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Diapositiva 1 - Pilo Albertelli

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Diapositiva 1 - Pilo Albertelli
E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra
immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci
del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su
tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che
strisciano sulla terra».
Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di
Dio lo creò; maschio e femmina li creò.
… E così avvenne.
Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa
molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto
giorno.
Genesi 1,26.27.31
Le origini dell’uomo
Introduzione
•
•
•
•
Le origini dell'uomo esercitano un fascino su tutti. Conoscere il nostro passato, a quando risale la
presenza dell'uomo sulla terra, quali forme viventi l'abbiano preceduto o preparato, quale poteva
essere il suo stile di vita sono domande che sorgono spontaneamente, per non parlare di quelle di
tipo esistenziale che riguardano l'uomo di tutti i tempi: perché l'uomo? quale significato ha la sua
presenza sulla Terra? A queste ultime sono chiamate a rispondere la riflessione filosofica e le
concezioni religiose dell'uomo. La scienza cerca risposte alle domande circa il come, il quando,
quelle che rientrano nel suo orizzonte di osservazione.
L'idea che l'uomo non sia sempre stato quello che vediamo oggi e che non sia sfuggito a quel
processo di evoluzione che apparenta le diverse forme viventi è largamente diffusa da quando
Buffon, Lamarck, Darwin e altri ancora hanno suggerito la teoria della evoluzione biologica.
Anche se non sono documentati tutti i passaggi e non sono adeguatamente conosciuti i vari
meccanismi con cui è avvenuta l'evoluzione, la teoria evolutiva si dimostra coerente con le diverse
scoperte avvenute negli ultimi decenni nel campo della biochimica, della genetica molecolare,
della paleontologia, per cui è una teoria scientificamente fondata ed è diventata chiave
interpretativa della biologia moderna. La spiegazione del processo evolutivo indicata da Darwin
nella interazione tra selezione naturale e mutazioni, per cui è la selezione stessa "a creare" le
nuove specie utilizzando le variazioni del genoma (cf. Dobzhansky, Mayr, Ayala, ecc.) non è
esente da critiche. A livello microevolutivo i meccanismi con cui si forma la biodiversità sono
conosciuti; la loro estensione alla macroevoluzione, alla formazione delle grandi linee evolutive,
per spiegare cioè la complessità crescente a livello di organismi biologici non è ritenuta sufficiente
da vari studiosi, nel senso che dovrebbero essere ricercati altri modelli evolutivi.
Ciò premesso, gli studi sulla evoluzione umana dispongono attualmente di una documentazione
che offre un quadro complessivamente ricco di dati, difficilmente spiegabile senza il processo
evolutivo, anche se restano aperti molti problemi e vi è spazio per interpretazioni diverse.
Riflessione
filosoficaConcezione
religiosa
•Perché l’uomo?
•Quale significato
ha la sua
presenza sulla
terra?
Scienze (paleoantropologiafilogenesi-biologia
molecolare…)
•Quali le origini dell’uomo?
•A quando risale la presenza
dell’uomo sulla terra?
•Quale forme viventi lo hanno
preceduto o preparato?
•Qual è il suo stile di vita?
I dati
•
I dati sono rappresentati essenzialmente dai fossili
che sono venuti alla luce negli ultimi 150 anni. Essi
forniscono una documentazione abbastanza ricca e
destinata da accrescersi sulle forme di Primati che
hanno preceduto la comparsa dell'uomo sulla Terra e
sulle prime forme umane, certamente diverse da
quelle che vediamo oggi. La paleoantropologia mette
anche in evidenza, oltre ai resti scheletrici, le tracce
lasciate dall'uomo nella sua attività e nella sua vita,
cioè i segni della cultura che presentano uno
sviluppo nel tempo. Il suo rapporto con la natura e la
organizzazione della sua vita cambiano, si
modificano nel tempo, nel senso che l'uomo si
dimostra sempre più in grado di padroneggiare
l'ambiente con il quale ha sempre dovuto competere,
come ogni altra specie, ma in questa competizione
ha potuto ricorrere non soltanto a vantaggi
biologicamente possibili, ma agli accorgimenti della
cultura.
•
Oltre ai dati paleontologici lo studio della evoluzione
umana si avvale, soprattutto a livello di
intepretazione filetica, anche di quelli che possono
essere forniti dalla biologia molecolare, tratti dalle
comparazioni tra uomo e Primati non umani, come
pure dalle ricerche sulle popolazioni viventi.
Le fasi dell’evoluzione umana
•
•
•
Nell'evoluzione umana si riconoscono concordemente
una fase preumana, preparatoria, e diverse fasi
successive alla comparsa dell'uomo attraverso le quali
si giunge all'umanità attuale.
La fase preparatoria è rappresentata dagli
Australopiteci. Essa non segue uno sviluppo lineare, ma
è caratterizzata da diverse linee, fra le quali una
potrebbe avere portato alle prime forme umane o
potrebbe essere connessa a un antenato comune a
quella umana. Effettivamente le scoperte recenti
indicano una complessità di forme di ominidi in
prossimità e in concomitanza con quella che viene
ritenuta la più antica forma umana. Ben nove specie di
Australopiteci sono state segnalate, anche se alcune
potrebbero corrispondere a dei generi dal punto di vista
tassonomico. Alcune sono decisamente lontane, sul
piano filetico, dall'uomo, altre meno. Alcune sono
precedenti alla fase più antica umana (rappresentata da
Homo habilis e Homo erectus), altre si accompagnano
ad essa.
Le fasi che vengono identificate per il genere Homo
sono le seguenti: Homo habilis, Homo erectus, Homo
sapiens. Va però subito notato che la nomenclatura in
uso, presa dalla sistematica biologica, più che un
significato tassonomico (genere, specie) sta a indicare
stadi morfologico - evolutivi, grossolanamente
sovrapposti, come molti autori moderni fanno rilevare
(Jelinek, Coppens, ecc.).
I Primati
•
•
•
•
Tra gli antichi Mammiferi Placentati si
riconoscono i Primati, con il Purgatorius del
Montana (USA), antenato dei Lemuridi
(Proscimmie), vissuto intorno a 65-70 milioni
di anni fa in ambiente forestale all’inizio del
Terziario.
Dalle Proscimmie agli Ominidi di alcuni
milioni di anni fa il cammino è molto lungo
La galleria di personaggi ritenuta di
interesse per l’evoluzione non forma una
discendenza lineare, ma una rete di linee
evolutive sviluppatesi in Eurasia, oltre che in
Africa, e caratterizzate da una dentatura
adatta all’ambiente forestale, con qualche
modificazione nell’apparato locomotore, o
nella linea della brachiazione[1] o verso un
raddrizzamento del corpo, che fa preludere
alla locomozione bipede
[1] dal latino brachium, braccio, è una
modalità di locomozione animale,
sviluppatasi nei mammiferi ed in particolare
tra i primati, che sfrutta principalmente gli
arti anteriori o toracici.
L’ominizzazione
La parentela che viene ammessa tra le Antropomorfe
africane e gli Ominidi suggerisce un ceppo comune da cui
si sono separate le due linee evolutive. C’è una certa
concordanza nelle conclusioni che suggeriscono una
divergenza intorno a 6-7 milioni di anni fa.
In quell’epoca l’ambiente africano a ovest della valle del
Rift era forestale a est era savana o prateria, a motivo
delle minori precipitazioni. Yves Coppens ha richiamato
l’attenzione sulla diversità di questi ambienti, che può
spiegare la differente evoluzione dei Primati che in essi
vivevano. A ovest l’ambiente forestale favorì l’evoluzione
delle Antropomorfe, caratterizzate da uno spostamento per
brachiazione nelle foreste, mentre a est l’ambiente aperto
di savana o prateria era favorevole al bipedismo, una
modalità di locomozione caratteristica degli Ominidi.
L’acquisizione del bipedismo viene ritenuta il passo
decisivo nel processo della ominizzazione. Con la
liberazione della mano dalle funzioni di sostegno o di
appoggio, essa può essere utilizzata per svariati scopi, tra
i quali emergono quelli connessi con la raccolta di cibo,
con la manipolazione degli oggetti e l’utilizzazione di pietre
e bastoni, anche a scopo di caccia e di difesa, con
qualche scheggiatura rudimentale.
La mano entra in dialogo con il cervello. Passerà ancora
molto tempo per una tecnologia a carattere intenzionale,
ma alcune condizioni anatomiche stanno realizzandosi in
attesa di un adeguato sviluppo cerebrale.
La stazione eretta consente inoltre di guardare a un
orizzonte più vasto, di avvistare ostacoli o pericoli e quindi
un migliore controllo del territorio. Si incrementano i vincoli
Ominoidei vicini alla divergenza.
Le forme australopitecine
Gli Ominoidei più vicini alla divergenza tra la
linea che ha portato alle Antropomorfe e quella
degli Ominidi sono rappresentati dal
Sahelanthropus, dall’Orrorin tugenensis,
dall’Ardipithecus kadabba. La struttura più
definita locomotoria è di Orrorin tugenensis,
6-7 milioni di anni fa, trovato in Kenya nel
2001.
La fase australopitecina è caratterizzata da
Primati che avevano una capacità cranica
nell'ordine delle Antropomorfe attuali, ma
possedevano una struttura idonea al
bipedismo, anche se ancora imperfetto,
specialmente nelle forme più antiche. Questa
struttura, certamente vantaggiosa in un
ambiente aperto come quello che si formò
nell'Africa orientale nel Miocene superiore e
all'inizio del Pliocene, ha rappresentato il
primo passo verso l'ominizzazione.
L'avvicinamento alla forma umana, oltre che
dalla struttura bipede, è documentato dalla
dentatura (assenza di diastema, riduzione dei
canini) certamente in correlazione con una
dieta diversa da quella forestale delle
Antropomorfe. I reperti sono localizzati in
Africa in un periodo che va dai 4-5 milioni di
anni fa a poco più di un milione di anni fa.
Ritrovamenti di ominoidei e australopitecine
TD — Tchad –
Chad
ET — Étiopie –
Etiopia
KE — Kenya –
Kenya
TZ — Tanzanie –
Tanzania
ZA — Afrique du
SUd – South Africa
TD-1 — Bahr el
Ghazal
ET-1 — Hadar
KE-1 — Lake
Turkana
TZ-1 — Olduvai
ZA-1 —
Sterkfontein
TD-2 — Djourab
ET-2 — Herto
TZ-2 — Laetoli
ZA-2 —
Swartkrans
ET-3 — Omo
ZA-3 —
Kromdraai
ZA-4 — Taung
Forme Austrolopitecine
•
Ardipithecus ramidus
4.4 - ?
•
Australophitecus. anamensis
4.2 - 3.9
•
A. afarensis
4.2 - 2.5
•
A. bahrelghazali
3.5 - 3.0
•
A. africanus
3.5 - 2.5
•
Paranthropus aethiopicus
2.7 - 2.3
•
A. garhi
2.5 - ?
•
P. boisei
2.3 - 1.3
•
P. robustus
2.0 - 1.0
Cranio di australopitecine Robustus (sx) e Gracile (dx)
Alberi evolutivi
Il genere Homo
Le specie del genere Homo vengono comunemente
identificate in habilis, erectus e sapiens.
La difficoltà a identificare le specie nella linea evolutiva
umana deve indurre a una maggiore cautela. Le differenze
che si osservano nel tempo potrebbero corrispondere più a
variazioni morfologiche o di grado che a vere specie
(Jelinek, Ferembach, Coppens, ecc.).
Per i rappresentanti più antichi di erectus dell’Africa è stata
proposta la denominazione di Homo ergaster.
La tassonomia[1] del genere Homo è un problema aperto.
Per gli aspetti morfologici, di carattere strutturale e
funzionale, si fa riferimento ai seguenti caratteri: un
incremento del volume dell’encefalo, con una crescita
differenziata di alcune aree, specialmente nel lobo frontale e
parietale (come quelle del linguaggio articolato), una
Homo habilis/Homo rudolfensis
La bellezza di questo "chopper“
raccolto negli strati più antichi
di Olduvai ci suggerisce che la
tendenza alla simmetria, e
perciò all’ordine nelle forme, e
all’ordine estetico, si è
presentata dalle origini.
A partire da 2,5-2 milioni di anni fa in Africa
orientale e anche nell'Africa del Sud vissero accanto
agli Australopiteci degli Ominidi che si distinguono
da essi per una maggiore cerebralizzazione
(secondo Tobias l'aumento della capacità cranica
sarebbe di oltre il 40%) e per i segni di
comportamento culturale che ci hanno lasciato.
È la fase di Homo habilis, documentata da vari
reperti in Tanzania, Etiopia, Kenya e nel Sud Africa.
Il recente rinvenimento di un frammento di
mandibola nel Malawi, riferibile a Homo habilis, di
circa 2, 5 milioni di anni fa, potrebbe attestare una
migrazione piuttosto antica dall'Africa orientale
verso il Sud Africa. La faccia appare meno
prognata, la statura intorno a 140-150 cm. Come
noto, la denominazione di Homo habilis è motivata
da un certo sviluppo della capacità cranica (circa
650-680 cc in Homo habilis di Olduvai; 800 cc nella
forma più cerebralizzata del Turkana denominata
anche Homo rudolfensis), e dal fatto che insieme
con i reperti sono stati trovati ciottoli lavorati,
scheggiati lungo un margine di una o di entrambe le
facce (chopper e chopping tools). Ci troviamo di
fronte alla più antica lavorazione della pietra. Essa
viene ritenuta intenzionale, espressione di un livello
intellettivo che, secondo molti studiosi, corrisponde
a quello dell'uomo. Inoltre con Homo habilis è
attestata anche l'organizzazione del territorio:
vengono identificate aree che corrispondono a
Homo habilis: compare l’uomo
creatura della cultura
resistenza e colore, e ciò implica una coscienza
estetica. D'altronde la scheggiatura bifacciale, ancora
sporadica, presuppone in chi la opera l'esistenza della
nozione di simmetria. Ecco alcuni indizi significativi
della presenza di un immaginario e di una coscienza
simbolica. A partire dal momento in cui ha cominciato a
creare, l'uomo non si ferma più. Sa di sapere. Valuta
consapevolmente. Nella storia della filogenesi siamo di
fronte a un salto qualitativo perché il corredo di utensili
segna la nascita di una cultura, sintomo e traccia
dell'uomo in mezzo alla natura. Inoltre è la prova
dell'esistenza di una funzione simbolica, un elemento
distintivo della specie umana. A partire da questa
funzione simbolica, potremo ravvisare la nascita
dell'homo religiosus. Come vissero i primi uomini?
Abbiamo vestigia di accampamenti in riva all'acqua.
Questi raccoglitori di frutti e cacciatori di selvaggina di
grossa taglia probabilmente non lasciarono mai i
territori africani sui quali vissero da 2.500.000 a
1.600.000 anni fa, per poi scomparire. Con l'invenzione
della cultura, Homo habilis dà prova della sua
intelligenza. All'ominizzazione è legata l'umanizzazione:
risveglio del pensiero, riflessione, coscienza simbolica.
Il linguaggio seguirà, perché le tecniche produttive
hanno bisogno di un insegnamento.
Homo erectus
in Africa
In sostanziale continuità con Homo habilis va vista la
fase di Homo erectus, i cui più antichi rappresentanti
vengono riconosciuti in Ominidi dell'Africa orientale,
vissuti intorno a 1,6 milioni di anni fa. La loro evoluzione
porterà alle forme arcaiche di Homo sapiens, la cui
presenza viene riconosciuta tra 200.000 e 100.000
anni fa, sempre nel territorio africano e, in seguito, negli
altri continenti.
Il cranio di Homo erectus ha tratti anche più massicci e
robusti rispetto a Homo habilis, specialmente nelle
formazioni sopraorbitarie e nell'occipitale (presenza di
torus), ma è più cerebralizzato (da 800 a 1100 cc).
Inoltre è accompagnato da manifestazioni culturali più
progredite (industrie bifacciali, oltre a quelle su ciottolo,
industrie su scheggia e, in fase più avanzata, manufatti
di lavorazione Levallois).
Per le prime forme di Homo erectus dell'Africa è stata
proposta da Wood (1992) la denominazione di Homo
ergaster.
Dalla culla dell'Africa orientale, dove Homo erectus è
documentato da vari ritrovamenti in Etiopia e in Kenya,
specialmente intorno al Lago Turkana e in Tanzania,
egli si è diffuso nel Sud Africa (Swartkrans, Saldanha,
Rhodesia) e nell'Africa settentrionale (Atlantropo di
Ternifine, Thomas, Salè, Sidi-abder-rhaman, Rabat).
Molto anticamente Homo erectus si è portato in Asia e
in Europa. Per l'Asia i reperti più noti sono quelli di
Homo erectus in Asia
•
•
Nella storia della paleoantropologia vi sono stati
momenti in cui l’Asia è stata ritenuta culla
dell’umanità. Attualmente, alla luce delle scoperte
riguardanti il ceppo umano e le sue parentele con i
Primati non umani, le origini dell’uomo sono viste
in Africa orientale. Il popolamento dell’Asia è
dipendente dall’Africa, da cui l’uomo si irradiò
verso nord-est, nell’Eurasia, in epoca molto antica,
intorno a 1,6-1,8 milioni di anni fa, tenendo conto
del giacimento di Dmanissi in Georgia che potrebbe
rappresentare un crocevia verso l’ovest e verso
l’est.
I reperti più celebri sono indubbiamente quelli
trovati nella grotta di Choukoutien nel 1929 con la
fortunata scoperta di una calotta cranica immersa
nel travertino, da parte di un’équipe del servizio
geologico cinese, formata da Black, Teilhard de
Chardin, Young e Pei. La calotta cranica ha una
capacità tra 800 e 1.100 cc, la fronte è bassa e
sfuggente. L’abbondante presenza di crani e
mandibole e la quasi assenza di ossa postcraniali
ha indotto a pensare che la grotta fosse frequentata
per riti particolari (pasti a carattere funerario? culto
dei crani?). Cacciatori paleolitici la frequentarono in
periodi successivi, fra 460.000 e 250.000 anni fa.
Abbondanti sono gli strati di cenere, che attestano
la domesticazione del fuoco, e numerose le
industrie su pietra e su osso.
Homo erectus in Europa
•
•
•
L’uomo raggiunse l’Europa risalendo le
coste orientali del Mediterraneo e
portandosi nelle regioni orientali europee,
poi nelle altre. Ma è probabile che anche
Gibilterra abbia offerto la possibilità in
qualche momento di raggiungere l’Europa.
Il passaggio potrebbe essere avvenuto con
Homo ergaster e forse anche prima con
habilis, se si tiene conto che industrie molto
antiche, di oltre 1,5 milioni di anni, sono
documentate in varie regioni europee
(Chfflac, Roussillon, Vallonet, Monte
Poggiolo, ecc.) e nei recenti ritrovamenti a
Dmanissi in Georgia. In questa località negli
ultimi anni sono stati rinvenuti vari reperti
scheletrici e industrie litiche che attestano
la presenza umana 1,7 milioni di anni fa.
Gli Ominidi che si conoscono per l’Europa
nel periodo tra 600.000 e 100.000 anni fa
mostrano, sia pure in grado diverso,
qualche carattere neandertaliano.
Homo erectus: conquistatore degli spazi e
contemplatore della volta celeste
Questo conquistatore degli spazi ha lasciato numerose
tracce dei suoi insediamenti: accampamenti all'aperto,
aree delimitate da cerchi di pietra, resti di capanne con
spazi interni specializzati: per il taglio degli utensili, la
preparazione della selvaggina, il riposo della famiglia.
L'organizzazione era legata a una economia basata su
caccia e raccolta. L'utensile prolunga la mano e la
mente. Il taglio bifacciale si moltiplica: nasce
l'Acheuleano, con la sua simmetria e con il primo passo
dell'arte, perché accanto al bifacciale nasce l'industria
della scheggiatura. Sono stati scoperti veri e propri
laboratori dell'industria litica (Terra Amata, nei pressi di
Nizza). Assistiamo alla nascita di una prima struttura
sociale. Homo erectus ha inventato il fuoco e l'ha
utilizzato nel focolare. I ritrovamenti di Choukoutien
presso Pechino e di Terra Amata ci fanno risalire a
500.000 anni fa: è l'evento fondamentale della civiltà
acheuleana perché si tratta di un progresso psichico
più che di un progresso tecnico. L'utilizzazione del
fuoco si è realizzata come focolare domestico. Ciò
significa non solo un profondo cambiamento
nell'alimentazione grazie alla cottura, ma anche una
coesione della famiglia e del gruppo sociale: è la
creazione dello spazio umano dato che le tracce di
fuoco che sono state scoperte suppongono un fuoco
alimentato. Possiamo pensare alla simbologia del
I Neandertaliani classici
I resti
del cranio
delsapiens
bambinoarcaico
di Teshik-Tash,
Neandertal
a dx
sx
come si vede nello schema qui sopra, si sono
ritrovati al centro di corna di stambecco
disposte con cura a cerchio, un indizio di
intenzionalità rituale.
La morfologia tipica dei Neandertaliani, annunciata per
qualche carattere nel corso di centinaia di migliaia di
anni, appare ben definita nel periodo tra 130.000 e
35.000 anni fa, nelle regioni europee e nel Vicino
Oriente. Sono i Neandertaliani «classici», che hanno
dominato sulla scena europea nell’ultimo interglaciale e
nella prima parte della glaciazione del Wűrm (tra
130.000 e 40.000 anni fa). Prendono il nome dalla
calotta di Neandertal, trovata nella località omonima in
Germania nel 1856. Altri reperti simili erano stati
segnalati in precedenza (Gibilterra, Spy), ma fu il
ritrovamento di Neandertal a suscitare la maggiore
attenzione e a orientare nell’interpretazione di altri
uomini fossili già segnalati.
Le manifestazioni culturali, caratteristiche del
Paleolitico medio, denotano uno sviluppo delle industrie
litiche con le tecniche già affermatesi in precedenza,
specialmente quelle su scheggia. La pratica della
sepoltura, anche se non generalizzata, è documentata
in vari siti: La Chapelle-aux-Saints, La Ferrassie, Le
Régourdou, Shanidar, Tabun, Amud, Kebarà, Teshik
L’umanita’ moderna
La fase evolutiva che conclude il processo della
ominizzazione portando all’umanità attuale è quella che viene
riferita a Homo sapiens sapiens o tout court a Homo sapiens.
Le sue radici vanno viste nell’Africa, nel ceppo di Homo
erectus.
Aspetti ormai moderni si possono riconoscere a partire da
circa 160.000 anni fa in reperti che vengono riferiti a Homo
sapiens arcaico
Intorno a 150.000-100.000 anni fa alcuni rappresentanti di
questa umanità ormai moderna si portarono in Eurasia,
presumibilmente attraverso le regioni di Israele
La cultura del Paleolitico medio li accomunava ai
Neandertaliani, ma con il tempo le manifestazioni culturali
assumono caratteristiche più evolute dal punto di vista
tecnologico e anche più ricche dal punto di vista simbolico.
Dal Vicino Oriente Homo sapiens si diffuse a ovest nelle
regioni orientali dell’Europa, intorno a 40.000 anni fa, e
successivamente in tutto il territorio europeo e a est nelle
regioni dell’Asia.
Un lungo cammino migratorio porterà Homo sapiens in tutte
le regioni della terra. Il popolamento dell’Australia viene fatto
risalire a circa 45.000 anni, fa e quello dell’America a circa
40.000 anni fa.
Le espressioni culturali sono rappresentate da una
tecnologia avanzata nella lavorazione della selce, attraverso il
distacco lamellare e laminare, e dall’uso di percussori duri o
teneri.
Aumenta il numero dei manufatti che si ottengono da una
stessa quantità di selce. Inoltre si ha la lavorazione
sistematica dell’osso e del corno, soprattutto di cervo e di
Cranio dell’uomo di Cro-Magnon
Homo sapiens sapiens: in cerca
del senso dell’universo
Henri Breuil
Insieme di riti
magico-religiosi
Jean Clottes e
David LewisWilliams
Sciamanismo
André LeroiGourhan
Mitogrammi
Approfondimento 1 (facile):
La mano di Dio sul mondo di Darwin
Fiorenzo Facchini è membro dell’Accademia di Scienze naturali del Kazakhistan, è nel consiglio direttivo
dell’Istituto Italiano di Antropologia, è stato insignito nel 2002 dall’Accademia Nazionale dei Lincei del
Premio Internazionale per l’antropologia. Tra le tante sue pubblicazioni, autore del recente saggio
Origine dell’uomo ed evoluzione culturale (Jaca Book).
Quali ipotesi si fanno oggi sull’origine dell’uomo?
…l c
c
o rredist ing
ì eret ra c
o m parsa dell’
ì o m o ec
iò c
h
el’
h
a prec
edì t a epreparat a.i a c
o m parsa è ilpì nt o
diarriv o diì n pro c
esso I la o m inizzazio neIc
h
epo rt a all’
ì o m o ec
o nt inì a sino alla f
o rm a m o derna.p iè
affermata circa 35 mila anni fa nei vari continenti».
E l’ominizzazione quando comincia?
«È fatta risalire all’epoca in cui si è avuta la divergenza tra la linea evolutiva delle antropomorfe e quella che
ha portato all’uomo. È proprio sulla fase più antica dell’ominizzazione, riguardante le Australopitecine
(ovvero gli ominidi che ci hanno preceduto), che si sono avute in questi anni le scoperte più interessanti.
È una fase che si sta rivelando complessa e ramificata. L’Australopiteco afarense, la famosa Lucy, di 3,2
milioni di anni fa, scoperta in Etiopia, potrebbe diventare nostra cugina e non antenata».
Approfondimento 2 (medio):
Interpretazioni
Fiorenzo Facchini è membro dell’Accademia di Scienze
naturali del Kazakhistan, è nel consiglio direttivo
dell’Istituto Italiano di Antropologia, è stato insignito nel
2002 dall’Accademia Nazionale dei Lincei del Premio
Internazionale per l’antropologia. Tra le tante sue
pubblicazioni, autore del recente saggio Origine
dell’uomo ed evoluzione culturale (Jaca Book).
L'identità biologica e culturale dell'uomo
Chi è l'uomo? È questa la domanda che si pone non
soltanto lo scienziato o il filosofo, ma ogni uomo. E il
problema della identità dell'uomo, per la quale si può
cercare una risposta anche basandosi sul comportamento
dell'uomo, su ciò che lo caratterizza sul piano
fenomenologico. Nell'uomo all'elemento biologico,
Frammento di tibia di elefante con
segni intenzionali trovata nel sito di
Bilzinsgleben (Germania)
Ca' Belvedere
di Monte
Poggiolo.
Rimontaggio
dallo
Bifacciali
del
giacimento
Castel
di Guido,
Bifacciale
in selce
del periododiAcheuleano.
Al
strato 109risalenti
n. 1; schegge
nn.
5,7
(str.107);
ciottoli
Pleistocene
centro unalfossile
bivalvemedio
scheggiati nn.2 (str. 107),3 (str.108),4,6, (str.103).
Approfondimento 3 (difficile):
Il Creatore dell’evoluzione
Testo di una lezione dell’allora professor Joseph Ratzinger, “Fede nella creazione e teoria dell’evoluzione”,
che fa parte di una raccolta di saggi dal titolo “Wer ist das eigentlich Gott?” (München 1969)
Quando Charles Darwin a metà del secolo scorso sviluppz l’idea dell’evoluzione di tutto il vivente e con essa
mise radicalmente in discussione la tradizionale rappresentazione della costanza delle specie create da Dio,
scatenz una rivoluzione dell’immagine del mondo non inferiore quella che per noi si lega al nome di Copernico.
Nonostante la svolta copernicana, che detronizzz la Terra e allargz le dimensioni dell’universo sempre più verso
l’infinito, rimase valido nel complesso il quadro consolidato della vecchia immagine del mondo, che si manteneva
inalterato a partire dalla limitazione temporale ai seimila anni calcolati in base alla cronologia biblica.
Un paio di accenni possono illustrarci la naturalezza oggi a malapena ancora immaginabile con cui allora ci si
atteneva all’angusto quadro temporale dell’immagine biblica del mondo. Quando Jacob Grimm pubblicz la sua
“Storia della lingua tedesca” nel 1848, che l’età dell’umanità fosse di seimila anni era per lui una premessa
indiscussa, che non aveva bisogno di alcuna riflessione. La stessa cosa esprime con grande naturalezza W.
Wachsmuth nella sua apprezzata “Storia generale della cultura”, comparsa nel 1850, che non si differenzia in
nulla dalla storia generale del mondo e dei popoli che Christian Daniel Beck aveva pubblicato in seconda
edizione nel 1813. E si potrebbero fare facilmente molti altri esempi. Sarebbero sufficienti a dimostrare in
L’uomo e il senso del Mistero
…
Spesso quand'io ti miro
Star così muta in sul deserto piano,
Che, in suo giro lontano, al ciel confina;
Ovver con la mia greggia
Seguirmi viaggiando a mano a mano;
E quando miro in cielo arder le stelle;
Dico fra me pensando:
A che tante facelle?
Che fa l'aria infinita, e quel profondo
Infinito Seren? che vuol dir questa
Solitudine immensa? ed io che sono?
…
(G. Leopardi - XXIII - CANTO
NOTTURNO Dl UN PASTORE
ERRANTE DELL' ASIA)
Tentativo di definizione della
religione
•
Cicerone collega religio al verbo relegere. La religione è la ripresa diligente
delle tradizioni ancestrali (mos majorum) riguardanti il culto degli dèi, ma è
anche il culto degli dèi, con i suoi riti trasmessi dalla tradizione e
accuratamente conservati (De natura deorum, II, 28, 72)
•
Per i cristiani Tertulliano, Arnobio, Lattanzio e Agostino, religio, dal verbo
religare, designa l’insieme dei legami tra l’uomo e Dio. Così, all’osservanza
dei riti della pietas romana subentra il legame di dipendenza dell’uomo da
Dio.
•
Secondo N. Sòderblom, R. Otto e M. Eliade, la religione è per l’uomo la
percezione di un “totalmente Altro”; ciò ha come conseguenza
un’esperienza del sacro che a sua volta dà luogo a un comportamento sui
generis. Questa esperienza, non riconducibile ad altre, caratterizza l’homo
religiosus delle diverse culture storiche dell’umanità.
L’uomo sedentarizzato e il formarsi
della coscienza del divino
Verso il 12000 a.C. inizia un fenomeno d'importanza capitale per il
futuro: l'uomo lascia i rifugi naturali e si insedia in centri abitativi
costruiti da una popolazione che vivrà dell'ambiente circostante. È la
sedentarizzazione nei primi villaggi formati da raccoglitori, cacciatori
e pescatori. Con questa civiltà chiamata natufiana (da Uadi en-Natuf,
in Palestina) compaiono i primi cimiteri, le cui tombe hanno
conservato intorno agli scheletri un'abbondanza di conchiglie e di
"parures" in osso, segno della fede in una vita oltre la morte e in una
"comunità" dei defunti. Verso il 10000 ha inizio la cultura khiamiana
(da Khiam, in Palestina), identificabile dalle punte di freccia, dalle
case costruite in mattoni legati con malta e dalle rappresentazioni
femminili a cui vanno aggiunti crani di uri inglobati nei sedili di argilla
dentro le case. Le prime figurine femminili furono trovate da Jacques
Cauvin a Mureybet, sull'Eufrate. A partire dal 9000 a.C. si
intensificherà quella che viene chiamata "rivoluzione" dei simboli: la
donna e il toro diventano i simboli del divino. Verso l'8300 la nascita
dell'agricoltura dà luogo all'addomesticamento degli animali e a
nuove tecnologie. È l'inizio della religione neolitica. Occupata dopo il
7000 a.C., la città anatolica di Catal Huyuk, ancora poco scavata, ha
già restituito numerosi santuari domestici, affreschi dipinti, altorilievi e
statuette femminili. Uno degli affreschi rappresenta un toro
gigantesco circondato da un folto gruppo di uomini di taglia
minuscola in posizione orante, braccia e mani levate verso l'animale.
Questi gesti di oranti si ritrovaranno nel V millennio sulle rocce della
Valcamonica, in Italia, e altrove nell'arte rupestre neolitica. "Il sacro
non è più percepito al livello dell'uomo ma al di sopra di lui" (Cauvin).
L'uomo manifesta la sua credenza in una divinità suprema alla quale
La Dea Madre a Çatal Hüyük
(Turchia): abbondante, è assisa
su fiere in forma di trono
impersona maternità, regalità e
dominio.
L’uomo religioso alle origini
delle grandi civiltà orientali
Intorno al 3300 a.C. i Sumeri della Bassa Mesopotamia
misero a punto la scrittura cuneiforme, un'invenzione
geniale che fu all'origine di una vera e propria
esplosione culturale e religiosa, oggi attestata da circa
mezzo milione di documenti. Verso il 9000 a.c. a
Mureybet sull'Eufrate l'uomo aveva creato i primi
simboli del divino, la dea e il toro. L'uomo religioso
sumero rappresenta con sembianze umane i propri dei
e le proprie dee, incoronati da una tiara con le corna,
un simbolismo religioso del toro che significa la forza e
la trascendenza. La loro natura celeste è confermata
dal segno della stella posta davanti all'ideogramma per
indicare il cielo. La principale caratteristica della
divinità è la luce, lo splendore, talvolta un alone intorno
alla testa per sottolineare la sua forza irradiante. Inoltre
le vesti risplendono sfavillanti all'interno dei templi e dei
santuari. Il rito dell'incoronazione delle statue divine
conferisce loro potenza e maestà. I testi delle epopee
mostrano che l'homo religiosus mesopotamico
attribuisce al sacro le sue autentiche dimensioni.
Un'abbondante documentazione fornita dalle migliaia di
tavolette d'argilla ritrovate ci rivela i miti di creazione
del
cosmo e dell'uomo. A quest'ultimo, che è loro servitore,
gli dei e le dee impongono le norme (me) di un destino
faticoso; di qui la molteplicità delle tecniche divinatorie
necessarie per conoscere la volontà divina. Anu, il dio
La parola “Dio” nella poesia dell’Antico Egitto
Ricostruzione in 3D di Akhetaton l'attuale Tell el-Amarna, centro del
culto del dio sole durante il regno del faraone eretico Akhenaton
Lungo il percorso della religiosità umana la parola «Dio» segna l ’oggetto proprio del desiderio
ultimo dell’uomo, come desiderio di conoscenza dell’origine e del senso esauriente dell’esistenza,
del senso ultimo implicato in ogni aspetto di quel che è vita.
Dice il frammento di un inno egiziano che risale al 2000 a.C. e che si rivolge al Nilo come al
Signore, all’origine di tutto il vivere:
«Gloria a te, padre della vita
Homo symbolicus, Homo religiosus
Vincent Van Gogh, Notte
stellata e cipresso, 1889
•Attraverso il simbolo il cosmo
parla all'uomo.
•Nel corso della storia
l’immaginario dell’uomo gli
permetterà di realizzare segni e
simboli della trascendenza e del
divino: ricchezza straordinaria
del patrimonio religioso
dell’umanità
•Il mito, “storia sacra” strutturata
mediante simboli, compare per
spiegare le realtà che esistono
mediante il racconto di
avvenimenti che si situano nelle
origini (Funzione esplorativa)
•Nei monoteismi la storia sacra
stabilita a partire dagli eventi, dai
testi e dai fondatori prende il
posto dei miti
•Il rito svolge una funzione
mediatrice, può iniziare a una
nuova nascita od operare una
sacralizzazione (contatto vitale
con la realtà trascendente).
Le schede precedenti ci portano a
scorgere nel simbolo un dato
primordiale per il pensiero, per la
coscienza, per la creatività e per la vita
dell'homo religiosus, come aveva
constatato Mircea Eliade nel suo
Trattato di storia delle religioni (Parigi
1949, Torino 1976). All'uomo arcaico il
cielo rivela direttamente la sua
trascendenza, la sua forza, la sua
sacralità, poiché il simbolo della volta
celeste diventa agente di rivelazione.
Una vasta rete di simboli interverrà nella
vita dell'uomo e orienterà la sua
coscienza religiosa: simboli cosmici
delle acque, della luna, del sole, degli
astri, degli alberi, delle montagne.
Grazie al percorso antropologico di un
incessante scambio sul piano
dell'immaginario tra lo psichismo
umano e gli impulsi esterni, l'uomo
conosce una crescita permanente e
un'attività sempre nuova. Il suo
immaginario gli permetterà di realizzare
segni e simboli della trascendenza e del
divino, una ricchezza straordinaria del
patrimonio religioso dell'umanità.
Attraverso i miti l'uomo racconta
avvenimenti che si situano alle origini,
Approfondimenti (medio):
La fede e il sacro
JULIEN RIES (Belgio 1920) è professore emerito e fondatore del Centre d'Histoire des Religions
dell'Université Catholique di Louvain-la-Neuve, Belgio, dove ha insegnato per oltre vent'anni Storia delle
religioni. È stato presidente dell'Institut Orientaliste di Louvain-la-Neuve (1975-1980) e membro di numerosi
comitati scientifici internazionali, tra cui il Consiglio Pontificio per il Dialogo interreligioso (già Segretariato per
i non cristiani).
Tratterò questo tema dal punto di vista della storia dell'umanità e dell' antropologia religiosa. La mia relazione
comprende due parti: l’età della formazione delle credenze religiose - la prima -; l’età della fede - la seconda -.
Cominciamo ad affrontare la prima parte, delineando il percorso che conduce dall’homo habilis all' Homo
sapiens sapiens.
A partire dal 1959, nei giacimenti di Olduvai in Tanzania e in Kenia spedizioni di studiosi hanno scoperto
tracce di crani che datano di più di due milioni di anni fa. Nel 1964 agli uomini dai quali provenivano questi fossili
è stato dato il nome di Homo habilis, perché la scoperta di ciottoli tagliati su una o su due facce prova la loro
abilità a fabbricare utensili. Attualmente si parla anche di Homo ergaster, Uomo artigiano. L'insieme delle
vestigia trovate induce i paleontologi a vedere nell'Homo habilis l'abbozzo del futuro Homo sapiens sapiens,
cioè dell'Uomo moderno. Si tratta di un Uomo nuovo, che rappresenta un salto qualitativo rispetto
Glossario
•
Eucologio. Libro liturgico bizantino contenente le preghiere sacerdotali della liturgia eucaristica e
dell'ufficio divino, il rituale dei sacramenti e delle benedizioni. Corrisponde al libro liturgico della
Chiesa latina chiamato sacramentario
•
Filogenesi. Modo di formazione delle specie e loro sviluppo nel corso del l'evoluzione.
•
Homo religiosus. Usciamo dalla filogenesi per entrare nell'antropologia. Creata da gli storici della
religione, l'espressione homo religiosus designa l'uomo come soggetto dell'esperienza vissuta del
sacro.
•
Homo symbolicus. Connotazione con la quale gli antropologi designano l'azione di una facoltà
specifica dell'uomo che si esprime attraverso la sua creatività culturale, considerata come
conseguenza di quell'immaginario grazie al quale l'uomo è capace di percepire l'invisibile a partire dal
visibile
•
Mito. Racconto riguardante fatti accaduti nelle origini e destinato a fornire modelli per la condotta di
vita. Il mito costituisce una storia sacra simbolica ed esemplare per la vita degli uomini e dei popoli.
•
Sacro. Il vocabolo sakros ci giunge da un 'antica iscrizione trovata su una pietra del Foro romano. Ci
riporta alle origini del sacro a Roma e nel mondo indoeuropeo, dove dalla radice sak- è derivato il
verbo sancire, che significa "dare validità, realtà". Sak- è alla base del reale. Questa nozione è al
tempo stesso giuridica, metafisica e religiosa. L'esperienza del sacro implica la scoperta di una realtà
assoluta che l'uomo percepisce come una trascendenza.
Bibliografia
Il materiale delle schede è stato tratto dai
seguenti testi:
• Fiorenzo Facchini, Le origini dell’uomo,
Milano
• Julien Ries, Opera omnia [vol. 2] L'uomo e il
sacro nella storia dell'umanità, Milano
• Julien Ries (diretta da), Storia delle religioni,
Milano
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