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Simboli dei campi di concentramento nazisti
Giornata della Memoria, 27 gennaio 2010 IL SISTEMA DEI LAGER Il sistema dei lager venne inizialmente impiegato (1933) per confinare gli oppositori politici al nazismo (comunisti, socialdemocratici, obiettori di coscienza) allo scopo di "rieducarli". In seguito vennero usati per la detenzione e lo sterminio degli ebrei, e di altre categorie di indesiderati (zingari, omosessuali, ecc.) Dal punto di vista ideologico era quindi considerato un luogo in cui esercitare una stretta sorveglianza su un considerevole numero di individui (che le SS, cui spettava la gestione dei lager, chiamavano "pezzi"). MAPPA DEI LAGER PRINCIPALI CAMPI DI CONCENTRAMENTO E DI STERMINO ELENCO DEI PRINCIPALI LAGER Lager in Germania Bergen Belsen, Ravensbruck, Dachau, Neuengamme, Buchenwald, Flossenburg, Sachsenhausen Lager in Polonia Auschwitz, Belzec, Treblinka, Sobibor, Chelmno, Lipowa, Majdanek, Stutthof Lager in Austria Mauthausen + succursali Lager nazifascisti Risiera di S. Sabba (Trieste), Lager di Bolzano, Ferramonti (Cosenza), Fossoli (Modena) + altri lager fascisti In totale, i campi allestiti dai nazisti sono stati 20.000 TIPOLOGIE DI CAMPI DI CONCENTRAMENTO Lager in tedesco vuol dir “deposito, magazzino” e in genere i lager vengono chiamati “campi di concentramento”, in realtà possiamo distinguere: Campi di lavoro: campi di concentramento dove i prigionieri internati avevano a che fare con un duro lavoro fisico in condizioni disumane e di trattamenti crudeli. Campi di transito e di campi di raccolta: i campi in cui i detenuti sono stati raccolti temporaneamente per essere indirizzati a campi principali Campi di prigionia: i campi di concentramento dove i prigionieri di guerra sono stati portati dopo la cattura. Era usata la tortura e si praticava la liquidazione su larga scala. Campi di sterminio: appositamente allestiti per portare a termine o sterminare gruppi di persone. Nessuno dei tipi di campo è indipendente, e ognuno può essere classificato come una miscela dei diversi tipi citati sopra, e in tutti i campi vi erano alcuni gli elementi di un campo di sterminio. STORIA DEI LAGER La storia dei campi può essere divisa in tre grandi periodi: 1. 1933-1936: scopo principale era la carcerazione degli oppositori politici del regime nazista, ma dal 1934 questi campi furono messi sotto il comando diretto delle SS sfuggendo così ad ogni forma di controllo. I detenuti erano "nemici del popolo" e l'autorità delle SS su di loro era praticamente assoluta. Fin dall'autunno del 1933 furono rinchiusi in questi campi altre categorie di persone, vagabondi, mendicanti (elementi asociali) e criminali comuni. 2. 1936-1942: tutti i campi esistenti nel primo periodo, tranne Dachau, furono abbandonati o adibiti ad altri scopi. Con la seconda guerra mondiale aumentò il numero dei prigionieri: furono creati campi più capienti e la loro costruzione divenne sempre più legata alle conquiste territoriali dei nazisti: Austria, Francia, Cecoslovacchia e Polonia. Si andò delineando l'intenzione di sfruttamento dei prigionieri come mano d'opera a costo zero per le necessità belliche. Dalla fine del 1941 furono creati i campi di sterminio. 3. 1942-1945: alcune categorie di prigionieri furono costrette a lavorare per fabbriche statali o private tedesche, soprattutto in considerazione delle sempre crescenti necessità di armamenti; alcuni campi di lavoro furono costruiti ad hoc per le industrie. Per alcune categorie di prigionieri, e particolarmente per gli ebrei, fu deliberato lo sterminio sistematico (“la soluzione finale”): quelli che erano giudicati inutili (donne, vecchi, bambini e malati) venivano selezionati all'arrivo nei campi e mandati alle camere a gas; gli altri venivano costretti ai lavori forzati ed erano così destinati a deperire velocemente a causa della denutrizione, delle epidemie, dei maltrattamenti subiti e quindi ad essere inviati alle camere a gas in selezioni successive. LA STRUTTURA DEI LAGER In linea di principio tutti i prigionieri avevano l’obbligo di lavorare. Essi erano riuniti in squadre di lavoro denominate Arbeitskommando che erano guidate dai cosiddetti Kapos: le squadre più numerose avevano anche sottocapi e capi superiori. Il termine Kapo indica il ruolo di un detenuto al quale la direzione del lager o del campo di sterminio nazista, in cui era stato deportato, affidava funzioni di comando sugli altri deportati. Nei lager o campi di sterminio femminili la funzione del kapo veniva svolta da Blokove (la sola differenza fra Kapo e Blokova era il sesso). La quasi totalità dei kapos veniva scelta dai dirigenti dei lager-campi di sterminio principalmente fra i detenuti considerati criminali comuni abituali (contrassegnati dal triangolo verde), di razza ariana. Non mancarono casi di internati politici (triangolo rosso) divenuti kapos, che normalmente mantenevano un comportamento meno brutale nei confronti dei loro sottoposti. La struttura del lager era dunque costruita su una base di decentramento del controllo e del potere: da Hitler - Himmler - Eichmann - fino ai direttori dei lager - alle SS - ed infine ai kapos. I kapos si rapportavano con le SS, le quali stilavano dei rapporti per i direttori del lager fino a tenere costantemente informato Hitler stesso di ogni cosa. SIMBOLI DEI LAGER I Simboli dei campi di concentramento nazisti, principalmente triangoli, facevano parte del sistema di identificazione dei prigionieri. Questi simboli erano in stoffa ed erano cuciti sui vestiti. La loro forma e il loro colore avevano significati precisi: Triangolo nero: Asociali La maggioranza dei prigionieri dal triangolo nero erano malati mentali o senzatetto, ma questo simbolo fu dato anche ad altri piccoli gruppi di prigionieri, come gli alcolisti, gli “sfaccendati” abituali, le prostitute, gli anarchici e gli omosessuali (donne). Triangolo verde: Criminali Triangolo rosa: Omosessuali (uomini) o bisessuali Triangolo blu: Immigranti Triangolo viola: Testimoni di Geova Triangolo rosso: Prigionieri politici[1] Quando il triangolo veniva sovrapposto ad un triangolo invertito di colore giallo, indicava che il prigioniero era un ebreo, ad esempio un triangolo rosso sovrapposto ad un triangolo giallo indicava un prigioniero politico ebreo, oppure un triangolo giallo sovrapposto ad un triangolo rosa indicava un prigioniero omosessuale ebreo. Un triangolo nero vuoto sovrapposto ad un triangolo giallo indicava un ariano che era stato accusato di violare le leggi naziste sulla purezza della razza, avendo una relazione con una donna ebrea. Il simbolo inverso, ovvero un triangolo giallo sovrapposto ad un triangolo nero indica una donna accusata dello stesso crimine. Non mancavano comunque altri simboli. Ogni prigioniero era contrassegnato da un numero. I GHETTI Il termine “ghetto” ha origine dal nome del quartiere ebraico di Venezia creato nel 1516, nel quale le autorità veneziane obbligavano a risiedere gli Ebrei. Nei secoli successivi vari governanti ordinarono l'istituzione di altri ghetti per gli Ebrei a Francoforte, Roma, Praga e in altre città. Durante la Seconda Guerra Mondiale, i ghetti erano costituiti da quartieri (spesso recintati) nei quali i Tedeschi concentravano la popolazione ebraica (sia quella risiedente nella città, sia - a volte - quella dell'intera regione) obbligandola a vivere in condizioni di estrema miseria. Il principale scopo dei ghetti era quello di isolare gli Ebrei, separandoli dalla popolazione locale e dalle altre comunità ebraiche. In molti luoghi, la ghettizzazione durò un tempo relativamente breve: alcuni ghetti, infatti, esistettero solo per alcuni giorni o mesi; altri, invece, per anni. Nell’ambito della Soluzione Finale - il piano che prevedeva l’uccisione di tutti gli Ebrei d’Europa e che ebbe inizio negli ultimi mesi del 1941 -i Tedeschi distrussero sistematicamente la maggior parte dei ghetti. I residenti venivano generalmente fucilati dai Tedeschi e dai loro collaboratori, e quindi seppelliti in fosse comuni nei pressi dei ghetti stessi; altrimenti, venivano deportati - di solito tramite convogli ferroviari - ai centri di sterminio, dove venivano uccisi. Il ghetto più grande in Polonia fu quello di Varsavia, dove oltre 400.000 Ebrei vivevano ammassati in un'area di meno di due chilometri quadrati. Altri grandi ghetti furono creati nelle città di Lodz, Cracovia, ecc. IL GHETTO DI VARSAVIA Anna e Margot Frank, bambine ebree Aldo Carpi, pittore Primo Levi, chimico Eliezer Wiesel, scrittore Padre Massimiliano Kolbe Mike Buongiorno, staffetta partigiana