ottantenne, da un sicario
dell'egiziano Tolomeo Cerauno
La Partia era una regione a nord della Persia, nell'odierno
Iran nord-orientale. I suoi regnanti, la dinastia Arsacide,
appartenevano a una tribù iranica che vi si stabilì all'epoca
di Alessandro Magno. Divennero indipendenti dai Seleucidi
nel 238 a.C., ma i loro tentativi di espandersi verso la
Persia furono infruttuosi fino all'avvento di Mitridate I al
trono della Partia, nel 170 a.C. Circa.
Statua di sovrano ellenistico, tradizionalmente
identificata con un principe seleucide.
Parti (dinastia Arsacide) 150 a.C.-226
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La Partia era una regione a nord della Persia, nell'odierno
Iran nord-orientale. I parti divennero indipendenti dai
Seleucidi nel 238 a.C., ma i loro tentativi di espandersi
verso la Persia furono infruttuosi fino all'avvento di Mitridate
I al trono della Partia nel 170 a.C. circa. Durante il periodo
partico, vi fu una risorgenza della cultura persiana a scapito
di quella ellenistica o ellenizzata, ma l'impero rimaneva
politicamente instabile.
L‘impero partico che così si formò confinava con Roma
lungo l'alto corso dell'Eufrate; i due imperi combatterono
soprattutto per il controllo dell'Armenia. Le guerre furono
frequenti e la Mesopotamia servì spesso da campo di
battaglia. Nel I secolo a.C., la Partia era ormai organizzata
secondo un sistema feudale e le continue guerre, con
Roma ad ovest e l'impero Kushan ad est, drenavano le
risorse dello stato.
Fu l'inizio della decadenza, accelerata dalla struttura di tipo
feudale dell’impero, con la nobiltà divenuta sempre più
potente e recalcitrante, mentre il potere degli Arsacidi si
indeboliva. Il conflitto con Roma si riaccese quando
l'imperatore Marco Aurelio mandò in Oriente il fratellastro
Lucio Vero. La causa della guerra fu ancora il controllo
dell'Armenia, almeno sulla carta, poiché Roma aspettava
da tempo un pretesto per condurre una nuova guerra
contro il regno orientale.
Scavi a Nisa, Iran Arsacide
Persiani (dinastia Sassanide) 226 - 650
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La storia della Persia sassanide iniziò con Ardashir I, che,
dopo aver deposto l'ultimo arsacide, Artabano IV, diventò
Šāhanšāh nel 226, e si concluse con Yazdgard III nel 651,
quando la conquista araba mise fine all'indipendenza
persiana. La Persia sassanide, a differenza della Partia, fu
uno Stato fortemente centralizzato. La popolazione era
organizzata in un rigido sistema di caste: sacerdoti, militari,
scribi e plebei. Lo Zoroastrismo divenne la religione
ufficiale dello Stato (poco praticata tuttavia dal popolo) e si
diffuse in Persia e nelle province. Le altre religioni furono
sporadicamente perseguitate. Ardashir proclamò la sua
dinastia erede di quella achemenide e operò per annullare
le influenze culturali ellenistiche e ristabilire le antiche
tradizioni della cultura persiana. Ardashir rivendicò anche la
sovranità su tutti i territori degli achemenidi, comprese
Armenia e Mesopotamia.
Il figlio Šāpūr (Sapore I) salì al trono nel 241 e continuò la
politica estera del padre. Dopo aver espanso i suoi domini
a oriente, penetrò in territorio romano conquistando
Antiochia di Siria e sconfiggendo ripetutamente gli
imperatori Gordiano III e Filippo l'Arabo. Nel 260 a Edessa
sconfisse e fece prigioniero Valeriano. Odenato, Caro e
Diocleziano riuscirono in seguito a riconquistare la gran
parte dei territori perduti e una pace fu sancita nel 298 che
ratificava il nuovo equilibrio.
Scena di caccia su di un piatto d'argento dorato
raffigurante l'imperatore Cosroe
Persiani (dinastia Sassanide) 226 - 650
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Le guerre e la religione che furono alla base della potenza
sassanide furono anche tra i motivi del suo declino. Le
regioni orientali furono conquistate da popolazioni nomadip
provenienti dal territorio dell’attuale Afghanistan. Cosroe I
nel sesto secolo riuscì comunque a salvare il suo impero e
ad
espanderlo
verso
occidente,
occupando
temporaneamente Antiochia e lo Yemen. All'inizio del VII
secolo Cosroe II avviò una nuova guerra contro l'Impero
romano d'Oriente, conquistando nel giro di vent'anni la
Siria, la Palestina e l'Egitto devastando l'Anatolia. Ma i
bizantini, condotti dal fino ad allora passivo imperatore
Eraclio, preparavano la riscossa: con una serie di
campagne avviate nel 622 l'Imperatore di Bisanzio riuscì a
devastare l'Armenia sassanide, riuscendo più volte a
sconfiggere i persiani. Cosroe assediò Costantinopoli nel
626 ma l'assedio fallì e l'Imperatore, con una controffensiva
in Assiria, riuscì a sconfiggere i persiani a Ninive
costringendoli alla pace e alla restituzione della Siria, della
Palestina e dell'Egitto. Questa sconfitta è ricordata dal
Corano come una "vittoria dei credenti" (con riferimento ai
bizantini, cristiani e quindi discendenti da Abramo, come i
musulmani) sui pagani sassanidi.
Nella primavera del 632, un nipote di Cosroe I, Yazdegerd
III, salì al trono. Nello stesso anno gli arabi, nuovamente
riuniti dall'Islam, fecero le prime incursioni nel territorio
sassanide. In cinque anni la maggior parte del territorio
sassanide venne annessa al califfato Islamico. Con
l'assassinio di Yazdgard III nel 651 si concludeva la storia
dei Sassanidi e iniziava quella della Persia islamica.
Palazzo sassanide di Ctisefone, Iraq attuale
Islam in Iran
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L'impero arabo, guidato dalla dinastia Omayyade, fu lo
Stato più esteso mai visto fino ad allora. Occupava tutte le
terre tra la Penisola Iberica e il fiume Indo, e tra il Lago
d'Aral e la punta meridionale della Penisola Araba. Gli
Omayyadi assorbirono molto dai sistemi amministrativi
persiano e bizantino e governarono la Persia per poco
meno di un secolo. La loro capitale fu Damasco.
La conquista araba segnò una svolta determinante nella
storia della Persia. La lingua araba divenne la nuova lingua
franca e numerose moschee venivano erette, mentre lo
zoroastrismo perdeva progressivamente terreno, senza
tuttavia venire soppiantato dall'Islam. Le feste religiose
d'età zoroastriana si rimodellarono in funzione della
religione islamica predominante a partire dall'800 d.C. In
questo periodo, attraversando la notevolissima estensione
dell'impero arabo-islamico, parte non esigua delle influenze
culturali persiane si propagò verso occidente.
Nel 750 gli Omayyadi furono sostituiti dagli Abbasidi, che
fondarono Baghdad, facendone la loro nuova capitale.
Sotto gli Abbasidi, le grandi famiglie iraniche godettero di
notevole influenza a corte e la Persia assunse un ruolo
centrale nella storia dell'impero.
Un particolare del Corano
Dinastie locali iraniane
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Nel 819, l'Iran fu amministrato dal generale persiano Tāhir.
Finito tuttavia il momento tahiride, durato peraltro
abbastanza a lungo, nelle regioni iraniane orientali e nelle
terre transoxiane il potere passò nelle mani dei Samanidi
iraniani, che avevano avuto il governo delle regioni al di là
dell'Oxus proprio dai loro signori tahiridi, i quali, tra l'altro,
avevano a lungo ricoperto anche la carica di governatore
militare di Baghdād, consentendo agli Abbasidi di superare
indenni vari momenti di grave difficoltà. I Samanidi, una
delle prime dinastie autonome di ceppo iranico dopo la
conquista araba, elessero Bukhara a loro capitale,
rivitalizzando altresì la lingua e la cultura persiane. Tra i
primi prosatori in lingua neo-persiana (che usa l'alfabeto
arabo e buona parte del suo lessico, ma conserva
caratteristiche strutturali indo-europee) vi fu Ferdowsi,
autore dello Shahnameh ("Il Libro dei Re"), un enorme
poema epico a struttura annalistica che narra la storia e le
imprese mitizzate degli antichi sovrani di Persia.
Nel 913, l’Iran occidentale fu conquistato dai Buyidi,
provenienti dalle montuose regioni del Daylam. Essi
stabilirono la loro capitale a Shīrāz, in un momento di grave
disintegrazione politica del Califfato, cui essi – che erano
sciiti - imposero una stretta "tutela" a partire dalla conquista
di Baghdad nel 945. Da ricordare anche la longeva dinastia
degli Ziyaridi (930-1090 circa), inizialmente vassalli dei
Samanidi.
Frammento del tessuto Buyide, un esempio
straordinario del tessile proto-islamico.
Turchi (Ghaznavidi e Salgiuchidi); 1037-1219
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Nel 999 emerse il turco Mahmud di Ghazna, un ex-schiavo,
il quale, emancipatosi dai signori samanidi e alleatosi con i
turchi Karakhanidi, ne distrusse la potenza, dando inizio a
una lunga era di predominio turco sui territori iranici.
La corte di Ghazna (in Afghanistan) divenne il centro del
nuovo regno, ma Mahmud è noto soprattutto per le sue
numerose campagne di conquista nell'India nordoccidentale, che ne faranno una sorta di "Alessandro
Magno" del mondo musulmano. La dinastia fu soppiantata
nel 1040 circa dai turchi Selgiuchidi, ma un suo ramo
indiano continuò a regnare a Lahore fino al 1187. Il mondo
iranico orientale conobbe in effetti nel 1037 una nuova
invasione, condotta dai turchi Selgiuchidi a partire da
nordest. Essi si spinsero sino a Baghdad, conquistandola
nel 1055, soppiantando la dinastia dei sultani Buwayhidi e
mettendo il califfo abbaside sotto la propria tutela:
ricrearono così un vasto impero interetnico (arabo-turcopersiano).
I Selgiuchidi erano educati al servizio delle corti
musulmane come schiavi o mercenari. La dinastia portò
nuova vita, energie e unione alla civiltà Islamica, fino ad
allora dominata da arabi e persiani. Secondo i Selgiuchidi,
essi portarono ai musulmani "spirito di combattimento ed
aggressività fanatica". I Selgiuchidi erano anche mecenati
di arte e letteratura. Sotto il dominio selgiuchide furono
fondate delle università. Il loro regno è stato caratterizzato
da astronomi e filosofi persiani.
Tappeto persiano salgiuchido
Mongoli 1219–1500
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Nel 1218, Gengis Khan inviò ambasciatori e mercanti alla
città di Otrar, al confine nord-orientale del regno del
Khwārezm, ma qui essi furono giustiziati dal governatore.
Gengis, per vendetta, saccheggiò Otrar nel 1219 e
continuò verso Samarcanda e le altre città del nordest.
Hulagu Khan completò la conquista della Persia e prese
Baghdad (1258), ponendo termine alla esistenza del lungo
califfato abbaside, e avanzò verso il Mediterraneo. La
Persia divenne un khanato, una parte del vasto Impero
mongolo, ossia un dominio infeudato all'impero mongolo.
Nel 1295, il khan Ghazan, che regnava da Tabriz, si
convertì all'Islam e rinunciò al giuramento di fedeltà al Gran
Khan.
Nel 1335, la morte dell'ultimo khan significò la fine
dell'epoca mongola. Emersero presto dinastie locali, tra cui
la dinastia dei Muzaffaridi che regnò a Shiraz fino al 1393,
dove visse il più grande poeta persiano d'ogni tempo Hafez
(m. 1390); e, a nord, la dinastia di origini mongole dei
Jalayridi, che regnò nell'Iran nord-occidentale (e a Baghdad
almeno fino al 1410). Quindi comparvero sulla scena
alcune confederazioni di tribù turcomanne: i Kara Koyunlu,
che si emanciparono dai Jalayridi verso il 1375, e, dopo
una interruzione determinata dall'invasione Timuride e
alterne vicende, regnarono grosso modo sugli stessi
territori fino al 1467; dopodiché fu la volta della
confederazione rivale degli Aq Qoyunlu, che succedettero
ai primi governando tra il 1468 e la fine del secolo.
I mongoli e il castello Alamut (Iran settentrionale)
Safavidi
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La dinastia safavide era originaria dell'Azerbaigian, a quel
tempo considerato parte della regione persiana. Lo scià
safavide Ismāʿīl I rovesciò il trono di Ak Koyunlu (la
confederazione turkmena dei "Montoni bianchi") e fondò un
nuovo impero persiano, che includeva gli odierni
Azerbaigian, Iran e Iraq, più gran parte dell'Afghanistan. Le
conquiste di Ismāʿīl furono interrotte dagli Ottomani alla
battaglia di Cialdiran nel 1514, dopo la quale la guerra tra
Persia e Turchia divenne endemica. La Persia safavide fu
all'inizio uno Stato violento e caotico, ma nel 1588 salì al
trono lo scià ʿAbbās I, detto Abbas il Grande, che dette
inizio a un rinascimento culturale e politico. Spostò la
capitale a Iṣfahān (che divenne in breve tempo uno dei più
importanti centri culturali del mondo islamico), siglò la pace
con gli Ottomani, riformò l'esercito, cacciò gli uzbeki dalla
Persia e catturò la base portoghese sull'isola di Hormuz.
Con i Safavidi, che erano sciiti, la Persia fu rapidamente e
profondamente sciitizzata e divenne anzi la più grande
nazione sciita del mondo musulmano (posizione mantenuta
dall'Iran moderno), e visse il suo ultimo periodo come
potenza internazionale. L'elemento sciita divenne in breve
tempo parte sostanziale della identità iranica, anche se
contribuì a distanziare il mondo iranico dal resto della
comunità musulmana (sunnita). All'inizio del XVII secolo, fu
concordato un confine definitivo con l'impero ottomano, che
è quello che ancora oggi divide Turchia e Iran.
Un dipinto safavide
1500–1722
Russi, Afsharidi e Zand 1722-1794
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Nel 1722 la Persia subì la prima invasione dall'Europa dal
tempo di Alessandro: Pietro il Grande, zar dell'impero
russo, che progettava di impadronirsi dell'Asia centrale,
penetrò da nord-ovest, mentre gli Ottomani assediavano
Isfahan. L'impero persiano visse un'altra breve stagione di
indipendenza con Nader Shah negli anni 1730 e 1740.
Figura di sovrano energico e ambizioso, egli respinse i
russi, sottomise gli afghani e sconfisse molte delle tribù
nomadi dell'Asia centrale, nemiche tradizionali dei persiani.
Si lanciò quindi, emulo di Mahmud di Ghazna, in una
grande campagna di conquista dell'Afghanistan e dell'India
settentrionale, giungendo sino a Delhi e riportandone come
trofeo il celebre "trono del pavone"; riuscì nel miracolo di
conciliarsi le sconfitte tribù afghane, arruolandole nel suo
esercito e portando avanti una controversa politica di
conciliazione tra sciiti e sunniti. Assassinato nel 1747, il suo
impero non gli sopravvisse. Il paese ricadde nell'anarchia e
nella guerra civile.
La Persia, nella seconda metà del secolo, si divise tra varie
dinastie locali, tra cui emerse nel nord la dinastia turca
degli Afsharidi, della stessa tribù di Nader Shah, che ebbe il
suo centro a Mashad; nel sud, quella degli Zand, sotto la
quale Shiraz conobbe forse l'apogeo del suo splendore.
Il particolare di una moschea - Shiraz
Qajar 1795-1925
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Alla fine del secolo la Persia trovò relativa stabilità e
riconquistò la sua unità sotto la dinastia Qajar turca (17951925), che spostò la capitale a Teheran, ma si trovò presto
schiacciata tra l'impero russo, che si espandeva in Asia
centrale, e l'impero britannico, che si espandeva in India.
Sempre negli stessi anni, la Persia conobbe i suoi primi
"moti costituzionali“, che culminarono nella Rivoluzione
costituzionale iraniana del 1906. Con l'iniziale sostegno
britannico, la borghesia dei bazar, l'intellighenzia urbana e il
clero sciita più illuminato si allearono per strappare allo scià
il riconoscimento di un libero parlamento e di più ampie
libertà politiche. Il Parlamento si oppose più volte alla
politica arrendevole della corona nei confronti degli
interessi occidentali. Abbandonato dagli inglesi dopo la
Convenzione anglo-russa del 1907, il movimento
costituzionalista fu soppresso dalle truppe russe nel 1908.
Ritornati al potere a Teheran nel 1909, i costituzionalisti
furono definitivamente sconfitti dall'intervento militare
zarista nel 1911, che restaurarono la dinastia Qajar.
A causa della sua posizione strategica tra l'Impero
ottomano e i possedimenti coloniali russi e britannici nella
regione, la Persia fu coinvolta nelle operazioni militari
durante la prima guerra mondiale. Nel febbraio 1921 Reza
Khan, a capo della Brigata Cosacca, marcia su Teheran ed
impone il governo di Zia Tabatabai. Lo stesso mese, il
nuovo governo firma un Trattato di Amicizia con Mosca.
Ragazza con specchio – arte Qajar
Pahlavi 1925-1979
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Nel 1925 il generale Reza Khan, comandante dell'esercito
e uomo forte del Paese fin dal 1921, s'impadronì del
potere, autonominandosi scià al posto del deposto sovrano
Qajar e stabilendo la dinastia Pahlavi. Nel 1935 egli
consegnò definitivamente alla storia l'antico nome della
Persia, imponendo alla comunità internazionale il nome di
Iran. Il nuovo sovrano diede inizio a un'energica politica di
modernizzazione del paese, potenziando le sue strutture
amministrative e militari, attuando un programma di
sedentarizzazione forzata delle numerose tribù nomadi, e
dando inizio a una politica culturale dai toni filo-occidentali
e marcatamente anticlericali. Il Paese rimaneva comunque
soggetto all'influenza dei britannici e dei sovietici e la
situazione non mutò fino alla seconda guerra mondiale.
Nel 1941 il sovrano fu costretto dai britannici ad abdicare e
il figlio Mohammad Reza Pahlavi divenne il secondo scià
della dinastia, avviando dopo la guerra una stagione
politica ed economica in stretta alleanza d'interessi con gli
Stati Uniti d'America, per conto dei quali si disse più volte
che egli fungesse da "guardiano" della vitale area
strategica del Golfo Persico. La politica interna conobbe
una stretta repressiva e antidemocratica, che portò ancora
una volta le forze più vive della società - intellighenzia
urbana, partiti di sinistra, borghesia del bazar, clero sciita
militante - ad allearsi contro il potere costituito. A seguito di
una inarrestabile spirale di pubbliche manifestazioni
d'opposizione represse nel sangue e di ulteriori strette
repressive, il potere della dinastia Pahlavi giungeva alla
fine nel febbraio del 1979.
Mohammad Reza Pahlavi con la regina e il principe
La Rivoluzione Iraniana 1979
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A seguito di una inarrestabile spirale di pubbliche
manifestazioni d'opposizione represse nel sangue e di
ulteriori strette repressive (in cui si distingueva la Savak,
ovvero la famigerata polizia segreta), il potere della dinastia
Pahlavi giungeva alla fine nel febbraio del 1979. Lo Scià,
nominato il moderato Shapur Bakhtyar del Fronte
Nazionale nuovo primo ministro, partì per l'esilio nel
gennaio del 1979, morendo poi in Egitto nel 1980. Nel
febbraio del 1979, giungeva invece all'aeroporto di
Teheran, provenendo dal suo esilio a Parigi, l'ayatollah
Ruhollah Khomeini, il protagonista della rivoluzione
islamica, che prendeva subito il potere sull'onda
dell'entusiasmo popolare.
Poco dopo il rientro dell‘ayatollah Khomeini e la vittoria del
movimento rivoluzionario (11 febbraio 1979), veniva votata
una nuova costituzione islamica, basata sul principio del
"governo dei dotti (dell'Islam)". Nell'aprile 1979 viene
proclamata la Repubblica Islamica ed i partiti di sinistra
vengono progressivamente messi fuori legge e la stampa
sotto rigido controllo. La rivoluzione compie una svolta
radicale con la presa dell‘ambasciata americana, che
origina la crisi degli ostaggi e la caduta del governo
islamico-liberale moderato di Mehdi Bazargan, che aveva
tentato una sorta di esperimento costituzionale in cui si
cercava di coniugare elementi della tradizione politicoistituzionale occidentale con la tradizione islamica. Iniziava
così la vicenda della nuova Repubblica Islamica d'Iran, di
tendenza radicale e più integralista, sotto la guida religiosa
dell’ayatollah Khomeini.
Un rivoluzionario iraniano - 1979
Governo Islamico 1979-2009


Gli anni Ottanta conobbero un lungo e devastante conflitto
con l'Iraq di Saddam Hussein (1980-87), conclusosi senza
vincitori né vinti. Saddam Hussein attacca a sorpresa nel
settembre del 1980 pensando che l'Iran sconvolto dalla
Rivoluzione sia troppo debole per resistere, ma l'esercito e
l'aviazione iraniana fermano l'offensiva irachena. Per
fermare gli attacchi Saddam Hussein utilizza anche le armi
chimiche. Nel 1989 muore l'Imam Khomeini ed ai suoi
funerali partecipano due milioni di persone in delirio. Al suo
posto diventa Guida della Rivoluzione l'Ayatollah Ali
Khamenei.
Agli inizi del nuovo secolo l'Iran ha imboccato la strada
della ricerca nucleare e, con l'aiuto della tecnologia (e il
supporto politico-diplomatico) dei russi, si appresta a
costruire una serie di centrali per la produzione di energia.
Quest'ultimo sviluppo ha portato il paese in rotta di
collisione con Israele e con l'Occidente e, a partire dalla
nuova presidenza di Mahmud Ahmadinejad, un
conservatore uscito dalla milizia nel corpo dei Pasdaran, si
è accentuato il clima di sospetto e di ostilità soprattutto con
gli USA dell'amministrazione Bush, che, dopo l'invasione
dell'Afghanistan e dell'Iraq, mantengono truppe consistenti
e in pieno assetto di guerra in paesi confinanti con l'Iran.
Nell'estate del 2009 è avvenuta la rielezione del presidente
Ahmadinejad.
Imam Khomeini
La bibliografia della parte I
. Axworthy Michael. Breve storia dell’Iran, Torino, Giulio Einaudi, 2010
. Abrahamian Ervand. Storia dell’Iran, Roma, Donzelli, 2009
. Petrillo Pier Luigi. Iran, Bologna, Mulino, 2008
Parte II
Iran today
Agriculture
Industry
Oil Industry
Religion
Literature
International Map
.
Agriculture
The rural economy, for millennia the economic and social basis for all Persian governments, is
characterized by a series of ecological and economic restraints that have hampered its development.
While the natural limitations of the country have effects on the extent of agriculturally usable land and
the kinds of crops grown, the socioeconomic structure of Iran and its historical foundations are
important for the organization of agricultural production and for economic development.
The agriculturally usable lands of Iran can be divided into four categories:
1. Areas of intensive and widespread natural irrigation agriculture are characterized by adequate
precipitation and natural water potential. In Iran, only the Caspian lowlands can be considered of this
type. Gīlān and western and central Māzandarān receive extensive precipitation (up to 2,000 mm)
and are covered by such a dense network of brooks, ravines, and rivers that the whole strip between
Āstārā east to the great delta fans of the Bābol, Harāz, Taǰan, and Tālār rivers in central Māzandarān
are characterized by intensive agricultural land use.
2. Areas of dry farming are the most characteristic and can be found in most parts of the country. Grains
are grown on the basis of winter rains without additional irrigation; such lands are found especially
along the mountainous fringes of the central Iranian plateau between Azerbaijan, Khorasan, and
Fārs (cf. Bobek 1951). The plateaus of central Iran, as well as the eastern and southeastern parts of
the country, are so arid that agriculture can only be carried out by irrigation.
3. Areas of artificial irrigation, typical for much of the central Iranian plateau, are characterized by relatively
small patches of intensive agricultural land use amid unused or little used environments. There are
different forms of artificial irrigation. The oldest form, still common, is to divert river water; equally
common is the canalization of springs and brooks, especially along the foot of high-rising mountains.
Most famous and ingenious of all forms of artificial irrigation in Iran is the capture of circulating
ground water by means of qanāts (water channels). Dam-regulated irrigation, although known since
Achaemenid and especially Sasanian times, has grown in significance in recent years. So has the
large-scale construction of wells, due to which many qanāts have dried up.
4. Pasture and rangeland, in terms of spatial distribution, represent the most common form of land use;
animal husbandry is carried out both by the farming and the tribal population. Areas of animal
husbandry cover, horizontally as well as vertically, the fringe areas of dry farming and include the dry
farmed lands themselves. The fallow fields serve as stubble pasture, thus receiving a natural
manuring. Of special importance is the animal husbandry in the high mountains beyond the limits of
agriculture. Here grazing occurs not only on slopes too steep for agriculture but even more in those
parts which, due to long snow cover or short vegetation period (i.e., at approximately 2,400 to 2,600
m altitude), can not otherwise be used.
Industry
Iran is generally characterized as an oil economy, with a relatively rich history of
industrialization going back to the early part of the 20th century. Perhaps
understandably, much of this history is intertwined with the history of the
development of the oil industry. This connection derives, on the one hand,
from the role of oil as one of the earliest and largest industries in Iran (and
the Middle East). On the other hand, the growing importance of oil income
and resources generated by this sector over time have had an impact on the
country’s industrialization drive in ways that have received much attention in
the literature (see, e.g., Karshenas, 1990).
As to the evolution of the industrial sector (and of the manufacturing industry as a
sub-sector), it has evolved over time in distinct ways. Of special interest is a
discussion of industrial policy and performance under three different political
administrations since the 1920s. Where possible, each phase should be
considered in relevant sub-periods to indicate variations in industrial policy
and performance in each of the following three main periods covered.
Industrial development in the post-Revolutionary period can be divided into two
distinct phases. The first phase spans the 1980s covering the period from
the 1979 Revolution to the end of the 1980s (including the war with Iraq
during 1980-88). This period was influenced by external and internal shocks
and beset by policy-induced distortions relating to the Revolution and war. In
general. This phase was characterized by an ideologically oriented set of
economic policies and, associated with them, the uncertainty surrounding
the legitimacy of private property and the extent of permissible wealth
accumulation in the Iranian economy.
In the second phase, which covers the period after the death of Ayatollah
Khomeini in 1989, industrial policies aimed at rectifying imbalances that
were created in the first phase. The three five-year development plans,
which were formulated after the end of the Iran-Iraq war, have been
concerned, inter alia, with the regeneration of the industrial sector. The
success of these plans, however, has to be judged by the extent to which
they have been able to address the endemic problems of the manufacturing
industries in terms of low productivity, fragmentation, and international
competitiveness.
Oil Industry
Petroleum has been known throughout historical time. It was used in
mortar, for coating walls and boat hulls, and as a fire weapon in
defensive warfare. By the middle of the 19th century, the Industrial
Revolution had brought about a search for new fuels in order to power
the wheels of industry. Moreover, due to the social changes, people in
the industrial countries wished to be able to work and read after dark
and, therefore, needed cheap oil for lamps to replace the expensive
whale oil or the malodorous tallow candles. Some believed that rock
oil from surface seepages would be a suitable raw material for good
quality illuminating oil.
The Iranian oil industry is the oldest in the Middle East. Although the
occurrence of numerous seeps in many parts of Iran had been known
since the ancient times, the systematic exploration and drilling for oil
began in the first years of the 20th century.
Since the 1960s, exploration in the southern and southwestern regions of
the country as well as the coastal and offshore areas of the Persian
Gulf has resulted in the discovery of sizeable gas and gas
condensate deposits that have made Iran the repository of the second
largest gas reserves in the world. In the year 2002, Iran produced a
gross quantity of 117.6 billion cubic meters of gas from which nearly
30% or 34.3 billion cubic meters were re-injected into oilfields and
60% or 70.5 billion cubic meters were marketed. The remaining 10%
was lost in shrinkage or flared. Iran’s share of the world’s marketed
production of natural gas has been steadily rising from around 0.20%
to 2.7% in the last 40 years.
Religion
A narrower definition of “Iranian religions before Islam” includes the Indo-Iranian
tradition, Zoroastrianism (including the movement of Mazdak), and the preZoroastrian religion of western Iran; in what follows this page will concentrate on
these traditions. (For Manicheism, which, although not an originally ‘Iranian’
religion, still played an important role in Iranian history. The religions of the
Sogdians and the early Kushans have been too little researched to admit of a
fuller discussion.
Persian acquaintance with Islam began already in the time of the Prophet. Well
known is the case of Salmān-e Fārsi, the Persian companion of the Prophet
around whom many legends have been spun. In addition, the Persian colony in
the Yemen sent a delegation to the Prophet in Medina, and some of its members
embraced Islam (Moḥammadi, pp. 430-33). Widespread conversion began,
however, after his demise, with the Muslim military campaigns that resulted in
the destruction of the Sasanian empire.
The cataclysm of the Mongol invasion resulted not only in Persia coming under nonMuslim rule for the first time since the Arab conquest; it also caused vast
devastation and demographic dislocation. Its consequences for the religious
configuration of the Perso-Islamic world were less immediately apparent. Rule
by sultans professing Islam was restored a mere thirty-seven years after the
sacking of Baghdad, when in 694/1295 the Il-khanid ruler Maḥmud Ḡāzān Khan
embraced Islam and required of all the Mongols in his realm that they do
likewise or depart. Although traces of Mongol custom remained embedded in
royal practice for several centuries, Islam had been restored to unchallenged
supremacy in a fairly short time.
It is sometimes assumed that the general predominance of Sunnism in Persia was
significantly weakened by the destruction of the ʿAbbasid caliphate by the
Mongols in 1258, starting a drift toward Shiʿism that found its natural conclusion
in the changes wrought by the Safavids. There is little to recommend this theory;
no new territory was won for Shiʿism in the period of Mongol domination, and the
main center of Shiʿite learning was the city of Ḥella in Iraq. It is true that the Ilkhanid ruler Öljeitü (r. 1304-17), repelled by an unseemly wrangle between
Hanafites and Shafeʿites, was persuaded by Ebn Moṭahhar al-Ḥelli to embrace
Imami Shiʿism and tried in 710/1310 to have at least some of his subjects follow
him. However, his envoys were met with strong resistance in Shiraz and
probably elsewhere as well, and Öljeitü himself appears to have reverted to
Sunnism before his death.
Literature
Until the late Sasanian period, pre-Islamic Iran was mainly an oral society. As a result,
Iranian “literature” was for a long time essentially of oral nature as far as composition,
performance, and transmission are concerned. Many products of this oral type of
literature (whether in verse or in prose) have thus not survived to the present day or
were committed to writing only many centuries after their original composition. In these
circumstances, the art of the court singers flourished from the first bards (Greek ōidoí )
who exalted the courage of Cyrus the Great at the Median court of Astyages (Dinon,
apud Athenaios, Deipnosophistai XIV 633c-d) until the gōsān of the Parthian and
Sasanian periods. A change of literary taste and a preference for the work of writing
poets was brought about at the time of the Arab conquest.
Middle Persian literature. Other than legends on coins and seals, as well as private and
business letters, economic documents, and administrative records on ostraca and
papyri, Middle Persian literature encompasses fragments of a manuscript of the Psalter
and a number of inscriptions up to the 11th century, but above all an important corpus of
writings in Book Pahlavi script (mostly of religious content) and of Manichean texts.
Reviewing the origins of a specific literary history helps us find our bearings and provides us
with reference points to chart its subsequent developments. This approach will be
adopted here in our overview of classical Persian literature, a daunting task in itself
given the range and abundance of the material on the one hand, and the need for
brevity and conciseness in a survey on the other. In our study of the development of this
literature over ten centuries, we will pay special attention to the early formation and
origins of different literary genres in Persian works, even though the very notion of
literary genres is somewhat arbitrary and a subject of continuing debate and shifting
delineation (Fowler; Perkins).
After the medieval period, several types of brief narrative in maṯnawī form emerged both in
Persia and India. They often bear stereotyped titles, such as qażā wa qadar, stories
about the workings of fate, or sūz o godāz, containing descriptions of painful
experiences in love. Under the title Čāh-e weṣāl, some poets dealt with a meeting of
Majnūn and Laylī at the bottom of a well (Monzawī, Nosḵahā IV, p. 2754).
Piazzale Ferdowsi, Villa Borghese, Roma
La fonte della parte II
Encyclopædia Iranica è un progetto che ha come obiettivo la creazione di una
enciclopedia in lingua inglese autorevole e completa concernente la storia, la cultura
e la civilizzazione delle popolazioni iraniche dalla preistoria ai tempi moderni.
L'iniziativa è nata presso la Columbia University nel 1973, per iniziativa del suo
Centro di Studi Iranici. L'opera è considerata l'enciclopedia standard per lo studio
accademico dell‘Iranistica.
Parte III
Le tre componenti
fondamentali della
identità iraniana
e la crisi di oggi.
Una riflessione
riassuntiva
1° - Gli Achemenidi e l’inizio dell’impero persiano
Il concetto di identità iraniana risale alla nascita dell'impero
degli Achemenidi, il primo impero persiano, che includeva
in linea di massimo l'Iran attuale e i paesi vicini, e che fu
instaurato da ariani indoeuropei conosciuti come persiani.
L'eredità di questa dinastia esprimeva l’aspirazione ad un
impero potentissimo in grado di conquistare tutto il mondo. I
resti dei palazzi achemenidi testimoniano questa
ambizione, mentre diverse fonti storiche ci narrano la storia
dei Re dei re. I capolavori magnifici dell'arte achemenide,
che i loro successori, Arsacidi e Sassanidi, non riuscirono
mai ad imitare, rappresentano tesori straordinari che
ricordano agli iraniani di oggi un periodo d'oro.
Alessandro Magno chiude l’epoca degli Achemenidi e stabilisce
un governo straniero (Seleucidi), ma poco più tardi un altro
ramo degli iraniani (non persiani, anzi, parti) estromette i
Seleucidi, dando vita ad un’altra dinastia, quella degli
Arsacidi.
Dopo di loro, i Sassanidi ristabiliscono l’impero di identità
propriamente persiana e impongono la religione di
Zoroastro come unica religione ufficiale dell’impero. I
Sassanidi si sforzano di perpetuare l’arte degli Achemenidi
ma non arrivano a quella eleganza stilistica e a quella
grandezza di realizzazioni architettoniche.
2° - Gli iraniani nell’impero islamico
Gli iraniani acquisiscono una nuova
identità dopo invasione degli arabi
musulmani. L’Iran passa dal mondo
pagano al mondo musulmano ed
entra a far parte dell’impero islamico.
La nuova religione cambia l’alfabeto e
piano piano gli altri aspetti della vita
intellettuale e quotidiana dei popoli
iraniani. La maggior parte degli
iraniani si assimila alla maggioranza
del mondo musulmano, i musulmani
“classici” che chiamiamo sunniti, i
quali seguono le tradizioni dell’Islam
originario e dei quattro successori del
profeta. La minoranza che viveva ai
confini settentrionali, meridionali e
orientali, aderisce invece ai movimenti
sciiti, che condividono una diversa
interpretazione dell’Islam.
All’interno del nuovo impero gli iraniani
vivono una rinnovata esistenza,
realizzando splendide opere artistiche,
scientifiche, letterarie, culturali, ecc.
3° - Lo sciismo come l’ultima identità
I Safavidi (1501-1736) unificando tutte le regioni iraniane,
stabiliscono un governo potente e quasi un nuovo
impero persiano. Questa dinastia impose con un
decreto la conversione della popolazione persiana
allo sciismo. Tale conversione, inizialmente
superficiale, divenne tuttavia profonda e radicata nel
corso dei secoli successivi. Per la prima volta nella
storia islamica, lo sciismo si organizza in Stato
autonomo ed egemone su tutto il popolo iraniano,
spezzando l'unità politica del mondo musulmano.
L'Iran diviene una teocrazia, con lo scià come capo
politico e religioso.
Sempre in questo periodo, tanti riti pagani che ancora
erano rimasti nella cultura iraniana riescono a
risorgere come riti e feste nazionali, entrando nelle
cerimonie sacre della vita quotidiana.
In questa epoca, grandi autori religiosi sciiti si dedicano a
costruire una nuova cultura utilizzando delle fonti orali
e scritte che ancora non conosciamo completamente.
Tra questi autori, quello più famoso, Allame Majlesi,
scrisse moltissimi volumi di ispirazione religiosa come
Bahar-ul-anvar (I mari delle luci) che posero le basi
dello sciismo iranico, ancora oggi utilizzate dal
governo attuale come manuali sacri e testi
fondamentali della cultura religiosa e politica dell’Iran.
E oggi
Si può considerare la situazione dell’identità in Iran attuale come
una condizione di crisi. Prima della rivoluzione islamica nel
1979, il dittatore-scià Pahlavi, tornando alla gloria del’impero
persiano antico, voleva eliminare ogni traccia dell’Islam dalla
faccia dell’Iran. Tuttavia il suo tentativo di imposizione forzata
del proprio potere e delle proprie convinzioni suscitò la
reazione popolare, che lo costrinse ad abbandonare il potere.
Per parte sua, il governo rivoluzionario avrebbe potuto essere un
governo democratico ma dopo pochi mesi divenne una nuova
dittatura, intenzionata ad imporre un governo sciita di tipo
medievale. Un governo che non rispondeva alle esigenze dei
milioni di giovani che vivono nelle metropoli come Teheran.
Benché la maggior parte delle famiglie resti di tradizione sciita,
tuttavia tanti giovani vorrebbero la fine della dittatura e la
nascita di un nuovo sistema di governo. Un’aspirazione che
presenta però degli aspetti di ambiguità: una parte dei
giovani, forse maggioritaria, coltiva aspirazioni
nazionalistiche, nel sogno di un ritorno alla gloria della Persia
antica, correndo il pericolo di perdere l’appuntamento con la
modernità e la società dei diritti civili e politici. Un’altra parte
spera invece di instaurare un regime pienamente
democratico. In questa incertezza l’Iran corre il rischio di
disperdere il potenziale di rinnovamento che i giovani
potrebbero introdurre nella storia del proprio paese.
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