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Ordine Ingegneri_Del..
UNIVERSITÁ DEGLI
STUDI DI NAPOLI
FEDERICO II
ORDINE DEGLI
INGEGNERI DI
NAPOLI
FONDAZIONE ORDINE
DEGLI INGEGNERI DI
NAPOLI
ELEMENTI DI IDRAULICA URBANA
Reti di Drenaggio Urbano: Generalità
Giuseppe Del Giudice
Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile ed Ambientale - DICEA
Reti di Drenaggio Urbano: Generalità - Prof. Ing. Giuseppe Del Giudice
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SOMMARIO
1. Normativa principale
2. Definizioni ed obiettivi
3. Sistemi misti e separati
4. Manufatti
5. D.L. n. 152/2006 – scarico in rete fognaria
6. Stima delle portate
7. Verifica dei collettori
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Schema del sistema idrico urbano
Corso d’acqua
SORGENTE
SERBATOIO DI
REGOLAZIONE
Approvvigionamento
DERIVAZIONE
ACQUE SUP.
Acquifero
IMPIANTO DI
SOLLEVAMENTO
VASCA
PIEZOMETRICA
GALLERIA DI
CAPTAZIONE
Corpo idrico ricettore
POZZO
SERBATOIO
URBANO
IMPIANTO DI
POTABILIZZAZIONE
IMPIANTO DI
DISSALAZIONE
ACQUE
PLUVIALI
SCARICO
COLLETTORE
IMPIANTO DI
DEPURAZIONE
Smaltimento
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Rete di drenaggio urbano
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Fognature: principale normativa di riferimento
Norma
Tipologia
Descrizione
Circolare LLPP
11633/1974
Norme tecniche
Istruzioni per la progettazione delle fognature e degli impianti di
trattamento delle acque di rifiuto
Delibera Ministero LLPP
04/02/1977 – allegato 4
Norme tecniche
Norme tecniche generali per la regolamentazione dell’installazione e
dell’esercizio degli impianti di fognatura e depurazione
D.M. 12/12/1985
Norme tecniche per le tubazioni
Stabilisce i criteri da osservare nel progetto, nella costruzione e nel
collaudo delle tubazioni e degli elementi che le costituiscono (tubi,
giunti, pezzi speciali)
Circolare LLPP
27291/1986
Norme tecniche per le tubazioni
Corretta applicazione delle norme tecniche concernenti
progettazione, la costruzione ed il collaudo delle tubazioni.
D.P.C.M. 04/03/1996
Risorse idriche
Disposizioni in materia di risorse idriche Capitolo 8: “Livelli minimi
dei servizi che devono essere garantiti in ciascun ambito territoriale
ottimale” Paragrafo 8.3: “Smaltimento”
Decreto Ministero LL.PP.
del 08/01/1997 n° 99
Perdite idriche
Regolamento per la definizione dei criteri e del metodo in base ai
quali valutare le perdite degli acquedotti e delle fognature
Decreto Legislativo
03/04/2006 n° 152
Testo Unico Ambientale
Norme in materia di difesa ambientale – Parte Terza: norme in
materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione, di tutela delle
acque dall’inquinamento e di gestione delle risorse idriche
D. Min. Infrastrutture e
Trasporti 04/04/2014
Norme tecniche per le
tubazioni.
Norme Tecniche per gli attraversamenti ed i parallelismi di condotte
e canali convoglianti liquidi e gas con ferrovie ed altre linee di
trasporto
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la
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UNI EN 752 2008
Connessioni di scarico e collettori di fognatura all’esterno degli edifici
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Circolare Ministero LL.PP. n° 11633/74
Definizioni
Per rete di fognatura si intende il complesso di canalizzazioni,
generalmente sotterranee, atte a raccogliere ed allontanare da
un complesso urbano le acque superficiali (meteoriche, di
lavaggio, ecc.) e quelle reflue provenienti dalle attività umane
in genere.
Una rete è articolata in tronchi tra loro connessi, nei quali il
percorso che le acque devono compiere è definito per quello che
riguarda la direzione ed il verso. Le canalizzazioni funzionano
a pelo libero; in casi particolari, e sempre per tratti di breve
lunghezza, il loro funzionamento può essere in pressione (ad
esempio condotte di mandata in stazioni di sollevamento,
attraversamenti particolari, in sifoni, ecc.).
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Obiettivi del sistema
 assicurare e regolare il drenaggio delle acque meteoriche
delle aree urbane ed il loro convogliamento verso i corpi
idrici ricettori superficiali in coerenza con il parallelo
funzionamento idraulico degli stessi, con ciò eliminando i
danni a cose e persone nel caso di eventi di intensità
inferiore a un assegnato livello di rischio e comunque
riducendoli nel caso di eventi d’intensità superiore;
 convogliare verso gli impianti di depurazione tutte le
acque reflue da assoggettare a trattamento in funzione
degli obiettivi di qualità dei ricettori definiti nei Piani di
Tutela delle Acque redatti ai sensi del D.Lgs. 152/06 e
successive modifiche ed integrazioni
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Piano di Manutenzione
Delibera Ministero LL.PP. del 04/02/1977 – Allegato 4
“Norme tecniche generali per la regolamentazione dell’installazione e dell’esercizio degli
impianti di fognatura e depurazione”
L’Ente gestore della fognatura deve predisporre un idoneo
programma
di
interventi
di
manutenzione
ordinaria
e
straordinaria della rete di fognatura. Tale programma deve, in
particolare, definire gli intervalli di tempo entro i quali effettuare
le normali operazioni di spurgo della rete, nonché le verifiche
concernenti sia le condizioni statiche dei manufatti che lo stato di
usura dei rivestimenti.
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Circolare Ministero LL.PP. n° 11633/74
Componenti del sistema
 Fogne: canalizzazioni elementari che raccolgono le acque provenienti
da fognoli di allacciamento e/o da caditoie,
 Collettori: canalizzazioni che costituiscono l'ossatura principale della
rete, che raccolgono le acque provenienti dalle fogne e, allorché
conveniente, quelle ad essi direttamente addotte da fognoli e/o
caditoie.
 Emissario: il canale che, partendo dal termine della rete vera e
propria, adduce le acque raccolte al recapito finale.
 Recapito finale: il recipiente (fiume, torrente, alveo, inghiottitoio,
lago, mare, ecc.) dove le acque vengono definitivamente versate
previo adeguato trattamento.
 Impianto di depurazione: l'insieme delle unità operatrici destinate a
trattare le acque.
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Componenti del sistema
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Circolare Ministero LL.PP. n° 11633/74
Definizioni
Una rete di fognatura si dice a:
 Sistema misto (unitario) quando raccoglie nella stessa canalizzazione
sia le acque di tempo asciutto (acque di uso domestico, di
innaffiamento o lavaggio stradale e simili) sia quelle di pioggia.
 Sistema separato se le acque di uso domestico vengono raccolte in
una apposita rete distinta da quelle che raccoglie le acque di
scorrimento superficiale, sia di lavaggio e simili e quelle pluviali. Ove
per particolari condizioni locali risulti conveniente, un centro urbano
può venire servito in parte con sistema misto ed in parte con sistema
separato.
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Sistemi di fognatura – Sistema misto
(a) Nei sistemi unitari o misti la rete è dotata di scaricatori di piena che
scaricano verso i ricettori le portate pluviali di punta e derivano verso la
depurazione una portata pari, in tempo di pioggia, ad un multiplo 3 – 5 della
portata nera media di tempo asciutto del giorno di maggior consumo. (b) Con
successivi interventi gli scaricatori di piena più importanti possono essere
completati con vasche di pioggia, in linea o fuori linea, atte a trattenere le
acque meteoriche più inquinate (di solito commisurate a 3 – 5 mm di pioggia,
equivalenti a 25 ÷ 50 m3/haimp). L’aggiunta delle vasche di pioggia non implica
alcuna necessità di modificare né la rete né l’impianto di depurazione.
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Livelli minimi dei servizi
“Disposizioni in materia di risorse idriche”
DPCM 04/03/1996
Fognature miste: limite coefficiente di diluizione r ≥ 3 Qmn
Fognatura separata: nelle zone di nuova urbanizzazione e nei
rifacimenti di quelle preesistenti si deve di norma, salvo ragioni
tecniche, economiche ed ambientali contrarie
Acque di prima pioggia alla rete nera
Grigliatura e disoleazione delle acque bianche (TR=1anno)
Immissione in rete nera o mista con pozzetti sifonati e aerati
Servire a gravità le utenze poste a 0.5m sotto il piano stradale
Fognatura nera dimensionata sulla portata di punta dell’acquedotto
oltre alla portata delle acque di prima pioggia
Le reti di fognatura bianca o mista debbono essere dimensionate e
gestite in modo da garantire che fenomeni di rigurgito non
interessino il piano stradale o le immissioni di scarichi neri con
frequenza superiore ad una volta ogni 5 anni per ogni singola rete
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Coefficiente di diluizione – Sistema misto
La scelta del coefficiente di
diluizione r da adottare nel
progetto
dello
scaricatore
di
piena fu demandata dalla Legge
n. 319 del 10/05/76 (Legge Merli)
(abrogata dal D.L. 152/99 e
successivo D.L. 258/2000) alle
Regioni (BURC n.10 febbraio
1983 – r = 5).
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Piano di tutela delle acque della Regione Campania
Del.G.R. n. 46 del 20/08/07
Le acque di prima pioggia dovranno essere accumulate in vasche a
perfetta tenuta stagna; al termine dell’evento meteorico, dovranno essere
inviate all’impianto di depurazione. Inoltre, le Vasche di Prima Pioggia,
per sistemi fognari, sia unitari sia separati, andranno commisurate di
norma ad un volume pari a 25 m3/haimp. Le vasche di prima pioggia
dovranno essere previste, sia in corrispondenza di tutti gli scaricatori di
piena, sia presso lo scaricatore in testa all’impianto di depurazione
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Sistemi di fognatura – Sistema misto
Funzionamento degli scaricatori di piena di sistemi misti
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Sistemi di fognatura – Sistema misto
VANTAGGI
Minor costo di costruzione della rete di condotte;
Minore ingombro della rete;
Possibilità di rimozione (pulizia) dei sedimenti durante gli eventi
meteorici più intensi;
Nessun problema di allacci errati;
Buona aerazione delle portate nere;
Trattamento delle portate meteoriche inferiori ai valori di soglia stabiliti
negli scolmatori;
……….
SVANTAGGI
Ampie oscillazioni dei valori di portata e carico inquinante in arrivo
all’impianto di trattamento con conseguenti maggiori costi di
costruzione e di gestione;
Possibili rigurgiti ai piani interrati degli edifici;
Fuoriuscita di acque nere diluite lungo le strade durante gli eventi che
superano l’evento di progetto;
………..
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Sistemi di fognatura – Sistema separato
Nei sistemi separati tradizionali (a) la rete nera convoglia i reflui verso l’impianto di
depurazione e la rete pluviale convoglia le acque meteoriche ai punti di scarico nei
ricettori. Il sistema può essere migliorato inserendo nella rete pluviale gli scaricatori di
piena (b) atti a sfiorare verso i ricettori le portata pluviali di punta e a convogliare
verso la depurazione una portata di acque di prima pioggia ( 1 lt/s/haimp) (c) In
successivi interventi gli scaricatori di piena più importanti possono essere completati
con vasche di prima pioggia atte a trattenere le acque pluviali più inquinate (di solito
commisurate a 3 – 5 mm di pioggia, equivalenti a 30 – 50 m3/haimp).
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Sistemi di fognatura – Sistema separato
Funzionamento degli scaricatori di piena di sistemi misti
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D.L. n. 152/2006 (T.U. ambiente)
Art. 146
realizzare
nei
nuovi
insediamenti,
quando
economicamente e tecnicamente conveniente anche in
relazione ai recapiti finali, sistemi di collettamento
differenziati per le acque piovane e per le acque reflue
e di prima pioggia;
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Sistema separato: problematiche frequenti
Sono frequenti i sistemi separati affetti da molti
allacciamenti scorretti:
di acque nere nella rete pluviale
di acque pluviali nella rete nera
Conseguenze:
tempo asciutto
la rete pluviale scarica
continuamente acque nere
nei ricettori
tempo di pioggia
entrambe le reti scaricano
acque pluviali e nere nei
ricettori
inquinamento dei ricettori continuo e
inaccettabile
Possibili soluzioni:
1. eliminare progressivamente il massimo possibile degli allacciamento scorretti
2. accettare come reti miste entrambe le reti, nera e pluviale
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Sistema separato: problematiche frequenti
La SOLUZIONE 1 (eliminare il
massimo possibile degli allacciamenti
scorretti) può non essere fattibile:
• notevoli costi e difficoltà tecniche;
• separazione anche negli impianti
interni;
• impossibilità di raggiungere un
buon grado di separazione
La SOLUZIONE 2 (accettare come
reti miste entrambe le reti, nera e
pluviale) può essere preferibile:
• le due reti restano come sono;
• costruzione, in entrambe le reti, di
scaricatori di piena e, ove
necessario, di vasche di prima
pioggia;
• possibilità di raggiungere un buon
grado di protezione ambientale,
con costi e difficoltà minori
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Sistemi di fognatura – Sistema separato
VANTAGGI
Nell’impianto di depurazione sono convogliate solo le acque nere
caratterizzate da oscillazioni contenute delle portate;
Si evita lo scarico di acque miste durante gli eventi meteorici;
È preferibile in quelle situazioni in cui le superfici urbane siano
interessate durante le piogge da un ingente trasporto solido
proveniente dall’erosione di suoli instabili;
……….
SVANTAGGI
Costi di costruzione più elevati rispetto al sistema unitario;
Maggiori problemi di pulizia per le condotte delle acque nere che
non beneficiano dei periodici lavaggi operati dalle acque
meteoriche;
Controllo degli allacci neri nelle condotte pluviali;
………..
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Manufatti
Le cunette convogliano i deflussi superficiali.
Le caditoie consentono l’immissione d’acqua piovana in fognatura.
Sono dei pozzetti laterali dotati di aperture attraverso cui entrano le
acque scorrenti nelle cunette e provvisti di un sifone che, pur
consentendo il passaggio dell'acqua, impedisce la fuoriuscita dei cattivi
odori provenienti dalla fognatura.
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Manufatti
I pluviali raccolgono l'acqua piovana dai tetti. Sono allacciati
direttamente alla fognatura così da assicurare un'efficace ventilazione
della stessa, mentre le colonne di scarico interne degli edifici civili o
industriali presentano, prima dell'immissione, sono collegate ad un
sifone ispezionabile.
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Manufatti
Lungo i collettori sono disposti pozzetti di ispezione tanto più frequenti
quanto minore è la dimensione interna, e quindi l'accessibilità, delle
canalizzazioni. Questi manufatti vengono costruiti anche in
corrispondenza di confluenze, salti di fondo, immissioni laterali in
modo da poter meglio controllare il comportamento idraulico delle
correnti.
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Dove intervenire per ridurre l’impatto dei deflussi meteorici
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Vasche di prima pioggia – vasche volano
Si usano principalmente nelle reti unitarie, ma possono essere inserite
anche nella rete bianca di sistemi separati, allo scopo di controllare lo
scarico di inquinanti presenti nelle acque meteoriche verso il ricettore e in
qualche caso anche di laminare le portate in esso immesse
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Vasche di prima pioggia
 Nel caso di acque di dilavamento superficiale sono dimensionate per
trattenere complessivamente non meno di 25÷50 m3/ha di superficie
impermeabile scolante
 Tali sistemi devono abbinare alla funzione di separazione delle acque di
prima pioggia anche quelle di decantazione delle sabbie e di separazione
degli oli e degli idrocarburi non emulsionati.
 Sono in genere evitati ulteriori ingressi di acqua a riempimento avvenuto
(valvole di chiusura);
 Dispongono di sonde in grado di segnalare l’inizio e la fine della
precipitazione in modo tale da avviare il processo di svuotamento della
vasca al termine dell’evento meteorico;
 Lo svuotamento, da avviare entro le
48 dalla fine della precipitazione, può
avvenire mediante pompaggio o a
gravità;
 Sono provviste di dispositivi di
pulizia per eliminare le particelle
presenti sul fondo non trascinate
durante la fase di svuotamento.
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Vasche volano
Riducono e ritardano il picco di portata
La forma dell’idrogramma in uscita dipende dal dispositivo di scarico della
vasca
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Vasche volano
 Per dimensionare le vasche di laminazione a servizio di
nuove
urbanizzazioni
viene
introdotto
il
concetto
di
“invarianza idraulica nelle trasformazioni del territorio”.
 Garantire l’invarianza idraulica significa far si che la
trasformazione di un’area non provochi un incremento della
portata nei corpi idrici riceventi i deflussi superficiali
originati dall’area stessa.
 Nella maggior parte dei casi tale invarianza viene garantita
adottando degli invasi per la laminazione delle portate
opportunamente dimensionati.
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Effetti dell’urbanizzazione sul ciclo idrologico
e sulla qualità dell’acqua
Invarianza idraulica
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Decreto legislativo n. 152/2006
Il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 è stato pubblicato nel
Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale 14 aprile 2006, n. 88.
• costituisce attuazione della
legge 15 dicembre 2004, n. 308,
recante delega al Governo per il riordino, il coordinamento e
l’integrazione della legislazione in materia ambientale
• e contiene
“Norme in materia ambientale”
in materia di V.A.S., di V.I.A., di difesa del suolo, di tutela e
gestione delle acque, di gestione dei rifiuti, di bonifiche, di
emissioni e combustibili, di danno ambientale
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Decreto legislativo n. 152/2006
Sono espressamente abrogati (e sostituiti) in particolare:
• l’art. 6 della legge n. 349/1986 (VIA statale)
• il d.P.R. 12 aprile 1996 (VIA regionale)
• la legge n. 183/1989 (difesa del suolo)
• la legge n. 36/1994 (risorse idriche)
• il d.lgs. n. 152/1999 (tutela delle acque)
• il d.m. n. 367/2003 (limiti sostanze pericolose nelle acque)
• il d.lgs. n. 22/1997 (rifiuti)
• il d.P.R. 203/1988 (emissioni industriali)
• il d.m. 12 luglio 1990 (linee guida per le emissioni industriali)
• il d.m. n. 44/2004 (composti organici volatili)
• quel che restava della legge n. 615/1966 (antismog)
• il d.P.R. n. 1391/1970 (emissioni degli impianti termici)
• il d.P.C.M. 8 marzo 2002 (caratteristiche dei combustibili)
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Decreto legislativo n. 152/2006
Parte Terza - Suolo e acque
• Sezione I
Norme in materia di difesa del suolo e lotta alla
desertificazione (artt. 53-72)
• Sezione II
Tutela delle acque dall’inquinamento (artt. 73-140)
Abroga e sostituisce il decreto legislativo n. 152/1999
“Disposizioni
sulla
tutela
delle
acque
dall’inquinamento …”
• Sezione III
Gestione delle risorse idriche (artt. 141-169)
• Sezione IV
Disposizioni transitorie e finali (artt. 170-176)
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Decreto legislativo n. 152/2006
Parte Terza – Sezione II
Principali novità
• Nuovo sistema di pianificazione
• Variazione delle definizioni di “scarico” e di “acque reflue
industriali”
• Competenza dell’Autorità d’Ambito per gli scarichi in fognatura
Nuovo sistema di pianificazione
Art. 121
I Piani di Tutela delle Acque sono approvati dalle Regioni su parere
vincolante delle Autorità di Bacino.
Definizione di scarico
Art. 74 “scarico”
Qualsiasi immissione [diretta tramite condotta] di acque reflue in acque
superficiali, sul suolo, nel sottosuolo e in rete fognaria, indipendentemente
dalla loro natura inquinante, anche sottoposte a preventivo trattamento di
depurazione.
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Decreto legislativo n. 152/2006
Definizione di “acque reflue”
Acque reflue domestiche - Art. 74, comma 1, lett. g
«acque reflue provenienti da insediamenti di tipo residenziale e da
servizi e derivanti prevalentemente dal metabolismo umano e da attività
domestiche »
Acque reflue industriali - Art. 74, comma 1, lett. h
qualsiasi tipo di acque reflue provenienti da edifici od installazioni in
cui si svolgono attività commerciali o di produzione di beni, differenti
qualitativamente dalle acque reflue domestiche e da quelle meteoriche
di dilavamento, intendendosi per tali anche quelle venute in contatto
con sostanze o materiali, anche inquinanti, non connessi con le attività
esercitate nello stabilimento”
Acque reflue urbane - Art. 74, comma 1, lett. i
acque reflue domestiche o il miscuglio di acque reflue domestiche, di
acque reflue industriali, e/o di quelle meteoriche di dilavamento
convogliate in reti fognarie, anche separate, e provenienti da
agglomerato
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Decreto legislativo n. 152/2006
Acque meteoriche di dilavamento e acque di prima pioggia – Art. 113
Le Regioni previo parere del Ministero dell’Ambiente, al fine di prevenire
eventuali rischi idraulici ed ambientali, disciplinano:
 le forme di controllo relative agli scarichi di acque meteoriche provenienti
da reti fognarie separate;
 i casi in cui può essere richiesto che le immissioni delle acque meteoriche
di dilavamento, effettuate tramite altre condotte separate, siano
sottoposte a particolari prescrizioni, ivi compresa l’eventuale
autorizzazione;
 i casi in cui può essere richiesto che le acque di prima pioggia e di
lavaggio delle aree esterne siano convogliate e opportunamente trattate in
impianti di depurazione per particolari condizioni nelle quali, in relazione
alle attività svolte, vi sia il rischio di dilavamento da superfici
impermeabili scoperte di sostanze pericolose o di sostanze che creano
pregiudizio per il raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici
È comunque vietato lo scarico o l'immissione diretta di acque meteoriche
nelle acque sotterranee
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Decreto legislativo n. 152/2006
Disciplina degli scarichi
Art. 101, comma 7
“…. ai fini della disciplina degli scarichi e delle autorizzazioni, sono
assimilate alle acque reflue domestiche le acque reflue:
a) Provenienti da imprese dedite esclusivamente alla coltivazione del fondo
e/o alla silvicultura;
b) Provenienti da imprese dedite ad allevamento di bestiame che …… …… ;
c) Provenienti da imprese dedite alle attività di cui alle lettere a) e b) che ……
……
d) Provenienti da impianti di acquacoltura e piscicoltura che … ;
e) Aventi caratteristiche qualitative equivalenti a quelle domestiche e
indicate dalla normativa regionale *;
f) Provenienti da attività termali, fatte salve le discipline regionali di settore.
nota*
Piano di Tutela delle Acque - Disciplina scarichi categorie produttive assimilabili
BURC n.52 del 30/09/2013
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Decreto legislativo n. 152/2006
Autorizzazioni allo scarico - Art. 124
Art. 124, comma 1
“Tutti gli scarichi devono essere preventivamente autorizzati”
Art. 124, comma 4
“In deroga al comma 1, gli scarichi di acque reflue domestiche in reti
fognarie sono sempre ammessi nell’osservanza dei regolamenti
fissati dal Gestore del Servizio Idrico Integrato ed approvati
dall’Autorità d’Ambito Competente”
Art. 124, comma 7
“Salvo diversa disciplina regionale (es. Piano di Tutela delle Acque),
la domanda di autorizzazione è presentata alla Provincia, per gli
scarichi in acque superficiali, ovvero all’Autorità d’Ambito se lo
scarico è in pubblica fognatura. L'autorità competente provvede entro
novanta giorni dalla ricezione della domanda”
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Decreto legislativo n. 152/2006
Tipologie di scarichi
 scarichi di acque termali (introdotto dal d.lgs.
152/2006)
 scarichi sul suolo
 scarichi sul sottosuolo e nelle acque sotterranee
 scarichi in acque superficiali
 scarichi di acque reflue urbane in corpi idrici
superficiali ricadenti in zone sensibili
 scarichi in rete fognaria
 scarichi di sostanze pericolose
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Decreto legislativo n. 152/2006
Scarichi in rete fognaria - Art. 107
 Gli scarichi di acque reflue domestiche che recapitano in reti
fognarie sono sempre ammessi purché osservino i regolamenti
emanati dal soggetto gestore del servizio idrico integrato ed
approvati dall'Autorità d‘Ambito competente
 Ferma restando l'inderogabilità dei valori-limite di emissione di
cui alla tabella 3/A dell'Allegato 5 alla parte terza del presente
decreto e, limitatamente ai parametri di cui alla nota 2 della
Tabella 5 del medesimo Allegato 5, alla Tabella 3, gli scarichi di
acque reflue industriali che recapitano in reti fognarie sono
sottoposti alle norme tecniche, alle prescrizioni regolamentari e ai
valori-limite adottati dall'Autorità d‘Ambito competente in base
alle caratteristiche dell'impianto, e in modo che sia assicurata la
tutela del corpo idrico ricettore nonché il rispetto della disciplina
degli scarichi di acque reflue urbane definita ai sensi dell'articolo
101, commi 1 e 2.
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ATO 2 Campania
(Ente d’Ambito Napoli-Volturno)
Autorizzazioni allo scarico dei reflui industriali nelle pubbliche fognature.
D.C.A. 21 del 28/12/2006
Disposizioni Attuative delle Norme sulle Autorizzazioni allo Scarico dei
Reflui Industriali nelle Pubbliche Fognature
I limiti massimi di accettabilità fissati per il rilascio dell’autorizzazione allo
scarico sono quelli stabiliti dal D. Lgs. n. 152/2006, fino a diversa
determinazione dell’Autorità d’Ambito
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ATO 2 Campania
(Ente d’Ambito Napoli-Volturno)
Autorizzazioni allo scarico dei reflui industriali nelle pubbliche fognature.
D.C.A. 21 del 28/12/2006
Disposizioni Attuative delle Norme sulle Autorizzazioni allo Scarico dei
Reflui Industriali nelle Pubbliche Fognature
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ATO 2 Campania
(Ente d’Ambito Napoli-Volturno)
Autorizzazioni allo scarico delle acque reflue domestiche nelle pubbliche
fognature.
D.C.A. 21 del 28/12/2006
Disposizioni Attuative delle Norme sulle Autorizzazioni allo Scarico dei
Reflui Industriali nelle Pubbliche Fognature
Gli scarichi di acque reflue domestiche e gli scarichi di acque reflue
assimilate alle domestiche – ad esclusione delle acque reflue
termali – non necessitano di autorizzazione, fermo restando
l’osservanza dei regolamenti del Gestore
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GIUNTA REGIONALE CAMPANIA
REGOLAMENTO 24/09/2013, n. 6
Criteri di assimilazione alle acque reflue domestiche
BURC n.52 del 30/09/2013
Art. 3
Criteri di assimilazione delle
acque reflue alle acque reflue
domestiche
a) sono
considerate
con
caratteristiche qualitative
equivalenti,
e
quindi
assimilate alle acque reflue
domestiche,
le
acque
reflue
scaricate
dalle
attività di cui all’elenco
della Tabella A.
Omissis
Ai
sensi
dell’articolo 124, comma 4,
del D. Lgs. n. 152/06, per
queste attività in caso di
scarico in rete fognaria
non
è
prevista
autorizzazione.
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GIUNTA REGIONALE CAMPANIA
REGOLAMENTO 24/09/2013, n. 6
Criteri di assimilazione alle acque reflue domestiche
BURC n.52 del 30/09/2013
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GIUNTA REGIONALE CAMPANIA
REGOLAMENTO 24/09/2013, n. 6
Criteri di assimilazione alle acque reflue domestiche
BURC n.52 del 30/09/2013
Art. 3
Criteri di assimilazione delle acque reflue alle acque reflue domestiche
b) sono da considerarsi assimilabili alle acque reflue domestiche omissis le acque
reflue scaricate da tutte quelle attività che presentano le caratteristiche qualitative
di cui alla Tabella B del presente regolamento e che vengono convogliate ad un
impianto finale di trattamento in grado di rispettare i valori limiti di emissione
previsti dalla normativa vigente per lo scarico finale.
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GIUNTA REGIONALE CAMPANIA
REGOLAMENTO 24/09/2013, n. 6
Criteri di assimilazione alle acque reflue domestiche
BURC n.52 del 30/09/2013
Art. 4
Le acque di ruscellamento superficiale, che colano dalle superfici
adibite a tetto e/o che defluiscono lungo le aree esterne, pertinenziali
alle attività rispettanti quanto disciplinato alle lettere a) e b)
dell’articolo 3, adibite esclusivamente alla sosta (per le ordinarie
attività di carico e scarico), al transito e/o al parcheggio, dei clienti e/o
delle maestranze, (es: parcheggi esterni antistanti abitazioni, scuole,
uffici pubblici, strade e autostrade e rispettive aree pertinenziali), non
rientrano nella fattispecie delle acque reflue. Tali scarichi non sono
soggetti ad autorizzazione, salvo il caso in cui vengono convogliati in
corpo idrico superficiale. In questa ultima ipotesi è necessario
richiedere preventivamente l’autorizzazione al soggetto proprietario
e/o gestore del corpo idrico presso il quale si intende convogliare le
acque oggetto del presente articolo.
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T.A.R. CAMPANIA
Sez. V - 16 marzo 2011, n. 1479
Acque di dilavamento dei piazzali adibiti a parcheggio
Assimilazione agli scarichi industriali - Illegittimità - Art. 74, lett. h) del
d.lgs. n. 152/2006 - Connotazione in negativo - Art. 101, c. 7, d.lgs. n.
152/2006. E' illegittima l'assimilazione agli scarichi industriali, ad
opera di un Comune, delle acque di dilavamento dei piazzali adibiti a
parcheggio (nella Regione Campania, la delibera di Giunta n.
1350/2008, che prevedeva detta assimilazione, è stata annullata con
sentenza n. 19675/2008)
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Decreto legislativo n. 152/2006
Limiti di emissione
Allegato 5 (parte III del d.lgs. 152/2006)
- tabella 1: impianti di acque reflue urbane
- tabella 2: impianti di acque reflue urbane recapitanti in
aree sensibili
- tabella 3: scarichi in acque superficiali e in rete
fognaria
- tabella 3/A: limiti per unità di prodotto riferiti a specifici
cicli produttivi
- tabella 4: scarichi di acque reflue urbane e industriali
su suolo
- tabella 5: sostanze non derogabili da parte di Regione e
gestore della rete fognaria
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Problematiche idrauliche
Determinazione dimensione degli spechi assegnate la forma e la scabrezza
Portate di tempo asciutto (nere)
Determinazione delle portate
Portate meteoriche (bianche)
Obiettivo
Trasporto delle acque drenate allo scarico e/o al
trattamento in tempi adeguati a garantire la
protezione idraulica e ambientale del bacino nel
rispetto di prefissati valori limite della velocità e del
grado di riempimento delle sezioni delle condotte
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Portate di tempo asciutto (nere)
qm 
(1 - e) P  dot
86400
[l/s]
qm = portata nera media annua;
P = numero di utenti gravanti sulla fogna a monte della sezione di calcolo;
dot = dotazione idrica media annua pro-capite [l/(ab g)];
e = coefficiente di dispersione che tiene conto dell’aliquota di dotazione idrica che
non raggiunge la fogna
Q
5
C p  max 
1/5
qm
Pm
Babbit (1958)
(Pm in migliaia)
Qmin
0.2
Cm 

1/5
qm
Pm
Cp coefficiente di punta, rapporto tra la massima portata oraria, Qmax, e la portata
media annua, qm;
Cm il coefficiente di minimo, rapporto tra la minima portata oraria e la portata
media annua;
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Portate di tempo asciutto (nere)
Dotazione media annua
UNI EN 752 2008
Nazione
Intervalli Dotazione
Media annua [l/(ab g)]
Note
Non considera fenomeni dovuti
all’infiltrazione
Incremento dal 50% al 100% per
considerare l’infiltrazione
Repubblica Ceca
100-150
Danimarca
120-150
Francia
150-200
-
Germania
150-300
In funzione
fognario.
Olanda
100-120
-
Portogallo
120-350
-
Svizzera
170-200
-
Regno Unito
150-300
-
dell’età
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del
sistema
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Portate di tempo asciutto (nere)
Portate max di tempo asciutto
UNI EN 752 2008
Nazione
Danimarca
Francia
Portata di punta
da 4 l/s a 6 l/s
per 1000 ab
In funzione dell’estensione del bacino
(1.5÷4.0)× Qmn
coefficiente di punta che dipende dalla
ubicazione della fognatura, dalla
pendenza e dalla dimensione
Germania
4 l/s
per 1000 ab
4 l/s per 1000 ab
oppure 200 l(ab g)
Portogallo
(2.0÷5.0)× Qmn
Svizzera
da 6 l/s a 7 l/s
per 1000 ab
Regno Unito
Note
(fino a 6.0)× Qmn
per il dimensionamento della fognatura
per il dimensionamento dell’impianto
di trattamento
per includere le portate provenienti
dagli usi commerciali - da 8 l/s a 10 l/s
per 1000 ab
In funzione della tipologia di bacino
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Portate meteoriche (bianche)
UNI EN 752 2008
Il metodo razionale rappresenta un semplice metodo per stimare la portata
meteorica di progetto. Esso è applicabile per bacini di estensione ≤ 200 ha ovvero
per tempi di concentrazione ≤ 15 min assumendo una pioggia di intensità costante
Qp 
  h ,Tr  S
0.360  Tc
[m3/s]
h
S
φ
Tc
altezza di pioggia [mm]
superficie del bacino [ha]
coefficiente di afflusso
tempo di concentrazione
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Portate meteoriche (bianche)
Rischio e periodo di ritorno
Rischio idrologico o di superamento (insufficienza) R(N, T(x)) associato ad un
dato valore X di una variabile casuale x e ad un prefissato numero di anni N.
Nel caso in cui N coincide con la durata prevista dell’opera che si sta
progettando il rischio di superamento fornisce la probabilità che tale opera
risulti insufficiente almeno una volta nel corso della sua vita.
La probabilità che X venga uguagliato o superato in N anni
Tempo di ritorno associato ad un dato valore X di una variabile casuale x.
Numero medio di anni che occorre attendere perché quel dato valore sia
raggiunto o superato almeno una volta:
T
1
1

1  P( x ) P' ( x )
P(x) è la probabilità di non superamento
P’(x) è la probabilità di superamento
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Portate meteoriche (bianche)
Rischio e periodo di ritorno
Espressione del rischio d’insufficienza: per eventi indipendenti la probabilità
composta di non superamento in N anni del prefissato valore di soglia X è
rappresenta da [P(x)]N
1 

R(N, T(x))  1 - [P(x)] N  1 - [1 - P' (x)] N  1 - 1 

T
(
x
)


N
Se ad esempio la probabilità di superamento è:
P'(x) = 2% e si considera N = 20 anni si ricava:
R (N = 20 anni, T = 50 anni) = 1 – [1 – 0.02]N = 33%.
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Portate meteoriche (bianche)
Rischio e periodo di ritorno
R(N, T(x))
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Portate meteoriche (bianche)
Periodo di ritorno da utilizzare per la riqualificazione di sistemi esistenti
UNI EN 752 2008
Tipologie di bacino
Periodo di ritorno*
[anni]
Aree rurali
1
Aree residenziali
2
Centro città - aree industriali e commerciali
5
Sottopassi /Metropolitane
10
* Portata
di progetto in assenza di sovrappressione del sistema
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Portate meteoriche (bianche)
Periodo di ritorno da utilizzare in aree ad elevato rischio
per la pubblica incolumità ed inquinamento
UNI EN 752 2008
Tipologie di bacino
Periodo di ritorno
[anni]
Aree rurali
10
Aree residenziali
20
Centro città - aree industriali e commerciali
30
Sottopassi /Metropolitane
50
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Portate meteoriche (bianche)
Curva di Probabilità Pluviometrica
Indicato con h il massimo annuale dell’altezza di pioggia nella durata 
e con T il periodo di ritorno, si definisce curva di probabilità
pluviometrica la rappresentazione analitica del legame:
h,T = h,T (, T)
indipendentemente dal modello probabilistico prescelto per l’analisi di h,
si può dimostrare che:
h ,T  h KT
h
= parametro centrale (media, moda) della d.d.p. della variabile
aleatoria h ;
KT = fattore di crescita con il periodo di ritorno T. Dipende dal periodo di
ritorno attraverso il modello probabilistico prescelto
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Portate meteoriche (bianche)
Curva di Probabilità Pluviometrica
Il modello VAPI (Valutazione delle Piene) predisposto dal Gruppo
Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche del C.N.R.
ha individuato per la Campania un'unica zona pluviometrica per la
quale i valori di KT (TCEV) sono:
T
anni
KT
2
5
10
20
25
40
50
100
500
1000
0.87 1.16 1.38 1.64 1.72 1.92 2.03 2.36 2.71 3.17
3.53
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200
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Portate meteoriche (bianche)
Curva di Probabilità Pluviometrica
Il modello VAPI (Valutazione delle Piene) predisposto dal
Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi
Idrogeologiche (GNDCI) del C.N.R. propone la relazione:
h  h 
Ao 


1  
c

B
μh [mm] = valore medio dei massimi annuali delle altezze di
δ
pioggia di durata δ
Ao [mm] = valore a cui tende l’intensità media di pioggia per δ => 0
δ [ore] = durata della pioggia
ceB
= parametri della distribuzione B  Bo  zD
z [m]
= quota sul mare
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Modello VAPI
La Campania è suddivisa in sei sottozone omogenee
LEGENDA
Sottozona 1
Sottozona 2
Sottozona 3
Sottozona 4
Sottozona 5
Sottozona 6
Sottozona
1
2
3
4
5
6
A0
mm/ora
77,1
83,8
116,7
78,6
231,8
87,9
C
Ore
0,366
0,331
0,098
0,385
0,051
0,220
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B0
0,799
0,703
0,736
0,810
0,835
0,726
D
1/m x 105
3,61
7,74
8,73
24,87
10,80
8,85
67/74
Dimensionamento dei collettori
Scelta del modello di simulazione
UNI EN 752 2008
 Modelli semplificati/empirici
Deflusso in condizioni di moto uniforme. La velocità in condizioni di
massimo
riempimento
è
utilizzata
per
calcolare
il
tempo
di
concentrazione del bacino
 Modello dell’onda cinematica
Sono utilizzati per il dimensionamento iniziale di reti fognarie di grosse
dimensioni o per la verifica di quelle esistenti ovvero per la simulazione
del funzionamento della rete utilizzando lunghe serie di dati di
precipitazione
 Modello dell’onda dinamica
Può essere simulato il moto vario considerando anche condizioni di
rigurgito e funzionamento in pressione
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68/74
Dimensionamento dei collettori
Applicabilità dei modelli di simulazione
UNI EN 752 2008
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69/74
Dimensionamento dei collettori
Modelli semplificati
Una corrente in condizioni stazionarie si muove in condizioni di moto uniforme se
la velocità media della corrente è costante in tutte le sezioni. In tal caso il pelo
libero si mantiene parallelo al fondo.
V(x,t) = cost - i = J
Relazione di Chezy
Q   V  C  Ri
 superficie idrica
C  K s R1 / 6
C
R raggio idraulico =  /c
c contorno bagnato
C coefficiente di conduttanza
C
87 R
B  R
100 R
mK  R
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Strickler
Bazin
Kutter
70/74
Dimensionamento dei collettori
Vincoli di progetto
 Grado di riempimento tra il 50% ed 70% dell’altezza dello speco
 Vmax
(portate bianche* ) < 5 m/s
(per limitare fenomeni di
abrasione)
 Vmin (portate nere*) > 0.5 m/s (per autolavaggio degli spechi)
(*) Circolare Ministeriale LL.PP. n.°11633/74: "Istruzioni per la progettazione
delle fognature e degli impianti di trattamento delle acque di rifiuto"
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71/74
Dimensionamento dei collettori
Coefficienti di scabrezza
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72/74
Dimensionamento dei collettori
Reti di Drenaggio Urbano: Generalità - Prof. Ing. Giuseppe Del Giudice
73/74
Dimensionamento dei collettori
Scale di deflusso
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Effetti dell’urbanizzazione
Reti di Drenaggio Urbano: Generalità - Prof. Ing. Giuseppe Del Giudice
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Effetti dell’urbanizzazione
Ciclo idrologico e qualità dell’acqua
Reti di Drenaggio Urbano: Generalità - Prof. Ing. Giuseppe Del Giudice
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Nuove tendenze progettuali
Approccio classico e gestione integrata dei deflussi
Reti di Drenaggio Urbano: Generalità - Prof. Ing. Giuseppe Del Giudice
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Tecnologie diffuse di controllo delle piene
(Best Management Practices)
 Laminazione ovunque
possibile (micro e macro)
 Infiltrazione generalmente
sconsigliabile e da riservare a
casi particolari e affidabili
 Gestione pubblica
 Gestione privata solo in casi
particolari e affidabili
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