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INFARTO 12 diapositive
La Cardiologia tra i banchi di Scuola La Cardiologia tra i banchi di Scuola Infarto Acuto del Miocardio Infarto Acuto del Miocardio La conseguenza di una riduzione critica del l’apporto di ossigeno che giunge al muscolo cardiaco attraverso il flusso sanguigno delle arterie coronariche é l’infarto miocardio acuto. L’infarto miocardico é quindi la conseguenza di una occlusione di un’arteria coronarica. La conseguenza di questa occlusione é lo sviluppo di alterazioni irreversibili (necrosi) del tessuto miocardico, che diventa elettricamente e meccanicamente inerte e viene sostituito da tessuto di cicatrizzazione fibroso. Infarto Acuto del Miocardio Tra i 40–70 anni l’infarto miocardico colpisce in misura maggiore il sesso maschile, mentre oltre i 70 anni non vi sono più differenze di sesso. La malattia compare più frequentemente sopra i 45 anni, tuttavia alcuni gruppi particolari di popolazione (consumatori di cocaina, pazienti con diabete mellito o ipercolesterolemici, pazienti con predisposizione genetica) possono esserne colpiti anche in età giovanile. Infarto Acuto del Miocardio L'infarto miocardico si verifica per lo più in condizioni di riposo o durante il sonno e solo in un piccolo numero di casi durante sforzi pesanti e si manifesta più frequentemente nelle ore mattutine. Può essere presente storia di angina pectoris, ma l’infarto è spesso la prima manifestazione della cardiopatia ischemica. Il quadro iniziale dell’infarto miocardico è dominato dal dolore toracico. Questo è simile al dolore anginoso, sia per caratteristiche che per irradiazioni, se pure di intensità maggiore, di più lunga durata e che non si risolve completamente con il riposo. Infarto Acuto del Miocardio Il principale obiettivo per il trattamento dell’infarto miocardico acuto è l’identificazione rapida dei pazienti candidati alla riapertura dell’arteria coronaria (riperfusione). La riperfusione si può ottenere attraverso l’utilizzo di sostanze che provocano la dissoluzione del trombo (farmaci trombolitici quali la streptokinasi e, più frequentemente, l’rt-PA) o meccanicamente attraverso la riapertura del vaso con l’angioplastica transluminale coronarica percutanea mediante catetere a palloncino posizionato nell’arteria chiusa (Angioplastica Coronarica). Infarto Acuto del Miocardio La riapertura dell’arteria chiusa deve essere effettuata in tempo in modo da limitare i danni provocati dalla mancanza di apporto di ossigeno al muscolo cardiaco. Il muscolo cardiaco e’ in grado di sopravvivere in mancanza di apporto di ossigeno circa 4 ore (4-6 ore). Superato questo intervallo se non si ristabilisce l’apporto di ossigeno i danni al muscolo cardiaco diventano irreversibili. Angioplastica Coronarica L’angioplastica coronarica transluminale percutanea (PTCA) è una metodica che consente, senza un vero e proprio intervento chirurgico, di dilatare le arterie che diffondono il sangue alle strutture cardiache (arterie coronariche) nel caso che queste arterie siano totalmente o parzialmente occluse dalle placche aterosclerotiche. L’applicazione dello stent Coronarico E’ possibile oggi applicare nel lume del vaso un particolare supporto metallico denominato “stent”, che consente di ridurre la probabilita’ di riocclusione dell’arteria coronaria che può verificarsi in circa il 35% dei casi senza la sua applicazione. Uno stent è una piccola struttura di metallo, una specie di “retina cilindrica” montata su un catetere a palloncino che viene utilizzato per l’inserimento. Quando si trova nell’area ristretta dell’arteria, il palloncino viene gonfiato e lo stent espanso fino a quando non si adatta alla parete interna del vaso conformandosi ai contorni secondo necessità. Il catetere a palloncino viene sgonfiato e rimosso dall’arteria e lo stent resta permanentemente in posizione. L’applicazione dello stent Coronarico Intervento chirurgico di bypass Nel caso di patologia delle arterie coronarie, oltre all’intervento di angioplastica coronarica, è possibile creare nuovi canali, una nuova strada per il trasporto di sangue attorno alle aree bloccate delle arterie coronarie mediante l’intervento di bypass coronarico. Durante anestesia generale, il chirurgo prende una parte di un piccolo vaso sanguigno della gamba o dal petto per utilizzarlo come nuova “arteria di bypass” dall’aorta all’altra estremità all’arteria coronaria oltre l’area ristretta. Il sangue dall’aorta quindi defluisce attraverso il nuovo vaso al muscolo cardiaco, “bypassando” o evitando il blocco nell’arteria coronarica. Cosa fare in caso di attacco acuto di angina pectoris Per prima cosa bisogna cercare di mantenere calmo il soggetto; ogni movimento o sforzo richiede infatti un maggiore afflusso di sangue. Quindi sistemarlo in posizione di riposo (sdraiato su di un letto con alcuni cuscini tra nuca e schiena, oppure su di una poltrona) per favorire la respirazione. Allentare gli indumenti troppo stretti ed informarsi se ha già manifestato in passato episodi analoghi. Chiamare il numero di soccorso 118 se il dolore dura più di 5 minuti dopo che l’attività fisica è stata interrotta o se gli attacchi stanno rapidamente diventando più lunghi e più frequenti (potrebbe trattarsi di un infarto) Attendere l’arrivo dell’ambulanza o trasportare al più presto il soggetto in ospedale.