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Livelli di Biosicurezza
I livelli di biosicurezza Antonino Di Caro Roma, 14 settembre 2009 I.N.M..I. “Lazzaro Spallanzani” Il rischio biologico nei laboratori • Negli ultimi 100 anni sono stati riportati più di 5000 casi di infezioni acquisite in laboratorio, con un tasso di mortalità di circa il 4% • Sono stati riportati casi aneddotici di infezione con quasi tutti i possibili patogeni, inclusi virus animali. • Negli ultimi 30 anni, prima l’epatite B e poi l’infezione da HIV hanno contribuito a riportare l’attenzione sul problema delle infezioni acquisite in laboratorio, e hanno condotto all’introduzione di pratiche di controllo più stringenti. Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 2 Classificazione • La classificazione in 4 livelli di rischio degli agenti infettivi e delle attività di laboratorio venne per la prima volta introdotta dai Centers for Diseases Control and Prevention, USA, nel 1974 nel manuale: “Classification of Etiologic Agents on the Basis of Hazard” (CDC. Office of Biosafety, 1974 Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 3 Main guidelines Tale suddivisione, ripresa nelle varie edizioni del “Biosafety in Microbiological and Biomedical Laboratories” (BMBL) dei CDC, e nel “Laboratory biosafety manual” del WHO (ultima nel 2004) rappresenta tuttora una linea guida fondamentale per la valutazione e classificazione del potenziale rischio biologico connesso alle varie attività biomediche e microbiologiche svolte in laboratorio Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 4 1. Definitions • The term "containment" is used in describing safe methods for managing infectious materials in the laboratory environment where they are being handled or maintained. • The purpose of containment is to reduce or eliminate exposure of laboratory workers, other persons, and the outside environment to potentially hazardous agents. Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 5 2. Definitions Primary containment, the protection of personnel and the immediate laboratory environment from exposure to infectious agents, is provided by both good microbiological technique and the use of appropriate safety equipment. The use of vaccines may provide an increased level of personal protection. Secondary containment, the protection of the environment external to the laboratory from expo sure to infectious materials, is provided by a combination of facility design and operational practices. Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 6 3. Definitions Safety Equipment (Primary Barriers). Safety equipment includes biological safety cabinets (BSCs), enclosed containers, and other engineering controls designed to remove or minimize exposures to hazardous biological materials. An example of another primary barrier is the safety centrifuge cup, ….. Safety equipment also may include items for personal protection, such as gloves, coats, gowns, shoe covers, boots, respirators, face shields, safety glasses, or goggles. Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 7 4. Definitions Facility Design and Construction (Secondary Barriers). The design and construction of the facility contributes to the laboratory workers’ protection, provides a barrier to protect persons outside the laboratory, and protects persons or animals in the community from infectious agents which may be accidentally released from the laboratory. Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 8 5. Definitions • “Laboratory biosafety” is the term used to describe the containment principles, technologies and practices that are implemented to prevent unintentional exposure to pathogens and toxins, or their accidental release. • “Laboratory biosecurity” refers to institutional and personal security measures designed to prevent the loss, theft, misuse, diversion or intentional release of pathogens and toxins. Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 9 WHO Laboratory biosafety manual, 2004, Third edition • “The World Health Organization (WHO) has long recognized that safety and, in particular, biological safety are important international issues. WHO published the first edition of the Laboratory biosafety manual in 1983.” • “The manual encouraged countries to accept and implement basic concepts in biological safety and to develop national codes of practice for the safe handling of pathogenic microorganisms in laboratories within their geographical borders.” Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 10 WHO Laboratory biosafety manual, 2004, Third edition • “Recent world events have revealed new threats to public health through deliberate misuse and release of microbiological agents and toxins. The last edition of the manual [Laboratory biosafety manual, 2004, Third edition] therefore also introduces biosecurity concepts – the protection of microbiological assets from theft, loss or diversion, which could lead to the inappropriate use of these agents to cause public health harm……” Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 11 Criteri di classificazione The classification in four risk groups is based on the following criteria: • whether the agent is pathogenic for humans or animal; • whether the agent is a hazard to employees; • whether the agent is transmissible to the community; • whether there is effective treatment or prophylaxis available. WHO Laboratory Biosafety Manual, 3 Ed., 2004 Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 12 Gruppo 1 : basso rischio individuale e di comunità (Es: Bacillus subtilis, Escherichia coli) • Microrganismi con scarse probabilità di causare malattia nell’uomo e negli animali Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 13 Gruppo 2 : moderato rischio individuale, basso rischio di comunità (Es: HBV, Salmonelle, Morbillo) •possono causare malattia nell’uomo, anche grave •scarsa probabilità di rappresentare un grave rischio per i laboratoristi, la comunità, l’ambiente o gli animali di allevamento •con scarse probabilità di diffondere nella comunità •di norma sono disponibili efficaci misure di profilassi e/o terapia Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 14 Gruppo 3 : alto rischio individuale, basso rischio di comunità (Mycobatterium tuberculosis, SARS-CoV) •possono causare gravi malattie nell’uomo •costituiscono un importante rischio per gli operatori •possono diffondere nella comunità ma non così efficacemente come gli agenti di gruppo 4 •di norma sono disponibili misure di profilassi e/o terapia Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 15 Gruppo 4 : alto rischio sia individuale che di comunità (Virus Ebola , Vaiolo) • buona/elevata probabilità di causare gravi malattie nell’uomo e/o negli animali • costituiscono un grave rischio per gli operatori • hanno un elevato potenziale di diffusione nella comunità, con trasmissione sia diretta che indiretta • di norma non sono disponibili misure di profilassi e/o terapia Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 16 WHO Laboratory biosafety manual, 2004, Third edition Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 17 Ai vari gruppi di rischio devono necessariamente corrispondere in laboratorio adeguati livelli di “biosicurezza” (BSL 1 - 4) (altre denominazioni PCL 1-4, BL 1-4, P1-4) Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 18 BSL - 1 • Procedure standard – – – – accesso controllato divieto di fumare, mangiare, bere divieto di pipettare con la bocca minimizzare/annullare la possibilità di aerosol e schizzi di materiale – decontaminare i piani di lavoro durante e al termine di ogni seduta – decontaminare strumenti/materiali/rifiuti • Equipaggiamento di sicurezza – abbigliamento di protezione standard • Requisiti della struttura – non caratteristiche specifiche Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 19 • Procedure BSL - 2 – Come BSL-1, più • accesso limitato alle persone autorizzate • segnali di rischio biologico • fare molta attenzione ad aghi e strumenti taglienti • preparare manuale di biosafety specifico per il laboratorio • Equipaggiamento di sicurezza – Come BSL-1, più • cappa di sicurezza (BSC-1 o -2) per la lavorazione di tutti i campioni che possono causare aerosol/schizzi di materiale • obbligatorio l’abbigliamento di protezione (camice di lavoro, guanti, e per alcune procedure maschera e occhiali) • Requisiti strutturali – Come BSL-1, più • Ventilazione meccanica (consigliata) Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 20 • Procedure BSL - 3 – Come BSL-2, più : • • • • accesso severamente controllato (cardkey control) sterilizzazione di indumenti/strumenti di lavoro/rifiuti siero “basale” di tutto il personale Inattivazione di tutto ciò che deve essere manipolato ad un livello di biocontenimento inferiore • Equipaggiamento di sicurezza – Come BSL-2 più • lavoro sempre in cappa di sicurezza (BSC-1 o -2) • Talvolta necessaria la protezione respiratoria • Talvolta prevista la doccia all’uscita dal laboratorio • Requisiti strutturali – Come BSL-2 più • • • • laboratorio con stanza filtro doppia porta d’ingresso Condizionamento separato e aria senza riciclo pressione interna negativa [filtri HEPA (high efficiency particulate air) in uscita] Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 21 Procedure Come BSL-3, più indumenti protettivi prima dell’ingresso doccia all’uscita dal laboratorio Equipaggiamento di sicurezza BSL - 4 Come BSL-3, più tutte le procedure devono essere eseguite in BSC-3, [oppure in BSC-1/-2, indossando in questo caso tute complete a pressione positiva (“scafandro”)] Requisiti strutturali Come BSL-3, più laboratorio separato ciclo d’aria unico, con filtri HEPA sia in entrata che in uscita autoclave a doppia porta Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 22 WHO Laboratory biosafety manual, 2004, Third edition Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 23 Table 3. Summary of biosafety level requirements Biosafety level 1 2 Isolation of laboratory Room sealable for decontamination Ventilation: - inward air flow - mechanical via building system - mechanical, independent - HEPA filtered air exhaust Double-door entry Airlock Airlock with shower Anteroom Anteroom with shower Effluent treatment Autoclave: - on site - in laboratory room - double-ended Bological safety cabinets: - Class I - Class II - Class III 3 4 No No No No Desiderable Yes Yes Yes No No No No No No No No No No Desiderable Desiderable Desiderable No No No No No No No Yes Yes Yes Desiderable Yes No No Yes Desiderable Desiderable Yes No Yes Yes Yes Yes Yes No No Yes Yes No No Yes No Yes Yes Desiderable Yes Yes Yes Yes No Optional Yes No Desiderable Yes Antonino Di Caro - 22 Ottobre 2007 No No Desiderable No Yes, in24 suit labs Yes, in cab labs WHO Laboratory biosafety manual, 2004, Third edition • The assignment of an agent to a biosafety level for laboratory work must be based on a risk assessment. Such an assessment will take the risk group as well as other factors into consideration in establishing the appropriate biosafety level. Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 25 WHO Laboratory biosafety manual, 2004, Third edition • For example, an agent that is assigned to Risk Group 2 may generally require Biosafety Level 2 facilities, equipment, practices and procedures for safe conduct of work. • However, if particular experiments require the generation of high-concentration aerosols, then BiosafetyLevel 3 may be more appropriate to provide the necessary degree of safety, since it ensures superior containment of aerosols in the laboratory workplace. Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 26 WHO Laboratory biosafety manual, 2004, Third edition • “Thus, the assignment of a biosafety level takes into consideration the organism (pathogenic agent) used, the facilities available, and the equipment practices and procedures required to conduct work safely in the laboratory.” Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 27 WHO Laboratory biosafety manual, 2004, Third edition • The laboratory director or principal investigator is responsible for ensuring that adequate and timely risk assessments are performed,….. • Once performed, risk assessments should be reviewed routinely and revised when necessary, taking into consideration the acquisition of new data having a bearing on the degree of risk and other relevant new information from the scientific literature. Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 28 WHO Laboratory biosafety manual, 2004, Third edition Simple reference to the risk grouping for a particular agent is insufficient in the conduct of a risk assessment. Other factors that should be considered, as appropriate, include: 1. Pathogenicity of the agent and infectious dose 2. Potential outcome of exposure 3. Natural route of infection 4. Other routes of infection, resulting from laboratory manipulations (parenteral, airborne, ingestion) 5. Stability of the agent in the environment 6. Concentration of the agent and volume of concentrated material to be manipulated 7. Presence of a suitable host (human or animal) Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 29 WHO Laboratory biosafety manual, 2004, Third edition 8. Information available from animal studies and reports of laboratory-acquired infections or clinical reports 9. Laboratory activity planned (sonication, aerosolization, centrifugation, etc.) 10. Any genetic manipulation of the organism that may extend the host range of the agent or alter the agent’s sensitivity to known, effective treatment regimens 11. Local availability of effective prophylaxis or therapeutic interventions. Antonino Di Caro - 14 settembre 2009 30 Scheda di valutazione del rischio microbiologico Agente patogeno: Virus Dengue, appartenente alla famiglia delle Flaviviridae ed al genere dei Flavivirus. Di questo virus, esistono quattro sierotipi differenti: DEN-1, DEN-2, DEN-3, DEN4. Patogenicità e dose infettante dell'agente: Patogeno per l'uomo; non è nota la dose infettante. Potenziali conseguenze dell'esposizione: Esistono due manifestazioni cliniche da infezione da parte del virus dengue: la dengue febbrile classica la dengue febbrile emorragica Dengue febbrile classica Nel bambino la dengue compare con faringite, rinite, febbre, tosse e talvolta sintomi gastrointestinali. Nei bambini più grandicelli e negli adulti la malattia esordisce con febbre elevata, cefalea, dolore retroorbitario, mialgie ed artralgie. Si può avere arrossamento del viso con iperemia congiuntivale ed edema palpebrale. Tra il secondo ed il sesto giorno di malattia possono sopraggiungere altre manifestazioni: nausea, vomito, alterazioni del gusto ed anoressia, linfoadenopatia, iperestesia cutanea ed edema palmare. Successivamente può comparire un rash cutaneo morbilliforme che non interessa mani e piedi e che dura 1-5 giorni. Talvolta la malattia decorre in maniera bifasica e può riaversi comparsa della febbre e dell'esantema. Dengue febbrile emorragica È una manifestazione clinica potenzialmente letale che compare in persone che hanno già presenti anticorpi non neutralizzanti. Questi possono essere bambini che hanno anticorpi ottenuti dalla madre o persone che hanno già subito un'infezione da un virus della dengue ma che vengono reinfettati da un nuovo virus sierologicamente differente. 31 INMI - 14 dicembre 2006 Tali anticorpi formano con il virus degli immunocomplessi che determinano rilascio di mediatori flogistici (es: IFN-γ, IL-2, e TNF-α) i quali stimolano l'attivazione della cascata complementare e coagulativa e conseguente aumento della permeabilità vascolare. La malattia esordisce con febbre alta e segni e sintomi tipici della dengue febbrile classica. La febbre può continuare anche per molti giorni e può raggiungere anche i 40-41 °C e comportare comparsa di convulsioni febbrili. Dopo 2-5 giorni si aggiungono: astenia ingravescente, sudorazione, tachicardia e tachipnea, ipotensione e fenomeni emorragici. Questi possono andare da petecchie sparse ed ecchimosi, fino a fenomeni più importanti quali emorragie gastrointestinali, ingrossamento del fegato e collasso cardiocircolatorio. Nei casi più seri, dopo pochi giorni dalla comparsa della febbre si può avere un rapido crollo della temperatura e collasso cardiocircolatorio massiccio che può portare a morte entro 12-24 ore. Il periodo di incubazione è di 2-7 giorni. Vie naturali di infezione: trasmesso all'uomo attraverso la puntura della zanzara Aedes aegypti (occasionalmente Aedes albopictus). La malattia è trasmissibile anche ai primati attraverso zanzare forestali. Descritta la trasmissione verticale solo nelle zanzare vettore. Altre potenziali vie di trasmissione dovute alle sue manipolazioni in laboratorio: non specificamente documentate, ipotizzabile trasmissione per contatto, inalazione, inoculazione Persistenza dell'agente nell'ambiente: non documentata Concentrazione dell'agente e volume di materiale concentrato da manipolare: in coltura sulle Vero E6 raggiunge titoli di circa 105, alcuni tipi crescono male e no superano la concentrazione di 103, i volumi non eccedono di norma 6 ml per l’isolamento e 15 ml per la preparazione di vetrini; in esperimenti di produzione di lisato virale si possono INMI - 14 ml dicembre 2006 ultimo 32 manipolare 100 o più di questo Presenza di ospiti recettivi (umani o animali): uomo Disponibilità di informazioni relative a studi sugli animali, o descrizione di casi clinici o segnalazioni di infezioni acquisite in laboratorio: nella bibliografia del Collins (1) sono riportati 2 lavori relativi ad infezioni associate alle attività di laboratorio, con un totale di 7 casi; il lavoro più recente è del 1976; su PubMed risulta un altro lavoro del 1982 (2). Sono state comunque recentemente descritti due episodi di trasmissione nosocomiale avvenuti per via mucocutanea e per puntura (3). Tipologia delle attività di laboratorio previste (sonicazione, generazione di aerosol, centrifugazione, etc.): Centrifugazione, sieronetralizzazione e coltura cellulare (pipettaggio), spotting per preparazione vetrini Qualunque manipolazione genetica dell'agente che ne possa ampliare lo spettro d'ospite o ridurre l'efficacia dei trattamenti terapeutici conosciuti: non documentata Disponibilità in loco di efficaci misure profilattiche o terapeutiche: Non esiste, al momento, un trattamento specifico per la dengue ma una terapia di supporto. È importante controllare il bilancio idrico ed elettrolitico e ricorrere, nel caso, ad infusione di espansori plasmatici (plasma expander) o soluzioni elettrolitiche. Ciò in genere determina una buona risposta in persone in stato di shock da dengue. È importante, anche durante la dengue febbrile classica, controllare la temperatura corporea in quanto, se troppo alta, può scatenare convulsioni. Per far abbassare la temperatura si sconsiglia l'uso di salicilati (come l'aspirina) che possono favorire la comparsa di sanguinamento e di sindrome di Reye. Si può utilizzare il paracetamolo seguendo, tuttavia, accortezze nei dosaggi a seconda dell'età del malato: <1 anno 60 mg/dose 1-3 anni 60-120 mg/dose 3-6 anni 120 mg/dose 6-12 anni 240 mg/dose INMI - 14 dicembre 2006 33 Si consiglia, inoltre, di non somministrare più di sei dosi di paracetamolo in 24 h. In caso di imponente sanguinamento si può ricorrere alla trasfusione di sangue Attualmente esistono vaccini tetravalenti viventi attenuati solamente in fase sperimentale. Purtroppo, l’aver contratto la dengue protegge la persona solo contro il virus che l’ha causata ma non contro gli altri tre tipi virali. Linee guida nazionali/internazionali: Ecds, Ministero salute; Direttiva 2000/54/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio - 18 settembre 2000 relativa alla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un'esposizione ad agenti biologici durante il lavoro (settima direttiva particolare ai sensi dell'articolo 16, paragrafo 1, della direttiva 89/391/CE Gazzetta Ufficiale Comunità Europea L 262/21 del 17.10.2000) http://europa.eu.int/eur-lex/pri/it/oj/dat/2000/l_262/l_26220001017it00210045.pdf Classificazione delle attività: Indagini sierologiche e molecolari : BL2 (inattivazione virus proveniente da colture di tessuto in BL3). Isolamento virale, neutralizzazione, preparazione reattivi, esperimenti che comportino crescita su colture di tessuto: BL3 fino ad un volume di 100 ml, BL3 con protezione respiratoria e occhiali per volumi superiori (in questo ultimo caso le attività devono essere obbligatoriamente effettuate in coppia). Bibliografia: Collins CH, Kennedy DA. Laboratory-acquired infections. In: Laboratory-acquired infections: history, incidence, causes and preventions. Oxford, UK: Butterworth-Heinemann, 1999; 1-37. Pike RM Laboratory-associated infections: summary and analysis of 3921 cases. - Health Lab Sci, 1976. Chen Lh, Wilson ME. Transmission of Dengue virus without a mosquito vector: nosocomial mucocutaneous transmission and other routes of transmission. Clin. Infect. Dis. 2004; 39: 56-60. INMI - 14 dicembre 2006 34 Altre fonti: Fields Virology Melnick JL, Curnen EC, Sabin AB. Accidental laboratory infection with dengue virus. Proc Soc Exp Biol Med 1948; 68: 198-200 Okunyo Y et al . Serological studies on a case of laboratory dengue infection. Biken J 1982; 25: 163. WHO. Vector borne viral infection. Dengue. Consultabile su: http://www.who.int/vaccine_research/diseases/vector/en/index.html WHO. Dengue and dengue hemorragic fever facts sheet. Consultabile su : http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs117/en/ Autore: Licia Bordi e Antonino Di Caro Ultima revisione : 07/12/2006 INMI - 14 dicembre 2006 35 Altre classificazioni 1 Accanto a questa classificazione, che tiene in particolare considerazione la pericolosità degli agenti patogeni in un ambiente controllato, quali sono i laboratori, esistono altre classificazioni di “uso comune”. Tra queste le più importanti sono classificazione ai fini bioterroristici e quella ai fini del trasporto dei campioni biologici. Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 36 Altre classificazioni 2 La classificazione a fini Bioterroristici è mirata al possibile utilizzo dei microrganismi come armi da guerra, e tiene conto, oltre che della loro pericolosità, della possibilità di poterli trasformare “in arma”. Ad esempio resistenza ambientale, diffusibilità per via aerea, assenza di sistemi di difesa, etc. Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 37 Altre classificazioni 3 La classificazione ai fini del trasporto tiene conto in particolare della salute del personale ad esso addetto in caso di incidenti che causino il rilascio degli agenti. Tiene conto oltre che della pericolosità degli agenti anche della loro resistenza ambientale e delle quantità presenti. Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 38 Laboratorio BSL3/BSL4 nel padiglione “Del Vecchio” Internal corridor 0 0 0 -33 BSL4 area -5 -33 -10 -15 -50 Esterno Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 39 Stanza n.4 spogliatoio Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 40 Corridoio e computer di controllo delle pressioni nei vari locali ed altri allarmi Antonino Di Caro – 16 Dicembre 2008 41 Corridoio lato autoclave Antonino Di Caro – 16 Dicembre 2008 42 Display pressione e pulsante di allarme Antonino Di Caro – 16 Dicembre 2008 43 Vista dell’area BSL3 st.8 dalla finestra di ispezione che dà sul corridoio Antonino Di Caro – 16 Dicembre 2008 44 Vista dell’area BSL3 st.9 dalla finestra di ispezione Antonino Di Caro – 16 Dicembre 2008 45 Vista dell’area BSL4 dalla finestra di ispezione che dà sul corridoio Antonino Di Caro – 16 Dicembre 2008 46 Doccia chimica, laboratorio del Padiglione “Del Vecchio” Antonino Di Caro – 16 Dicembre 2008 47 Biological Safety Cabinet Class III, laboratorio del Padiglione “Del Vecchio” Antonino Di Caro – 16 Dicembre 2008 48 Detection of Orthopoxvirus by LightCycler PCR Antonino Di Caro - 22 Ottobre 2007 49 Prevenzione, sorveglianza e controllo delle infezioni in laboratorio •Misure colletive: livello BSL •DPI •Selezione: idoneità, esami di laboratorio, prelievo “tempo 0” •Formazione e addestramento: protocolli, procedure; audit/indagini/ispezioni •Prevenzione primaria: vaccinazioni •Profilassi post-esposizione (attiva o passiva o farmacologica) •Sorveglianza clinica/laboratorio: segnalazione attiva e diagnosi rapida •Quarantena/Contumacia •Trattamento Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 50 I.N.M.I. L. Spallanzani IRCCS PROCEDURA GENERALE per le attività nei laboratori di biosicurezza BL3/4 P.G. 01 Rev. 2 Pag. 1 di 19 Istituto Nazionale per le Malattie Infettive "L. SPALLANZANI" - IRCCS Rev 2. Approvata dal Comitato Interno per la Biosicurezza Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 51 I.N.M.I. L. Spallanzani IRCCS PROCEDURA GENERALE per le attività nei laboratori di biosicurezza BL3/4 P.G. 01 Rev. 2 Pag. 1 di 19 INDICE Parte generale ELENCO DEI LABORATORI, LOCALIZZAZIONE E RELATIVO LIVELLO DI BIOSICUREZZA PERSONALE AUTORIZZATO E CONTROLLI SANITARI PERCORSI E PROCEDURE PULIZIA E SANIFICAZIONE PROCEDURE DI SMALTIMENTO DEI RIFIUTI PROCEDURE DI EMERGENZA IN CASO DI CONTAMINAZIONE BIOLOGICA 6.1. Principi generali in caso di incidente grave 6.2. Procedure in casi di contaminazione di superfici all’interno del laboratorio 6.3. Procedure in caso di spandimento di materiale infetto all’interno della cappa 6.4. Procedure in caso di esposizione dell’operatore e misure di profilassi 6.5. Procedure in altri casi particolari Antonino Di Caro – 16 Dicembre 2008 52 REGISTRO degli esposti ad agenti di classe 3 e 4 Laboratori Biosicurezza CIB 33-05 Mese …………… Nome operatore Periodo esposizione Dal Al Attività* Microrganismo tizia C TBC caia C HPAI INFLUENZA AVIARIA sempronia C SARS ecc, ecc C HIV ecc, ecc C+S+P SARS/M arburg ecc, ecc C+S W N / TBE/JEV ecc, ecc C DENGUE *= P: preparazione campioni clinici; C: colture; S: preparazione stock virali; A: altro Antonino Di Caro – 16 Dicembre 2008 53 Istituto Nazionale per le Malattie Infettive "L. SPALLANZANI" IRCCS PROCEDURA PER LA SORVEGLIANZA SANITARIA DEGLI OPERATORI ESPOSTI AL SARS CoV Aggiornamento: Roma 25 dicembre2003 Antonino Di Caro – 16 Dicembre 2008 54 Sorveglianza sanitaria 1 In mancanza di trasmissione ed in aree non endemiche: • Allerta per i cluster (pazienti, operatori, visitatori con patologia compatibile insorta a <= 10 giorni di distanza) • Controllo personale che manipola il SARSCoV “vivo”. Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 55 Sorveglianza sanitaria 2 • Segnalare prontamente ogni caso di esposizione “senza protezioni” • Non recarsi al lavoro in presenza di sintomatologia febbrile (>= 37.5 °C) • Registrazione degli esposti (laboratorio BSL-3) • Segnalazione inizio sintomatologia clinica compatibile Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 56 Istituto Nazionale per le Malattie Infettive "L. SPALLANZANI" IRCCS PROCEDURA PER LA SORVEGLIANZA SANITARIA DEGLI OPERATORI ESPOSTI AL VIRUS INFLUENZALE HPAI-H5N1 Roma 15 agosto 2005 Antonino Di Caro – 16 Dicembre 2008 57 Selezione di regole specifiche per i vari livelli di biosicurezza Antonino Di Caro – 16 Dicembre 2008 58 Code of practice BL1 and 2 • Personnel must wash their hands after handling infectious materials and animals, and before they leave the laboratory working areas. • Safety glasses, face shields (visors) or other protective devices must be worn when it is necessary to protect the eyes and face from splashes, impacting objects and sources of artificial ultraviolet radiation. • It is prohibited to wear protective laboratory clothing outside the laboratory, …. • Open-toed footwear must not be worn in laboratories. Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 59 Code of practice BL3 • …..The removal of street clothing and change into dedicated laboratory clothing may be warranted when working with certain agents…….. • Respiratory protective equipment may be necessary for some laboratory procedures… Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 60 1. Code of practice BL4 1. The two-person rule should apply, whereby no individual ever works alone. This isparticularly important if working in a Biosafety Level 4 suit facility. 2. A complete change of clothing and shoes is required prior to entering and upon exiting the laboratory. Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 61 2. Code of practice BL4 3. Personnel must be trained in emergency extraction procedures in the event of personnel injury or illness. 4. A method of communication for routine and emergency contacts must be established between personnel working within the maximum containment laboratory – Biosafety Level 4 and support personnel outside the laboratory. Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 62 Health and medical surveillance BL 2 The employing authority, through the laboratory director, is responsible for ensuring that there is adequate surveillance of the health of laboratory personnel. The objective of such surveillance is to monitor for occupationally acquired diseases. Appropriate activities to achieve these objectives are: 1. Provision of active or passive immunization where indicated 2. Facilitation of the early detection of laboratory-acquired infections 3. Exclusion of highly susceptible individuals (e.g. pregnant women or immunocompromised individuals) from highly hazardous laboratory work 4. Provision of effective personal protective equipment and procedures. Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 63 Surveillance of laboratory workers handling microorganisms at Biosafety Level 2 2. Records of illness and absence should be kept by the laboratory management. Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 64 Surveillance of laboratory workers handling microorganisms at Biosafety Level 3 • After a satisfactory clinical assessment, the examinee may be provided with a medical contact card stating that he or she is employed in afacility with a containment laboratory – Biosafety Level 3. • This card should include a picture of the card holder, be wallet-sized, and always be carried by the holder. • The name(s) of the contact persons to be entered will need to be agreed locally….. Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 65 Certificazione dei laboratori • Un apposito capitolo del manuale del WHO è dedicato alla certificazione dei labortori e sono descritti dei modelli “form” per l’esecuzione di visite ispettive ai laboratori di livello 1,2 e 3 Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 66 WHO Laboratory biosafety manual, 2004, Third edition, Part II Laboratory biosecurity Effective biosafety practices are the very foundation of laboratory biosecurity activities. Through risk assessments [biosecurity risk assessment], performed as an integral part of an institution’s biosafety programme, information is gathered regarding the type of organisms available, their physical location, the personnel who require access to them, and the identification of those responsible for them. Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 67 WHO Laboratory biosafety manual, 2004, Third edition, Part II Laboratory biosecurity • A specific laboratory biosecurity programme must be prepared and implemented for each facility according to the requirements of the facility, the type of laboratory work conducted, and the local conditions. Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 68 WHO Laboratory biosafety manual, 2004, Third edition, Part II Laboratory biosecurity • Laboratory biosecurity measures should be based on a comprehensive programme of accountability for pathogens and toxins that includes an updated inventory with storage location, identification of personnel with access, description of use, documentation of internal and external transfers within and between facilities, and any inactivation and/or disposal of the materials. Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 69 WHO Laboratory biosafety manual, 2004, Third edition, Part II Laboratory biosecurity • Laboratory biosecurity training, distinct from laboratory biosafety training, should be provided to all personnel. • Such training should help personnel understand the need for protection of such materials and the rationale for the specific biosecurity measures, and should include a review of relevant national standards and institutionspecific procedures. • Procedures describing the security roles and responsibilities of personnel in the event of a security infraction should also be presented during training. Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 70 WHO Laboratory biosafety manual, 2004, Third edition, Part II Laboratory biosecurity • The professional and ethical suitability for working with dangerous pathogens of all personnel who have regular authorized access to sensitive materials is also central to effective laboratory biosecurity activities. Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 71 WHO Laboratory biosafety manual, 2004, Third edition, Part II Laboratory biosecurity • In summary, security precautions should become a routine part of laboratory work, just as have aseptic techniques and other safe microbiological practices. • Laboratory biosecurity measures should not hinder the efficient sharing of reference materials, clinical and epidemiological specimens and related information necessary for clinical or public health investigations. Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 72 Biosafety procedures Nature of the BSL-4 Suit laboratory □ Yes □ No Glove box □ Yes □ No Prerequisites for work under BSL-4-conditions Personnel: BSL-3 experience required before starting BSL-4 training training required before autonomous work in the BSL-4 lab □ Yes □ No □ Yes □ No ____ hours worked under BSL-4 conditions ____ entries/exits medical examination (Exclusion criteria ___________________________) Organisational Persons required outside the BSL-4-lab (for emergencies) □ Yes □ No Safety tests (negative pressure, breathing air, etc..) required before anybody enters □ Yes □ No Tests required_________________________ Total number of persons to work simultaneously in the BSL-4 number______________ Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 73 Emergencies emergency shower manually automated □ Yes □ Yes □ No □ No special emergency exit □ Yes □ No emergency exit at: breathing air failure (first line) □ Yes fire □ Yes negative pressure loss □ Yes outside events □ Yes others ____________________________ □ No □ No □ No □ No Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 74 Standard operational practices (SOP) Animal experiments □ Yes □ No different species at the same time allowed □ Yes □ No different viruses at the same time allowed in one animal species □ Yes □ No Number of viruses ___________ multiple viruses at the same time allowed in multiple animals species Number of animal species___________ Number of viruses _____________ Cell culture experiments dedicated hood for each virus species multiple viruses at the same time 1 virus per incubator only different viruses per incubator □ Yes □ No □ Yes □ No □ Yes □ No □ Yes □ No number____________ Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 75 – Decontamination procedures – disinfectant used » shower _________________ » bench _________________ » hood _________________ – room disinfection » formalin » selective decontamination □ Yes □ Yes □ No □ No – Samples that are heat labile: allowed to be removed from the lab after decontamination? □ Yes □ No If yes, which method: – Protein samples » Samples for immunofluorescence ______ » Samples for Western blot _______ – DNA genomic material » Method used______________ – PCR products » Method used______________ – RNA genomic material » Infectious genomic RNA » Method used______________ » Non infectious genomic RNA » Method used______________ Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 □ Yes □ No □ Yes □ No □ Yes □ No □ Yes □ No 76 • Regulations for work under BSL-4-conditions – – – – – – – – 2 persons at the same time, mandatory □ Yes video surveillance □ Yes radio connection □ Yes fever screening □ Yes verticality sensor □ Yes regular medical examination □ Yes pregnancy precludes BSL-4 entry □ Yes Health problems precluding work under BSL-4 □ Yes ------------------------------------------------- □ No □ No □ No □ No □ No □ No □ No □ No • Building – Negative pressure ____ pa Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 77 Grazie per l’attenzione Antonino Di Caro – 14 settembre 2009 78