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tecniche cooperative
Istituto Comprensivo di Sorbolo -Pr-
La classe inclusiva
Iniziativa laboratoriale di formazione
20.11.2013
«Le tecniche cooperative»
Isabella Ruffini
Isabella Ruffini
STRUTTURAZIONE DELLA LEZIONE
 Dagli autori delle tecniche cooperative
(Johnson & Johnson – Kaye)
 Analisi delle tecniche:
- Jigsaw
- Brainstorming
- Peer tutoring
- Think pair share
 Suggerimenti operativi per la messa in atto del
laboratorio
Isabella Ruffini
Indice della lezione precedente:
 dalla scolaresca alla classe: lavoro d’aula
finalizzato alla creazione di gruppi
d’apprendimento (classe)
 stabilire belle relazioni
 la speciale normalità delle classi odierne: la
riconduzione dello sviluppo relazionale per
l’inclusione
 misuriamo le relazioni presenti in classe: test
sociometrico e sociogramma
Isabella Ruffini
Perché adottare il cooperative
learning?
Risultati scolastici più elevati
Più alti livelli di autostima
Maggiori competenze sociali
Una più approfondita acquisizione di
contenuti
Si accresce la capacità di ragionamento critico
Preparazione all’ambiente del lavoro
Isabella Ruffini
L’apprendimento cooperativo è:
• Apprendimento = acquisizione di
conoscenze/abilità
• Cooperativo = condivisione opinioni, decisioni
SCOPO:
 giungere a qualcosa di nuovo
Isabella Ruffini
L’apprendimento cooperativo si
contrappone alla lezione tradizionale:
centralità dell’insegnante
conduzione didattica rivolta alla classe intera
Chi favorisce?
Gli studenti più dotati, anche se l’attenzione e
l’interesse difficilmente è sostenibile per più di
15 minuti!
Isabella Ruffini
L’apprendimento cooperativo non è
apprendimento collaborativo
 Apprendimento collaborativo:
gruppo di persone impegnate per un
obiettivo comune tipico del mondo del lavoro
(es. team, équipe, community).
 Apprendimento cooperativo:
gruppo di studenti impegnati per un obiettivo
comune tipico del mondo scuola.
Isabella Ruffini
I segni costitutivi che distinguono il CL dal normale
lavoro di gruppo sono:
• Finalità comune
(accordo su obiettivi da perseguire attraverso l’adozione di
valori comuni)
• Interdipendenza positiva
(i membri del gruppo fanno affidamento gli uni sugli altri per
raggiungere lo scopo. Se qualcuno nel gruppo non fa la propria
parte, anche gli altri ne subiscono le conseguenze)
• Responsabilità individuale
(tutti gli studenti di un gruppo devono rendere conto sia della
propria parte di lavoro sia di quanto hanno appreso dagli altri)
• Interazione faccia a faccia
(verificare gli uni con gli altri la catena del ragionamento, le
conclusioni, i dubbi, ….)
Isabella Ruffini
• Uso appropriato delle abilità nella
collaborazione
(gli studenti nel gruppo vengono incoraggiati a sviluppare la
fiducia nelle proprie capacità, la comunicazione, la gestione
dei conflitti nei rapporti interpersonali)
• Valutazione finale del lavoro
(i membri, periodicamente, valutano l’efficacia del loro lavoro
e il funzionamento del gruppo e individuano i cambiamenti
necessari per migliorarne l’efficienza)
Isabella Ruffini
Alcuni segnali di attenzione:
• la negoziazione di questa metodologia con la
classe (non può essere imposta);
• la disponibilità degli studenti più bravi a
praticarlo;
• la motivazione al lavoro di gruppo.
Isabella Ruffini
La dimensione del gruppo
Si consiglia la costituzione di piccoli gruppi
perché così tutti sono protagonisti
(di norma i gruppi con 4 studenti sono quelli che
funzionano meglio):
più il gruppo è numeroso maggiore è il tempo
richiesto per questa pratica;
 il contenuto da sviluppare diventa troppo
frammentabile.
Isabella Ruffini
La composizione del gruppo
E’ bene che sia vigente il principio
dell’eterogeneità con:
livelli misti di abilità
(gli studenti più deboli hanno il beneficio di essere aiutati dai
loro compagni maggiormente dotati e gli studenti più
preparati ne traggono anch’essi il vantaggio di imparare
insegnando)
Livelli misti di sesso e nazionalità
Isabella Ruffini
La tipologia del CL
Si distinguono 3 tipi :
 Informale
(gruppo pensato per il tempo di una lezione)
 Formale
(la durata va dal tempo di una lezione ad alcune
settimane)
 Di base
(ha la durata di un anno scolastico)
Per tutti e tre i casi i risultati didattici sono
EFFICACI
Isabella Ruffini
Il ruolo del docente
Forma i gruppi
(in genere si usa fare una prova scritta e usare
i risultati come indicatori di abilità)
E’ sempre il docente che propone i problemi
da risolvere
Fissa i tempi
Fornisce spunti
Stabilisce chi deve rispondere
Isabella Ruffini
La resistenza degli studenti
 E’ spesso all’inizio che alcuni studenti
mostrano sfiducia verso questo approccio
 Ogni studente ha il proprio stile di
apprendimento e nessun approccio può
essere ottimale per tutti
Isabella Ruffini
Interviene il docente spiegando:
 I benefici di questa pratica con la possibilità di
voti più alti
 A metà e non prima di essa chiedere agli
studenti il parere sul funzionamento del loro
gruppo
Isabella Ruffini
Sciogliere e riformare il gruppo
Talvolta uno studente rifiuta di cooperare, spesso è
assente agli incontri del gruppo, arriva agli incontri
impreparato.
Se il membro non cooperativo non cambia il suo
comportamento, deve essere espulso dal gruppo e
trovare un altro gruppo disposto ad accettarlo come
quarto membro.
In genere molto raramente un gruppo si scioglie, di
solito gli studenti risolvono i problemi tra loro o con
l’aiuto dell’insegnante.
Isabella Ruffini
La valutazione dei contenuti
Le prove di verifica sono individuali
Naturalmente cercheremo di scoraggiare la
pratica del copiare per quanto possibile, ad
esempio assegnando i posti nella prova scritta
con il criterio di tenere lontani tra loro i membri
dello stesso gruppo.
Isabella Ruffini
La valutazione del funzionamento
del gruppo
Periodicamente ad ogni membro del gruppo
dovrebbe essere richiesto di rispondere per
iscritto a 3 domande:
1) Che cosa come gruppo riusciamo a fare
bene?
2) Che cosa potremmo fare meglio?
3) C’è qualcosa che in futuro potremmo fare in
modo differente?
Isabella Ruffini
Le quattro espressioni del
cooperative-learning formale
• Jigsaw
(puzzle)
• Brainstorming
(pensare insieme)
• Peer tutoring
(tutoraggio tra pari)
• Think pair share
(coppia che ragiona insieme)
Isabella Ruffini
Jigsaw
(puzzle)
Questa tecnica incoraggia:
 ascolto
(è da esso che dipende l’accesso al materiale
di studio)
 corresponsabilità
(imparare adeguatamente la propria parte)
Isabella Ruffini
Può essere realizzato seguendo questi semplici
passi:
1) dividere gli studenti in gruppi da 4-5.
Ogni gruppo dovrebbe essere eterogeneo;
2) scegliere un alunno per gruppo come
responsabile (in genere il più maturo);
3) dividere la lezione del giorno in 4-5 segmenti;
4) assegnare ad ognuno una parte da imparare
e assicurarsi che abbiano accesso solo alle
proprie informazioni;
Isabella Ruffini
5) formare «gruppi di esperti» temporanei
unendo tra loro studenti che hanno la stessa
parte (dare agli esperti tempo per discutere dei punti
essenziali del loro paragrafo e per ripetere la presentazione che
faranno al gruppo);
6) far tornare gli esperti al loro «gruppo casa»;
7) chiedere ad ognuno di presentare la propria
parte nel gruppo (incoraggiare gli altri a fare domande);
Isabella Ruffini
8) girare tra i gruppi osservando i processi, se
sorgono problemi (membro che domina sugli altri oppure
membro che non fa nulla) intervenire o lasciare che
venga fatto dal responsabile del gruppo;
9) alla fine della sessione di lavoro dare un breve
compito di verifica.
Isabella Ruffini
Esempio
Imparare il secondo conflitto mondiale
 Assegnazione degli argomenti per ogni membro
dei gruppi
Sara: responsabile della ricerca relativa alla nascita
del potere di Hitler
Matteo: i campi di concentramento
Andrea: l’entrata in guerra del Giappone
Elisa: il ruolo dell’Unione Sovietica
Isabella Ruffini
Gli alunni «esperti» hanno la stessa tematica
(raccolgono informazioni, compiono
approfondimenti)
Ogni relatore cura l’esposizione
Rientrati nel «gruppo casa» insegnano ai
compagni ciò di cui sono diventati
«specialisti»
Isabella Ruffini
Brainstorming
(Pensare insieme)
Questa tecnica stimola:
spontaneità e creatività
(non è da confondere con la confusione o la
disorganizzazione perché si giunge a un
risultato)
Isabella Ruffini
I passaggi sono i seguenti:
1) chiarire lo scopo del lavoro e su quale tema si
deve esprimere un’idea;
2) nominare un moderatore (in un primo tempo
l’insegnante, gradatamente uno studente a
turno);
3) tutti i presenti hanno 2-3 minuti per scrivere
in silenzio alcune idee su un foglietto;
4) ciascuno enuncia la sua idea preferita fra
quelle scritte, il moderatore segna tutte le
idee;
Isabella Ruffini
5) si numerano le idee ritenute prioritarie, si
eliminano le idee uguali e si raggruppano le simili.
In ogni fase ci sono regole precise da rispettare:
qualsiasi contributo è da ritenere valido (anche le
idee ritenute confuse o strane);
il giudizio deve essere sospeso (non valutare le
idee nell’immediato perché verranno riprese
nella fase di valutazione).
Isabella Ruffini
Esempio
Festa di Primavera
La scuola ha indetto una festa di Primavera e
ha bisogno di giochi di animazione
Ogni studente inventa e organizza un gioco
definendo 5 regole e la procedura di
esecuzione
Il gioco sarà proposto agli altri bambini della
scuola
Isabella Ruffini
PEER TUTORING
(INSEGNAMENTO/TUTORAGGIO TRA PARI)
Le caratteristiche sono:
allievi divisi in coppia;
di volta in volta uno studente con il ruolo di
docente -tutor- e, pertanto, in grado di
sviluppare il contenuto della seduta di
apprendimento.
Isabella Ruffini
L’origine di questo metodo
Lancaster Joseph (1778-1838) londinese,
inaugurò a Londra una scuola per fanciulli
poveri.
Non avendo denaro per pagare dei collaboratori,
concepì un metodo di insegnamento reciproco
fra gli alunni, il «Mutual-Teaching», secondo il
quale i grandi, tra gli allievi, insegnavano
qualche cosa alle classi dei piccoli.
Isabella Ruffini
Fattori indispensabili per la buona
riuscita
Lo studente tutor deve essere:
abile nel contenuto da trasferire;
in grado di insegnare;
empatico perché propositivo verso il
compagno così da portarlo all’autonomia e
responsabilità personale.
Isabella Ruffini
Think pair share
(coppia che ragiona insieme)
Il docente chiede a ciascun studente di
formulare singolarmente la risposta
Il docente stabilisce le coppie
Ogni coppia si confronta e costruisce una sola
risposta
Il docente invita lo studente di ogni coppia a
esporre la risposta
Isabella Ruffini
Alcune regole
La scelta di questi studenti non deve essere fatta
né in anticipo, né sulla base della volontarietà.
Infatti se il docente chiedesse di rispondere solo
a dei volontari o a studenti preventivamente
individuati, verrebbe meno l’incentivo per la
partecipazione attiva di tutti.
Isabella Ruffini
Proposte di cooperative-learning
informale
- LA RAGNATELA Nello spazio corridoio ho disposto i bambini in cerchio
1. Un componente della classe ha in mano un gomitolo
di spago
2. Dopo averne arrotolato un capo al polso deve lanciarlo
ad un compagno, non prima di aver detto tre cose di
sé
3. Il compagno che prende il gomitolo deve passarne un
capo intorno al polso e dire tre cose di sé
Isabella Ruffini
4.Il gioco continua in questo modo finché tutti
avranno parlato di se stessi e si sarà formata una
ragnatela mediante i passaggi del gomitolo.
Quest’immagine serve a mostrare ai bambini come
lavorare insieme, dipendendo l’uno dall’altro,
fornisca un’esperienza non solo piacevole ma
soprattutto utile a conoscersi, a legarsi non solo
fisicamente ma anche psicologicamente spingendo
tutti a parlare, anche i più reticenti.
Isabella Ruffini
-Lancia la palla1. Nello spazio corridoio ho disposto la classe in
cerchio
2. Un componente della classe ha in mano una palla
che deve lanciare ad un compagno, dopo aver
detto una parola cominciante per vocale
(argomento trattato in quel periodo)
3. Il compagno che riceve la palla deve pronunciare
una parola iniziante con la vocale con la quale
terminava la parola precedente e così via.
Isabella Ruffini
• Si
crea
in
tal
modo
un
clima
di
INTERDIPENDENZA POSITIVA dove tutti sono
necessari e indispensabili al raggiungimento
dell’obiettivo comune; si crea una catena in cui gli
anelli sono rappresentati dagli alunni e se un
anello si “spezza” non si può procedere.
• “Il gruppo deve essere responsabile del
raggiungimento dei suoi obiettivi e ogni membro lo
deve essere nel contribuire con la sua parte di
lavoro.” (Johnson & J.)
Isabella Ruffini
Bibliografia essenziale
• Comoglio, M., Educare insegnando. Apprendere ad applicare il
Cooperative Learning. Ed. Las, Roma, 1998
• Comoglio, M. – Cardoso, M. A. (a cura di), Insegnare e apprendere
in gruppo. Il Cooperative Learning. Ed. Las, Roma, 1996
• Johnson, D. – Johnson, R. – Holubec, E., Apprendimento
cooperativo in classe. Erickson, Trento, 1996
• Kagan, S., Apprendimento cooperativo. L’approccio strutturale. Ed.
Lavoro, Roma, 2000
• Dewey, J., Scuola e società, La Nuova Italia, Roma, 1949
Isabella Ruffini
Sitografia essenziale
• http://www.co-operation.org/
( in lingua inglese)
• http://www.apprendimentocooperativo.it
Il portale di cooperative learning della Provincia di
Torino.
• http://www.scintille.it
Cooperative learning e scuola dell’autonomia
• http://www.abilidendi.it/cooperative-learning.htm
materiali e faq sul cooperative learning
Isabella Ruffini
Consegna per i docenti interessati
Scegliere una tecnica da adottare in classe
Documentare l’esperienza
Evidenziare i punti di forza e di debolezza
Prossimo incontro: Aprile 2014
(illustrazione della tecnica cooperativa adottata)
Isabella Ruffini
Grazie per l’attenzione
Isabella Ruffini
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