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La storia degli occhiali - Lions Club Udine Castello

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La storia degli occhiali - Lions Club Udine Castello
Ricerca ed elaborazione al computer
a cura di Adriana Ronco Villotta
Gli occhi rivelano lo stato di
salute fisica, le emozioni, i tratti
caratteriali, la personalità e
perfino i pensieri.
I saggi dell’antichità avevano
definito gli occhi come le "finestre
dell’anima".
Gli occhi contengono le
immagini del corpo,
della mente e
rappresentano un
riflesso dello spirito,
con gli occhi vediamo il
mondo esterno, ma se
guardiamo negli occhi
profondamente una
persona, possiamo
vedere anche il riflesso
della sua anima
Gli occhiali sono
dispositivi ottici
costituiti da due
lenti trasparenti e
da una montatura
di vario materiale
che servono a
correggere i difetti
della vista o a
proteggere gli
occhi dal
riverbero solare,
dal vento, dalla
polvere.
Il problema di correggere la vista
li problema di correggere i difetti della vista appartiene ad epoca remota,
«quando il vetro non servì solo ad abbellire mense di ogni ceto o
conservare meglio e più a lungo i cibi ma divenne fonte di ispirazione
per naturalistI: filosofi‘ e media] contribuendo in modo decisivo al
progresso scientifico».! Pare infatti che i primi studi di ottica risalgano ad
alcuni secoli prima di Cristo. Già nel Palazzo di Sargon II (VIII sec. a.C.),
re dell'Assiria dal 721 al 705, fu rinvenuta una lente di cristallo di rocca
convessa che ingrandiva notevolmente conservando un'ottima messa a
fuoco.2 Nel V secolo a.C. le qualità del vetro furono ben chiare oltre ai
filosofi anche ai medici i quali lo utilizzavano per cauterizzare le ferite.
Plinio il Vecchio racconta che l'imperatore romano Nerone usava uno
smeraldo, come monocolo, per guardare meglio i giochi del Circo
Massimo «...Nero princeps gladiatorium pugnas spectabat in smaragdo») Al British Musem di Londra si conserva una lente concava, di età
romana, usata a quel tempo per correggere la ffilOO1a.
il filosofo e commediografo greco Aristofane (450-388 a C.) sapeva
che il vetro poteva essere utilizzato come lent( focale. Egli, nella
commedia "Nuvole", andata in scenper la prima volta durante le
Grandi Dionisiache del 423 consigliava al filosofo Socrate di sciogliere
la cera, dell( tavolette di legno in cui era il testo di un decreto,
mediano te una lente di cristallo opportunamente collocata al sole
Fra le opere di Euclide, vissuto nel terzo secolo a.C., merita di essere
ricordata L'Ottica, interamente dedicata una teoria geometrica della
visione, secondo la quale l'occhio emette raggi che attraversano lo
spazio fino a giungere agli oggetti; tale teoria si contrapponeva alla
dottrina d:Aristotele secondo la quale una sorta di azione si
trasmetteva attraverso un mezzo in linea retta dall'oggetto all'occhio.
Uno degli obiettivi di questa opera era quello d:combattere il concetto
epicureo secondo il quale le dimensioni di un oggetto erano quelle
che apparivano all~
nell'antica Cina esistevano lenti
chiamate occhiali, che tuttavia si
riteneva aiutassero gli ipovedenti
grazie alle energie immaginarie
dello "Yoh Shui".
Il filosofo greco Aristofane sapeva che
il vetro poteva essere utilizzato come
lente focale, Tolomeo circa 150 anni
dopo Cristo scopriva alcuni
fondamentali fenomeni ottici che si
ripetevano con regolarità per quanto
riguardava la rifrazione della luce e
scriveva trattati esaurienti al riguardo,
Nelle civiltà antiche più avanzate fino
ai romani non vi erano occhiali. Marco
Tullio Cicerone scriveva al suo amico
Attico - Cicerone era uno dei maggiori
scrittori e statisti di Roma, morto nel
43 a.C.- che in vecchiaia non riusciva
più a leggere e doveva farsi recitare ad
alta voce ogni cosa dagli schiavi.
Plinio riferiva che Nerone assisteva ai
giochi dei gladiatori guardando
attraverso uno smeraldo. Queste pietre
preziose colorate servivano a rendere
più confortevole la visione grazie al
filtro colorato, più che migliorare
effettivamente la capacità visiva.
Così non è del tutto sicuro che il dottore
della chiesa Sofronio Eusebio Girolamo,
vissuto fra il 340 e il 420 d.C., fu veramente
l'inventore degli occhiali.
Sono numerosi i quadri nei quali egli viene
raffigurato con il leone, un teschio e un
paio di occhiali.
Da allora è considerato il patrono degli
occhialai.
Le conoscenze di ottica nei tempi antichi
– quando erano già stati compiuti
esperimenti con sfere di vetro colme di
acqua ma senza utilizzarle come strumenti
ottici - venivano sfruttate da molti
scienziati come base per le loro ricerche
sulla luce e l’effetto della rifrazione.
Tuttavia, fu soltanto nell’XI secolo che Abu
Ali al-Hassan ibn al-Haitham (965-1039),
matematico, fisico e astronomo arabo noto
in occidente come Alhazen, scrisse il suo
importante trattato di ottica intitolato
“Kitab-al-Manazir” (Opticae Thesaurus).
Questa opera conteneva le prime leggi
della rifrazione e sull’angolo di incidenza e
di riflessione.
I monaci del Medioevo inventarono, in
base alle teorie del matematico arabo
Alhazen (intorno al 1000 d.C.) la
cosiddetta "pietra di lettura".
Questa consisteva per lo più di cristallo di
rocca, oppure della cosiddetta pietra dura,
aveva forma semisferica e ingrandiva la
scrittura.
Come pietra dura fu utilizzato il
trasparente berillio.
Per la prima volta, un segmento sferico di vetro
venne descritto come strumento utile per
ingrandire un oggetto. Dopo che la sua opera fu
tradotta in latino, le sue teorie vennero messe in
pratica dai monaci nel XIII secolo che
progettarono lenti piano-convesse da collocare
sopra i loro manoscritti per aiutarli nella lettura
dei testi. La conoscenza di Alhazen nel settore
ottico venne diffusa in tutta Europa
principalmente per opera dei francescani.
Vennero prodotte e usate le prime “pietre da
lettura”, che erano fatte di quarzo o berilio –
quest’ultimo rappresenta tra l’altro la radice del
termine moderno in lingua tedesca per indicare
gli occhiali, “Brille”.
Nel corso del XII secolo si
conoscevano solo alcuni sistemi
di ingrandimento che derivavano
da semplici pezzi di vetro concavi
o convessi che non davano
un’immagine reale delle cose,
tanto che non erano apprezzati in
quanto distorcevano le immagini
reali.
Le prime testimonianze
documentate sull’uso delle lenti
come correzione della vista
arrivano dall’Europa del XIII
secolo. Pare infatti che venissero
usati dai monaci durante il
Medioevo per le trascrizioni degli
antichi libri.
Il primo a descrivere l’uso delle
lenti per migliorare la vista fu
Ruggero Bacone nel 1262. Egli
fece alcuni esperimenti con le
lenti e gli specchi e descrisse i
principi del riflesso e della
refrazione. Iniziò così a scrivere
gli effetti dei suoi esperimenti.
Ruggero Bacone nel 1250 circa
forniva la prova che gli ipovedenti
potevano tornare a leggere le
lettere grazie a lenti molate, ma ci
vollero ancora 300 anni perché
Snellius, fra il 1600 e il 1620,
formulasse le leggi della rifrazione.
Ruggero Bacone era ben visto e
protetto dal Papa Clemente IV, ma
quando il Papa morì egli dovette
continuare in segreto i suoi studi.
Venne scoperto, accusato di eresia e
imprigionato. Quando uscì di prigione
continuò gli esperimenti. Le lenti
divennero occhiali circa 20 anni più
tardi. La loro invenzione viene
attribuita ad Alessandro Spina, nel
1280.
Mentre nel 1268 Ruggero Bacone fece il
primo commento di cui si abbia
testimonianza sull’uso di lenti per fini ottici,
il primo accenno in Germania non si trova
in un trattato scientifico ma nella poesia di
un menestrello medievale, Albrecht von
Scharfenberg.
La “pietra da lettura” si trasformò nel corso
dei 50 anni successivi in una lente
biconvessa che ora veniva tenuta più
vicina all’occhio.
A Venezia si usò del vetro trasparente per la
prima volta insieme a un tipo di montatura
che era unita tramite un chiodino. Erano
nati i primi occhiali con montatura a rivetto.
Svelare il segreto della fabbricazione
degli occhiali era un reato che a Venezia
prevedeva la pena capitale, ma
nonostante tutto i domenicani riuscirono
ben presto a continuare a svolgere
ricerche nel settore dell’ottica dal
momento che la lettura e la scrittura erano
ancora prevalentemente due prerogative
degli ordini religiosi.
Allora solo i soffiatori di vetro di Venezia
erano capaci di produrre vetro bianco.
Dalle officine del vetro della celeberrima
isola veneziana di Murano vennero anche
le prime lenti molate, inizialmente pensate
per un solo occhio. Verso la fine del XIII
secolo a qualcuno venne l'idea di inserire
due pezzi di vetro molato in un telaio di
legno o corno e di creare uno strumento
unico.
Possedere un occhiale nel Medioevo
equivaleva ad acquisire lo status di
persona sapiente e dotta. Dovettero poi
passare ancora molti secoli prima di
arrivare al 1850 circa, quando gli occhiali
assunsero la forma che oggi conosciamo.
Gli occhiali erano interpretati come un
segno di istruzione, raffinatezza e
maturità. Erano oggetti molto preziosi e
spesso venivano mostrati nei dipinti
dell’epoca. Gradualmente lo status degli
occhiali iniziò a diminuire. La loro
diffusione divenne anche fonte di sfiducia
e di ironia perché i diversi difetti della vista
esistenti stavano a dimostrare che questi
strumenti non potevano assicurare una
vista migliore a tutti.
Till Eulenspiegel (un imbroglione del
Trecento reso popolare nella letteratura
tedesca del Cinquecento) indossava gli
occhiali per parodiare chi li portava.
La prima testimonianza iconografia di
occhiali è l'affresco che si trova nella
sala del Capitolo dei Domenicani
presso il seminario vescovile attiguo a
Chiesa di San Nicolò di Treviso. Tutta
la sala è opera di Tommaso da
Modena che ha rappresentato 40
domenicani intenti in varie
occupazioni. Tra questi il cardinale
Ugo di Provenza che indossa un paio
di occhiali. L'opera è datata 1352 ed
è considerata la prima
rappresentazione storica degli
occhiali!
Tommaso
da
modena 1352
Nel corso del tempo le montature
iniziarono a essere costruite con materiali
preziosi come oro, argento, corno e
avorio. Si cercò di adattarle alle diverse
caratteristiche fisionomiche e di renderle
più o meno ampie per mezzo di piccole
cerniere. Alla fine del Quattrocento si
producevano strumenti ottici più comodi in
cuoio. Poi, per i due secoli successivi si
usarono il corno, la stecca di balena o il
metallo.
Dopo che Johannes Gutenberg ebbe
inventato la stampa a caratteri mobili, la
richiesta di occhiali crebbe rapidamente.
Si svilupparono diversi centri di
produzione di occhiali al di fuori di Venezia
e delle Fiandre. Nel Quattrocento l’arte
della fabbricazione degli occhiali fece il
suo ingresso in Germania, prima a
Francoforte e poi anche a Strasburgo e
Norimberga.
Jan van Eyk - 1436
• Un’altra pietra miliare nell’evoluzione degli
occhiali alla fine del Quattrocento fu l’invenzione
della lente convessa per correggere la
presbiopia.
• Per rendere gli occhiali più comodi da indossare,
venivano legati alla testa o a una striscia attorno
alla fonte tramite nastri, cordine o cinghie. Anche
gli occhiali senza montatura, le cui lenti sono
provviste di fori sui lati, hanno una lunga
tradizione. Erano dotati di lacci che venivano
legati alle orecchie o a un berretto.
Papa leone X e due cardinali
- 1518 – raffaello -museo degli uffizi a firenze
• Per fermare meglio le montature sul naso,
nel Cinquecento furono sviluppate delle
stanghette elastiche e anche dei
cuscinetti, i predecessori degli odierni
supporti che poggiano sul naso.
– Un grande aiuto ci viene dalle raffigurazioni
pittoriche e dai dipinti delle culture antiche,
che si sono conservati fino ad oggi. Nei loro
quadri a carattere religioso molti pittori del XV
secolo raffiguravano i personaggi con
occhiali. Infatti nei quadri veniva riprodotto il
modo di vivere e gli oggetti di uso comune
nell'età loro contemporanea, e ciò oggi
fornisce a noi una serie di importanti
indicazioni.
Tuttavia l’uso degli occhiali si
diffuse, soprattutto in Inghilterra,
nel XVII secolo. Infatti in questo
periodo vi furono delle
pubblicazioni da parte
dell’astronomo Johannes Kepler
che svolse degli studi e fornì degli
scritti in cui spiegava l’uso
corretto delle lenti e soprattutto la
differenza tra lenti concave e lenti
convesse.
• Mentre la fabbricazione di occhiali era fiorente in
Germania nel Seicento, le rigide regole delle
corporazioni del settore in questo Paese comportarono
nel contempo un arresto dell’evoluzione. Ben presto
l’attenzione si spostò sulla produzione di occhiali a
basso costo, sempre più a spese della qualità. Le lenti
non venivano più molate ma create in una specie di
stampo. Invece di artigiani specializzati si ricorreva a
operai non specializzati.
• In Inghilterra gli occhiali venivano venduti da ottici del
posto fin da tempi molto antichi, mentre in Italia e
Germania erano gli ambulanti a venderli.
Nel 1780 Benjamin Franklin
inventò le lenti bifocali, mentre
alla fine dell’800 furono inventate
le prime lenti a contatto per opera
del tedesco Adolf Eugen Fick.
• Nel Seicento e nel Settecento gli occhiali
erano accettati e desiderati dalle classi
medie e inferiori ma non a corte. Anche se
Goethe era miope e usava un monocolo e
un paio di occhiali a forbice, non
nascondeva la sua avversione per gli
occhiali. Anche di Napoleone Bonaparte si
sa che portava gli occhiali: indossava un
“binocolo” di madreperla con una
montatura d’oro tempestata di cristalli.
I primi occhiali erano costituiti da
due lenti unite insieme e venivano
tenute vicino agli occhi con le
mani e non si portavano in modo
continuativo. Man mano vennero
migliorate, quindi le lenti erano
tenute insieme da una molla che
dava la possibilità di tenerli sul
naso.
• Gli occhiali a forbice venivano tenuti davanti agli occhi tramite un
manico. La lorgnette fu inventata intorno al 1780. La parte frontale
era collegata a un piccolo involucro tramite una cerniera e
l’involucro svolgeva anche la funzione di impugnatura.
• Grazie alla cosiddetta lorgnette a molla, in cui la montatura veniva
aperta da una molla, gli occhiali vennero sentiti di nuovo come
elementi di moda dalle classi più elevate. Le lorgnette erano viste
sempre più come ornamenti ed erano indossate più dalle donne che
dagli uomini. Erano fatte di metalli preziosi e talvolta indossate
anche come spille sui corpetti.
• Sono stati necessari diversi secoli perché gli occhiali con le
stanghette, o con supporto sulle tempie e sulle orecchie, chiamati
così dal modo in cui erano tenuti sul volto, pervenissero alla forma
odierna. All’inizio erano premuti contro il naso, le tempie e le
orecchie causando mal di testa e problemi alla pelle.
• Verso la fine del Settecento gli ottici
iniziarono a compiere esperimenti con la
forma delle lenti, creandone di rettangolari,
ottagonali e più tardi anche di ovali.
Soltanto nella seconda metà
dell’Ottocento gli occhiali vennero provvisti
anche di stanghette continue e di archetti
elastici da posizionare dietro le orecchie.
• La prima fabbrica di montature per occhiali fu fondata a
Morez in Francia nel 1796. In origine, gli occhiali da
tempia o con stanghette erano usati solo per la lettura e
successivamente anche per correggere la miopia.
L’invenzione delle lenti bifocali è attribuita al Presidente
americano Benjamin Franklin (1706-1790) che nel 1785
presentò al mondo il suo primo paio di occhiali con lenti
bifocali.
• Il medico inglese William Hyde Wollaston (1766-1822) fu
il primo a pubblicare una descrizione delle lenti a
menisco e delle lenti a punto focale, gettando così le
basi per il calcolo delle lenti oftalmiche.
• Nel 1825 l’astronomo scozzese George Biddell Airy
(1801-1892) presentò la prima lente per astigmatici.
John Isaac Hawkins determinò l’astigmatismo oculare
precisamente nel 1826 e calcolò il centro di rotazione
dell’occhio e la distanza tra gli occhi. Inoltre costruì
occhiali e lenti trifocali. Vennero usati prismi molati per
porre rimedio a difetti di posizione. Ulteriori studi
analizzarono la vista degli animali. Si scoprì così che i
cavalli, i cani e le mucche soffrono di gravi difetti della
vista e furono creati occhiali appositi. Ad eccezione di
una scimmia di uno zoo sottoposta a un intervento di
cataratta, tutti gli animali rifiutarono gli occhiali e
dimostrarono di riuscire a muoversi con maggiore
sicurezza senza di essi.
ASTUCCI PER OCCHIALI
Dall’invenzione degli occhiali, l’astuccio li ha sempre
accompagnati: tanto più rari e preziosi erano gli occhiali,
tanto più funzionale ed elegante era l’astuccio.
Gli occhiali, ai primordi, erano fabbricati con materiali
fragili e quindi l’astuccio preserva da eventuali rotture le
lenti e la montatura; più tardi, nel Cinquecento e nel
Seicento, la produzione più abbondante di occhiali e il
commercio europeo fanno sì che il loro prezzo si abbassi
e l’uso ne diventi popolare. Si vedono esempi di astucci
per occhiali in legno pregiato o in ottone inciso con
lavorazioni strane e raffinate oppure semplici e popolari.
Con il Settecento e l’Ottocento, vicino alle fabbriche di
occhiali, sorgono le prime fabbriche di astucci che
producono contenitori specifici funzionali e in materiali più
poveri, ma sempre arricchiti con piccole leziosità
stilistiche.
Astuccio in cartapesta
ed oro filato
manifattura cinese, inizio
XIX secolo.
L'astuccio in
cartapesta è
rivestito con tela
color amaranto,
sulla quale sono
state ricamate
delle applicazioni
floreali usando
dell'oro filato
Astuccio in cartapesta
laccata
manifattura cinese,
inizio XIX secolo.
Astuccio in
cartapesta
laccato di nero
lucido, composto
da due parti che
si inseriscono.
Sulle facce
esterne, impressi
disegni stilizzati
di fiori e frutta.
Astuccio in stoffa, perle e
corallo
manifattura cinese, inizio
XVIII secolo.
L'astuccio è in stoffa con
applicazioni esterne di
perle e coralli
rappresentanti un drago.
Le due facce dell'astuccio
sono speculari.
L'eccezionalità dei
materiali usati ci fa
pensare a una
destinazione regale o
quantomeno a un
personaggio di rango.
Astuccio in
galuchat verde
manifattura cinese,
inizio XIX secolo.
L'astuccio in
galuchat verde, è
provvisto di un
fiocco in seta color
avorio.
Astuccio in
cartapesta con
seta
manifattura cinese,
inizio XIX secolo.
Astuccio di forma
ovale e in
cartapesta, ricoperto
in seta stampata a
motivi geometrici e
draghi stilizzati.
Astuccio in
cartapesta con
ritagli
manifattura francese,
inizio XIX secolo.
L'astuccio in
cartapesta è ricoperto
con carta bianca e
rifinito con
modanature in oro.
Sul coperchio sono
incollate delle figurine
ritagliate (due
cavalieri, delle chiavi,
un occhiale,
un'armatura, eccetera
Astuccio in argento,
inciso
manifattura francese,
1849.
L'astuccio è in argento
finemente inciso. Su
una faccia riporta la
parola Souvenir e
sull'altra la data 14
october 1849. Era
probabilmente un
regalo per qualche
ricorrenza particolare.
Astuccio a
châtelaine, in cuoio
manifattura francese,
metà XIX secolo.
Astuccio a châtelaine
in cuoio con finiture e
gancio in acciaio
spazzolato. Sul dorso
e sulla fibbia sono
inserite numerose
cuspidi sempre in
acciaio spazzolato.
Astuccio in argento,
a mezzaluna
manifattura inglese,
1904.
L'astuccio, a
mezzaluna, è in
argento e presenta i
punzoni Birmingham
1904. La faccia
superiore è
interamente ricoperta
da una decorazione
a girali finemente
incisi. Serviva per
due paia di occhiali.
Astuccio in cartapesta con decalcomanie
metà XIX secolo.
Astuccio in cartapesta con la parte esterna decorata. Il tipo di
lavorazione è costituito da decalcomanie che, una volta
applicate, venivano ritoccate a mano e colorate. Gli occhiali
venivano inseriti in una tasca, successivamente infilata
all'interno dell'astuccio rigido.
Astuccio in argento,
traforato
manifattura olandese,
inizio XIX secolo.
L'astuccio è in argento di
forma quasi cilindrica,
completamente traforato.
Su una faccia sono
raffigurate delle scene con
animali e fiori; sull'altra dei
mulini a vento. La
chiusura è a innesto.
• Astuccio in galuchat rosa
manifattura francese, fine XVIII
secolo.
• L'astuccio, in galuchat rosa, ha
l'anima in legno con coperchio
incernierato e apertura a
pressione. Una piccola fascia
scanalata d'argento maschera la
chiusura.
• Astuccio in legno scolpito
manifattura tedesca (?), 1839.
• Astuccio per occhiali in legno
scolpito, di forma cilindrica.
Sull'esterno sono incisi dei motivi
floreali (corone d'acanto), il nome
del proprietario, P. Holbije e
l'anno di fabbricazione.
• Astuccio in tartaruga e argento
manifattura inglese, inizio XIX
secolo.
• L'astuccio è di forma ovale, in
legno ricoperto di tartaruga. Le
cerniere e il pulsante di chiusura
e di apertura sono d'argento
inciso.
• Astuccio in tartaruga incisa
manifattura francese, fine XVIII
secolo.
• Astuccio per occhiali, in legno
ricoperto di tartaruga
completamente incisa a motivi
floreali. La forma è a rombo
allungato nella parte centrale. Le
finiture e la modanatura sono in
argento.
• Astuccio in filigrana
d'argento
manifattura spagnola (?),
inizio XIX secolo.
• Astuccio per occhiali in
filigrana d'argento.
• Astuccio in ottone e pietre dure
manifattura russa, inixio XIX secolo.
• Pregevole astuccio di manifattura russa
a forma ovale; l'apertura è circa alla
metà della circonferenza esterna. la
preziosa decorazione in ottone sbalzato
con riporti floreali e con pietre dure
collocate simmetricamente, presenta
somiglianze con opere di oreficeria
coeva, in particolare con quelle di
Fabergé.
• Astuccio in legno dolce
manifattura olandese, 1799.
• L'astuccio è costruito in
legno dolce ed è di forma
ovale. L'inserimento degli
occhiali avviene dall'alto
tramite un'apertura, senza
fermi. Su entrambe le parti
sono intagliati dei motti
contornati da fogliame.
• Astuccio in legno d'abete
manifattura olandese , 1808.
• L'astuccio, in legno d'abete, è
del tipo a bustina, con
apertura laterale. Porta
intagliate, su una faccia, le
iniziali del probabile
proprietario - SJSS - e,
sull'altra, due parole e la
data: 1808.
• Astuccio in ottone e madreperla
manifattura francese, XVIII secolo.
• La singolare forma dell'astuccio in
madreperla e ottone, per occhiali
pieghevoli, è evidenziata dalle
incisioni a volute. Poteva contenere
due paia di occhiali.
• Astuccio in bronzo
manifattura olandese, metà XVIII
secolo.
• Astuccio in bronzo molto piatto con
coperchio incernierato ad incastro,
che presenta esternamente, sulle
due facce, un disegno geometrico
inciso a ritmi mistilinei di gusto
settecentesco.
• Astuccio in palissandro
manifattura francese, XVIII
secolo.
• L'astuccio è in legno di
palissandro, con finiture in
argento, a forma di libro. Le
due copertine sono basculanti
e, alzandosi, permettono di
liberare l'alloggiamento degli
occhiali.
• Astuccio rettangolare
manifattura francese, XVIII secolo.
• L'astuccio è di forma rettangolare.
Realizzato in cartapesta, è ricoperto
esternamente di marocchino rosso
lavorato ai piccoli ferri e internamente
è rivestito di pergamena verde. La
metà superiore dell'astuccio è a
incastro. All'interno poteva essere
contenuta una coppia di occhiali.
•
Astuccio-imballo, in legno
manifattura tedesca, metà XVIII secolo.
•
Astuccio-imballo in legno di pino a forma di
parallelepipedo, con coperchio dello stesso materiale
incernierato con uno spago. Sull'esterno è applicato
un ritaglio di xilografia che rappresenta l'emblema
della città di Norimberga e lo stemma della
corporazione dei fabbricanti d'occhiali (due grifoni che
sorreggono un occhiale ad arco), Si conoscono altri
esemplari di imballi originali dei fabbricanti di occhiali
della città di Norimberga, e le caratteristiche
costruttive sono molto simili tranne che per le insegne
dei negozi, rappresentate sotto lo stemma degli ottici:
nel nostro caso, una testa di cavallo al centro di una
corona di foglie.
• Astuccio in tartaruga, con borchie
manifattura spagnola, XVII secolo.
• Astuccio, in tartaruga, a forma di otto.
L'inserimento degli occhiali può
avvenire indistintamente sia dalla
parte superiore sia dalla parte
inferiore, in quanto è formato da due
coperchi uniti da quattro borchie
centrali passanti. Su uno dei lati è
inciso il nome Spinoza, il che ce ne fa
attribuire la provenienza alla Spagna
o all'Italia durante l'occupazione
spagnola
• Astuccio in galuchat e
argento
manifattura francese, inizio
XVIII secolo.
• Astuccio per occhiali pieghevoli
in legno ricoperto con galuchat
e finiture in argento.
• Astuccio in ottone con sigla
manifattura francese, inizio XVIII
secolo.
• Astuccio in ottone per occhiali
pieghevoli, con volute incise
sull'esterno. Sulla parte basculante
è inciso anche il nome della
proprietaria: Catherine Stassart.
• Astuccio in ottone, inciso
manifattura francese, inizio
XVIII secolo.
• Astuccio in ottone per
occhiali pieghevoli, con
volute incise sull'esterno.
•
Astuccio in avorio
manifattura francese (?), XVIII secolo.
•
L'astuccio in avorio è costituito da due
pannelli trilobati, fissati lateralmente da
quattro perni passanti. L'inserimento degli
occhiali avviene dall'alto e non c'è fermo. I
due lati dell'astuccio sono traforati a
stilemi gotici tedeschi ma la manifattura,
non eccezionale, fa rilevare che l'opera è
molto tarda, presumibilmente del XVIII
secolo. La zona di produzione è, quasi di
certo, la Francia del Nord (Dieppe), dove
in quell'epoca fiorì la produzione di
manufatti in avorio che proveniva dalle
baleniere atlantiche.
• Astuccio in bosso, trilobato e
intagliato
manifattura italiana (?), XVII secolo.
• L'astuccio, per due occhiali, è in legno
di bosso, di forma trilobata, intagliato
su entrambe le parti. Sulla faccia
superiore vi è un profilo contornato da
uccelli e volute. Sulla parte opposta
sono intagliati solamente delle volute e
dei fiori.
• Astuccio in bosso, trilobato e traforato
manifattura tedesca, XVII secolo.
• L'astuccio, costruito in legno di bosso, è di
forma trilobata, completamente traforato e
intagliato. Lungo tutta la parte esterna ci sono
dei riccioli a tutto tondo traforati e due visi
grotteschi. Al centro delle due facce sono stati
intagliati due medaglioni raffiguranti
personaggi fantasiosi. A lato dei medaglioni ci
sono due ritratti di profilo, contornati da volute
floreali.
• Astuccio in legno di frutto
manifattura francese, XVII
secolo.
• L'Astuccio è in legno di frutto,
ricoperto di carta. La forma
superiore è trilobata perché
segue la sagoma degli occhiali
che vengono inseriti dall'alto,
tramite una fessura senza
fermo.
fassamani
• Il termine fassamano deriva dal francese "face à main" (faccia a
mano) e comprende tutti quegli occhiali che non venivano indossati
sul naso o sul viso. Ci sono molti tipi di fassamani, i più famosi sono
quelli chiamati erroneamente e ormai comunemente lorgnette,
quegli occhiali, cioè, molto leziosi e in voga specialmente nel XIX
secolo, occhiali dai lunghi manici spesso traforati o incisi, in
tartaruga o argento, dietro a cui le dame dell’Ottocento si
nascondevano od osservavano il frivolo mondo che le circondava, o
i piccoli occhiali a ciondolo in oro o argento con pietre preziose che
pendevano dal collo delle nobildonne veneziane del tardo XVIII
secolo. Un altro tipo di fassamano, di produzione tipicamente
francese, sono gli occhiali a forbice, così chiamati perché tenuti in
mano di fronte al viso e al disotto del naso. Questi occhiali che
accompagneranno la vita mondana francese per quasi vent’anni, ci
incuriosiscono ancora oggi per la forma e la grazia di molte
creazioni a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento e per la sobria
eleganza degli esemplari della metà dell’Ottocento.
• Fassamano in tartaruga a
manico lungo, molto curioso
manifattura americana, inizio XX
secolo.
• Curioso fassamano in tartaruga
(?). Gli occhiali sono fissati a un
rettangolo dello stesso materiale
che, normalmente, può fungere da
parasole. Il manico, con un allungo
di circa il doppio della sua
lunghezza, è incernierato su un
lato del parasole.
• Fassamano in tartaruga bionda a
manico lungo e orologio
manifattura francese, inizio XX
secolo
• Fassamano in tartaruga bionda, con
impugnatura lunga. Sulla parte
inferiore del manico sono inseriti un
motivo fantasioso in argento e, al
fondo, un orologio.
• Fassamano in tartaruga, a
manico lungo, con stemma
Manifattura inglese, XIX secolo
• Fassamano in tartaruga a
impugnatura lunga,
completamente intarsiata a motivi
floreali, in argento. Nella parte
bassa è presente lo stemma
nobiliare e il nome del
proprietario: Chetwind.
• Fassamano con orologio
manifattura francese, inizio
XX secolo.
• Fassamano in oro con lenti
rotonde. L'impugnatura,
relativamente lunga, ha un
orologio incastonato nella
parte terminale.
• Fassamano in tartaruga con
cornetto acustico
manifattura inglese (?), fine XIX
secolo.
• Curioso fassamano in tartaruga.
Il manico degli occhiali è
costituito da un cornetto
acustico.
• Fassamano in madreperla a
manico lungo
fine XIX secolo.
• Fassamano a impugnatura
lunga, in ottone, con il manico
ricoperto di madreperla.
• Fassamano a ciondolo in
ottone dorato
manifattura francese, fine XIX
secolo.
• Piccolo fassamano a ciondolo in
ottone dorato, con astuccioimpugnatura inciso a motivi
classicheggianti.
• Fassamano in tartaruga
bionda a manico lungo
fine XIX secolo.
• Fassamano in tartaruga
bionda. L'impugnatura lunga
è completamente incisa e
traforata a volute e riccioli.
• Fassamano in avorio
manifattura inglese (?), XIX secolo.
• Fassamano con astuccio
impugnatura sagomato con la
stessa forma degli occhiali
contenuti. La parte esterna, in
avorio, reca incise le iniziali del
possessore: V.W., contornate da
bellissimi motivi floreali.
• Fassamano in tartaruga a
manico lungo
manifattura italiana, fine XIX
secolo.
» Fassamano in tartaruga con
manico lungo. L'astuccioimpugnatura è traforato a forma
di treccia.
• Fassamano in tartaruga a
manico lungo, con amorino
manifattura italiana
(napoletana) fine XIX secolo
• Fassamano a manico lungo in
tartaruga. L'astuccioimpugnatura è a goccia
allungata, completamente
traforato e inciso a volute, con
un amorino nel centro.
• Fassamano in madreperla con
intarsi dorati
manifattura francese, XIX secolo.
• Fassamano in ottone. L'astuccioimpugnatura è in madreperla, con
intarsi dorati a volute e fiori.
• Fassamano a ciondolo in
tartaruga e ottone dorato
manifattura francese, XIX secolo.
• Piccolo fassamano a ciondolo in
tartaruga e ottone dorato.
L'impugnatura funge anche da
protezione quando gli occhiali
ripiegati su se stessi, vengono
inseriti nel corpo del fassamano.
• Fassamano a ciondolo in tartaruga e
argento con vaso di fiori
manifattura francese, XIX secolo.
• Piccolo fassamano a ciondolo in
tartaruga e argento dorato.
L'impugnatura funge anche da
protezione quando gli occhiali, ripiegati
su se stessi, vengono inseriti nel corpo
del fassamano. Sull'esterno
dell'astuccio-impugnatura ci sono degli
intarsi con un vaso di fiori.
• Fassamano a ciondolo in ottone
e smalti
manifattura francese, metà XIX
secolo.
• Piccolo fassamano montato a
ciondolo in ottone con astuccioimpugnatura di forma ovale
allungata. Nel centro è inserito un
medaglione di smalto
rappresentante un amorino.
• Fassamano a forbice in oro
manifattura francese, XIX secolo.
• Fassamano a forbice, montato a ciondolo in oro.
I bracci che sorreggono le lenti sono a forma di
serpenti, con il perno di chiusura sulla coda.
Sullo stesso perno è inserito anche un monocolo
che può essere usato sia da solo sia con gli
occhiali. L'impugnatura è costituita da due
serpenti che, intrecciando le code, sorreggono
un disco traforato con, al centro, un vaso di fiori
in pasta di vetro(bianco su sfondo azzurro).
•
• Fassamano a forbice in
ottone, di fattura semplice
manifattura francese, XIX
secolo.
• Fassamano (occhiali a forbice)
in ottone dorato, di fattura
molto semplice e lineare.
• Fassamano a forbice in
tartaruga
manifattura francese, XIX
secolo.
• Fassamano in tartaruga, a
forbice, dalla forma semplice
e lineare.
• Fassamano in acciaio brunito
manifattura francese, XIX secolo.
• Fassamano (occhiali a forbice) in
acciaio brunito con impugnatura.
Quest'ultima è fissata con un
perno allo snodo delle due lenti.
• Fassamano a ciondolo in argento con
incisioni floreali
manifattura italiana (?), XIX secolo.
• Fassamano in argento montato a
ciondolo, terminante con un anello in
modo da poterlo agganciare a una
collana. L'impugnatura funge da
astuccio quando non vengono usati gli
occhiali e, in questo caso, è realizzata in
argento inciso a motivi floreali.
• Fassamano in tartaruga e
argento
manifattura francese (?) prima
metà XIX secolo.
• Fassamano a forbice con
impugnatura in tartaruga e
occhiali in argento. L'astuccioimpugnatura funge da custodia
quando gli occhiali non vengono
usati.
Oggi sul mercato ci sono svariati
modelli, si potrebbe dire per tutti i
gusti e per tutte le tasche.
Il volto umano trasmette una
quantità gigantesca di
informazioni e nessuno degli
organi del corpo umano è
soggetto a tante affezioni quanto
l'occhio. Circa il 70% della nostra
popolazione soffre di vari disturbi
della vista.
• Qual è la percentuale dei portatori di
occhiali?
–
– E' circa del 70%.
• A prescindere dai tanti bambini e giovani che
sono miopi o ipermetropi, la capacità di visione
da vicino comincia a diminuire da partire dal 25°
anno di età, per cui a partire dal 40° anno di età
circa abbiamo bisogno di un ausilio visivo
leggero per la lettura da vicino, il nostro primo
paio di occhiali da lettura.
Dato che anche la percentuale di miopia
aumenta notevolmente e la popolazione
invecchia sempre di più, la percentuale dei
portatori di occhiali registra un forte incremento.
• Quindi un miope diventa anche presbite?
–
– Se la miopia permane, compensa a volte la
presbiopia - almeno la miopia leggera, sicché
non è necessario l'occhiale da lettura.
• Come si nota dunque che si diventa
presbiti?
–
– In presenza di illuminazione più chiara non si
riescono più a leggere le lettere più piccole o
si leggono con molta fatica. Insorge mal di
testa, le "braccia diventano troppo corte".
• Vi sono anche malattie che si
accompagnano a improvvisi disturbi visivi
da vicino?
–
– Sì, l'ipertensione, il diabete mellito, ma anche
determinate forme di emicrania.
• Quali sono i possibili ausili visivi?
–
– In linea di massima, com'è noto, occhiali, lenti
a contatto oppure intervento chirurgico.
• Quali occhiali vengono normalmente
prescritti?
–
– Occhiali da bambini - occhiali da lontano occhiali da lettura - occhiali da lavoro occhiali combinati oppure i cosiddetti occhiali
multifocali.
• Riguardo agli occhiali da bambini, a quali fattori
bisogna fare particolarmente attenzione e a
partire da che età è possibile effettuare una
visita oculistica sui bambini?
–
– Una visita oculistica è possibile fin dalla nascita e così
pure le cosiddette determinazioni della rifrazione
(rilevazione della forza di rifrazione).
• Gli occhiali per bambini dovrebbero avere lenti colorate o
antiriflesso?
–
– No, mai! Le lenti colorate alterano i colori e lasciano passare
meno luce. Una buona protezione contro i raggi UV è fornita da
qualsiasi occhiale da vista disponibile in commercio.
– Sul trattamento antiriflesso le opinioni possono essere diverse.
Può essere utile nelle lenti più forti da ca. +2.0 o -2,0 diottrie
oppure nel caso dell'astigmatismo. E' sufficiente tuttavia il
trattamento antiriflesso semplice.
• Come si sceglie un paio di occhiali?
–
– Solo insieme a vostro figlio. Lasciate che il
bambino scelga una montatura di suo
gradimento, che gli piaccia.
•
• Mio figlio ora ha un paio di occhiali. Che cosa
fare a questo punto?
•
– Il passo successivo è il controllo oculistico. L'oculista
controllerà la gradazione delle lenti ed eventualmente
procederà ad una visita di controllo. In questo modo
avrete la certezza di aver fatto tutto il necessario per
questo momento della vita di vostro figlio - il portare
gli occhiali - al fine di curare o prevenire disturbi visivi
gravi.
•
•
E' possibile avere un unico paio di occhiali per tutte le distanze? Quali possibilità vi sono
attualmente?
•
1. Il classico occhiale bifocale:
•
–
–
la parte alta per la visione da lontano, la parte bassa per la visione da vicino.
–
–
Svantaggio: scarsa messa a fuoco nella zona media.
2. Gli occhiali multifocali:
–
Si passa senza soluzione di continuità dalla parte superiore della lente dell'occhiale per la visione da lontano
alla parte inferiore della lente per la visione da vicino.
–
–
Svantaggio: a volte i tempi di adattamento sono decisamente lunghi. In caso di intollerabilità alcuni hanno
speso inutilmente molto denaro.
–
Recentemente alcune ditte sono diventate assai efficienti e disponibili: in caso di intollerabilità di queste lenti
così costose, l'occhiale viene ritirato e sostituito con un normale paio di occhiali da lettura o bifocali.
Guardiamo attraverso un occhiale multifocale, con le cosiddette lenti
progressive.
E' indicata la forza di rifrazione - unità di misura è la diottria.
Guardiamo attraverso un tradizionale occhiale multifocale
standard. Nella distanza media gli oggetti collocati sulla
scrivania non sono visibili in modo nitido
.
Guardiamo attraverso una lente multifocale
con una migliore regolazione della zona progressiva - è la zona di
transizione. Anche l'immagine degli oggetti posti a media distanza sulla
scrivania viene riprodotta in modo nitido.
Le lenti a contatto
• Come sempre, anche in questo caso non sappiamo chi è stato il
primo! Il medico inglese Thomas Young nel 1801 prese alcune
piccole lenti del suo microscopio, le avvolse sul bordo di cera
morbida e se le collocò sugli occhi. In questo modo aveva prodotto
su se stesso artificialmente una forma di miopia estremamente
elevata. Calcolò quindi il valore della forza di rifrazione mancante.
Ma fu l'oculista di Zurigo Fick che per primo tentò, in presenza di
una rara affezione corneale, di realizzare un occhiale le cui lenti
entrassero a contatto diretto con la superficie dell'occhio
galleggiando su uno strato liquido. Egli chiamò questo ausilio visivo
"occhiale a contatto". Tutti i prodotti e i perfezionamenti successivi
erano in vetro! Poco prima della seconda guerra mondiale
l'americano W. Feinbloom descriveva la produzione delle prime lenti
a contatto di plastica.
– Cosa sono le lenti a contatto?
–
Le lenti a contatto sono delle piccole coppe di
materiale plastico (polimeri), inserite
direttamente sulla superficie corneale e
galleggianti sul liquido lacrimale. Correggono i
difetti visivi al pari degli occhiali.
– Quali sono i vantaggi delle lenti a contatto ?
–
Il vantaggio enorme in rapporto agli occhiali è
dato, soprattutto, dalla formazione di una
immagine naturale. Come si sa, gli occhiali
diminuiscono- come nella miopia- o
ingrandiscono- come nell'ipermetropia l'immagine. La ragione di ciò è dovuta alla
distanza degli occhiali dall'occhio, di circa 14
mm.
– I vantaggi sono dunque dati da:
–
* Minima diminuzione o ingrandimento dell'immagine.
* Nessuna distorsione periferica: gli occhiali
distorcono o deformano la periferia.
* Maggiore campo visivo, utile specialmente in
situazioni visive complicate.
* Le lenti sono invisibili, per cui la fisionomia naturale
non cambia.
* Non si sporcano.
* Sono ideali per persone con diverso
potere rifrangente tra i due occhi.
* Spesso sono il solo mezzo per convincere ad
effettuare la correzione in ragazzi ametropi
– Quali tipi di lenti a contatto sono disponibili?
–
–
Ci sono due grandi gruppi di lenti del contatto: lenti rigide e lenti
morbide.
Oggi, la maggior parte delle lenti rigide sono composte da
polimeri e sono piuttosto flessibili, e deformabili. Per questa
ragione sono più propriamente dette semirigide. Sono dotate di
una maggiore elasticità specialmente al bordo, cosa che
determina una migliore tolleranza. Un altro vantaggio è dato
dalla elevata permeabilità all'ossigeno. Questo determina un
notevole aumento della tolleranza a lungo termine.
–
Lente a contatto semirigida. L'orlo della lente è chiaramente visibile.
Lente a contatto morbida. Si adatta talmente alla superficie corneale che
è appena visibile
.
– Vorrei sapere di più sulle lenti rigide. Quali tipi sono i tipi
disponibile e più raccomandabili?
–
–
Senza dubbio le lenti a contatto morbide sono migliori all'inizio
per la tolleranza. Comunque, a lungo termine sono preferibili le
lenti a contatto semirigide per le ragioni che saranno spiegate in
dettaglio sotto.
Certamente, un vantaggio è dato dalla gas permeabilità e dalla
possibilità di correggere anche errori rifrattivi più complicati come
l'astigmatismo elevato e il cheratocono.
–
– Perchè lenti a contatto semirigide
compensano errori complicati?
–
–
Come già ha suggerito dal nome, sono lenti
stabili che mantengono la loro forma. Le LAC
semirigide, restano a galla sul fluido lacrimale
controbilanciando le irregolarità corneali.
I vantaggi delle LAC sono molti, ma non bisogna trascurare i
rischi che possono determinare.
– Quali sono i problemi più frequenti con le LAC e come
si possono prevenire?
–
–
Spesso il portatore di LAC avverte la sensazione di
"sabbia" negli occhi. In questo caso è necessario
rimuovere le lentine e mettere immediatamente gli
occhiali. Tale sensazione è dovuta all'occhio secco.
Le cause principali dell'occhio asciutto sono dovute a
cause ambientali o a cause naturali (iposecrezione
lacrimale). Sarà compito dell'Oculista individuare le
cause e porvi rimedio.
– Quali sostanze sono importanti per
permettere la formazione di un buon fluido
lacrimale e proteggere gli occhi?
–
–
Questi sono principalmente le vitamine A, B e
C come pure il Calcio e lo Zinco.
– Come deve essere la nutrizione del portatore di LAC?
–
– Chi porta le LAC deve mangiare frutta fresca, vegetali, latte e
tutti i derivati del grano. Molto indicati sono i vegetali di colore
verde scuro, rossi e gialli che contengono molta vitamina A. La
vitamina B e il calcio è contenuto in grandi quantità nelle
nocciole, banane e tutti i derivati del grano. Si consiglia di bere
acqua minerale con basse quantità di sodio e molto thè e/o
succhi di frutta. Oltre alla assunzione regolare di vitamine A,C ed
E, è bene controllare spesso anche lo stato della colesterolemia
e non bere molto alcool.
–
– Le tavolette di vitamine sono sufficienti per questo
scopo?
–
– Non c'è alcuna controindicazione, anche se sono stati
riferiti casi di depositi di cristalli di calcio sulle LAC in
soggetti che assumevano contemporaneamente
complessi multivitaminici. Questo può condurre ad un
deterioramento dell'acutezza visiva e ad una
aumentata sensazione di corpo estraneo.
–
Se questi consigli vengono rispettati ma tuttavia c'è ancora fastidio, quale può essere la
causa?
–
–
La causa potrebbe esere legata al cambiamento delle condizioni di lavoro. La permanenza
prolungata in stanze piccole, affollate, con fumatori, può determinare un disseccamento delle
mucose, non solo congiuntivali, ma anche delle vie respiratorie.
Anche il lavoro prolungato davanti al monitor determina una diminuzione notevole della
frequenza di ammiccamento determinando un disseccamento della cornea e della
congiuntiva e conseguente senzazione di corpo estraneo.
In questi casi è consigliabile usare colliri a base di lacrime artificiali che saranno prescritte
dall'Oculista e potranno essere instillate anche senza rimuovere le lentine.
Non bisogna dimenticare mai di fare una buona camminata all'aria aperta ( non solo per gli
occhi!)
–
–
Un altro fattore di intolleranza alle LAC e dovuto all'assunzione di farmaci, specialmente
quelli utilizzati per lungo tempo.
Un'intolleranza piuttosto frequente alle LAC si osserva nelle donne che fanno uso di
contraccettivi ormonali.
Anche nei viaggi aerei si osserva una riduzione della tolleranza alle lentine.
Problemi notevoli si possono avere anche nei soggetti allergici.
In tutti questi casi sarà l'Oculista a stabilire se e come poter indossare le LAC
– In conclusione: quali lenti a contatto usare,
dunque, rigide o morbide?
–
–
Il suo Oculista conosce la sua cornea, il suo
difetto visivo, lo stato della congiuntiva e le
condizioni del film lacrimale. Soltanto lui (a
volte in collaborazione con altri specialisti)
potrà consigliarla per il meglio.
– Dunque: morbide o rigide?
–
– Sebbene il 60% degli utenti utilizzi LAC morbide, quelle
semirigide sono preferibili, come è già stato detto. Specialmente
in ambienti umidi o inquinati le lenti morbide sono meno
appropriate perchè sono costituite da idrogel che letteralmente
risucchia l'umidità assorbendo di pari passo le sostanze
inquinanti dove si accumulano rilasciandole lentamente verso
l'occhio. Spesso, in queste condizioni, favoriscono la formazione
di funghi. Per tale ragione sono causa frequente di occhi rossi e
irritati e spesso propensi a sviluppare allergie.
–
– Conseguenza:
–
–
Cambiare le lenti morbide ogni due anni ed utilizzare
cosmetici anallergici. Se possibile utilizzare LAC a
ricambio frequente ( giornaliero o quindicinale) .
Con questo ultimo sistema si annulla la manutenzione
delle LAC e si hanno dispositivi correttivi sempre alla
massima efficienza.
–
– Con quale frequenza si debbono controllare le LAC?
–
– Generalmente: bisogna andare dall'Oculista al
comparire di ogni problema o alla modificazione
dell'acuità visiva.
– E' buona regola seguire il seguente schema:
* Primo controllo: dopo 8 / 10 giorni di adattamento
* Secondo controllo: 3 settimane dopo
* Terzo controllo: dopo tre mesi
* Quindi ogni 6 mesi (da parte dell'Oculista)
– C'è un'età limite per portare lenti del contatto?
–
– No
Oftalmologia pediatrica
•
Nei bambini, se i primi mesi sono importanti per lo sviluppo della funzione motoria e sensoriale, il
periodo che va dai sei mesi fino ai 10-12 anni è decisivo per il raggiungimento della stabilità
visiva. I danni che si verificano all’apparato visivo nei primi sei mesi di età sono spesso
irreversibili; dopo i sei mesi i danni generano un regresso delle facoltà visive acquisite, ma un
trattamento tempestivo consente di far recuperare le potenzialità perdute.
Alla nascita il neonato è in grado di captare tutti gli stimoli visivi provenienti dall’ambiente
circostante ma non di elaborarli, di organizzarli in immagini e, quindi, di capirli; il bambino vede
luci e forme ma non può attribuirli a cose, persone e ambienti.
Nei primi quattro mesi di vita si sviluppano le principali funzioni monoculari e binoculari, sia
sensoriali sia motorie, la convergenza, l’accomodazione e i movimenti orizzontali rapidi.
A 15 giorni, il bambino riesce a mettere a fuoco le immagini distanti 20-30 cm dagli occhi, non
riconosce ancora i colori, ma distingue la luce dal buio. Non avendo ancora il pieno controllo dei
muscoli oculari si stanca presto e talvolta può sembrare strabico. Dopo 10-12 settimane distingue
il viso umano rispondendo a sorrisi, smorfie e movimenti delle labbra; segue le immagini in
movimento ruotando il capo e facendo convergere gli occhi se gli si avvicina un oggetto al viso.
Tra il quarto e il sesto mese il bambino è in grado di fissare un oggetto, di seguirne il movimento e
di volgere lo sguardo verso uno stimolo visivo. Tra il quarto e il quinto mese mette a fuoco le
immagini fino a qualche metro di distanza, distinguendo chiaramente alcuni colori fondamentali
quali il rosso, il verde e il blu. A sei mesi controlla abbastanza bene i muscoli oculari, quindi
scompare l’eventuale strabismo, ed è attratto da oggetti di piccole dimensioni. A sette mesi vede
come una persona miope, mentre a dieci acquista il senso di profondità delle immagini (acutezza
stereoscopica).
Tra uno e due anni il bambino raggiunge il pieno controllo dei muscoli oculari, mentre
l’accomodazione gli consente di mettere a fuoco gli oggetti a qualsiasi distanza. A due anni
raggiunge i dieci decimi di acutezza visiva e le sue strutture oculari funzionano in modo completo.
• Magic Eye permette di visualizzare immagini
tridimensionali all'interno di figure,
apparentemente astratte, stampate senza
tecniche tipografiche speciali e senza dover
usare lenti particolari.
• Rilassatevi ora, e cercate di individuare le
immagini 3D nascoste nelle seguenti tavole.
Se non ci riuscite, la soluzione si trova alla
fine della pagina.
• Occhiali: spizzichi di storia
• Da Seneca alla fine del XVII secolo
• Una mano sulla fronte per riparare lo sguardo
dall’intensità del sole e la curiosa mascherina
usata dagli esquimesi, una "fessurata" (dotata di
una fessura orizzontale lungo tutta la linea
visiva) piatta di corno, legno e osso, legata
intorno al capo: questi esempi sono da
considerarsi i primi “modelli” di occhiali “da sole”.
• Per gli occhiali da vista dobbiamo scavare nella
storia molto più antica.
• Da Seneca a fra Giordano da Rivalto
• Seneca, precettore di Nerone, sapeva che piccoli oggetti
osservati attraverso una sfera di vetro colma di acqua
apparivano ingranditi. Plinio, invece, nei suoi scritti
diceva che Nero princeps gladiatorum pugnas spectabat
in smaragdo, forse perché un certo “taglio” dello
smeraldo consentiva un ingrandimento casuale o forse
perché il verde di questa pietra fungeva da riposante per
la vista.
• I Romani poi utilizzavano un particolare elmetto da
guerra, ocularium, che in corrispondenza degli occhi
aveva uno o due fori coperti da cristalli per proteggerli
dalla polvere.
Occhiali fessurati in legno
(Australia, 1989)
• Il fisico arabo Ibn Al Haitam detto Alhazen
(vissuto tra il 990 e il 1038), e due secoli dopo
Ruggero Bacone (1214-1294), si avvicinarono
alla scoperta della lente, ma rimanendone a un
passo: insistevano nel porre la lente sopra
l’oggetto da ingrandire anziché direttamente
davanti agli occhi.
• Si creò comunque una prima distinzione tra
lente di ingrandimento, detta lapides ad
legendum o pere da lazer a Venezia e gli
occhiali detti vitreos ab oculis ad legendum o
“roidi da ogli”, molto diffusi alla fine del Duecento
e considerati un accessorio indicativo del ruolo
intellettuale e del rango di chi li indossava.
• Si dice che il primo vero occhiale sia comparso per opera di un
artigiano vetraio rimasto ignoto, nel 1300, quando venne
formalizzata una serie di norme della corporazione degli artigiani
vetrai veneziani. Allora le lenti erano in cristallo di rocca o in berillio.
• Inizialmente fu severamente proibito ai vetrai di vendere sia gli
occhiali che le lenti come fossero cristalli. Ma, dopo un anno circa, i
sovrintendenti alle Arti permisero, a chi lo voleva, di fare i vitreos ab
oculis ad legendum, così che questi prodotti divennero peculiarità
degli artigiani vetrai veneziani.
• Poco tempo dopo in un suo manoscritto fra Giordano da Rivalto,
morto nel 1313, dichiarava: “Non è ancora vent’anni che si trovò
l’arte di fare gli occhiali che fanno veder bene”.
• Input a costruire occhiali e primi modelli
• I primi occhiali erano costituiti da due lenti rotonde
cerchiate di cuoio riunite da due piccoli segmenti legati a
un perno affinché rimanessero più stabili in viso. Due
“legacci”, sempre in cuoio, da annodarsi intorno al capo
ne assicuravano maggiormente la fermezza.
• Nel Medioevo a stimolare la costruzione di occhiali non
furono certo le necessità degli studiosi, all’epoca una
rarità, bensì il numero di contabili in continuo aumento
grazie al crescente progresso sociale ed economico del
tempo. Ebbene, fu proprio la necessità di leggere
nitidamente pagine intrise di numeri e ordinativi a
segnare la storia degli occhiali.
• I primi occhiali avevano lenti convesse e
correggevano solo la presbiopia dei vecchi.
Anzianità era sinonimo di saggezza e il più
grande omaggio reso a un uomo di rispetto era
ritrarlo con un paio di occhiali inforcati sul naso.
• Gli occhiali, da allora, assunsero un valore
allegorico e, inoltre, diventando attributo tipico di
San Gerolamo, considerato precursore
dell’Umanesimo cristiano, si arricchirono del
significato simbolico allusivo alla “vista” di chi sa
intuire chiaramente la verità.
• Folli allegorie
• Nel Quattrocento comparvero anche le prime lenti concave per i
miopi e l’esigenza di creare un sistema ancor più idoneo che a
contenerle divenne urgente, perché non servivano più solo per la
lettura.
• Furono fermati dietro le orecchie da un’asola di cuoio passante e
sulla fronte da un sostegno verticale di metallo che curvandosi si
affrancava alla testa con un berretto o con una fascia frontale.
• Da alcune tracce di rapporti epistolari tra nobildonne e nobiluomini
dell’epoca si rileva che il commercio e l’uso degli occhiali erano
all’epoca molto diffusi (Alessandra Maccinghi Strozzi li citava nelle
sue lettere al figlio; il duca Francesco Sforza ordinò per lettera a
Niccodemo Tancredini tre dozzine di occhiali, un documento che tra
l’altro comprova che anche Firenze si stava specializzando negli
occhiali).
• Tra il Quattrocento e il Cinquecento agli occhiali
venne attribuito anche un valore demoniaco: gli
occhiali divennero superbo attributo di Lucifero.
Mentre per le allegorie magiche del
Nordeuropea del XVI secolo, legate all’alchimia,
a scienze occulte e ermetismo, gli occhiali
divennero caratteristica distintiva del folle. La
tradizione popolare, infatti, rappresentava i dotti,
i sapienti e gli studiosi diventati matti - giacché
vittime della troppa cultura - con cappuccio
tintinnante di campanelli e con gli occhiali.
• Un occhiale per tutti, dagli antichi sportivi alla
nobiltà barocca
• Nei secoli seguenti, l’impiego di molle e passi flessibili
assicurarono gli occhiali sul naso, e vennero impiegati
materiali più leggeri. Il legno e il corno (pesantissimi)
provocavano, infatti, nasi gonfi e insopportabili
emicranie.
• Nel XVI secolo i modelli con le stringhe di cuoio per
legarli intorno alla testa assunsero connotazioni sportive,
assolutamente impensabili all’epoca: i pescatori siciliani
li usavano tuffandosi per la raccolta del corallo.
L’occhiale divenne uno degli oggetti più preziosi nella
mercanzia dei venditori ambulanti.
• Nel secolo barocco, oro e argento finemente cesellati,
incastonati di gemme, adattarono gli occhiali al gusto
ridondante dei ricchi e dell’epoca.
• Nel Seicento la lente singola tenuta da un manico
prezioso era in auge per la lettura di corrispondenze
galanti, per la “vista lunga” e per apprezzare anche da
lontano le rappresentazioni dei teatri di corte.
• Nel frattempo fanno la loro comparsa gli occhiali da
parrucca, con un prolungamento metallico per farli stare
fermi davanti agli occhi, da infilare sotto la parrucca
stessa o sotto il berretto.
• Un sistema talmente poco pratico che fu presto sostituito
dall’invenzione degli “occhiali da tempia”, ossia con le astine o
stanghette, perfezionate e commercializzate intorno al 1727/1730
dall’ottico londinese Edward Scarlett.
• Inizialmente le stanghette non arrivavano fin dietro le orecchie, ma
esercitando pressione sulle tempie garantivano comunque stabilità.
Spesso erano invece dotate di anelli cui legare dei nastri da fermare
poi dietro la testa, come era in uso nel Cinquecento e nel Seicento.
• E proprio in quel periodo nacque l’espressione “quattr’occhi e due
stanghette”, per definire un occhialuto.
•
• La storia degli occhiali.
• Gli occhiali sono nati a Venezia nel corso del XIII secolo.
• Johann Wolfgang Goethe (1749-1832) era miope e
aveva una lente di ingrandimento e un paio di occhiali a
forbice.
• Nerone usava uno smeraldo per proteggersi dal sole.
• Strumenti ottici / La storia degli occhiali / Interattivo.
Da “quattrocchi” ad articoli di moda.
L’imperatore Nerone usava uno smeraldo. In Spagna erano uno
status symbol. In Francia erano il segno di riconoscimento dei
“ribelli”. I filosofi tedeschi dell’Ottocento li detestavano. Negli anni
cinquanta tutti sapevano che “gli uomini non ci provano con le
ragazze che portano gli occhiali”. Alla fine del XX secolo hanno
iniziato ad ottenere dei riconoscimenti per il loro design – gli
occhiali. Mentre prima erano soltanto uno strumento necessario,
oggi sono diventati una parte importante del nostro aspetto
esteriore, l’elemento ideale per esprimere la nostra personalità. Fate
clic su uno dei modelli riprodotti sopra per scoprire la storia degli
occhiali nel corso dei secoli.
L’occhio
• Il pince-nez, "stringinaso", l'occhiale più
usato nell'Ottocento, deriva dai più antichi
modelli ad arco.
• E' un occhiale molto leggero, con lenti quasi sempre ovoidali, unite
tra loro da una molla che ne assicura l'aderenza al naso. La
montatura è sottile, e spesso manca del tutto, essendo la molla
direttamente fissata alle lenti. Un anello nella parte inferiore destra
(per chi indossa gli occhiali) permette di assicurare il pince-nez
all'abito, per mezzo di un cordoncino.
Poichè portando gli occhiali la molla tende a scaricarsi, di notte le
due lenti vengono sovrapposte, forzando la molla nel senso
contrario, per ricaricarla.
Alternativa elegante al pince-nez fu per qualche tempo il monocolo,
che si portava incastrato tra lo zigomo e l'arco sopraccigliare.
Naturalmente la lente doveva essere molto leggera, e soprattutto
debolmente graduata, per evitare scompensi di visione tra i due
occhi.
• Se il pince-nez è il tipico occhiale maschile, che conferisce aspetto
severo a chi lo indossa, negli stessi anni l'occhiale per signore era il
face-à-main.
Il face-à-main, che molti chiamano anche lorgnette, non si appoggia
al viso, ma deve, come dice la stessa parola, essere retto dalla
mano, attraverso un manico più o meno lungo. In alcuni tipi il
manico funge anche da astuccio entro cui ripiegare le lenti. In altri,
invece, le lenti si sovrappongono e scattano in posizione aperta,
grazie a una molla, quando si preme un bottoncino celato nel
manico. Altri tipi ancora hanno lunghi e sottili manici decorati, che
consentono alla mano di non sollevarsi eccessivamente verso il
viso, ma che in compenso sono molto più ingombranti.
Le conoscenze dell'uomo hanno
registrato una crescita quasi
esponenziale a partire dal
Medioevo. Proprio nel
Rinascimento lo sviluppo
spirituale ha subito una forte
accelerazione, di pari passo con il
progresso tecnico.
• Certamente non furono solo poche geniali
personalità a portare avanti questo sviluppo fino
all'odierna società informatica nella quale
viviamo. Ma contribuì anche il fatto che un
numero sempre maggiore di persone hanno
partecipato attivamente a questi progressi.
Certamente si devono ricordare in questo
cammino due pietre miliari: in primo luogo la
scoperta della stampa e quindi la scoperta e lo
sviluppo di ausili visivi, gli occhiali. Alcune altre
scoperte che hanno fatto epoca sono state il
microscopio, il telescopio e la macchina
fotografica.
• . Man mano che il progresso sociale e l'aumento degli scambi
consentivano uno sviluppo economico più diffuso, l'occhiale
diventava un oggetto alla portata di tutti. In Europa e, più tardi, in
America sorsero importanti fabbriche di occhiali, mentre tanti piccoli
artigiani in vari paesi fabbricavano alacremente occhiali di poco
costo di solito venduti nelle vie e nei mercatini insieme a tante altre
cianfrusaglie da venditori ambulanti vestiti in modo chiassoso per
attirare l'attenzione dei passanti. Elegante e adorno di chiassosità
per i ricchi che se lo facevano confezionare su misura, semplice e
funzionale per chi lo usava di necessità, l'occhiale fin dalla sua
nascita ha testimoniato un'attenzione via via crescente verso il
design della montatura. I fabbricanti di occhiali, dall'umile montatura
in cuoio a quella in metalli preziosi, hanno sempre cercato di
conciliare le esigenze della funzionalità con quelle dell'estetica.
Protezione occhi sul lavoro
Trachoma
Secondo l'Organizzazione
Mondiale della Sanità, almeno
3.5 milioni di persone in Sudan
sono affette dal batterio del
"trachoma". La malattia, se non
curata adeguatamente, porta in
breve tempo alla cecita' totale.
E situazioni simili si riscontrano
in molte altre zone del Paese.
Nel sud sono a rischio di cecità
migliaia di persone, colpite
dall'infezione chiamata "Malattia
del fiume".
A Kiech Kuon, nella regione
dell'Upper Nile, oltre l'80 per cento
dei bambini sotto i nove anni è
affetto dalla forma iniziale della
malattia e oltre il 45 percento delle
persone sopra i 15 anni accusa i
sintomi dello stadio avanzato del
trachoma o malattia del fiume.
Situazioni simili
si riscontrano in
molte altre zone
del Paese.
Cataratta
La cataratta è una delle cause principali della cecità ed
è causata da un’opacizzazione del cristallino, quella
parte dell’occhio che mette a fuoco e consente di vedere
gli oggetti sia da vicino che da lontano. La cataratta può
manifestarsi in qualsiasi periodo della vita ma è di solito
associata a cambiamenti degenerativi legati
all’invecchiamento. C’è un’alta incidenza di cataratta tra i
diabetici.
I sintomi della cataratta includono l’annebbiamento
progressivo ed indolore e la perdita della vista, la
sensibilità alla luce violenta e l’apparizione di aloni
intorno alle luci.
La congiuntivite, un infiammazione della
palpebra
Le ulcere corneali creano tessuto
cicatriziale che può causare danni
permanenti
L’astenopia si manifesta quando gli occhi
sono stati messi sotto sforzo troppo a
lungo con una luce insufficiente
L’ipermetropia o iperopia
L’ipermetropia o iperopia è
caratterizzata dal fatto di poter
vedere molto lontano ma di non
vedere chiaramente da vicino.
Devono essere usati occhiali
adeguati
miopia
La miopia è spesso causata dallo stress.
La tensione può manifestarsi quando ci sia
una scarsa assunzione o un insufficiente
assorbimento del calcio.
I sintomi della miopia sono astenopia,
strabismo, vertigini, stanchezza, mal di
testa e spesso ipotensione.
cecità notturna
La cecità notturna è l’incapacità di vedere
bene con poca luce o quando fa buio. La
causa principale della cecità notturna è la
carenza di vitamina A.
Altre cause di cecità notturna sono
stanchezza, disturbi emotivi o fattori
ereditari.
fotofobia
La fotofobia è un disturbo caratterizzato
da una estrema sensibilità degli occhi alla
luce.
Le persone con gli occhi verdi sono molto
più portare alla fotofobia.
xeroftalmia
La xeroftalmia è una
malattia
caratterizzata da
secchezza causata
da
un’infiammazione
del rivestimento
degli occhi
glaucoma
Il glaucoma è una malattia
oculare dovuta ad un
aumento della pressione
all'interno dell'occhio ed è
una delle più frequenti
cause di cecità nel mondo
(colpisce circa il 2% dei
soggetti di età superiore ai
35 anni).
La cecità legata al
glaucoma si può quasi
sempre prevenire purchè
la malattia sia
diagnosticata e curata
tempestivamente.
Il sarcoma di Kaposi
All’incirca 75% dei pazienti affetti di AIDS
hanno problemi all’occhio di qualche tipo. La
retina (la sottile membrana dietro l’occhio) è
comunemente colpita.
Il sarcoma di Kaposi è una rara forma di
cancro che compare nei pazienti affetti da
AIDS. Può coinvolgere le palpebre, dove
appare come un duro nodulo viola. Se
colpisce le membrane mucose che coprono il
bianco dell’occhio, appare come una massa
carnosa viva rossa.
.
albinismo
L’albinismo è una condizione ereditaria nella quale
gli occhi, i capelli e/o la pelle hanno i fisiologici
pigmenti in quantità minore del solito. Alcuni
bambini e adulti affetti da albinismo (albini)
possono avere una totale mancanza di pigmenti
con pelle e capelli bianchi e occhi di colore
rosa. Una forma, albinismo oculare, colpisce solo
gli occhi lasciando la pelle e i capelli quasi
normali. In casi gravi d’albinismo la zona visiva
dell’occhio, la macula, non si sviluppa
completamente, il risultato è una visuale scadente.
atrofia ottica
Il nervo ottico è il nervo della vista. Trasmette le immagini di
quello che vediamo come impulsi elettrici dall’occhio al
cervello. Il nervo ottico è come un cavo di fili elettrici e
consiste in circa 1.200.000 individuali fili microscopici, o fibre
nervose. Ciascuno di essi trasmette una parte
dell’informazione. Se alcune di queste fibre nervose sono
danneggiate per malattia, il cervello non riceve tutta
l’informazione visiva e la vista si appanna.
L’atrofia ottica è il termine medico usato per descrivere la
perdita di alcune o tutte le fibre nervose nel nervo ottico. Se
la maggior parte è danneggiata c’è una grave perdita della
vista,
Può essere coinvolto solo il nervo di un occhio o entrambi i
nervi ottici possono essere danneggiati.
Per esempio, alcune persone sono nate con l’atrofia ottica
perché il nervo ottico non si è sviluppato correttamente. Altri
casi sono ereditati da genitori o altri membri della famiglia.
blefarite
• a blefarite è un’infiammazione cronica delle
palpebre che causa irritazione, prurito e qualche
volta un occhio rosso. Le palpebre sono
composte da pelle all’esterno e da membrane
mucose all’interno. Una piastra simile alla
cartilagine, chiamata tarso, muscoli, e ghiandole
sono tra essi. La blefarite può iniziare durante
l’infanzia, con il risultante sviluppo di palpebre
granulose e può continuare per tutta la vita
come una condizione cronica o può sviluppare
in un’età matura.
calazio
• Il termine calazio deriva da una parola
greca che significa piccola protrusione. Si
riferisce ad un gonfiore cistico con
infiammazione cronica della palpebra. Si
sente un ingrossamento graduale vicino al
margine della palpebra dovuto al gonfiore
di una delle ghiandole per la produzione di
olio nelle palpebre (meibomiane). In
alcuni soggetti possono verificarsi casi di
un gonfiore dell’intera palpebra.
cheratocono
Il chetatocono è una condizione rara nella
quale la cornea diventa fine e
protuberante.
Il cheratocono letteralmente vuol dire
cornea a forma di cono. Questa forma
anormale può causare serie distorsioni
della vista.
degenerazione maculare giovanile
La degenerazione maculare giovanile è un tipo di
deteriorazione della vista nelle persone giovani. Il
termine degenerazione maculare si riferisce ad un
anormalità della parte dell’occhio responsabile per
la visione centrale, quella più precisa, la macula,
che ci permette di leggere e distinguere i colori.
Mentre la degenerazione maculare è rilevata
maggiormente in persone anziane, in rare
occasioni può succedere anche a neonati e
bambini: in questo caso si parla di forma giovanile.
i tuoi occhiali ….
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