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Diapositiva 1 - Pilo Albertelli
E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. … E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno. Genesi 1,26.27.31 Le origini dell’uomo Introduzione • • • • Le origini dell'uomo esercitano un fascino su tutti. Conoscere il nostro passato, a quando risale la presenza dell'uomo sulla terra, quali forme viventi l'abbiano preceduto o preparato, quale poteva essere il suo stile di vita sono domande che sorgono spontaneamente, per non parlare di quelle di tipo esistenziale che riguardano l'uomo di tutti i tempi: perché l'uomo? quale significato ha la sua presenza sulla Terra? A queste ultime sono chiamate a rispondere la riflessione filosofica e le concezioni religiose dell'uomo. La scienza cerca risposte alle domande circa il come, il quando, quelle che rientrano nel suo orizzonte di osservazione. L'idea che l'uomo non sia sempre stato quello che vediamo oggi e che non sia sfuggito a quel processo di evoluzione che apparenta le diverse forme viventi è largamente diffusa da quando Buffon, Lamarck, Darwin e altri ancora hanno suggerito la teoria della evoluzione biologica. Anche se non sono documentati tutti i passaggi e non sono adeguatamente conosciuti i vari meccanismi con cui è avvenuta l'evoluzione, la teoria evolutiva si dimostra coerente con le diverse scoperte avvenute negli ultimi decenni nel campo della biochimica, della genetica molecolare, della paleontologia, per cui è una teoria scientificamente fondata ed è diventata chiave interpretativa della biologia moderna. La spiegazione del processo evolutivo indicata da Darwin nella interazione tra selezione naturale e mutazioni, per cui è la selezione stessa "a creare" le nuove specie utilizzando le variazioni del genoma (cf. Dobzhansky, Mayr, Ayala, ecc.) non è esente da critiche. A livello microevolutivo i meccanismi con cui si forma la biodiversità sono conosciuti; la loro estensione alla macroevoluzione, alla formazione delle grandi linee evolutive, per spiegare cioè la complessità crescente a livello di organismi biologici non è ritenuta sufficiente da vari studiosi, nel senso che dovrebbero essere ricercati altri modelli evolutivi. Ciò premesso, gli studi sulla evoluzione umana dispongono attualmente di una documentazione che offre un quadro complessivamente ricco di dati, difficilmente spiegabile senza il processo evolutivo, anche se restano aperti molti problemi e vi è spazio per interpretazioni diverse. Riflessione filosoficaConcezione religiosa •Perché l’uomo? •Quale significato ha la sua presenza sulla terra? Scienze (paleoantropologiafilogenesi-biologia molecolare…) •Quali le origini dell’uomo? •A quando risale la presenza dell’uomo sulla terra? •Quale forme viventi lo hanno preceduto o preparato? •Qual è il suo stile di vita? I dati • I dati sono rappresentati essenzialmente dai fossili che sono venuti alla luce negli ultimi 150 anni. Essi forniscono una documentazione abbastanza ricca e destinata da accrescersi sulle forme di Primati che hanno preceduto la comparsa dell'uomo sulla Terra e sulle prime forme umane, certamente diverse da quelle che vediamo oggi. La paleoantropologia mette anche in evidenza, oltre ai resti scheletrici, le tracce lasciate dall'uomo nella sua attività e nella sua vita, cioè i segni della cultura che presentano uno sviluppo nel tempo. Il suo rapporto con la natura e la organizzazione della sua vita cambiano, si modificano nel tempo, nel senso che l'uomo si dimostra sempre più in grado di padroneggiare l'ambiente con il quale ha sempre dovuto competere, come ogni altra specie, ma in questa competizione ha potuto ricorrere non soltanto a vantaggi biologicamente possibili, ma agli accorgimenti della cultura. • Oltre ai dati paleontologici lo studio della evoluzione umana si avvale, soprattutto a livello di intepretazione filetica, anche di quelli che possono essere forniti dalla biologia molecolare, tratti dalle comparazioni tra uomo e Primati non umani, come pure dalle ricerche sulle popolazioni viventi. Le fasi dell’evoluzione umana • • • Nell'evoluzione umana si riconoscono concordemente una fase preumana, preparatoria, e diverse fasi successive alla comparsa dell'uomo attraverso le quali si giunge all'umanità attuale. La fase preparatoria è rappresentata dagli Australopiteci. Essa non segue uno sviluppo lineare, ma è caratterizzata da diverse linee, fra le quali una potrebbe avere portato alle prime forme umane o potrebbe essere connessa a un antenato comune a quella umana. Effettivamente le scoperte recenti indicano una complessità di forme di ominidi in prossimità e in concomitanza con quella che viene ritenuta la più antica forma umana. Ben nove specie di Australopiteci sono state segnalate, anche se alcune potrebbero corrispondere a dei generi dal punto di vista tassonomico. Alcune sono decisamente lontane, sul piano filetico, dall'uomo, altre meno. Alcune sono precedenti alla fase più antica umana (rappresentata da Homo habilis e Homo erectus), altre si accompagnano ad essa. Le fasi che vengono identificate per il genere Homo sono le seguenti: Homo habilis, Homo erectus, Homo sapiens. Va però subito notato che la nomenclatura in uso, presa dalla sistematica biologica, più che un significato tassonomico (genere, specie) sta a indicare stadi morfologico - evolutivi, grossolanamente sovrapposti, come molti autori moderni fanno rilevare (Jelinek, Coppens, ecc.). I Primati • • • • Tra gli antichi Mammiferi Placentati si riconoscono i Primati, con il Purgatorius del Montana (USA), antenato dei Lemuridi (Proscimmie), vissuto intorno a 65-70 milioni di anni fa in ambiente forestale all’inizio del Terziario. Dalle Proscimmie agli Ominidi di alcuni milioni di anni fa il cammino è molto lungo La galleria di personaggi ritenuta di interesse per l’evoluzione non forma una discendenza lineare, ma una rete di linee evolutive sviluppatesi in Eurasia, oltre che in Africa, e caratterizzate da una dentatura adatta all’ambiente forestale, con qualche modificazione nell’apparato locomotore, o nella linea della brachiazione[1] o verso un raddrizzamento del corpo, che fa preludere alla locomozione bipede [1] dal latino brachium, braccio, è una modalità di locomozione animale, sviluppatasi nei mammiferi ed in particolare tra i primati, che sfrutta principalmente gli arti anteriori o toracici. L’ominizzazione La parentela che viene ammessa tra le Antropomorfe africane e gli Ominidi suggerisce un ceppo comune da cui si sono separate le due linee evolutive. C’è una certa concordanza nelle conclusioni che suggeriscono una divergenza intorno a 6-7 milioni di anni fa. In quell’epoca l’ambiente africano a ovest della valle del Rift era forestale a est era savana o prateria, a motivo delle minori precipitazioni. Yves Coppens ha richiamato l’attenzione sulla diversità di questi ambienti, che può spiegare la differente evoluzione dei Primati che in essi vivevano. A ovest l’ambiente forestale favorì l’evoluzione delle Antropomorfe, caratterizzate da uno spostamento per brachiazione nelle foreste, mentre a est l’ambiente aperto di savana o prateria era favorevole al bipedismo, una modalità di locomozione caratteristica degli Ominidi. L’acquisizione del bipedismo viene ritenuta il passo decisivo nel processo della ominizzazione. Con la liberazione della mano dalle funzioni di sostegno o di appoggio, essa può essere utilizzata per svariati scopi, tra i quali emergono quelli connessi con la raccolta di cibo, con la manipolazione degli oggetti e l’utilizzazione di pietre e bastoni, anche a scopo di caccia e di difesa, con qualche scheggiatura rudimentale. La mano entra in dialogo con il cervello. Passerà ancora molto tempo per una tecnologia a carattere intenzionale, ma alcune condizioni anatomiche stanno realizzandosi in attesa di un adeguato sviluppo cerebrale. La stazione eretta consente inoltre di guardare a un orizzonte più vasto, di avvistare ostacoli o pericoli e quindi un migliore controllo del territorio. Si incrementano i vincoli Ominoidei vicini alla divergenza. Le forme australopitecine Gli Ominoidei più vicini alla divergenza tra la linea che ha portato alle Antropomorfe e quella degli Ominidi sono rappresentati dal Sahelanthropus, dall’Orrorin tugenensis, dall’Ardipithecus kadabba. La struttura più definita locomotoria è di Orrorin tugenensis, 6-7 milioni di anni fa, trovato in Kenya nel 2001. La fase australopitecina è caratterizzata da Primati che avevano una capacità cranica nell'ordine delle Antropomorfe attuali, ma possedevano una struttura idonea al bipedismo, anche se ancora imperfetto, specialmente nelle forme più antiche. Questa struttura, certamente vantaggiosa in un ambiente aperto come quello che si formò nell'Africa orientale nel Miocene superiore e all'inizio del Pliocene, ha rappresentato il primo passo verso l'ominizzazione. L'avvicinamento alla forma umana, oltre che dalla struttura bipede, è documentato dalla dentatura (assenza di diastema, riduzione dei canini) certamente in correlazione con una dieta diversa da quella forestale delle Antropomorfe. I reperti sono localizzati in Africa in un periodo che va dai 4-5 milioni di anni fa a poco più di un milione di anni fa. Ritrovamenti di ominoidei e australopitecine TD — Tchad – Chad ET — Étiopie – Etiopia KE — Kenya – Kenya TZ — Tanzanie – Tanzania ZA — Afrique du SUd – South Africa TD-1 — Bahr el Ghazal ET-1 — Hadar KE-1 — Lake Turkana TZ-1 — Olduvai ZA-1 — Sterkfontein TD-2 — Djourab ET-2 — Herto TZ-2 — Laetoli ZA-2 — Swartkrans ET-3 — Omo ZA-3 — Kromdraai ZA-4 — Taung Forme Austrolopitecine • Ardipithecus ramidus 4.4 - ? • Australophitecus. anamensis 4.2 - 3.9 • A. afarensis 4.2 - 2.5 • A. bahrelghazali 3.5 - 3.0 • A. africanus 3.5 - 2.5 • Paranthropus aethiopicus 2.7 - 2.3 • A. garhi 2.5 - ? • P. boisei 2.3 - 1.3 • P. robustus 2.0 - 1.0 Cranio di australopitecine Robustus (sx) e Gracile (dx) Alberi evolutivi Il genere Homo Le specie del genere Homo vengono comunemente identificate in habilis, erectus e sapiens. La difficoltà a identificare le specie nella linea evolutiva umana deve indurre a una maggiore cautela. Le differenze che si osservano nel tempo potrebbero corrispondere più a variazioni morfologiche o di grado che a vere specie (Jelinek, Ferembach, Coppens, ecc.). Per i rappresentanti più antichi di erectus dell’Africa è stata proposta la denominazione di Homo ergaster. La tassonomia[1] del genere Homo è un problema aperto. Per gli aspetti morfologici, di carattere strutturale e funzionale, si fa riferimento ai seguenti caratteri: un incremento del volume dell’encefalo, con una crescita differenziata di alcune aree, specialmente nel lobo frontale e parietale (come quelle del linguaggio articolato), una Homo habilis/Homo rudolfensis La bellezza di questo "chopper“ raccolto negli strati più antichi di Olduvai ci suggerisce che la tendenza alla simmetria, e perciò all’ordine nelle forme, e all’ordine estetico, si è presentata dalle origini. A partire da 2,5-2 milioni di anni fa in Africa orientale e anche nell'Africa del Sud vissero accanto agli Australopiteci degli Ominidi che si distinguono da essi per una maggiore cerebralizzazione (secondo Tobias l'aumento della capacità cranica sarebbe di oltre il 40%) e per i segni di comportamento culturale che ci hanno lasciato. È la fase di Homo habilis, documentata da vari reperti in Tanzania, Etiopia, Kenya e nel Sud Africa. Il recente rinvenimento di un frammento di mandibola nel Malawi, riferibile a Homo habilis, di circa 2, 5 milioni di anni fa, potrebbe attestare una migrazione piuttosto antica dall'Africa orientale verso il Sud Africa. La faccia appare meno prognata, la statura intorno a 140-150 cm. Come noto, la denominazione di Homo habilis è motivata da un certo sviluppo della capacità cranica (circa 650-680 cc in Homo habilis di Olduvai; 800 cc nella forma più cerebralizzata del Turkana denominata anche Homo rudolfensis), e dal fatto che insieme con i reperti sono stati trovati ciottoli lavorati, scheggiati lungo un margine di una o di entrambe le facce (chopper e chopping tools). Ci troviamo di fronte alla più antica lavorazione della pietra. Essa viene ritenuta intenzionale, espressione di un livello intellettivo che, secondo molti studiosi, corrisponde a quello dell'uomo. Inoltre con Homo habilis è attestata anche l'organizzazione del territorio: vengono identificate aree che corrispondono a Homo habilis: compare l’uomo creatura della cultura resistenza e colore, e ciò implica una coscienza estetica. D'altronde la scheggiatura bifacciale, ancora sporadica, presuppone in chi la opera l'esistenza della nozione di simmetria. Ecco alcuni indizi significativi della presenza di un immaginario e di una coscienza simbolica. A partire dal momento in cui ha cominciato a creare, l'uomo non si ferma più. Sa di sapere. Valuta consapevolmente. Nella storia della filogenesi siamo di fronte a un salto qualitativo perché il corredo di utensili segna la nascita di una cultura, sintomo e traccia dell'uomo in mezzo alla natura. Inoltre è la prova dell'esistenza di una funzione simbolica, un elemento distintivo della specie umana. A partire da questa funzione simbolica, potremo ravvisare la nascita dell'homo religiosus. Come vissero i primi uomini? Abbiamo vestigia di accampamenti in riva all'acqua. Questi raccoglitori di frutti e cacciatori di selvaggina di grossa taglia probabilmente non lasciarono mai i territori africani sui quali vissero da 2.500.000 a 1.600.000 anni fa, per poi scomparire. Con l'invenzione della cultura, Homo habilis dà prova della sua intelligenza. All'ominizzazione è legata l'umanizzazione: risveglio del pensiero, riflessione, coscienza simbolica. Il linguaggio seguirà, perché le tecniche produttive hanno bisogno di un insegnamento. Homo erectus in Africa In sostanziale continuità con Homo habilis va vista la fase di Homo erectus, i cui più antichi rappresentanti vengono riconosciuti in Ominidi dell'Africa orientale, vissuti intorno a 1,6 milioni di anni fa. La loro evoluzione porterà alle forme arcaiche di Homo sapiens, la cui presenza viene riconosciuta tra 200.000 e 100.000 anni fa, sempre nel territorio africano e, in seguito, negli altri continenti. Il cranio di Homo erectus ha tratti anche più massicci e robusti rispetto a Homo habilis, specialmente nelle formazioni sopraorbitarie e nell'occipitale (presenza di torus), ma è più cerebralizzato (da 800 a 1100 cc). Inoltre è accompagnato da manifestazioni culturali più progredite (industrie bifacciali, oltre a quelle su ciottolo, industrie su scheggia e, in fase più avanzata, manufatti di lavorazione Levallois). Per le prime forme di Homo erectus dell'Africa è stata proposta da Wood (1992) la denominazione di Homo ergaster. Dalla culla dell'Africa orientale, dove Homo erectus è documentato da vari ritrovamenti in Etiopia e in Kenya, specialmente intorno al Lago Turkana e in Tanzania, egli si è diffuso nel Sud Africa (Swartkrans, Saldanha, Rhodesia) e nell'Africa settentrionale (Atlantropo di Ternifine, Thomas, Salè, Sidi-abder-rhaman, Rabat). Molto anticamente Homo erectus si è portato in Asia e in Europa. Per l'Asia i reperti più noti sono quelli di Homo erectus in Asia • • Nella storia della paleoantropologia vi sono stati momenti in cui l’Asia è stata ritenuta culla dell’umanità. Attualmente, alla luce delle scoperte riguardanti il ceppo umano e le sue parentele con i Primati non umani, le origini dell’uomo sono viste in Africa orientale. Il popolamento dell’Asia è dipendente dall’Africa, da cui l’uomo si irradiò verso nord-est, nell’Eurasia, in epoca molto antica, intorno a 1,6-1,8 milioni di anni fa, tenendo conto del giacimento di Dmanissi in Georgia che potrebbe rappresentare un crocevia verso l’ovest e verso l’est. I reperti più celebri sono indubbiamente quelli trovati nella grotta di Choukoutien nel 1929 con la fortunata scoperta di una calotta cranica immersa nel travertino, da parte di un’équipe del servizio geologico cinese, formata da Black, Teilhard de Chardin, Young e Pei. La calotta cranica ha una capacità tra 800 e 1.100 cc, la fronte è bassa e sfuggente. L’abbondante presenza di crani e mandibole e la quasi assenza di ossa postcraniali ha indotto a pensare che la grotta fosse frequentata per riti particolari (pasti a carattere funerario? culto dei crani?). Cacciatori paleolitici la frequentarono in periodi successivi, fra 460.000 e 250.000 anni fa. Abbondanti sono gli strati di cenere, che attestano la domesticazione del fuoco, e numerose le industrie su pietra e su osso. Homo erectus in Europa • • • L’uomo raggiunse l’Europa risalendo le coste orientali del Mediterraneo e portandosi nelle regioni orientali europee, poi nelle altre. Ma è probabile che anche Gibilterra abbia offerto la possibilità in qualche momento di raggiungere l’Europa. Il passaggio potrebbe essere avvenuto con Homo ergaster e forse anche prima con habilis, se si tiene conto che industrie molto antiche, di oltre 1,5 milioni di anni, sono documentate in varie regioni europee (Chfflac, Roussillon, Vallonet, Monte Poggiolo, ecc.) e nei recenti ritrovamenti a Dmanissi in Georgia. In questa località negli ultimi anni sono stati rinvenuti vari reperti scheletrici e industrie litiche che attestano la presenza umana 1,7 milioni di anni fa. Gli Ominidi che si conoscono per l’Europa nel periodo tra 600.000 e 100.000 anni fa mostrano, sia pure in grado diverso, qualche carattere neandertaliano. Homo erectus: conquistatore degli spazi e contemplatore della volta celeste Questo conquistatore degli spazi ha lasciato numerose tracce dei suoi insediamenti: accampamenti all'aperto, aree delimitate da cerchi di pietra, resti di capanne con spazi interni specializzati: per il taglio degli utensili, la preparazione della selvaggina, il riposo della famiglia. L'organizzazione era legata a una economia basata su caccia e raccolta. L'utensile prolunga la mano e la mente. Il taglio bifacciale si moltiplica: nasce l'Acheuleano, con la sua simmetria e con il primo passo dell'arte, perché accanto al bifacciale nasce l'industria della scheggiatura. Sono stati scoperti veri e propri laboratori dell'industria litica (Terra Amata, nei pressi di Nizza). Assistiamo alla nascita di una prima struttura sociale. Homo erectus ha inventato il fuoco e l'ha utilizzato nel focolare. I ritrovamenti di Choukoutien presso Pechino e di Terra Amata ci fanno risalire a 500.000 anni fa: è l'evento fondamentale della civiltà acheuleana perché si tratta di un progresso psichico più che di un progresso tecnico. L'utilizzazione del fuoco si è realizzata come focolare domestico. Ciò significa non solo un profondo cambiamento nell'alimentazione grazie alla cottura, ma anche una coesione della famiglia e del gruppo sociale: è la creazione dello spazio umano dato che le tracce di fuoco che sono state scoperte suppongono un fuoco alimentato. Possiamo pensare alla simbologia del I Neandertaliani classici I resti del cranio delsapiens bambinoarcaico di Teshik-Tash, Neandertal a dx sx come si vede nello schema qui sopra, si sono ritrovati al centro di corna di stambecco disposte con cura a cerchio, un indizio di intenzionalità rituale. La morfologia tipica dei Neandertaliani, annunciata per qualche carattere nel corso di centinaia di migliaia di anni, appare ben definita nel periodo tra 130.000 e 35.000 anni fa, nelle regioni europee e nel Vicino Oriente. Sono i Neandertaliani «classici», che hanno dominato sulla scena europea nell’ultimo interglaciale e nella prima parte della glaciazione del Wűrm (tra 130.000 e 40.000 anni fa). Prendono il nome dalla calotta di Neandertal, trovata nella località omonima in Germania nel 1856. Altri reperti simili erano stati segnalati in precedenza (Gibilterra, Spy), ma fu il ritrovamento di Neandertal a suscitare la maggiore attenzione e a orientare nell’interpretazione di altri uomini fossili già segnalati. Le manifestazioni culturali, caratteristiche del Paleolitico medio, denotano uno sviluppo delle industrie litiche con le tecniche già affermatesi in precedenza, specialmente quelle su scheggia. La pratica della sepoltura, anche se non generalizzata, è documentata in vari siti: La Chapelle-aux-Saints, La Ferrassie, Le Régourdou, Shanidar, Tabun, Amud, Kebarà, Teshik L’umanita’ moderna La fase evolutiva che conclude il processo della ominizzazione portando all’umanità attuale è quella che viene riferita a Homo sapiens sapiens o tout court a Homo sapiens. Le sue radici vanno viste nell’Africa, nel ceppo di Homo erectus. Aspetti ormai moderni si possono riconoscere a partire da circa 160.000 anni fa in reperti che vengono riferiti a Homo sapiens arcaico Intorno a 150.000-100.000 anni fa alcuni rappresentanti di questa umanità ormai moderna si portarono in Eurasia, presumibilmente attraverso le regioni di Israele La cultura del Paleolitico medio li accomunava ai Neandertaliani, ma con il tempo le manifestazioni culturali assumono caratteristiche più evolute dal punto di vista tecnologico e anche più ricche dal punto di vista simbolico. Dal Vicino Oriente Homo sapiens si diffuse a ovest nelle regioni orientali dell’Europa, intorno a 40.000 anni fa, e successivamente in tutto il territorio europeo e a est nelle regioni dell’Asia. Un lungo cammino migratorio porterà Homo sapiens in tutte le regioni della terra. Il popolamento dell’Australia viene fatto risalire a circa 45.000 anni, fa e quello dell’America a circa 40.000 anni fa. Le espressioni culturali sono rappresentate da una tecnologia avanzata nella lavorazione della selce, attraverso il distacco lamellare e laminare, e dall’uso di percussori duri o teneri. Aumenta il numero dei manufatti che si ottengono da una stessa quantità di selce. Inoltre si ha la lavorazione sistematica dell’osso e del corno, soprattutto di cervo e di Cranio dell’uomo di Cro-Magnon Homo sapiens sapiens: in cerca del senso dell’universo Henri Breuil Insieme di riti magico-religiosi Jean Clottes e David LewisWilliams Sciamanismo André LeroiGourhan Mitogrammi Approfondimento 1 (facile): La mano di Dio sul mondo di Darwin Fiorenzo Facchini è membro dell’Accademia di Scienze naturali del Kazakhistan, è nel consiglio direttivo dell’Istituto Italiano di Antropologia, è stato insignito nel 2002 dall’Accademia Nazionale dei Lincei del Premio Internazionale per l’antropologia. Tra le tante sue pubblicazioni, autore del recente saggio Origine dell’uomo ed evoluzione culturale (Jaca Book). Quali ipotesi si fanno oggi sull’origine dell’uomo? …l c c o rredist ing ì eret ra c o m parsa dell’ ì o m o ec iò c h el’ h a prec edì t a epreparat a.i a c o m parsa è ilpì nt o diarriv o diì n pro c esso I la o m inizzazio neIc h epo rt a all’ ì o m o ec o nt inì a sino alla f o rm a m o derna.p iè affermata circa 35 mila anni fa nei vari continenti». E l’ominizzazione quando comincia? «È fatta risalire all’epoca in cui si è avuta la divergenza tra la linea evolutiva delle antropomorfe e quella che ha portato all’uomo. È proprio sulla fase più antica dell’ominizzazione, riguardante le Australopitecine (ovvero gli ominidi che ci hanno preceduto), che si sono avute in questi anni le scoperte più interessanti. È una fase che si sta rivelando complessa e ramificata. L’Australopiteco afarense, la famosa Lucy, di 3,2 milioni di anni fa, scoperta in Etiopia, potrebbe diventare nostra cugina e non antenata». Approfondimento 2 (medio): Interpretazioni Fiorenzo Facchini è membro dell’Accademia di Scienze naturali del Kazakhistan, è nel consiglio direttivo dell’Istituto Italiano di Antropologia, è stato insignito nel 2002 dall’Accademia Nazionale dei Lincei del Premio Internazionale per l’antropologia. Tra le tante sue pubblicazioni, autore del recente saggio Origine dell’uomo ed evoluzione culturale (Jaca Book). L'identità biologica e culturale dell'uomo Chi è l'uomo? È questa la domanda che si pone non soltanto lo scienziato o il filosofo, ma ogni uomo. E il problema della identità dell'uomo, per la quale si può cercare una risposta anche basandosi sul comportamento dell'uomo, su ciò che lo caratterizza sul piano fenomenologico. Nell'uomo all'elemento biologico, Frammento di tibia di elefante con segni intenzionali trovata nel sito di Bilzinsgleben (Germania) Ca' Belvedere di Monte Poggiolo. Rimontaggio dallo Bifacciali del giacimento Castel di Guido, Bifacciale in selce del periododiAcheuleano. Al strato 109risalenti n. 1; schegge nn. 5,7 (str.107); ciottoli Pleistocene centro unalfossile bivalvemedio scheggiati nn.2 (str. 107),3 (str.108),4,6, (str.103). Approfondimento 3 (difficile): Il Creatore dell’evoluzione Testo di una lezione dell’allora professor Joseph Ratzinger, “Fede nella creazione e teoria dell’evoluzione”, che fa parte di una raccolta di saggi dal titolo “Wer ist das eigentlich Gott?” (München 1969) Quando Charles Darwin a metà del secolo scorso sviluppz l’idea dell’evoluzione di tutto il vivente e con essa mise radicalmente in discussione la tradizionale rappresentazione della costanza delle specie create da Dio, scatenz una rivoluzione dell’immagine del mondo non inferiore quella che per noi si lega al nome di Copernico. Nonostante la svolta copernicana, che detronizzz la Terra e allargz le dimensioni dell’universo sempre più verso l’infinito, rimase valido nel complesso il quadro consolidato della vecchia immagine del mondo, che si manteneva inalterato a partire dalla limitazione temporale ai seimila anni calcolati in base alla cronologia biblica. Un paio di accenni possono illustrarci la naturalezza oggi a malapena ancora immaginabile con cui allora ci si atteneva all’angusto quadro temporale dell’immagine biblica del mondo. Quando Jacob Grimm pubblicz la sua “Storia della lingua tedesca” nel 1848, che l’età dell’umanità fosse di seimila anni era per lui una premessa indiscussa, che non aveva bisogno di alcuna riflessione. La stessa cosa esprime con grande naturalezza W. Wachsmuth nella sua apprezzata “Storia generale della cultura”, comparsa nel 1850, che non si differenzia in nulla dalla storia generale del mondo e dei popoli che Christian Daniel Beck aveva pubblicato in seconda edizione nel 1813. E si potrebbero fare facilmente molti altri esempi. Sarebbero sufficienti a dimostrare in L’uomo e il senso del Mistero … Spesso quand'io ti miro Star così muta in sul deserto piano, Che, in suo giro lontano, al ciel confina; Ovver con la mia greggia Seguirmi viaggiando a mano a mano; E quando miro in cielo arder le stelle; Dico fra me pensando: A che tante facelle? Che fa l'aria infinita, e quel profondo Infinito Seren? che vuol dir questa Solitudine immensa? ed io che sono? … (G. Leopardi - XXIII - CANTO NOTTURNO Dl UN PASTORE ERRANTE DELL' ASIA) Tentativo di definizione della religione • Cicerone collega religio al verbo relegere. La religione è la ripresa diligente delle tradizioni ancestrali (mos majorum) riguardanti il culto degli dèi, ma è anche il culto degli dèi, con i suoi riti trasmessi dalla tradizione e accuratamente conservati (De natura deorum, II, 28, 72) • Per i cristiani Tertulliano, Arnobio, Lattanzio e Agostino, religio, dal verbo religare, designa l’insieme dei legami tra l’uomo e Dio. Così, all’osservanza dei riti della pietas romana subentra il legame di dipendenza dell’uomo da Dio. • Secondo N. Sòderblom, R. Otto e M. Eliade, la religione è per l’uomo la percezione di un “totalmente Altro”; ciò ha come conseguenza un’esperienza del sacro che a sua volta dà luogo a un comportamento sui generis. Questa esperienza, non riconducibile ad altre, caratterizza l’homo religiosus delle diverse culture storiche dell’umanità. L’uomo sedentarizzato e il formarsi della coscienza del divino Verso il 12000 a.C. inizia un fenomeno d'importanza capitale per il futuro: l'uomo lascia i rifugi naturali e si insedia in centri abitativi costruiti da una popolazione che vivrà dell'ambiente circostante. È la sedentarizzazione nei primi villaggi formati da raccoglitori, cacciatori e pescatori. Con questa civiltà chiamata natufiana (da Uadi en-Natuf, in Palestina) compaiono i primi cimiteri, le cui tombe hanno conservato intorno agli scheletri un'abbondanza di conchiglie e di "parures" in osso, segno della fede in una vita oltre la morte e in una "comunità" dei defunti. Verso il 10000 ha inizio la cultura khiamiana (da Khiam, in Palestina), identificabile dalle punte di freccia, dalle case costruite in mattoni legati con malta e dalle rappresentazioni femminili a cui vanno aggiunti crani di uri inglobati nei sedili di argilla dentro le case. Le prime figurine femminili furono trovate da Jacques Cauvin a Mureybet, sull'Eufrate. A partire dal 9000 a.C. si intensificherà quella che viene chiamata "rivoluzione" dei simboli: la donna e il toro diventano i simboli del divino. Verso l'8300 la nascita dell'agricoltura dà luogo all'addomesticamento degli animali e a nuove tecnologie. È l'inizio della religione neolitica. Occupata dopo il 7000 a.C., la città anatolica di Catal Huyuk, ancora poco scavata, ha già restituito numerosi santuari domestici, affreschi dipinti, altorilievi e statuette femminili. Uno degli affreschi rappresenta un toro gigantesco circondato da un folto gruppo di uomini di taglia minuscola in posizione orante, braccia e mani levate verso l'animale. Questi gesti di oranti si ritrovaranno nel V millennio sulle rocce della Valcamonica, in Italia, e altrove nell'arte rupestre neolitica. "Il sacro non è più percepito al livello dell'uomo ma al di sopra di lui" (Cauvin). L'uomo manifesta la sua credenza in una divinità suprema alla quale La Dea Madre a Çatal Hüyük (Turchia): abbondante, è assisa su fiere in forma di trono impersona maternità, regalità e dominio. L’uomo religioso alle origini delle grandi civiltà orientali Intorno al 3300 a.C. i Sumeri della Bassa Mesopotamia misero a punto la scrittura cuneiforme, un'invenzione geniale che fu all'origine di una vera e propria esplosione culturale e religiosa, oggi attestata da circa mezzo milione di documenti. Verso il 9000 a.c. a Mureybet sull'Eufrate l'uomo aveva creato i primi simboli del divino, la dea e il toro. L'uomo religioso sumero rappresenta con sembianze umane i propri dei e le proprie dee, incoronati da una tiara con le corna, un simbolismo religioso del toro che significa la forza e la trascendenza. La loro natura celeste è confermata dal segno della stella posta davanti all'ideogramma per indicare il cielo. La principale caratteristica della divinità è la luce, lo splendore, talvolta un alone intorno alla testa per sottolineare la sua forza irradiante. Inoltre le vesti risplendono sfavillanti all'interno dei templi e dei santuari. Il rito dell'incoronazione delle statue divine conferisce loro potenza e maestà. I testi delle epopee mostrano che l'homo religiosus mesopotamico attribuisce al sacro le sue autentiche dimensioni. Un'abbondante documentazione fornita dalle migliaia di tavolette d'argilla ritrovate ci rivela i miti di creazione del cosmo e dell'uomo. A quest'ultimo, che è loro servitore, gli dei e le dee impongono le norme (me) di un destino faticoso; di qui la molteplicità delle tecniche divinatorie necessarie per conoscere la volontà divina. Anu, il dio La parola “Dio” nella poesia dell’Antico Egitto Ricostruzione in 3D di Akhetaton l'attuale Tell el-Amarna, centro del culto del dio sole durante il regno del faraone eretico Akhenaton Lungo il percorso della religiosità umana la parola «Dio» segna l ’oggetto proprio del desiderio ultimo dell’uomo, come desiderio di conoscenza dell’origine e del senso esauriente dell’esistenza, del senso ultimo implicato in ogni aspetto di quel che è vita. Dice il frammento di un inno egiziano che risale al 2000 a.C. e che si rivolge al Nilo come al Signore, all’origine di tutto il vivere: «Gloria a te, padre della vita Homo symbolicus, Homo religiosus Vincent Van Gogh, Notte stellata e cipresso, 1889 •Attraverso il simbolo il cosmo parla all'uomo. •Nel corso della storia l’immaginario dell’uomo gli permetterà di realizzare segni e simboli della trascendenza e del divino: ricchezza straordinaria del patrimonio religioso dell’umanità •Il mito, “storia sacra” strutturata mediante simboli, compare per spiegare le realtà che esistono mediante il racconto di avvenimenti che si situano nelle origini (Funzione esplorativa) •Nei monoteismi la storia sacra stabilita a partire dagli eventi, dai testi e dai fondatori prende il posto dei miti •Il rito svolge una funzione mediatrice, può iniziare a una nuova nascita od operare una sacralizzazione (contatto vitale con la realtà trascendente). Le schede precedenti ci portano a scorgere nel simbolo un dato primordiale per il pensiero, per la coscienza, per la creatività e per la vita dell'homo religiosus, come aveva constatato Mircea Eliade nel suo Trattato di storia delle religioni (Parigi 1949, Torino 1976). All'uomo arcaico il cielo rivela direttamente la sua trascendenza, la sua forza, la sua sacralità, poiché il simbolo della volta celeste diventa agente di rivelazione. Una vasta rete di simboli interverrà nella vita dell'uomo e orienterà la sua coscienza religiosa: simboli cosmici delle acque, della luna, del sole, degli astri, degli alberi, delle montagne. Grazie al percorso antropologico di un incessante scambio sul piano dell'immaginario tra lo psichismo umano e gli impulsi esterni, l'uomo conosce una crescita permanente e un'attività sempre nuova. Il suo immaginario gli permetterà di realizzare segni e simboli della trascendenza e del divino, una ricchezza straordinaria del patrimonio religioso dell'umanità. Attraverso i miti l'uomo racconta avvenimenti che si situano alle origini, Approfondimenti (medio): La fede e il sacro JULIEN RIES (Belgio 1920) è professore emerito e fondatore del Centre d'Histoire des Religions dell'Université Catholique di Louvain-la-Neuve, Belgio, dove ha insegnato per oltre vent'anni Storia delle religioni. È stato presidente dell'Institut Orientaliste di Louvain-la-Neuve (1975-1980) e membro di numerosi comitati scientifici internazionali, tra cui il Consiglio Pontificio per il Dialogo interreligioso (già Segretariato per i non cristiani). Tratterò questo tema dal punto di vista della storia dell'umanità e dell' antropologia religiosa. La mia relazione comprende due parti: l’età della formazione delle credenze religiose - la prima -; l’età della fede - la seconda -. Cominciamo ad affrontare la prima parte, delineando il percorso che conduce dall’homo habilis all' Homo sapiens sapiens. A partire dal 1959, nei giacimenti di Olduvai in Tanzania e in Kenia spedizioni di studiosi hanno scoperto tracce di crani che datano di più di due milioni di anni fa. Nel 1964 agli uomini dai quali provenivano questi fossili è stato dato il nome di Homo habilis, perché la scoperta di ciottoli tagliati su una o su due facce prova la loro abilità a fabbricare utensili. Attualmente si parla anche di Homo ergaster, Uomo artigiano. L'insieme delle vestigia trovate induce i paleontologi a vedere nell'Homo habilis l'abbozzo del futuro Homo sapiens sapiens, cioè dell'Uomo moderno. Si tratta di un Uomo nuovo, che rappresenta un salto qualitativo rispetto Glossario • Eucologio. Libro liturgico bizantino contenente le preghiere sacerdotali della liturgia eucaristica e dell'ufficio divino, il rituale dei sacramenti e delle benedizioni. Corrisponde al libro liturgico della Chiesa latina chiamato sacramentario • Filogenesi. Modo di formazione delle specie e loro sviluppo nel corso del l'evoluzione. • Homo religiosus. Usciamo dalla filogenesi per entrare nell'antropologia. Creata da gli storici della religione, l'espressione homo religiosus designa l'uomo come soggetto dell'esperienza vissuta del sacro. • Homo symbolicus. Connotazione con la quale gli antropologi designano l'azione di una facoltà specifica dell'uomo che si esprime attraverso la sua creatività culturale, considerata come conseguenza di quell'immaginario grazie al quale l'uomo è capace di percepire l'invisibile a partire dal visibile • Mito. Racconto riguardante fatti accaduti nelle origini e destinato a fornire modelli per la condotta di vita. Il mito costituisce una storia sacra simbolica ed esemplare per la vita degli uomini e dei popoli. • Sacro. Il vocabolo sakros ci giunge da un 'antica iscrizione trovata su una pietra del Foro romano. Ci riporta alle origini del sacro a Roma e nel mondo indoeuropeo, dove dalla radice sak- è derivato il verbo sancire, che significa "dare validità, realtà". Sak- è alla base del reale. Questa nozione è al tempo stesso giuridica, metafisica e religiosa. L'esperienza del sacro implica la scoperta di una realtà assoluta che l'uomo percepisce come una trascendenza. Bibliografia Il materiale delle schede è stato tratto dai seguenti testi: • Fiorenzo Facchini, Le origini dell’uomo, Milano • Julien Ries, Opera omnia [vol. 2] L'uomo e il sacro nella storia dell'umanità, Milano • Julien Ries (diretta da), Storia delle religioni, Milano