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Il trattamento alcologico nei SerD dell’ASL di Pavia (bozza preliminare) 9 novembre 2012 – Milano Augusta Bianchi Psichiatra psicoterapeuta Servitore - insegnante Club Alcologico Territoriale (metodo Hudolin) Pavia - 7 “Mimosa” Dall’Ambulatorio di Alcologia dell’USSL di Pavia (1988- 2000) al trattamento alcologico nei 3 SerD dell’ASL di Pavia (2001 – 2012) Nel 1988 in seguito a pressanti sollecitazioni di Psichiatria, Serd, Comune di Pavia e famiglie dell’ACAT viene attivato dalla USSL di Pavia presso il SerD un Ambulatorio di Alcologia per 5 ore settimanali con un’équipe - medico, psichiatra, infermiere, psicologo, assistente sociale - di provenienza mista tra la Psichiatria e il SerD. Non sarà assegnato dalla Reg. Lombardia un NOA alla USSL di Pavia (Bianchi 1991, 1995). Nel 2001, dopo una fase di formazione intensiva alle problematiche alcologiche, si attribuiscono a tutte le équipe multidisciplinari dei tre Serd della ASL di Pavia (Pavia, Vigevano e Voghera) le competenze per la diagnosi e la cura delle alcoldipendenze. Nell’approccio ai problemi alcolcorelati, nel NOA o nel SerD gli operatori devono tenere conto che: 1) l’uso di alcol, come sostanza primaria o secondaria, in associazione con altre droghe, in particolare cocaina, cannabis, e/o in associazione con psicofarmaci, analgesici, metadone o buprenorfina in corso di terapie di mantenimento, è sempre più frequente e non problematizzato a tutte le età, pertanto nella fase diagnostica va indagato con cura un eventuale poliabuso (Pinamonti 2004). 2) quando l’assunzione di bevande alcoliche accompagna l’abuso-dip. da altre sostanze, in primo luogo da cocaina, costituisce di regola l’innesco dei comportamenti di ricaduta e ne aggrava le conseguenze di tossicità e di discontrollo comportamentale; pertanto è fondamentale in questi casi promuovere con fermezza l’astinenza dalle bevande alcoliche nella fase iniziale del trattamento motivandola con ragioni scientifiche e cliniche (Bianchi 2009). Accoglienza e valutazione alcologica di base (4-6 settimane) Colloquio di accoglienza Visita medica, esami di laboratorio, esame tossicologico urine se dubbio di consumo di altre sostanze e/o uso improprio di psicof./analgesici Storia personale, anamnesi medica, psicopatologica, tossicologica Somministrazione di interviste e questionari: ASI, MAC-A (Motivazione al Cambiamento - Alcol), SCL 90-R, ACL , SAT P Counseling motivazionale iniziale volto a promuovere la sobrietà (ogni volta che sia possibile con il coinvolgimento anche di un familiare o persona di riferimento) Invio al “Gruppo in-formativo” all’interno del SerD 4 incontri rivolti ai nuovi utenti qualsiasi sia la sostanza di abuso per: Conoscere i meccanismi della dipendenza, le tappe del cambiamento e i servizi offerti dal SerD Condividere con gli altri la propria condizione di partenza Riflettere sulla propria disponibilità ad interrompere i comportamenti che mantengono la dipendnza Decidere come proseguire il percorso iniziato Invio degli utenti e dei loro familiari già nella fase iniziale del trattamento alle Associazionidi auto-mutuo-aiuto ACAT - AA/Al-Anon per: Far sperimentare precocemente speranza, fiducia, sostegno emotivo, ascolto e condivisione nell’incontro con persone che hanno superato o affrontano il problema alcol Promuovere responsabilizzazione e protagonismo nella crisi piuttosto che passività e delega Approfondimento psicodiagnostico Valutazione comorbilità psichiatrica Se alla valutazione di base si evidenziano problematiche psicopatologiche si approfondisce la diagnosi una volta superata la fase di int. dall’alcol con: colloqui clinici, SCID II, consulenza con lo psichiatra interno al servizio, eventualmente SCID I, test di Roscharch, altri test . Se la permanenza dei comportamenti di abuso alcolico è tale da aggravare e confondere le problematiche psicopatologiche si ricorre ad una degenza breve per disintossicazione o piu’ lunga a carattere riabilitativo. Trattamento psicoterapico/psicofarmacologico dei soggetti con comorbilità psichiatrica Nei soggetti con comorbilità psichiatrica oltre ad eventuale terapia psicof. viene condotta, se sono in grado di avvalersene, psicoterapia individuale supportiva o supportivo-espressiva, a indirizzo psicodinamico o cognitivo-comportamentale. Dal 2006 nei soggetti con Disturbi Borderline o del Cluster B di Personalità viene condotta da uno staff formato all’interno dei 3 SerD la Terapia Dialettico Comportamentale (TDC o Dialectical Behavior Therapy di M. Lineahan), costituita da una combinazione di terapia individuale e skill training di gruppo; lo skill training è in comune per le persone con abuso-dip. da alcol, droga, poliabuso e/o gioco d’azzardo. Terapie farmacologiche antiastinenziale con benzodiazepine (a brevissimo termine) avversivante con disulfiram, somministrato in linea di massima quotidianamente da un familiare o al SerD per periodi da 3 mesi a 1 anno anticraving con GHB strettamente monitorato, per periodi da tre mesi a 1 anno (anche in associazione con disulfiram per brevi periodi, eventualmente sostituito poi da disulfiram in successione) anticraving con acamprosato, in corso di valutazione presso il Servizio dal 2011 Trattamento con agopuntura protocollo ACUDETOX per 6 settimane per contrastare il craving ed disturbi legati alla sindrome iper-adrenergica dell’astinenza Trattamento psicosociale (da 6 mesi a… alcuni anni…) Colloqui individuali e con un familiare con approccio motivazionale e cognitivo-comportamentale: dalla prevenzione delle ricadute di Marlatt e Gordon (1985) al colloquio di motivazione di Miller e Rollnick (1991) all’astinenza dialettica di Marsha Lineahan (2007) all’uso della mindfulness per “cavalcare l’onda del craving” di Marlatt (2011). Una posizione dialettica è stata sviluppata a partire dalla ricognizione che da un lato, le ricerche evidenziano come gli approcci per la prevenzione delle ricadute, costruiti sulla riduzione del danno, sono efficaci nel ridurre la frequenza e la intensità dell’uso di droghe dopo un periodo di astinenza, e dall’altro, che gli approcci che si basano sul concetto di “astinenza assoluta”, (per esempio Alcolisti Anonimi) sono efficaci nell’allungare l’intervallo di tempo tra una ricaduta e l’altra. Il concetto di astinenza dialettica (traduzione dei brani citati a cura di S. Basti) “La DBT insiste sul messaggio che per avere una vita soddisfacente raggiungere l’astinenza dalle droghe diventa l’obiettivo finale più appropriato della prima Fase del trattamento”. “Tuttavia focalizzarsi solo sull’astinenza lascia scoperto uno spazio importante quando il paziente non raggiunge lo scopo, un fenomeno descritto inizialmente da Marlatt e Gordon (1985) come “l’effetto violazione dell’astinenza” (AVE Abstinence Violation Effect). Le intense emozioni negative con le quali i pz rispondono alla ricaduta, creano esse stesse le condizioni per continuare ad usare sostanze”. “Il paziente in questo caso vive la ricaduta come una grave violazione di un precetto, di un voto fatto a se stesso e comincia ad attribuire la causa di essa a fattori su quali non ha il controllo, come la mancanza di volontà o la dipendenza come malattia”. “L’Astinenza Dialettica che cerca di bilanciare queste due posizioni, è una sintesi di una continua insistenza sulla totale astinenza prima dell’uso di sostanze e una accettazione radicale, ricerca di soluzioni senza giudizio, e efficace prevenzione delle ricadute, quando l’uso si è verificato”. Mindfulness nei Disturbi da uso di sostanze: le abilità di osservare, descrivere, fare una cosa alla volta e non giudicare nella gestione del desiderio e dell’impulso all’uso Mindfulness è fare attenzione all’esperienza con la mente, con il cuore, con tutti i tuoi sensi, istante per istante. E’ partecipare ed essere presente nella tua vita. Se quando ti assale il desiderio di usare semplicemente e senza giudizio lo noti e lo descrivi a te stesso o a un’altra persona in tutte le sue componenti (sensazioni del corpo, emozioni, pensieri, impulsi) l’intensità del desiderio calerà. Come il surfista sull’onda, se la cavalchi con continui aggiustamenti, questa finirà per disperdersi. Negare o ignorare la voglia è invece l’opposto della mindfulness: se fai surfing con gli occhi e le orecchie chiuse, le onde non se ne andranno, ma finiranno col travolgerti. Il Club nell’approccio ecologico – sociale (metodo Hudolin) una comunità multifamiliare (approccio sistemicofamiliare/il problema è di tutti) auto-mutuo-aiuto ogni persona, ogni famiglia, è prima di tutto una risorsa cambiare è possibile i1 servitore-insegnante (facilitatore, membro di Club, formato con la settimana di sensibilizzazione) aperto alla Comunità nodo della rete di solidarietà attiva Il club nella fase attuale vedi Manifesto sull’approccio ecologico sociale ai problemi alcolcorrelati e complessi, 2011, Associazione Italiana dei Club Alcologici Territoriali (AICAT) Il club ha fatto propri i concetti antropologici di sobrietà-meditazione-spiritualità-trascendenza L’operatore di club agisce come servitoreinsegnante (Scuole Alcologiche Territoriali di I, II, III modulo, aggiornamenti, Corsi di sensibilizzazione) Il club cambia la cultura sanitaria e spirituale del territorio, in cooperazione con tutte le altre realtà della “rete” Il club è a servizio della pace IL NOME CHE CI HA FATTO CRESCERE CLUB DEGLI ALCOLISTI IN TRATTAMENTO UN NOME NUOVO (NON UN NUOVO NOME) Congresso Nazionale AICAT- Paestum 2010 CLUB ALCOLOGICO TERRITORIALE Competenza richiesta alle famiglie e ai servitori dei Club rispetto ai problemi complessi (alcol e droga, alcol e gioco d’azzardo, alcol e disturbi psichiatrici…) mettere al primo posto le persone come un valore assoluto indipendentemente dai problemi di cui sono portatrici aggiornarsi sull’evoluzione dei problemi alcolcorrelati complessi degli ultimi 10 anni conoscere la rete dei servizi socio-sanitari del territorio, coltivare l’opportunità di entrare in contatto con i diversi professionisti riconoscere i propri limiti, segnalare e demandare al medico di famiglia, al Servizi di salute mentale o al Servizio per le tossicodipendenze le problematiche psichiatriche o drogacorrelate, quando emergono nel corso della frequenza al Club Disturbo spirituale Fra gli altri disturbi che possono essere constatati nella complessità dei problemi alcolcorrelati, il più costante è il disagio spirituale. In questo disagio possono essere visti i problemi provocati dalla non accettazione di sé stesso, del proprio comportamento e del proprio ruolo nella comunità. Questo disagio è accompagnato da un senso di impotenza davanti al problema e di impossibilità a capirlo. Hudolin, Assisi 1994 Che fare con il disagio spirituale,proprio ed altrui, nel club? L’operatore e il Club devono essere in grado di captare il disagio spirituale e di lasciare un ampio spazio alla sua verbalizzazione stimolando la crescita e la maturazione, in altre parole, un cambiamento longitudinale, progressivo verso una propria perfezione che, devo subito dire, non è mai raggiunta. Hudolin, 1995 Riappropiarsi del futuro Il lavoro dei Club offre alle famiglie una crescita e una maturazione, una possibilità di riguadagnare la gioia di vivere, una riappropriazione del proprio futuro perso nel problema alcolcorrelato, di elevarsi ad un livello superiore nella propria esistenza, un superamento, una trascendenza di sé stessi. Vladimir Hudolin. “Ecologia sociale, spiritualità antropologica e sofferenze multidimensionali nel passaggio tra i due millenni”. Monselice, Centro Studi Europeo S. Francesco per i problemi alcol/droga correlati, 1995. Percio’ siete invitati a partecipare al “Corso di sensibilizzazione all’approccio ecologico-sociale ai problemi alcolcorrelati e complessi (metodo Hudolin)” organizzato dall’ACAT che si terrà a Pavia dal 24 al 29 giugno 2013 ! Provider per gli ECM l’ASL di Pavia Grazie per l’attenzione! Note bibliografiche Marlatt G. A., Gordon J. R. (1985). Relapse prevention: maintenance strategies in the treatment of addictive behaviors. New York: Guildford Press. Bianchi A., Belfiore G., Caverzasi E., Foresti G., Politi P. L.(1991) Considerazioni cliniche ed epidemiologiche sul ricovero di pazienti alcolisti in un Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura. Riv. Sper. Freniatr., Vol CXV, N. 3, pag. 406-417. Miller W., Rollnick S. (1994).Il colloquio di motivazione. Erickson. Trento. Bianchi A., Petrelli P.(1995 ). Azienda USSL 42-Pavia. Avanti nonostante tutto. Paradigma, Società Italiana di Alcologia sez. Lombardia N. 3, pag 14-15. Pinamonti H., Rossin M.R. (2004). Polidipendenze. L’assunzione multipla di sostanze in una prospettiva interdisciplinare di clinica integrata. Franco Angeli. Milano. McMain S., Sayrs J. H. R., Dimeff L. A. e Linehan M. (2007). Dialectical Behavior Therapy for Individual vith Borderline Personality Disorder and Substance Dependence. In: Dimeff L. A., Koerner K. Dialectical Behavior Therapy in Clinical Practice. The Guildford Press. New York. Bianchi A. (2009). Cocaina e alcol. In: Rigliano P., Bignamini E. Cocaina. Consumo,psicopatologia, trattamento. Raffaello Cortina Editore. Milano. Bowen S., N. Chawla, Marlatt G. A. (2011). Mindfulness based relapse prevention for addictive behaviors: a clinician’s guide. The Guildford Press. New York Baselice A. , Corlito G., Cuni R., Marcomini F., Salerno M. 2011. Manifesto sull’approccio ecologico sociale ai problemi alcolcorrelati e complessi. AICAT (Associazione Italiana dei Club Alcologici Territoriali).