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Via Giulia (1) - unescobelli.wikispace

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Via Giulia (1) - unescobelli.wikispace
Via Giulia
di Emiliano Moriconi
scuola media statale G.G.Belli
classe 2 I
Posizione dentro Roma e la
pianta del monumento
STORIA
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Nel medioevo la via si chiamava "magistralis" perché reputata una via maestra,
Rovere, nel piano di riorganizzazione della città, nel 1478 ristrutturò questa via
denominata "mercatoria" perché collegava piazza di Ponte Sant’.Angelo con i mercati
di Campo de' Fiori e di piazza Navona.
La vera storia comincia nel 1508 quando papa Giulio II della Rovere progettò, col
Bramante, la prima e la più lunga strada di Roma (1 Km) a tracciato rettilineo, tanto
che fu chiamata anche "via Recta", denominata "strada Julia" dal nome del pontefice.
L’idea di papa Giulio II era quella di modernizzare la vecchia struttura della città per
poter riorganizzare, poi, lo Stato pontificio, stringendo nuove alleanze con le famiglie
fiorentine grandi finanziatrici delle casse papali, e allentare invece i rapporti con
quelle romane.
Intorno al 1508 il papa cominciò ad interessarsi dell’ideazione di una rete stradale
destinata ai servizi, che avrebbe facilitato i collegamenti tra le diverse parti della città
che in quell'epoca andavano assumendo un'importanza economica e sociale.
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La situazione urbanistica di Roma sarebbe stata trasformata in maniera tale che, tutti
i nuovi edifici pubblici fossero costruiti in una zona che delimitasse l’area dei Banchi,
questo per fornire un maggiore impulso a una parte della città che costituiva già, il
centro economico e finanziario della nuova Roma di quel periodo, conferendole però
una funzione in più, quella amministrativa rappresentata dal Palazzo dei Tribunali. Il
progetto del palazzo fu affidato a Bramante, che avrebbe dovuto costruire un
gigantesco edificio dove riunire tutte le corti giudiziarie e amministrative sparse nella
città.
L’altra parte del piano urbanistico coinvolgeva le due sponde del Tevere, creando un
sistema stradale che collegasse, secondo un percorso preciso, il porto di Ripa
Grande, via della Lungara, ponte Sisto e via Giulia, in modo tale da permettere lo
snellimento del traffico delle merci destinate alla zona dei Banchi, dove fiorivano i
commerci.
Non solo, il percorso ideato dal pontefice veniva a porre due strade via della Lungara
e via Giulia, una di fronte all'altra: la prima, risistemata sulla base della traccia di
un'antica via romana, collega la zona dei Borghi con Trastevere, dedicata agli "otia“,
ai divertimenti, la seconda invece, perfettamente inserita nel cuore economico e
commerciale della città, collega gli "otia" con i "negotia“, gli affari, rappresentati dalla
zona dei Banchi.
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Purtroppo l'intero progetto non venne mai realizzato, ma solamente cominciato. Nel
1508 dunque il pontefice incarica Donato Bramante di progettare il grandioso palazzo
dei Tribunali, su un'area dove già si trovava la piccola chiesa di San Biagio (o della
Pagnotta), che avrebbe dovuto essere rinnovata ed inserita nel gigantesco edificio,
ma l'impresa edilizia non durò a lungo i lavori vengono interrotti, per non essere mai
più ripresi.
Il progetto di cui la strada Giulia doveva costituire l'asse portante rimane quindi sulla
carta, e la via non è che un tracciato stradale senza più valore.
Nel 1513, anno della morte di Giulio II, l'impresa viene a concludersi definitivamente,
dell'immane piano urbanistico giuliano non rimane che un ammasso di blocchi di
travertino ai bordi della strada.
Gli interessi del nuovo pontefice, papa Leone X Medici, si focalizzano verso il
potenziamento di tutta la zona abitata dalla colonia fiorentina e toscana, situata
intorno a piazza dell'Oro, dove sorgerà la grandiosa chiesa di San Giovanni dei
Fiorentini.
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Su lotti dalla forma di un rettangolo allungato, sorgono edifici che si sviluppano in
genere per un'altezza di due tre piani, con giardino o orto sul retro, quasi sempre di
piccole dimensioni, uno sviluppo urbano tendenzialmente uniforme caratterizza la
strada nel corso di tutto il Cinquecento, rotto soltanto da pochi edifici di dimensioni
più grandi, sorti per iniziativa di privati o di enti religiosi.
Alla fine del ‘500 la strada è come divisa in due zone quella più a nord verso piazza
dell’Oro
è diventata l'area degli "emergenti" e degli artigiani specializzati, in stretto contatto
con la zona dei Banchi, dopo San Biagio della Pagnotta, andando verso sud, la
situazione cambia, la strada si trova in una situazione di estremo degrado, ed è
caratterizzata da edilizia povera, osterie, case di tolleranza e luoghi di malaffare.
Dalla parte sud della strada, però c’è un piano un programma architettonicourbanistico ben definito, che si contrappone idealmente alla crescita casuale ed
incontrollata del tratto fiorentino della strada: quello promosso dalla potente famiglia
Farnese.
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È interessante notare che fin dalla fondazione del palazzo, già nelle prime descrizioni
dei lavori, datate entro il secondo decennio del Cinquecento, appare chiaro che
l'edificio non si affaccerà verso il Tevere, bensì verso la zona commerciale ed il
mercato di Campo dei Fiori, con cui sarà collegato mediante una "via recta",
perpendicolare a via Giulia. Il palazzo dei Farnese si trova quindi al centro di un
percorso urbanistico che lega la città con la natura: Campo dei Fiori - via dei Baullari piazza Farnese - l'atrio del palazzo - il cortile - il Tevere, la strada di Giulio verrà
scavalcata da un arco-cavalcavia necessario per collegare la residenza con i
cosiddetti "camerini farnesiani”.
Le grandi residenze gentilizie continuano però dopo l'esempio dei Farnese, a volgere
le spalle alla "Strada Giulia“ e il ‘500 si chiude per via Giulia con un ultimo tentativo di
risanamento da parte di papa Sisto V.
Nel secolo successivo, altri importanti interventi architettonici contribuiscono a
definire ulteriormente le caratteristiche urbanistiche e monumentali della sua
immagine: il completamento della chiesa dei Fiorentini, la costruzione delle Carceri
Nuove, I'ampliamento e la ristrutturazione di palazzo Falconieri ed infine la
realizzazione di due chiese, Sant'Anna dei Bresciani e Santa Maria del Suffragio.
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Si intensifica notevolmente l'utilizzo della via come scenario per feste e spettacoli
teatrali, cominciato già nel secolo precedente, non soltanto feste gentilizie, ma anche
popolari.
La massiccia struttura delle Carceri Nuove, esemplare modello di educazione
carceraria, contribuisce in misura non indifferente alla nascita del nuovo "look" della
strada, definita alle due estremità dalla chiesa dei Fiorentini e dai complessi
residenziali dei Farnese e dei Falconieri e caratterizzata da ottimi esempi di edilizia
borghese, da importanti chiese e grandi dimore patrizie.
Gli scarsi interventi settecenteschi non fanno altro che ribadire ancora una volta il
carattere frammentario e tutto sommato, ambiguo dell'arteria, tagliata fuori
dall'espansione della nuova città, via Giulia resta comunque isolata dai grossi
movimenti edilizi della Roma settecentesca.
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Se fino al XVIII secolo la decadenza di via Giulia viene ancora mascherata grazie a
qualche intervento di carattere religioso, nell'Ottocento ciò non si verifica più. Per
tutta la prima metà di questo secolo continuano i restauri e gli abbellimenti, su scala
ridotta, cominciati nella seconda metà del Settecento, e, come già questi ultimi,
senza eccessivi risultati, anzi, al contrario, con l'effetto di accentuare il processo di
degrado del patrimonio edilizio romano.
Con il complesso del Collegio Spagnolo l'attività edilizia legata a via Giulia segna una
battuta d'arresto: la fisionomia raggiunta dopo tre secoli di storia sembra avere
raggiunto una certa stabilità, che durerà però molto poco, per modificarsi
ulteriormente con la nascita di Roma capitale.
VIA GIULIA NELLA ROMA CAPITALE
Con l'avvento della Roma capitale, la storia della strada si lega indissolubilmente con
quella delle demolizioni, che ne mutano completamente parte del volto e della natura.
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Le demolizioni cominciano subito dopo l'approvazione del primo piano regolatore
della Roma umbertina, quello di Viviani, datato 1873, che prevede infatti una serie di
squarci convergenti su San Giovanni del Fiorentini, al fine di legare il centro storico
con il quartiere in via di sviluppo dei Prati di Castello, attraverso la realizzazione di
corso Vittorio Emanuele e la prosecuzione di via dei Coronari.
Sempre in questo stretto giro di anni, nel 1888, cominciano i lavori necessari alla
costruzione dei muraglioni, per eliminare le frequenti e dannose piene, è proprio
quest'operazione a snaturare del tutto il rapporto di "Strada Giulia" con il fiume
Tevere, con la distruzione di tutto il margine dell'abitato dell'ansa del fiume fino a
ponte Sisto.
Il piano regolatore del 1873 diventerà legge dieci anni più tardi, con il solo effetto, in
seguito alla creazione di corso Vittorio Emanuele, di isolare ulteriormente la zona di
via Giulia, compresa tra la nuova arteria del centro storico di Roma e il fiume.
La storia delle vicende edilizie di "Strada Giulia" si conclude in piena epoca fascista,
con i grandi sventramenti effettuati tra le Carceri Nuove e Santo Spirito dei
Napoletani, creando una squallida zona vuota ed anonima tra ponte Mazzini e via dei
Banchi Vecchi, a lato della quale si installa nella stessa epoca il liceo Virgilio,
disturbando ulteriormente un tessuto urbano di cui abbiamo tentato di evidenziare, in
queste pagine, la bellezza, unita però ad un'estrema fragilità.
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ITINERARIO
Da Ponte Sisto ai Fiorentini.
Partiamo dalla Fontana dell’acqua Paola a piazza Trilussa, ora in restauro, perché
questa in effetti originariamente era la fine di via Giulia sul palazzo dei mendicanti,
che fu distrutto con i lavori dei muraglioni sul Tevere, nel 1879 la fontana fu smontata
e solo nel 1898 ricostruita dall'altra parte del Tevere a Piazza Trilussa.
Proseguiamo su Ponte Sisto che per oltre quattrocento anni è stato l'unico ponte che,
attraversando il Tevere, immeteva direttamente nella Strada Giulia creando così un
itinerario naturale per chi da Sud si dirigeva verso Castel S. Angelo e la zona dei
Banchi, dove, si poteva passare l’altro ponte per andare a S. Pietro.
Attraversata la strada ci troviamo a Piazza San Vincenzo Pallotti, alla sua destra
chiude la strada, ad angolo con il Lungotevere dei Tebaldi, il grosso edificio con archi
e galleria detto dei Centopreti.
Continuando ci troviamo sulla sinistra il passetto che porta al Lungotevere, queste
scalette separano le due parti del palazzo chiamato Pateras Pescara.
Fontana detta del Mascherone, che dà il nome alla via di fronte.
Chiesa dei SS. Giovanni e Patronio dei Bolognesi.
Fontana del Mascherone /il
passetto
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Sulla destra il cancello vetrato con vista posteriore su Palazzo Farnese e giardino
(peccato che per vedere qualcosa bisognerebbe essere alti due metri).
Sulla sinistra costruzioni facenti parte dei Camerini Farnesiani e Antiquario
Farnesiano.
L'arco farnese, eretto nel 1603, collegava la terrazza del palazzo Farnese con il
Romitorio e con le costruzioni farnesiane verso il Tevere dove era l' antiquario e un
grande giardino. Il progetto originale, mai realizzato, ne prevedeva la continuazione
con un ponte per collegare l'altra sponda del Tevere ove erano gli Orti Farnesiani.
Chiesa di Santa Maria dell’orazione e morte, questa chiesa appartiene alla omonima
confraternita il cui scopo era quello di dare sepoltura e pregare per tutti i morti
insepolti e abbandonati nella campagna romana.
Palazzo Falconieri sede dell'Accademia d'Ungheria.
Al N° 25 entrata del Liceo Virgilio.
Chiesa del Santo Spirito dei Napoletani.
Piazza della Moretta sulla destra.
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Palazzo sede di uffici del Ministero di Grazia e Giustizia
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Arco Farnese
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Le Carceri Nuove sono ora sede della DNA (Direzione Nazionale Antimafia),
guardando con attenzione il Palazzo e facendo un giro intorno per Vicolo delle
Prigioni, Via Bravaria e Vicolo della Scimia, si può ammirare il tutta la sua imponenza
alcune delle grate alle finestre sono disegnate.
A via del Gonfalone, ex carcere minorile, c’è la Sede del Museo Criminologico e
Biblioteca Storica dell'Amministrazione Penitenziaria.
Chiesa di S. Maria del Suffragio notare in alto l'originale campanile.
I sofà di Via Giulia e cioè quel che resta delle fondamenta del palazzo dei Tribunali.
Chiesa di S. Biagio degli Armeni o della Pagnotta . La chiesa è celebre per la liturgia
che si festeggia il 3 febbraio, giorno della festa del santo, durante la quale viene
distribuito ai fedeli un pane benedetto. Inoltre, sempre durante questa particolare
funzione, vi è l'unzione della gola in ricordo delle capacità curative di S. Biagio,
ritenuto dalla tradizione popolare, guaritore delle affezioni della gola.
Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini.
Piazza dell’Oro.
San giovanni
Santa Maria del suffragio e sant’
Anna dei bresciani
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NOTE
Passeggiando per via Giulia mi hanno colpito alcune cose:
La numerazione dei civici è alquanto strana, è progressiva ma non divisa in pari e
dispari a seconda del lato della strada.
Le fontanelle, i “nasoni” che sono in tutta la città qui hanno sotto un secchio, secondo
me serve per fare in modo che i cani bevano senza fatica.
Purtroppo una strada così bella ha tantissimi negozi chiusi, è una cosa che mette
tristezza.
I pochi banconi che si vedono sono quasi tutti molto curati, ricchi di piante e fiori.
fonti
• http://www.romasegreta.it/ponte/viagiulia.html
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