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Introduzione e argomenti A e B
Glossario e strumenti urbanistici Per comprendere i termini elementari relativi al territorio e alle sue componenti, agli attori, soprattutto istituzionali, e agli strumenti principali impiegati per pianificare, programmare, progettare, effettuare le trasformazioni territoriali Premessa: Le parole “Parola” Parola: Insieme organico di suoni o di segni grafici con cui l’uomo riesce, parlando o scrivendo, a comunicare dei contenuti mentali (Il Nuovo Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana) Parola: Complesso di suoni organizzato sotto l’azione più o meno accentratrice di un accento; corrisponde a una “immagine” di una nozione o di una azione (amore, amare) nel caso di parole “principali”, oppure a un “rapporto” (sovente, durante, sebbene) nel caso di parole “accessorie” (G.Devoto, G.C.Oli, Dizionario della lingua italiana) …allora le parole Le parole servono per comunicare: senza le parole gli uomini sono soli. Le parole servono per esprimere le idee: le parole sono le etichette delle idee Dizionario, glossario, lessico, vocabolario DIZIONARIO [dictionary] Elenco alfabetico dei termini di una o più lingue dei quali si fornisce un determinato numero di informazioni GLOSSARIO [glossary] Elenco alfabetico di termini, soprattutto in area anglosassone frequentemente usato con valore di dizionario dei termini propri di una determinata disciplina o gruppi di discipline LESSICO [lexicon] Elenco dei termini utilizzati da una comunità oppure caratteristici di una disciplina o di una attività particolare VOCABOLARIO [vocabulary] Raccolta ordinata dei termini di una lingua, disposti in ordine alfabetico e illustrati nella loro origine e nel loro significato Un glossario per la pianificazione Un glossario è un dizionario dei termini propri di una determinata disciplina o gruppi di discipline. Cominceremo a costruire un glossario dei termini impiegati nella pianificazione territoriale, urbanistica e ambientale. Il corso vi darà alcuni elementi e vi indicherà delle direttrici di lavoro: il glossario lo costruirete voi. Glossari di urbanistica: piccola bibliografia virtuale Un glossario italiano (lavori in corso): http://iuavint.iuav.it/cri_daup/glossario_urbanistica.htm Un glossario internazionale (ufficiale): http://info.uibk.ac.at/info/oecd-macroth/en/ Un glossario multilingue e multimediale (lavori in corso): http://muleta.3ct.com/ Glossari di urbanistica: piccola bibliografia cartacea Roberto Barocchi, Dizionario di urbanistica, F. Angeli, Milano 1982 Dino Borri, Lessico urbanistico annotato e figurato, Dedalo, Bari 1985 Marco Venturi, Glossario di urbanistica, Arsenale, Venezia 1990 Guido Colombo, Dizionario di urbanistica: voci e locuzioni d’uso corrente in urbanistica applicata, Pirola, Milano 19914 AVVERTENZA: le etichette e i contenuti “Le parole sono le etichette delle idee”: Ma etichette uguali possono coprire contenuti diversi Per le parole chiave (urbanistica, città, territorio, ambiente, pianificazione ecc.) conviene registrare i diversi significati che i diversi autori danno a quel termine È utile costruire un “glossario antologico” A) Il territorio e le sue componenti Parleremo delle ragioni e del modo in cui la città è nata vedremo come la città si è estesa al territorio accenneremo alla crisi della città e alle vie seguite per uscire dalla crisi infine, ci domanderemo chi è l’urbanista, il planner La città: una prima definizione La città non è un insieme di case La città è la casa di una comunità organizzata La città è la casa di una società La città: perché La città è il luogo che gli uomini hanno creato quando hanno dovuto vivere insieme, per svolgere una serie di funzioni che non potevano svolgere da soli: custodire e difendere i frutti del proprio lavoro scambiare il sovrappiù tra loro e con gli abitanti di altri luoghi La città: dove La città è originariamente legata alla difesa e allo scambio: le mura e il mercato sono i primi elementi fondativi della città, le prime funzioni urbane. Il sito della città è scelto in funzione delle esigenze della difesa e del commercio: le alture, l’incrocio di itinerari di terra e d’acqua sono gli elementi fisici che riconosciamo nella prima storia di quasi tutte le città del mondo. La città: nuove esigenze Ma le funzioni urbane si sono via via arricchite. Altre necessità comuni si sono affermate: la celebrazione dei valori comuni: la religione la tutela dei diritti e la decisione sulle liti: la giustizia lo scambio di conoscenze e l’apprendimento: la scuola l’azione nell’interesse della comunità: il governo I luoghi della città Alle funzioni della città hanno corrisposto specifici luoghi. Prima la rocca, il castello, le mura, luogo della difesa, e il mercato, il luogo dell’incontro e dello scambio dei prodotti. Poi i templi e le cattedrali, la piazza e il foro, il tribunale, il bargello, il palazzo del governo. Sono i luoghi della comunità in quanto tale: i luoghi che si sono differenziati e distinti dalla casa in quanto finalizzati ad esprimere, rappresentare e servire non gli interessi del singolo individuo, ma la comunità in quanto tale. Regole insediative ed emergenze sociali nella città di Aquisgrana. Incisione dalla Topographia Germaniae di M. Merian, 1647. Si osservino la regolarità dell’edilizia “di base” (le abitazioni e i laboratori) e la centralità dei luoghi ordinati alle esigenze della comunità. Incisioni dalla Topographia Germaniae di Mattäus Merian, 1647. Sviluppo e crisi della città Dalle origini a oggi, la città ha avuto un enorme sviluppo, ma è entrata in una crisi profonda Non è più la “casa della società”: è diventata il luogo delle lacerazioni della società Alcuni elementi della crisi le difficoltà d’accesso ai beni comuni il problema della casa l’inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo la perdita d’identità il paradosso del traffico La città è stata storicamente il luogo degli incontri e delle relazioni: sta degenerando nel luogo delle segregazioni e dell’isolamento Per capire le ragioni della crisi Il processo conflittuale di affermazione del sistema capitalistico-borghese provoca un enorme sviluppo della produzione di beni materiali un parallelo sviluppo dei diritti soggettivi e della democrazia Ciò provoca a sua volta un aumento della popolazione (non più falcidiata dalle carestie e dalle pestilenze) e un parallelo aumento della quota accentrata nelle città (che sono diventate il luogo della produzione) Immagini della crisi della città Crisi della città. Veduta di una grande città negli anni Sessanta. Immagini della crisi della città Crisi della città. Il traffico urbano a Roma, inizio degli anni Sessanta. Immagini della crisi della città Crisi della città. Veduta di New York. Più quantità e più esigenze… Le città sono aumentate enormemente di dimensione: da poche decine di migliaia di abitanti, a centinaia di migliaia, e a volte milioni, di abitanti. I cittadini sono tutti ugualmente portatori di diritti, quindi di esigenze che pretendono di essere soddisfatte. Nasce una fortissima domanda di fruizione di funzioni urbane: di mobilità, di incontri, di scuola, di salute, di ricreazione, di sport, di spettacolo, di comunicazione, di cultura, di bellezza. …ma meno capacità di governo Parallelamente a queste trasformazioni quantitative e a questa esplosione della domanda urbana, una grave trasformazione nel sistema dei valori e delle regole. Si sono affievoliti i valori, le ragioni e le regole della comunità in quanto tale, e hanno assunto il predominio le ragioni e le regole dell’individualismo. Si è di conseguenza fortemente ridotta la capacità di governo in nome di interessi comuni y Città e Territorio Esaminiamo adesso il rapporto tra la città e la più vasta porzione di spazio nella quale la città vive: il territorio Ma domandiamoci prima: che cos’è il territorio? Il territorio: risorsa e recipiente un insieme di risorse fisiche… per l’utilizzazione della sua superficie (l’agricoltura, la pesca e l’itticultura, la coltivazione dei boschi, la zootecnia), per l’utilizzazione delle materie di cui è composto (le attività estrattive), per le occasioni che offre (i corsi d’acqua, le pianure, le valli, le montagne, il mare). un “recipiente” come superficie occupabile per le diverse funzioni che richiedono spazio: per l’edilizia abitativa, per l’industria e il commercio, per le infrastrutture per il trasporto Città e Territorio ieri Storicamente la città è nata in opposizione al territorio. La città era il chiuso, il difeso, l’artificiale, il costruito, il denso, il dinamico Il territorio era il luogo aperto, dove si poteva essere attaccati, dove dominava esclusiva la natura, dove la presenza antropica era rada e discontinua, dove le trasformazioni erano lente come i ritmi della natura Città e territorio, oggi Il territorio non è più in opposizione alla città: non è l’altro, non è il fuori. Oggi, la città comprende il territorio. Città e territorio non appaiono più due realtà antitetiche. Oggi è più esatto parlare di territorio urbanizzato come una realtà che comprende insieme le città e il territorio. Realtà molto diverse Il territorio urbanizzato è formato da realtà e parti molto diverse. In alcune l’urbanizzazione è più densa, la presenza umana è più forte, i flussi di relazione tra persone e attività più intensi, la presenza della natura più debole. In altre la presenza della natura è più marcata, e più debole è invece la presenza dell’uomo, minore la densità dell’urbanizzazione, l’intensità dei flussi. La nuova “casa della società” La città come “casa della società” si è estesa al territorio, comprendendolo all’interno della rete delle sue esigenze e della sua organizzazione. Questo fenomeno è avvenuto nello stesso periodo di tempo, e per effetto delle stesse sollecitazioni, che hanno provocato la crisi della città. La crisi della città, non poteva allora non riverberarsi sul territorio. E infatti nell’organizzazione del territorio vediamo rispecchiarsi allargati quegli stessi fenomeni di degrado che abbiamo visto nella città. Il degrado del territorio Una volta, anche il “selvatico” era sociale (l’incolto nel ciclo economico, gli “usi civici”, il territorio “custodito”). Oggi, il territorio è abbandonato dalle attività (l’agricoltura e la pastorizia, l’abbondanza dei beni, il “franamento a valle” del sistemi insediativi), è diventato res nullius, è il luogo delle discariche e d degli oggetti ingombranti (dalle carceri, ospedali, fabbriche, discoteche, centri commerciali, ai rifiuti). Come uscire dalla crisi della città e del territorio? Diverse sono le strade indicate e tentate, gli strumenti proposti e praticati. A noi interessa soprattutto una gamma di strumenti: quelli della pianificazione. Li esamineremo nell’ultima parte del corso; diamo qui alcune anticipazioni. La pianificazione Come si può, oggi, progettare una città e un territorio capaci di superare la crisi in atto? La pianificazione territoriale e urbanistica, componente e metodo-guida di un’azione pubblica democratica di governo del territorio, appare oggi lo strumento capace di superare la crisi della città e del territorio. La pianificazione nasce come tentativo di dare una risposta positiva alla crisi della città dell’Ottocento. Il piano per la città dell’Ottocento Il prevalere dell’individualismo nell’organizzazione della città aveva dato luogo ad anarchia, disagio, inefficienza. Occorreva regolare lo sviluppo urbano con uno strumento che riuscisse a dare coerenza a cose che erano diventate incoerenti . La pianificazione nasce come un insieme di regole, dettate dall’autorità pubblica, miranti a dare ordine alle trasformazioni della città e a fornire una cornice all’interno della quale potessero esplicarsi le attività degli operatori privati. New York, il piano del 1811 Il piano del 1811: quasi una metafora All’inizio del XIX secolo NY aveva raggiunto 60mila abitanti, ed era in continua espansione. Le aree lottizzate per la residenza si riempivano di fabbriche e magazzini. Le strade erano percorse promiscuamente dai pedoni residenti e dai carri che dalle fabbriche di tessuti si dirigevano verso l’Ovest. I valori immobiliari erano instabili: l’intrusione delle fabbriche nelle zone residenziali ne abbassava il valore. Così non andava bene. Senza un po’ di regole certe il mercato sarebbe impazzito, la vita economica e quella sociale sarebbero diventate insostenibili. È sulla base di queste esigenze, e di una vivissima pressione dal basso, che il governo cittadino decise di incaricare una commissione di redigere il Piano regolatore: quello che ancora oggi determina la forma della città. Il piano regolatore nasce insomma perché il mercato ne ha bisogno: non si sa regolare da sé. Parigi, il piano di Hausmann Pianta d’insieme dei Grands Travaux de Paris, 1876. Parigi, il piano di Hausmann Tavola dagli Atlas des Travaux de Paris, 1876. con l’apertura dell’Avenue de Firenze, il piano regolatore del 1865 Giuseppe Poggi, Progetto di massima dell’ingrandimento della città, Firenze, 1865. Firenze, il piano regolatore del 1865 Giuseppe Poggi, primo progetto per il Piano regolatore, Firenze, 1865. Il piano per il territorio Se la città si è “impadronita” dell’intero territorio Se dalla città si è passati al territorio urbanizzato allora oggi non basta più imprimere, attraverso la pianificazione, regole alle trasformazioni della città. Bisogna estendere la pianificazione all’intero territorio. Nasce così storicamente, come proiezione della pianificazione urbanistica, la pianificazione territoriale y Il Piano per l’Agro Pontino L’appoderamento dell’Agro Pontino dopo le bonifiche dell’Opera Nazionale Combattenti: un caso di pianificazione territoriale prima della legge 1150 del 1942. Molti sono i soggetti impegnati nel governo della città e del territorio e nella pianificazioni. Uno soprattutto ci interessa: l’urbanista, il planner. Ragioniamone un poco. A partire da una domanda: Che differenza c’è tra l’urbanista e l’architetto? Che cosa è l’urbanista, l’addetto alla pianificazione della città e del territorio? La figura dell’urbanista nasce in Italia (come in altri paesi) prevalentemente dalle facoltà di architettura. È allora utile domandarsi in che cosa l’urbanista si differenzia dall’architetto, che storicamente ha svolto questa funzione. Una efficace metafora in un brano di Italo Calvino. L’arco e le pietre Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra. - Ma qual'è la pietra che sostiene il ponte? - chiede Kublai Kan. - Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra, risponde Marco, - ma dalla linea dell'arco che esse formano. Kublai Kan rimane silenzioso, riflettendo. Poi soggiunge: - Perché mi parli delle pietre? È solo dell'arco che m'importa. Polo risponde: - Senza pietre non c'è arco. Italo Calvino Da: Le città invisibili, Einaudi Una prima risposta Una prima risposta è proprio questa: l’urbanista si occupa dell’arco, l’architetto delle pietre. L’architetto progetta singoli oggetti, e definisce le regole secondo le quali essi devono essere costruiti. L’urbanista si occupa di definire le regole secondo le quali essi devono essere composti perché raggiungano, nel loro insieme, un’armonia e una funzionalità complessive. L’architetto disegna la casa dell’uomo, l’urbanista la casa della società. Ne disegna la forma e ne organizza la gestione. Urbanista, urbanistica Andiamo un po’ avanti. L’urbanista è quell’operatore che si occupa di urbanistica. Domandiamoci allora che cos’è l’urbanistica? La definizione di Giovanni Astengo: ------------------------------------vedi la voce “Urbanistica” nell’Enciclopedia dell’Arte -------------------------------------Ma ragioniamo un po’ sull’etimologia. Urbanistica: urbs, polis, civitas L’urbanistica ha a che fare con la città ( “urbs” in latino significa città), ma più ampiamente con il territorio, e ne abbiamo visto le ragioni. Riflettere su tre parole strettamente connesse, nella storia delle parole e nell’urbanistica: Urbs: città come luogo fisico Civitas: città come società che vi abita Polis: città come governo Le discipline del territorio Vari modi possibili di vedere il territorio per descriverlo nelle sue caratteristiche geometriche (geografia classica, topografia, geodesia ecc) per analizzarlo nell’uno o nell’altro dei suoi aspetti (geologia, idrogeomorfologia, botanica, fitogeografia, l’oceanografia, l’economia dello spazio ecc) per operare su si esso: è il caso dell’urbanistica: L’urbanistica è una disciplina attiva: per l’urbanistica la descrizione, l’analisi, la rappresentazione non sono fine a se stesse, ma sono finalizzate all’intervento. . L’urbanistica: una definizione Possiamo approdare a una prima definizione essenziale dell’urbanistica. L’operazione cui è finalizzata l’urbanistica è una operazione complessa e sintetica: è la ricerca della coerenza dell’insieme delle trasformazioni necessarie per utilizzare il territorio come insieme di risorse fisiche e come recipiente per le attività che richiedono spazio. Parole: complesso, sintetico, coerenza Complesso che risulta dall’unione di varie parti o di diversi elementi; che si manifesta sotto molteplici aspetti Sintetico da sintesi: riduzione a un’unità di più idee, concetti, nozioni e simili Coerenza che è privo di contraddizioni, di squilibri; intima connessione e interdipendenza di parti; continuità logica nel pensiero e nelle azioni y B) Gli attori e le istituzioni Parleremo dei soggetti, pubblici e privati, che concorrono nel processo di costruzione e trasformazione della città e del territorio. Un ruolo centrale, tra questi, lo giocano le istituzioni, rappresentative della volontà dei cittadini Il processo di produzione della città e del territorio La città non nasce in un giorno: è il risultato di un lungo processo storico Per individuare i soggetti del processo di formazione della città possiamo immaginare la costruzione della città come un processo di produzione di un oggetto complesso (la città) che si svolge in un tempo discreto Cerchiamo di comprendere le fasi nelle quali può essere articolato il processo di produzione della città e del territorio Parole: trasformazioni fisiche e funzionali, immobili Trasformazione fisica qualsiasi azione umana capace di modificare lo stato di fatto fisico di un immobile. Trasformazione funzionale qualsiasi azione umana capace di modificare l'utilizzazione in atto di un immobile. Immobile i beni immobili sono quelli che non si muovono; comprendono perciò le aree, gli edifici e gli altri manufatti. Edoardo Salzano: Le fasi del processo di produzione Individuare il suolo sul quale la città deve sorgere Definire il disegno della città Progettare e costruire le opere di urbanizzazione Progettare e costruire gli edifici per le diverse utilizzazioni Gestire le opere e gli edifici realizzati Ciascuna di queste operazioni richiede l’azione di diversi soggetti. Ogni soggetto è caratterizzato da una missione e da un interesse. I diversi interessi possono essere in conflitto tra loro I soggetti del processo di produzione la proprietà fondiaria, cioè i soggetti che possiedono la materia prima elementare per la costruzione della città: il suolo sul quale essa sarà realizzata l'impresa di costruzione, cioè gli imprenditori capitalisti la cui attività produttiva consiste nel realizzare manufatti edilizi i lavoratori del settore delle costruzioni, i quali concretamente realizzano le opere nelle quali la città consiste la proprietà edilizia, cioè i soggetti che hanno acquistato i manufatti costruiti dall’impresa di costruzione sul suolo il capitale finanziario, cioè i soggetti (banche ecc.) che prestano il liquido che serve ai precedenti soggetti per realizzare la loro operazione il decisore dei confini della città, cioè il soggetto, in linea di principio pubblico, che stabilisce quali sono i suoli urbanizzabili ed edificabili l'urbanizzatore, cioè il soggetto, pubblico o privato, che progetta e realizza le opere finalizzate alla urbanizzazione delle aree edificabili il gestore/manutentore, cioè il soggetto al quale è affidato il compito di curare la manutenzione della città e il suo funzionamento. ATTENZIONE!!! Figure sociali e persone concrete Parliamo di soggetti nel senso di “figure sociali”, non di persone concrete. Nella concretezza dei fatti, in un unico soggetto possono convivere e fondersi più figure sociali. La domanda delle imprese Che cosa chiedono alla città le imprese? Beni materiali Spazi Spazi attrezzati Urbanizzazione generale Beni immateriali Formazione Informazione Comunicazione La domanda delle famiglie Che cosa chiedono alla città le famiglie? Residenza Attrezzature Urbanizzazione generale Servizi (scuola, salute, mobilità, ricreazione ecc. ecc.) Occasioni di lavoro …….. . La città come luogo dei conflitti Conflitto tra interessi collettivi e interessi individuali Conflitto tra pubblico e privato (non coincide col precedente) Conflitti nell’impiego delle risorse: la questione della rendita urbana La rendita: una definizione Si chiama rendita il reddito che il proprietario di certi beni percepisce in conseguenza del fatto che tali beni sono, o vengono resi, disponibili in quantità scarsa; dove la scarsità va intesa in uno dei seguenti sensi: 1) i beni in questione appartengono alla categoria degli agenti naturali, disponibili in quantità limitata e inferiore al fabbisogno; 2) i beni in questione vengono resi disponibili da chi li possiede in quantità inferiore alla domanda che di essi si avrebbe in corrispondenza di prezzi uguali ai loro costi. (Claudio Napoleoni) Rendita reddito ATTENZIONE: Non confondere rendita e reddito. La rendita è una delle tre forme fondamentali di reddito: le altre due sono il profitto e il salario Bene, utilità, scarsità ATTENZIONE: Perché un oggetto sia un bene è necessario che sia utile. Perché un bene sia oggetto di considerazione economica è necessario che sia utile e scarso. Un approfondimento: La rendita urbana La rendita è una delle forme di reddito che ha un’importanza particolare per le trasformazioni urbane Un approfondimento è utile per comprendere l’azione dei diversi soggetti La rendita fondiaria La rendita fondiaria è la forma classica della rendita. È il reddito percepito dal proprietario fondiario (proprietario di terreno: fondo = terreno di proprietà) in conseguenza del fatto che egli è proprietario di un bene (la terra) destinabile alla coltivazione o al pascolo. La rendita fondiaria consente di comprendere facilmente il meccanismo elementare della rendita Il meccanismo della rendita Supponiamo distinte le figure del proprietario terriero e del capitalista produttore agricolo. Se la terra complessivamente coltivabile in una determinata area è inferiore a quella che sarebbe necessario coltivare per produrre beni agricoli in quantità tale da soddisfare la domanda, una parte di quelli che sarebbero disponibili a diventare produttori agricoli e ne avessero i mezzi non possono diventarlo. Il proprietario terriero allora, in virtù del privilegio di essere proprietario di un bene scarso, ha la possibilità di far pagare un prezzo al produttore che voglia utilizzare il suo terreno. Rendita assoluta e rendita differenziale Rendita assoluta è la rendita che sorge nella misura in cui la terra disponibile complessivamente nell'ambito di una determinata area è scarsa rispetto al fabbisogno (rendita come forma di reddito percepibile per la scarsità generale di quel bene) Rendita differenziale: deriva dal fatto che, se la terra è generalmente scarsa, e quindi la proprietà di essa rende possibile la percezione di una rendita, esistono tuttavia differenze tra i vari tipi di terra in relazione all'uso che se ne vuole fare. Riepilogando Ogni bene scarso appropriabile dà luogo a un reddito, percepibile dal proprietario in quanto tale, il quale è costituito da due parti: una parte, che c'è in ogni rendita, è la rendita assoluta e dipende dalla scarsità generale di quel bene; un'altra parte, che c'è solo in corrispondenza di un sottoinsieme di beni, è la rendita differenziale o relativa, e dipende dalla maggiore appetibilità, o utilizzabilità, di quel particolare bene rispetto ad altri della stessa categoria. La rendita totale coincide con la rendita assoluta nel caso dei beni meno appetibili (per esempio, la terra meno fertile e più lontana). La rendita fondiaria urbana La rendita fondiaria urbana è il reddito che deriva dalla proprietà dei terreno in relazione non suo uso agricolo, ma all'uso edilizio urbano. I terreni urbani sono quelli nei quali è avvenuto un processo storico di urbanizzazione: non nel senso che ogni terreno sul quale sia percepibile rendita fondiaria urbana sia stato concretamente investito da un processo di urbanizzazione in senso stretto, ma nel senso che ognuno di tali terreni è stato posto dalla storia in una collocazione tale da poter essere utilizzato a fini edilizi, e cioè concretamene urbanizzato. Una rendita manovrabile La scarsità del bene “terreno urbano” non è una scarsità naturale in senso proprio, ma una scarsità che deriva dal fatto che solo un numero limitato di terreni è storicamente dotato di quei requisiti che ne rendono possibile una utilizzazione edilizia-urbana. La scarsità del terreno urbano è quindi una scarsità manovrabile. Poiché il grado della scarsità influenza i livelli della rendita, anche i livelli della rendita sono manovrabili. Rendita fondiaria urbana assoluta e differenziale Anche nel caso della rendita fondiaria urbana si può distinguere la componente assoluta dalla componente differenziale. La rendita fondiaria urbana assoluta è quella che deriva al terreno dal fatto che esso è edificabile. La rendita differenziale è quella che deriva dal fatto che un particolare terreno presenta vantaggi e requisiti che lo rendono più appetibile di altri. L’intervento pubblico e la rendita L’intervento pubblico, attraverso i piani e gli investimenti. con i piani urbanistici determina quali e quante aree sono potenzialmente edificabili, con la realizzazione delle opere di urbanizzazione, con l'inserimento delle aree nei programmi urbanistici e con il rilascio delle concessioni edilizie, rende le aree concretamente edificabili, con la quantità e la qualità delle opere di urbanizzazione e dei servizi, con la determinazione delle qualità edilizie e urbanistiche delle varie parti degli insediamenti (altezze, distacchi, densità ecc. ) accresce o diminuisce l'appetibilità relativa delle varie aree edificabili. Ancora sulla rendita urbana In linea generale, maggiore è la disponibilità di un bene minore è il livello della rendita assoluta. Questo vale per i beni che sono fungibili Ma i terreni urbani hanno la caratteristica che, e che le differenze delle qualità dei terreni sono notevolissime (la rendita differenziale è molto più consistente delle rendita assoluta). Ogni terreno ha una sua qualità differente da tutte le altre. In una situazione di questo tipo, l'immissione nel mercato di una consistente quantità di nuove aree edificabili determina un innalzamento generale del valore (e quindi della rendita) in tutte le aree che erano precedentemente riconosciute edificabili Rendita edilizia Ipotizziamo un assetto del regime proprietario tale che le aree edificabili siano espropriate dalla mano pubblica e cedute in uso a chi voglia utilizzarle a un prezzo uguale a zero. In questo caso non c'è più rendita fondiaria urbana. Ma chi ha ricevuto in uso il terreno può costruirvi a utilizzare il costruito a suo piacimento. Avremo così une nuova categoria di beni - anch'essi scarsi e anch'essi in appartenenza a qualcuno a titolo proprietario. Anche qui, dunque, avremo un meccanismo di rendita: con una componente assoluta, dipendente dalla scarsità generale di edifici rispetto al fabbisogno, e una rendita differenziale, nella quale entrano quelle stesse componenti di differenziazione qualitativa e d'uso tra i vari edifici che avevamo già visto nel caso dei terreni urbani. Rendita immobiliare Possiamo dire, in conclusione, che, nel corso del processo di urbanizzazione ed edificazione, la rendita fondiaria viene trasformata in rendita edilizia. L'insieme dell'una e dell'altra, oltre che della rendita fondiaria agraria, la chiameremo “rendita immobiliare”, la quale comprende quindi tutte le rendite derivanti dalla proprietà di beni immobili. Chiudiamo questa parentesi di approfondimento. Abbiamo individuato gli elementi fondamentali del meccanismo della rendita urbana Riprendiamo adesso l’esame dei soggetti Ci occuperemo delle istituzioni, cioè dalle espressioni del “soggetto pubblico” Il regime democratico Dal 1945 in Italia vige un sistema democratico rappresentativo. La Costituzione della Repubblica italiana, approvata nel 1947 ed entrata in vigore il 1° gennnaio 1948, definisce i principi fondamentali, i diritti e doveri dei cittadini e l’ordinamento della Repubblica. È di quest’ultimo che richiameremo alcuni elementi essenziali: quelli cioè che definiscono il profilo giuridico del soggetto pubblico. I livelli di governo I livelli di governo definiti dalla Costituzione, cioè i livelli territoriali in relazione ai quali si articola il potere democratico, sono quattro: La Repubblica La Regione La Provincia e la Città metropolitana Il Comune Il principio di sussidiarietà È quel principio, adottato dalla Unione europea come criterio di attribuzione e ripartizione dei poteri e delle competenze tra organismo sovranazionale e stati nazionali. E’ quel principio per il quale ogni ente territoriale ha competenza per tutti (e soltanto per) quegli oggetti e aspetti in relazione ai quali le scelte siano efficacemente governabili all’interno di quel livello territoriale. Costituzione, articoli 1 e 114 Articolo 1 L’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Articolo 114 (testo 2001) La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. Potere legislativo e potere esecutivo Sulla base dei principi della separazione dei tre poteri pubblici (legislativo, esecutivo e giurisdizionale), introdotti dalla rivoluzione borghese e dall’illuminismo e vigenti in tutti i paesi d’Europa, il potere legislativo (parlamenti nazionale e regionali) è separato dal potere esecutivo (governi nazionale e regionale, giunte provinciale e comunale) e da quello giurisdizionale (magistratura civile, penale, amministrativa) Gli organi del potere legislativo Il potere legislativo è esercitato dal Parlamento nazionale e dai Consigli regionali. Il Parlamento nazionale è eletto da tutti i cittadini in età di voto. È articolato in Senato e Camera dei deputati. I Consigli regionali sono eletti da tutti i cittadini in età di voto residenti nella Regione. Il loro funzionamento è definito dagli statuti regionali. Competenze legislative fino al 2001 Dal 1948 al 2001 le Regioni avevano competenza legislativa, nell’ambito dei principi fissati dal Parlamento nazionale, nelle materie stabilite dall’articolo 117 della Costituzione. Tra le materie di competenza legislativa regionale vi era l’urbanistica. Nelle altre materie la competenza legislativa è del Parlamento nazionale. Competenze legislative oggi L'articolo 117 della Costituzione è stato sostituito con la Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 che stabilisce, in termini generali, che “La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali” e distingue poi competenze esclusive dello Stato, competenza concorrente tra Stato e Regioni. 2. Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: Competenze esclusive dello Stato Tra le competenze esclusive dello Stato il nuovo articolo 117 pone le seguenti: determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale; tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali. Competenze concorrenti Stato-Regioni Tra le competenze concorrenti il nuovo articolo 117 pone le seguenti: •governo del territorio; •porti e aeroporti civili; •grandi reti di trasporto e di navigazione; •ordinamento della comunicazione; •produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia; •valorizzazione dei beni culturali e ambientali. Competenze esclusive delle Regioni Sempre secondo il nuovo testo della Costituzione: Spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato. Le province a statuto speciale Le province di Bolzano e Trento hanno un regime particolare, derivante il particolare processo politico di formazione: esse sono le uniche province che hanno competenza legislativa Le Regioni a statuto straordinario Alcune Regioni furono istituite subito prima di quelle “normali” ed ottennero una particolare autonomia: per ragioni strategiche e diplomatiche: le regioni di confine, a composizione etnica in larga misura non italiana (Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, FriuliVenezia Giulia) per ricondurre in un quadro unitario le tendenze separatistiche (Sicilia e Sardegna) Le competenze degli enti locali Le competenze degli Enti locali sono state rinnovate: prima dalla legge 142/1990, “Nuove norme sull’ordinamento degli enti locali” poi dal decreto legislativo. 267/2000, “Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali” Quest’ultimo costituisce ora il testo riassuntivo di tutti i provvedimenti emanati via via nel tempo Trattato di Maastricht, articolo 3b 1. La Comunità interviene entro i limiti dei poteri conferiti da questo Trattato e degli obiettivi ivi assegnati. 2. Nei campi che non ricadono nella sua esclusiva competenza la Comunità interviene, in accordo con il principio di sussidiarietà, solo se, e fino a dove, gli obiettivi delle azioni proposte non possono essere sufficientemente raggiunti dagli Stati membri e, a causa della loro scala o dei loro effetti, possono essere raggiunti meglio dalla Comunità. 3. Nessuna azione della Comunità può eccedere ciò che è necessario per raggiungere gli obiettivi di questo Trattato. Area metropolitana e città metropolitana Ai comuni e alle province la legge 142/1990 e il decreto legislativo 267/2000 aggiungono un nuovo ente: la città metropolitana. In alcune aree del paese, dove le relazioni tra più comuni limitrofi, la continuità urbanizzativa o particolari ragioni ambientali hanno concorso a unificare in un unico organismo più comuni, definite aree metropolitane, viene istituita la Città metropolitana, che sostituisce la provincia e ne assorbe le competenze, assumendo anche alcune delle competenze dei comuni in essa compresi. DL 267/2000, articolo 22 – Aree metropolitane 1. Sono considerate aree metropolitane le zone comprendenti i comuni di Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Bari, Napoli e gli altri comuni i cui insediamenti abbiano con essi rapporti di stretta integrazione territoriale e in ordine alle attività economiche, ai servizi essenziali alla vita sociale, nonché alle relazioni culturali e alle caratteristiche territoriali. 2. Su conforme proposta degli enti locali interessati la regione procede entro centottanta giorni dalla proposta stessa alla delimitazione territoriale dell’area metropolitana. Qualora la regione non provveda entro il termine indicato, il Governo, sentita la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, invita la regione a provvedere entro un ulteriore termine, scaduto il quale procede alla delimitazione dell’area metropolitana. 3. Restano ferme le città metropolitane e le aree metropolitane definite dalle regioni a statuto speciale. DL 267/2000, articolo 23 – Città metropolitane 1. Nelle aree metropolitane di cui all’articolo 22, il comune capoluogo e gli altri comuni ad esso uniti da contiguità territoriale e da rapporti di stretta integrazione in ordine all’attività economica, ai servizi essenziali, ai caratteri ambientali, alle relazioni sociali e culturali possono costituirsi in città metropolitane ad ordinamento differenziato. (omissis) 5. La città metropolitana, comunque denominata, acquisisce le funzioni della provincia; attua il decentramento previsto dallo statuto, salvaguardando l’identità delle originarie collettività locali. Forme associative La legge prevede anche varie forme associative di comuni : comunità montane, comunità di isola o di arcipelago, unioni di comuni, consorzi Si tratta di forme di collaborazione, più o meno stabile e finalizzata, nell’ambito delle quali gli enti che vi partecipano conservano intatta la propria sovranità