Presentazione di PowerPoint - Fondazione Maddalena Grassi
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Presentazione di PowerPoint - Fondazione Maddalena Grassi
STRESS LAVORO CORRELATO: dalla valutazione alla gestione del rischio. Coping skill Dott.ssa Anna Maria Emolumento Psicologa [email protected] 13 marzo 2012 DI COSA PARLEREMO? La definizione del problema: •Cosa è lo stress •Lo stress lavoro-correlato •Fattori di stress lavoro-correlato: ambientali e psicosociali Effetti sulla salute. Valutazione del rischio SLC in ambito domiciliare. Interventi di gestione del rischio sul personale di assistenza (Dott. R. Latocca) •Mobbing, Burn out •Strategie di Coping •Resilienza Analisi di casi clinici COSA È LO STRESS? COSA È LO STRESS LAVORO CORRELATO? IL PUNTO DI PARTENZA… L’UOMO IN INTERAZIONE CON L’AMBIENTE INDIVIDUO: aspetti comportamentali, fisici, cognitivi, emotivi, relazionali AMBIENTE : componenti fisiche, ergonomiche, comunicative, relazionali, organizzative MODELLO BIO PSICO SOCIALE CULTURALE H. Matisse, La danza, 1909 IL LAVORO dal latino labor fatica, sforzo •come incontro dialettico tra un soggetto e un oggetto •come elemento di costruzione dell’identità personale e sociale della persona attraverso G. Pelizza da Volpedo, Il quarto stato, 1901 COSA È LO STRESS? dall’inglese “pressione, tensione” Nel 1440 stress come tensione o pressione fisica Nel 1800 in riferimento alla fisiopatologia e al concetto di impegno psichico Dagli anni ‘30 come Risposta fisiologica agli eventi esterni (stressors) che attiva i meccanismi di adattamento dell’individuo Oggi: termine molto utilizzato nel linguaggio comune con un significato negativo COSA È LO STRESS? Stato di disagio con malessere e disfunzioni fisiche e psicologiche e deriva dal fatto che le persone non si sentono in grado di superare il gap rispetto alle attese o alle richieste nei loro confronti Domanda percepita Percezione delle proprie capacità disequilibrio stress Lo stress non è una malattia, ma un’esposizione prolungata allo stress può ridurre l’influenza sul lavoro e causare problemi di salute COSA È LO STRESS? “La completa libertà dallo stress è la morte. Contrariamente a quanto si pensa di solito, non dobbiamo e, in realtà, non possiamo evitare lo stress, ma possiamo incontrarlo in modo efficace e trarne vantaggio imparando di più sui suoi meccanismi, ed adattando la nostra filosofia dell’esistenza ad esso” (H. Selye, 1974) Eustress Stress benefico, costruttivo Ha effetti positivi sia sulle capacità cognitive che sullo stato di salute Distress Stress negativo, distruttivo In una situazione eccessiva di stress l’individuo può non riuscire a reagire efficientemente. Inizia ad instaurarsi un logorio progressivo STRESS ACUTO CRONICO Risposta dell’organismo allo stressor nell’arco di 24 ore Risposta dell’organismo ad una situazione che coinvolge l’individuo per periodi protratti e con esposizione ripetuta STRESS ≠ ANSIA Stress: prima reazione dell’organismo quando c’è un cambiamento nell’equilibrio tra individuo e ambiente Ansia: una delle possibili conseguenze dello stress. Stato d’animo complesso caratterizzato da senso di affanno e inquietudine, “paura senza cause apparenti” STRESS LAVORO CORRELATO risposta psicofisica che si verifica quando le richieste del lavoro superano le risorse o le capacità del lavoratore di farvi fronte o si scontrano eccessivamente con i suoi bisogni (Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, 2010) l’operatore stressato • rende di meno • può commettere errori • è più esposto ad infortuni • è più conflittuale (minore qualità di vita) • teme l’innovazione • entra nell’area di rischio psicosomatico l’organizzazione stressata • riduzione produttività e qualità • conflittualità in azienda • diminuzione del senso di appartenenza • mancato rispetto delle regole o irrigidimento per il loro rispetto • elevato assenteismo, turn over • insoddisfazione, ricerca continua di capri espiatori •aumento incidenti ed infortuni I MECCANISMI DI FUNZIONAMENTO DELLO STRESS FONTI DI STRESS (Stressors) SINTOMI DI STRESS INDIVIDUALI ORGANIZZATIVI EFFETTI NEGATIVI E POSITIVI REAZIONE FISIOLOGICA E PSICOLOGICA EVENTO CRITICO potenzialmente stressante Stressor Se l’individuo e l’organizzazione non riescono a farvi fronte Stressors: •fisici/biologici Rumore, illuminazione, inquinamento, temperatura… •Sociali Interazioni con gli altri e con il contesto di vita, interfaccia casa-lavoro, aspettative sociali •psicologici Caratteristiche di personalità, immagine di sé, della propria vita, percezione di controllo sugli eventi Opportunità di crescita (umana e professionale) In base alle risorse messe in atto dall’individuo e dalla struttura di lavoro LE STRATEGIE DI COPING Modalità con cui un soggetto affrontare un evento e fa fronte ad una situazione stressante COSTRUTTIVE per la risoluzione del problema, il controllo o la riduzione degli effetti negativi attraverso un nuovo adattamento NON COSTRUTTIVE atteggiamenti o comportamenti che ignorano la minaccia dell’evento stressante o che portano ad agire in modo inefficace Ogni evento ha una potenzialità stressante, ma nessun evento può essere valutato come stressante senza la valutazione della persona (esperienze precedenti, struttura genetica, personalità, cultura, strategie di coping) (Lazarus, 1966) EFFETTI NEGATIVI DELLO STRESS •Fisici: emicranie, tensioni muscolari, problemi digestivi, alterazioni dell’appetito o respiratorie •Emotivi: cattivo umore, irritabilità, depressione, perdita di fiducia in se stessi e di autostima, motivazione, senso di vuoto, alienazione •Comportamentali:, aumento consumo di alcool e fumo, tendenza all’isolamento, incapacità a stare fermi, difficoltà a rilassarsi, disturbi del sonno •Cognitivi: mancanza di concentrazione, distrazioni, vuoti di memoria, reazioni esagerate, indecisione, decisioni sbagliate, continui pensieri negativi su se stessi e sulla propria situazione ASPETTI POSITIVI DELLO STRESS E’ possibile vivere bene sotto stress? Il processo di adattamento induce delle risposte nell’organismo in grado di attivarlo predisponendolo al meglio per superare le difficoltà. Modello salutogenico (Antonovsky, anni ’70): l’individuo è collocato lungo un continuum tra salute/malattia, impegnato attivamente verso il polo della salute e del benessere. Ogni soggetto in ogni fase e circostanza della vita può orientarsi verso il conseguimento di un livello superiore di benessere. MALATTIA SALUTE, BENESSERE I RISCHI PSICOSOCIALI E LAVORO Fattori legati Fattori legati al contesto lavorativo al contenuto del lavoro Ruolo nell’organizzazione Carico/ritmo di lavoro (sovra o sotto (ambiguità di ruolo, conflitto di ruolo, carico lavoro, velocità o lentezza del lavoro) conflitto famiglia lavoro, responsabilità, livello gerarchico inferiore) Cultura dell’organizzazione Richieste del lavoro e (comunicazione interna scarsa, livelli bassi pianificazione dei compiti (lavoro di risoluzione dei problemi , personale frammentato, monotono, inutile, insufficiente, mancanza di definizione degli sottoutilizzo delle capacità, impossibilità di obiettivi organizzativi, modalità inadeguata delega) di gestione dei cambiamenti) Evoluzione di carriera (mancanza di Orari di lavoro (lavoro con turni opportunità di crescita o di sviluppo) imprevedibili, orario prolungato, rigidità..) Relazioni interpersonali (leadership, Ambiente di lavoro e attrezzature conflitti interpersonali e mobbing, violenza, (problemi legati a affidabilità, idoneità, scarso supporto del superiore e dei colleghi) manutenzione, riparazione) Interfaccia casa-lavoro (richieste Controllo del lavoro (scarsa contrastanti) autonomia e controllo sul carico di lavoro) CONSEGUENZE INDIVIDUALI DELLO STRESS METAFORA DELLA BAMBOLA SPEZZATA (Manciaux, 1999) facendo cadere una bambola, essa si romperà più o meno facilmente a seconda: • del materiale della bambola (rappresenta la resistenza dell’individuo ai traumi) • della materia del suolo (rappresenta l’ambiente, la presenza o meno di reti di sostegno) • della forza con cui è stata gettata trauma e la durata dell’evento) • Mobbing • Burn–out FATTORI PROTETTIVI: RESILIENZA e STRATEGIE DI COPING (rappresenta l’intensità del MOBBING • dal verbo inglese “to mob” affollarsi intorno a qualcuno con atteggiamento minaccioso • il mobbing provoca stress, ma non tutto lo stress è collegabile al mobbing. DEFINIZIONE situazione psicosociale e interpersonale di disagio psicologico che consiste nell’attaccare, offendere, escludere socialmente qualcuno o intaccare negativamente i compiti di qualcuno (Einarsen, Hoel, Zapf e Cooper, 2003) • destinatario delle vessazioni • tipologia dei comportamenti • frequenza e durata dei comportamenti • disequilibrio di potere tra le parti • intenzionalità MOBBING ATTORI: mobber, mobbizzato, sidemobber o comobber MOBBING EMOZIONALE: fra colleghi (orizzontale) o fra un superiore e un suo collaboratore (verticale) MOBBING STRATEGICO: attuato intenzionalmente dalla gerarchia aziendale per gestire una ristrutturazione o per altri obiettivi aziendali DOPPIO MOBBING: vittima si trova ad essere bersagliata sia sul posto di lavoro che in famiglia E’ importante considerare l’elevata variabilità individuale, legata alla personalità, all’esperienza appresa, all’elaborazione cognitiva dello stimolo esterno stressogeno e alla successiva modalità di risposta. BURN – OUT •Dal giornalismo sportivo inglese “bruciato, scoppiato” •condizione di esaurimento fisico ed emotivo riscontrata tra gli operatori delle helping profession, determinata dalla tensione emotiva cronica creata dal contatto e dall’impegno continuo ed intenso con le persone, i loro problemi e le loro sofferenze. (Freudenberger, 1974) “Quando ti occupi di così tante persone, cominci a soffrire per il sovraccarico emozionale: è semplicemente troppo. Sono come un filo elettrico in cui passa un eccesso di corrente: sono «bruciata», emotivamente disattivata e distaccata dagli altri.” Jane, infermiera SINDROME DEL BURN-OUT DEFINIZIONE OPERATIVA Maslach (1976) 1. Esaurimento emozionale: perdita d’energia e sensazione di aver esaurito le proprie risorse emozionali. “Ho dato sul lavoro, chi mi darà in cambio qualcosa?” 2. Depersonalizzazione: fredda indifferenza, distacco, cinico disinteresse, caratterizzata dalla tendenza difensiva, a trattare i clienti come oggetti e non come persone. 3. “ Sento di essere diventato più insensibile verso la gente da quando svolgo questo lavoro” Ridotta realizzazione personale: caratterizzata dalla sensazione che nel rapporto con gli altri la propria competenza stia venendo meno, inadeguatezza circa le proprie capacità, crollo dell’autostima, depressione. “Sento di non influenzare la vita di altre persone con il mio lavoro” 4. Perdita della capacità di controllo: smarrimento del senso critico che consente di valutare e inquadrare l’esperienza lavorativa nel suo giusto contesto (aggiunto nel 1994 da Folgheraiter) LO SVILUPPO DEL BURN-OUT Dall’empatia all’apatia 1. Fase iniziale entusiasmo idealistico: forte spinta motivazionale legata all’impegno sociale 2. Fase pre-sindromica o di stagnazione: riduzione dell’impegno, non soddisfacimento delle attese gratificazioni, con conseguenti reazioni emotive e colpevolizzazioni(dal superinvestimento iniziale avviene graduale disimpegno e delusione, con conseguente chiusura dell’operatore verso l’ambiente di lavoro e dei colleghi) 3. Fase di declino o di frustrazione: demotivazione professionale, profonda sensazione di inutilità, perdita della capacità di concentrazione, appiattimento emotivo, disturbi psicosomatici 4. Fase terminale o apatia: esaurimento delle energie e degli elementi motivazionali, ripercussioni anche gravi nella vita di relazione, lo stadio effettivo di Burn-out dell’operatore. LO SVILUPPO DEL BURN-OUT Dall’empatia all’apatia “Quando cerco di descrivere ad altri la mia esperienza, uso la metafora della teiera. Come una teiera, ero sul fuoco e l’acqua bolliva; lavoravo sodo per gestire i problemi e fare del mio meglio. Ma dopo vari anni l’acqua era tutta evaporata e tuttavia io ero ancora sul fornello: una teiera bruciata che rischiava di spaccarsi” Carol, assistente sociale FATTORI DI RISCHIO PER L’INSORGENZA DI MOBBING E BURN-OUT • • fattori individuali: significato attribuito al proprio lavoro, aspettative eccessive o irrealistiche, scelte guidate da bisogni conflittuali, sentimenti di onnipotenza o idealizzazioni di tipo narcisistico fattori organizzativi: inerenti alla struttura di lavoro e all’organizzazione, regolamenti rigidi, mancanza di rapporto tra colleghi, sovraccarico di lavoro, cattiva gestione amministrativa e operativa LE STRATEGIE DI COPING Strategie di fronteggiamento che il soggetto, come agente attivo, può mettere in atto a livello comportamentale, cognitivo, emotivo • Ogni persona ha un proprio stile di coping • approccio disposizionale e situazionale Crescita psicologica Eventi di vita stressanti Reazioni transitorie allo stress Nessun cambiamento psicologico stabile Cambiamento psicologico negativo 4 STRATEGIE DI COPING 1. 2. 3. 4. Coping centrato sulla soluzione del problema Coping centrato sulla richiesta di supporto sociale Coping centrato sulla regolazione emotiva Coping centrato sull’evitamento del problema • Non esistono stili di coping adattivi o disadattivi a priori • L’elemento essenziale è la flessibilità nell’uso delle strategie di coping, cioè la capacità di non irrigidirsi su un’unica strategia, ma di riuscire a cambiarla qualora si dimostri inefficace e disadattiva • Ogni volta che si affronta un evento di vita stressante l’individuo accresce le proprie risorse di coping e la propria capacità di gestione delle risorse. LE STRATEGIE DI COPING COPING FOCALIZZATO SUL PROBLEMA COPING FOCALIZZATO SULLE EMOZIONI COPING DI AVVICINAMENTO •Progettazione •Ricerca di supporto strumentale •Coping orientato al compito •Coping attivo •Ricerca di confronto •Ristrutturazione cognitiva •Ricerca di supporto emotivo •Rivolgersi alla religione •Accettazione •Reinterpretazione positiva COPING DI EVITAMENTO •Evitamento del problema •Disinvestimento comportamentale •Negazione •Distrazione •Disinvestimento mentale •Credere vero ciò che si desidera •Ritiro sociale LE STRATEGIE DI COPING • rivolte ad affrontare un evento stressante • si accrescono di volta in volta • sono rivolte nel qui ed ora partecipano al fenomeno più ampio della resilienza RESILIENZA Termine di origine latina, indica il grado con cui una struttura metallica è capace di resistere a un urto. In psicologia indica un costrutto multidimensionale che facilita un adattamento efficace e promuove lo sviluppo della persona anche in contesti di vita altamente stressanti. È la capacità di trasformare un’esperienza stressante o dolorosa in un processo di crescita e di apprendimento, che può portare anche alla riorganizzazione del proprio percorso di vita. • • Risorse di resilienza a livello: Individuale Sociale, relazionale CARATTERISTICHE DEL PROCESSO DI RESILIENZA • Elevata capacità di resistenza a condizioni potenzialmente stressanti • Capacità di trasformazione verso una nuova condizione più vantaggiosa • Conseguente evoluzione positiva in termini di benessere psico-sociale DALLE RICERCHE: • le strategie di coping di avvicinamento appaiono come l’approccio migliore per affrontare e superare gli eventi di vita stressanti in modo resiliente • persone con alto livello di resilienza poste di fronte ad un evento stressante, indotto sperimentalmente, tendono a valutarlo come una sfida, mentre individui con bassi livelli di resilienza lo valutano come una minaccia. RISORSE INTERNE DI RESILIENZA • Locus of control interno: soggetto percepisce di poter controllare le cause degli eventi e di poter influenzare a proprio vantaggio gli eventi esterni • Autoefficacia generalizzata: il soggetto valuta complessivamente il proprio senso di competenza nelle diverse circostanze della vita • Ottimismo disposizionale: disposizione mentale ad attendersi eventi favorevoli in futuro in modo realistico, cioè valutando e tenendo in considerazione i vincoli e i feedback forniti dall’ambiente fisico e sociale. RISORSE INTERNE DI RESILIENZA 2 • Autostima: considerazione positiva di se stessi ed elevato grado di valorizzazione e di accettazione delle proprie caratteristiche • Hardiness: fattore di personalità composto da: impegno: atteggiamento proattivo verso le circostanze controllo: chi percepisce possibilità di controllo ritiene anche di poter influenzare a proprio vantaggio gli eventi esterni, (considera il rimanere passivi come una perdita di tempo) sfida: orientamento a decodificare il cambiamento in termini di minaccia o di opportunità di crescita RISORSE INTERNE DI RESILIENZA 3 • Dimensione di Senso: tensione radicale dell’uomo a trovare e realizzare un senso e uno scopo A livello operativo 3 componenti: cognitiva, dare significato alla propria vita motivazionale, sistema di valori costruito da ciascun individuo affettiva, sentimenti di soddisfazione e pienezza derivanti dal raggiungimento di obiettivi specifici “Trovare un senso alla propria esistenza è un’esigenza fondamentale di ogni essere umano, che si fa particolarmente critica in alcuni momenti di transizione” V. Frankl, 1962 SUPPORTO SOCIALE • come scambio di interazioni supportive • coinvolgimento della rete familiare e sociale •Miglior indici di attività del sistema immunitario, ormonale •Favorisce un miglior adattamento e l’attivazione di risorse interiori di resilienza POTENZIALI FATTORI DI RISCHIO DI STRESS LAVORO CORRELATO a partire dal lavoro di assistenza domiciliare UN ESEMPIO DI ASSISTENZA DOMICILIARE BIMBI: C. Presentazione : C. 6 anni, stato di minima responsività, tetra paresi spastica, afasia, disfagia, vescica neurologica, portatrice di Peg in esisti di encefalite necrotizzante acuta (primi sintomi comparsi a fine dicembre 2010). C. vive con i genitori ed ha un fratello minore di 2 anni. Equipe domiciliare: coordinatrice, 2 logopediste, 4 neuropsicomotricisti dell’età evolutiva, infermiera pediatrica, psicologa Seguita in ADI da ottobre 2011 a livello infermieristico, logopedico, neuro psicomotricità. A marzo, dopo ricovero per controllo presso centro di riferimento, rivalutazione PAI UN ESEMPIO DI ASSISTENZA DOMICILIARE BIMBI: C. AREE COMUNICAZIONE E RELAZIONE Interlocutori, dinamiche comunicative e relazionali PUNTO DI VISTA DELLA FAMIGLIA RISVOLTO SUGLI OPERATORI Le comunicazioni della famiglia nei confronti degli operatori sono tenute dalla mamma. Il papà è presente, ma delega alla moglie l’assistenza e la cura della figlia. La mamma è convinta che più ore di riabilitazione significano necessariamente più risultati. Vorrebbe un ritmo di lavoro riabilitativo più serrato, come in ospedale. Gli operatori a domicilio si accorgono che la bambina è rischia di essere sovrastimolata a livello riabilitativo, a discapito di momenti più “quotidiani” e familiari. Difficoltà del singolo operatore al domicilio e dell’equipe nel trovare un punto di dialogo con la mamma su questi aspetti. UN ESEMPIO DI ASSISTENZA DOMICILIARE BIMBI: C. AREE AMBIENTE ambiente fisico, le sue condizioni caratterizzanti, il clima che lo connota a livello relazionale e interpersonale RESPONSABILITA’ E RUOLO aspetti attinenti allo specifico ruolo ricoperto, attività di competenza, responsabilità e i riconoscimenti. PUNTO DI VISTA DELLA FAMIGLIA La casa e i ritmi della famiglia ora intorno alle necessità sanitarie e assistenziali della bambina. In casa sono presenti quasi sempre anche i nonni materni o altri familiari. La mamma riconosce il ruolo e le competenze dei professionisti. RISVOLTO SUGLI OPERATORI Buona compliance con la famiglia L’operatore può contare sulla disponibilità della mamma, ad esempio nella preparazione del setting psicomotorio o nel procurare il materiale necessario per le terapie Emergono aspettative eccessive da parte della mamma nei confronti del trattamento riabilitativo. Gestione del grosso contrasto tra le aspettative materne e le reali possibilità riabilitative. AREE ECOLOGIA PERSONALE le condizioni in cui opera il lavoratore, gli aspetti ergonomici, coerenza aspettativelavoro reale, lavoro-vita privata, PUNTO DI VISTA DELLA FAMIGLIA RISVOLTO SUGLI OPERATORI La mamma di solito è presente durante la preparazione del setting psicomotorio e, ogni tanto, osserva per imparare le attività proposte alla bimba. Riconoscimento del ruolo professionale: rischio di sentirsi travolto dall’eccessiva responsabilità ed investimento della mamma nel lavoro riabilitativo rispetto alle reali potenzialità Riconoscimento continuità tra il lavoro degli operatori e quello del cg rischio di sovraccaricare la bimba Professionista sente il rischio che la mamma, nel tempo, non sia soddisfatta del lavoro svolto a domicilio perché non porta ai risultati da lei attesi e desiderati Gestione quotidiana del conflitto generato da questi fattori tra loro contrastanti Ricerca di una modalità con cui relazionarsi con la mamma in modo costruttivo UN ESEMPIO DI ASSISTENZA DOMICILIARE BIMBI: C. Confronto con una bimba con una grave situazione clinica e con il grande dolore della mamma e di tutta la famiglia Difficoltà del singolo operatore a casa che si può sentire spinto a dover rispondere nell’immediato alle domande e alle necessità della famiglia Senso di impotenza e di frustrazione provocate dalla consapevolezza delle reali potenzialità riabilitative che aumentano se le soddisfazioni lavorative del professionista sono focalizzate solo sui risultati riabilitativi Sovraccarico emotivo dovuto a caratteristiche personali (emotività, storia di vita dell’operatore, vicende personali,…), caratteristiche specifiche del lavoro di assistenza domiciliare (professionista che opera da solo e senza una struttura che possa rispondere alle diverse necessità quotidiane), caratteristiche dell’interlocutore (pazienti molto gravi e con famiglie spesso assai problematiche) FATTORI PROTETTIVI PER LA PERSONA AL LAVORO • flessibilità • motivazione • consapevolezza delle proprie predisposizioni • disponibilità all’aggiornamento continuo • saper tollerare la frustrazione, la noia, l’ansia • capacità relazionale • lavoro in equipe • capacità di riorganizzare l’esperienza anche di fronte a un’opportunità d’azione impegnativa o normativa LINEE GUIDA DI INTERVENTO E PREVENZIONE CATEGORIE FORMAZIONE addestramento, affiancamento, percorsi di formazione in aula sia a livello tecnico sia su competenze trasversali (comunicazione, lavoro in equipe, negoziazione, stress lavoro correlato…) GESTIONE E CONFRONTO riunioni d’equipe, incontri di supervisione, momenti di feed-back sul lavoro svolto in cui vengono definiti e ridefiniti gli obiettivi lavorativi, collaborazione nella stesura del Piano Assistenziale Individuale SUPPORTO E ASSISTENZA promozione attività sociali orientate alla promozione e allo sviluppo del senso di appartenenza al contesto lavorativo e al gruppo di lavoro INTERVENTI ORGANIZZATIVI Azioni ed interventi orientati a ridurre la diversità (di genere, etnica, religiosa), promuovendo l’integrazione e fornendo supporto ai lavoratori “Bisogna dire che l’Operatore Domiciliare diventa il principale testimone dell’unione delle famiglie, dell’amore delle madri, delle vicinanze dei figli e di tutti quei valori di solidarietà, di abnegazione, di rispetto e di sacrificio che esaltano l’essere umano nei momenti di difficoltà e di grande sacrificio. Sono questi ultimi gli stimoli dai quali si trova la forza e la determinazione ad assistere, parola che provenendo da “ad-sistere” appunto nella sua pura accezione significa: stare vicino.” Renato Ferorelli, L’assistenza Domiciliare Integrata (Adi), Tesi Master in Assistenza Medico Sanitaria al domicilio, nella comunità e sul territorio. La persona dell’operatore sanitario costituisce lo strumento tecnologico per eccellenza. È necessario che l’operatore sia stato formato a riconoscere e governare le istanze emozionali ambivalenti che inevitabilmente emergono nel contatto, a volte frustrante, con la sofferenza dell’altro, mettendolo in grado di gestire questi sentimenti e di non esserne a sua volta travolto. Boccalon P. et al., Curare brucia: quattro esperienze a confronto, G Ital Med Lav Erg 2010; 32:3, 372-383