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marcovaldo - Liceo Daniele Crespi

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marcovaldo - Liceo Daniele Crespi
Calvino ha pubblicato questo libro nel 1963. Egli
aveva già compreso l’impatto che l’uomo avrebbe
avuto sull’ambiente negli anni seguenti.
“ Marcovaldo è costretto a vivere in un mondo che
non sente più suo.
Nelle città, le trasformazioni sono evidenti;
sempre meno persone si accorgono della natura
che cambia e delle stagioni che si rinnovano.
L’ambiente delle grandi città si è trasformato:
dove prima c’erano spazi verdi ora c’è solo grigio
e tristezza, dove una volta c’era un paesaggio
incontaminato ora ci sono solo strade e grandi
caseggiati… E Marcovaldo si trova imprigionato
proprio in questo mondo che sembra aver perso
ogni colore …
Primavera
“Aveva questo Marcovaldo
un occhio poco adatto alla
vita di città: cartelli,
semafori, vetrine, insegne
luminose, manifesti, per
studiati che fossero a
colpire l’attenzione, mai
fermavano il suo sguardo
che pareva scorrere sulle
sabbie del deserto. Invece,
una foglia che ingiallisse
sul ramo, una piuma che
si impigliasse ad una
tegola, non gli sfuggivano
mai…”
(Primavera, Funghi in città)
Estate
“Marcovaldo a
guardare quella
stretta riva di luna
tagliata là tra ombra
e luce, provava una
nostalgia come di
raggiungere una
spiaggia remota
miracolosamente
rimasta soleggiata
(Estate, Luna e Gnac)
nella notte.”
Autunno
“Ma già ormai da più
generazioni i felini domestici
sono prigionieri di una città
inabitabile: le vie
ininterrottamente sono corse
dal traffico mortale delle
macchine schiaccia gatti; in
ogni metro quadrato di
terreno dove s’apriva un
giardino o una area sgombra
o i ruderi di una vecchia
demolizione ora torreggiano
condomini, caseggiati
popolari, grattacieli nuovi
fiammanti”
(Autunno, Il giardino dei gatti ostinati)
Inverno
“Ai lati dell’autostrada, i
bambini videro il bosco: una
folta vegetazione di strani
alberi copriva la vista della
pianura. Avevano i tronchi fini
fini, dritti o obliqui; e chiome
piatte e estese, dalle più strane
forme e dai più strani colori,
quando un’auto passando le
illuminava con i fanali. Rami
a forma di dentifricio, di
faccia, di formaggio, di mano,
di rasoio, di bottiglia, di
mucca, di pneumatico,
costellate da un fogliame di
lettere dell’alfabeto.”
(Inverno, Il bosco sull’autostrada)
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