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Amami tu Signore
Maria corse da Simone e dall’altro discepolo, che Gesù amava… Correvano insieme Pietro e Giovanni… Che bisogno c’era di correre? Perché tutti corrono nel mattino di Pasqua? Tutto ciò che riguarda Gesù non sopporta mediocrità, merita la fretta dell’amore: l’amore ha sempre fretta, è sempre in ritardo sul bisogno di comunione. Chi ama è sempre in ritardo sulla fame di abbracci. Corrono, sospinti da un cuore in tumulto. La vita urge, preme, ha fretta di rotolare via i macigni dall’imboccatura del cuore. E’ un’ansia illogica di qualcosa d’impossibile. “Chi non osa sperare l’insperabile non lo raggiungerà” (Eraclito) Un detto medievale afferma: i sapienti camminano, i giusti corrono, solo gli innamorati volano. Chi ama ed è amato capisce di più, capisce prima, capisce più a fondo. Giovanni, il discepolo che Gesù amava, arriva per primo a capire il significato della risurrezione. Proprio perché il lasciarsi amare da Dio, accogliere l’amore, questo amore passivo, è gravido delle rivelazioni più alte. Allora, in questo giorno, amami tu, Signore. Anche se non sono amabile, anche se sono povero e ti amo poco, anche se non lo merito, amami tu, Signore. Quando non ho voglia di amarti, quando ho paura e fuggo, quando nessuno mi ama, amami tu, Signore. E correrò, come Giovanni; mi volterò verso di te, come Maria; brucerà il cuore, come ai due di Emmaus.