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La storia degli occhiali - Lions Club Udine Castello
Ricerca ed elaborazione al computer a cura di Adriana Ronco Villotta Gli occhi rivelano lo stato di salute fisica, le emozioni, i tratti caratteriali, la personalità e perfino i pensieri. I saggi dell’antichità avevano definito gli occhi come le "finestre dell’anima". Gli occhi contengono le immagini del corpo, della mente e rappresentano un riflesso dello spirito, con gli occhi vediamo il mondo esterno, ma se guardiamo negli occhi profondamente una persona, possiamo vedere anche il riflesso della sua anima Gli occhiali sono dispositivi ottici costituiti da due lenti trasparenti e da una montatura di vario materiale che servono a correggere i difetti della vista o a proteggere gli occhi dal riverbero solare, dal vento, dalla polvere. Il problema di correggere la vista li problema di correggere i difetti della vista appartiene ad epoca remota, «quando il vetro non servì solo ad abbellire mense di ogni ceto o conservare meglio e più a lungo i cibi ma divenne fonte di ispirazione per naturalistI: filosofi‘ e media] contribuendo in modo decisivo al progresso scientifico».! Pare infatti che i primi studi di ottica risalgano ad alcuni secoli prima di Cristo. Già nel Palazzo di Sargon II (VIII sec. a.C.), re dell'Assiria dal 721 al 705, fu rinvenuta una lente di cristallo di rocca convessa che ingrandiva notevolmente conservando un'ottima messa a fuoco.2 Nel V secolo a.C. le qualità del vetro furono ben chiare oltre ai filosofi anche ai medici i quali lo utilizzavano per cauterizzare le ferite. Plinio il Vecchio racconta che l'imperatore romano Nerone usava uno smeraldo, come monocolo, per guardare meglio i giochi del Circo Massimo «...Nero princeps gladiatorium pugnas spectabat in smaragdo») Al British Musem di Londra si conserva una lente concava, di età romana, usata a quel tempo per correggere la ffilOO1a. il filosofo e commediografo greco Aristofane (450-388 a C.) sapeva che il vetro poteva essere utilizzato come lent( focale. Egli, nella commedia "Nuvole", andata in scenper la prima volta durante le Grandi Dionisiache del 423 consigliava al filosofo Socrate di sciogliere la cera, dell( tavolette di legno in cui era il testo di un decreto, mediano te una lente di cristallo opportunamente collocata al sole Fra le opere di Euclide, vissuto nel terzo secolo a.C., merita di essere ricordata L'Ottica, interamente dedicata una teoria geometrica della visione, secondo la quale l'occhio emette raggi che attraversano lo spazio fino a giungere agli oggetti; tale teoria si contrapponeva alla dottrina d:Aristotele secondo la quale una sorta di azione si trasmetteva attraverso un mezzo in linea retta dall'oggetto all'occhio. Uno degli obiettivi di questa opera era quello d:combattere il concetto epicureo secondo il quale le dimensioni di un oggetto erano quelle che apparivano all~ nell'antica Cina esistevano lenti chiamate occhiali, che tuttavia si riteneva aiutassero gli ipovedenti grazie alle energie immaginarie dello "Yoh Shui". Il filosofo greco Aristofane sapeva che il vetro poteva essere utilizzato come lente focale, Tolomeo circa 150 anni dopo Cristo scopriva alcuni fondamentali fenomeni ottici che si ripetevano con regolarità per quanto riguardava la rifrazione della luce e scriveva trattati esaurienti al riguardo, Nelle civiltà antiche più avanzate fino ai romani non vi erano occhiali. Marco Tullio Cicerone scriveva al suo amico Attico - Cicerone era uno dei maggiori scrittori e statisti di Roma, morto nel 43 a.C.- che in vecchiaia non riusciva più a leggere e doveva farsi recitare ad alta voce ogni cosa dagli schiavi. Plinio riferiva che Nerone assisteva ai giochi dei gladiatori guardando attraverso uno smeraldo. Queste pietre preziose colorate servivano a rendere più confortevole la visione grazie al filtro colorato, più che migliorare effettivamente la capacità visiva. Così non è del tutto sicuro che il dottore della chiesa Sofronio Eusebio Girolamo, vissuto fra il 340 e il 420 d.C., fu veramente l'inventore degli occhiali. Sono numerosi i quadri nei quali egli viene raffigurato con il leone, un teschio e un paio di occhiali. Da allora è considerato il patrono degli occhialai. Le conoscenze di ottica nei tempi antichi – quando erano già stati compiuti esperimenti con sfere di vetro colme di acqua ma senza utilizzarle come strumenti ottici - venivano sfruttate da molti scienziati come base per le loro ricerche sulla luce e l’effetto della rifrazione. Tuttavia, fu soltanto nell’XI secolo che Abu Ali al-Hassan ibn al-Haitham (965-1039), matematico, fisico e astronomo arabo noto in occidente come Alhazen, scrisse il suo importante trattato di ottica intitolato “Kitab-al-Manazir” (Opticae Thesaurus). Questa opera conteneva le prime leggi della rifrazione e sull’angolo di incidenza e di riflessione. I monaci del Medioevo inventarono, in base alle teorie del matematico arabo Alhazen (intorno al 1000 d.C.) la cosiddetta "pietra di lettura". Questa consisteva per lo più di cristallo di rocca, oppure della cosiddetta pietra dura, aveva forma semisferica e ingrandiva la scrittura. Come pietra dura fu utilizzato il trasparente berillio. Per la prima volta, un segmento sferico di vetro venne descritto come strumento utile per ingrandire un oggetto. Dopo che la sua opera fu tradotta in latino, le sue teorie vennero messe in pratica dai monaci nel XIII secolo che progettarono lenti piano-convesse da collocare sopra i loro manoscritti per aiutarli nella lettura dei testi. La conoscenza di Alhazen nel settore ottico venne diffusa in tutta Europa principalmente per opera dei francescani. Vennero prodotte e usate le prime “pietre da lettura”, che erano fatte di quarzo o berilio – quest’ultimo rappresenta tra l’altro la radice del termine moderno in lingua tedesca per indicare gli occhiali, “Brille”. Nel corso del XII secolo si conoscevano solo alcuni sistemi di ingrandimento che derivavano da semplici pezzi di vetro concavi o convessi che non davano un’immagine reale delle cose, tanto che non erano apprezzati in quanto distorcevano le immagini reali. Le prime testimonianze documentate sull’uso delle lenti come correzione della vista arrivano dall’Europa del XIII secolo. Pare infatti che venissero usati dai monaci durante il Medioevo per le trascrizioni degli antichi libri. Il primo a descrivere l’uso delle lenti per migliorare la vista fu Ruggero Bacone nel 1262. Egli fece alcuni esperimenti con le lenti e gli specchi e descrisse i principi del riflesso e della refrazione. Iniziò così a scrivere gli effetti dei suoi esperimenti. Ruggero Bacone nel 1250 circa forniva la prova che gli ipovedenti potevano tornare a leggere le lettere grazie a lenti molate, ma ci vollero ancora 300 anni perché Snellius, fra il 1600 e il 1620, formulasse le leggi della rifrazione. Ruggero Bacone era ben visto e protetto dal Papa Clemente IV, ma quando il Papa morì egli dovette continuare in segreto i suoi studi. Venne scoperto, accusato di eresia e imprigionato. Quando uscì di prigione continuò gli esperimenti. Le lenti divennero occhiali circa 20 anni più tardi. La loro invenzione viene attribuita ad Alessandro Spina, nel 1280. Mentre nel 1268 Ruggero Bacone fece il primo commento di cui si abbia testimonianza sull’uso di lenti per fini ottici, il primo accenno in Germania non si trova in un trattato scientifico ma nella poesia di un menestrello medievale, Albrecht von Scharfenberg. La “pietra da lettura” si trasformò nel corso dei 50 anni successivi in una lente biconvessa che ora veniva tenuta più vicina all’occhio. A Venezia si usò del vetro trasparente per la prima volta insieme a un tipo di montatura che era unita tramite un chiodino. Erano nati i primi occhiali con montatura a rivetto. Svelare il segreto della fabbricazione degli occhiali era un reato che a Venezia prevedeva la pena capitale, ma nonostante tutto i domenicani riuscirono ben presto a continuare a svolgere ricerche nel settore dell’ottica dal momento che la lettura e la scrittura erano ancora prevalentemente due prerogative degli ordini religiosi. Allora solo i soffiatori di vetro di Venezia erano capaci di produrre vetro bianco. Dalle officine del vetro della celeberrima isola veneziana di Murano vennero anche le prime lenti molate, inizialmente pensate per un solo occhio. Verso la fine del XIII secolo a qualcuno venne l'idea di inserire due pezzi di vetro molato in un telaio di legno o corno e di creare uno strumento unico. Possedere un occhiale nel Medioevo equivaleva ad acquisire lo status di persona sapiente e dotta. Dovettero poi passare ancora molti secoli prima di arrivare al 1850 circa, quando gli occhiali assunsero la forma che oggi conosciamo. Gli occhiali erano interpretati come un segno di istruzione, raffinatezza e maturità. Erano oggetti molto preziosi e spesso venivano mostrati nei dipinti dell’epoca. Gradualmente lo status degli occhiali iniziò a diminuire. La loro diffusione divenne anche fonte di sfiducia e di ironia perché i diversi difetti della vista esistenti stavano a dimostrare che questi strumenti non potevano assicurare una vista migliore a tutti. Till Eulenspiegel (un imbroglione del Trecento reso popolare nella letteratura tedesca del Cinquecento) indossava gli occhiali per parodiare chi li portava. La prima testimonianza iconografia di occhiali è l'affresco che si trova nella sala del Capitolo dei Domenicani presso il seminario vescovile attiguo a Chiesa di San Nicolò di Treviso. Tutta la sala è opera di Tommaso da Modena che ha rappresentato 40 domenicani intenti in varie occupazioni. Tra questi il cardinale Ugo di Provenza che indossa un paio di occhiali. L'opera è datata 1352 ed è considerata la prima rappresentazione storica degli occhiali! Tommaso da modena 1352 Nel corso del tempo le montature iniziarono a essere costruite con materiali preziosi come oro, argento, corno e avorio. Si cercò di adattarle alle diverse caratteristiche fisionomiche e di renderle più o meno ampie per mezzo di piccole cerniere. Alla fine del Quattrocento si producevano strumenti ottici più comodi in cuoio. Poi, per i due secoli successivi si usarono il corno, la stecca di balena o il metallo. Dopo che Johannes Gutenberg ebbe inventato la stampa a caratteri mobili, la richiesta di occhiali crebbe rapidamente. Si svilupparono diversi centri di produzione di occhiali al di fuori di Venezia e delle Fiandre. Nel Quattrocento l’arte della fabbricazione degli occhiali fece il suo ingresso in Germania, prima a Francoforte e poi anche a Strasburgo e Norimberga. Jan van Eyk - 1436 • Un’altra pietra miliare nell’evoluzione degli occhiali alla fine del Quattrocento fu l’invenzione della lente convessa per correggere la presbiopia. • Per rendere gli occhiali più comodi da indossare, venivano legati alla testa o a una striscia attorno alla fonte tramite nastri, cordine o cinghie. Anche gli occhiali senza montatura, le cui lenti sono provviste di fori sui lati, hanno una lunga tradizione. Erano dotati di lacci che venivano legati alle orecchie o a un berretto. Papa leone X e due cardinali - 1518 – raffaello -museo degli uffizi a firenze • Per fermare meglio le montature sul naso, nel Cinquecento furono sviluppate delle stanghette elastiche e anche dei cuscinetti, i predecessori degli odierni supporti che poggiano sul naso. – Un grande aiuto ci viene dalle raffigurazioni pittoriche e dai dipinti delle culture antiche, che si sono conservati fino ad oggi. Nei loro quadri a carattere religioso molti pittori del XV secolo raffiguravano i personaggi con occhiali. Infatti nei quadri veniva riprodotto il modo di vivere e gli oggetti di uso comune nell'età loro contemporanea, e ciò oggi fornisce a noi una serie di importanti indicazioni. Tuttavia l’uso degli occhiali si diffuse, soprattutto in Inghilterra, nel XVII secolo. Infatti in questo periodo vi furono delle pubblicazioni da parte dell’astronomo Johannes Kepler che svolse degli studi e fornì degli scritti in cui spiegava l’uso corretto delle lenti e soprattutto la differenza tra lenti concave e lenti convesse. • Mentre la fabbricazione di occhiali era fiorente in Germania nel Seicento, le rigide regole delle corporazioni del settore in questo Paese comportarono nel contempo un arresto dell’evoluzione. Ben presto l’attenzione si spostò sulla produzione di occhiali a basso costo, sempre più a spese della qualità. Le lenti non venivano più molate ma create in una specie di stampo. Invece di artigiani specializzati si ricorreva a operai non specializzati. • In Inghilterra gli occhiali venivano venduti da ottici del posto fin da tempi molto antichi, mentre in Italia e Germania erano gli ambulanti a venderli. Nel 1780 Benjamin Franklin inventò le lenti bifocali, mentre alla fine dell’800 furono inventate le prime lenti a contatto per opera del tedesco Adolf Eugen Fick. • Nel Seicento e nel Settecento gli occhiali erano accettati e desiderati dalle classi medie e inferiori ma non a corte. Anche se Goethe era miope e usava un monocolo e un paio di occhiali a forbice, non nascondeva la sua avversione per gli occhiali. Anche di Napoleone Bonaparte si sa che portava gli occhiali: indossava un “binocolo” di madreperla con una montatura d’oro tempestata di cristalli. I primi occhiali erano costituiti da due lenti unite insieme e venivano tenute vicino agli occhi con le mani e non si portavano in modo continuativo. Man mano vennero migliorate, quindi le lenti erano tenute insieme da una molla che dava la possibilità di tenerli sul naso. • Gli occhiali a forbice venivano tenuti davanti agli occhi tramite un manico. La lorgnette fu inventata intorno al 1780. La parte frontale era collegata a un piccolo involucro tramite una cerniera e l’involucro svolgeva anche la funzione di impugnatura. • Grazie alla cosiddetta lorgnette a molla, in cui la montatura veniva aperta da una molla, gli occhiali vennero sentiti di nuovo come elementi di moda dalle classi più elevate. Le lorgnette erano viste sempre più come ornamenti ed erano indossate più dalle donne che dagli uomini. Erano fatte di metalli preziosi e talvolta indossate anche come spille sui corpetti. • Sono stati necessari diversi secoli perché gli occhiali con le stanghette, o con supporto sulle tempie e sulle orecchie, chiamati così dal modo in cui erano tenuti sul volto, pervenissero alla forma odierna. All’inizio erano premuti contro il naso, le tempie e le orecchie causando mal di testa e problemi alla pelle. • Verso la fine del Settecento gli ottici iniziarono a compiere esperimenti con la forma delle lenti, creandone di rettangolari, ottagonali e più tardi anche di ovali. Soltanto nella seconda metà dell’Ottocento gli occhiali vennero provvisti anche di stanghette continue e di archetti elastici da posizionare dietro le orecchie. • La prima fabbrica di montature per occhiali fu fondata a Morez in Francia nel 1796. In origine, gli occhiali da tempia o con stanghette erano usati solo per la lettura e successivamente anche per correggere la miopia. L’invenzione delle lenti bifocali è attribuita al Presidente americano Benjamin Franklin (1706-1790) che nel 1785 presentò al mondo il suo primo paio di occhiali con lenti bifocali. • Il medico inglese William Hyde Wollaston (1766-1822) fu il primo a pubblicare una descrizione delle lenti a menisco e delle lenti a punto focale, gettando così le basi per il calcolo delle lenti oftalmiche. • Nel 1825 l’astronomo scozzese George Biddell Airy (1801-1892) presentò la prima lente per astigmatici. John Isaac Hawkins determinò l’astigmatismo oculare precisamente nel 1826 e calcolò il centro di rotazione dell’occhio e la distanza tra gli occhi. Inoltre costruì occhiali e lenti trifocali. Vennero usati prismi molati per porre rimedio a difetti di posizione. Ulteriori studi analizzarono la vista degli animali. Si scoprì così che i cavalli, i cani e le mucche soffrono di gravi difetti della vista e furono creati occhiali appositi. Ad eccezione di una scimmia di uno zoo sottoposta a un intervento di cataratta, tutti gli animali rifiutarono gli occhiali e dimostrarono di riuscire a muoversi con maggiore sicurezza senza di essi. ASTUCCI PER OCCHIALI Dall’invenzione degli occhiali, l’astuccio li ha sempre accompagnati: tanto più rari e preziosi erano gli occhiali, tanto più funzionale ed elegante era l’astuccio. Gli occhiali, ai primordi, erano fabbricati con materiali fragili e quindi l’astuccio preserva da eventuali rotture le lenti e la montatura; più tardi, nel Cinquecento e nel Seicento, la produzione più abbondante di occhiali e il commercio europeo fanno sì che il loro prezzo si abbassi e l’uso ne diventi popolare. Si vedono esempi di astucci per occhiali in legno pregiato o in ottone inciso con lavorazioni strane e raffinate oppure semplici e popolari. Con il Settecento e l’Ottocento, vicino alle fabbriche di occhiali, sorgono le prime fabbriche di astucci che producono contenitori specifici funzionali e in materiali più poveri, ma sempre arricchiti con piccole leziosità stilistiche. Astuccio in cartapesta ed oro filato manifattura cinese, inizio XIX secolo. L'astuccio in cartapesta è rivestito con tela color amaranto, sulla quale sono state ricamate delle applicazioni floreali usando dell'oro filato Astuccio in cartapesta laccata manifattura cinese, inizio XIX secolo. Astuccio in cartapesta laccato di nero lucido, composto da due parti che si inseriscono. Sulle facce esterne, impressi disegni stilizzati di fiori e frutta. Astuccio in stoffa, perle e corallo manifattura cinese, inizio XVIII secolo. L'astuccio è in stoffa con applicazioni esterne di perle e coralli rappresentanti un drago. Le due facce dell'astuccio sono speculari. L'eccezionalità dei materiali usati ci fa pensare a una destinazione regale o quantomeno a un personaggio di rango. Astuccio in galuchat verde manifattura cinese, inizio XIX secolo. L'astuccio in galuchat verde, è provvisto di un fiocco in seta color avorio. Astuccio in cartapesta con seta manifattura cinese, inizio XIX secolo. Astuccio di forma ovale e in cartapesta, ricoperto in seta stampata a motivi geometrici e draghi stilizzati. Astuccio in cartapesta con ritagli manifattura francese, inizio XIX secolo. L'astuccio in cartapesta è ricoperto con carta bianca e rifinito con modanature in oro. Sul coperchio sono incollate delle figurine ritagliate (due cavalieri, delle chiavi, un occhiale, un'armatura, eccetera Astuccio in argento, inciso manifattura francese, 1849. L'astuccio è in argento finemente inciso. Su una faccia riporta la parola Souvenir e sull'altra la data 14 october 1849. Era probabilmente un regalo per qualche ricorrenza particolare. Astuccio a châtelaine, in cuoio manifattura francese, metà XIX secolo. Astuccio a châtelaine in cuoio con finiture e gancio in acciaio spazzolato. Sul dorso e sulla fibbia sono inserite numerose cuspidi sempre in acciaio spazzolato. Astuccio in argento, a mezzaluna manifattura inglese, 1904. L'astuccio, a mezzaluna, è in argento e presenta i punzoni Birmingham 1904. La faccia superiore è interamente ricoperta da una decorazione a girali finemente incisi. Serviva per due paia di occhiali. Astuccio in cartapesta con decalcomanie metà XIX secolo. Astuccio in cartapesta con la parte esterna decorata. Il tipo di lavorazione è costituito da decalcomanie che, una volta applicate, venivano ritoccate a mano e colorate. Gli occhiali venivano inseriti in una tasca, successivamente infilata all'interno dell'astuccio rigido. Astuccio in argento, traforato manifattura olandese, inizio XIX secolo. L'astuccio è in argento di forma quasi cilindrica, completamente traforato. Su una faccia sono raffigurate delle scene con animali e fiori; sull'altra dei mulini a vento. La chiusura è a innesto. • Astuccio in galuchat rosa manifattura francese, fine XVIII secolo. • L'astuccio, in galuchat rosa, ha l'anima in legno con coperchio incernierato e apertura a pressione. Una piccola fascia scanalata d'argento maschera la chiusura. • Astuccio in legno scolpito manifattura tedesca (?), 1839. • Astuccio per occhiali in legno scolpito, di forma cilindrica. Sull'esterno sono incisi dei motivi floreali (corone d'acanto), il nome del proprietario, P. Holbije e l'anno di fabbricazione. • Astuccio in tartaruga e argento manifattura inglese, inizio XIX secolo. • L'astuccio è di forma ovale, in legno ricoperto di tartaruga. Le cerniere e il pulsante di chiusura e di apertura sono d'argento inciso. • Astuccio in tartaruga incisa manifattura francese, fine XVIII secolo. • Astuccio per occhiali, in legno ricoperto di tartaruga completamente incisa a motivi floreali. La forma è a rombo allungato nella parte centrale. Le finiture e la modanatura sono in argento. • Astuccio in filigrana d'argento manifattura spagnola (?), inizio XIX secolo. • Astuccio per occhiali in filigrana d'argento. • Astuccio in ottone e pietre dure manifattura russa, inixio XIX secolo. • Pregevole astuccio di manifattura russa a forma ovale; l'apertura è circa alla metà della circonferenza esterna. la preziosa decorazione in ottone sbalzato con riporti floreali e con pietre dure collocate simmetricamente, presenta somiglianze con opere di oreficeria coeva, in particolare con quelle di Fabergé. • Astuccio in legno dolce manifattura olandese, 1799. • L'astuccio è costruito in legno dolce ed è di forma ovale. L'inserimento degli occhiali avviene dall'alto tramite un'apertura, senza fermi. Su entrambe le parti sono intagliati dei motti contornati da fogliame. • Astuccio in legno d'abete manifattura olandese , 1808. • L'astuccio, in legno d'abete, è del tipo a bustina, con apertura laterale. Porta intagliate, su una faccia, le iniziali del probabile proprietario - SJSS - e, sull'altra, due parole e la data: 1808. • Astuccio in ottone e madreperla manifattura francese, XVIII secolo. • La singolare forma dell'astuccio in madreperla e ottone, per occhiali pieghevoli, è evidenziata dalle incisioni a volute. Poteva contenere due paia di occhiali. • Astuccio in bronzo manifattura olandese, metà XVIII secolo. • Astuccio in bronzo molto piatto con coperchio incernierato ad incastro, che presenta esternamente, sulle due facce, un disegno geometrico inciso a ritmi mistilinei di gusto settecentesco. • Astuccio in palissandro manifattura francese, XVIII secolo. • L'astuccio è in legno di palissandro, con finiture in argento, a forma di libro. Le due copertine sono basculanti e, alzandosi, permettono di liberare l'alloggiamento degli occhiali. • Astuccio rettangolare manifattura francese, XVIII secolo. • L'astuccio è di forma rettangolare. Realizzato in cartapesta, è ricoperto esternamente di marocchino rosso lavorato ai piccoli ferri e internamente è rivestito di pergamena verde. La metà superiore dell'astuccio è a incastro. All'interno poteva essere contenuta una coppia di occhiali. • Astuccio-imballo, in legno manifattura tedesca, metà XVIII secolo. • Astuccio-imballo in legno di pino a forma di parallelepipedo, con coperchio dello stesso materiale incernierato con uno spago. Sull'esterno è applicato un ritaglio di xilografia che rappresenta l'emblema della città di Norimberga e lo stemma della corporazione dei fabbricanti d'occhiali (due grifoni che sorreggono un occhiale ad arco), Si conoscono altri esemplari di imballi originali dei fabbricanti di occhiali della città di Norimberga, e le caratteristiche costruttive sono molto simili tranne che per le insegne dei negozi, rappresentate sotto lo stemma degli ottici: nel nostro caso, una testa di cavallo al centro di una corona di foglie. • Astuccio in tartaruga, con borchie manifattura spagnola, XVII secolo. • Astuccio, in tartaruga, a forma di otto. L'inserimento degli occhiali può avvenire indistintamente sia dalla parte superiore sia dalla parte inferiore, in quanto è formato da due coperchi uniti da quattro borchie centrali passanti. Su uno dei lati è inciso il nome Spinoza, il che ce ne fa attribuire la provenienza alla Spagna o all'Italia durante l'occupazione spagnola • Astuccio in galuchat e argento manifattura francese, inizio XVIII secolo. • Astuccio per occhiali pieghevoli in legno ricoperto con galuchat e finiture in argento. • Astuccio in ottone con sigla manifattura francese, inizio XVIII secolo. • Astuccio in ottone per occhiali pieghevoli, con volute incise sull'esterno. Sulla parte basculante è inciso anche il nome della proprietaria: Catherine Stassart. • Astuccio in ottone, inciso manifattura francese, inizio XVIII secolo. • Astuccio in ottone per occhiali pieghevoli, con volute incise sull'esterno. • Astuccio in avorio manifattura francese (?), XVIII secolo. • L'astuccio in avorio è costituito da due pannelli trilobati, fissati lateralmente da quattro perni passanti. L'inserimento degli occhiali avviene dall'alto e non c'è fermo. I due lati dell'astuccio sono traforati a stilemi gotici tedeschi ma la manifattura, non eccezionale, fa rilevare che l'opera è molto tarda, presumibilmente del XVIII secolo. La zona di produzione è, quasi di certo, la Francia del Nord (Dieppe), dove in quell'epoca fiorì la produzione di manufatti in avorio che proveniva dalle baleniere atlantiche. • Astuccio in bosso, trilobato e intagliato manifattura italiana (?), XVII secolo. • L'astuccio, per due occhiali, è in legno di bosso, di forma trilobata, intagliato su entrambe le parti. Sulla faccia superiore vi è un profilo contornato da uccelli e volute. Sulla parte opposta sono intagliati solamente delle volute e dei fiori. • Astuccio in bosso, trilobato e traforato manifattura tedesca, XVII secolo. • L'astuccio, costruito in legno di bosso, è di forma trilobata, completamente traforato e intagliato. Lungo tutta la parte esterna ci sono dei riccioli a tutto tondo traforati e due visi grotteschi. Al centro delle due facce sono stati intagliati due medaglioni raffiguranti personaggi fantasiosi. A lato dei medaglioni ci sono due ritratti di profilo, contornati da volute floreali. • Astuccio in legno di frutto manifattura francese, XVII secolo. • L'Astuccio è in legno di frutto, ricoperto di carta. La forma superiore è trilobata perché segue la sagoma degli occhiali che vengono inseriti dall'alto, tramite una fessura senza fermo. fassamani • Il termine fassamano deriva dal francese "face à main" (faccia a mano) e comprende tutti quegli occhiali che non venivano indossati sul naso o sul viso. Ci sono molti tipi di fassamani, i più famosi sono quelli chiamati erroneamente e ormai comunemente lorgnette, quegli occhiali, cioè, molto leziosi e in voga specialmente nel XIX secolo, occhiali dai lunghi manici spesso traforati o incisi, in tartaruga o argento, dietro a cui le dame dell’Ottocento si nascondevano od osservavano il frivolo mondo che le circondava, o i piccoli occhiali a ciondolo in oro o argento con pietre preziose che pendevano dal collo delle nobildonne veneziane del tardo XVIII secolo. Un altro tipo di fassamano, di produzione tipicamente francese, sono gli occhiali a forbice, così chiamati perché tenuti in mano di fronte al viso e al disotto del naso. Questi occhiali che accompagneranno la vita mondana francese per quasi vent’anni, ci incuriosiscono ancora oggi per la forma e la grazia di molte creazioni a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento e per la sobria eleganza degli esemplari della metà dell’Ottocento. • Fassamano in tartaruga a manico lungo, molto curioso manifattura americana, inizio XX secolo. • Curioso fassamano in tartaruga (?). Gli occhiali sono fissati a un rettangolo dello stesso materiale che, normalmente, può fungere da parasole. Il manico, con un allungo di circa il doppio della sua lunghezza, è incernierato su un lato del parasole. • Fassamano in tartaruga bionda a manico lungo e orologio manifattura francese, inizio XX secolo • Fassamano in tartaruga bionda, con impugnatura lunga. Sulla parte inferiore del manico sono inseriti un motivo fantasioso in argento e, al fondo, un orologio. • Fassamano in tartaruga, a manico lungo, con stemma Manifattura inglese, XIX secolo • Fassamano in tartaruga a impugnatura lunga, completamente intarsiata a motivi floreali, in argento. Nella parte bassa è presente lo stemma nobiliare e il nome del proprietario: Chetwind. • Fassamano con orologio manifattura francese, inizio XX secolo. • Fassamano in oro con lenti rotonde. L'impugnatura, relativamente lunga, ha un orologio incastonato nella parte terminale. • Fassamano in tartaruga con cornetto acustico manifattura inglese (?), fine XIX secolo. • Curioso fassamano in tartaruga. Il manico degli occhiali è costituito da un cornetto acustico. • Fassamano in madreperla a manico lungo fine XIX secolo. • Fassamano a impugnatura lunga, in ottone, con il manico ricoperto di madreperla. • Fassamano a ciondolo in ottone dorato manifattura francese, fine XIX secolo. • Piccolo fassamano a ciondolo in ottone dorato, con astuccioimpugnatura inciso a motivi classicheggianti. • Fassamano in tartaruga bionda a manico lungo fine XIX secolo. • Fassamano in tartaruga bionda. L'impugnatura lunga è completamente incisa e traforata a volute e riccioli. • Fassamano in avorio manifattura inglese (?), XIX secolo. • Fassamano con astuccio impugnatura sagomato con la stessa forma degli occhiali contenuti. La parte esterna, in avorio, reca incise le iniziali del possessore: V.W., contornate da bellissimi motivi floreali. • Fassamano in tartaruga a manico lungo manifattura italiana, fine XIX secolo. » Fassamano in tartaruga con manico lungo. L'astuccioimpugnatura è traforato a forma di treccia. • Fassamano in tartaruga a manico lungo, con amorino manifattura italiana (napoletana) fine XIX secolo • Fassamano a manico lungo in tartaruga. L'astuccioimpugnatura è a goccia allungata, completamente traforato e inciso a volute, con un amorino nel centro. • Fassamano in madreperla con intarsi dorati manifattura francese, XIX secolo. • Fassamano in ottone. L'astuccioimpugnatura è in madreperla, con intarsi dorati a volute e fiori. • Fassamano a ciondolo in tartaruga e ottone dorato manifattura francese, XIX secolo. • Piccolo fassamano a ciondolo in tartaruga e ottone dorato. L'impugnatura funge anche da protezione quando gli occhiali ripiegati su se stessi, vengono inseriti nel corpo del fassamano. • Fassamano a ciondolo in tartaruga e argento con vaso di fiori manifattura francese, XIX secolo. • Piccolo fassamano a ciondolo in tartaruga e argento dorato. L'impugnatura funge anche da protezione quando gli occhiali, ripiegati su se stessi, vengono inseriti nel corpo del fassamano. Sull'esterno dell'astuccio-impugnatura ci sono degli intarsi con un vaso di fiori. • Fassamano a ciondolo in ottone e smalti manifattura francese, metà XIX secolo. • Piccolo fassamano montato a ciondolo in ottone con astuccioimpugnatura di forma ovale allungata. Nel centro è inserito un medaglione di smalto rappresentante un amorino. • Fassamano a forbice in oro manifattura francese, XIX secolo. • Fassamano a forbice, montato a ciondolo in oro. I bracci che sorreggono le lenti sono a forma di serpenti, con il perno di chiusura sulla coda. Sullo stesso perno è inserito anche un monocolo che può essere usato sia da solo sia con gli occhiali. L'impugnatura è costituita da due serpenti che, intrecciando le code, sorreggono un disco traforato con, al centro, un vaso di fiori in pasta di vetro(bianco su sfondo azzurro). • • Fassamano a forbice in ottone, di fattura semplice manifattura francese, XIX secolo. • Fassamano (occhiali a forbice) in ottone dorato, di fattura molto semplice e lineare. • Fassamano a forbice in tartaruga manifattura francese, XIX secolo. • Fassamano in tartaruga, a forbice, dalla forma semplice e lineare. • Fassamano in acciaio brunito manifattura francese, XIX secolo. • Fassamano (occhiali a forbice) in acciaio brunito con impugnatura. Quest'ultima è fissata con un perno allo snodo delle due lenti. • Fassamano a ciondolo in argento con incisioni floreali manifattura italiana (?), XIX secolo. • Fassamano in argento montato a ciondolo, terminante con un anello in modo da poterlo agganciare a una collana. L'impugnatura funge da astuccio quando non vengono usati gli occhiali e, in questo caso, è realizzata in argento inciso a motivi floreali. • Fassamano in tartaruga e argento manifattura francese (?) prima metà XIX secolo. • Fassamano a forbice con impugnatura in tartaruga e occhiali in argento. L'astuccioimpugnatura funge da custodia quando gli occhiali non vengono usati. Oggi sul mercato ci sono svariati modelli, si potrebbe dire per tutti i gusti e per tutte le tasche. Il volto umano trasmette una quantità gigantesca di informazioni e nessuno degli organi del corpo umano è soggetto a tante affezioni quanto l'occhio. Circa il 70% della nostra popolazione soffre di vari disturbi della vista. • Qual è la percentuale dei portatori di occhiali? – – E' circa del 70%. • A prescindere dai tanti bambini e giovani che sono miopi o ipermetropi, la capacità di visione da vicino comincia a diminuire da partire dal 25° anno di età, per cui a partire dal 40° anno di età circa abbiamo bisogno di un ausilio visivo leggero per la lettura da vicino, il nostro primo paio di occhiali da lettura. Dato che anche la percentuale di miopia aumenta notevolmente e la popolazione invecchia sempre di più, la percentuale dei portatori di occhiali registra un forte incremento. • Quindi un miope diventa anche presbite? – – Se la miopia permane, compensa a volte la presbiopia - almeno la miopia leggera, sicché non è necessario l'occhiale da lettura. • Come si nota dunque che si diventa presbiti? – – In presenza di illuminazione più chiara non si riescono più a leggere le lettere più piccole o si leggono con molta fatica. Insorge mal di testa, le "braccia diventano troppo corte". • Vi sono anche malattie che si accompagnano a improvvisi disturbi visivi da vicino? – – Sì, l'ipertensione, il diabete mellito, ma anche determinate forme di emicrania. • Quali sono i possibili ausili visivi? – – In linea di massima, com'è noto, occhiali, lenti a contatto oppure intervento chirurgico. • Quali occhiali vengono normalmente prescritti? – – Occhiali da bambini - occhiali da lontano occhiali da lettura - occhiali da lavoro occhiali combinati oppure i cosiddetti occhiali multifocali. • Riguardo agli occhiali da bambini, a quali fattori bisogna fare particolarmente attenzione e a partire da che età è possibile effettuare una visita oculistica sui bambini? – – Una visita oculistica è possibile fin dalla nascita e così pure le cosiddette determinazioni della rifrazione (rilevazione della forza di rifrazione). • Gli occhiali per bambini dovrebbero avere lenti colorate o antiriflesso? – – No, mai! Le lenti colorate alterano i colori e lasciano passare meno luce. Una buona protezione contro i raggi UV è fornita da qualsiasi occhiale da vista disponibile in commercio. – Sul trattamento antiriflesso le opinioni possono essere diverse. Può essere utile nelle lenti più forti da ca. +2.0 o -2,0 diottrie oppure nel caso dell'astigmatismo. E' sufficiente tuttavia il trattamento antiriflesso semplice. • Come si sceglie un paio di occhiali? – – Solo insieme a vostro figlio. Lasciate che il bambino scelga una montatura di suo gradimento, che gli piaccia. • • Mio figlio ora ha un paio di occhiali. Che cosa fare a questo punto? • – Il passo successivo è il controllo oculistico. L'oculista controllerà la gradazione delle lenti ed eventualmente procederà ad una visita di controllo. In questo modo avrete la certezza di aver fatto tutto il necessario per questo momento della vita di vostro figlio - il portare gli occhiali - al fine di curare o prevenire disturbi visivi gravi. • • E' possibile avere un unico paio di occhiali per tutte le distanze? Quali possibilità vi sono attualmente? • 1. Il classico occhiale bifocale: • – – la parte alta per la visione da lontano, la parte bassa per la visione da vicino. – – Svantaggio: scarsa messa a fuoco nella zona media. 2. Gli occhiali multifocali: – Si passa senza soluzione di continuità dalla parte superiore della lente dell'occhiale per la visione da lontano alla parte inferiore della lente per la visione da vicino. – – Svantaggio: a volte i tempi di adattamento sono decisamente lunghi. In caso di intollerabilità alcuni hanno speso inutilmente molto denaro. – Recentemente alcune ditte sono diventate assai efficienti e disponibili: in caso di intollerabilità di queste lenti così costose, l'occhiale viene ritirato e sostituito con un normale paio di occhiali da lettura o bifocali. Guardiamo attraverso un occhiale multifocale, con le cosiddette lenti progressive. E' indicata la forza di rifrazione - unità di misura è la diottria. Guardiamo attraverso un tradizionale occhiale multifocale standard. Nella distanza media gli oggetti collocati sulla scrivania non sono visibili in modo nitido . Guardiamo attraverso una lente multifocale con una migliore regolazione della zona progressiva - è la zona di transizione. Anche l'immagine degli oggetti posti a media distanza sulla scrivania viene riprodotta in modo nitido. Le lenti a contatto • Come sempre, anche in questo caso non sappiamo chi è stato il primo! Il medico inglese Thomas Young nel 1801 prese alcune piccole lenti del suo microscopio, le avvolse sul bordo di cera morbida e se le collocò sugli occhi. In questo modo aveva prodotto su se stesso artificialmente una forma di miopia estremamente elevata. Calcolò quindi il valore della forza di rifrazione mancante. Ma fu l'oculista di Zurigo Fick che per primo tentò, in presenza di una rara affezione corneale, di realizzare un occhiale le cui lenti entrassero a contatto diretto con la superficie dell'occhio galleggiando su uno strato liquido. Egli chiamò questo ausilio visivo "occhiale a contatto". Tutti i prodotti e i perfezionamenti successivi erano in vetro! Poco prima della seconda guerra mondiale l'americano W. Feinbloom descriveva la produzione delle prime lenti a contatto di plastica. – Cosa sono le lenti a contatto? – Le lenti a contatto sono delle piccole coppe di materiale plastico (polimeri), inserite direttamente sulla superficie corneale e galleggianti sul liquido lacrimale. Correggono i difetti visivi al pari degli occhiali. – Quali sono i vantaggi delle lenti a contatto ? – Il vantaggio enorme in rapporto agli occhiali è dato, soprattutto, dalla formazione di una immagine naturale. Come si sa, gli occhiali diminuiscono- come nella miopia- o ingrandiscono- come nell'ipermetropia l'immagine. La ragione di ciò è dovuta alla distanza degli occhiali dall'occhio, di circa 14 mm. – I vantaggi sono dunque dati da: – * Minima diminuzione o ingrandimento dell'immagine. * Nessuna distorsione periferica: gli occhiali distorcono o deformano la periferia. * Maggiore campo visivo, utile specialmente in situazioni visive complicate. * Le lenti sono invisibili, per cui la fisionomia naturale non cambia. * Non si sporcano. * Sono ideali per persone con diverso potere rifrangente tra i due occhi. * Spesso sono il solo mezzo per convincere ad effettuare la correzione in ragazzi ametropi – Quali tipi di lenti a contatto sono disponibili? – – Ci sono due grandi gruppi di lenti del contatto: lenti rigide e lenti morbide. Oggi, la maggior parte delle lenti rigide sono composte da polimeri e sono piuttosto flessibili, e deformabili. Per questa ragione sono più propriamente dette semirigide. Sono dotate di una maggiore elasticità specialmente al bordo, cosa che determina una migliore tolleranza. Un altro vantaggio è dato dalla elevata permeabilità all'ossigeno. Questo determina un notevole aumento della tolleranza a lungo termine. – Lente a contatto semirigida. L'orlo della lente è chiaramente visibile. Lente a contatto morbida. Si adatta talmente alla superficie corneale che è appena visibile . – Vorrei sapere di più sulle lenti rigide. Quali tipi sono i tipi disponibile e più raccomandabili? – – Senza dubbio le lenti a contatto morbide sono migliori all'inizio per la tolleranza. Comunque, a lungo termine sono preferibili le lenti a contatto semirigide per le ragioni che saranno spiegate in dettaglio sotto. Certamente, un vantaggio è dato dalla gas permeabilità e dalla possibilità di correggere anche errori rifrattivi più complicati come l'astigmatismo elevato e il cheratocono. – – Perchè lenti a contatto semirigide compensano errori complicati? – – Come già ha suggerito dal nome, sono lenti stabili che mantengono la loro forma. Le LAC semirigide, restano a galla sul fluido lacrimale controbilanciando le irregolarità corneali. I vantaggi delle LAC sono molti, ma non bisogna trascurare i rischi che possono determinare. – Quali sono i problemi più frequenti con le LAC e come si possono prevenire? – – Spesso il portatore di LAC avverte la sensazione di "sabbia" negli occhi. In questo caso è necessario rimuovere le lentine e mettere immediatamente gli occhiali. Tale sensazione è dovuta all'occhio secco. Le cause principali dell'occhio asciutto sono dovute a cause ambientali o a cause naturali (iposecrezione lacrimale). Sarà compito dell'Oculista individuare le cause e porvi rimedio. – Quali sostanze sono importanti per permettere la formazione di un buon fluido lacrimale e proteggere gli occhi? – – Questi sono principalmente le vitamine A, B e C come pure il Calcio e lo Zinco. – Come deve essere la nutrizione del portatore di LAC? – – Chi porta le LAC deve mangiare frutta fresca, vegetali, latte e tutti i derivati del grano. Molto indicati sono i vegetali di colore verde scuro, rossi e gialli che contengono molta vitamina A. La vitamina B e il calcio è contenuto in grandi quantità nelle nocciole, banane e tutti i derivati del grano. Si consiglia di bere acqua minerale con basse quantità di sodio e molto thè e/o succhi di frutta. Oltre alla assunzione regolare di vitamine A,C ed E, è bene controllare spesso anche lo stato della colesterolemia e non bere molto alcool. – – Le tavolette di vitamine sono sufficienti per questo scopo? – – Non c'è alcuna controindicazione, anche se sono stati riferiti casi di depositi di cristalli di calcio sulle LAC in soggetti che assumevano contemporaneamente complessi multivitaminici. Questo può condurre ad un deterioramento dell'acutezza visiva e ad una aumentata sensazione di corpo estraneo. – Se questi consigli vengono rispettati ma tuttavia c'è ancora fastidio, quale può essere la causa? – – La causa potrebbe esere legata al cambiamento delle condizioni di lavoro. La permanenza prolungata in stanze piccole, affollate, con fumatori, può determinare un disseccamento delle mucose, non solo congiuntivali, ma anche delle vie respiratorie. Anche il lavoro prolungato davanti al monitor determina una diminuzione notevole della frequenza di ammiccamento determinando un disseccamento della cornea e della congiuntiva e conseguente senzazione di corpo estraneo. In questi casi è consigliabile usare colliri a base di lacrime artificiali che saranno prescritte dall'Oculista e potranno essere instillate anche senza rimuovere le lentine. Non bisogna dimenticare mai di fare una buona camminata all'aria aperta ( non solo per gli occhi!) – – Un altro fattore di intolleranza alle LAC e dovuto all'assunzione di farmaci, specialmente quelli utilizzati per lungo tempo. Un'intolleranza piuttosto frequente alle LAC si osserva nelle donne che fanno uso di contraccettivi ormonali. Anche nei viaggi aerei si osserva una riduzione della tolleranza alle lentine. Problemi notevoli si possono avere anche nei soggetti allergici. In tutti questi casi sarà l'Oculista a stabilire se e come poter indossare le LAC – In conclusione: quali lenti a contatto usare, dunque, rigide o morbide? – – Il suo Oculista conosce la sua cornea, il suo difetto visivo, lo stato della congiuntiva e le condizioni del film lacrimale. Soltanto lui (a volte in collaborazione con altri specialisti) potrà consigliarla per il meglio. – Dunque: morbide o rigide? – – Sebbene il 60% degli utenti utilizzi LAC morbide, quelle semirigide sono preferibili, come è già stato detto. Specialmente in ambienti umidi o inquinati le lenti morbide sono meno appropriate perchè sono costituite da idrogel che letteralmente risucchia l'umidità assorbendo di pari passo le sostanze inquinanti dove si accumulano rilasciandole lentamente verso l'occhio. Spesso, in queste condizioni, favoriscono la formazione di funghi. Per tale ragione sono causa frequente di occhi rossi e irritati e spesso propensi a sviluppare allergie. – – Conseguenza: – – Cambiare le lenti morbide ogni due anni ed utilizzare cosmetici anallergici. Se possibile utilizzare LAC a ricambio frequente ( giornaliero o quindicinale) . Con questo ultimo sistema si annulla la manutenzione delle LAC e si hanno dispositivi correttivi sempre alla massima efficienza. – – Con quale frequenza si debbono controllare le LAC? – – Generalmente: bisogna andare dall'Oculista al comparire di ogni problema o alla modificazione dell'acuità visiva. – E' buona regola seguire il seguente schema: * Primo controllo: dopo 8 / 10 giorni di adattamento * Secondo controllo: 3 settimane dopo * Terzo controllo: dopo tre mesi * Quindi ogni 6 mesi (da parte dell'Oculista) – C'è un'età limite per portare lenti del contatto? – – No Oftalmologia pediatrica • Nei bambini, se i primi mesi sono importanti per lo sviluppo della funzione motoria e sensoriale, il periodo che va dai sei mesi fino ai 10-12 anni è decisivo per il raggiungimento della stabilità visiva. I danni che si verificano all’apparato visivo nei primi sei mesi di età sono spesso irreversibili; dopo i sei mesi i danni generano un regresso delle facoltà visive acquisite, ma un trattamento tempestivo consente di far recuperare le potenzialità perdute. Alla nascita il neonato è in grado di captare tutti gli stimoli visivi provenienti dall’ambiente circostante ma non di elaborarli, di organizzarli in immagini e, quindi, di capirli; il bambino vede luci e forme ma non può attribuirli a cose, persone e ambienti. Nei primi quattro mesi di vita si sviluppano le principali funzioni monoculari e binoculari, sia sensoriali sia motorie, la convergenza, l’accomodazione e i movimenti orizzontali rapidi. A 15 giorni, il bambino riesce a mettere a fuoco le immagini distanti 20-30 cm dagli occhi, non riconosce ancora i colori, ma distingue la luce dal buio. Non avendo ancora il pieno controllo dei muscoli oculari si stanca presto e talvolta può sembrare strabico. Dopo 10-12 settimane distingue il viso umano rispondendo a sorrisi, smorfie e movimenti delle labbra; segue le immagini in movimento ruotando il capo e facendo convergere gli occhi se gli si avvicina un oggetto al viso. Tra il quarto e il sesto mese il bambino è in grado di fissare un oggetto, di seguirne il movimento e di volgere lo sguardo verso uno stimolo visivo. Tra il quarto e il quinto mese mette a fuoco le immagini fino a qualche metro di distanza, distinguendo chiaramente alcuni colori fondamentali quali il rosso, il verde e il blu. A sei mesi controlla abbastanza bene i muscoli oculari, quindi scompare l’eventuale strabismo, ed è attratto da oggetti di piccole dimensioni. A sette mesi vede come una persona miope, mentre a dieci acquista il senso di profondità delle immagini (acutezza stereoscopica). Tra uno e due anni il bambino raggiunge il pieno controllo dei muscoli oculari, mentre l’accomodazione gli consente di mettere a fuoco gli oggetti a qualsiasi distanza. A due anni raggiunge i dieci decimi di acutezza visiva e le sue strutture oculari funzionano in modo completo. • Magic Eye permette di visualizzare immagini tridimensionali all'interno di figure, apparentemente astratte, stampate senza tecniche tipografiche speciali e senza dover usare lenti particolari. • Rilassatevi ora, e cercate di individuare le immagini 3D nascoste nelle seguenti tavole. Se non ci riuscite, la soluzione si trova alla fine della pagina. • Occhiali: spizzichi di storia • Da Seneca alla fine del XVII secolo • Una mano sulla fronte per riparare lo sguardo dall’intensità del sole e la curiosa mascherina usata dagli esquimesi, una "fessurata" (dotata di una fessura orizzontale lungo tutta la linea visiva) piatta di corno, legno e osso, legata intorno al capo: questi esempi sono da considerarsi i primi “modelli” di occhiali “da sole”. • Per gli occhiali da vista dobbiamo scavare nella storia molto più antica. • Da Seneca a fra Giordano da Rivalto • Seneca, precettore di Nerone, sapeva che piccoli oggetti osservati attraverso una sfera di vetro colma di acqua apparivano ingranditi. Plinio, invece, nei suoi scritti diceva che Nero princeps gladiatorum pugnas spectabat in smaragdo, forse perché un certo “taglio” dello smeraldo consentiva un ingrandimento casuale o forse perché il verde di questa pietra fungeva da riposante per la vista. • I Romani poi utilizzavano un particolare elmetto da guerra, ocularium, che in corrispondenza degli occhi aveva uno o due fori coperti da cristalli per proteggerli dalla polvere. Occhiali fessurati in legno (Australia, 1989) • Il fisico arabo Ibn Al Haitam detto Alhazen (vissuto tra il 990 e il 1038), e due secoli dopo Ruggero Bacone (1214-1294), si avvicinarono alla scoperta della lente, ma rimanendone a un passo: insistevano nel porre la lente sopra l’oggetto da ingrandire anziché direttamente davanti agli occhi. • Si creò comunque una prima distinzione tra lente di ingrandimento, detta lapides ad legendum o pere da lazer a Venezia e gli occhiali detti vitreos ab oculis ad legendum o “roidi da ogli”, molto diffusi alla fine del Duecento e considerati un accessorio indicativo del ruolo intellettuale e del rango di chi li indossava. • Si dice che il primo vero occhiale sia comparso per opera di un artigiano vetraio rimasto ignoto, nel 1300, quando venne formalizzata una serie di norme della corporazione degli artigiani vetrai veneziani. Allora le lenti erano in cristallo di rocca o in berillio. • Inizialmente fu severamente proibito ai vetrai di vendere sia gli occhiali che le lenti come fossero cristalli. Ma, dopo un anno circa, i sovrintendenti alle Arti permisero, a chi lo voleva, di fare i vitreos ab oculis ad legendum, così che questi prodotti divennero peculiarità degli artigiani vetrai veneziani. • Poco tempo dopo in un suo manoscritto fra Giordano da Rivalto, morto nel 1313, dichiarava: “Non è ancora vent’anni che si trovò l’arte di fare gli occhiali che fanno veder bene”. • Input a costruire occhiali e primi modelli • I primi occhiali erano costituiti da due lenti rotonde cerchiate di cuoio riunite da due piccoli segmenti legati a un perno affinché rimanessero più stabili in viso. Due “legacci”, sempre in cuoio, da annodarsi intorno al capo ne assicuravano maggiormente la fermezza. • Nel Medioevo a stimolare la costruzione di occhiali non furono certo le necessità degli studiosi, all’epoca una rarità, bensì il numero di contabili in continuo aumento grazie al crescente progresso sociale ed economico del tempo. Ebbene, fu proprio la necessità di leggere nitidamente pagine intrise di numeri e ordinativi a segnare la storia degli occhiali. • I primi occhiali avevano lenti convesse e correggevano solo la presbiopia dei vecchi. Anzianità era sinonimo di saggezza e il più grande omaggio reso a un uomo di rispetto era ritrarlo con un paio di occhiali inforcati sul naso. • Gli occhiali, da allora, assunsero un valore allegorico e, inoltre, diventando attributo tipico di San Gerolamo, considerato precursore dell’Umanesimo cristiano, si arricchirono del significato simbolico allusivo alla “vista” di chi sa intuire chiaramente la verità. • Folli allegorie • Nel Quattrocento comparvero anche le prime lenti concave per i miopi e l’esigenza di creare un sistema ancor più idoneo che a contenerle divenne urgente, perché non servivano più solo per la lettura. • Furono fermati dietro le orecchie da un’asola di cuoio passante e sulla fronte da un sostegno verticale di metallo che curvandosi si affrancava alla testa con un berretto o con una fascia frontale. • Da alcune tracce di rapporti epistolari tra nobildonne e nobiluomini dell’epoca si rileva che il commercio e l’uso degli occhiali erano all’epoca molto diffusi (Alessandra Maccinghi Strozzi li citava nelle sue lettere al figlio; il duca Francesco Sforza ordinò per lettera a Niccodemo Tancredini tre dozzine di occhiali, un documento che tra l’altro comprova che anche Firenze si stava specializzando negli occhiali). • Tra il Quattrocento e il Cinquecento agli occhiali venne attribuito anche un valore demoniaco: gli occhiali divennero superbo attributo di Lucifero. Mentre per le allegorie magiche del Nordeuropea del XVI secolo, legate all’alchimia, a scienze occulte e ermetismo, gli occhiali divennero caratteristica distintiva del folle. La tradizione popolare, infatti, rappresentava i dotti, i sapienti e gli studiosi diventati matti - giacché vittime della troppa cultura - con cappuccio tintinnante di campanelli e con gli occhiali. • Un occhiale per tutti, dagli antichi sportivi alla nobiltà barocca • Nei secoli seguenti, l’impiego di molle e passi flessibili assicurarono gli occhiali sul naso, e vennero impiegati materiali più leggeri. Il legno e il corno (pesantissimi) provocavano, infatti, nasi gonfi e insopportabili emicranie. • Nel XVI secolo i modelli con le stringhe di cuoio per legarli intorno alla testa assunsero connotazioni sportive, assolutamente impensabili all’epoca: i pescatori siciliani li usavano tuffandosi per la raccolta del corallo. L’occhiale divenne uno degli oggetti più preziosi nella mercanzia dei venditori ambulanti. • Nel secolo barocco, oro e argento finemente cesellati, incastonati di gemme, adattarono gli occhiali al gusto ridondante dei ricchi e dell’epoca. • Nel Seicento la lente singola tenuta da un manico prezioso era in auge per la lettura di corrispondenze galanti, per la “vista lunga” e per apprezzare anche da lontano le rappresentazioni dei teatri di corte. • Nel frattempo fanno la loro comparsa gli occhiali da parrucca, con un prolungamento metallico per farli stare fermi davanti agli occhi, da infilare sotto la parrucca stessa o sotto il berretto. • Un sistema talmente poco pratico che fu presto sostituito dall’invenzione degli “occhiali da tempia”, ossia con le astine o stanghette, perfezionate e commercializzate intorno al 1727/1730 dall’ottico londinese Edward Scarlett. • Inizialmente le stanghette non arrivavano fin dietro le orecchie, ma esercitando pressione sulle tempie garantivano comunque stabilità. Spesso erano invece dotate di anelli cui legare dei nastri da fermare poi dietro la testa, come era in uso nel Cinquecento e nel Seicento. • E proprio in quel periodo nacque l’espressione “quattr’occhi e due stanghette”, per definire un occhialuto. • • La storia degli occhiali. • Gli occhiali sono nati a Venezia nel corso del XIII secolo. • Johann Wolfgang Goethe (1749-1832) era miope e aveva una lente di ingrandimento e un paio di occhiali a forbice. • Nerone usava uno smeraldo per proteggersi dal sole. • Strumenti ottici / La storia degli occhiali / Interattivo. Da “quattrocchi” ad articoli di moda. L’imperatore Nerone usava uno smeraldo. In Spagna erano uno status symbol. In Francia erano il segno di riconoscimento dei “ribelli”. I filosofi tedeschi dell’Ottocento li detestavano. Negli anni cinquanta tutti sapevano che “gli uomini non ci provano con le ragazze che portano gli occhiali”. Alla fine del XX secolo hanno iniziato ad ottenere dei riconoscimenti per il loro design – gli occhiali. Mentre prima erano soltanto uno strumento necessario, oggi sono diventati una parte importante del nostro aspetto esteriore, l’elemento ideale per esprimere la nostra personalità. Fate clic su uno dei modelli riprodotti sopra per scoprire la storia degli occhiali nel corso dei secoli. L’occhio • Il pince-nez, "stringinaso", l'occhiale più usato nell'Ottocento, deriva dai più antichi modelli ad arco. • E' un occhiale molto leggero, con lenti quasi sempre ovoidali, unite tra loro da una molla che ne assicura l'aderenza al naso. La montatura è sottile, e spesso manca del tutto, essendo la molla direttamente fissata alle lenti. Un anello nella parte inferiore destra (per chi indossa gli occhiali) permette di assicurare il pince-nez all'abito, per mezzo di un cordoncino. Poichè portando gli occhiali la molla tende a scaricarsi, di notte le due lenti vengono sovrapposte, forzando la molla nel senso contrario, per ricaricarla. Alternativa elegante al pince-nez fu per qualche tempo il monocolo, che si portava incastrato tra lo zigomo e l'arco sopraccigliare. Naturalmente la lente doveva essere molto leggera, e soprattutto debolmente graduata, per evitare scompensi di visione tra i due occhi. • Se il pince-nez è il tipico occhiale maschile, che conferisce aspetto severo a chi lo indossa, negli stessi anni l'occhiale per signore era il face-à-main. Il face-à-main, che molti chiamano anche lorgnette, non si appoggia al viso, ma deve, come dice la stessa parola, essere retto dalla mano, attraverso un manico più o meno lungo. In alcuni tipi il manico funge anche da astuccio entro cui ripiegare le lenti. In altri, invece, le lenti si sovrappongono e scattano in posizione aperta, grazie a una molla, quando si preme un bottoncino celato nel manico. Altri tipi ancora hanno lunghi e sottili manici decorati, che consentono alla mano di non sollevarsi eccessivamente verso il viso, ma che in compenso sono molto più ingombranti. Le conoscenze dell'uomo hanno registrato una crescita quasi esponenziale a partire dal Medioevo. Proprio nel Rinascimento lo sviluppo spirituale ha subito una forte accelerazione, di pari passo con il progresso tecnico. • Certamente non furono solo poche geniali personalità a portare avanti questo sviluppo fino all'odierna società informatica nella quale viviamo. Ma contribuì anche il fatto che un numero sempre maggiore di persone hanno partecipato attivamente a questi progressi. Certamente si devono ricordare in questo cammino due pietre miliari: in primo luogo la scoperta della stampa e quindi la scoperta e lo sviluppo di ausili visivi, gli occhiali. Alcune altre scoperte che hanno fatto epoca sono state il microscopio, il telescopio e la macchina fotografica. • . Man mano che il progresso sociale e l'aumento degli scambi consentivano uno sviluppo economico più diffuso, l'occhiale diventava un oggetto alla portata di tutti. In Europa e, più tardi, in America sorsero importanti fabbriche di occhiali, mentre tanti piccoli artigiani in vari paesi fabbricavano alacremente occhiali di poco costo di solito venduti nelle vie e nei mercatini insieme a tante altre cianfrusaglie da venditori ambulanti vestiti in modo chiassoso per attirare l'attenzione dei passanti. Elegante e adorno di chiassosità per i ricchi che se lo facevano confezionare su misura, semplice e funzionale per chi lo usava di necessità, l'occhiale fin dalla sua nascita ha testimoniato un'attenzione via via crescente verso il design della montatura. I fabbricanti di occhiali, dall'umile montatura in cuoio a quella in metalli preziosi, hanno sempre cercato di conciliare le esigenze della funzionalità con quelle dell'estetica. Protezione occhi sul lavoro Trachoma Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, almeno 3.5 milioni di persone in Sudan sono affette dal batterio del "trachoma". La malattia, se non curata adeguatamente, porta in breve tempo alla cecita' totale. E situazioni simili si riscontrano in molte altre zone del Paese. Nel sud sono a rischio di cecità migliaia di persone, colpite dall'infezione chiamata "Malattia del fiume". A Kiech Kuon, nella regione dell'Upper Nile, oltre l'80 per cento dei bambini sotto i nove anni è affetto dalla forma iniziale della malattia e oltre il 45 percento delle persone sopra i 15 anni accusa i sintomi dello stadio avanzato del trachoma o malattia del fiume. Situazioni simili si riscontrano in molte altre zone del Paese. Cataratta La cataratta è una delle cause principali della cecità ed è causata da un’opacizzazione del cristallino, quella parte dell’occhio che mette a fuoco e consente di vedere gli oggetti sia da vicino che da lontano. La cataratta può manifestarsi in qualsiasi periodo della vita ma è di solito associata a cambiamenti degenerativi legati all’invecchiamento. C’è un’alta incidenza di cataratta tra i diabetici. I sintomi della cataratta includono l’annebbiamento progressivo ed indolore e la perdita della vista, la sensibilità alla luce violenta e l’apparizione di aloni intorno alle luci. La congiuntivite, un infiammazione della palpebra Le ulcere corneali creano tessuto cicatriziale che può causare danni permanenti L’astenopia si manifesta quando gli occhi sono stati messi sotto sforzo troppo a lungo con una luce insufficiente L’ipermetropia o iperopia L’ipermetropia o iperopia è caratterizzata dal fatto di poter vedere molto lontano ma di non vedere chiaramente da vicino. Devono essere usati occhiali adeguati miopia La miopia è spesso causata dallo stress. La tensione può manifestarsi quando ci sia una scarsa assunzione o un insufficiente assorbimento del calcio. I sintomi della miopia sono astenopia, strabismo, vertigini, stanchezza, mal di testa e spesso ipotensione. cecità notturna La cecità notturna è l’incapacità di vedere bene con poca luce o quando fa buio. La causa principale della cecità notturna è la carenza di vitamina A. Altre cause di cecità notturna sono stanchezza, disturbi emotivi o fattori ereditari. fotofobia La fotofobia è un disturbo caratterizzato da una estrema sensibilità degli occhi alla luce. Le persone con gli occhi verdi sono molto più portare alla fotofobia. xeroftalmia La xeroftalmia è una malattia caratterizzata da secchezza causata da un’infiammazione del rivestimento degli occhi glaucoma Il glaucoma è una malattia oculare dovuta ad un aumento della pressione all'interno dell'occhio ed è una delle più frequenti cause di cecità nel mondo (colpisce circa il 2% dei soggetti di età superiore ai 35 anni). La cecità legata al glaucoma si può quasi sempre prevenire purchè la malattia sia diagnosticata e curata tempestivamente. Il sarcoma di Kaposi All’incirca 75% dei pazienti affetti di AIDS hanno problemi all’occhio di qualche tipo. La retina (la sottile membrana dietro l’occhio) è comunemente colpita. Il sarcoma di Kaposi è una rara forma di cancro che compare nei pazienti affetti da AIDS. Può coinvolgere le palpebre, dove appare come un duro nodulo viola. Se colpisce le membrane mucose che coprono il bianco dell’occhio, appare come una massa carnosa viva rossa. . albinismo L’albinismo è una condizione ereditaria nella quale gli occhi, i capelli e/o la pelle hanno i fisiologici pigmenti in quantità minore del solito. Alcuni bambini e adulti affetti da albinismo (albini) possono avere una totale mancanza di pigmenti con pelle e capelli bianchi e occhi di colore rosa. Una forma, albinismo oculare, colpisce solo gli occhi lasciando la pelle e i capelli quasi normali. In casi gravi d’albinismo la zona visiva dell’occhio, la macula, non si sviluppa completamente, il risultato è una visuale scadente. atrofia ottica Il nervo ottico è il nervo della vista. Trasmette le immagini di quello che vediamo come impulsi elettrici dall’occhio al cervello. Il nervo ottico è come un cavo di fili elettrici e consiste in circa 1.200.000 individuali fili microscopici, o fibre nervose. Ciascuno di essi trasmette una parte dell’informazione. Se alcune di queste fibre nervose sono danneggiate per malattia, il cervello non riceve tutta l’informazione visiva e la vista si appanna. L’atrofia ottica è il termine medico usato per descrivere la perdita di alcune o tutte le fibre nervose nel nervo ottico. Se la maggior parte è danneggiata c’è una grave perdita della vista, Può essere coinvolto solo il nervo di un occhio o entrambi i nervi ottici possono essere danneggiati. Per esempio, alcune persone sono nate con l’atrofia ottica perché il nervo ottico non si è sviluppato correttamente. Altri casi sono ereditati da genitori o altri membri della famiglia. blefarite • a blefarite è un’infiammazione cronica delle palpebre che causa irritazione, prurito e qualche volta un occhio rosso. Le palpebre sono composte da pelle all’esterno e da membrane mucose all’interno. Una piastra simile alla cartilagine, chiamata tarso, muscoli, e ghiandole sono tra essi. La blefarite può iniziare durante l’infanzia, con il risultante sviluppo di palpebre granulose e può continuare per tutta la vita come una condizione cronica o può sviluppare in un’età matura. calazio • Il termine calazio deriva da una parola greca che significa piccola protrusione. Si riferisce ad un gonfiore cistico con infiammazione cronica della palpebra. Si sente un ingrossamento graduale vicino al margine della palpebra dovuto al gonfiore di una delle ghiandole per la produzione di olio nelle palpebre (meibomiane). In alcuni soggetti possono verificarsi casi di un gonfiore dell’intera palpebra. cheratocono Il chetatocono è una condizione rara nella quale la cornea diventa fine e protuberante. Il cheratocono letteralmente vuol dire cornea a forma di cono. Questa forma anormale può causare serie distorsioni della vista. degenerazione maculare giovanile La degenerazione maculare giovanile è un tipo di deteriorazione della vista nelle persone giovani. Il termine degenerazione maculare si riferisce ad un anormalità della parte dell’occhio responsabile per la visione centrale, quella più precisa, la macula, che ci permette di leggere e distinguere i colori. Mentre la degenerazione maculare è rilevata maggiormente in persone anziane, in rare occasioni può succedere anche a neonati e bambini: in questo caso si parla di forma giovanile. i tuoi occhiali ….