...

Il Fuoco al culo

by user

on
Category: Documents
73

views

Report

Comments

Transcript

Il Fuoco al culo
Danilo il Crapa
IL FUOCO
COLLANA MATEREA
Prima edizione anno 2001
Biblioteca di Episteme
Distribuzione Gratuita
“Celuy qui transmua le premier n’avait aucun livre, mais suivait
la nature, regardant comment et avec quoy elle travaille”
NICOLAS VALOIS
“Souvenez-vous, enfant de la Science, que la connaissance de
notre magistère vient plutòt de l’inspiration du Ciel que des
lumières que nous pouvons acquérir par nous- memes”
LIMONJON DE SAINT-DIDIER
“Nous còtoyons souvent le phénomène, voire le miracle,
sans le remarquer, en aveugles et en sourds; que de
merveilles, que de choses insoupconnées
ne découvrirons-nous pas si nous savions disséquer
les mots , en briser l’écorce et libérer l’esprit, divine lumière
qu’ils renferments”
FULCANELLI
IL FUOCO AL CULO
L’interesse della prima parte di questo file è prevalentemente storico.
In esso sono riportati i resoconti dei primi esperimenti condotti in occasione
della riattivazione del laboratorio, dopo molti, troppi anni di interruzione.
Prima di questi, tuttavia, si vogliono riportare anche delle riflessioni
teoriche, dei riordinamenti di riflessioni, anch’essi di significato storico: infatti
fu nel 1991, che parallelamente alla ripresa dell’attività pratica si ricominciò
anche a scrivere qualcosa sull’ Argomento della mia vita. Molte di queste
idee hanno ancora una loro attualità: altre sono state decisamente superate dai
fatti.
PREMESSA (14 Ottobre 1991)
Questo deposito di idee e riflessioni sparse sostituisce il vecchio diario cartaceo
per ovvi motivi di comodità. Qui saranno riportate tutte le riflessioni di una
qualche importanza sull’argomento che ci preme, confesso anche con la
speranza che questo possa essere utile a qualcun’altro, non ultimi i nostri figli,
se anche loro dovessero sentire, a loro tempo e spontaneamente, il fascino del
Drago .
ESISTE UNO SPAZIO TEORICO PER L’ALCHIMIA ?
Spieghiamo subito che cosa intendiamo per spazio teorico. L’enorme sviluppo
delle conoscenze scientifiche e tecnologiche é impressionante e la cosa
é talmente ovvia da essere imperdonabilmente banale anche solo
accennarne.
In questo coacervo titanico esistono ancora alle porte del duemila delle aree
inesplorate o quasi dove potrebbe collocarsi il Lapis e quanto lo riguarda, sia
in teoria come in pratica ?
Tuttavia queste innegabilmente vaste cognizioni sono del tutto slegate fra
loro , e la ricerca procede del tutto a compartimenti stagni, in modo che persone
profondamente addentro al loro “pozzo di Vermicino “ ignorano del tutto o
quasi quanto magari accade nella porta a fianco del loro studio o al piano di
sotto del loro istituto tanto che, per esempio, un insigne genetista quale Luigi
Cavalli Sforza, esperto proprio di gruppi sanguigni per altro, dimostra in un
suo recente articolo (Scientific American , ottobre 1991) di ignorare
completamente la normativa legale vigente in tema di trasfusioni di sangue
.
Ma nonostante questa grave pecca, che pure ben pochi scienziati illuminati
ammetterebbero come tale, in quanto per solito fà molto chic “ circoscrivere
l’ambito delle proprie ricerche “ “riconoscere l’assoluta impossibilità di seguire
sia pure per sommi capi il progredire della scienza in tutti i campi “ e altre
cose ritrite del genere , atteggiamento che porterà presto e finalmente ! Ad
avere per esempio in medicina e chirurgia specialisti dell’arto inferiore destro
e specialisti dell’arto inferiore sinistro , pure il monte di “acquisizioni “é cosi
‘vasto che approssimativamente si potrebbe pensare che davvero tutto é
già stato inventato, studiato, catalogato: il caso é chiuso archiviato,
dimenticato. L’inchiesta é chiusa.
Già é molto se si ammette che qualcosa potrebbe venir fuori collegando
semplicemente fatti vecchi con idee nuove ( o più vecchie dei fatti nuovi ).
Non siamo però del tutto nel giusto affermando questo .In effetti forse, come
dire ...Un supplemento d’istruttoria , qualche indagine più approfondita ?
Certamente che si può .
Dateci qualche trilione di dollari per costruire un’accelleratore iperbolico da
qualche milione di Tera elettron volt (1tera = 1 Milione di Giga elettron volt
) e il gioco sarà fatto .Contati i peli della barba d’Ezechiele.
O forniteci centosessantatré grammi di quark stabilizzati (freschi , mi
raccomando) e il carro di Elia sarà riprodotto.
O dateci un calcolatore qualche miliardo di volte più veloce di quelli più
rapidi che abbiamo, naturalmente ad architettura super parallela, e vi
simuleremo il diagramma di stato della spada fiammeggiante del cherubino.
Si tratta di un banale plasma , in fondo.
E’questione solo di mezzi. Ne occorrono però purtroppo di spaventosi:
cosi’ costosi da poter essere concepiti solo come frutto della collaborazione
di decine di nazioni , perché una sola o poche che é lo stesso non possono
permettersi la spesa.
Solo l’idea di poter scoprire qualcosa di grandioso con mezzi semplici ,
elementari da hobbista diremmo é puro delirio .
Tuttavia la scienza moderna nacque per hobby .Gli studiosi seri si occupavano
d’altro ,un tempo .Teologia , per esempio .O morale .
Lo stesso De Vigènère nella premessa al suo trattato del fuoco e del sale
attribuisce all’Alchimia solo il terzo posto , nella scala dell’importanza delle
Scienze :prima viene la Teologia , e poi la morale .
Dunque scoprire qualcosa di importante con mezzi relativamente semplici
? Neanche a parlarne con gli addetti ai lavori. Ragazzo mio togliti dai piedi:
non mi fare girare i coglioni che già per quello ci pensa la materia oscura
dell’Universo.
Fila o ti impicco a una super stringa .
Anche nel campo medico é cosi’. Pensare di scoprire il più piccolo purgante
realmente nuovo senza come minimo l’appoggio di una multinazionale
farmaceutica é assoluta follia.
Poi qualcuno tipo Brotzu trova un’antibiotico rivoluzionario nell’acqua del
mare di Cagliari: quietamente ,tranquillamente se lo vende in Inghilterra e ci
fa svariate montagne di quattrini. Sono nate le cefalosporine .Questo é
un’esempio recente .Preferite un classico ?
Augusto Righi dice a Marconi che gli ha rotto le balle con le sue applicazioni
pratiche delle Onde Hertziane.
E siccome come uditore Marconi é fastidioso (tutte quelle domande!) lo butta
fuori dall’aula di Fisica dell’università di Bologna, e lo diffida, pena il ricorso
alla forza pubblica, dal disturbare di nuovo le sue lezioni : ha un programma
da svolgere lui , e non può permettersi di perdere tempo con un illuso .
Come sanno tutti gli addetti ai lavori( Marconi non é un addetto ai lavori : con
il caratteraccio e la testaccia che ha non é riuscito neanche a prendere il diploma
di scuola media superiore , per questo segue da uditore e non da studente
regolare) le onde hertziane non possono avere nessuna applicazione pratica .
Anzi Righi , che é un sant’uomo ed ha responsabilità politiche importanti
invierà una relazione al governo del Regno allo scopo di evitare proprio lo
sperpero di danaro pubblico in deliranti ricerche sulle applicazioni pratiche
delle oscillazioni elettriche.
Due altri pallinucci e poi basta : “non possono cadere pietre dal cielo perché
non ci sono pietre in cielo”
“Il più pesante dell’aria non volerà mai “
Ma questa é roba passata! Ora non si fanno più errori del genere! La scienza
moderna da questo punto di vista pecca di una vanagloria spaventosa :conosce
bene questi aneddoti :li usa per lardellare prolusioni lezioni e libri di testo ;
nello stesso tempo , almeno in linea di massima, non nega che la storia é
ripetizione continua : pur tuttavia non dubita della propria infallibilità :
ammette solamente e al massimo e per altro da ben pochi anni una continua
perfettibilità dei propri risultati, ma solo grazie agli arcispaventosi mezzi
succitati .
Se un allocco con due cazzarole contestasse il CERN di Ginevra vedremmo
risorgere , poco ma sicuro , i fasti della migliore inquisizione .
Del tutto recentemente Fleischman e Pons hanno provato quanto può il
corruccio dell’accademia.
Leggiamo insieme questo pezzettino di Scientific American estratto dall’articolo
“Fossili e frodi” pag.8 , ottobre 1991
“Va peraltro detto che spesso basta il sospetto per trasformare un ricercatore
in un intelletto presumibilmente mediocre e in un traditore della nobile
missione di cui era investito, dimenticando che anch’egli é prima di tutto un
uomo, soggetto a errori, pressioni, invidie.
Si pensi solo ai recenti casi di Jacques Benveniste (la memoria dell’acqua)
che coinvolse anche la prestigiosa rivista Nature e di M.Fleischman e S.Pons
(la fusione fredda ).
Fu frode o un attimo di avventata superficialità ? Esprimere un giudizio può
essere più arduo di quanto non sembri , come si impara dalla mirabile
ricostruzione fatta da Arthur Koestler (il caso del rospo ostetrico ) del caso di
Paul Kammerer, biologo austriaco morto suicida in seguito alle accuse di frode
scientifica che gli erano state mosse , laddove molto presumibilmente di una
frode egli fu vittima.”
L’articoletto prosegue citando poi il caso di Jacques Deprat studioso di
fama internazionale che nel giugno 1919, con l’accusa di avere inserito “trilobiti
di provenienza europea nell’unità tettonica del Tonchino ... Veniva radiato
dalla società geologica di Francia e definitivamente allontanato dalla
direzione del Servizio geologico di Hanoi . (Cioé buttato in mezzo ad una
strada :nota mia ) Ora ...
“Grazie alle indagini della sua sezione storica, a oltre settant’anni di
distanza , la Società geologica di Francia ha riconosciuto il proprio errore di
valutazione ecc.ecc.”
Si noti che questo riconoscimento, pur tardivo alquanto, é una cosa cosi’ insolita
che Scientific American gli dedica un articolo.
Chissà come sarà contento adesso, il Deprat !
Si noti pure che nel caso della fusione fredda non c’é alternativa: o frode o
errore : e per fortuna viviamo in un’epoca di tolleranza e rispetto reciproci !
E quegli indelicati di Fleischman e Pons non si sono manco suicidati.
Che si sia saputo , almeno .Ma che fine hanno fatto ? Per la loro esperienza
vedi il file Fusione Fredda e non sciuperai né gli occhi né il tuo tempo.
Ma siccome nulla ci interessa di meno che raddrizzare le gambe alla prassi
metodologica della filosofia della scienza contemporanea , vogliamo
semplicemente elencare qualche pallinaccio indigesto agli scientifici denti
attuali, qualche terra dei Dragoni che per quanto almeno ci consta non é di
certo stata esplorata a fondo .
Noi si ritiene, magari a torto, che qualche romantica progenie del vecchio
Ermete prorio li’ possa essersi andata a cacciare. Ora passa al file Teoria.
QESTO FILE E’LA PROSECUZIONE DEL FILE PREMESSA E VA LETTO
DOPO DI ESSO
REAZIONI DI INTERFACCIA :qualsiasi libro di chimica teorico dice al
principio che svela i misteri delle reazioni “in fase omogenea “e cioè svolgentesi
in un mezzo tutto liquido o tutto gassoso ,e sono i casi più frequenti, o tutto
solido.
E qui ci troviamo nel campo della metallurgia propriamente detta : le leghe
metalliche sono
soluzioni allo stato solido.
E le reazioni chimiche che avengono in mezzo NON omogeneo ? Quelle per
esempio fra uno o più solidi o liquidi o gas ad un tempo ?
Normalmente si ignora che per la zona di interfaccia ( fase non omogenea
quindi) fra corpi diversi la chimica scolastica deve essere ampiamente superata
.
Lo studio dei fenomeni di interfaccia é di una complessità estrema ma la
catalisi (che ancora fa consumare di molti cachet anti mal di testa ai chimici ) e
le reazioni delle membrane biologiche , e cioé della vita , sono proprio di
questo tipo .Un tipo di reazioni di interfaccia che qui ci interessa
particolarmente é rappresentato dalle :
REAZIONI DI STRATUM SUPER STRATUM :un tempo assai in onore come
soggetto di studio fino all’incirca al XVII secolo , poi decadute nell’ interesse
dei ricercatori con l’avvento della chimica di Lavoisier .
Sono quelle interazioni che avvengono fra più corpi disposti in strato sottile
: per solito, ma non sempre, finissime lamine metalliche con o senza un
mezzo composito interposto .
Queste reazioni richiedono temperature moderatamente elevate ma si badi
bene, é assolutamente imperativo evitare la fusione dei materiali, in quanto
l’omogeneizazione causata dalla fusione distrugge l’effetto di interfaccia ,
che é invece proprio quello che interessa in questo caso.
Le interazioni sfruttanti questo tipo di effetto sono il fondamento a detta di
Fulcanelli, di esperienze di archimia e voarcadumia tipo l’oro delle due
cementazioni e quant’altro. Orbene strade solo molto parzialmente analoghe
sono percorse da ben pochi ricercatori e da ben poco tempo e solo
limitatamente ai materiali cristallini impiegati nei semiconduttori , e anche
qui solo limitatamente al comportamento degli elettroni : quello che interessa
per produrre effetti elettronici utili.
Per altro queste ricerche si limitano ulteriormente al solo campo delle basse e
bassissime temperature (superconduttori , vedi file apposito) e non
contemplano punto l’uso di gas reattivi ad alta pressione “gli spiriti “ liberati
dal cemento di cui parla Fulcanelli.
Infine si studiano solo le interazioni fra due soli elementi per volta, vista
l’estrema difficoltà di capirci qualcosa.
Ma nell’oro delle due cementazioni, tanto per fare un esempio, troviamo
invece un sacco di bella gente :almeno l’oro d’origine (A), l’argento (B), il
rame (C) , l’oro prodotto (D) più tutti i costituenti del primo cemento , che
ignoriamo in numero e in qualità e chiameremo (N)x - n sta per numero di
ingredienti di x - più infine tutti i componenti del secondo cemento (N)y
più l’azione d’interfaccia fra ogni singolo materiale e le pareti del recipiente di
reazione nonché l’azione di eventuali complessi intermedi, fra di loro e con i
reattivi principali : chiameremo quest’ultimo complesso di azioni (W!) (W
fattoriale)
Vi faccio grazia poi di tutte le considerazioni circa le condizioni generali di
reazione : temperatura pressione, influenza dei raggi cosmici, del magnetismo
terrestre, fasi lunari, 4H e cosi’ via.
Una reazione di interfaccia tipo A+B+C+D+(N)x+(N)y+(W!) é
tranquillamente e ampiamente fuori della portata di ogni tentativo di
spiegazione o simulazione al calcolatore o quello che si vòle degli studiosi
attuali di “ effetto giunzione” come si chiama adesso lo SSS (Stratum Super
Stratum ).
Pur con tutte le limitazioni su indicate , tuttavia si é già notato che può succedere
di tutto; del resto tutti i semiconduttori, dal transistor, al diodo tunnel al led
hanno alla base un qualche tipo di effetto giunzione . D’altro canto la pila di
Volta era uno stratum super stratum di rame e zinco con un liquido interposto;
e anche una pila atomica in funzione ha più dello SSS che dell’omogeneo
.
Anzi : se e quando una pila atomica si omogenizza par proprio tocchi “ dar
opra a’ calcagni “
LA FRETTA PUO’ ESSERE UNA CATTIVA CONSIGLIERA OVVERO IL
FUOCO AL CULO CHIMICO : Cosa intendiamo dire con questa
espressione umoristica ?
Nessuno potrà negare che uno dei requisiti fondamentali della ricerca
chimica attuale é che la reazione allo studio sia relativamente rapida, e
questo principalmente in chimica inorganica: i biochimici sono un pò più
pazienti, ma non molto di più .
In chimica industriale poi non vi é interesse se non per processi effettuabili
in ciclo continuo, e soprattutto nella chimica delle alte temperature .
Ebbene Naxagora afferma che in una esperienza , per altro egregiamente
condotta, di aumentazione del grano fisso del piombo il processo comincia ad
avviarsi, e i primi effetti diventano appena debolmente avvertibili, dopo non
meno di quindici giorni di fusione ininterrotta: assolutamente continua, giorno
e notte.
Quale ricercatore di metallurgia attuale può permettersi attese cosi’
lunghe ?
I tempi in cui Sir Robert Boyle condusse la sua famosa esperienza di mantenere
dell’oro in fusione per una quarantina di giorni in una fornace da vetrai (vedi
il chimico scettico) sono molto lontani, ormai.
Una questione che qui potrebbe essere il caso di porre é se questo tempo cosi’
lungo sia richiesto proprio dalla reazione, o non sia piuttosto necessario per
l’attesa dell’evento stocastico cosmico che avvia la reazione stessa, come
sostenuto da Pauwels e Berger : in tal caso una volta la reazione avviata
essa procederebbe con relativa rapidità.
Non si può certo fornire una risposta : tuttavia in effetti le reazioni alchemiche
parrebbero non essere lineari : cioé dopo un tempo di latenza -T grande
-anche molto lungo gli effetti si susseguono poi con relativa rapidità in un
tempo t piccolo che é una frazione molto piccola di T grande.
Concretamente :la via lunga richiederebbe circa tre anni: gli effetti diciamo”
insoliti “dovrebbero essere tutti concentrati forse nelle ultime tre settimane
o giù di li’.
Sicuramente per i primi due anni , due anni e mezzo forse non sarebbe dato
di percepire alcun movimento o azione nel compost : la vita metallica ha le sue
leggi . Si ricordi la scala dei tempi di Gurdjeff:la vita di un uomo é un giorno
della Terra.
COLLOIDI in genere e METALLICI IN PARTICOLARE : ora non fregano più
niente a nessuno o quasi, da quando le pellicole fotografiche moderne usano in
misura ben minore di un tempo emulsioni metalliche.
Tuttavia fino agli anni’ 50 lo studio dei cosiddetti SOL, GEL e similia era
considerato dimolto meritorio dal punto di vista spirituale .
Se ne trovava un accennino in fondo a qualche ponderoso trattato di chimica
generale, siccome premio a studente bramoso di più sapere, stante pur li’ la
spaventosa tostità dell’argomento .
Qualcosa tipo i cenni di topologia in coda ai trattatacci di analisi matematica
III (terzo).
Ma sono solo i collloidi metallici che fissano la luce in immagini, e con lo
stesso principio funzionano le pellicole moderne : le ultime notizie dicevano
che l’argento metallico fissava la luce in virtù delle sue lacune o difetti nel
reticolo cristallino .
Cosi’ tanto per celiare aggiungerò che un reticolo cristallino purchessia
sempre a detta di Scientific American (Articolo I Quasi Cristalli Giugno
1991) può essere assai malamente e rozzamente descritto in uno spazio a 5
dimensioni, cosa molto riprovevole in quanto per un attimino in più di
esattezza ci vogliono almeno 6 dimensioni, ma solo in uno spazio a 7
dimensioni si comincia a fare un lavoretto non proprio aronzato come si dice a
Roma .
Per quello che ci preme abbiamo motivo di ritenere che i colloidi metallici e
soprattutto certe ben note sostanze né solo solide né solo liquide né solo gassose
ma tutte e tre le cose insieme siano di qualche merito nella VIA LUNGA .(Vedi
file omonimo)
RAGGI COSMICI, INFLUENZE ASTRALI & C ... SPIRITI (4H) enunciare che
questi fattori sono il vero motore dell’Alchimia e che la scienza attuale non é
che abbia le idee molto chiare al riguardo , quando non nega semplicemente
la loro esistenza é una banalità imperdonabile : dunque non lo diremo.
Tuttavia siamo lo stesso rimasti piuttosto scossi quando abbiamo letto come
Bruno Rossi “ I raggi cosmici “Einaudi pag.61 racconta tranquillamente di
essersi accorto già nel 1930 circa che una certa parte (25-30% ) dei raggi cosmici
trapassava un metro di piombo senza alcuna attenuazione.
ILLUSTRI SCONOSCUTI OVVERO AD FINEM PER IGNOTIS Se si divora
da capo a piedi un magistrale trattato di chimica applicata , come il mai
abbastanza lodato Villavecchia Eigenmann (7 volumi in quarto, rilegati, 4000
pagine su quattro colonne per solo £ 175000) la cui lettura si rivela per altro
appassionante più di quella di tanti romanzi attuali , nonostante l’aria
apparentemente minacciosa del trattato citato che appartiene senz’altro alla
categoria dei burberi benefici, si rimane vivamente colpiti da quante reazioni
usate in chimica industriale tutti i giorni lavorativi, e dunque più che
consolidate dalla pratica siano in realtà oscure nella loro teoria, nei loro
intermediari e nelle modalità stesse di come la reazione avviene.
Almeno un buon 30% dei prodotti di chimica e metallurgia, a dire anche
poco, vengono ottenuti senza sapere come, per quanto ciò possa sembrare
strano.
Un esempio : l’acciaio moderno é immune dalla cosiddetta malattia di Krupp,
che non si sa bene cosa sia ma lo rende inservibile.
Giustamente la cura per l’ignota malattia é stata del tutto empirica:
provando e riprovando s’é infine trovato il modo di evitarla e infatti adesso
si evita .Ma non é che mai sia stata chiarita nella sua eziologia e patogenesi ,
affatto!
Del resto almeno metà dei farmaci usati in medicina , anche efficaci vengono
adoperati prorio cosi’ e vi assicuro non sono necessariamente i peggiori.
Molière : chiede Argante al dottore “Maestro , perché l’oppio fa dormire ? “
risposta “ Quia est in eo virtus dormitoria “
L’industria ha idee chiarissime su ciò che vuole, ma per niente affatto su
come lo ottiene. Il ricercatore industriale non cerca la spiegazione del fenomeno,
che il linea di massima non paga : cerca invece di produrre il fenomeno che
paga bene. Un esempio: la scoperta della superconduttività é del 1911.
Le prime teorie balbuzienti e scompagnate sul fenomeno sono della fine anni
70.
Quando già erano stati venduti dispositivi superconduttori per miliardi di
dollari. Da queste e volendo mille altre considerazioni analoghe ci sentiamo
di poter affermare “ADESSO COME SECOLI FA E COME FRA SECOLI
MOLTO SPESSO E’ LA TEORIA AD ANDARE A RIMORCHIO DELLA
PRATICA, E NON VICEVERSA “ questa é una affermazione forse banale
, ma probabilmente il conseguente pallino qui sotto lo é di meno
“L’IMPOSSIBILITA’ DI DISPORRE DI UNA TEORIA SPIEGANTE UN
FENOMENO NON IMPLICA L’IMPOSSIBILITA’ DEL FENOMENO
STESSO “.
FUSIONE FREDDA DELL’IDROGENO
Cediamo la parola al chiarissimo professor Luigi Gabba che cosi’ si esprimeva
nel 1883 circa nel suo Trattato elementare di chimica inorganica ed organica
a pag.25 della terza edizione, Vallardi 1896.
“E’ rimarchevolissima la proprietà che ha l’idrogeno di essere assorbito dal
metallo palladio : ognuno sa che la corrente elettrica decompone l’acqua e che
l’idrogeno si porta al polo elettronegativo, l’ossigeno al positivo.
Collocando al polo elettropositivo una laminetta di palladio non si osserva
alcuno svolgimento di idrogeno; ma questo gas man mano che si pone in
libertà viene assorbito dal palladio nella ragione di 900 volumi .
L’effetto di questo assorbimento é una dilatazione del palladio, che diventa
quindi più leggero , senza perdere il suo carattere metallico : é una vera
composizione di palladio e idrogeno che ha la composizione Pd2H: Graham
calcolò che l’idrogeno che vi si trova condensato ha il p.sp.= 0,62 posta l’acqua
uguale a 1.
Vi sono altri metalli , p.es.potassio e sodio , che assorbono l’idrogeno, ma
non nelle stesse condizioni del palladio e solo a 200-400 gradi centigradi.
Tutti questi fatti farebbero conchiudere che l’idrogeno possiede carattere
metallico e che condensandosi darebbe un liquido metallico ,ciò che pare
confermato dall’esperienza .Del resto il contegno chimico dell’idrogeno parla
in favore del suo carattere metallico : cosi’l’idrogeno può sotto forte pressione
spostare diversi metalli dai loro sali come lo fanno altri metalli .
Col riscaldamento della combinazione di palladio e idrogeno si svolge
l’idrogeno come dalle leghe di mercurio si separa il mercurio “(fine della
citazione)
Personalmente ritengo che l’idea della condensazione dell’idrogeno in elio a
mezzo del palladio sia stata presa proprio da questo fatto un tempo molto
noto.
Infatti non a caso i due autori erano per l’appunto degli esperti in elettrochimica
.
Non é impossibile che anche la capacità di K ed Na possa essere sfruttabile
:e in tal caso sarebbe ipotizzabile una sorta di fusione tiepida .
Il giudizio della comunità scientifica é stato tutt’altro che lusinghiero , e già
poco più sopra abbiamo riportato un giudizio tutt’altro che positivo su
Fleischmann e Pons.
Ma c’é stato un seguito :Ettore Ruberti in” Le Scienze” di Novembre 1991, pag
.8 riferisce sulla seconda conferenza internazionale sulla fusione fredda svoltasi
preso il centro Alessandro Volta a Como nello “scorso luglio” (1991 ?)
Riportiamo qui qualche frammento di questo piccolo editoriale
“Il 22 Aprile 1989 il fisico Francesco Scaramuzzi dell’Enea di Frascati presenta
all’Accademia dei Lincei una relazione in cui si dimostra l’emissione di
neutroni da un sistema deuterio -titanio (non elettrolitico) in cui condizione
esenziale é il non equilibrio termodinamico .
A questo punto pare inequivocabile la possibilità di fusione nucleare di
atomi di deuterio catalizzata in matrice cristallina di metalli soprassaturi .”
Permangono tuttavia delle perplessità, in quanto la migliore riproducibilità
presso tutti i laboratori interessati non é assoluta: nei laboratori “
tecnologicamente più avanzati (non si va
oltre...Una riproducibilità superiore all’80% “ .
Questo dipenderebbe secondo gli esperti dal fatto che” le fenomenologie
relative ai metalli deuterati implicano un certo grado di irriproducibilità “
Anche la fusione fredda risente del 4H ? Potrebbe ben essere.
Tuttavia ,proprio in ossequio ad un principio che per noi é pressocché una
regola fissa “in Giappone (mirabile popolo il nipponico : pragmatico e
filosofico ad un tempo ) già i grossi industriali cominciano ad investire capitali
e a produrre brevetti in vista di un prossimo sfruttamento commerciale delle
scoperte “ e questo “... mentre ancora si discute sull’effettiva esistenza del
fenomeno “.
“Tra questi va senz’altro citato il caso del colosso elettronico Matsushita , di
cui fanno parte fra gli altri la Technics, la Panasonic e la National, che ha
presentato , pochi giorni dopo la fine della conferenza un brevetto
internazionale concernente un processo fisico di tipo elettrolitico :in una
vasca di deuterio liquido in cui sono immersi un catodo costituito da una
lega di zinco e titanio e un anodo di palladio, il deuterio é stato sottoposto
a elettrolisi per 200 ore , con una corrente di 20 ( venti ) volt e 0,5 (mezzo)
ampere.
Alla fine del processo si é misurato il contenuto di trizio con un contatore a
scintillazione ed é risultato superiore di un fattore cinque a quello presente
all’inizio” .
“Secondo molti laboratori con i sistemi classici (sic!) che non richiedono
temperature necessarie a liquefare il deuterio é attualmente possibile
ottenere la produzione di un chilowatt di energia per ogni centimetro cubo
di palladio” .
Costo al grammo secondo il catalogo Aldrich : £ 78900 per il granulare
meno puro ,£ 116500 per quaranta centimetri di filo del diametro di mezzo
millimetro corrispondente ad un peso di 960 milligrammi.
“Solo dopo aver incrementato di un fattore due o tre questo risultato sarà
possibile sfruttare industrialmente la scoperta.”
“ A fronte del susseguirsi delle sperimentazioni, si sono moltiplicati i
tentativi di una spiegazione concettuale del fenomeno .alcune teorie
implicano effetti relativistici , altre estendono le particolari condizioni che si
verificano nei metalli deuterati .
Particolarmente stimolante é apparsa una teoria quantistica : la teoria della
superradianza elaborata da Giuliano Preparata dell’Università di Milano ,
con i suoi collaboratori Emilio Del Giudice e Tullio Bressanti .Secondo questa
teoria si realizza in particolari condizioni un effetto elettromagnetico a lungo
raggio, capace di manifestarsi a distanze superiori alla normale distanza infraatomica (cioé la distanza minima consentita dall’interazione elettrostatica ) e
molto più potente della barriera coulombiana, la superradianza .Questa teoria
sembrerebbe in grado di fornire una spiegazione coerente anche di molti
altri fenomeni, come la fonoluminescenza, che ancora sfuggono al quadro
concettuale della fisica ufficiale .”
Infine questa noterella, a cui va senz’altro almeno il merito della pacatezza
dell’espressione, e dell’aver evitato sia i toni da inquisizione sia il trinciamento
affrettato di giudizi conclude con una cosa per noi ovvia e sempre sostenuta
“Da come si stanno sviluppando gli eventi, lo sfruttamento della scoperta della
fusione fredda potrebbe avvenire prima della definitiva spiegazione del
fenomeno “.
Non sarebbe sicuramente né la prima nell’ultima volta che la teoria arriva a
cose compiute, e da un pezzo.
RIFLESSIONI SU ALCUNI ELEMENTI CHIMICI
Se si esaminano le proprietà di alcuni elementi chimici come risultano da un
trattato di chimica applicata quale il Villavecchia, non si può non rimanere
colpiti da certe caratteristiche perlomeno insolite che presentano alcuni di
essi. Francamente il ricercatore interessato all’alchimia non può non porsi il
problema se queste particolarità chimiche non abbiano una qualche
corrispondenza nell’ordine, chiamiamolo “sottile “ della realtà chimica.
ELEMENTI IGNEI :
Il Fosforo giallo (P), il Sodio ( Na) , il Potassio (K), ed altri si incendiano
spontaneamente al contatto con l’acqua . Il CESIO (Cs) fa di meglio : si incendia
spontaneamente all’aria , tanto da dover essere conservato sotto petrolio o in
atmosfera inerte di Argon o Azoto. Mescolato con acqua esplode addirittura
con grande violenza .
A cosa serve ? Ricerche sulla propulsione ionica dei missili, ed é uno dei migliori
emettitori di elettroni in elettronica. In lega con oro, bismuto e antimonio
serve nella fabbricazione delle cellule fotoelettriche
AZOTO : il nome vuol dire senza vita addirittura, visto che non partecipa
alla combustione. Abbiamo appena visto che con l’Argon (senza forza ,
quest’altro ) funge da sedativo per elementi irascibili .Benissimo.
Solo che l’Azoto é tutt’altro che senza vita: é alla base delle proteine, ma
questa é chimica organica che potrebbe ora non interessarci; ma é anche
il generatore dell’”ammonio “che é fin troppo attivo ( tanto che lo si era preso
per un altro elemento originariamente dedicato ad Ammone). E’il genitore
dell’acido nitrico ,che rispetta solo l’oro , e solo a certe condizioni ; infine
tutti gli esplosivi convenzionali sono a base di Azoto. E i concimi pure , in
gran parte. Senza vita ?
L’Argon per il momento sembra invece davvero inerte, ma quanti ci stanno
lavorando sopra , ora come ora ? Assai pochi, temo.
SELENIO
Può essere facilmente ottenuto allo stato solido, liquido, gassoso. In massa é
grigio vetroso, in scaglie é rosso rubino traslucido .In polvere é grigio, passa al
rosso se la polvere é fine . A 50 gradi si rammollisce, diventa viscoso a 130
gradi e liquido a 220. La sua conduzione per l’elettricità varia a seconda dello
stato allotropico della quantità di luce a cui é esposto.
Non é tossico, solo “tinge fortemente la pelle e la carta di rosso (Villavecchia).
“L’industria ceramica e vetraria impiegano il selenio come seleniuro di
cadmio per conferire il tipico colore ROSSO RUBINO “(Villavecchia).
Infatti nelle più opportune condizioni un grammo di selenio può tingere in
rosso vivo oltre 100 Kg di vetro. Nelle condizioni peggiori comunque non
occorre mai superare i 7 (sette) grammi di selenio, indifferentemente se
rosso o nero per ottenere per quintale di massa vetrosa fusa il risultato su
indicato.
Fra l’altro non viene nemmeno consumato tutto in questa operazione, tanto
che si fissa alle pareti dei crogioli , infatti usando crogioli che hanno gia lavorato
per il vetro rosso occorre ridurne le dosi.
Si pensi al volume di un quintale di vetro fuso e al volume di sette grammi
massimo di polvere , medio pesante. Poi si visualizzi che non viene appunto
consumato nemmeno tutto , tanto che in pratica tinge pure le pareti del crogiolo:
e i furbi vetrai sfruttano questo fatto per risparmiarlo, in quanto é piutosto
costoso : circa 1,5 milioni di lire al chilo.(Catalogo Carlo Erba) Per me é parente
dello zolfo alchemico oltre che dello zolfo S di cui é per altro davvero parente
essendo nello stesso gruppo assieme al tellurio .
Si pensi solo al nome : chi glielo ha imposto ? Naturalmente é un associato
del rame , dai cui sottoprodotti minerari viene ricavato per la maggior parte ,
avendo scarsa importanza industriale i suoi minerali propri . Sempre
naturalmente da questi viene ricavato assieme al Tellurio , suo associato
inerte .(Terra dannata? )
Ultimamente é diventato improvvisamente famoso come ricostituente :
gioverebbe nell’astenia e nell’impotenza. Non ci credete ? Andate in farmacia
e cercatene le pastiglie, nel settore integratori alimentari, soia, crusca e
simili .Ve lo venderanno senza ricetta: libero prodotto da banco .
BISMUTO (Bi)
Caro vecchio metallone conosciuto da sempre : intere generazioni si sono curate
la sifilide, la malaria e patologie delle prime vie aeree, tonsillite, difterite
esquinanzia e simili con composizioni varie in cui il nitrato basico di bismuto
(Magistero di Bismuto ), o un’altro suo sale costituiva l’ingrediente attivo Mio
nonno , pace all’anima sua sempre ,e benedetta la sua memoria, usava le
antiacide bismutiche per la cura della gastrite e dell’ulcera; e milioni di persone
per secoli hanno curato di questi disturbi con composizioni in cui il nostro
pacifico era il principio attivo .
La farmacopea militare distribuisce ancora le supposte al bismuto per la
febbre e il mal di gola e sono un prodotto ottimo. Le industrie del ramo
hanno abbandonato le composizioni bismutiche perché troppo poco costose;
visto che per una delle tante cretinissime leggi italiane l’agio dell’industria
farmaceutica deve essere una percentuale prefissata del costo e non altrimenti
.
Eppure questo tranquillissimo amico può essere usato, secondo alcuni con
vantaggio rispetto al piombo , nella coppellazione dell’oro e dei metalli preziosi
in genere.
Venne usato infatti nelle ultime coppellazioni (1870 circa ) prima che
questo metodo venisse sostituito dai processi di raffinazione moderni
dell’oro tipo elettrolitici o al cianuro.
E’il principio base delle leghe a basso punto di fusione, fra cui la lega di Rose,
composta di piombo, cadmio , bismuto , stagno che fonde a solo 65 gradi e
cioé molto prima che l’acqua bolla. Quindi come la cera.
Non so se con fumo o no , che ad oggi 27/10/91 non essendo ancora arrivate
le barrette di cadmio che ho ordinato ancora non ho potuto fabbricarne .
Il nostro é il materiale di base per la fabbricazione (si fa per dire ) dell’Astato,
chimera chimica radioattiva ed instabile.
Perché il Bismuto con il suo rispettabilissimo peso atomico di 208,980 é
l’elemento non radioattivo col nucleo più pesante.
Parliamo di peso atomico, e non di peso -peso, perché, per quanto strano possa
sembrare ,non c’é corrispondenza fra peso atomico ed effetto della legge di
gravità .
Ce lo dimostreranno alcune cifre , quintessenza degli affari , come dice Zio
Paperone.
PESO ATOMICO E PESO PER CENTIMETRO CUBO (fra parentesi)
Ferro 55,847 (7.86)
Zinco 65,37 (7.13)
Argento 107,870 (10.49)
Stagno 118,69 (7.30)
Platino 195,09 (21.447)
Oro 196 ,967 (19.30)
Mercurio: 200,59 (13.546)
Tallio : 204,37 (11.85)
Piombo : 207,19 (11.34)
BISMUTO : 208,980 (9.80) .
ASTATO
Troviamo subito sopra il Radon : 222 ( primo elemento naturale
RADIOATTIVO ,come tutti quelli che lo seguono )
Radio : 226 ,0254
Protoattinio : 231,0359
Uranio
: 238,03 ( peso specifico 19.40 )
Plutonio : 244 e via proseguendo .
Perché non corrispondono i due pesi ? Gli alchimisti dicono che i metalli sono
porosi, e dunque il peso per unità di volume é dato dal rapporto, fra il pieno e
il vuoto: per esempio il Bismuto é molto pesante nel suo pieno, ma ha molto
vuoto per unità di volume assegnato. Lo stesso secchio pesa di più se é pieno
di sabbia che di ciottoli.
Un concetto simile - quello di ingombro atomico - si trovava nei trattati di
chimica del secolo scorso ( cfr.Gabba ;1896). Un’idea contemporanea , siamo
agli albori del sistema periodico, era che gli elementi originassero tutti
dall’idrogeno - il più leggero - addizionato a sé stesso come in sommatoria,
a formarli tutti. (Prout ,1815)
GALLIO: corpo singolare pure questo. Secondo il Villavecchia é diffuso in
natura quanto il piombo (15 p.p.m.) solo é molto disperso in vari minerali con
tenore spesso minore di O,O1% . Si tratta del vecchio ecaalluminio di
Mendelejieff e costituisce il primo elemento che fu prima previsto e poi trovato
proprio grazie alla teoria della periodicità .
Presenta delle proprietà perlomeno balzane: fonde a 29 ,75 gradi quindi a
meno della temperatura del corpo umano: se é ottenuto allo stato liquido può
rimanere liquido anche al disotto di questa temperatura, purché non venga
in contatto con del gallio solido perché in tal caso solidifica subito .
Nonostante la sua estrema fusibilità, o forse é più giusto descriverlo come
un liquido che come un solido presenta una tensione di vapore praticamente
nulla o quasi : secondo Villavecchia appena un(1) millimetro di mercurio a
1315 gradi. Il suo punto di ebollizione non é determinato ancora esattamente
ma supera i 2000 gradi.
Queste due caratteristiche congiunte lo rendono uno dei corpi più stabili
della terra , dal punto di vista termico . Non é affatto tossico, tant’é che si usa
in leghe per dentisti pregiate in sostituzione del mercurio e con vantaggio .
Tuttavia “Fuso é estremamente corrosivo. Metalli che mostrano una certa
resistenza sono :tantalio (fino a 450 gradi) e tungsteno (fino a 800). (Nota bene
: solo “ una certa resistenza” ) Come materiali per il contenimento sono da
considerare :vetro, materie plastiche ,quarzo , grafite, allumina ed altri ossidi
“
Villavecchia . Quanto alle sue applicazioni pratiche, oltre la dentistica
ultrafine, l’arseniuro di gallio recentemente sintetizzato rappresenta uno
dei materiali più promettenti per la realizzazione di dispositivi semiconduttori
ad alta velocità.
GAIA (30-10-91)
E’sotto questo nome che mi piace parlare della Materia ; questo proprio in
connessione con gli echi di antiche dottrine che del tutto recentemente hanno
avuto nuovo slancio e una rivalutazione anche in sedi autorevoli (Jim E.
Lowelock p.es. Scientific American).
Dunque Gaia giaceva da oltre quindici anni in certe scatole a tenuta ermetica in
cui era stata collocata a suo tempo, e dalle quali non era mai stata estratta se
non per dei fuggevoli sguardi d’amore di tanto in tanto, in attesa di tempi
migliori .
Mi aveva seguito nel mio trasferimento , e non nego che in un certo senso,
forse quello giusto dopo tutto, non mi fosse egregiamente servita da monito
e ricordo della mia Terra d’Origine e del mio Scopo, per dirla alla Gurdjeff.
Le scatole che la contenevano erano dei contenitori per pellicola
cinematografica professionale da 35 millimetri e dunque, almeno in teoria,
inattaccabili agli agenti chimici .
Tuttavia poco prima o poco dopo (non ricordo esattamente ) il trasloco in
via delle Capinere é stato necessario estrarla tutta dai suoi contenitori e disporla
in vetro , ovviamente operando sempre al buio, perché i contenitori si erano
completamente corrosi .
Quietamente e pacificamente Gaia aveva trasformato con il suo semplice
contatto, sia pure protratto a lungo, le orgogliose scatole Kodak -made in
Germany-in ruggine rossa .
Originariamente erano di aspetto argentato lucido con rivestimento a specchio
all’interno.
Una parte di Gaia era sotto forma di flottato ed era stata custodita in sacchetti
di plastica azzurra ,a loro volta riposti sempre nelle famose scatole.
I sacchetti erano stati anche loro corrosi , ed il colore della plastica superstite
-non biodegradabile, si badi bene, che é roba recentissima, ma sana vecchia
plastica inquinante ed eterna come non la fanno più, per fortuna -era virato
dall’azzurro ad una sorta di schifoso rosso porpora malsano.
Ora Gaia riposa in vetro temperato, ma non mi stupirei più di tanto se fra
qualche anno abbisognasse di un nuovo trasloco.
Dunque forse i tempi migliori sono arrivati, e finalmente il sacro fuoco é stato
acceso: speriamo che non abbia più a doversi spegnere.
Gaia sembra in gran forma :doveva essere “ de bonne souche “o forse é
migliorata invecchiando, o forse le ha giovato l’essersi mangiate le scatole e
la plastica :in fondo anche Fulcanelli ratifica che più mangia é più il solvente
diventa forte e penetrante.
Ne era rimasta un ‘ombra, adesa alle pareti del mortaio in cui era stata pestata
nel 74 :quella parte che non era stato possibile rimuovere cercando di ripulirlo
perché bisogna pur dire che “la petite cochonne “ sporca , ma sul serio !
Il lingotto di piombo colato usando quel mortaio come stampo presenta
quelle caratteristiche descritte nel file “Piombo”.
A oggi( 30-10-91) ,conservato semplicemente nel mio vecchio armadio privo
di contenitore, poggiato semplicemente sul legno ma pur sempre al buio, le ha
conservate tutte.
Atorène descrive quali debbano essere le caratteristiche di un buon lotto della
nostra amica :in particolare dice che deve colare alla fiamma della lampada da
saldare ( colare proprio , non solo fondere: Atorene ci tiene a precisarlo ) E
deve lasciare quanto meno possibile residuo, in forma di spugna silicea
quarzosa poco o nulla fusibile .
La Gaia in mio possesso cola subito benissimo e non lascia , almeno in molti
casi, proprio nessun residuo : supera il test di Atorène “ magna cum laude “.
In più mi ha ridato il fenomeno della luce della materia , e ho riosservato il
fenomeno della colata purpurea, già osservato e descritto nel file piombo
,nella seconda parte dei resoconti sulle prove tipo De Vigénére -Canseliet circa
25-10-91). Cos’é invece la luce della materia ? Un fenomeno gia osservato nel
74: Gaia emette luce di tonalità verde :solo in certe condizioni ed apprezzabile
solo nella più completa oscurità perché ovviamente l’emissione é debolissima:
pure é assolutamente evidente .
Questa cosa nel 74 mi scioccò piacevolmente: e certo non l’ho mai dimenticata;
ebbene ieri 29-10-91 circa le 19, bella serata, luna calante tuttavia, il fenomeno
si é ripetuto inaspettato.
Possono benissimo essere fornite tutte le spiegazioni che si vuole:
Chimico fisiche :i materiali quarzosi e silicei sollecitati meccanicamente o
in altro modo emettono tutte le scintille che si vòle, come pure si conoscono
millanta e una reazioni foto generatrici banalissime. Concordo appieno.
Psicologiche: sono ormai del tutto rincoglionito, abbruttito dall’esilio e
dalla solitudine, assolutamente scoglionato da già troppi anni di vita USL,
soprattutto per uno con già alle spalle la delirante esperienza dell’ufficialato :
cancheri che sii’!
Inganno ottico, in buona fede, causato dal riverbero della fornace, specie
nell’oscurità, e favorito dal suono ipnotico del bruciatore: certamente .
Solo che é una meravigliosa esperienza lo stesso “ e naufragar m’é dolce assai , assai - in questo mare . O se si preferisce: magari dormo e sogno : ma che
bel sogno!
Oggi 1-XI-91 ho di nuovo fuso una parte di Gaia in modo da arricchirla
nella sua costituente credo di poterla definire mercuriale, non fosse che per
la facile liquabilità .
A differenza di quanto fatto due giorni fa non ho fuso il materiale reggendolo
direttamente con le pinze lunghe nel fuoco ma ho proceduto in questo modo
: nello stesso recipiente inox 18/10 forato in cui avevo vanamente tentato
domenica scorsa di ridurre allo stato liquido per colarlo il flottato di Gaia; ho
invece posto questa volta dei buoni pezzi al naturale, senza nessun tipo di
preparazione salvo una smartellata leggerissima tanto da farli di dimensioni
adeguate ad entrarci dentro.
Il recipiente era sospeso in un ingegnoso trabiccolo ricavato da un attizzatoio
a molla da caminetto e qualche mattone refrattario, in modo che il calore del
solito cannello a propano (il vecchio amico ! Se riuscirò mai a combinare
qualcosa di buono giuro che gli farò un monumento) insistesse in alto sul vaso
del minerale.
Il materiale fuso sarebbe dovuto colare dai buchi in una scodellina di terra
refrattaria (£ 3000 da Bozzi a Cagliari ) posta un palmo circa più in basso,
dunque relativamente al fresco.
Le scorie quarzoso -siliceo-chissà cosaltro sarebbero dovute invece rimanere
nel vaso sospeso. Il tutto ad un fuoco il più possibile modesto, in modo da
ridurre al minimo possibile il rischio di denaturare la materia attraverso una
malaugurata scomposizione causata dall’alta temperatura.
Magari poi si scoprirà che Gaia é una vera salamandra e che il fuoco non può
arrecarle alcun danno; tuttavia adesso come adesso preferisco essere
prudente.
Il concetto generale era una esperienza tipo l’uso del “vaso di discensione”
come illustra Geber nella Summa.
Sia detto per inciso :é molto più chiaro e interessante lui dei suoi illustratori e
commentatori .
Anche messer Braccesco non ci fa una bella figura, a petto del Maestro .
Le condizioni climatiche erano buone, proprio da estate dei morti, cosa
tanto più ammirevole visto il tempo assolutamente orribile di ieri, giovedi’
31 Ottobre .
Qualche nuvola verso la fine dell’esperienza , ma giusto il tanto da comporre
un bel tramonto .
Luna calante; in mattinata un pò di vento, ma in serata aria ferma. Cosa rara in
Sardegna.
Dopo una decina di minuti dall’accensione (pressione propano : due decimi )
il vaso forato si é subito fatto rosso e poco dopo Gaia ha iniziato a colare
benissimo , a goccia a goccia .
Ci sono anche stati dei piccoli getti proprio all’inizio , ma poi ho ridotto il fuoco
perché mi piaceva molto questa lenta pacifica distillazione e un flusso troppo
rapido non mi dava lo stesso gusto.
L’esperienza é andata avanti benissimo, in perfetto accordo con la teoria e
senza nessun inconveniente .Ad un certo punto ho sostituito la scodellina
refrattaria con un vaso inox gemello di quello forato, già usato nelle esperienze
con il piombo, ma intero, pieno d’acqua ( quella del giardino) in modo che
Gaia fusa stillasse proprio nell’acqua .
Cosi’é andata ancora meglio: ho ottenuto un bellissimo granulato fine
certamente assai più pratico e lavorabile di un ammasso compatto .
Quando é ora di cambiare l’acqua , perché si scalda molto con la caduta delle
gocce fuse e tende a bollire si osserva un fenomeno curioso :una sottile
pellicola oleosa rossa che si stende in superficie, come un olio.
La prima volta che lo ho notato effettivamente era ora di cambiare l’acqua , in
quanto si era quasi all’ebollizione ,ma poi devo dire che si é riprodotto più
rapidamente .
Per l’esattezza ho l’impressione che in qualche caso una goccia di materia fusa
ogni tante ( forse 50 -70 )in luogo di cadere in fondo all’acqua , sul granulato
sottogiacente si stenda in olio rosso sulla superficie dell’acqua.
Almeno cinque o sei volte ho osservato proprio questo .
Ho conservato questa acqua con questo lampen rosso sopra, e la esaminerò
meglio nei prossimi giorni .
Ho conservato anche gelosamente il vaso forato con le scorie di Gaia intendo
coobarle con del piombo ripetutamente, facendoglielo più volte colare
attraverso, in modo da vedere cosa accadrà al buon saturno in questo
passaggio ripetuto .
Probabilmente il mercurio metallico Hg sarebbe un estrattivo ancora più
energico: gli é che ancora non ne ho, per il momento. (1-XI-91)
TENTATIVO DI “TRAPIANTO”( 25 -10-91) nel piombo
L’idea generale era quella di cercare di potenziare il grano fisso del piombo,
oltre che con le cotture ripetute, anche con il sublimato corrosivo proprio
(HgCl2) come consigliava originariamente De Vigènere e non con il carbone di
legna polverizzato come fece Canseliet, in modo da non essere costretto a
dover maneggiare il sublimato corrosivo , che bisogna pur dirlo é un potente
veleno.
In effetti anche il carbone di legna é un riducente, ma Naxagora insegna
proprio come il mercurio e il piombo possano consociarsi , e migliorarsi
a vicenda. (Clavicola, pag 76) ovviamente questa parte della faccenda va
perduta, sostituendo il sublimato con il carbone.
Al tempo stesso ritenevo che forse si poteva insemenzare il piombo con lo
zolfo di un ‘altro metallo , e pensavo al rame , tutta tintura , metallo rosso
per eccellenza oppure allo stagno tentato dalle parole di Fulcanelli “lo zolfo
dello Stagno , pulito e brillante ...”.Oppure di Piccolpassi “Calcinando un
piombo e uno stagno ... “.
Quanto al rame , non sapendo ovviamente estrarne lo zolfo solo bisognava
fosse somministrato per intero: e oltre tutto non fonde affatto alla temperatura
di fusione del piombo altrimenti si sarebbero potuti allegare ; poi il piombo
da solo forse poteva arrangiarsi ad estrarre qualche beneficio dalla sua
unione con qualche parte del rame. Forse.
Insomma volevo in qualche modo intenerire il corpo del rame, in modo da
facilitare , sempre forse, lo scambio fra il piombo e lo zolfo del rame .Forse
era possibile con l’aiuto dell’elettrolisi: deponendo del mercurio per elettrolisi
su un elettrodo di rame si doveva formare amalgama, e il rame doveva farsi
ancora più tenero e bianco. E cosi’é stato. Elettrolisi di una soluzione di un
grammo per litro di bicloruro di mercurio e cinque grammi per litro di
cloruro d’ammonio per facilitare la dissoluzione del bicloruro.
Il cloruro d’ammonio é davvero uno spirito prezioso, quando c’é da illeggiadrire
qualche cosa; e poi costa relativamente poco . Del resto lo usava anche
Fulcanelli :vedi capitoli spagirici delle Dimore .
Dati tecnici dell’elettrolisi :Voltaggio 12 volts DC. Corrente 25 milliampere;
ottenuta con resistore da 150 ohm in serie al positivo rappresentato da un filo
di rame .
Il negativo era rappresentato dalla lamina di rame da trattare, spessa un decimo
di millimetro e lunga venti -venticinque centimetri.
Vasca : vetro pirex .Veicolo : acqua bidistillata .
Il rame é imbiancato subito benissimo: in circa mezz’ora era tutto fatto .
In questo stato é stato incorporato nel piombo fuso. Il granulato di stagno é
stato gettato nella fusione invece senza nessuna preparazione .
Diario tecnico dell’esperienza : é purtroppo frammentario , per la perdita
causata da moglie e figlia di alcuni fogli del brogliaccio che sta vicino alla
fornace ;qui si trascrivono ordinandoli i due soli fogli rimasti .Ore 16e 30
accensione .Pressione tre decimi.
Crogiolo : lattiera inox 18/10 (Iperstanda £ 6500) già usata con il primo piombo,
pulita e sciacquata bene prima dell’uso .Caricamento con frammenti dell’albero
di Saturno dell’ultima volta (il primo prodotto lo conservo ancora , e ancora
assorbe l’aria 1-XI-91).
Questo albero di saturno di seconda generazione era colorato leggiermente
di rosso marrone, forse perche non era stato asciugato appena fatto e aveva
poggiato per seccare su carta da giornale in modo forse da aver assorbito
qualcosa da essa.
16,57 fuso tutto l’albero di saturno (cala moltissimo di volume fondendo )
Esperienza sempre alla Glaser con Margarina Gradina al posto della “ cire ou
suif”, in quanto le margarine dovrebbero essere quanto attualmente si può
trovare di più prossimo rispetto alla cera o al sego del XVII secolo (vedi
Merceologia del Villavecchia).
Incorporato il piombo mercuriato dell’ultima volta. Incorporata la lamina di
rame bianco .
Ore 16,58 superficie di fusione violetta bella .650 gradi: termometro a
termocoppia del voltometro elettronico . Ore 17,00 gettati in superficie tre
cucchiai di flottato di Gaia che é entrato in fusione ma con molte pastosità in
superficie.
Aggiunti , come fondente due cucchiai di salnitro : violenta reazione con
schiuma , bolle e fiamme . Ristabilita la calma alle ore 17,08 aggiunti tre
cucchiaini di sublimato corrosivo .Sviluppo violentisimo di densi fumi bianchi
e un forte sibilo ad ogni aggiunta .Sotto l’impatto la superficie del bagno
si deterge perfettamente :sarà merito del mercurio o del cloro ?
Ore 17,15 aggiunto un buon cucchiaio di granulato di stagno .
Ore 17,19 temperatura del bagno 759 .
Ore 17,23 e 17,30 proiettato altro sublimato .Sempre stessa reazione
.Superficie del bagno lucida a specchio, sempre 759 :o rappresenta il limite
della mia fornacetta o del mio termometro oppure il bagno si stabilizza a
quella temperatura.
Ore 17,35 colata nel vecchio mortaio ben riscaldato .E’stato spento il fuoco e
chiusa la fornace in modo tale che il prodotto raffreddasse con gradualità: per
esempio alle 18,10 la temperatura della fornace era ancora di 240 dopo 45
minuti dallo spegnimento.
Il risultato dal punto di vista chimico non é descrivibile come una lega
Pb+Cu+Sn+Hg+Sb+Cl+N+O in quanto gli altri elementi sono presenti nella
massa del prodotto in misura molto minore del Pb e non in rapporti
stechiometrici precisi : del resto era quello che volevo, in quanto avevo in
mente qualcosa tipo seme +terreno +fertilizzante +4(H) che non é certo un
qualcosa di stechiometrico.
Ritengo che possa più esattamente descriversi come un piombo
fortissimamente drogato, in quanto la concentrazione degli altri elementi é
più bassa di quanto accade in una lega ma molto alta rispetto al drogaggio
di un semiconduttore .
Oppure , usando un termine preso a prestito dalla tecnologia degli acciai , si
tratta di un piombo speciale . Si presenta nero e liscio sulla superficie inferiore
e laterale , quelle che hanno poggiato sulle pareti dello stampo , ferroso .
La superficie superiore é corrugata e incisa, di un colore appena svolta
l’esperienza, verde oliva brillante e con una forte componente giallo
dorata .
Questo colore é andato attenuandosi tenendo il lingotto all’aperto. Abbiamo
avuto tempo molto brutto e umido nei giorni successivi all’esperienza .
Al momento di redigere queste note (3-XI-91 ) il suo colore é verde oliva. La
componente gialla si é come ritratta in alcuni punti solamente della
superficie. Sul lingotto sono caduti per accidente pochi fiori d’antimonio,
prodotto secondario di un altro lavoretto intrapreso .Si sono incorporati sulla
superficie maculandola di bianco .La superficie del piombo normale é
inattaccabile anche dall’acido solforico in quanto l’ossido superficiale che vi si
forma all’aria é refrattario verso una quantità di azioni chimiche .
Questo piombo verde é molto più duro per altro del piombo normale.
Una ultima riflessione :Nassagora sembra che faccia capire che una esperienza
di isolamento del grano fisso ,o di esaltamento dello zolfo (X , non S
ovviamente ) richieda, pur se esemplarmente condotta, non meno di quindici
giorni di fuoco .
Questo sarebbe il tempo minimo per vedere effettivamente qualcosa : questo
piombo ha avuto solo un tre cotture, ciascuna di un tre ore all’incirca.
LEGA DI ROSE : 16 NOVEMBRE 1991
Ora di scrittura del file presente: 18 e 15: Tempo orribile per tutto il giorno e
durante tutta l’esperienza con freddo, forte vento e pioggia a tratti. Cielo
tutto paro, plumbeo. La notte precedente un vero nubifragio su Cagliari e
dintorni con fulmini e tuoni in quantità. Naturalmente il solito allagamento
del Poetto, questa volta tipo acqua alta a Venezia.
Il 12 Novembre c.m. finalmente la Bodan chimica mi ha telefonato per
avvertirmi dell’arrivo delle barrette di cadmio sicché ho potuto finalmente
produrre una certa quantità di lega di Rose .
Ritengo infatti che possa essere parente, non so quanto prossimo tuttavia,
del mercurio filosofico e fors’anche della figlia di Gaia, ovviamente incompleta
e non orientata .
Ho letto di questa lega nel libro del Gabba mai abbastanza lodato .
E’ una lega composta da 8 (otto) parti in peso di Piombo (p.fusione 325),
15 (quindici ) parti in peso di Bismuto (p.fusione 267),
4 (quattro ) parti in peso di stagno (p.fusione 233) ,
3( tre) parti in peso di Cadmio( p.fusione 320).
La lega risultante fonde a 65 ,quindi ben prima che l’acqua bolla .
Il Gabba non indicava se questa lega, al momento di fondersi produca fumo
o vapori o comunque dia qualche indizio di instabilità. COSA NON PRIVA DI
IMPORTANZA : infatti uno dei motivi che mi ha indotto a fabbricarne é
proprio che volevo osservare il comportamento di questo materiale alla
fusione.
Ho proceduto in questo modo: prima ho ricavato con una sega da metalli 15
(quindici) grammi di cadmio tagliando un pezzo di una delle barrette che
pesano ciascuna 50 grammi . Tagliare il cadmio massiccio é stato tutt’altro
che agevole ma occorre ricordare che era marca Carlo Erba: forse con altre
marche é diverso : é notorio fra i chimici (cfr.Efisio Scano ) che sono reattivi
tutt’altro che pregevoli, infatti.
Il taglio é stata una esperienza allucinante : le forbici perdevano alla pressione
sul materiale pezzi di lama come niente, e anche la sega aveva il suo daffare
per imporsi :il cadmio sembra a vederlo attraverso il cellofan del pacchetto un
metallo tenero e ragionevole ma quando vai per segarlo ti accorgi di quanto sia
tenace .
Tuttavia come Dio volle sono riuscito a ricavare questi quindici grammi e li
ho confezionati in una cartina.
Ho poi ricavato 40 grammi di piombo da un disco di piombo cerato (candele
Leoncino) alla Glaser ,ottenuto al solito partendo dai tubi Cabua , pagati stavolta
2000 lire al chilo.
Altra cartina ;(Carta Upim Extra strong, bianca: la stessa per tutti gli
ingredienti).
Infine 21 grammi (ventuno proprio : ho voluto mantenere un certo eccesso ) di
stagno granulato Riedel de Haen ag Seelze Hannover e 75 grammi di Bismuto
polvere della stessa casa .
Questi due reagenti sono datati :li ho comprati in occasione al Biochimico
Sardo e magari erano là da chissa quanti anni.
Lo stagno cartinato, il bismuto pesato su carta ma poi riposto in vetro.
Crogiolo in porcellana Bodan chimica da 15000 lire circa quello alto 7,5
centimetri e largo alla bocca 6 centimetri e al piede 3 mai usato prima .Sigla:
XPM Berlin C6 .
Cannello a propano solito, due tre decimi, finestra aria poco aperta: sui 6
millimetri .
Prima ho messo il piombo assieme al cadmio , poi alla prima fusione
dell’insieme ho messo il bismuto , infine lo stagno . Stranamente la superficie
del bagno rimaneva in granuli e non prendeva bene la liquidità , e questo
anche al calor rosso e anche aggiungendo , una sola volta una ridotta quantità
di borace Cavallin , acquistato da Bozzi , 6500 lire al chilo.
Ho tenuto al rosso per circa un quarto d’ora :poi temendo quanche corrosione
termica degli ingredienti ho colato. Ho ottenuto un bel getto che tuttavia é
uscito da sotto uno strato pulverulento granulare che si era come forato in
mezzo .Ritengo si tratti del bismuto polvere che non si é liquefatto tutto bene
, e mi chiedo il motivo .
Come stampo ho usato una terracotta quadra Bozzi da tremila lire, usata
prima solo per colare il piombo cerato alla Glaser usato poi, in parte, proprio
per questa esperienza.
Ho ottenuto una specie di disco del peso di più di novanta (90) grammi e meno
di novantacinque (95). Purtroppo la bilancia di cui dispongo é del tutto
rudimentale e non posso essere più preciso .
Il materiale é duro , sonoro , pesante , bianco rosato nei punti puliti ,la
superficie é microcristallina con cristalliti ben evidenti , tutta lievemente
ondulata . Conduce bene la corrente e mi sembra forse sia leggerissimamente
radioattivo: ma non ho misurato la radioattività dei materiali di partenza ,
seppure ve ne era.
Fonde facilissimamente alla candela o al saldatore elettrico , come burro
.Deposto in un mestolo da cucina di acciaio inox (upim £7500) coperto di acqua
di rubinetto si ammolla e cola prima che l’acqua bolla . Anche un piccolo
riscaldamento di un punto marginale causa la fusione in corrispondenza
della parte toccata dal calore e il riscaldamento pressoché immediato di
tutto il pezzo .La conducibilità termica di questo materiale é elevatissima .
FONDE COME CERA. SENZA FUMO.
Nel crogiolo , esaminato il giorno successivo, ho trovato una buona quantità di
polvere rossa (forse parente dell’azotato o dell’ossido di bismuto , e una
quantità minore di materiale nero di aspetto carbonioso, fragile . Intendo
incorporare questi residui nel piombo fuso, che uso come agglomerante e
riciclante generale, in una prossima esperienza.
LAVORI INTRAPRESI NEL 1993
Questo file riporta le riflessioni preliminari e le operazioni tentate nell’ anno
scorso. Si sta rivedendo oggi, 10 Aprile 1994, perché si vogliono rivedere gli
esperimenti per la massima efficacia possibile dell’attività di quest’ anno. In
occasione di questa nuova trascrizione (15 Maggio 1995) si vuole ricordare
che il 1994 fu l’anno del viaggio riuscito a Compostella, (si arrivò nella notte
fra il 30 Aprile e il Primo di Maggio) del quale conservo gelosamente il Trofeo
con la massima cura.
Queste erano le premesse teoriche:
“Durante la campagna dei lavori del 1993, sarebbe bene cercare di sperimentare
circa la “crema del latte” e quanto di annesso, e cioè di trascurare, si fa per dire,
il regolo e di studiare bene caput e scorie dello stesso, molto più abbondanti
di lui, per altro, nel corso delle operazioni. Si vorrebbe provare qualcosa
tipo la pratica di Nassagora.
Può essere valido per questo testo il principio per cui sarebbe la seconda
opera quella dalla quale cominciano i trattati classici ?
Se così fosse questo testo dovrebbe parlare delle Sublimazioni, e la scoria con
cui inizia non si dovrebbe riferire nè alla prima congiunzione né alle R che
la seguono.
Ora qui trascriviamo di seguito il solo testo “chiaro” della Pratica di
Nassagora; vedi File Dimore II, pag. 270
Par cet extrait, connu de l’antiquité et bien étudié des Modernes, on peut
realiser de grandes choses, pourvu que l’on ait reçu l’illumination de
l’Esprit-Saint. C’est alors qu’on parvient à toucher des mains ce que l’on cherche.
Voici la technique manuelle de cet extrait.
I. Une scorie surnage l’assemblage formé par le feu, des parties pures de la
Matière minérale vile. Sous la scorie, on trouve une eau friable granuleuse.
C’est la veine ou la matrice métallique.
II. Telle est la Pierre Kohl (2 dite encore ALCOHOL, EAU DE VIE DES SAGES:
c’est la PIERRE DE FEU de Basile Valentin) concrétion des parties pures du
fumier ou Matière minérale vile. Veine friable et granuleuse, elle nait du fer,
de l’étain et du plomb. Elle seule porte l’empreinte du Rayon solaire.
Perché non è citato il rame? Passi il mercurio, che sappiamo è privo di zolfo;
ma perché non il rame? Cfr Basilio “ La lasciva Venere è ben colorata...” cfr.
file Spagiria, o Dimore.1, in inizio. NON SARA’ QUELL’ASPETTO
RETICOLATO, A PAGLIUZZE D’ARGENTO CHE SPESSO SI VEDE SUL
CONFINE FRA IL REGOLO E IL CAPUT? TANTO CHE NON SI CAPISCE
SE SI HA A CHE FARE CON METALLO O SCORIA?
C’est elle l’artisan expert dans l’art de travailler l’acier. Les sages l’appellent
Etoile du Matin.
A PRENDERE NASSAGORA ALLA LETTERA, LA STELLA DEL
MATTINO NON E’ VISIBILE ALL’ESTERNO, PERCHE’ E’ SOTTO LA
SCORIA GALLEGGIANTE, E DUNQUE NE E’ COPERTA. Cfr. l’inizio
del brano. Se è davvero cosi’, la mia stella del mattino è perfetta. (1995:
attenzione: qui mi riferivo a quanto era stato ottenuto PRIMA del viaggio
fatidico a Compostella)
Elle sait ce que cherche l’artiste. C’est le chemin souterrain qui mène à l’or
jaune, mallèable et pur. Chemin rude et coupé de crevasses, d’obstacles.
III. Ayant cette pierre, -dite Montagne de la Tenaille (1 A cause de sa signature:
TENAILLE, en grec, se dit ladis, de landano, PRENDRE, OBTENIR,
RECUEILLIR, et aussi CONCEVOIR, DEVENIR GROSSE.)- montez vers
la Forteresse blanche. C’est l’eau vive, qui tombe du corps désagrégé, en
poudre impalpable, sous l’effet d’une trituration naturelle comparable à celle
de la Meule.
1995 quale è la segnatura della tenaglia? La griffe del grifone, forse?
E la fortezza bianca, acqua viva e polvere impalpabile, sarà mica il bianco
vestito degli angeli? Ma un anno fa le riflessioni erano diverse, circa questo
brano: Qui mi ricorda la polverizzazione spontanea delle scorie della prima
congiunzione, anche se dovrebbe trattarsi invece di un prodotto evoluto, se
lo scritto comincia dalla seconda opera.
RIFLESSIONE: NON C’E’ NULLA DI PIU’ CHIARAMENTE RIPETUTO
DEL FATTO CHE LA GRANDE OPERA SI DIVIDE IN TRE FASI, ERGO
NON VI DOVREBBE ESSERE NULLA DI PIU’ ERRATO.( cfr: i colori,
frusta, etc. 1994).
Cette eau vive et blanche s’agglomère au centre, en une pierre cristalline,
de couleur semblable au fer étamé, et qui peut grandement dédommager
de la peine qu’exige l’opération.
IV. Ce sel lumineux et cristallin, premier etre du Corps divin, se formera, dans
un second lieu, en verre cuivré. C’est notre cuivre ou laiton, et le lion vert.
1995: potrebbe trattarsi di Iperione? Cfr. il suo file.
V.Ce sable calciné, donnera sa teinture au rameau d’or. La jeune pousse du
soleil naitra dans la Terre de feu. C’est la substance brùlée de la pierre,
roche fermé du jardin (2 Le Jardin des Hesperides) où murissent nos fruits
d’or, ainsi que je m’en suis assuré depuis peu. REMARQUEZ BIEN CECI.
VI. Entre ce produit et le second, plus fort et meilleur il est utile de retourner
à l’Etang de la Lumière morte (3 Seconde putréfaction, caractérisé par la
coloration violette indigo, ou noire.) par l’extrait remis dans sa matière
originelle.
Vous retrouverez l’eau vive, dilatée, sans consistance. Ce qui en proviendra
est l’antique Fontaine (4 La Fontaine de Jouvence, d’abord Médecine
universelle puis Poudre de projection. (Qui si confermerebbe che si ottiene
per primo il farmaco e solo dopo il lapis trasmutatorio), generatrice de vigueur,
capable de changer en grains d’or les métaux vils.
In una delle mie esperienze del
92, quella in cui colai il regolo in uno
stampo di sabbia, il materiale regolino esplose prorio, e si dilatò tutto in
pagliuzze. Sarà mica qualcosa di analogo?
VII. Dans la Fòret verte se cache le fort, le robuste et le meilleur de tous (1). Là
aussi se trouve l’Etang de l’Ecrevisse. (2)
Poursuivez: la substance se separera d’elle meme. (FUOCO PIU’ FORTE)
Laissé le fossé: sa source est au fond d’une grotte où se développe la pierre
incluse dans sa minière.
1. Cf. COSMOPOLITE. Le ROI DE L’ART se trouve caché” dans la forèt
verte de la nimphe Venus”
2.Constellation du Zodiaque des philosophes, signe de l’augmentation du feu.
VIII. Dans l’augmentation, en réitérant, vous verrez la source remplie de
granulations brillantes d’or pur. Elle est en scorie ou gangue (sic) enfermant la
Fontaine d’eau sèche, gènératrice d’or, que le peuple mètallique boit
avidement.
IX. Après differents essais sur la matière minérale vile, jusqu’à la couleur jaune,
ou fixation du corps, puis de là au Soleil couronné, il nous fallut attendre que la
matière se fut entièrement cuite dans l’eau, selon la méthode de jadis. Cette
longue coction, suivie autrefois, conduisait au Chateau lumineux ou Forteresse
brillante, qui est cette pierre lourde, occident qu’atteint, sans le dépasser, notre
manière propre (3),...car la verité sort du puits antique de cette teinture
puissante, riche en semence d’or, aussi pur que l’or de Hongrie et quelquefois
meme que l’or d’Arabie. Le signe, formé de quatre rayons, désigne et scelle le
réducteur minéral.
C’est la plus grande de toutes les teintures.
3.Symbole graphique du Vitriol philosophique. Les points de suspension
figurent dans l’original.
NASSAGORA ERA TEDESCO. SI RICORDI IL DETTO DI PAOLO
MARIA FASELLA, SECONDO LUI TIPICO DEL PENSARE,
DELL’ESSERE TEDESCO: NON FARE MAI QUALCOSA FACILE SE PUOI
FARLA COMPLICATA.
Adesso esamineremo il testo passo per passo.
Une scorie surnage l’assemblage formé par le feu, des parties pures de la
Matière minérale vile. Sous la scorie, on trouve une eau friable granuleuse.
Dunque vi sarebbe, partendo dall’alto:
SCORIA
ACQUA FRIABILE GRANULOSA
RESTO DEL BAGNO: COMPOSTO DELLE “PARTIES PURES de la
matière minerale vile”. Si deve intendere che essa è già stata purificata e/o
lavorata? In fusione abbiamo Gaia con Marte, una prima congiunzione,
oppure una delle R? Oppure è il reuccio proprio, che viene cimentato -nutrito:
i regimi- con “fer, étain, plomb” vedi più sotto.
C’est la veine ou la matrice métallique.
Parrebbe comunque fuori discussione il riferimento ad una scoria.
POSSIAMO FIDARCI? Si ricordi tuttavia che questo è un testo decrittato:
l’originale è in cifra.
Si deve intendere alla lettera che la scoria “surnage”, e dunque il bagno
sottostante, quale che esso sia, è in fusione, oppure si fa riferimento a qualcosa
tipo il caput che viene staccato col martello dalla parte regolina della prima
congiunzione?
Ossia: questa scoria viene estratta durante la fusione, a caldo o a separazione
avvenuta, a materiali raffreddati? Si confronti con pag. 284 del primo tomo
delle Dimore:
“De meme, les maitres nous conseillent d’employer aussi un FILET DELIE’
ou un RETS SUBTIL pour capter le produit à fur et à mesure de son apparition.
L’Artiste peche, metaphoriquement, le poisson mistique, et laisse l’eau vide,
inerte, sans ame: l’homme en cette opération est donc censé TUER LE
GRIFFON...”questo passo è ampiamente commentato da Canseliet nel Mutus,
a pag.84, e nelle XII chiavi, a pag. 242.
SI RICORDI: QUI DICE AU FUR ET MESURE DE SON APPARITION:
QUINDI PARREBBE PIU’ INDICATA UNA SCREMATURA A CALDO.
DICE ALTRESI’ CHE SI TRATTA DI UNA PESCA METAFORICA.
Anche un rimando alla crema e al latte, dopo aver indicato la natura dell’artificio
che separa la scienza chimica dall’Alchimia sembra attinente a questo qualcosa
che galleggia sopra.
“ Ce caractère important de l’ASCENSION DU SUBTIL par la SEPARATION
DE L’EPAIS valut à l’opération du MERCURE DES SAGES d’etre appellée
SUBLIMATION.
Notre dissolvant, tout esprit, y joue le role symbolique de l’AIGLE ENLEVANT
SA PROIE, et c’est la raison pour laquelle Philalèthe, le Cosmopolite, Cyliani
d’Espagnet et plusieurs autres nous recommandent de lui donner l’essor,
en insistant sur la nécessité de le FAIRE VOLER.
Car l’esprit s’élève et la matière se précipite, qu’est-ce que la crème, sinon la
meilleure partie du lait ? Or Basile Valentin enseigne que “la pierre
philosophale se fait de la meme façon que les villageois font le beurre”, par
battage ou agitation de la crème, qui représente, dans cette similitude,
notre MERCURE PHILOSOPHIQUE.
Aussi, toute l’attention de l’artiste doit-elle se concentrer sur l’extraction du
mercure, lequel se recuille, à la surface du composé dissous, en ECREMANT
l’onctuosité visqueuse et métallique, au fur et à mesure de sa production.
Naxagora parlava al punto uno di una scoria che “surnage l’assemblage
formé par le feu...
II. Telle est la Pierre Kohl...concrétion des parties pures du fumier ou Matière
minérale vile. Veine friable et granuleuse, elle nait du fer, de l’étain et du
plomb.
Significa che questi tre : ferro, stagno e piombo possono essere trattati con il
solvente universale uno per ciascuno, perché appropiati o invece che debbono
essere impiegati assieme? Se così fosse, in che proporzione? Anche se si
deve ricordare il peso della Natura e quello dell’Arte. O forse “mas
penado, mas pentito...” sono applicazioni successive con lo stesso solvente?
O nutrizioni successive? cfr. file regime
Elle seule porte l’empreinte du Rayon solaire. C’est elle l’artisan expert dans
l’art de travailler l’acier. Les sages l’appellent Etoile du Matin.
“Ricorda o uomo, due stelle ti sono date...” Questa espressione di Basilio si è
sempre interpretata come la doppia impronta della stella nella “prima opera”
e cioè nel regolo e nella scoria. Supponiamo che il senso delle due stelle sia
invece questo: la prima stella è quella che consacra un buon regolo, nato sotto
una buona stella, appunto.
La seconda stella è la Cintura di S. Cristoforo, la pasta a losanghe della galletta
dei Re. Sempre più incisa e netta tanto più la galletta ha un buon ripieno.
Qui Naxagora deve riferirsi al segno della Galletta dei Re.
Elle sait ce que cherche l’artiste. C’est le chemin souterrain -buio?- qui mène
à l’or jaune, mallèable et pur. Chemin rude et coupé de crevasses, d’obstacles.
A proposito del peso eventuale e rispettivo di ferro, stagno e piombo- sono
stati per caso indicati nell’ordine di ossidabilità? Quanto al peso propriamente
detto, per la verità non sembrerebbe avere molta importanza: cfr qui sotto:
Pag.252 II tomo delle Dimore.
“Lorsque les philosophes envisagent les rapports pondéraux des matières
entre elles, ils entendent parler de l’une ou de l’autre partie d’une double
connaissance ésotérique: celle du POIDS DE NATURE et celle des POIDS
DE L’ART...Les poids de l’art sont applicables exclusivement aux corps
distincts, susceptibles d’etre pesés, tandis que le poids de nature se réfère
aux proportions relatives des composants d’un corps donné...
Si les poids de l’art sont connus de l’artiste et rigoreusement détérminé par
lui, en revanche, le POIDS DE NATURE EST TOUJOURS IGNORE’, meme
des plus grainds maitres.
L’Oeuvre débute et s’achève par les poids de l’art, ainsi l’alchimiste,
préparant la voie, incite la nature à commencer et à parfaire ce grand labeur.
Mais entre ces extrémités, l’artiste n’a point à se servir de la balance, le poids
de nature intervenant seul. A telle enseigne que la fabbrication du mercure
commun, celle du mercure philosophique, les opérations connues sous le
terme d’imbibitions, etc., se font sans qu’il soit possible de savoir, -meme
approximativement ,-quelles sont les quantités retenues ou décomposées,
quel est le coefficient d’assimilation de la base, de meme que la proportion des
esprits.
C’est ce que le Cosmopolite laisse entendre lorqu’il dit que le mercure ne
prend pas plus de soufre qu’il n’en peut absorber et retenir. En d’autre
termes, la proportion de matière assimilable, dépendant directement de
l’énergie metallique propre, reste toujours variable et ne saurait s’évaluer.
Tout l’ouvrage est donc soumis aux qualités, naturelles ou acquises, tant de
l’agent que du sujet initial.
Or, en supposant meme l’agent obtenu avec un maximum de vertu, -ce qui
est rarement atteint, -la matière basique, telle que nous l’offre la nature est
fort eloignée d’etre constantement égale et semblable à elle-meme.
Nous dirons à ce propos, pour en avoir souvent contròlé l’effet, que l’assertion
des auteurs fondée sur certaines particularités externes, -taches jaunes,
efflorescences, plaques ou points rouges, -ne mérite guère d’etre prise en
considération.
La région minière pourrait plutòt fournir quelques indications sur la qualité
recherchée, quoique plusieurs echantillons, prélevés dans la masse du meme
gìte, révèlent parfois entre eux de notables différences.
Aussi s’expliquera-t-on, sans récourir aux influences abstraites ni aux
interventions mystique, que la pierre philosophale, en dèpit d’un travail
règulièr, conforme aux nécessités naturelles, ne laisse jamais entre les mains de
l’ouvrier un corps de puissance égale, d’énergie trasmutatoire en rapport
direct et constant avec la quantitè des matières mises en oeuvre.
SI NOTI COME E’ FREDDAMENTE PRECISO FULCANELLI QUI.
PARREBBE DECISAMENTE CONTRARIO “aux interventions mistiques”
SAREBBERO I CONCETTI TEORICI NELLA DIREZIONE DEI QUALI
CONDURRE LE ESPERIENZE DI QUEST’ANNO. (era il 1993) QUINDI
IN PRATICA VORREI, SE DIO VUOLE, CON L’AIUTO DEL CIELO,
OPERARE COSI’:
Produrre una buona quantità di regolo stellato, finalmente, rispettando il
più esattamente possibile condizioni finora trascurate come quelle
metereologiche, il rispetto del buio, la Luna crescente e/o piena.
Osservare bene eventuali fenomeni di galleggiamento in superficie sul bagno
di fusione di “creme” e affini, che separerei eventualmente dal bagno e
riporrei al riparo dalla luce e dall’aria.
Poi bisognerebbe studiare bene l’”anatomia topografica” del lingotto che si
ottiene, una volta raffreddato, alla ricerca di una materia della stella o di questa
“...scorie (qui) surnage l’assemblage formé par le feu, des parties pures de la
Matière minérale vile. Sous la scorie, on trouve une eau friable granuleuse.
C’est la veine ou la matrice métallique...”
Se si trovasse qualcosa di aspetto salino e/o vetroso, si cercherebbe poi
di spingerlo più avanti magari semplicemente cuocendolo con nuovo reuccio.
Sperando di arrivare così a un vetro giallo limone. (Si trovò, in effetti. Nota del
15 Aprile 1994)
Altra serie di esperimenti, in contemporanea: in luogo di utilizzare sempre
fondente nuovo, per le R vicine all’ultima, usare il fondente vecchio, quello
che si carica di un bel colore giallo, o bianco pulito, o magari che porta quel
magnifico rosso che esce fuori in soluzione, pur durando poco perché
fotosensibile.
In fondo Canseliet dice che il fondente non ha di che soffrire, nel lavoro ed è
sempre buono. Tuttavia dopo la prima volta non può più fornire ossigeno, ma
questa non è importante.
“Prima questione: l’azione di facilitare la fusione ha rilevanza pratica o no?
Sembrerebbe non più di tanto a vedere bene. In effetti questa questione è
stata poi ampiamente trattata e risolta. Cfr. file aiutanti.
ESPERIENZA DEL 4 APRILE 1993
Oggi 4 aprile, Domenica delle Palme, ho preparato per una seduta di lavoro
un’aiutante salino composto cosi’NON VOGLIO PIU’USARE IL TERMINE
FONDENTE, PERCHE’ IMPROPRIO.
80 GRAMMI DI TARTARO DI BOTTE CRUDO, DA VINO ROSSO, CHE
AVEVO DA VENT’ANNI.
100 GRAMMI DEL SOLITO SALNITRO.
100 GRAMMI DEL SOLITO CREMORE DI TARTARO.
UN CUCCHIAINO RASO DA CAFFE’ DI PERMANGANATO DI
POTASSIO.
POI HO PREPARATO UNA CARICA PER PRIMA CONGIUNZIONE CON
150 GRAMMI DI FERRO COMUNE, NON ALDRICH E 300 GRAMMI DI
PRECOTTO DELL’ANNO 1992.
LI HO PERO’ MESCOLATI INSIEME. E HO FATTO MALE! Bisogna
che ricordi, d’ora in poi, che si mescolano insieme solo il nitro e il tartaro con
l’antimonio, per fare il regolo non marziale, dove si fa detonare la materia,
cucchiaiata a cucchiaiata.
Per Glaser, nel regolo marziale i due ingredienti si uniscono solo nel crogiolo.
Lui prima arroventa le punte di chiodo, donatrici del ferro. E poi vi mette
l’antimonio sopra.
QUINDI RICORDARE SEMPRE DI NON MESCOLARE MAI FERRO E
STIBINA A FREDDO.
E’NEL CROGIOLO CHE DEBBONO
CONOSCERSI,IN SENSO BIBLICO. POI ANCHE PER GLASER IL
SALNITRO SI DEVE AGGIUNGERE SOLO QUANDO LA MATERIA
“EST EN FONTE BIEN CLAIRE.”
ESPERIENZA DELLA PASQUA 1993
Il 4/4/93 avevo preparato una certa quantità di aiutante, così composto: 80
ottanta grammi di tartaro crudo di vino rosso, vecchio di più di vent’anni: ad
onor del vero non sono del tutto certo della sua identità.
100 cento grammi di salnitro, della drogheria del corso a Cagliari.
100 cento grammi di cremore di tartaro della farmacia di Guspini.
Un cucchiaino da caffé raso di permanganato di potassio Carlo Erba.
Poi sempre il 4/4 avevo preparato una carica, di 150 centocinquanta grammi
di ferro comune, non Aldrich, vecchio pure lui di vent’anni e di 300
trecento grammi di precotto dell’anno scorso.
Sono stati mescolati insieme a freddo, malauguratamente.
Il Giovedì Santo, 8/4 ho posto la carica nel solito crogiolo grande già usato tre
volte, questa sarebbe stata la quarta, tutta intera, in una sola volta nel crogiolo
freddo, a forno spento. QUI CI SONO DUE ERRORI GRAVI AD UN TEMPO.
LA CARICA INTERA E POI L’ “A FREDDO”
In precedenza i mattoni refrattari, non ho usato il forno rotondo, e il crogiolo
erano stati infiammati un poco per asciugarli dopo un anno di inattività.
Messa la carica per intero, carica sbagliata perchè i due ingredienti erano
stati mescolati insieme a freddo, il cannello a propano solito è stato acceso alle
21 e 10 ora legale.
Aria circa a metà, rubinetto sul cannello quasi tutto chiuso, erogatore della
bombola di propano a due decimi. La luna piena è stata il 6 aprile, martedì
santo, quindi due giorni prima. Tempo buono. Cielo tutto sgombro, rimane
appena un pò di vento, ma nulla rispetto ai giorni passati.
L’idea generale era di irradiare per bene la carica, anche se sbagliata, vedi
sopra, per vedere di caricare i materiali di 4H. SEMPRE RIMESSO SUBITO
IL COPERCHIO SUL CROGIOLO, NON APPENA FINITA LA
MANIPOLAZIONE O L’ISPEZIONE.
22.20. Nessuna fusione. Il materiale appare polverulento e arroventato.
Reagisce vigorosamente con l’aiutante citato, ma la crosta solida superficiale
non si buca.
22.30 forse si percepisce con il geiger piccolino di nuova elettronica un
modesto aumento della radioatività attorno al forno. l rilevatore di
cariche elettrostatiche non percepisce nulla. Viene spostato leggermente verso
l’alto il cannello, in modo da scaldare di più la parte alta. Il crogiolo è
uniformemente rosso ciliegia.
23.00 Ancora nessun segno di fusione in superficie. Crogiolo rosso ciliegia.
Forse la temperatura è troppo bassa, o il materiale è troppo, cosi’ tutto in una
volta.
1.10 ancora nessun segno di fusione in superficie. Crogiolo rosso ciliegia.
Vengono incorporati, in rapida successione, i 40 grammi dell’aiutante. Si è
fatto un quindicesimo dell’aiutante, più altri dieci grammi per compensare il
peso delle pietre di tartaro crudo. L’aiutante brucia un pò la superficie del
cappellotto, ma non lo buca.
Ore 1.52 del 9/4/93, Venerdì santo. Spento il fuoco. Coperto tutto. Nota del 15
Maggio 1995: che cosa curiosa! Dalle 21 circa fuoco fino alle 2 di notte quasi
( cinque ore!) e senza ottenere fusione: ma neanche la notte del viaggio a
Compostella dal 30/4 al 1/5 94 ci volle tutto questo tempo. Sicuramente deve
esserci stato un qualche grave errore nell’identificazione degli ingredienti.
Anche se la temperatura fosse stata un pò bassa, qualcosa doveva accadere
in un tempo così lungo.
Ore 20 del 9/4, allestito nuovo dispositivo sul tavolo davanti alla casetta. Usato
il forno rotondo, aperta di più la finestra dell’aria sul cannello. I mattoni
refrattari soliti sono disposti intorno al forno.
Ore 21. Accensione della nuova disposizione. CIELO COPERTO. NON SI
VEDE UNA SOLA STELLA: IERI ,INVECE, IL CIELO ERA MAGNIFICO,
STELLATISSIMO.
1/2 atmosfera, finestra aria aperta di due terzi. Rubinetto quasi tutto chiuso,
al cannello.
21,30 Crogiolo rosso vivo, sicuramente temperatura più alta di ieri. Pure nessun
segno di fusione del cappellotto superficiale. Provo con una buona cucchiaiata
di salnitro solo. OGGI VOREI USARE SOLO SALNITRO, COME IN
GLASER AL REGOLO MARZIALE. Nessuna reazione! Il salnitro rimane
polverulento sul cappellotto!
21,43. Il salnitro diventa nero, come bruciato. Ma il cappellotto non si fonde
affatto.
IPOTESI: E’ POSSIBILE CHE QUANDO SI E’ GIA’ AVUTA UNA NON
FUSIONE I COMPOSTI RESTANO INFUSIBILI. (IL MATERIALE CHE
SI ABITUA AL FUOCO CFR IL MISTERO DELLE CATTEDRALI) OPPURE
CHE I DUE PROTAGONISTI, MALAMENTE UNITI DA ME AL
PRINCIPIO, ABBIANO REAGITO
DURANTE L’ATTESA
DENATURANDOSI. ANCHE UN’ALTRA VOLTA UNA CARICA
RIMASTA NON FUSA, (ERA STATO COMMESSO LO STESSO ERRORE,
LA MISCELAZIONE INTEMPESTIVA) , NON C’E’ STATO VERSO POI
DI LIQUEFARLA.
Fallito il salnitro, provo con una buona cucchiaiata di borace, a bucare il
cappellotto. Il borace si rigonfia come pop corn, reagendo vigorosamente,
ma non succede niente. Sono tentato di spegnere. E’anche tutto nuvolo.
Alle 22,15 circa, spengo.
10 Aprile. Sabato Santo. Tempo notevolmente peggiorato, cielo tutto coperto.
Sarei tentato di sfruttare la Luna ancora grande per qualche altro lavoro ex
novo, ma il tempo a questo modo non invita a farlo. Del resto dovrei ancora
valutare quale esperienza nuova condurre.
21 aprile. Riesaminando il crogiolo impiegato attraverso un buco praticato
nel fondello, mi è sembrato di percepire un lucore argenteo. Dopo tutto
forse il materiale è entrato in fusione, almeno nella parte inferiore del crogiolo,
non fosse che per la consistenza decisamente metallica e non polverulenta del
materiale sondato. Se rompessi il crogiolo potrei vedere se è comparsa la
stella, o forse è meglio colare l’eventuale regolo attraverso il buco praticato?
Del resto era una prima congiunzione, anche se fatta con tutto precotto.
Può essersi stellato così subito? Mi sembra improbabile.
Giovedi 29 Aprile 1993. Ho cercato di salvare questo materiale, ma è stato un
fiasco. Alle 19,10 ora legale ho acceso, aria aperta di 4/5 , propano a 0,5
atmosfere. alle 19, 20, si stava incendiando il tavolino, perché non avevo
provveduto a schermare con refrattari il fondo di un catino di acciaio che nel
corso dell’esperienza si è arroventato .
Alle 19 e 40 ho riacceso con un’altra disposizione, un forno molto lungo che
incapsula quasi del tutto anche il cannello del bruciatore stesso. Il crogiolo
forato è stato semplicemente poggiato su quello che doveva raccoglierne il
getto che speravo vi fosse. La nuova disposizione era molto più efficente dal
punto di vista termico, tanto che alle 20 e 37, dopo cena tutto era molto caldo
e rosso arancio. Ho ridotto la pressione a quattro decimi, e ho visto se si fosse
verificata la colata. Niente affatto. allora ho saggiato la consistenza del
materiale nel crogiolo, e mi sono accorto che era pastosa, molto densa e
compatta, tutt’altro che fusa. Ho tentato di forare la crosta e di colare in qualche
modo, sperando che almeno una qualche parte del materiale potesse colare.
Nulla di nulla. A questo punto ho abbandonato, per il momento questo
sterile tentativo di salvare i materiali del 9/4, e ho fatto un lavoro nuovo.
L’idea era di preparare un regolo alla SSC , quindi fondere Gaia per privarla
dalle scorie, seguendo il procedimento da lei indicato.
Ho usato il crogiolo che avrebbe dovuto raccogliere il getto mai avvenuto, e
vi ho messo dentro, alle 21 e 14 ol, quando era rosso ciliegia 200 grammi di
precotto dell’anno passato, pesati con la bilancia rotonda di plastica.
Si è fuso quasi subito, formando anche grosse bolle scure che scoppiavano
sulla superficie. L’odore era acutissimo e penetrante, soffocante, forse
arsenicale.
Siccome nel fondere il livello del crogiolo si era abbassato, ho ripianato con
altri 50 grammi dopo qualche minuto.
Alle 21 e 30 ol, quindi dopo solo 16 minuti di permanenza nel crogiolo tutto
era perfettamente fuso, come potevo accertarmi saggiando il materiale con il
cucchiaino a manico lungo.
Si ricordi però che il crogiolo era rosso ciliegia, quando vi ho messo dentro il
materiale. Il liquido poteva essere facilmente schiumato con lo stesso
cucchiaino ma anche la crema che si attaccava prontamente ad esso sembrava
Gaia di ottima qualità, come se di scorie inerti non ve ne fossero.
Gettavo appena 4 cucchiaini scarsissimi di cremore più salnitro ana prelevati
dal barattolo composto già da qualche tempo.
Al contatto del bagno la reazione era assai vivace con liberazione di molto gas
bianco e le solite lucine che ballano sulla superficie del crogiolo. Sono loro le
sfere che si urtano di cui parla Fulcanelli ?
Alle 21 e 40 ol colo, usando come stampo il solito mortaio, altro amico fedele.
Colata bella, perfettissima. Rovescio il crogiolo sopra il mortaio, infiammo
bene il tutto, richiudo accuratamente il forno in modo da mantenere il calore
il più a lungo possibile e scrivo la relazione presente.
APPARE EVIDENTE E SPERIMENTATO ORMAI CHE IL MESCOLARE
A FREDDO GAIA E IL FERRO RENDA LA FUSIONE IMPOSSIBILE O
QUASI. GAIA DA SOLA FONDE PRESTISSIMO E BENE. DAVVERO
DA MERCURIO.
IL PRECOTTO MI SEMBRA FONDA ANCHE PIU’ RAPIDAMENTE ED
ABBIA UNA MAGGIOR RESA IN METALLO, COME SE NELLA
PRECOTTURA ANCHE LE SCORIE METALLIZZASSERO.
Infine tenterò di salvare per un’ultima volta i materiali del 9/4 rompendo il
crogiolo e cerando di fonderli in quote più piccole con un crogiolo numero 1,
come quello usato nella fusione di Gaia di oggi.
Ritengo infatti che quel materiale si sia danneggiato all’inizio, per la
congiunzione intempestiva. Tuttavia si è lavorato su una gran massa con il
crogiolo grande, credo di Zunino. Forse una quota più piccola di materiale
può essere fusa servendosi del crogiolo numero 1 di Bozzi.
Oppure si può usare il Dorje : a quello certo il materiale del 9/4 non resisterà
di certo. Vorrei salvarlo: soffro all’idea di aver sprecato oltre 300 grammi di
Gaia. CHE IO SIA DANNATO SE MAI PIU’ LI MESCOLERO’ A FREDDO
I DUE CAMPIONI E IL PRETE. MAI PIU’.
30 aprile. Il lingotto nella lingottiera si è rivelato del tutto omogeneo anche
ad un esame accurato. Non ha dato scorie. O il materiale di partenza era
eccezionalmente puro, composto solo da Gaia o la precottura effettivamente
alza il titolo in “stibine” del materiale ad essa sottoposto. Il lingotto pesava
esattamente 250 grammi, come il materiale di partenza. Considerando la
parte del materiale che invariabilmente rimane adesa alle pareti del crogiolo
e che è particolarmente evidente nel + impiegato, parrebbe quasi che Gaia
in soli venti minuti circa, abbia aumentato di peso.
1 maggio. Sabato. Visto il tempo buono al mattino decido di lavorare alla
sera, e cerco di eseguire la ricetta del regolo di Naxagora. Lui usa 4 once di
lamine di ferro, pari a 122,376 grammi, 8 once di “stibine” pari a 244,752 grammi,
più 1,5 oncie di “stibine” da gettare alla perfetta fusione del materiale alla 1R.
Decido di usare 25 grammi per un’oncia e quindi pongo 100 grammi di
semenzine di ferro dolce Fadda -è possibile col martello batterle fino a farne
laminette in poco tempo e sono molto magnetizzabili.
Poi avrei aggiunto 200 grammi di stibine fusa proveniente dall’esperienza
del 30 aprile. Alla prima R avrei arrotondato a 50 grammi la stibine da
aggiungere.
Accensione alle 19.00 ol, con chiodini nel crogiolo num.1 di Bozzi usato per la
fusione di Gaia il 29/4 .Ghiera dell’aria: visibili solo tre filature. Pressione
propano 0,7 atmosfere, rubinetto del cannello come nell’esperienza del 29.
Forno a strato almeno doppio e spesso triplo di mattoni refrattari.
Ore 19,30. Chiodini rosso ciliegia, crogiolo rosso arancio. I chiodini sembrano
parzialmente disciolti. Inseriti i 200 grammi di Gaia provenienti dall’esperienza
del 29 aprile.
Ore 19,46 Fusione perfetta. Rimescolo il materiale che ribolle. Getto una
piccola quantità di salnitro. Reazione vivace.
Ore 19,50. Getto molto salnitro. Troppo.
Ore 20,05 colata brutta. Il salnitro si è tutto rappreso. Altro che fondente! Ha
guastato il lavoro. Mai più!
Ore 20,30 ol. Il regolo c’era. Le feccie quasi tutte rimaste adese al primo
crogiolo. Riaccendo e passo il regolo, concassato grossolanamente in un
crogiolo più piccolo. Aggiungo dopo poco i 50 grammi previsti nelle prima R,
sempre provenienti dal 29 aprile.
Ore 20,52. Ottima fusione. Aggiungo pochissimo salnitro, che brucia molto
poco. Decido di scremare le feccie prima di colare. Sotto il bagno è bello,
limpido, rosso, riflettente.
Ore 21,02. Colo per la seconda volta, usando sempre il vecchio mortaio
come stampo, come avevo fatto con la prima colata. Raffreddo con acqua
il mortaio, come la prima volta. Il regolo si stacca subito, dopo un paio di
martellate, e pesa circa 115 grammi.
ESPERIENZE DEL MAGGIO 1993
Una parte del lavoro è stato il recupero del materiale impiegato con cattivi
risultati a Pasqua. Riporto qui i dati della parte finale dell’esperienza suddetta.
3 maggio. Tentativo di salvataggio del materiale di Pasqua.
Capatura a pinzetta del materiale di apparenza regolina recuperato dalla massa
proveniente dal crogiolo rotto appositamente.
Ore 17. Accensione. Cannello invariato dal 2/5/93. Tempo discreto. Tutta la
carica nel +, uno vecchio, numero 1 Bozzi. Propano 0,25 atmosfere.
Ore 17 e 15, fusione non ancora avvenuta. Si aggiungerà salnitro e tartaro ana
poco x volta .
Ore 17,20 Piccola quantità d’aiutante in tre riprese, Vigorosa reazione con la
parte superiore dei frammenti. Alzato di due maioliche il cannello per
riscaldare bene la parte superiore del +.
Ore 17,33. Aggiunto aiutante di nitro e tartaro ana. Reazione vigorosa e
FUSIONE (!) della parte superiore della carica del + finora coriacea.
Ore 17 e 45. Scremo bene, fino a vedere il bagno sotto, rosso e lucente. Io
scremo tutto insieme. E se lo facessi “à fur et à mesure?” Cfr: Pag.284 del
primo tomo delle Dimore:
“De meme,les maitres nous conseillent d’employer aussi un FILET DELIE
ou un RETS SUBTIL pour capter le produit à fur et à mesure de son apparition.
L’Artiste peche, metaphoriquement, le poisson mistiques, et laisse l’eau vide,
inerte, sans ame: l’homme en cette opération est donc censé TUER LE
GRIFFON...” questo passo è ampiamente commentato da Canseliet nel Mutus,a
pag.84, e nelle XII chiavi, a pag. 242.
Ore 17 e 50. Colo. Buona colata, anche se scarsa.
REGOLO A MODO MIO.
Ore 18, riacceso. Posta la colata delle 17, 50, più tutto il residuo della
fusione di Gaia prima della prima prova secondo Naxagora. Più alcuni
cucchiaini di gaia vergine del tutto, più la scrematura di gaia alla prima fusione
secondo Naxagora.
Vorre purificarlo poco per volta con nitro e tartaro ana, e seguendo il
suggerimento di Tollius. Usato crogiolo piccolo di Bozzi. Dopo una decina di
minuti perfetta fusione. Vigorosa reazione con l’aiutante, anche se Gaia
ribolle quasi da sola.
All’impatto con l’aiutante SEGNI VARI: FUMO, VULCANINI, BIGLIE DI
FUOCO
Pag.278, I tomo Dimore, Lisieux
“Quand vous percevrez dans le vaisseau un bruit analogue à celui de l’eau en
ébullition ...Vous remarquerez des fumées et des flammes bleues, vertes et
violettes, accompagnant une série de détonations prècipitées...
Quali sostanze colorano la fiamma in blu, verde e viola?
L’effervescence passé et le calme rètabli, vous purrez jouir d’un magnifique
spectacle. Sur une mer de feu, des ilots solides se forment, surnagent, animés
de mouvements lents, prennent et quittent une infinité de vives couleurs, leur
surface se boursoufle, crève au centre et les fait ressembler à des minuscules
volcans.
Ils disparaissent ensuite pour laisser place à des jolies billes vertes,
trasparentes, qui tournent rapidement sur elles-memes, roulent, se heurtent
et semblent se pourchasser, au milieu des flammes multicolores, des reflets
irisés du bain incandescent.
Lo stadio delle biglie verdi, non mi è chiaro a cosa corrisponda.
Oggi 3/5/93 ho iniziato l’esperienza del regolo a modo mio. Ebbene qualcosa
di analogo alle biglie avviene quando nel bagno di fusione di gaia
vergine, così come esce dalla miniera, senza precottura né prefusione
purificatoria, si aggiunge un poco di aiutante formato da nitro e cremore di
tartaro ana.
Dopo una prima violenta fumata dall’odore terribile si formano effettivamente
queste bilie, prededute dai minuscoli vulcani, che sono l’aspetto che prende il
sale, dopo la prima “soffiata”, come tocca il bagno rovente e si fonde.
L’aiutante prima soffia, poi fonde con boccuccie (vulcani), poi si trasfoma in
biglie ballonzolanti sul bagno.
Anche Gaia da sola, se ben calda, respira ed emette bolle nere e voluminose.
La colata è riuscita di gran lunga la migliore di tutti : ho sempre scremato
prima: d’ora in poi lo farò sempre. Il regolo è già ben disegnato, alla spaccatura.
Non occorre poi cuocere troppo a lungo, e anzi, vista la volatilità del mercurio
una cottura protratta può essere dannosa.
Qualche volte credo di aver stracotto, in passato. Mercurio crudo e zolfo cotto,
si potrebbe dire parafrasando un vecchio proverbio gastronomico (carne
cruda e pesce cotto).
MI E’ SORTO IL DUBBIO SE NON SIA MEGLIO MANDARE GAIA
ALLE NOZZE SENZA DISTURBARLA IN NESSUN MODO PRIMA .GLI
AIUTANTI HANNO RITROVATO IN QUESTO MODO IL LORO
VIGORE, E TUTTA LA LAVORAZIONE SEMBRA PIU’ AGEVOLE.
LE SCORIE SONO BELLE OSSIDIANE COME UN TEMPO, FINALMENTE.
GAIA LA TOSCANA E’ MIGLIORE DELLA SUA SORELLA FRANCESE
(STIBINA D’ITALIA!...dice Stefano d’ Alessandria, cfr pag.23 della Biblioteca
Alchemica dei PICCOLINI); del resto alla fusione secondo Atòrene non lascia
scorie o quasi, e poi non è vero forse che “TOUT EN EST BON” ?
4 maggio. Martedi’. Condizioni climatiche ottime che mi hanno indotto al
lavoro. NOTA BENE: PER UNA FORTUNATA DISPOSIZIONE IL
FORNO, SUL SOLITO TAVOLONE SI TROVA PERFETTAMENTE
ESPOSTO ALLA LUNA, QUASI PIENA. SERATA ASSOLUTAMENTE
PERFETTA.
Ore 19,40 ol. Accensione. Propano a 2,5 decimi: uso il forno rotondo
rinforzandone la coibentazione con doppio strato di mattoni refrattari. Crogiolo
nuovo Bozzi num.1, carica composta da tutto il precotto rimasto dall’ anno
scorso (1992 vedi file precotto) più Gaia assolutamente vergine.
La carica viene messa tutta a freddo. Procederò a modo mio: purificando
quando è fusa con il solito aiutante di nitro e tartaro ana .
Proverò i due aiutanti cosi’ fatti, anche quello con manganese e tartaro crudo.
Ore 19,55 già tutto fuso. Ripiano sempre con Gaia vergine e verso dei due
sali, sempre a cucchiaini : l’aiutante con tartaro crudo sembrerebbe più fiacco.
Quello solito dà invece una bella reazione vivace .
Mi viene il mente di provare a incorporare del ferro aldrich in una carica di
sale, e anche di incorporarne un pò da solo per vedere cosa succede. In
fondo per ingravidare una donna basta uno spermatozoo , non una grande
quantità. Quanto è il peso del seme rispetto a quello della terra? E se il
seme è troppo non si ha altro che spreco.
Gaia al rosso divora un cucchiaino di ferro aldrich freddo come se niente
fosse.
Allora incorporo tre cucchiaini rasi di ferro aldrich ad altrettante cariche
di sale: ebbene le cariche ferrate danno reazione più energica e con più
scintille, anche se il fenomeno può essere facilmente spiegato con il lancio di
microparticelle di ferro.
Alle 20 , 36 ol aggiungo sale semplice, e mi sembra che la reazione si vada
affievolendo. Ma alle 20, 43, dopo una vigorosa rimescolata dei nuovi getti di
sale ottengono di nuovo una reazione vivace.
Ore 20, 51 basta sale. decido di lasciar cuocere e poi di scremare e colare.
Tuttavia poi, nella fretta, non scremerò.
ORE 21,00 ASPETTO CURIOSO DEL MATERIALE PERFETTAMENTE
FUSO. COME SCHIUMA DI MARE, CHE DOPO SOLLEVATO IL
COPERCHIO DEL + SI TRASFORMA IN UN PIEGHETTATO CHE
RICORDA IL LIBRO DI FOGLIE MERCURIALE.
21, 05 COLATA ASSOLUTAMENTE PERFETTA, FINALMENTE! E
NON HO SCREMATO. VERSO NEL SOLITO VECCHIO MORTAIO,
CON IL + SOPRA COME COPERCHIO. Ripasso poi tutto nel forno caldo,
riscaldo ancora fino alle 21, 08 quando spengo e chiudo il forno. Non ho cotto
di più, nonostante le condizioni climatiche ottime perché ho avuto
l’impressione che la fiamma di sfiato del forno rotondo si stesse facendo
bianca opaca per la perdita di stoffa del vestito bianco degli angeli.
Sicché, non volendo rischiare sprechi, ho spento.
5 maggio .Tempo cattivo. Non c’è niente da fare. Avvicinandosi la luna piena
il tempo peggiora. Tutto coperto. Cerco di staccare il materiale dal mortaio di
cui sopra, ma viene via a pezzi o in polvere , perché è aderentissimo. Il
mortaio è stato corroso in alcuni punti e ha ripreso il colore dell’ottone ! Dovrò
rifondere.
6 maggio. Luna piena alle 5’40. Ha diluviato tutta la notte e vado a Quartu
sotto un nubifragio. Verso sera, ora che scrivo sono le 19, 20 il cielo è coperto
ma non piove più. La temperatura è risalita, ma questa mattina faceva molto
freddo.
8 maggio, sabato. Caldo. Tempo incerto con nuvolosità variabile. Il materiale
staccato a martellate dal mortaio pesava 350 grammi. La bilancia usata è
sempre quella rotonda in plastica. Decido di utilizzare 220 grammi del
materiale strappato dal mortaio e 80 grammi dei chiodini di ferro dolce.
L’idea è che parte dello zolfo del trisolfuro dovrebbe essere stato consumato
nell’esperienza precedente, nella quale è stato anche fornito un poco di ferro
Aldricht.
17 e 45. Accensione. Aria al solito, rubinetto cannello al solito.
Propano 0,8 atmosfere. Inseriti 80 grammi di chiodini a freddo tutti insieme.
Forno rotondo rinforzato con due strati di mattoni refrattari tutt’intorno. Il
forno rimane al naturale solo dalla parte del cannello. Il tutto posizionato
sul solito tavolone davanti alla casetta.+ numero uno Bozzi.
17,58 ol i chiodi sono rosso ciliegia. Si mette pochissimo materiale per
vedere se fonde : temevo qualche problema tipo quelli di Pasqua: invece tutto
liscio. Fonde quasi subito e si attacca e attacca i chiodi.
18,06 messi tutti i 220 grammi del materiale preparato, in tre-quattro
volte. Si mescola energicamente con lo spiedo d’acciaio. Chiodini e
materiale, in consistenza di pasta si attaccano alla punta. Il materiale fonde
quasi subito. Porto il propano ad 1 atmosfera.
18,20 ottima fusione. Tutto ben liquido. Si da una vigorosa mescolata con
lo spiedo d’acciaio. Mantengo il propano ad una atmosfera. Alle 18,22 il +
è giallo arancio.
18,26 iniziata la salatura. Uso salnitro e tartaro ana, senza nulla d’altro,
mettendone poco per volta, circa mezzo cucchiaino 18, 35 altro sale, sempre
nitro + tartaro, e vigorosa mescolata.
18,40 ol altro sale, un pò di più e vigorosa mescolata.
fusione si attacca tenacemente allo spiedo.
Il materiale in
18, 46 altro sale, ma sempre con parsimonia. Reazione sempre viva. Farò
cuocere tutto dopo l’ultima salatura ancora per dieci minuti e poi colerò .
Come stampo si usa il bricchetto rotondo, abbondantemente cerato con
cera proveniente da pacco di “10 CANDELE STEARICHE VITTORIA,
CERERIA DI GIORGIO SPA POMEZIA ROMA.”
Il bricchetto è immerso in un catino d’acqua, ma in modo che non galleggi.
19.00. Colo. Colata ottima, preso il + dall’alto e colato subito , senza rigirarlo.
Il + si vuota tutto perfettamente. Getto bellissimo, ma la cera brucia,
s’infiamma , scoppietta, l’acqua bolle vigorosamente. Una cosa davvero
pirotecnica.
19,16. raffreddamento quasi completato. Con la cera, molto abbondante ,si
ottiene un distacco perfetto, al primo colpetto sullo stampo. Lingotto
perfettissimo con, alla frattura, non si potrebbe desiderare più nitida separazione
fra luce e tenebre. Le scorie sono tuttavia molto tenaci e aderenti alla parte
regolina, anche se sono lentamente solubili in molta acqua spesso cambiata.
21,00 ol nuova corsa. Il regolo di prima lavato e purificato il più possibile, ma
con qualche residuo attaccato ancora, più il regolo alla Nassagora ( con
chiodini) preparato il 1 maggio, che è alla 2R ( da compiersi: il lavoro di
oggi). L’idea è che anche il materiale estratto dal mortaio e fuso prima possa
essere considerato come avente sopportato già prima congiunzione e una R,
quella di questo stesso pomeriggio.
Del resto, all’esame, i due regoli apparivano ad un dipresso identici.
Anche qui userò salnitro e tartaro ana e da soli. Sembra più efficace questa
miscela del salnitro da solo, e soprattutto impedisce al salnitro di far rocca
, mantenendo la carica più fluente. Dovrei anche provare il tartaro da solo,
per scrupolo; per Capello il salnitro non è indispensabile nel preparare il
regolo marziale.
Uso un + piccolo Bozzi, con etichetta: “ Penultima purificazione del regolo a,
usato sale doppio vecchio” .
21,10 accensione. Propano 0,5 atmosfere, resto invariato.
21,21 ol. Quasi tutto fuso. Inserito tutto il regolo di prima più tutto il regolo
di prima , più tutto quello della esperienza condotta fino alla 2R con i chiodi
secondo Naxagora. Il sale doppio ana reagisce vigorosamente.
21, 30 .Provo il salnitro di 1a scelta, lavato e cristallizzato. Per la verità nulla
di speciale, reazione fiacca. I due ana danno invece reazione molto viva, il
crogiolo piccolo è molto caldo e anche il coperchio è molto rosso.
21, 40 ol ultima bella carica di sale ana, mescolando vigorosamente. Tutto
procede bene, ma ancora deve sorgere la luna!
21, 43 ol. Vigorosa rimescolata con lo spiedo piccolo. Sembra tutto a posto
.Concedo i dieci minuti di cottura finale tranquilla, senza toccare più in alcun
modo. Questa cottura finale mi sembra che giovi molto alla fluidità ed alla
omogeneità della colata.
21, 53. Colata perfetta. + rimasto bello vuoto. Stesso stampo di prima, ricerato
sempre con larghezza. Dispongo lo stampo nella fornace, caldissima, rossa,
anche dopo spento il cannello. Lo stampo poggia sul +, che non può fare
da coperchio perchè è più stretto dello stampo e cade a contatto del bagno.
Sullo stampo metto sopra il coperchio del + e chiudo bene la fornace.
9 maggio , ore sette circa . Estratto lo stampo dalla fornace e riposto al buio
nell’armadio della mia camera. Noto che le scorie sul lingotto sono gialle,
segno di maturità secondo Naxagora. Non manipolerò il lingotto e soprattutto
le scorie prima del tramonto.
RIFLESSIONE: In queste esperienze dopo una prima fase in cui indossavo
i guanti antitaglio, quelli rivestiti di gomma pesante, sto maneggiando spiedi
per agitare , cucchiai a manico lungo e pinze da + a mani nude.
Manipolo anche proprio i materiali a mani nude, tanto il regolo che soprattutto
le feccie. Talvolta queste ultime sembrano leggermente caustiche. Ciò viene
fatto deliberatamente. Non voglio ostacolare in alcun modo eventuali scambi
energetici fra la mia carcassa e il materiale alchemico.
Sempre più spesso le mani mi prudono, e le sento in modo particolare.
Questa sensazione va aumentando, e ciò non è affatto spiacevole, tutt’altro.
ESPERIENZE SUL “REGOLO VENEREO D’ANTIMONIO”
Il 2 giugno 1993 tentato di produrre del regolo venereo d’antimonio, allo scopo
di studiarne le caratteristiche e di vedere anche come Gaia se la cavava a
divorare un partner diverso da quello solito, sopratutto avendo in mente il
massacro degli innocenti, la cibazione, il regime, insomma tutti quei casi in
cui parrebbe si debba nutrire il nostro Dragone.
Dunque ho preparato:
100 grammi abbondanti di rame, parte in laminette vecchie (ibs) e parte in
goccioline del tipo elettrolitico;
220 grammi di Gaia, quasi tutta cruda più una piccola parte di precotto
rimasto dall’anno scorso e dalle esperienze di aprile e maggio di quest’anno.
50 grammi di sale, composto con 20 grammi di nitro e tartaro ana e da soli + 30
grammi di nitro e tartaro + tartaro crudo+ kmno3.
Anche il sale residuato da esperienze precedenti. Una sorta di esperienza
fatta per ripulire la dispensa.
Aria come per la calcinazione precedente, propano 0,6 atm. Tempo ottimo,
luna quasi piena. SARA’ LUNA PIENA ALLE 15, 02 DI VENERDI 4
GIUGNO, QUANDO VI SARA’ UNA ECLISSI TOTALE DI LUNA, NON
VISIBILE DALL’ ITALIA.
Serata magnifica, forse appena appena un pò ventosa. Forno solito rotondo,
con doppio strato di refrattari attorno, crogiolo nuovo mai usato, di tipo medio,
con il solito vecchio coperchio.
Ore 21 e 12 accensione. Ore 21 e 25, rame molto rosso, + giallo, arancio
chiaro.Il rame pare essersi abbassato nel +.
Ore 21 e 30, inserito primo quantitativo di Gaia nel + la reazione sembra meno
viva che con il ferro. Del resto Gaia è una donna, e Venere pure.
Ore 21 e 38. Ol completato caricamento con Gaia. La prima porzione di essa,
formata di pezzi grossi, non tostati ne trattati in alcun modo ha divorato senza
nessun problema Venere: nonostante l’inerzia apparente, la corrosione è stata
subitanea. Riportato il propano a 0, 6 atm.
ore 21 e 46. iniziata la salatura. La reazione è sempre viva come al solito: il
materiale è perfettamente fuso e può essere miscelato benissimo con la verga
d’acciaio.
ore 21 e 54. Ottima fusione. Altro sale, riduco pressione a 0, 4 atm
ore 22 e 02.
cucchiaio.
salatura ultimata. Estratta un pò di scoria per vedere con il
ore 22 e 10. Inserito un poco di Kmno3 per vedere l’effetto. Reazione fiacca.
Iniziati i dieci minuti di riposo di precolata.
ore 22 e 22 colo. COLATA PERFETTA, solo il + è più pesante del previsto e
devo afferrarlo con l’ attizzatoio, perche con la pinza sola da + non riesco a
ghermirlo. Come stampo ho usato quello grande da budino incerato da
molto. E’ la prima volta che lo uso. Non ho tenuto lo stampo in caldo, ma lo
ho esposto all’aria della notte per vedere di impedire la saldatura del regolo
alle pareti.
Mi sembra che lo stampo rimesso nel forno faciliti l’ aderenza.
FORTE, PIACEVOLE PRURITO ALLA MANO SINISTRA IN
PARTICOLARE. GRAN PARTE DELLE MANIPOLAZIONI SONO
STATE FATTE SENZA GUANTI. ALTRE CON I SOLITI GUANTI ANTI
TAGLIO.
Fly UP