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Diapositiva 1 - Liceo "G. Novello"

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Diapositiva 1 - Liceo "G. Novello"
IL LAVORO DI QUEST’ANNO
Durante quest’anno scolastico 2005/2006 noi della classe 4d ci siamo addentrati in un nuovo tipo di
lavoro individuale riguardo svariati argomenti.
Questo compito si può dividere sostanzialmente in due fasi: una prima parte di approfondimento e
ricerca individuale con l’aiuto di materiale cartaceo o informatico, e una seconda parte di
esposizione e discussione con la classe.
Il momento più difficile è stato senz’altro quello dell’analisi e comprensione di documenti: essendo
parti di scritti di storici, critici e filosofi il linguaggio era specifico e perciò non risultava facilmente
comprensibile a noi studenti.
Invece il momento più gratificante è stato quello dell’esposizione alla classe, poiché l’attenzione era
alta e l’interesse dei nostri compagni ci ha incitato a svolgere il lavoro nel miglior modo possibile.
Questo progetto ha suscitato interesse e curiosità soprattutto perché molti degli argomenti trattati
sono eventi e temi che hanno inciso e influenzato la nostra cultura e società; inoltre abbiamo
trattato vari argomenti diversi non soffermandoci su un unico punto di vista o un’unica opinione ma
analizzando una pluralità di vedute differenti. Alcune nostre conoscenze sono state confermate,
altre sono cadute, altre ancora sono state modificate grazie a particolari che non conoscevamo.
Consigliamo questo tipo di lavoro anche ad altre classi perché è un metodo di studio interessante
che va' oltre ai fatterelli che solitamente vengono proposti nei libri di testo scolastici, e anche noi
speriamo di poterlo riaffrontare l’anno prossimo.
Indice
• Il rapporto tra storia e mito:
– Nascita della tragedia e delle
democrazie (Granata Elena);
– Il mito di Medea originale (Ponturo
Gianluca);
– La Medea di Euripide (Granata Elena);
– Medea di C. Wolf (Ferrari Alice);
• Le origini della cultura mediterranea e del
medioevo:
– Il Cristianesimo (Poggi Valentina, Busca Alice,
Labbadini Claudio, Tonani Dario);
– La Morte nel tempo (Medaglia Stefania);
– Gli gnostici e l’impero romano (Zanaletti Nicoletta);
– La grande Chiesa di Roma (Lodigiani Roberta, Carrera
Maryline);
– Le origini del medioevo (D’Avino Antonietta);
– Strutture e caratteristiche delle “Confessioni” di S.
Agostino (Bellini Valentina);
– La storia del Mediterraneo (Mancini Simone);
– Filosofia Islamica (Bignami Marco);
– Filosofia Ebraica (Bignami Marco);
• L’incontro con l’altro:
– Madre nera e la tratta degli schiavi (Schiavi
Federica);
• Il secolo dei lumi:
– Streghe e intellettuali ( Sambrini Filippo);
– Rappresentanza e rappresentazione (Podini
Stefano);
– Stregoneria e stato moderno (Vitali Paola);
– Lo stato Moderno (Boffelli Ester);
– Il declino economico dell’Italia (Boffelli Ester);
– Utopia di Thomas More (D’Avino Antonietta);
– La prima rivoluzione scientifica (Sesini Lisa);
– La disputa tra Grassi e Galileo (Sesini Lisa);
– La disputa sull’Eucarestia (Dornetti Federica);
– L’Illuminismo (Lodigiani Roberta);
– Utopia e riforma nell’Illuminismo (Bravi Umberto);
– Dal mercantilismo alla fisiocrazia (Morandi
Rosaria);
La società contemporanea:
– Napoleone Bonaparte (Borsa Silvia);
La Medea di Euripide.(431 a. C.) è ambientata nella città di Corinto,
dove Giasone e Medea, con i loro due bambini, si sono rifugiati dopo
che la "maga" ha provocato con le sue arti la fine di Pelia, re della
Tessaglia, zio e nemico di Giasone. La tragedia si apre con un lungo
sfogo della Nutrice, angosciata e piena di oscuri presentimenti per lo
stato fisico e mentale della padrona. L'eroe, infatti, l'ha ripudiata per
convolare a nuove nozze con Glauce, la figlia di Creonte, sovrano del
paese. L'arrivo del Pedagogo con i bambini accresce l'ansia della
Nutrice, da lui informata che Creonte ha deciso di cacciare da Corinto
Medea con i suoi figli. Dall'interno del palazzo pervengono i lamenti e
le maledizioni di Medea: ma quando esce fuori essa si rivolge con
amara calma al coro e ne chiede la solidarietà. Di persona, Creonte
comunica i suoi ordini a Medea e le concede, però, di rimanere ancora
un giorno a Corinto, vinto dalle sue suppliche e ignaro dei rischi che
corre. Giasone e Medea si scontrano con estrema violenza verbale:
invano la donna ricorda all'eroe di averlo aiutato a impadronirsi nella
Colchide del vello d'oro, di aver fatto uccidere Pelia.
Giasone è disposto solo a procurare alla "barbara" da lui civilizzata
un tetto nell'esilio e del denaro. Inatteso passa da Corinto,
tornando da Delfi, Egeo, sovrano di Atene: Medea gli strappa la
promessa di asilo nella sua città. Ora si sente in grado di prendersi
la vendetta. Fingerà di rappacificarsi con Giasone, invierà i suoi
bambini con doni nuziali a Glauce per implorarne la protezione
almeno per se stessi. I doni, imbevuti di veleno, causeranno la morte
della principessa e di suo padre, e morte Medea riserva anche alle
sue creature. Dopo un nuovo incontro, in un falso clima di
distensione, tra la donna e l'eroe (alla riconciliazione vengono
chiamati ad assistere i figli) il Pedagogo riferisce che i regali sono
stati consegnati e l'esilio per i piccoli revocato.
Medea si stringe al petto gli amati figli, sostiene un'aspra lotta con se
stessa, ma non rinunzia alla sua disumana risoluzione. Un nunzio riferisce
i particolari raccapriccianti della fine di Glauce e Creonte, vittime delle
inestinguibili fiamme scaturite dai doni nuziali. Medea esulta e passa alla
seconda parte del suo piano: dall'interno della reggia le grida dei suoi
figli indicano che il crimine si va compiendo. Accorso per salvare i
bambini dalle rappresaglie dei Corinzi, Giasone apprende l'ulteriore
delitto di Medea. Mentre tenta di abbattere la porta della reggia, in
alto, sul carro del Sole, gli appare Medea che ha con sè i cadaveri dei
bambini e rovescia ancora sull'eroe parole di condanna e di odio. A
Giasone non resta che invocare Zeus a testimone delle efferatezze di
Medea e maledire il proprio destino.
IL PERSONAGGIO DI MEDEA
Medea è una figura femminile complessa, rappresentata come maga barbara, presa
a pretesto per indagare sulle passioni umane.
Leggiamo la Medea di Euripide. Medea è la prima figura di donna che resta fedele a
se stessa a costo di perdere la patria ed eliminare i figli.
In Atene le donne stavano nel gineceo: da dove è venuta l’idea di una donna così
potente, maga per discendenza, non greca, barbara? Essere di origine barbara per i
Greci equivaleva ad essere incivile ed inferiore. Tutte le altre civiltà erano ritenute
inferiori dai Greci, loro avevano il primato nel pensiero razionale (il logos, la
filosofia).
I Greci temono Medea; la democrazia ateniese, una civiltà
che si presenta così illuminata, rimuove le donne, per questo
Medea risulta essere il nemico su cui si proiettai tutto ciò
che è negativo.
Euripide fu il primo ad introdurre nella storia di Medea
l’uccisione dei figli (e si dice che Corinto lo abbia
ricompensato in denaro per questa sua manipolazione del
mito) in quanto precedentemente si raccontava che i figli di
Giasone e della maga erano stati uccisi dai Corinzi.
Medea, sentendosi abbandonata, avrebbe potuto uccidere
Giasone, invece uccide i figli perché questi sono il valore che
la civiltà greca attribuisce al matrimonio, cioè la discendenza.
Il matrimonio è un contratto pubblico di due cittadini, nasce
per controllare la società, i figli sono fatti per dare potere al
padre. E’ questo potere che Medea colpisce.
Per aiutare Giasone Medea aveva tradito il padre; aiutò il marito ad
impossessarsi del Vello d’Oro che era nella Colchide custodito da un
drago (o da una balena, simbolo materno). Medea poi riconosce di aver
sbagliato abbandonando la patria e il padre, la sua stirpe del sole. E’
come se avesse abbandonato la sua discendenza divina abbassandosi alla
civiltà greca.
Euripide la descrive come una persona che agisce con dignità e
consapevolezza; ella infatti quando afferma il suo errore non attribuisce
la colpa agli dei, ha quindi una lucidità critica, è “sapiente”. Giasone è
invece “saggio”, sta nel gioco della polis, è un furbastro in quanto sa cosa
gli conviene: sposando Medea sposa la figlia di un re, ma quando sposerà
Glauce sarà per avere un regno suo.
MITI DI FONDAZIONE
MEDEA
LA NASCITA DELLA POLIS
•MEDEA, MITO ORIGINARIO: Ponturo Gianluca
•MEDEA DI EURIPIDE: Granata Elena
•MEDEA DI C.WOLF: Ferrari Alice
Giasone, figlio di Esone, viene educato dal Centauro Chirone, che gli insegna la
medicina.
Divenuto adulto torna al suo paese, vestito in modo bizzarro: indossa una pelle di
pantera, tiene una lancia per mano e ha un piede senza calzare. Arriva nella piazza di
Iolco mentre Pelia(suo zio) sta sacrificando agli dei, e questi non lo riconosce ma si
spaventa ugualmente perché un oracolo gli ha predetto sciagure da parte di un
uomo calzato da un solo piede.
Dopo qualche giorno Giasone reclama il potere sul suo paese, che Pelia s'impegna a
restituirgli dopo che gli avrà portato il vello s’oro dell’ariete, che aveva trasportato
Frisso in salvo. Il vello è consacrato ad Ares ed è custodito nella Colchide da un
drago, e Pelia è convinto che Giasone perirà nell'impresa. Questi chiede l'aiuto di
Argo, , il quale costruisce appositamente la nave Argo, cioè "Veloce", che dovrà
trasportare Giasone e i suoi compagni nella Colchide.
. Tra questi lo stesso Argo, e Tifi, al quale Atena aveva insegnato l'arte sconosciuta
della navigazione; il musico Orfeo, che doveva dare il tempo ai rematori nonché
contrastare il canto ammaliatore delle Sirene; numerosi indovini e i Dioscuri Castore
e Polluce. La nave era stata costruita con l'aiuto della dea Atena, che aveva
personalmente intagliato la prua in un frammento di una quercia sacra, dotato della
parola, per cui poteva profetizzare. Il viaggio porta gli Argonauti in terre diverse e
attraverso svariate avventure. Quando finalmente raggiungono la Colchide, il re Eete
subordina la consegna del vello alla condizione che Giasone riesca a domare due tori
dagli zoccoli di bronzo, che soffiano fuoco dalle narici e compia ulteriori gesta
sovrumane. La figlia del re Medea, esperta di arti occulte, innamoratasi di Giasone
gli offre il suo aiuto, purché lui la porti con sé in Grecia.
Giasone supera le diverse prove, con i sortilegi di Medea riesce a far
addormentare il terribile drago e fugge con Medea e con il vello, inseguito dai
soldati di Eete, dopo aver ucciso il fratello di lei.
La navigazione degli Argonauti li porta fino in Adriatico, dove Zeus li punisce
dell'omicidio, facendo loro smarrire la rotta. La prua rivela allora che, per
ottenere il favore del Dio, dovranno purificarsi presso la Maga Circe. La nave
pertanto risale l‘Eridano. raggiunge la Liguria e poi la Sardegna e infine il Monte
Circeo, dove la Maga purifica Giasone, ma rifiuta la propria ospitalità. Gli eroi
riprendono la navigazione, scampano alle Sirene grazie al canto ancor più
melodioso di Orfeo, attraversano Scilla e Carridi, raggiungono le "isole erranti"
sulle quali si innalza una nuvola di fumo nero - certamente le Lipari - e
finalmente giungono a Corcira, l'odierna Corfù, abitata dai Feaci di cui è re
Alcinoo. Qui vengono raggiunti dai loro inseguitori che ingiungono ad Alcinoo di
consegnar loro Medea; il re però dice che ella è ormai la sposa di Giasone e
quindi deve restare con lui. Riprendono il mare verso la Sirte e poi dirigono verso
Creta, protetta dal bronzeo gigante Talo, che Zeus aveva donato ad Europa
affinché impedisse a chiunque di approdare. Tuttavia il gigante ha il suo punto
debole in una vena posta alla caviglia, sede della vita, e Medea riesce con i suoi
sortilegi a far sì che le vena si rompa e Talo muoia. Riprendono il mare ma
vengono colti da un'oscurità profonda dalla quale li salva Apollo, implorato da
Giasone, che scaglia un dardo infocato e illumina la rotta verso un'isola, dove gli
Argonauti erigono un tempio ad Apollo il Radioso. Finalmente raggiungono l'isola
di Egina e di lì a poco approdano a Iolco, dopo un viaggio di quattro mesi.
Giasone porta la nave a Corinto e la consacra a Poseidone come una sorta di exvoto, e poi - consegnato il vello a Pelia - ottiene il regno.
C.WOLF, Medea
SINTESI DEL CONTENUTO
In un immaginario dialogo con la madre (che vive nella lontana
Colchide), Medea racconta di aver scoperto nei sotterranei del
palazzo del re di Corinto, la presenza di ossa infantili,
gelosamente e segretamente custodite dalla moglie del re
(Merope).
La donna rievoca anche l’epoca in cui ha conosciuto Giasone
(giunto anni prima della Colchide con gli Argonauti). Medea sa che
i Corinzi l’accusano di orribili misfatti di cui è però innocente (in
particolare corre voce che mentre lei e Giasone erano in fuga
dalla Colchide dopo aver rubato il vello d’oro, Medea avrebbe
ucciso il proprio fratello Apsirto disperdendone i pezzi per
ritardare l’inseguimento). Di questa accusa ella sarà tenuta a
difendersi, di lì a pochi giorni, davanti al tribunale degli Anziani
di Corinto. In realtà Medea non ha ucciso il fratello (il lettore lo
apprende dalle parole di Medea stessa), fatto uccidere invece
per ragione di potere dal suo stesso padre.
Agameda, ex allieva di Medea nelle arti mediche, ha intanto
scoperto che Medea è penetrata nei sotterranei del palazzo,
seguendo la regina Merope. Odiando l’antica maestra, informa
della cosa Acamante, consigliere del re e primo astronomo di
Corinto.
L’orribile segreto su cui si fonda il potere regale di Creonte è in
pericolo; perciò Medea ha il destino segnato. La sua permanenza a
Corinto è ormai impossibile; il potentissimo Acamante avrà buon giocofacendo circolare voci infamanti sul conto di lei – a far sì che i Corinzi
(che già la considerano una “selvaggia” e a malapena sopportano la sua
diversità culturale) la odiassero ancora di più.
A Corinto esplode intanto la peste. L’odio popolare cresce
contro Medea e i Colchi che sono immigrati a Corinto.
Il re Creonte ingiunge a Medea di lasciare Corinto; mentre
stabilisce che i suoi figli rimangano in città. Medea viene condotta tra
insulti e urli fuori dalla città (attraverso la porta per cui è condotto il
capro espiatorio). Ma la sete di vendetta e odio dei Corinzi non è
placata. I figli della donna vengono lapidati dalla folla inferocita.
Nell’ultimo brevissimo capitolo Medea – a distanza di anni –
riflette con incredulo stupore sulla morte dei bambini. Ha saputo che a
Corinto cominciano a circolare voci infamanti, che l’accusano di un
assurdo infanticidio:
“Cosa vanno dicendo. Che io, Medea, avrei ammazzato i miei
figli. Che io, Medea, mi sarei voluta vendicare dell’infedele Giasone.
Chi potrebbe mai crederci….?”
CONCLUSIONE
Medea non è una fattucchiera, e tanto meno un’infanticida. Questo è
in sintesi, il senso del romanzo di Christa Wolf.
Un’interpretazione del tutto contro corrente rispetto al mito
originale di Euripide, poiché rappresenta l’esito di un tragico scontro
tra il mondo arcaico ed istintuale della Colchide e quello civile e
raziocinante dei greci.
Rispetto al testo di Euripide, teso ad affermare la superiorità della
“ratio”(razionalità) greca sul tenebroso mondo dei barbari, il mito è
stato riletto soprattutto a partire dal romanticismo, in funzione di
un crescente interesse per la sfera del sentimento, accompagnato da
un certo scetticismo nei confronti della “ techne”(tecnica dell’arte e
dell’artigianato) ellenica, sentita come espressione di una cinica
volontà di dominio.
Il dato sconcertante del romanzo resta quell’atroce violenza
perpetrata dalla barbara della Colchide sulla propria prole.
Ora, è proprio questo l’elemento che il romanzo di Christa Wolf
mette in discussione, perché la figura di Medea diventa occasione
per una riflessione sulla “diversità” femminile.
La cultura della maga della Colchide si nutre dei riti misteriosi del
corpo e della fertilità : è una cultura matriarcale che rifiuta la
violenza, proprio perché legata ai valori “femminili” del concepimento
e del parto.
Ripercorrendo quindi a ritroso i variegati sentieri del mito fino alle
fonti precedenti alla versione Euripidea, la scrittrice rintraccia una
figura diversa: una donna travagliata sia dall’amore, ma ancor più
dall’incapacità degli abitanti di Corinto di integrare una cultura come
quella della Colchide, per sua natura non incline dalla violenza.
Non un’infanticida dunque, ma al contrario una donna forte e generosa,
depositaria di un remoto sapere del corpo e della terra, che una
società intollerante emargina e annienta negli affetti fino a lapidarle i
figli.
Muovendo dall’etimo positivo del nome, Medea, ossia “colei che porta
consiglio”, un etimo aderente alle raffigurazioni più antiche che
vogliono la donna della Colchide, dea e successivamente guaritrice, la
Wolf ha indagato i motivi dello scadere di questa figura a emblema di
una passione selvaggia a disumana.
La scrittrice parte infatti dal presupposto che dal matriarcato non
possano discendere pulsioni distruttive: Medea non poteva essere
un’infanticida, perché una donna proveniente da una cultura matriarcale
non avrebbe mai ucciso i suoi figli.
Questo dimostra che la scrittrice si interroga al contempo su di un
tratto che pensa sia ricorrente nella storia dell’uomo: la tendenza
soprattutto nei momenti di crisi a cercare un capro espiatorio, a
caricare di segni negativi una determinata figura spesso femminile.
Il teatro greco è l’espressione della contestualità del processo che porta dal
ditirambo alla tragedia e dalla tirannia alla democrazia. Si noti come l’invenzione della
scrittura costituisca un rilevante salto culturale, confermato dall’importanza delle
leggi scritte.
La tragedia descrive così in forma teatrale e attraverso il mito una evoluzione
politica i cui passaggi istituzionali sono documentati nella storia di Atene. Nella città
greca infatti questa evoluzione è caratterizzata dalla riforma di Solone, che però
mise invano in guardia il popolo dal futuro tiranno Pisistrato, la cui tirannia cadde
dopo che Ipparco era stato ucciso da Aristogitone e Armodio.
Possiamo collocare la cacciata dei tiranni da Atene all’interno della seguente
cronologia istituzionale:
• 683 a.C.: lista degli arconti ateniesi, i nove reggitori aristocratici della città;
• circa un secolo e mezzo dopo: al potere aristocratico succede la tirannia militare e
popolare istituzionalizzazione di alcuni aspetti del dionisismo adattati al nuovo ordine
civico;
• riforma: l’istituto non è più appannaggio dell’aristocrazia;
• 501: inizio della magistratura dei dodici strateghi,le cariche divengono elettive(su
voto popolare);
Il sistema è esaltato dai personaggi storico mitici messi in scena dai tragici.
GRECI:
Autentiche tradizioni storiche
MITO & TEATRO
MODERNI:
Immaginazione, favola
La tragedia, così come il mito, nasce come particolare modo di “fare storia”, di
“narrare il passato”.
Problema dell’alterazione della verità del passato, dipendente da:
• difficoltà oggettive;
• interessi contingenti;
• pregiudizi ideologici e “accidenti”.
STORIA = impedire l’irruzione dell’immaginario nella ricostruzione del passato.
L’alterazione riguarda i fatti del passato che proprio perché alterati non possono
essere narrati in forma “storica”, non possono divenire oggetto di “indagine”, ma
possono essere narrati sottoforma di leggenda o presentati come spettacolo
teatrale legame tra dionisismo e nascita della:
TRAGEDIA = modo di narrare senza angoscia, per risolvere nella “catarsi”, la
sommossa femminile, uno sconto tra uomini e donne la cui memoria storica,
persistendo come tale, renderebbe assai difficile il funzionamento della società,
con la rievocazione di un conflitto che in termini politici ha condotto all’invenzione
della democrazia ellenica, che stabilisce le regole per sedare il conflitto e
organizzare la cooperazione.
Nella mitologia greca infatti le donne erano considerate come qualcosa di negativo,
orribile, procacciatrici di morte.
L’isonomia democratica (=eguaglianza di fronte alla legge) è valida solo per gli uomini
liberi (sono esclusi gli schiavi, chi non è cittadino della polis e le donne).
PERCHE?
Diritto del vincitore MA La donna è una cooperatrice troppo necessaria perché la
sua subordinazione possa essere presentata come conseguenza di una sconfitta. (La
possibilità che la donna possa non cooperare suscita tanta angoscia che nel teatro
greco questa viene rappresentata solo in forma grottesca). Il fatto non può essere
narrato come oggetto di storia ma poiché è accaduto e non può essere cancellato,
diventa argomento di mito e di tragedia.
Pisistrato, durante la sua tirannia, consente di rappresentare in forma teatrale ciò
che non può essere oggetto di storia: le donne ribelli e Dioniso ispiratore della
ribellione. Egli è un personaggio umano che sta dalla parte degli oppressi, infelice
(perché sconfitto); quando il suo significato viene capovolto e passa dalla parte degli
oppressori si compie il “radioso evento” della nascita della rappresentazione tragica,
forma culturale istituzionalizzata dal potere politico (Pisistrato), che consente la
CATARSI = conclusine purificatrice di una tragedia.
Dioniso esce dalla storia indagabile in due modi: attraverso la rappresentazione
teatrale ufficiale e attraverso i riti misterici tollerati ma che assumono un doppio
aspetto. Da un lato sono manifestazioni minori della religione ufficiale (i misteri
eleusini), ma dall’altro vengono utilizzati per trasmettere il ricordo effettivo di che
cosa è stata la ribellione.
Mentre si creano le istituzioni patriarcali, il timore della donna è ancora tanto forte
che non solo la si esclude dai diritti civili e politici, ma l’uomo tenta anche di
conseguire una autosufficienza sessuale insieme all’autosufficienza politica: Armodio
e Aristogitone facilitano la transizione dalla tirannia alla democrazia, con il teatro
quale componente culturale di un sistema politico volto a controllare le tensioni.
Il teatro insiste dunque sul ruolo della polis per controllare le tensioni,
contrapponendosi allo “stato selvaggio” dei boschi e dei monti nei quali
probabilmente era andata organizzandosi la ribellione femminile, come emerge dalla
mitologia dionisiaca. Quando il ricordo ne è ancora forte, l’amore eterosessuale è
temuto, l’autosufficienza omosessuale maschile esaltata, fino al IV secolo.
L’egemonia culturale maschile ha assunto il controllo delle tensioni, quando all’inizio
del II secolo a.C. Roma entra in contatto con la Grecia. Qui il ricordo della ribellione
continua nella società segrete e misteriche.
ELENA GRANATA, CL.4 D LICEO SCIENTIFICO “G. NOVELLO”
l’esperienza umana universale al centro della rappresentazione
tragica consiste nello scontro con qualcosa di
incontrollabile=NECESSITA’ (il destino, il limitela morte)
rappresenta sulla scena l’esperienza
umana nei diversi casi
RIFLESSIONE
COSCIENZA TRAGICA
LEGGE
UMANA
razionalizzazione
LEGGE
DIVINA
TRAGEDIA (rappresentazione)
UOMO
scontro
con il
proprio
famiglia
DIKE
amore
giustizia
superiore
pietà
LIMITE
LIMITE
ANTIGONE
affronta il
limite con la
disegni
degli dei
CONFLITTO
NECESSITA’
TRASGRESSIONE
(spinta incontrollabile)
-ciclo temporale biologico
-sociale, storico, culturale
UBRIS
superbia
colpa
ciò che sono
costretto a fare
-morte (esperienza limite)
DISASTRO
PSICHICO
sicurezza Stato
CREONTE
EROE
NECESSITA’
(ananke)
[destino]
città, patria /
DI VALORI
NÉMESIS
punizione divina
ESITO
senso?
RESPONSABILITA’
(libera scelta)
RICERCA DI UN SENSO
Ciò che sono libero di fare
razionalizzazione
PROGETTI UMANI
padre di
Antigone
è cieco perché non deve farsi ingannare
dall’apparenza, vuole solo vedere dentro
di sé!
Hp
CORO (città?) il pubblico esce cambiato da
questa esperienza
SIMBOLO
CATARSI
superamento del disastro
psichico
Gesù nella sua predicazione
teorizza il “regno”
• Storia degli ebrei, da sempre legata alla loro religione;
• I primi profeti ebraici, fino ad arrivare ai conservatori farisei,
annunciano da sempre una sicura ricompensa divina per il popolo
fedele: il regno e l’indipendenza, anche politiche;
• Gesù invece si differenzia e si modernizza nella sua predicazione
ipotizzando l’idea che “il regno di Dio” fosse da intendersi da un
punto di vista prettamente spirituale.
(A. Omodeo)
Assenza della problematica politica
nella predicazione di Gesù
• Nei vangeli si può dire che gesù tratti di politica?
• Esempio: “date a cesare ciò che è di cesare e a Dio quel che è di
Dio” (v Marco);
• L’ esempio porta ad una conclusione negativa, infatti Gesù pone
l’accento sulla seconda parte della frase, intendendo quindi le
nostre anime.
(G. Borkamm)
Il cristianesimo e la schiavitù
• L’ antica gerarchia ecclesiastica non condannò mai la schiavitù
come istituzione;
• Formalmente viene accettata e data per scontata (vedi lettere Paolo
di Tarso);
• Anche se con l’insegnamento ecclesiastico le condizioni, dei
cosiddetti schiavi sono migliorate nei secoli.
(Paolo di Tarso)
I manoscritti di Qumram
• Nel 1947 un pastore ritrovò per caso, nel Mar Morto, documenti di
una comunità parallela a quella paleocristiana;
• Dopo ricerche e verifiche si identificò la setta come quella degli
Esseni;
• Questa setta presenta numerose analogie col cristianesimo (come
Dio unico e Messia), non vi sono prove dell’ interazione fra le due
religioni, ma le numerose affinità ci portano all’ipotesi che siano
avvenuti dei contatti.
(da Enciclopedia delle Religioni)
Testo 1:Il discorso della montagna. Le beatitudini. Da Matteo, V, 1-48
Nel testo sono enunciati i principi fondamentali del Cristianesimo.
beati
I poveri di spirito perché:
-di essi è il regno dei cieli;
-si allude probabilmente agli umili di cuore, a coloro
che pur possedendo dottrina e intelligenza, non
mostrano di considerarsi superiori agli altri.
I miti perché erediteranno la terra; si allude alla
Palestina, che fu dono di Dio a Israele.
Quelli che piangono perché saranno consolati.
Quelli che hanno fame e sete di giustizia perché
saranno saziati; sia allude all’adempimento a ogni
dovere verso Dio.
I misericordiosi perché otterranno misericordia
I puri di cuore perché vedranno Dio; il cuore è la
sede dell’intelligenza e della volontà e dunque
purezza di cuore equivale a purezza delle
intenzioni.
I pacifici perché saranno chiamati figli di Dio
Quelli che soffrono persecuzione per la
giustizia perché di loro è il regno dei cieli.
Gesù salì su di un monte
e cominciò a parlare
Fu detto:<<Occhio per occhio, dente per
dente>>.
Si tratta dell’antica legge del taglione che
compare spesso nella Bibbia ed è perciò in
grande onore presso gli Ebrei. Essa
prescriveva di vendicarsi delle offese,
rendendo all’offensore l’esatto
contraccambio.
Ma egli dice:<<Se qualcuno ti avrà
percosso nella guancia destra, porgigli
anche l’altra>>; al posto della vendetta pone
il perdono.
Fu detto: <<Amerai il prossimo tuo e avrai
in odio il tuo nemico>>
Ma egli dice:<<Amate i vostri
nemici>>beneficiate quelli che vi odiano,
pregate per quelli che vi perseguitano, così
sarete veri figli di Dio. <<Se amate solo quelli
che vi amano e salutate solo i vostri fratelli vi
comporterete come i pagani>>.
Testo 2:Inno alla carità. Paolo Di Tarso.
Il fondamento di tutta l’esperienza cristiana consiste nella caritas, cioè nell’amore che fa uscire l’uomo
da sé e gli fa superare tutte le barriere dell’egoismo, indirizzandolo verso il fratello; l’amore del
prossimo è una cosa sola con l’amore di Dio. Il tono dell’postolo Paolo è lirico e assume le movenze
dell’inno. La carità è un amore di donazione che vuole il bene dell’altro. Essa ha la sua fonte in Dio e
nello Spirito e il suo modello è Cristo.
CARITA’
-è magnanima;
-è benigna;
-si compiace della
verità;
-tutto scusa;
-tutto crede;
-tutto spera;
-tutto sopporta.
Non:
-è invidiosa;
-si vanta;
-si gonfia;
-si adira;
-avrà mai fine;
-cerca il suo interesse,
-manca di rispetto;
-tiene conto del male ricevuto;
-gode dell’ingiustizia.
Parlo le lingue degli
uomini e degli angeli
Ho il dono della profezia e
conosco tutti i misteri e
tutta la scienza
SE
Possiedo tutta la fede
Distribuisco le
mie sostanze
Sono un bronzo sonante o
un cembalo squillante
M
A
N
O
N
H
O
C
A
R
I
T
A
’
Non sono niente
Non mi giova a
nulla
Do il mio corpo
per essere
bruciato
Quando verrà la perfezione sarà abolito ciò che è imperfetto e ciò che ora vediamo in uno specchio poi lo vedremo
faccia a faccia.
Testo 3:La giustificazione per fede. Paolo di Tarso.
Gli uomini sono tutti colpevoli perché sono sotto il dominio del peccato, quindi nessuno è giusto, ma
tutti possono salvarsi in grazia della fede. Per tutti quelli che credono si manifesta la giustizia di Dio ,
indipendentemente dall’osservanza della legge e dal compimento delle opere. Il giusto vivrà mediante
la fede.
Tesi
La salvezza viene da Dio
mediante la fede in Cristo.
hanno peccato
Sono giustificati grazie alla
redenzione gratuitamente per la
gloria realizzata da Cristo
sono privi della gloria di
Dio
Indipendentemente dalle opere
della legge
Tutti
sono giustificati per
fede
Conclusione
Circoncisi e non circoncisi
La giustizia non si conquista, ma si riceve come dono.
Testo 4:L’avvento del regno. Di Bultmann, teologo evangelico e storico, tra i maggiori studiosi
del Nuovo Testamento.
L’essenza del cristianesimo si rispecchia nella preghiera del Pater Noster dove si dice: <<venga il tuo
regno>>. Il regno è inteso come liberazione dal peccato, è la salvezza dell’uomo. Esso è opposto a tutti
i beni relativi del mondo: ricchezza, gioia umana, potenza. L’uomo è posto di fronte ad un aut-aut: chi si
ispira a questa salvezza deve sapere che opera in questo modo, una rottura tra sé e il mondo. Il regno
si realizza con la morte, ma si determina con il presente, cioè l’uomo, già nel presente, si deve
comportare in modo da poter raggiungere la salvezza.
Il regno di Dio
significa salvezza per l’uomo
che pone termine ad ogni realtà terrestre
ed esige dall’uomo la decisione
poiché la salvezza non è qualcosa che si può possedere con latri beni
l’uomo è posto di fronte ad un aut-aut.
La predicazione di Cristo è annuncio che il regno di Dio è alle porte
quindi il regno di satana deve terminare
è l’ora della decisione: vecchio e nuovo sono incompatibili tra loro
per amore del regno di dio vale la pena di rinunciare a tutto e sacrificare ad esso
ogni cosa
serve dunque fare penitenza
ogni altro interesse deve cessare davanti all’esclusività della pretesa di dio
molti vogliono il regno di dio, ma insieme ad altre cose
essere pronti a parole non ha alcun valore
tutto deriva dalla volontà.
L’influenza della civiltà greca sul
pensiero cristiano.
• Il messaggio di cui Cristo si fece portatore riuscì a penetrare nel
mondo circostante, incontrando così la civiltà greca;
• Secondo lo storico Gustav Droysen ci fu uno scambio interculturale
tra il mondo ellenico e il cristianesimo, soprattutto quest’ultimo ha
tratto la maggiore innovazione (ellenizzazione);
• L’esempio sta nel Nuovo Testamento che è scritto in greco e la
parola stessa cristiano è greca;
• Il medesimo successo fu tale perché i pagani erano in grado di
comprendere il greco.
(w. Jaeger)
Impero romano e coscienza
cristiana a fronte
• Molteplici sono le ragioni del disfacimento dell’Impero a fine 3
secolo (fiscalismo esagerato, corruzione, disordini delle invasioni,
etc.) ma queste si cercò di combatterle;
• Il cristianesimo invece era il pericolo più grande perché non era
possibile contrastarlo, essendo questo insito nella coscienza di ogni
persona,
• L’insolita intolleranza dell’Impero nei confronti dei cristiani viene
giustificata dal rifiuto da parte dei fedeli di accettare il costume civile
dei romani;
• Dunque le autorità decisero di iniziare una persecuzione, forse
perché si sentivano minacciati da una forza sovrumana. (G. Falco)
La prima persecuzione contro i
cristiani: Roma, 64 d.C.
• Per la prima volta i cristiani vennero perseguiti nel 64 d.C.;
• Essi venivano accusati di atrocità e ed azioni infamanti, poiché si
diceva avessero in odio l’umanità;
• Così Nerone non ebbe alcun problema ad accusare i cristiani per
l’incendio di Roma.
(C. Tacito)
Una presa di posizione ufficiale nei
confronti dei cristiani: la lettera di
Plinio
e
la
risposta
di
Traiano.
• Lettere di domanda e risposta tra Plinio e Traiano;
• Il giovane governatore chiede all’imperatore1 come si deve
comportare nei confronti dei cristiani;
• I cristiani debbono essere perseguitati solo per il fatto di appartenere
alla nuova religione solo se realmente colpevoli di reati specifici?
Dopo essersi convertiti potevano essere prosciolti?
• Essi non essere ricercati, ma solo se denunciati dovevano essere
giudicati;
• A differenza di come si comportò Nerone, l’imperatore consiglia di
agire con prudenza e moderazione.
(Plinio e Traiano)
INFAMI ACCUSE
CONTRO I CRISTIANI
Minucio Felice scrittore cristiano del III secolo, originario dell’Africa, autore
dell’Octavius, nel quale narra la disputa tra un cristiano Ottavio e un pagano
Cecilio.
In questo brano si nota come:
i cristiani per la sregolatezza della loro vita e per le crudeltà del volgo, furono
presto accusati dei più orribili misfatti. Cecilio porta fra le accuse:
1. sacrifici di giovani al momento dell’iniziazione dei nuovi adepti
2.
adorazione di una testa d’asino
3.
fare oggetto di culto un uomo punito con la croce per delitti di pena
capitale.
L’iniziazione dei nuovo adepti avveniva così: un giovane veniva impiastricato di
farina per ingannare chi non sospetta di niente ed è di fronte al nuovo
seguace,il quale tratto in inganno dallo strato di pasta uccide il giovane. In
seguito essi leccano avidamente il sangue e fanno a gara per accaparrarsi
le membra, così con tale vittima cementano il patto.
Non sappiamo com’è nata la diceria che i cristiani adorassero una tasta d’asino,
certo è che in un graffito di una casa romana vediamo un uomo crocifisso
con una testa d’asino. Il graffito è opera di un anonimo denigratore dei
cristiani, che si propone di deridere cristo e i suoi empi seguaci.
IL GRIDO DI SFIDA ALLO
STATO PERSECUTORE
Tertulliano fu il più grande apologista cristiano del
III secolo d.C. autore di un’opera “Apologeticum”
che fa la difesa del cristianesimo contro lo stato
oppressore e contro tutta la cultura pagana.
Nessuna persecuzione è mai riuscita a sradicare
una fede religiosa.
“Dio tollera che noi cristiani soffriamo questi
patimenti, pur tuttavia le crudeltà vostre non
servono a nulla diventiamo più numerosi quante
volte ci mietete; il sangue dei cristiani è
semenza”.
CHI SONO I CRISTIANI
Lettera a Diogneto di un retore cristiano del II o del III
secolo d.C., sconosciuto. Questa lettera fissa la
differenza tra cristiani e pagani.
I cristiani non si distinguono in nulla nei tratti esteriori dagli
altri uomini, né per il luogo dove abitano, né per la lingua
che parlano né per il modo di vestire o mangiare, ma
sono diversi da tutti gli altri perché vivono nel mondo
come pellegrini di passaggio “trascorrono la loro vita
terrena ma in realtà sono cittadini del cielo”.
Anche il tema della carità è presente in questa lettera “
sono maledetti e rispondono con benedizioni”. I cristiani
rappresentano nel mondo quello che è l’anima nel corpo.
L’EDITTO DI COSTANTINO
• Al termine dell’anno 312 ( secondo cronologia internazionale
313)l’imperatore Costantino d’accordo con il suo collega Licinio,
emanò il famoso editto di tolleranza che segna una svolta
memorabile nella storia del cristianesimo e dell’impero. In esso
richiamandosi a precedenti istruzioni impartite sulla libertà di culto,
si ordina ai governatori delle province di assicurare ai cristiani libertà
di religione e di restituire i beni a loro confiscati. Apparentemente lo
stato assumeva con ciò una posizione neutrale in materia religiosa
ma questa neutralità fu più che altro formale. In effetti il
cristianesimo iniziò ad essere privilegiato rispetto agli altri culti.
• L’intento di Costantino e Licinio era quello di farsene capi e di ridurlo
a instrumentum regni.
Le origini del Medioevo
D’Avino Antonietta 4d Liceo Scientifico “Novello”
Il problema delle origine del Medioevo
Le origini cristiane del
Medioevo(tesi di
Giorgio Falco)
Dal punto di vista
delle idee forza
Origini
germaniche del
Medioevo
Dal punto di vista
religioso culturale
Dal punto di vista
della storia delle
istituzioni
Origini cristiane del Medioevo
(Tesi di Giorgio Falco)
un’età non nasce da un
episodio che sembra
chiudere il periodo
precedente ma da un fatto
nuovo.
Per questo motivo il Medioevo
inizia dal momento in cui nella
realtà sociale entra una forza
vitale nuova : il Cristianesimo
Origini germaniche del
Medioevo
L’inizio del Medioevo è
posto all’epoca delle
grandi invasioni
(V. sec. D.C. )
Dal punto di vista
religioso-culturale
Questo segna il momento in
cui il nuovo popolo germanico
entra in profondo contatto con
il Cristianesimo e dà l’ avvio ad
una produzione letteraria in
lingua germanica
Dal punto di
vista delle
idee-forza
410 d.C. Sacco di
Roma
L’anno in cui cadde il mito di Roma ( l’imprendibilità
della città) che aveva animato la storia antica, finiva la
storia dell’impero romano e cominciava una storia
nuova
Attorno alla metà del IV sec. Un vescovo goto Ulfila
tradusse dal greco in lingua gotica il Nuovo
Testamento e forse l’Antico Testamento
Seguendo questa tesi il Medioevo
si chiuderebbe con un’altra grande
traduzione della Bibbia, quella di
Lutero nel 1521
Le origini del Medioevo dal punto di vista
della storia delle istituzione
Caduta dell’Impero Romano
d’Occidente 476 d.C.
Scuola germanistica
Scuola romanistica
L’impero romano , in sé
solida e robusta
costruzione cadde per un
motivo esterno: le
invasioni barbariche
L’impero cadeva da solo e
si dissolveva per l’azione
di cause interne
In questo generale clima di decadenza i
Germani si inserirono come elemento di
continuità e rinnovamento e fecero nascere
una nuova epoca: il Medioevo
Come si è sviluppata la concezione della morte nel
periodo tra il V e il XVI?
Che differenze caratterizzavano i vari luoghi di
sepoltura nelle zone Occidentali del pianeta?
Che rapporto univa l’uomo e il corpo dopo la
morte?
Presentazione di Medaglia Stefania classe 4°D
Liceo Scientifico G. Novello
I Romani
Nel 400 d.C. i Romani erano soliti seppellire i loro
morti fuori dalle città, lungo la via Appia, all’interno
di necropoli o terreni privati.
Ciò era dovuto:
• Alla paura del loro ritorno;
• Al terrore di essere contagiati;
• Per rispettare le leggi delle 12 tavole.
I Cristiani
Inizialmente la concezione cristiana relativa alla
morte era simile a quella dei romani al punto di
seppellire i morti assieme;
in seguito i corpi vennero deposti in necropoli
vicine, ma pur sempre separate;
in fine,per differenziarsi dai pagani, non diedero
più importanza al corpo senza vita.
In Africa
Inizialmente in Africa e solo successivamente a
Roma non si avrà timore dei morti ma si inizierà
una convivenza che durerà fino al XVIII sec.
Ciò avvenne perché si credeva che con la
sepoltura dei morti si rispettasse il dogma della
resurrezione ( esisteva la convinzione che nel
giorno del giudizio universale si sarebbe
resuscitati passando a miglior vita).
Nell’ intera Europa
Solo dopo, in tutta l’Europa, i morti iniziarono ad
essere seppelliti vicino alle tombe dei martiri per
assicurarne la protezione (del corpo mortale e
della sua anima)
I martiri solitamente venivano sepolti in necropoli
fuori dalle città e quindi fu qui che vennero
deposti tutti i corpi dei defunti
vicino alle necropoli vennero costruite delle
cappelle (solitamente a pianta rotonda o
poligonale);
queste vengono sostituite da basiliche a più
navate e precedute dall’atrium per accogliere
pellegrini in visita ai martiri (anche in questo caso
verranno circondate dalle tombe dei morti);
inoltre diverranno abazie di monaci e/o monache;
la cattedrale vescovile si differenzierà dalla
basilica cimiteriale in quanto la prima esisterà
fino all’inizio del Medioevo e sarà la sede
dell’amministrazione episcopale e del clero
mentre la seconda rappresenterà il santuario
cimiteriale sede delle tombe dei santi e dei
pellegrini.
Gli GNOSTICI
e
l’IMPERO ROMANO
Da ‘‘CROMWELL e AFRODITE’’
Di Giorgio Galli
GNOSTICISMO
corrente filosofica che si propone la
conoscenza razionale delle cose divine
Tra il I e il IV secolo dopo Cristo si assiste a un movimento di cultura
ribelle chiamato ‘gnostico’
La risposta a questo movimento è il Cristianesimo che dal punto di
vista istituzionale diede luogo alla nascita della CHIESA CATTOLICA
Caratteristiche del movimento di ribellione:
•Forte presenza dei valori e dei ricordi delle civiltà matristiche e della
ribellione dionisiaca
•Forte presenza femminile
•Rifiuto della subordinazione della donna
•Rifiuoto di una concezione di un ‘Dio Padre’ a favore di un’origine
bisessuale del creato
Concetto che sanciva la parità tra uomo e donna nella cerimonie e nelle
feste comuni
Le feste avevano tratti tipici di quelle che erano state definite ‘Orge
dionisiache’
Nonostante il tenace sforzo della chiesa cattolica di cancellare i
segni lasciati dal movimento , rimangono molteplici tacce dello
gnosticismo, confermate anche dai documenti scoperti nel 1945
a Nag Hammadi nell’alto Egitto, chiamati impropriamente Vangeli
gnostici.
Ma anche prima della scoperta dei testi attorno al movimento ribelle chiamato dalla
Chiesa cattolica Eresia gnostica si era formata una problematica che pur non
cogliendo l’aspetto fondamentale dello Gnosticismo ne metteva in discussione le
interpretazioni correnti di quasi dueimla anni
Le problematiche riguardano il rapporto tra lo gnosticismo e il Cristianesimo
prime e dopo la formazione della Chiesa cattolica.
1 possibile interpretazione:
Dopo il I secolo l’impero romano appare debolmente istituzionalizzato sotto il profilo
della legittimazione politica (il successore dell’imperatore era abitualmente
contestato)
Rifiuto della religione olimpica ufficiale la quale si era sviluppata nell’era grecoromana. Nel momento in cui l’impero si estende in Egitto e in Oriente la
contestazione si traduce nel culto di antiche divinità femminili come Iside e Cibele,
contrapposte a nuove civiltà maschili come Mitra (dio dei soldati e del sole) e
Serapide (una sorte di Giove degli Egizi).
Il dibattito assume la forma di comportamenti collettivi
Il Cristianesimo si afferma come religione salvifica (poiché colloca l’immortalità
nell’aldilà dopo la morte) nell’impero romano in profonda crisi culturale, dove gli
individui sono dominati dal timore della morte e dall’aspirazione dell’aldilà.
Le prime comunità cristiane si collocano quindi in questo quadro storico e si
distinguono per il loro comportamento alternativo proprio nei confronti dei
valori prevalenti nella società romana antica.
Secondo questa interpretazione il Cristianesimo delle origini e lo Gnosticismo
coincidono.
Infatti i Cristiani della martirologia tramandataci dalla Chiesa si limitano a
profassare la loro fede come seguaci di un Cristo che ha poco in comune con
quello della dogmatica
I maestri gnostici e i padri della chiesa sono intellettuali che tendono a dare un
contenuto colto e ‘istituzionale’ a comportamenti collettivi
Utilizzano nella contesa miti, leggende, rivelazioni dell’eredità culturale greca o
gudaica, il tutto intrecciato con la figura di Cristo.
Rifiutano il culto degli dei tradizionali e dell’imperatore divizzato e difendono la
loro legittimità.
Questa interpretazione spiegherebbe anche la questione delle persecuzioni: ai
primi cristiani vengono rivolte le stesse accuse che i Padri della Chiesa rivolgono
agli gnostici, le stesse riservate un millennio prima alle Menadi e un millennio
dopo alle streghe:
•Riunioni orgiastiche
•Licenza sessuale
•Sfrenatezza
•Riunioni a carattere antropofagico
Le persecuzioni di Nerone e Diocleziano erano quindi la
misura di repressione contro questo movimento a forte
presenza femminile e con una marcata carica libertaria
Violenza accompagnata dalla progressiva
istituzionalizzazione di una cultura fondata sull’immagine di
un dio maschile e di una chiesa capace di raccogliere
l’eredità dell’impero romano.
(secondo diverse interpretazioni infatti l’obbiettivo delle persecuzioni non era quello di
abolire il programma di una nuova religione poiché accettavano il culto di dei come
Cibele e Mitra ma quello di colpire il movimento degli gnostici o Cristiani che siano che
non si faceva istituzionalizzare)
2°possibile interpretazione:
Le comunità gnostiche erano centri di una cultura alternativa erotica e libertaria
facenti parte di quel grande movimento chiamato Cristianesimo.
Contro queste correnti alternative reagirono gli interpreti di un ‘cristianesimo’
maschile, autoritario e sessuofobo (espresso anche da alcuni testi gnostici).
Lo scontro era ancora in corso al momento della persecuzione di
Diocleziano, che ottenne i risultati ipotizzati:
La componente radicale del conflitto venne sconfitta
La componente che pur condannando i giudei ‘deicidi’ aveva ereditato il
tradizionalismo ebraico e subito l’influsso ellenistico prevalse.
Alleandosi con imperatori come cristiani ,da Costantino a Teodosio, diede
luogo all’istituzione autoritaria e patriarcale alla quale ‘‘ben si addice il titolo
di ‘Grande Chiesa di Roma’ per la quale quasi duemila anni dopo, nel 1977,
Papa Paolo VI ha dichiarato che una donna non può diventare prete perché
nostro Signore era un uomo!’’
Nicoletta Zanaletti
“Cromwell e Afrodite”
di Giorgio Galli,
edizioni kaos
In questo testo si è cercato di analizzare, a livello storico,
quale sia stata la risposta degli uomini nei primi secoli
all’interrogativo: chi è Gesù di Nazareth? E quindi approfondire
l’origine del Cristianesimo nel I° e II° secolo d.C. e delle sette
che da esso sono nate e dei rapporti intercorsi fra di loro,
cercando spunti da libri scritti da autorevoli storici.
Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno
Il primo quesito è relativo ai testi:
Quali sono e come si possono considerare le fonti da cui si attinge?
1. I “Vangeli” di Nag Hammadi – ovvero 13 codici papiracei;
2. “Atti” e le “Passioni” dei martiri; scritti anonimi le cui notizie si possono
considerare credibili.
Alfred Loisy (1857-1940) nel libro “Le origini del Cristianesimo”, pubblicato
nel 1933 afferma che: sia per le sette gnostiche che per la Grande Chiesa,
i documenti datati prima del 180 d.C. si considerano validi perché hanno
consentito la nascita del movimento Cristiano.
Paolo Siniscalco (storico) nell’opera “Il cammino di Cristo nell’impero
romano” dice che: “non c’è storia senza lo storico” il nodo importante è il
rapporto dei “Vangeli” con lo storico e non con la storia. Lo scrittore non
condivide l’opinione di alcuni critici i quali affermano che i documenti sopra
citati insegnano solo il comportamenti dei primi Cristiani.
Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno
Il secondo quesito è relativo a Gesù:
È esistito Gesù e come si può analizzare la sua figura?
Nei primi secoli i credenti in Cristo venivano considerati ribelli perché si
rifiutavano di esercitare tutte quelle pratiche pagane che sfociavano
nell’idolatria, fondamenta del sistema politico di quei tempi.
Alfred Loisy utilizza il termine “mito”, parlando di Gesù, proprio perché prima
del 180 d.C. sono disponibili solo testi poco attendibili. Lo scrittore riporta
alcune affermazioni di coloro che negano l’esistenza di Gesù (a partire da
Bruno Bauer);
Paolo Siniscalco ribadisce sul fatto che non è importante se Gesù sia
esistito o meno perché sarebbe stato comunque un uomo, ma come
valutare Gesù senza l’uso dei “Vangeli”.
F. Nietzsche identifica l’immagine di Cristo sovrapposta a quella di Dionisio,
affermando che due sono le analogie fra Cristianesimo e dionismo:
1. prima analogia identifica Cristo con Dionisio crocifisso il quale, persa la
ragione, si identifica con il salvatore dell’umanità;
2. la seconda si riscontra nella macrostoria di Evola “Rivolta contro il mondo
moderno”: il mito della nascita da vergine era insito nella cultura greca
(Gaia, dea citata dal poeta greco Esiodo, generò senza consorte).
Due sono gli aspetti su cui si basa la Chiesa: divinità esclusivamente
maschile e repressione sessuale; che si contrappone ad una ribellione
erotica con forti componenti femminili.
Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno
Il terzo quesito è relativo alla dottrina della Chiesa:
Qual’è la dottrina di Cristo?
Hegel (storico) nell’opera “Lezioni sulla filosofia della religione” afferma che:
la dottrina della Chiesa non è l’insegnamento di Cristo perché il suo contenuto
può essere solo universale e astratto; invece la Chiesa cita componenti
specifici e concreti. In opposizione al carattere del movimento alle origini che
non era caratterizzato da una “dottrina”.
Adolf von Harwack nell’opera “Storia dei dogmi”, considera (la contesa al
gnosticismo): la costruzione di una teologia tutta maschile con una
contrapposizione maschile alle sue componenti femminili.
Il quarto quesito è relativo al manicheismo (religione fondata da Mani):
In che modo nascono il bene e il male?
J. Kelly nell’opera “Il pensiero cristiano delle origini” sostiene che:
il male ha origine dall’unione dei demoni con le donne; il bene è rappresentato
dal Padre, perché creatore del cosmo e ingenerato (ovvero non ha principio a
differenza di tutto il resto).
Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno
Il quinto quesito è relativo al termine agennetos:
Che cosa si indente per agennetos ovvero ingenerato?
Il termine agennetos (ingenerato) sorgono dibattiti durante il concilio di
Nicea 325 d.C..
Fromm a proposito di Eschilio: tra “principio matriarcale” e “principio
patriarcale”: per affermare una religione senza dee si deve negare
l’esistenza del fondatore (Cristo) che è nato da donna e si identifica
nel Padre-Dio (creatore di se stesso).
Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno
Il sesto quesito è relativo alla Trinità:
Da cosa nasce la Trinità?
Il dogma della Trinità evoca la contrapposizione dello “spirito” (Santo) alla
“materia”;per il cristiano si identifica in Maria.
Qui avviene il collegamento con lo gnosticismo: il Dio che crea ha identica
natura e sostanza del Dio che ha bisogno di una donna per nascere come
Redentore.
George Prestige nell’opera “Dio nel pensiero dei padri” afferma che:
agli gnostici va il merito di essere i primi ad utilizzare il linguaggio
biologico in una discussione di fatti teologici.
Paolo Siniscalco sostiene che:
Prestige si contrappone ad Adolf von Harnack il quale principalmente
formula due accuse contro la Grande Chiesa:
il tradimento operato da essa contro la dottrina di Gesù;
il compromesso con le idee e le mentalità presenti nell’ambiente
circostante.
Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno
Il settimo quesito è relativo al Figlio di Dio:
Come si pone il Figlio di Dio?
John Courtney Murnay nell’opera “Il problema di Dio, ieri e
oggi” afferma che:
con il Concilio di Nicea si è passati da una concezione di
ciò che il Figlio è per noi a ciò che il Figlio è per se stesso;
ovvero si è passati da un modo descrittivo ad uno che pone
attenzione all’essere in quanto tale.
Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno
L’ottavo quesito è relativo alla Chiesa:
Quali rapporti esistono fra la Grande Chiesa di Roma e gli gnostici?
George Prestige conferma:
“l’autenticità” del Cristianesimo della Grande Chiesa di Roma.
Adolf von Harwack sostiene:
il Cristianesimo è stato influenzato dalla metafisica ellenistica e Marcione fu uno
dei fondatori del canone cattolico (ma ciò non può essere perché all’epoca, II°
secolo, si era già attuata la rottura fra lui e la Chiesa).
J. Kelly afferma che: lo gnosticismo non si può considerare un movimento perché
ciò suggerisce un’organizzazione.
Adolf von Harwack sostiene la tesi che:
lo gnosticismo sia o no un movimento è valido per quei gnostici “intellettuali” che
davano un’interpretazione cristiana ad un movimento più antico del
Cristianesimo.
Concludendo si possono effettuare, tre osservazioni sullo gnosticismo:
1. Harnack lo valuta come estrema ellenizzazione del Cristianesimo; e la Chiesa
di Roma, tradisce il sentire religioso del Cristianesimo primitivo;
2. Kelly lo propone e poi lo rifiuta come movimento, in quanto non possiede
un’organizzazione;
3. lo stesso argomento Delumeau lo contrapporrà alla “Religione delle streghe” di
Margaret; ma si usa il termine movimento perché non possiede: riti, liturgie e
gerarchie.
Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno
Il nono quesito è relativo agli gnostici:
Come si è combattuto il movimento gnostico e perché essi utilizzano un linguaggio
biologico?
Con il Sacro Romano Impero, si è combattuto il movimento attraverso tre atti:
1. repressione da parte dell’autorità imperiale;
2. costruendo un’ideologia patriarcale;
3. attraverso l’istituzione della Grande Chiesa di Roma.
Alfred Loisy afferma che:
i Padri fondatori del Cristianesimo creano “i canoni” (elenco di testi) già nella metà
del II° secolo per sconfiggere gli gnostici che volevano imporre una cultura
meno anti-femminista.
J. Kelly scrive che:
in base ai canoni vengono costruiti i dogmi, un intreccio fra il credo cristiano, ultrapatriarcale e la metafisica (astrattismo) greca.
In questo contesto scaturiscono le contestazioni del Cristianesimo verso von
Harnack e la sua scuola, maturate dagli anni Trenta agli anni Sessanta.
Tre sono i motivi principali dell’uso del loro linguaggio:
• perché identificava generazione e creazione;
• perché si fondono il Padre ed il Figlio con uno Spirito-Vita;
• perché in contrapposizione c’è madre-materia fonte di morte.
È qui che nasce la complessa dogmatica cristiana. L’impossibilità di conciliare i
termini biologici con la costruzione teologica crea controversie tra “ortodossi”
ed “eretici”.
Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno
Il decimo quesito è relativo alla natura di Cristo:
Qual è la natura di Cristo e il ruolo di Maria?
Nasce dal Concilio di Nicea e tocca tutti gli altri: Efeso (431), Calcedonia
(451) e Costantinopoli (553).
G. Prestige scrive:
la forma o la sostanza della divinità è indicata con il termine Spirito
(pneuma) “Taziano afferma che Dio è Spirito e non materia per cui è
indifferente dire generato o creato; infatti i termini greci agennetos (non
generato) e agenetos (increato) erano identici, e Dio era l’unico essere
al quale si potesse applicare entrambi i termini.
Teofilo di Antiochia, II° secolo, utilizza per la prima volta il termine Triade.
Attilio Agnoletto storico cattolico, nell’opera “Storia del Cristianesimo”,
afferma che: all’origine il Cristianesimo seguiva idee molto semplici,
perché improntato alla predicazione e all’azione, ma poi si passò ad un
discorso più ragionato e approfondito culturalmente da qui nasce la
teologia.
Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno
Per Eusebio, Atanasio e Agostino la teologia è la scienza del vero Dio.
(Cosa avvenne nel II° secolo).
Come conciliare il monoteismo (l’unico Dio) senza cadere nel
politeismo (con la Trinità)? Alcuni teologi come Ario pensarono di
subordinare il Figlio al Padre. Il problema investì sia il Vescovo
Alessandro e l’intero Sinodo, che tutto l’impero.
Le discussioni si spostarono poi sulla natura del Cristo (problema
cristologico) era divina o umana? Diverse sono le affermazioni:
1.
Nestorio (Vescovo di Costantinopoli nel 428) affermava che
Maria generò un uomo strumento della divinità;
2.
Cirillo (Vescovo di Alessandria) creò la formula: “da due nature
una”;
3. Eutiche (scomunicato nel 448) “prima dell’unione erano due nature
ma poi una sola: divina”.
Prevalse il monofisismo (tesi dell’unica natura-Vescovo Cirillo) e
vennero combattute le altre.
Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno
L’undicesimo quesito è relativo alla volontà di Cristo:
La volontà di Cristo è umana o divina?
Attilio Agnoletto storico cattolico nell’opera già citata afferma:
il problema della volontà di Cristo: umana o divina oppure una
sola: divina? Il concilio di Costantinopoli (681) definì che in Gesù
vi erano due volontà ma l’umana soggetta alla divina.
L’interpretazione erotico-libertaria degli gnostici fu vinta dai
cristiani in due tempi:
1.
creando un’istituzione: la Chiesa di Roma;
2.
dando all’ideologia una linea maschilista maggiore di quella
elleno-romana.
Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno
Il dodicesimo quesito è relativo alla Chiesa di Roma:
Come si è giunti ad una struttura così complessa come la Chiesa di
Roma?
Il messaggio di Gesù era semplice ma la Chiesa lo ha mutato,
trasformando Cristo in un Dio Redentore di natura umana e in quanto
tale nato da donna alla quale, “materia”, viene contrapposto lo Spirito
ovvero lo “Spirito Santo”.
Lo sviluppo ideologico va di pari passo allo sviluppo istituzionale, infatti
la Chiesa di Roma trasforma il Vescovo della stessa nel Capo della
Cristianità e fissa il canone dogmatico della Fede.
Filoramo nell’opera “L’attesa della fine” afferma che:
Marcione, per combattere la Chiesa di Roma capì che una nuova
chiesa poteva sostituirsi alla Chiesa di Roma dove anche le donne
potevano diventare sacerdoti. Ma questo movimento gnostico fu
distrutto dalle persecuzioni che furono attribuite alla Grande Chiesa di
Roma.
Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno
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Etienne Trocmé nella sua antologia “Il cristianesimo dalle origini a Nicea”
afferma che:
Tre sono le fasi che si distinguono in questo periodo:
1. dal 30 al 125 d.C. rapida espansione del movimento cristiano;
2. dal 125 al 250 d.C. trasformazione in Chiesa numerosa dove non erano
presenti molti intellettuali;
3. dopo il 250 d.C. periodo delle grandi eresie (gnosticismo, marcionismo,
montanismo) e il Cristianesimo diventa fattore politico.
Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno
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Il tredicesimo quesito è relativo a Sant’Agostino:
• Come nasce Sant’Agostino?
Kurt Flasch nell’opera “Agostino d’Ippona, introduzione all’opera filosofica”
possiamo leggere che:
Agostino nelle “Confessioni” è ossessionato dal peccato e dal sesso dalla
madre Monica. La sua prima setta fu quella dei manichei che poi
abbandonò, per abbracciare la Grande Chiesa, quando giunse a Milano,
con Ambrogio. Entrambi sono due padri della Chiesa definiti androcentristi
(andro=uomo).
Ambrogio afferma che: “colei che non crede viene definita donna ovvero
con un nome designato dal sesso, ma colei che crede progredisce verso
l’uomo perfetto e non possiede più il nome del sesso”.
Agostino esprime meglio questo concetto dicendo: “non si capisce come si
possa dire che la donna è stata creata per aiutare l’uomo se non per la
generazione.”
Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno
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Il quattordicesimo quesito è relativo al rapporto tra la Chiesa e il sesso:
• Qual è l’atteggiamento della Chiesa di fronte al sesso?
• Mary Daly nell’opera “la chiesa e il secondo sesso” afferma che:
• nelle antiche religioni pagane si venerava la Dea Madre, il giudaismo e il
Cristianesimo in opposizione glorificano la donna; la Madre riconosce la
propria inferiorità e si inginocchia davanti al Figlio.
• Le Goff nel saggio “Quando il piacere divenne peccato” afferma che:
• ▬
sessualmente parlando all’epoca greco-latina vi era una grande libertà
per arrivare poi ad una severa regolamentazione;
• ▬ il Cristianesimo è stato il principale artefice di ciò.
• Michel Foucault: tenendo presente che il Cristianesimo si colloca in un
contesto pieno di mutamenti sia economici che sociali, che ideologici; esso
stesso è sia causa che risultato dei suddetti cambiamenti.
• Paul Veyne: la Chiesa esercita un controllo sociale con il potere laico al suo
servizio.
• Aline Rousselle : analizzando i valori della verginità e del monachesimo nel
IV° secolo, fa notare che la moderazione dei desideri sia solo uno sviluppo
dei rapporti intersessuali quotidiani.
Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno
Le Goff: già i romani avevano limitato le pratiche sessuali ed i cristiani avevano
solamente aggiunto che la fine del mondo esigeva purezza.
Il primo fu Clemente d’Alessandria ma poi anche Agostino, avevano legato il
peccato originale con l’atto sessuale e dato che la carne trasmette il peccato
gli errori dei padri ricadono sui figli. È l’epoca della repressione del piacere e
della nascita di una barriera sociale fra lavoratori (contadini) e cavalieri.
La nuova etica sessuale si contrappone a due punti fondamentali dell’epoca:la
rievocazione di divinità femminili e la diffusione di comportamenti sessuali
liberi. Dove non riesce l’insegnamento si impone con la repressione.
La Chiesa del XII° secolo fa trionfare il suo modello di matrimonio, monogamico e
indissolubile ma fino ad allora era indulgente sia verso l’omosessualità (solo
quella maschile, sempre per una concezione androcentrica) che verso chi
commetteva peccati sessuali.
G. Duby nel saggio “L’inafferrabile volto dell’amore” afferma che: analizzando il
passaggio tra il XII e XIII secolo dove si celebra l’amor cortese si può notare
che in questi scritti non sempre sono decifrabili i volti dell’amata. Proprio
perché l’amor cortese si può definire una maschera per nascondere i veri
rapporti fra uomo e donna.
Da ricordare la I° bolla di Gregorio IX contro la stregoneria (Vox in Roma - 1233)
e la II° bolla di Giovanni XXII (Super illius specula - 1326).
Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno
CROMWELL E AFRODITE
LA GRANDE CHIESA DI ROMA 2
Tre fasi del cristianesimo:
• 30-125 → rapida espansione.
• 125-250 → da dimensione nascosta e ridotta, a
celebrazione nelle chiese, molti fedeli,
specialmente tra la plebe, gli intellettuali non
aderiscono.
• 250- 400 → periodo caratterizzato da grandi
eresie: marcionismo, mantenismo, gnosticismo.
Il cristianesimo si trasforma in un fattore politico
perché i leader del movimento si alleano con
l’impero romano in crisi.
Carrera Maryline, classe IV^D liceo Novello, Codogno
• Sant’ Agostino di Ippona → emblema dei
primi 4 secoli del cristianesimo.
• Figlio di un piccolo borghese di provincia,
passa per il manicheismo ed approda al
cristianesimo tramite la madre Monica,
rappresentativa del cristianesimo
sessuofobico (timore verso l’uomo
sacerdote) e istituzionalizzato (organizzato
tramite istituzioni).
• Agostino perde interesse per il
manicheismo, si avvicina ad Ambrogio.
Carrera Maryline, classe IV^D liceo Novello, Codogno
• Ambrogio →la donna che non crede è la
donna (minima considerazione).
→la donna che crede
progredisce verso l’uomo perfetto.
• Agostino non capisce l’utilità della donna,
al di fuori dell’opera della generazione.
• Monica muore nel 387, dopo aver
procreato Agostino e averlo indirizzato al
cristianesimo.
Carrera Maryline, classe IV^D liceo Novello, Codogno
• Agostino nel 391→ sacerdote, nel 396
→ vescovo di Ippona, Chiede intervento
contro i “ribelli”: il personale politico e
l’autorità imperiale sostiene la chiesa di
Roma contro gli intransigenti.
• Agostino chierico, la chiesa africana
divisa: i più seguaci di Donato: non
riconoscono la chiesa imperiale di
Costantino e negano la validità di preti che
durante la persecuzione hanno rinnegato
la loro fede.
Carrera Maryline, classe IV^D liceo Novello, Codogno
• Costantino stabilisce che i traditori
rappresentano la vera Chiesa. Le autorità
imperiali, quando vogliono mettere in pratica la
decisione di Costantino, urtano contro le
proteste radicate principalmente nell’ambiente
popolare che, dopo i terribili eccessi dell’esercito
da Cartagine fino all’estremo lembo della
Numidia, nel 393 Costantino → costretto a
dichiarare libertà di coscienza.
• Agostino →libertà di coscienza intollerabile. Nel
393 divenuto portavoce della reazione
ecclesiastica al Donatismo, elabora una
concezione di chiesa che riflette l’esperienza
dell’Arianesimo e Donatismo e lascia trasparire il
ruolo delle eresie.
Carrera Maryline, classe IV^D liceo Novello, Codogno
• Agostino → la vera fede si vive solo dove
regna una fede universale.
→ stato = istituzione con il
compito di intervenire contro gli eretici.
→ diventa uomo che fa affermare
la chiesa di Roma come chiesa che ha un
Dio maschile, che genera figlio divino
senza l’aiuto di dee.
• Religione patriarcale di Agostino
→ generata da una lenta evoluzione.
Carrera Maryline, classe IV^D liceo Novello, Codogno
• In origine, religione patriarcale
→ si venerava la Madre Terra.
• A seguito d’invasioni dei popoli a sud della
Russia, affermazione società patriarcale.
• Nel mondo ellenico
→ compresenza divinità femminili e
maschili.
• In questo periodo → religione patriarcale.
• Medioevo → svolta nella concezione
pratica della sessualità in occidente.
Carrera Maryline, classe IV^D liceo Novello, Codogno
• Di recente Veyne e Foucault → la svolta è
accaduta prima del cristianesimo e della sua
diffusione, durante l’alto impero romano (primo e
secondo secolo).
• Cristianesimo in epoca di profondi mutamenti
economici nei primi quattro secoli dell’era
cristiana, appare come causa ed effetto dei
mutamenti.
• Cristianesimo → ha indotto controllo sociale ed
ideologico, esercitato dalla chiesa,
con lo stato al suo servizio.
• Cristianesimo → società esemplare per il nuovo
modello sessuale.
• Cristiani → aggiungono un motivo in più per
essere casti: la fine del mondo esige purezza.
Carrera Maryline, classe IV^D liceo Novello, Codogno
• Agostino, tra 395 e 430, collega definitivamente
peccato originale con sessualità: la
concupiscenza trasmette il peccato originale.
Epoca della grande repressione e del piacere.
• Agostino: visto che la carne trasmette il peccato
originale, i figli pagano il peccato dei genitori.
• In parallelo: schiavitù → conseguenza del
peccato originale.
• Fino al dodicesimo secolo → chiesa aveva
manifestato grande indulgenza verso gli
omosessuali maschi.
• Chiesa del dodicesimo secolo → fa vincere il
suo modello: matrimoniale, monogamico e
indissolubile → fine indulgenza chiesa.
Carrera Maryline, classe IV^D liceo Novello, Codogno
• Nella situazione odierna, modi di amare e
rapporto tra maschi e femmine non sono più
quelli di un tempo → uno degli aspetti più
inquietanti del mutamento dei rapporti famigliari
che hanno investito la nostra civiltà → molto più
importante delle piccolezze che chiamano
rivoluzioni.
• Gli storici, con ricerche, dimostrano che,
sebbene ci siano tracce esplicite della società
del passato, gli aspetti che riguardano l’amore
sono ancora avvolti nell’oscurità.
• Nessuno può assicurarci che, sotto il volto della
donna amata, nel periodo cortese, non si
nascondesse un volto maschile.
Carrera Maryline, classe IV^D liceo Novello, Codogno
• A giudizio di Duby (1985) → il rapporto tra
uomo e donna nell’amore cortese è
nascosto o idealizzato poiché è un
travestimento dei veri rapporti esistenti tra
uomo e donna e per capirlo a fondo è
necessario guardare al passato.
Carrera Maryline, classe IV^D liceo Novello, Codogno
STRUTTURA E CARATTERISTICHE
DELLE “CONFESSIONI”
di Sant’Agostino
Agostino, negli anni successivi alla morte, diverrà ben presto un
<<classico>> della cultura della Chiesa e non solo; infatti la cultura
occidentale cristiana sarà profondamente segnata dal grande padre
africano e riconoscerà in lui uno dei suoi maestri maggiori. A lui faranno
riferimento, in primo luogo, i pensatori più rilevanti dell’Alto Medioevo (es
Anselmo d’Aosta, Abelardo, la Scuola di Chartres…); nel XVII secolo
sarà presente in grani filosofi come Cartesio e rappresenterà un punto di
riferimento di taluni movimenti religiosi, come il Giansenismo. Ai nostri
tempi si trovano forti risonanze agostiniane nello spiritualismo cristiano e
nell’essenzialismo a sfondo religioso. E in generale, nel Novecento,
Agostino ha goduto e gode tuttora di una rinnovata fortuna, poiché la
sua vita e la sua filosofia sembrano particolarmente rispondenti alla
tormentata sensibilità dell’uomo di oggi.
Per la traccia importante lasciata
da Agostino nella cultura e nel
pensiero occidentali e per la sua
vicinanza alle problematiche
dell’uomo di oggi ho deciso di
approfondire una tra le sue opere
maggiori “Le Confessioni”, forse il
suo scritto più innovativo e opera
chiave della sua personalità di
pensatore.
STRUTTURA E CARATTERISTICHE
DELLE “CONFESSIONI”
MOTIVAZIONI CHE LO SPINGONO A RICORDARE I PECCATI
COMMESSI (sia nelle Rectractatione e nelle Confessioni):
• Sollevare verso Dio la mente e lo spirito dei lettori;
• celebrare la grandezza di Dio;
• vuole provare che l’uomo vuole lodare Dio, anche se è
peccatore.
MENO CHIARE SONO LE CIROSTANZE DI TALE
OPERA
3 IPOTESI:
• la scrive per discolparsi da accuse;
• autorevoli esponenti del clero africano o
Paolino vescovo di Nola rechiesero un
racconto della sua conversione;
• diventato membro del Clero africano nel
391, si accorse che alcuni suoi membri
non erano uomini “spirituali” e quindi sentì
la necessità di sondare i meccanismi di
volizione.
IL TITOLO
“Confessioni”
Non nel senso più moderno del
termine di accusa dei peccati,
MA:
• confessio peccatorum (ammissione
dell’indegnità dell’uomo peccatore );
• fidei (intervento salvifico di Dio);
• laudis (lode a Dio).
Sono una sorta di itinerario della sua trasformazione,
della sua conversione.
L’uomo diventa antisociale per una perversione di volontà
infatti
la sua tragedia sta nell’essere spinto a fuggire all’ <<esterno>>, a
perdere contatto con sé stesso
è la caduta dell’anima è vista come un volgersi dell’anima al di fuori di sé,
come nella filosofia di Plotino
ma
Agostino ne dà un’interpretazione intensamente personale:
è la debolezza del’uomo che lo costringe a fuggire da sé stesso; una
caduta che si manifesta in n centinaio di episodi precisi della sua vita
passata
Si ha un cambiamento di prospettiva
diventa interiore
IL SOGGETTO E’ L’IO
ciò obbliga a un’introspezione dell’interiorità
E’ l’accoglienza in sé stessi che permette di scoprire, all’interno
di sé stessi, la realtà di Dio
L’andamento biografico e cronologico
della prima parte delle Confessioni
prepara la riflessione e la trattazione
finale sul TEMPO e la MEMORIA.
LA MEMORIA
L’interrogare porta nei campi della memoria
Il movimento dell’interiorià nel fondo dell’anima conduce là dove ha origine la
luce stessa della ragione, e questa NON E’ nell’uomo
infatti
qualsiasi giudizio dell’anima presuppone una norma eterna e immutabile grazie alla
quale l’anima può giudicare con verità e certezza
l’anima è intermediaria tra la norma alla quale partecipa e gli oggetti
La tematica della memoria è strettamente legata a quella del TEMPO
IL TEMPO
è
è necessario solo all’uomo in quanto:
Dio è un eterno
presente
è dimensione della
coscienza (distensio
animi)
anticipazione
rammemorazione
L’opera non può essere considerata come una biografia in senso moderno
poichè
applica al passato lo stesso metodo di esegesi allegorica che utilizza nello studio
delle Sante Scritture
ossia i datti concreti dell’esistenza diventano segni da decifrare, indizi di una realtà
meno immediata, più nascosta
I RAPPORTI TRA L’UOMO E I SUOI SIMILI VENGONO LETTI COME TRACCE
DELL’UNICO RAPPORTO FONDAMENTALE
quello tra Dio e l’uomo
Il genio di Agostani sta nella sua capacità di reductio ad
unum: trasforma la dispersione in ordiato progresso di
salvezza
2 PECCATI PER ECCELLENZA
CURIOSITAS
Dispersione delle energie
SUPERBIA come
ANTICONFESSIO
rifiuto dell’intervento
salvifico di Dio
Questa biografia ha un cursus che parte
dall’informe e arriva alla beatitudine
Ciò risolve il problema dell’unità strutturale
il contenuto dottrinale degli ultimi tre libri non può non essere
concepito come compimento dell’itinerario esistenziale
tracciato in precedenza
sono appunto gli ultimi tre libri a farci capire la biografia
La “storia del cuore” sembrerebbe lontana dall’opera De doctrina christiana
ma
per capire la connessione dobbiamo prendere in considerazione gli
ASSIOMI che hanno guidato la stesura di entrambi i testi
ossia
1. la via alla salvezza è stata indicata da Dio nella Bibbia
2. i significati più profondi contenuti nelle Scritture sono stati velati
3. accettazione e utilizzo del concetto di sacro furto
BIBBIA
AUCTORITAS, unica forma di sapientia
perciò
Stile delle Confessioni proprio del mondo biblico
Conclusioni
CONFESSIONI
paradigma
esistenziale
autobiografia
storia del cuore
esemplificazione di
un progetto culturale
Valentina Bellini
STORIA DEL
MEDITERRANEO
Fernand Braudel
Mancini Simone classe 4D
Nel mediterraneo coesistono principalmente tre civiltà:
controoccidente
OCCIDENTE
(cristianità e romanità:
Europa centrale
e occidentale)
ISLAM
(dal marocco fino all’Insulindia)
in contrapposizione con
l’occidente e la cristianità
ROMA
Centro del vecchio universo latino
LA MECCA
centro dell’universo islamico
Nemici complementari.
(ciò che fa uno fa l’altro)
UNIVERSO
GRECO-ORTODOSSO
(penisola Balcanica,
Bulgaria,Romania)
occupa posizione
di mediazione
ideologicamente
e geograficamente
COSTANTINOPOLI
(2° Roma ) e
MOSCA
(3°Roma)
Fra questi due universi sembrano esserci più analogie che
differenze:
CROCIATE
ROMA
DIO
GESU’
BIBBIA
DJHAD
 LA MECCA
ALLAH
MAOMETTO
CORANO
TESI:Queste tre civiltà trionfano sulla durata e attraversano il tempo.
Questa immobilità fa si che le civiltà affondino le radici in un passato
ancora più antico,e la lunga durata entra necessariamente a far parte
della loro natura: infatti la romanità
non inizia con Cristo;l’Islam non inizia nel VII secolo con Maometto;il
mondo ortodosso non ha principio con la fondazione di Costantinopoli
nel 330.
Una civiltà ,è una continuità che quando muta assorbe valori antichi che
sopravvivono attraverso lei e continuano a costruirne la sostanza. Le
civiltà non sono mortali ma risorgono dalle proprie ceneri.
Per fare qualche esempio la civiltà Greca nasce e comincia a delinearsi
verso VIII secolo a.C., dopo stermini e invasioni che avevano riportato lo
stato Greco al grado zero della storia. Ora tale civiltà esiste ancora oggi
arrivando a una durata di 3 millenni….
Quel che abbiamo detto si può ripetere per Roma e per la Mecca. Per
Roma,è la nascita di Cristo;per l’Islam è invece la fuga di Maometto
dalla Mecca a Medina,il 16 Luglio 622.
L’Occidente non fa che continuare il mondo latino e l’Islam trae molto
probabilmente le sue origini dall’Arabia desertica che ha alle spalle un lungo
passato(l’islam si dichiara erede del Vicino Oriente,di una lunga
serie di culture ,economie e scienze antiche. Il suo cuore va dalla Mecca al
Cairo, a Damasco e a Baghad.
Si dice che l’Islam è il deserto e si dice anche che l’Islam è il vicino Oriente, il
che gli conferisce un’incredibile quantità di eredità e quindi di secoli).
Un’altra prova a testimonianza che gli odierni popoli europei siano”il
continuo”degli antichi popoli delle antiche popolazioni dell’Europa è il fatto
che quando la cristianità si spezza in due nel XVI secolo, la separazione
avvenga lungo l’asse del Reno e del Danubio inoltre la conquista folgorante
dell’Islam
sia stata accettata dal vicino oriente e dalle zone dominate a suo tempo da
Cartagine. .La civiltà islamica non rappresenta solo un rapporto ma una
continuità.
La seconda caratteristica di queste tre civiltà è l’attaccamento al proprio
spazio geografico. Infatti gli antichi imperi(romano, cartaginese e
greco)hanno conservato in linea di massima i loro confini conquistati secoli e
secoli fa .
EVENTI CHE HANNO CONTRIBUITO A GARANTIRE
L’IMPORTANZA DEL MEDITERRANEO:
•SCOPERTA DELL’AMERICA
•SPEDIZIONI TRANSOCEANICHE
•COMMERCIO MARITTIMO A LIVELLO GLOBALE
•TRATTA DEGLI SCHIAVI
Filosofia Ebraica
Bignami Marco
4a “D”
Filosofia Ebraica Arcaica
•
•
•
•
•
•
•
Movimento filosofico fortemente influenzato da Platone, da
Aristotele e dalla filosofia islamica, poi dominato da Aristotele.
Tra i maggiori filosofi citiamo:
Filone d’Alessandria, vissuto in età ellenistica con il proposito di
difendere i principi religiosi mediante supporto della verità;
Avicebrone, influenzato da Platone con il quale ha in comune l’idea
di un tramite tra Dio e il mondo e tra la specie e l’individuo;
Saadia Gaon, vissuto nel ‘900, esprime la razionalità della fede
ebraica;
Paquda, dopo l’anno 1000 fu l’autore del primo sistema di norme
etiche ebraico “GUIDA AI DOVERI DEL CUORE”;
Halevi, fu l’autore di un’ opera polemica nei confronti degli altri
filosofi e sosteneva che l’illuminazione e la visione emotiva fossero
le più importanti.
Ascesa del pensiero Aristotelico
•
•
•
•
I maggiori filosofi ebrei di corrente aristotelica furono Daud e
Maimonide, quest’ultimo affermava che Dio non potesse essere
pensato con aggettivi positivi, altrimenti la sua unità sarebbe stata
pregiudicata, inoltre l’uomo secondo il pensatore, non può sapere
nulla riguardo alla natura di Dio.
Maimonide fu inoltre autore dei 13 principi delle fede, in cui tutti gli
ebrei dovevano credere.
I primi 5 principi parlavano della conoscenza del Creatore, i secondi 4
riguardavano la divina profezia della Torah (il Pentateuco, cioè i
cinque libri della rivelazione di Dio), infine gli ultimi 4 esprimevano la
ricompensa, la punizione e la redenzione.
Conclusione: senza l’attività di questi filosofi difficilmente la cultura
occidentale avrebbe preso la direzione attuale.
Filosofia Islamica
Bignami Marco 4a “D”
Contesto Storico Culturale
•
La civiltà islamica apre una nuova pagina della storia dell'
umanità.
•
ISLAM =
feudale;
•
è unità sia religiosa che linguistica la quale comprende civiltà e
culture diverse;
Vastissimo spazio commerciale e culturale;
La cultura islamica è caratterizzata da movimenti poetici ed
architettonici, inoltre sono presenti scuole mediche dove vengono
trasmesse le discipline scientifiche;
•
•
civiltà ricca ed evoluta nei confronti dell' occidente
Contesto religioso
•
Come la religione ebraica e cristiana quella islamica
possiede un libro sacro che è il Corano
CORANO
•
Rivelazione divina
•
•
•
•
•
1) Unico Dio (Allah)
2) Preghiera rituale 5 volte al giorno
3) Digiuno nel mese del Ramadam
4) Pagamento per mantenere gli indigenti
5) Pellegrinaggio alla Mecca
rispetto di 5 regole
codice da rispettare
Filosofia
•
Islam= vera religione e abbandono a Dio; i pensatori dell' Islam
riprendono i concetti dei filosofi ellenistici rielaborandoli in forma
originale. Il pensiero islamico è strettamente legato all'
interpretazione del Corano, infatti va studiato nei suoi valori
autonomi non solo in funzione del dibattito teorico occidentale;
•
Apertura di un dibattito teologico: alcuni ritenevano possibile
applicare la logica razionale dell' uomo a Dio, altri ritenevano che
invece fosse necessario riconoscere i ristretti limiti della ragione. La
disputa ha provocato conseguenze anche sul confronto occidentale
tra Ragione e Fede.
•
Interpretazione dell' intelletto agente : assume una grande
importanza, Aristotele aveva distinto un intelletto in potenza
(possibilità di pensare) da uno in atto (cogliere l' essenza delle
cose), il primo soggetto a distruzione, il secondo puro e immortale;
per i primi filosofi islamici l'intelletto assume una connotazione
trascendente, cioè fonte divina di conoscenza: il filosofo Al-Kindi
sosteneva che il conoscere fosse opera di un intelletto agente di
NATURA DIVINA e SEPARATO dall' INTELLETTO UMANO.
I Più Importanti Pensatori
•
•
•
studioso di cultura •
enciclopedica; il suo pensiero è
fortemente
influenzato
dal
platonismo.
Dio è un essere
necessario, esiste una distinzione tra •
essere necessario e possibile; solo in
Dio
l'
ESSENZA
implica
necessariamente l'esistenza mentre
gli altri esseri sono possibili e
contingenti. Il mondo è caratterizzato
da cause ed effetti; fra Dio e il mondo
c'è rapporto di continuità poiché Dio
emana la gerarchia di tutti gli esseri
(neoplatonisno).
Intelligenze e sfere celesti:Metafisica
Neoplatonica si fonde con l’intelletto
agente aristotelico.
Dio è e pensa a sè stesso, così crea •
l’intelligenza prima (causa efficiente
del mondo) che a sua volta mediante
contemplazione del suo creatore crea
l’intelligenza seconda; quest’ultima
crea altre otto intelligenze delle quali
l’ultima è l’intelletto agente che
governa il cielo e la luna.
Avicenna:
Averroè:
identifica Aristotele con
la verità stessa; la verità è unica ma
esistono due diversi approcci: quello
dei filosofi e quello dei “semplici”.
Dall' aristotelismo Averroè riprende il
concetto di eternità del mondo: esso
deriva dall' esistenza di una causa
prima che rende eterno il movimento
e l'universo stesso. Egli respinge la
tesi neoplatonica di Avicenna (la
prima intelligenza è causa efficiente
del mondo) poiché secondo lui l'unità
del mondo è data da Dio come causa
finale (motore immobile aristotelico),
l'
essere
possibile
è
inoltre
dipendente dal necessario poiché
tende alla sua causa finale.
Mortalità dell' anima e immortalità del
sapere:
egli
concepisce
la
conoscenza come passaggio dalla
potenza all' atto, tuttavia non è
possibile senza l'intelletto agente che
trasforma i concetti in potenza e atto.
L'immortalità del
sapere è
il
patrimonio accumulato dalla specie
umana tramandato da individuo ad
inividuo.
MADRE NERA E LA TRATTA
DEGLI SCHIAVI
di
Basil Davidson
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Sono passati quasi cinquanta anni da
quando Europa e Africa cominciarono
a conoscersi e a stringere i primi
rapporti commerciali. Dopo questa
conoscenza reciproca passarono
quattro anni in cui africani e europei si
alternarono amicizie e ostilità.
Cominciò la conquista. Rinascono solo
ora quei rapporti di uguaglianza e di
rispetto della propria dignità, che vi
erano stati soltanto all’inizio di questo
legame. Molti territori dell’America
furono conquistati, mentre l’Africa
restò inviolata fino al XIX sec.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Sorgono
subito delle domande, perché
l’Africa non crebbe in potenza e in
ricchezza, quanto l’Europa?
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Questo libro tenta di spiegare la natura
dei legami tra Europa e Africa nel
periodo precolombiano e le particolari
ripercussioni che ebbero sull’Africa.
Perciò vengono scelte dallo scrittore
diverse regioni dell’Africa e le studia
tenendo conto dell’epoca e delle
circostanze.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Questo significa esaminare il
commercio degli schiavi,
l’esportazione di manodopera verso
le Americhe e le Indie.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Fu proprio lo schiavismo che fece
naufragare rapidamente i rapporti di
alleanza e di amicizia che potrò
profondi e decisivi effetti per molte
comunità africane.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
In questo libro l’autore presenta
un’inchiesta su alcuni aspetti
caratteristici della storia africana in
cui lo schiavismo ebbe importanza
capitale.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
INIZIA AD INQUADRARE
L’AMBIENTE.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Nell’Americhe c’era miseria, una miseria
sconfinata per quanto riguarda le
condizioni degli schiavi. Era così frequente
la morte nelle Americhe che l’intera
popolazione degli schiavi doveva essere
sempre rinnovata.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
WALSH
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Nel 1829, un inglese, Walsh, descrisse
quello che aveva visto su di una nave
negriera diretta in Brasile. Il carico era
composto da cinquecentocinque
individui, alcuni erano già stati buttati in
mare, erano rinchiusi in uno spazio
limitato tanto da non riuscire neanche a
sdraiarsi alla sera per dormire. Erano tutti
marchiati come pecore, col marchio di
diversa forma per ciascun padrone.
Questa nave era una delle migliori che
Walsh avesse visto. Sulle altre navi gli
schiavi durante l’attraversata
dell’Atlantico, erano incatenati al collo e
alle gambe.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Questa era la degradazione
fisica legata al commercio.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
C’era anche una degradazione
morale degli schiavi e degli schiavisti:
riducendo gli africano in schiavitù, gli
europei offendevano anche la propria
natura umana.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Arrivarono a credere che gli schiavi
africani non meritassero nulla di
meglio di quel che ricevevano. La
mentalità dell’epoca non attribuiva a
loro alcun lavoro. Le vaste regioni del
Nuovo Mondo, scoperte nel
diciannovesimo secolo dagli schiavi
africani furono dimenticate e ignorate.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Luis Pinto
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Luis Pinto un oscuro archivista
americano raccogliendo informazioni
sui primi coloni della costa brasiliana
emigravano nell’interno per
conquistare e colonizzare il sertao (la
terra senza legge).
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Questi pionieri della costa si spinsero
nell’interno in piccole campagne,
chiamate BANDEIRAS, che divennero
subito famose nei porti e nelle
piantagioni per il loro coraggio e la loro
resistenza. Furono loro a scoprire la
ricchezza mineraria di quei territori. Tra
questi BANDEIRANTES c’erano anche
molti schiavi che fuggivano dalle
piantagioni.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Il loro scopo, era quello di costruirsi
una nuova esistenza dove non
potevano essere raggiunti dalle leggi
coloniali e era quello di cercare l’oro,
l’argento e le pietre preziose.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
In questi territori interni, racconta
Pinto, gli schiavi negri utilizzavano le
capacità e le tecniche che avevano
portato dalla loro patria, usarono le
loro antiche abilità per estrarre
metalli, fondere e forgiare attrezzi.
Per quanto strano possa sembrare
erano gli africani che indicavano
spesso la via da seguire.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Roberto
Simones
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Roberto Simones fece un calcolo di
quanti negri erano impegnati nelle
miniere brasiliane durante il
diciottesimo secolo, né calcolò circa
seicentomila.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
I negri erano dunque l’ “elemento
tecnologico” della prima società
brasiliana. Oltre a fornire la
manodopera per i campi, i negri
provvidero anche alle arti e ai
mestieri e misero le basi dell’industria
brasiliana.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Mescolarono la loro cultura alle
culture europee e a quelle degli
aborigeni del Sud America, perché
insieme alla forza e all’esperienza
avevano portato con sé i loro canti, le
loro superstizioni e i loro dei.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
QUANDO NON
C’ERA ANCORA IL
COMMERCIO
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Quello che pensavano gli europei
dell’Africa cambiava a seconda
dell’epoca e del luogo.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Gli europei accusarono di inferiorità
gli africani ma questa accusa era solo
un mito. Essere trattato come un
inferiore equivale spesso a diventare
un inferiore, e proprio perché i giudizi
degli europei furono applicati con
tenta insistenza e così ripetutamente,
che per scrivere la storia africana di
questo periodo implica un analisi sia
delle mentalità europea sia dalle
condizioni africane.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Nei lontani giorni della scoperta gli
europei pensavano di aver trovato in
Africa dei soci, degli alleati, dei loro
pari. Quattrocento anni dopo, altre
persone in Europa erano convinti che
gli africani non avessero mai
conosciuto dei mezzi per costruire
stati potenti, delle organizzazioni
politiche e dei governi in grado di
funzionare.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Gli africani non erano in grado di
evolversi. Gli stati africani avevano
raggiunto una fase di relativa stabilità.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Mentre gli stati europei erano tutt’altro
che stabili; stavano entrando in
un’epoca di rapidi e tumultuosi
sviluppi e cambiamenti.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Fu in questo periodo che ebbero inizio i
rapporti tra Europa e Africa.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
GLI ANTICHI STATI
AFRICANI
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Gli antichi stati africani non subirono
quasi nessuna invasione proveniente
dall’esterno del continente:
resistettero alla conquista e restarono
inviolati.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
PORTOGHESI
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Già nel quindicesimo secolo i
portoghesi avevano vaghe notizie
dell’esistenza di governi e di regni dei
quali sarebbe stato desiderabile
ottenere l’alleanza. Nel 1481, i
portoghesi, conquistarono il loro
primo forte sulla costa d’Oro, in un
luogo che chiamavano “la miniera”,
credendo di poter da qui raggiungere
le fonti dell’oro africano.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Ma né il Portogallo, né l’Olanda, né alcuna
altra potenza europea riuscì a assicurarsi
l’accesso alla “Terra dell’oro” finchè nel
diciannovesimo secolo, gli inglesi riuscirono
con le armi ad aprire un varco. Divenne
comune in Europa l’idea che la potenza
europea dominasse sull’interno dell’Africa. A
quell’epoca in Europa gli uomini erano abituati
a considerare gli africani solo come uomini in
catene e trasferivano questo giudizio sull’Africa
e sugli stati da dove provenivano gli schiavi.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
La cadenza dell’inferiorità
dell’Africa era già in pieno
sviluppo.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
DIFFERENZE
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Molte sono le differenze di contenuto
sociale di questi sistemi feudali,
stiamo parlando di africa e Europa.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Questi sistemi potevano sembrare
spesso uguali eppure l’ambiente nei
quali si erano formati era
completamente diverso. All’epoca
delle grandi scoperte geografiche
l’Africa aveva raggiunto un equilibrio
sociale e creato una società
equilibrata.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
All’epoca delle grandi scoperte
geografiche l’Africa aveva raggiunto
un equilibrio sociale e creato una
società equilibrata.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
L’Europa era invece tutt’altro che
stabile. Il vecchio sistema sociale
dell’Europa aveva funzionato sulla
base di una schiavitù assoluta in cui
gli uomini e le donne che erano
schiavi non avevano goduto di alcun
diritto o posseduto alcuna proprietà.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Quali erano motivi di questo
contrasto con l’europa?
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Per cominciare nell’Africa Nera
mancava ogni influsso diretto e
regolare delle grandi civiltà
mediterranee del Medio Oriente.
L’Africa continentale fu lasciata sola a
elaborare il proprio destino. Certe
comunità africane conservarono il
loro antico trialismo fino a epoche
molto recenti.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Altre società africane si imbarcarono
invece in una serie di cambiamenti
sociali ed economici che le portarono
a formare un’unità feudale,
elaborarono culture nuove.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Quando gli europei incominciarono a
intraprendere le loro missioni politiche
e commerciali in Africa, sembrò che il
loro arrivo potesse fornire
quell’elemento di “rottura e
cambiamento” grazie al quale la
società africana sarebbe entrata in
una nuova forma mercantile e
capitalista.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
Ci furono molti passaggi di potere e
molte innovazioni; ma la società
africana non riuscì a subire nessun
radicale cambiamento nell’equilibrio
di potere tra Africa e Europa.
Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello.
PRESENTAZIONE
di
Schiavi Federica
VARIE OPINIONI RIGUARDANTI IL FENOMENO
( “Cromwell e Afrodite” di G. Galli)
A cura di Podini Stefano &
Sambrini Filippo
• Michelet vedeva la strega come una strega bianca con poteri
curativi (svolgeva nel villaggio un ruolo compensatrice); le
sue opere rappresentano un omaggio al genio femminile.
• La figura della strega era causata dal peso dell’autorità.
• L’assenza del potere incoraggia le riunioni sabbatiche (esiste
anche prima come festa Pagana e festa dei servi).
• Dopo la caduta del potere la festa pagana diventa la Messa
Nera.
• Questo sconvolgimento ha per segno il trionfo e
l’accentramento della donna.
• Medicina come tipico della strega: la donna possiede il
sapere del corpo e della Natura.
• Le streghe facevano parte di una religione gioiosa (difficile da capi
agli inquisitori )
• La strega confonde sogni come veri (ma anche gli esponenti delle altre
religioni vedono Dio in sogno) : alla fine le streghe non sono molto
diverse dai martiri cristiani.
• La strega era colei che stringeva un patto col diavolo (anche se usava
magia bianca andava uccisa); (se aveva appreso la scienza dal diavolo
doveva morire)
• Le tesi di Margaret furono rifiutate in quanto dava troppa importanza al
culto: esso invece si basava sulla “festa” (prevaleva sul rituale);
• Murray , inoltre, sostiene come molti, che lo stereotipo della strega sia
nato successivamente alle tensioni sociali; sostiene inoltre che i culti
siano derivati dai vecchi culti greci e romani (dio cornuto) teoria rifiutata
da altri intellettuali.
• Il fenomeno delle streghe, comunque era esistente e dell’esistenza erano
convinti i promotori dell’inquisizione e i promotori della rivoluzione
scientifica, i quali avvallarono la repressione di massa.
• Perché si stava diffondendo una religione con “magia” delle streghe,
l’ermetismo rinascimentale e le feste dei culti precristiani.
• Alcuni inquisitori erano anche intellettuali delle classi dominanti,
persuasi di essere coinvolti in una repressione di una cultura ribelle.
• (Successivamente le responsabilità delle stragi furono riversate sugli
“esecutori materiali”)
• Dopo aver combattuto e vinto le streghe gli esponenti della rivoluzione
scientifica “presero spunto” dal mondo delle streghe:
• La magia naturale diventa la scienza naturale;
• Tra l’altro, anche se tutt’altro che marginale, il fenomeno della caccia
alle streghe è minimizzato e non si sa ancora il preciso numero di vittime.
• Tuttavia i giudici smisero di bruciare streghe solo dopo averle sconfitte.
•
•
•
•
•
•
•
Caccia alle streghe = cinque semplici motivi:
- Legge del 1563;
- Espressione di tensioni ed emozioni;
- Incidenza quantitativa della sofferenza in una società;
- Idee diffuse nel periodo;
- Cambiamenti sociali nel periodo;
Il tardo ‘600 vide il declino della caccia alle streghe; principalmente a causa del mutato
atteggiamento delle classi colte (giudici ecc.);
Nel Medioevo l’unico rimedio contro le streghe erano gli esorcismi e la protezione della
Chiesa;
La riforma turbò tutto: l’unico antidoto è la fede quindi caccia alle streghe (La Riforma e la
caccia alle streghe si verificarono contemporaneamente);
NOTA : i giustiziati non erano solo donne ma anche uomini: tuttavia sembra che la
stregoneria maschile sia accettata: al contrario delle donne ritenute più deboli e più
soggette ai patti col demonio;
le donne erano ritenute inoltre più malvagie (se contraddette) e più vendicative degli uomini
quindi formavano patti col diavolo;
Le donne nei piccoli villaggi avevano una posizione di rilievo, in contatto con quasi tutti gli
esponenti del villaggio. Quando questo tipo di società si smembrò le donne perdono
“valore”.
VARIE OPINIONI RIGUARDANTI IL FENOMENO
( “Cromwell e Afrodite” di G. Galli)
A cura di Podini Stefano &
Sambrini Filippo
• Michelet vedeva la strega come una strega bianca con poteri
curativi (svolgeva nel villaggio un ruolo compensatrice); le
sue opere rappresentano un omaggio al genio femminile.
• La figura della strega era causata dal peso dell’autorità.
• L’assenza del potere incoraggia le riunioni sabbatiche (esiste
anche prima come festa Pagana e festa dei servi).
• Dopo la caduta del potere la festa pagana diventa la Messa
Nera.
• Questo sconvolgimento ha per segno il trionfo e
l’accentramento della donna.
• Medicina come tipico della strega: la donna possiede il
sapere del corpo e della Natura.
• Le streghe facevano parte di una religione gioiosa (difficile da capi
agli inquisitori )
• La strega confonde sogni come veri (ma anche gli esponenti delle altre
religioni vedono Dio in sogno) : alla fine le streghe non sono molto
diverse dai martiri cristiani.
• La strega era colei che stringeva un patto col diavolo (anche se usava
magia bianca andava uccisa); (se aveva appreso la scienza dal diavolo
doveva morire)
• Le tesi di Margaret furono rifiutate in quanto dava troppa importanza al
culto: esso invece si basava sulla “festa” (prevaleva sul rituale);
• Murray , inoltre, sostiene come molti, che lo stereotipo della strega sia
nato successivamente alle tensioni sociali; sostiene inoltre che i culti
siano derivati dai vecchi culti greci e romani (dio cornuto) teoria rifiutata
da altri intellettuali.
• Il fenomeno delle streghe, comunque era esistente e dell’esistenza erano
convinti i promotori dell’inquisizione e i promotori della rivoluzione
scientifica, i quali avvallarono la repressione di massa.
• Inoltre si stava diffondendo una religione con “magia” delle streghe,
l’ermetismo rinascimentale e le feste dei culti precristiani.
• Alcuni inquisitori erano anche intellettuali delle classi dominanti,
persuasi di essere coinvolti in una repressione di una cultura ribelle.
• (Successivamente le responsabilità delle stragi furono riversate sugli
“esecutori materiali”)
• Dopo aver combattuto e vinto le streghe gli esponenti della rivoluzione
scientifica “presero spunto” dal mondo delle streghe:
• La magia naturale diventa la scienza naturale;
• Tra l’altro, anche se tutt’altro che marginale, il fenomeno della caccia
alle streghe è minimizzato e non si sa ancora il preciso numero di vittime.
• Tuttavia i giudici smisero di bruciare streghe solo dopo averle sconfitte.
•
•
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•
Caccia alle streghe = cinque semplici motivi:
- Legge del 1563;
- Espressione di tensioni ed emozioni;
- Incidenza quantitativa della sofferenza in una società;
- Idee diffuse nel periodo;
- Cambiamenti sociali nel periodo;
Il tardo ‘600 vide il declino della caccia alle streghe; principalmente a causa del mutato
atteggiamento delle classi colte (giudici ecc.);
Nel Medioevo l’unico rimedio contro le streghe erano gli esorcismi e la protezione della
Chiesa;
La riforma turbò tutto: l’unico antidoto è la fede quindi caccia alle streghe (La Riforma e la
caccia alle streghe si verificarono contemporaneamente);
NOTA : i giustiziati non erano solo donne ma anche uomini: tuttavia sembra che la
stregoneria maschile sia accettata: al contrario delle donne ritenute più deboli e più
soggette ai patti col demonio;
le donne erano ritenute inoltre più malvagie (se contraddette) e più vendicative degli uomini
quindi formavano patti col diavolo;
Le donne nei piccoli villaggi avevano una posizione di rilievo, in contatto con quasi tutti gli
esponenti del villaggio. Quando questo tipo di società si smembrò le donne perdono
“valore”.
Rappresentanza e
Rappresentazione
•
•
•
•
•
•
•
•
In Russia non si sviluppò una cultura democratico - rappresentativa, che provocò la
mancata ribellione delle streghe
Rapporto istituzioni democratiche e rappresentazione teatrale: Il teatro mette in
scena i conflitti della politica, evidenziando con i drammi la politica inglese
I Tudor in Inghilterra mettono in atto la persecuzione delle streghe, rappresentate in
teatro come creature abominevoli, infide, malefiche
Il teatro shakespeariano è la rappresentazione del conflitto esasperato, che evidenzia
la catarsi provocata dal trauma provocato dalla repressione della ribellione delle
streghe. Es: Enrico IV, La tempesta, Macbeth
La rappresentazione di Marlowe, che era tra l’altro sospettato di occultismo e
assassinato in una taverna, mette in atto la tematica magica, mostrando il suo
aspetto “reazionario” dal punto di vista del sostegno allo sterminio delle streghe
Tesi – Frances Yates: L’occultismo portò allo sviluppo dell’illuminismo, fino alla
distruzione del fondamento socio – culturale della confluenza con la ribellione eroticolibertaria delle streghe
Ciò contribuì all’espandersi del conflitto tra streghe e cattolicesimo, molto più acceso
rispetto a quello tra le due versioni di tale religione
Tracce possibilmente ricavabili dalla guerra dei 30 anni ( Cromwell e Hopkins )
•
•
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Giacomo I teorizzatore dello sterminio delle streghe come integrazione della
fondazione dello stato moderno
Giacomo intendeva realizzare nello stato una situazione di estremo equilibrio,
costante nella politica estera inglese ; seguendo le tracce di uno dei massimi teorici e
organizzatori della caccia alle streghe, come lo stesso monarca, si perviene alla
guerra dei trent’anni
Guerra dei Trent’anni: appare come guerra religiosa, ma da un lato è un conflitto per
il predominio sull’Europa, dall’altro è un conflitto avviato per schiacciare la variante
bianca della magia nera delle streghe
E’ questo un’aspetto cruciale della vicenda, che la storiografia ha fatto poi scivolare
fuori dalla storia, lasciandone tracce evidenti
Margaret Murray e l’ipotetico sviluppo dei poteri paranormali (possessione, ecc…)
conduce ad un elemento che collega rappresentanza e rappresentazione:
l’antropologa aveva identificato il ricordo trasformato in fiaba, nell’opera “sogno di una
notte di mezza estate”, dei primitivi abitanti d’Europa seguaci di culti pre cristiani,
definitivamente rimossi, nel 17 secolo
Nel pensiero seicentesco era insita una possibilità di studio del paranormale
Eliminazione progressiva della tematica sessuale nel soprannaturale
Tesi di G. Galli: La stregoneria come invenzione moderna che deriva dalla
fenomenologia delle tensioni sociali e della loro corrispondente culturale
(caratterizzata da tratti essenziali dell’erotismo non represso e della convivenza )
“Cromwell e Afrodite”
di Giorgio Galli,
edizioni kaos
Una documentazione enorme dell’esistenza di una nuova
ribellione, la stregoneria, è raccolta in tre secoli di
passaggio dal medio evo allo stato moderno ( dal XIV al
XVII secolo), dalla crisi della chiesa che conduce alla
riforma, alla nascita dello stato moderno che culmina in
quella della democrazia rappresentativa in Inghilterra.
Paola Vitali
 Tesi di fondo di Murray: la società cristiana coesisteva col
perdurare a livello popolare di tradizioni e culti precristiani,
alcuni di antichissima origine.
 Tesi di Duby: con il XIII secolo si consolida l’egemonia
dell’etica cristiana.
 Tesi di Murray: la persecuzione delle streghe deriva proprio
da tale consolidamento.
 I testi che verificano la persistenza di questo mondo magico
sono i poemi cavallereschi. Sul ciclo arturiano, nel quale donne
e cultura alternativa magica possono avere un ruolo positivo di
derivazione celtica, si innesta il ciclo del Graal, caratterizzato
dalla completa svalutazione della donna. Prima infatti tutto
ruotava intorno alla bellezza della donna, ora la seduzione
femminile non è che inganno e tentazione diabolica.
Il primo importante documento di denuncia alla stregoneria fu il canon
episcopi, che fu il punto d’avvio della letteratura demologica che ha
preceduto e accompagnato la caccia alle streghe.
Nel 1232 vengono istituiti i tribunali speciali della santa inquisizione e
nel 1254 vengono autorizzati a praticare le torture per estorcere
confessioni. L’inquisizione ha come prime vittime gli eretici, soprattutto i
catari, che come gli gnostici vengono presentati da un lato come
ascetici e dall’altro come dediti a pratiche bestiali.
Nel 1326, contro le streghe venne emanata la super illius specula. Le
misure di repressione adottate sono rivolte contro la diffusione di un
movimento nel quale confluiscono cristianesimo egualitario ed erotismo
libertario. Nel 1309 il papato si trasferisce ad Avignone, ed è in quella
sede che Giovanni XXII emana la super illius specula, pur essendo egli
stesso interessato a pratiche magiche.
L’anno seguente la super illius specula Cecco d’Ascoli venne arso sul
rogo per aver cercato di determinare astrologicamente l’anno della
nascita di cristo.
Nel 1484 venne emanata la bolla fondamentale per la persecuzione
delle streghe, la summus desiderantes affectibus di Innocenzo VII
Le suddette vicende sono importanti per le ipotesi formulate:
• La chiesa attraversa una crisi al cui centravi è la possibilità
di una sua evoluzione in senso più “democratico”, possibilità
che si dissolve nel corso di circa un secolo.
• Tale crisi impedisce all’istituzione di dare una risposta in
termini di egemonia culturale al movimento libertario, che
viene definito stregoneria.
• Di conseguenza la risposta si concretizza in termini
puramente repressivi (inquisizioni, bolle)
• Essa non è sufficiente a bloccare il movimento, che si
espande perché favorito da un clima culturale che presenta
analogie con quello del primo secolo (crisi dei valori,
espansione di una cultura magica e astrologica..)
La storiografia corrente affronta alcune questioni alle quali però
fornisce risposte inadeguate:
1. Perché le pratiche streghesche, fin verso il duecento tollerate,
vengono combattute non con il confronto culturale, ma con lo
sterminio in secoli “più avanzati”, dal trecento al Rinascimento.
2. Perché la caccia alle streghe impegna il meglio della cultura
cinque-seicentesca.
3. Perché protestanti e cattolici hanno avuto quale unico punto
pragmatico comune lo sterminio delle streghe.
1. La risposta al primo punto era che le pratiche superstiziose e
pagane tollerate erano in declino: quindi dopo il duecento fu
facile vibrare il colpo di grazia, poiché la chiesa aveva
consolidato la sua egemonia.
2. La risposta agli altri due punti era che nella cultura del cinqueseicento era diffusa l’immagine di forze demoniache influenti
sulla realtà, per cui anche i maggiori intellettuali vennero
influenzati.
Ciò che la religione e la medicina non riuscivano a dare, veniva offerto
dalla magia bianca. La magia nera si riferiva a due cose: ottenere con
mezzi diabolici lo stesso servizio di quella bianca, e arrecare
deliberatamente del male.
Il momento in cui la magia folcloristica europea divenne irrazionale fu
quello in cui il diavolo fece il suo ingresso, e ciò accadde con la crisi
della chiesa e la sua impossibilità di rafforzare l’istituzione con una
soluzione democratica. Questo lasciò spazio a correnti culturali e a
pratiche che avevano resistito all’egemonia della chiesa di Roma.
Le streghe si erano legate a satana e avevano rinnegato Cristo,
scegliendo un antico simbolo con il quale sfidare la chiesa ufficiale.
Si era così diffusa una cultura alternativa che trasmetteva pratiche
tramandate per millenni, in grado di sviluppare doti naturali ( telepatia,
preveggenza, … ), confraternite magiche che si espandono
gradualmente dopo che la chiesa ritiene di aver stabilito l’egemonia
della sua etica ( XII secolo ).
Continua così l’espansione del movimento delle streghe, mentre la
campagna repressiva si imbatte in difficoltà, accentuando l’interesse
e il dibattito attorno alla magia “colta” e all’astrologia.
La forza di una sfida culturale induce la cultura a “riformarsi” per
resistere e contrattaccare. La riforma e lo stato moderno possono
essere considerate come quelle risposte culturali e istituzionali alle
nuove ribellioni.
la risposta religiosa non era tuttavia sufficiente a sconfiggere la
cultura alternativa; la stampa inventata a metà XV secolo consente
la diffusione della scrittura dei testi delle nuove concezioni
scientifiche e politiche. Il pensiero laico affianca la Stato dalla
trascendenza e il razionalismo scientifico sconfigge la magia.
Lo Stato moderno
STATO: il concetto di stato indica una forma di
ordinamento politico sorta in Europa dal XII secolo fino
agli inizi del XIX secolo ed indica la condizione del
Paese a livello sociale, nella sua costituzione
materiale.
Tesi principale:
Il motivo finanziario assume un ruolo
centrale nella nascita dello stato
moderno, soprattutto in rapporto al
potere giuridico dei ceti.
A] Lo Stato moderno Europeo è una forma di organizzazione del potere
storicamente determinata
nasce con
- L’accentramento del potere
attraverso
- l’acquisizione dell’impersonalità del comando politico (si dà più
importanza al ruolo e non a chi lo esercita)
- la territorialità dell’obbligazione politica (tutti devono qualcosa al
sovrano)
così
si tende a superare il policentrismo del potere (sistema delle signorie
terriere)
si giunge all’accentramento del potere nelle mani del singolo
(sovranità territoriale)
-Ricerca delle forze storiche
rottura dell’unità politico-religiosa:
- il Papa riconosce l’autonomia della politica per far primeggiare il
primato spirituale;
- autonomia religiosa
autonomia politica
nuovi rapporti economici e sociali
- La territorialità dello Stato
aumenta l’estensione del territorio dello
Stato
- L’accentramento del potere nelle mani del principe (decadono le
antiche signorie feudali)
- L’intervento della borghesia che aiuta ad attuare la nuova sovranità
B] La nascita dello Stato moderno comportò anche alcuni passaggi
dolorosi
come
le lotte religiose del 1500 e 1600 che si concluderanno con il
superamento della pretesa di fondare il potere sulla fede
C] Muore la forza feudale legittimata dal diritto divino
nasce la forza borghese legittimata dal diritto naturale
D] Nella fase iniziale dello Stato moderno si ha una società per ceti
quando il principe trova nuovi modi di esazioni delle tasse, i ceti
perdono la loro originaria posizione
il sovrano acquisisce sempre più potere grazie al controllo della sfera
fiscale.
-La società moderna era suddivisa in classi in base all’acquisita
dominanza del nuovo modo di produzione.
Boffelli Ester Classe 4D a.s. 2005/2006
Il declino economico
dell’Italia
Nei primi del ‘600 l’Italia centro-settentrionale è una
delle zone più sviluppate economicamente
La domanda poteva mantenere in piedi anche
produttori meno efficienti e marginali.
MA:
verso la fine del1680 l’Italia subisce un crollo
economico
accompagnata da
-La guerra dei trent’anni che portò lutti e miserie
devastando gran parte del territorio germanico;
-Le importazioni di metalli preziosi dalle Americhe in
declino;
-Crollo della Spagna e del suo mercato;
-La guerra turco-persiana peggiora la situazione
economica (1623-1638).
L’Italia diventa ormai un’area arretrata e depressa
Poiché
A] La sua organizzazione manifatturiera si era sfasciata sia sul mercato
nazionale che su quello internazionale
a causa
dei bassi costi della concorrenza straniera:
-inglese;
-francese;
-olandese;
i quali
producevano manufatti di minore qualità, più leggeri, più colorati, meno
resistenti
contro
l’alto costo del lavoro in Italia causato da:
-orgoglioso tradizionalismo;
-ricostruzione di vecchie strutture
-alti costi di produzione
Causati da:
-controllo delle regolamentazioni delle corporazioni tradizionaliste
che volevano:
-articoli eccellenti ma fuori moda;
-resistere alle innovazioni tecnologiche e organizzative (ne consegue
un processo di disinvestimenti manifatturieri, armatoriali e bancari);
inoltre
-la pressione fiscale negli stati Italiani era troppo alta
e
i salari più alti non furono compensati da una più alta produttività.
CONSEGUENZE:
1)Drastico declino delle esportazioni
1700: l’Italia non ha più le sue manifatture né la sua organizzazione
bancaria e armatoriale:
- l’Italia importa da Francia, Inghilterra, Olanda ed esporta solo materie
prime;
- ha una posizione passiva rispetto ai servizi marittimi
2)Tendenza delle manifatture a spostarsi dai grossi centri urbani ai
centri rurali (con progressivo aumento della popolazione rurale)
dato che:
- il costo dei lavori era meno alto nei centri minori;
- in campagna era più facile sfuggire al controllo degli organi fiscali;
- nei centri minori era più facile sfuggire alle pressioni delle
corporazioni.
B] la sua popolazione risultava eccessiva rispetto alla disponibilità di
risorse
nonostante
la peste del 1630-31 avesse eliminato migliaia di persone (anche se la
ripresa demografica fu abbastanza rapida)
tutto questo portò
al rialzo dei salari
L’Italia si trova in una situazione marginale.
C] L’agricoltura era divenuta il settore predominante
in seguito
al crollo del settore manifatturiero e dei servizi.
Boffelli Ester Classe 4D a.s. 2005/2006
Tommaso Moro
“Utopia”
D’Avino Antonietta 4d Liceo Scientifico “Novello”
Thomas More nacque a Londra nel 1478; fu avviato ben presto agli studi umanistici e a quelli
giuridici, divenendo un cultore raffinato di entrambi gli ambiti disciplinari e ricoprendo prestigiose
cariche nelle università inglesi. Dal 1501 si dedicò all'avvocatura, nel 1504 intraprese la carriera
politica diventando membro della Camera dei Comuni.
Divenne in seguito vicesceriffo di Londra (1510), membro del Consiglio privato (1518) e tesoriere
dello Scacchiere (1520), carica, quest 'ultima, assai prestigiosa. Fu incaricato di diverse ambascerie,
la prima delle quali ebbe luogo nel 1515 nelle Fiandre, dove Thomas More si recò per regolare il
commercio della lana fra l'Inghilterra e i Paesi Bassi. Il suo cursus honorum fu in ininterrotta ascesa
fino a quando, nel 1529, ricevette da Enrico VIII il grado e le insegne di Cancelliere del Regno . A
seguito però delle gravi divergenze con il sovrano, a motivo del divorzio a Caterina d'Aragona e
delle successive nozze con Anna Boleyn, e più ancora in materia religiosa, nel 1532 si dimise dalla
sua carica e si ritirò a vita privata. Si rifiutò anche di sottoscrivere nel 1534 l'Atto di Successione,
non tanto per la parte che legittimava la successione al trono dei discendenti delle nozze del re con
la Bolena, ma per il preambolo che, proclamando la supremazia del re sulla Chiesa d'Inghilterra,
provocava "de facto" lo scisma da Roma. Per questo motivo venne imprigionato nella Torre di
Londra, sottoposto a processo nel 1535, condannato a morte e decapitato il 6 luglio.
IL TITOLO “UTOPIA”
dal greco “topos”
UTOPIA
luogo
“eu”
“uo”
bene
non
Questa parola venne usata per la prima volta da Tommaso Moro, che in una sua
opera del 1516 esponeva le usanze, le abitudini e i costumi del popolo dell'isola di
Utopia, del quale sentì parlare da un marinaio; la controversia sull'origine del nome
è dovuta al fatto che nell'opera di Moro viene presentata una società che ha
entrambe le caratteristiche. L'origine più probabile rimane comunque quella di "non
luogo", in quanto era intento dell'autore descrivere una società che fosse in
qualche modo perfetta, ma che purtroppo fosse anche impossibile da realizzare.
STRUTTURA DEL LIBRO
Discussione sui problemi della
monarchia inglese
Prima parte
La nobiltà
parassitaria
I lati negativi
della proprietà
privata
la pena di
morte
Utopia
Divisione tra
ricchi e poveri
Descrizione dell’isola di
Utopia
Il libro inizia con una lettera indirizzata ad un suo amico, Pietro, con il quale
ascoltò il racconto sull'isola di Utopia; in questa lettera Moro chiede se per favore
Pietro potesse correggere la sua trascrizione del racconto, allo scopo di evitare
che ci possano essere degli errori. Di seguito alla lettera inizia la vera opera, che è
divisa in due libri.
ORGANIZZAZIONE DELL’ISOLA
Isola di Utopia
La società
Le istituzioni
La religione
L’economia
La famiglia
La società
I cittadini di Utopia sono secondo la legge tutti uguali, anche se in realtà all'interno della
società esistono delle differenze di classe. La divisione più sostanziale che possiamo
trovare tra i cittadini è sicuramente quella tra uomini liberi e schiavi. Secondo lo statuto
utopico tutti gli uomini nascono liberi; gli schiavi, infatti, non sono né prigionieri di guerra
né figli d'altri schiavi, semplicemente presso gli utopici la schiavitù è una pena assegnata
per i reati più gravi. Agli schiavi sono destinati i lavori più umili, mentre c'è l'uguaglianza
tra gli altri cittadini. In realtà però anche tra i cittadini liberi esistono delle differenze di
classe, che comportano alcuni privilegi per una di queste. Tutti gli uomini devono per
legge avere un lavoro, anche se in realtà esiste una rotazione tra campagna e città, in
modo che nessuno sia costretto a svolgere solamente i lavori agricoli nella sua vita. La
società degli utopici è in realtà basata sul sapere, basti pensare alla classe sociale
esente dal lavoro: gli uomini di lettere o sifogranti. Infatti i lavoratori hanno a disposizione
nella loro giornata sei ore non lavorative, che possono dedicare allo svago o, se vogliono,
allo studio; privilegiato è lo studio della letteratura. Tra questi vengono scelti i più
meritevoli e vengono esentati dal lavoro, ed è da questa classe sociale che vengono
scelti gli ambasciatori, i sacerdoti e le persone facenti parte delle istituzioni.
Le istituzioni
L'isola di Utopia è una federazione di 54 città, in ognuna delle quali il potere legislativo,
giudiziario ed esecutivo è nelle mani del senato. Il senato in ogni città è formato da un principe
(eletto a vita), da filarchi e da un protofilarco, eletto ogni dieci filarchi. Il principe è eletto dai
protofilarchi d'ogni città che devono votare tra i quattro candidati che la città stessa designa. Oltre
a questo senato all'interno delle città, ogni anno si tieni un ulteriore senato ad Amauroto con tre
rappresentanti di ogni città. L'intero stato è basato sulla democrazia che viene materialmente
rappresentata dai comitia publica, sede e istituzione principale. Non esiste un capo assoluto,
addirittura ci sono leggi che evitano l'insediarsi di un potere tirannico, come per esempio il
prendere decisioni politiche al di fuori del senato. Le leggi sono poche e chiare, in modo che la
reggenza dello stato sia basata su pochi ma saldi pilastri, e che in questo modo possano essere
tenuti bene a mente dai cittadini. Per la difesa dell'isola non esiste un esercito stabile, di
conseguenza, in caso di guerra saranno gli stessi cittadini a difenderla. Preciso dicendo
"difenderla" in quanto gli utopici non attaccano mai una popolazione vicina, ma si limitano a
difendere l'isola o le loro colonie quando queste vengono attaccate. Il diverso modo di pensare
influisce sugli utopici anche durante le guerre, in quanto essi ritengono vergognosa una vittoria
ottenuta con un grandissimo spargimento di sangue, poiché secondo loro "sembra ignoranza
pagar troppo caro una merce, per quanto di pregio". Secondo questo loro modo di vedere è molto
più gratificante una vittoria ottenuta con un inganno, ma che riesca a ridurre le vittime.
La famiglia
Il nucleo fondamentale della società di Utopia è la famiglia, sia nel campo economico che
politico. Essa è unità base della politica, giacché decide per l'elezione dei filarchi (uno
ogni trenta famiglie) e dei candidati al principato. Questa è anche la prima tappa
produttiva dell'agricoltura ed entità fondamentale della società. All'interno della famiglia a
comandare è il più anziano, o, in caso disturbi dovuti ad una eventuale avanzata senilità,
il parente prossimo più anziano. Anche all'interno della famiglia perciò ci sono delle
differenze, per esempio il fatto che i figli devono ubbidire ai padri e le mogli ai mariti.
Grande importanza è poi attribuita al matrimonio, tanto che le leggi sono molto più severe
su quest'argomento, anche allo scopo di preservare la famiglia e la moralità. È per
questo che come per qualsiasi altro "commercio", prima del matrimonio i due interessati
vengono spogliati nudi e fatti vedere all'altro per la decisione finale e per verificare che
nessuno dei due abbia imperfezioni fisiche che non aveva in precedenza fatto presente
all'altro, per evitare così che il rapporto sia contratto senza il pieno amore e conoscenza
dell'altro, e che sono vietati i rapporti precedenti il matrimonio.
L'economia
L'economia di Utopia è fondata sul lavoro, tanto che, come abbiamo già detto in precedenza,ognuno
ha il dovere nella propria vita di imparare un lavoro; nonostante questo tutti i lavoratori di Utopia
hanno il dovere, a rotazione, di lavorare in campagna; la rotazione è stata scelta affinché nessuno
debba lavorare ingiustamente più degli altri, anche se questa rotazione non è così rigida come si
potrebbe immaginare, e per rendersene conto basti tener presente il fatto che chiunque,se mosso da
vera passione per il proprio lavoro può ottenere dei cambiamenti, a volte anche di un mese o più, sui
turni. Preoccupazione dei sifogranti è che nessuno passi le sue giornate nell'ozio, ma che tutti abbiano
un'occupazione; preoccupazione di questa classe sociale è però anche che nessuno debba fare più
lavoro di quanto gliene spetti (a meno che non lo voglia lui di sua spontanea volontà lavorando anche
in una parte delle sei ore che ognuno ha a disposizione), e per questo motivo la giornata lavorativa di
ognuno è di sei ore. Moro precisa nella sua opera di non lasciarsi ingannare dal fatto che la giornata
lavorativa sia così brave, in quanto poiché tutta la popolazione lavora non c'è mai mancanza di generi
di prima necessità. Un altro punto sul quale è importante soffermarci è sicuramente l'atteggiamento
degli utopici di fronte all'uso dei metalli e delle pietre preziosi come per esempio l'oro.
L'atteggiamento delle persone rispetto all'oro è di rifiuto, siccome essi pensano che non sia necessari
per il cittadino doversi abbellire con questo genere di oggetti (l'unico uso che "rientri nella norma" è
per gli scambi esteri con le altre popolazioni), e perciò li usano in modi alternativi. Le pietre preziose
vengono usate dai bambini per giocare, in quanto non sono ancora in possesso del modo del modo di
pensare delle persone adulte, anche se verso i quindici anni anche loro le abbandonano; l'oro viene
usato come materiale per i più svariati oggetti - Moro cita addirittura vasi da notte - e anche per
cingerei polsi gli schiavi, perciò come segno di riconoscimento per oro.
La religione
Per quel che concerne la religione , si tratta di una religione naturale , a fondo monoteistico ; pur
professando religioni diverse , gli abitanti di Utopia ( gli utopisti ) riconoscono nei vari dei un
unico Dio ; ciascuno é libero di professare la sua religione e può anche fare opera di proselitismo ,
ma senza usare mezzi coercitivi : chi li usa é condannato all' esilio o alla servitù . Tuttavia nell‘
opera traspare un netto rifiuto dell' ateismo da parte di Tommaso Moro ; se é vero che ad Utopia
vige la più totale libertà di culto religioso , é altrettanto vero che gli atei sono esclusi ; essi ,infatti,
sono , secondo Moro , i più intransigenti e intolleranti : vogliono a tutti i costi inculcare nelle
menti altrui le proprie concezioni . Il legislatore di Utopia si é di proposito rifiutato di legiferare in
materia religiosa e di imporre particolari riti o credenze perchè forse Dio stesso ama la varietà e la
molteplicità dei culti .
LA PRIMA RIVOLUZIONE
SCIENTIFICA
“Rivoluzione” =
•termine utilizzato dagli storici per indicare un processo lungo, non
istantaneo;
•in astronomia indica il moto di un pianeta attorno al sole;
“scientifica” =
•ciò che emerge si contrappone al modo di intendere la scienza
precedente.
Inizia nel 1543 con la pubblicazione dell'opera di Nicolò Copernico sulla
rivoluzione delle sfere celesti e termina nel 1687 con la pubblicazione
dell'opera di Newton Principi matematici di filosofia naturale;
naturalmente queste due date sono convenzionali, l'inizio e la fine della
rivoluzione possono essere retrodatate o postdatate.
Le due opere possono essere messe in relazione: Newton, con la
matematica e la fisica, consolida la teoria astronomica eliocentrica di
Copernico.
Copernico utilizza strumenti concettuali già basilari nell'antichità,
l'origine dell'astronomia e della fisica è legata alle prime civiltà e
presenta un notevole sviluppo in particolare durante quella greca dalla
quale, nel VI secolo a.C., nasce la filosofia.
La filosofia è una forma di sapere che si
contrappone al mito, un racconto legato alla
religione, che presenta componenti di sapere
astronomico; astronomia e religione erano
strettamente legate, infatti i corpi celesti erano
considerati delle divinità.
Il sapere filosofico è un discorso che si articola in
maniera rigorosa, che procede per deduzioni
razionali, è contrapposto all'incertezza del
racconto e pretende di essere l'unico vero sapere.
Il significato della parola equivale a quello che per
noi oggi è la scienza.
In Grecia si sviluppano in termini
razionali visioni della struttura
dell'universo:
Democrito avanza l'ipotesi dell'atomismo, forse affiancato da una certo
Leucippo del quale nn si è sicuri dell'esistenza, in seguito tale teoria verrà
ripresa da Epicuro e poi da Lucrezio.
La realtà è concepita in termini di due entità fondamentali: gli atomi e il vuoto:
gli atomi sono le parti costitutive di tutto ciò che esiste in natura, sono le parti
ultime (atomo=indivisibile); il movimento di tali atomi necessita di spazio, lo
spazio è il vuoto; l'atomo è materiale, ma il concetto di materia di Democrito è
diverso rispetto a quello futuro, gli atomi sono sempre in moto per una forza
interna che li mantiene in tale stato. Per Epicuro e i successivi atomisti la
concezione sarà lievemente diversa.
Democrito spiega tutto con la congiunzione e la separazione degli atomi che
esistono in diverse forme geometriche, i corpi derivano dalle congiunzioni di
questi atomi e dallo spazio vuoto che sussiste da essi, nella teoria filosofica,
fisica, e cosmologica di Democrito gli atomi sono diversi rispetto a quelli della
chimica attuale (nucleo, elettroni); lo spazio vuoto è infinito e in esso non esiste
solo il mondo in cui viviamo, ma infiniti mondi di cui noi possiamo avere solo
un'intuizione intellettuale.
La teoria di Democrito non ebbe fortuna nel mondo greco.
Platone, V sec a.C., elabora la su visione del mondo nel
Timeo, nel quale delinea le spiegazioni dei fenomeni
astronomici che verranno seguite fino a Copernico.
Platone era legato alla prospettiva matematica dei
pitagorici (magna grecia), considerava importante la
spiegazione geometrica ("non entri chi non conosce la
geometria"). La geometria euclidea (sistematizzatore del III
sec a.C.) è pitagorica. Platone spiegava i fenomeni
astronomici con la geometria: l'universo è sferico (solido
perfetto) e il moto dei pianeti è circolare perchè è quello più
simile alla quiete in quanto si torna sempre al punto di
partenza (la quiete è immutabilità è perfezione); a volte
però i pianeti compiono moti irregolari retrogradi, quindi si
pensa ad una composizione di moti circolari.
Aristotele è allievo di Platone, da cui riprende molte idee, ma anche se ne distacca. La fisica
aristotelica ebbe fortuna e perché venga abbandonata bisognerà attendere la prima rivoluzione
scientifica.
Il sistema cosmologico aristotelico presenta al centro del mondo sferico la terra immobile e attorno ad
essa, come si vede dal nostro punto di vista, gli altri corpi celesti che ruotano, disposti in un certo
ordine di 8 sistemi di sfere (Luna, Mercurio e Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno, 8 stelle fisse, che
non cambiano la posizione fra loro. Il mondo è costituito da 2 regioni: quella sublunare e quella
celeste, la prima è composta dai 4 elementi, la seconda dall'etere.
La visione del mondo di Aristotele non è antropocentrica, il centro non è una posizione privilegiata, ma
è il punto più basso e infimo, ciò che è più nobile e divino è più in alto. Nel centro gli elementi pesanti
sono terra e acqua, quelli leggeri sono aria e fuoco, il pesante compie un moto di avvicinamento in
linea retta al centro, il leggero di allontanamento, la Terra è più pesante e si trova al centro, gli astri
mantengono sempre la stessa distanza dal centro dunque non sono né pesanti né leggeri sono
costituiti dall'etere, che ha moto circolare perpetuo.
La meccanica non appartiene alla fisica, non è una scienza della natura ma una tecnica che si occupa
d macchine statiche conosciute in antichità (leva, bilancia, cuneo, vite…) è una disciplina opposta alla
fisica, antifisica perché non studia i processi della natura nel modo in cui avvengono ma il modo di
cambiare il corso naturale dei fenomeni a vantaggio dell'uomo.
Il sistema di Aristotele viene perfezionato da Tolomeo nel II sec d.C.
Con il declino della Grecia e lo stabilirsi dell'Impero romano l'interesse per Aristotele si
annulla per la mentalità pragmatica dell'epoca, con l'avvento del Cristianesimo gli
interessi sono più spirituali che scientifici. Le opere greche vanno perse.
Le opere di Aristotele tornano ad essere patrimonio dell'occidente grazie agli arabi che le
avevano ricevute dal mondo cristiano, tradotte in siriaco e poi in arabo, sono poi tradotte
in latino dal 1000; attorno al 1200 Aristotele è il più studiato.
In occidente si era sviluppato un sapere legato alla religione cristiana, se ne sviluppa uno
nuovo basato sullo studio sistematico dei testi aristotelici, si notano però varie
incongruenze tra Aristotele e la religione cristiana, vengono sancite delle condanne nei
confronti dei testi aristotelici. Nel 1277 il vescovo di Parigi ritiene che le teorie
dell'universo finito, delle regole che governano il corso degli eventi, dell’inesistenza del
vuoto e dell’unicità del mondo limitino la potenza di Dio, le ipotesi diventano condanne
all'inesistenza del vuoto e all'inesistenza di altri mondi, la fisica di Aristotele va in crisi e si
cerca di trovare una nuova visione della natura in accordo con la religione cristiana.
Ciò che veniva contestato alla fisica di Aristotele trovava un riferimento all'interno della
visione di Democrito che affermava l’esistenza del vuoto di altri possibili mondi.
Copernico fa una proposta in relazione all'analisi
dei moti osservati sulla volta celeste. Il Sole, al
centro del mondo è l'immagine più efficace della
perfezione di Dio, il centro non è più il punto più
infimo, non si distinguono più il mondo sublunare e
quello celeste, la terra, dove si è manifestato Dio
con Gesù, è un corpo celeste al livello degli altri.
Perché il sole è al centro da un punto di vista
fisico? Perché la terra, così pesante, può muoversi
in moto circolare senza cadere? La terra e gli altri
pianeti sono incastonati in sfere, la spiegazione è
geometrica, non fisica.
Giordano Bruno, 1548, bruciato al rogo per eresia, è poco
ricordato perché la condanna della chiesa è nella memoria.
Egli trovò una nuova base fisica al nuovo sistema del
mondo nell'atomismo, l'unica vera alternativa alla fisica
Aristotelica: tutto è composto da atomi, le sfere non
esistono, sono costruzioni vane dei matematici, i corpi
celesti si muovono di moto proprio in quanto composti da
atomi, i moti non sono regolari, la forma perfetta in realtà
non esiste, l'universo è infinito dal punto di vista fisico
dunque la potenza di Dio è infinita, la terra non è al centro
del mondo poiché, essendo il mondo infinito, il centro non
c'è. Si verifica una necessaria emancipazione della fisica
dalla geometria e dalla matematica.
Galilei fa un passo indietro rispetto a Bruno perché
secondo la teoria che espone l’universo è finito.
Cartesio cerca di compensare la posizione decentrata
dell'uomo con un abbassamento della natura rispetto
all'uomo da un punto di vista spirituale: la natura è passiva,
inanimata, non vivente, materiale; l’'uomo è l'unico essere
dotato di spirito.
Con Galileo, Cartesio e Newton la meccanica non è solo
studio di macchine, ma studio della natura perché la natura
è concepita come una macchina, la meccanica diventa la
scienza fondamentale. Cambia il rapporto tra l'uomo e la
natura.
Redondi; cap.VI
Disputa tra Grassi e Galileo
Disputa tra Galileo e Orazio Grassi:
• 1619 Grassi “De tribus comete”;
• Galileo “Discorso delle comete”;
• Grassi “Libra astronomica ac philosophica”;
• 1623 Galileo “Saggiatore”;
• 1624 denuncia anonima;
• 1626 Grassi “Ratio ponderum librae et
simbellae”.
“Saggiatore”
Ts1 → Il linguaggio matematico del libro della natura.
Ts2 → La distinzione tra le qualità oggettive e soggettive dei corpi.
vicende…
• Grassi acquista la prima copia (grazie agli amici di Galileo);
• vuole rispondere subito ma non può, la seconda tesi mette in dubbio
la veridicità dell’eucarestia;
• l’informatore di Galileo, Guiducci, si ammala, si perdono i contatti;
• Grassi spia a sua volta, inganna Guiducci fingendo di essere un
sostenitore di Galileo e facendosi dare alcune informazione
riguardanti i suoi studi;
• Grassi pubblica la Ratio a Parigi e ottiene dopo sei mesi
l’autorizzazione della chiesa che rappresentava la solidarietà
ufficiale dei gesuiti.
“Ratio”
○ Ha un nuovo intento rispetto agli altri scritti: screditare la
nuova autorità astronomica galileiana;
○ critica alla seconda tesi e accusa di eresia eucaristica;
○ allusione alle protezioni di Galileo all’interno della
Chiesa;
○ critica alla teoria dell’atomismo e alla teoria corpuscolare
della luce;
vicende…
- Galileo ha paura e vuole essere sicuro di essere ben
protetto;
- la Ratio non ha larga diffusione;
- l’autorità di Galileo si diffonde.
16/05/06
LA DISPUTA
SULL’EUCARESTIA
Redondi
Dornetti Federica IV D
Liceo scientifico “G. Novello”
Decorazione della parte della volta orientale della stanza della segnatura nei palazzi
del vaticano affrescata da Raffaello
OSTIA
non rivela il proprio contorno
luminosità
luce propria
sguardi che vi convergono
IL MISTERO EUCARISTICO E’ IL PUNTO FOCALE DELLA FEDE
EUCARESTIA
sacramento più importante Dio non solo
realmente presente, ma anche
integralmente
coniazione del termine
TRANSUSTANZIAZIONE
mistero
conflitto tra RAGIONE e
FEDE
2 quesiti
1.come si produce la trasformazione della sostanza: annichilimento o conversione?
2.perché, nonostante si tratti di un’esperienza miracolosa è sottoposta all’esperienza
comune dei sensi?
Dornetti Federica
DA CHARTRES A TRENTO
- BERENGARIO
i sensi percepiscono le apparenze eucaristiche
(colori, odori, sapori)
inseparabili dalla loro sostanza
pane e vino continuano esistere anche
dopo la consacrazione
NOMINALISTA
- S. TOMMASO
dottrina aristotelica della materia sostanza = materia+forma
sostanza divisa dalla materia
MIRACOLO EUCARISTICO
- OCKHAM
non poteva concepire la materia senza estensione
sostanza
immaginabile come “res quanta” se la quantità è identificabile con la sostanza,
allora nella permanenza del pane consacrato resta
la sostanza
“consustanziazione”
- NICOLA D’AUTRECOURT convinzioni anti-metafisiche teoria corpuscolare della
luce
la luce non è altro che dei corpi
dato che forse anche la velocità
istantanea della luce è solo
apparente
- WYCLIF ockhamista gli accidenti esistono nel soggetto e dipendono dalla
permanenza di una materia quanta dottrina eretica del
Cristo “impanato”
nell’ eucarestia
disputa non più filosofico-teologica, ma per o contro la verità di fede
Dornetti Federica
RISPOSTA DELLA XII
SESSIONE DEL CONCILIO
DI TRENTO
teoria della transustanziazione
simile a quella della summa di S.
Tommaso
DOPO TRENTO
Benedettini e Domenicani avevano sostanzialmente fallito, infatti sul mistero eucaristico si
erano instaurate dottrine eretiche
il loro ruolo passa alla Compagnia di Gesù si
ripropone la SCOLASTICA teoria degli accidenti senza oggetto
- SUAREZ
scolastico filosofia che tende ad una sintesi ideale eclettica di tutta
la tradizione del pensiero cattolico prima di Trento ogni ente è
individuale, quindi anche ogni accidente e sostanza
. teoria dei modi sostanziali
. identificazione ockhamista tra sostanza e quantità
- BELLARMINO Dio può tutto tranne ciò che implica contraddizione teoria
scolastica degli accidenti quali qualità reali (de fide)
- GALILEO nel “saggiatore” non parla di eucarestia
aveva voluto attaccare l’erudizione
e la mentalità che stavano dietro le parole “colore, odore, sapore” (termini culturali che
designavano l’esperienza quotidiana del miracolo)
l’ockhamismo cristiano era stato la rovina della scolastica medievale, la filosofia del
“saggiatore” sarebbe stata la rovina della nuova scolastica?
Dornetti Federica
Liceo scientifico “G.Novello”
Morandi Rosaria
cl. IV°D
A.s.2005/2006
Nel libro “Stato e società nei secoli”
di franco Carrano edizioni Danna
sono analizza le forme economiche
che hanno caratterizzato i secoli
‘600 e ‘700, cioè il mercantilismo, il
neomercantilismo e la fisiocrazia.
Molti storici vedono nascere le tendenze mercantilistiche da una precedente
fase di crisi, che sarebbe tale da spingere Stati e Governi a crearsi zone
soggette al loro sfruttamento. Il mercantilismo, infatti, è sempre stato nella storia
uno strumento di guerra, soprattutto perché è chiaro che gli altri popoli non
possano rassegnarsi allo sfruttamento economico al quale lo Stato egemone
ispira.
Il mercantilismo era perciò una dottrina che portava alla guerra e favoriva
l’espansione dello Stato dominante.
Questo spirito bellicoso era alimentato da due importanti convinzioni:
che esistesse una quantità limitata di risorse economiche e perciò un
paese che mirava alla propria crescita non poteva che farlo a discapito di altri.
che “ la ricchezza e la potenza dello Stato consista nell’abbondanza di
moneta”. Ogni paese doveva accumularne il più possibile, vendendo molto e
comprando poco.
Il punto debole della dottrina mercantilistica consisteva nel fatto che la
penetrazione economica non era ricercata in una superiorità produttiva ed in una
organizzazione più evoluta e moderna del lavoro industriale, ma nella vittoria
politica e militare e nell’imposizione con la forza della propria supremazia.
Il vero obiettivo non è un innalzamento del benessere globale, ma
un’organizzazione unitaria dei cittadini con il fine di arrivare alla potenza dello
Stato e del Governo.
Nel ‘700 le teorie mercantilistiche continuano, ma subiscono un netto
cambiamento e con ciò perdettero significato aggressivo e bellicoso che aveva
avuto nel secolo precedente.
Rappresentante di questa nuova teoria fu l’economista napoletano Antonio
Genovesi, che impose nuovi obiettivi ai piani economici:
aumento della popolazione
ricchezza della popolazione
naturale e civile felicità della popolazione
grazie a tutto ciò la grandezza e la gloria del sovrano.
Per il Genovesi, la conquista violenta di nuovi mercati , di materie prime e le
contese fra i vari Stati, venivano sostituiti da due importanti fattori:
lo sviluppo interno della vita economica
l’impulso dato all’agricoltura, alle arti e al commercio.
Egli ripudiava lo spirito militare e sosteneva che il commercio giovasse a unire
gli Stati, e che si potesse arrivare dalla nozione di quantità fissa di beni a
quella di quantità aumentabile grazie alla collaborazione tra Paesi.
Elemento importantissimo di questo neomercantilismo è l’importanza che viene
assegnata all’agricoltura, viene rivalutata ritenuta fondamento dell’economia.
Al di fuori dell’Italia vi erano altri rappresentanti del neomercantilismo. Ormai tutti
questi economisti rigettavano con decisione ogni tentativo di conquiste e
condannavano apertamente lo spirito di grandezza con il seguito inevitabile di
guerra.
Il commercio ora viene celebrato come un insostituibile strumento di pace. Il
vero sviluppo di un Paese adesso è visto come opera delle arti di essa.
Con queste visioni siamo pertanto fuori dall’atmosfera mercantilistica, e ci
affacciamo sulla fisiocrazia, poiché si comincia ad impostare il problema di un
commercio libero ed avvertire quello di un adeguato sviluppo di tutte le risorse
economiche.
Alla base di questa dottrina fisiocratica vi è l’ AGRICOLTURA fondamento e
base di tutto.
Gli storici sostengono che alcune cause di questa rivalutazione agricola siano :
l’aumento della popolazione, che interessò tutto il mondo e spinse ad
intensificare la coltivazione di grandi territori
la congiuntura economica che vide una fase di ascendenza di prezzi.
Straordinario di questa trasformazione è il colorito intellettuale che la
caratterizzò con nuove idee che innalzano l’individuo e puntano al suo
benessere.
FRANCO VENTURI: UTOPIA E
RIFORMA NELL’ ILLUMINISMO
Il momento più importante della guerra tra assolutismo e
repubbliche è la politica di Luigi XIV. Le repubbliche partono
sfavorite essendo neutraliste, conservatrici e rifiutando la
guerra per puntare tutto sul denaro.
Repubblicanesimo Inglese
•
•
I repubblicani inglesi rivendicano i principi del liberalismo
Gli eserciti repubblicani erano uguali agli eserciti monarchici
•
Anche le strutture sociali repubblicane erano simili a quelle monarchiche: la
differenza sostanziale stava nel fatto che i magistrati delle repubbliche non
avevano fini di lucro, mentre quelli del re lo erano di professione.238
Stato Olandese
•
In politica rifiuta la ragione di stato
•
•
•
•
L’ economia, così come la politica è ormai irriformabile
Ruolo parassitario ma indispensabile nei confronti dei grandi stati moderni.
Cadrà solo sotto i colpi delle rivoluzioni moderne
Si trasforma in monarchia perché essa assicura maggior stabilità e
sicurezza
in economia non è mercantilista
Repubblica di Genova
•
La Francia di Luigi XIV tendeva a sfaldare la vecchia repubblica.
•
La politica francese agì dall’ alto al basso, facendo leva sulle più antiche
famiglie feudali, sulla recente nobiltà, sui borghesi, i mercanti non
appertenenti alla nobiltà.
Luigi XIV giocava sui contrasti interni della repubblica e voleva attuare una
manovra d’ inserimento già riuscita all’ interno della Francia
Dopo il bombardamento della città essa rimase comunque nella sfera d’
influenza spagnola
La forma di governo repubblicana permetteva di durare e sopravvivere
Fino a quando la costituzione patrizia e cittadina non veniva toccata, la
classe dirigente poteva sopravvivere alle guerre e alle rovine
•
•
•
•
Repubblica di Venezia
•
•
•
•
•
Dopo la Pace di Passarowitz la repubblica di san Marco ottenne la sua
neutralità che la preservò meglio dal passaggio degli eserciti e delle loro
ruberie.
L’ impero, nel XVIII secolo, attuò una sistematica politica tesa ad isolare, a
togliere ogni forza economica a Venezia e a sostituirla, commercialmente,
con le vie di comunicazione terrestri della Lombardia e con quelle marittime
di Trieste.
Per lunghi anni Venezia reagì a questa lenta opera di assorbimento, con il
tipico riflesso repubblicano dell’ immobilità del conservatorismo
programmatico.
La “grande rivoluzione” del 1747 sembrò aver ridotto la repubblica, che era
in parte oligarchica, in parte democratica, a una specie di monarchia.
Ma, a Venezia come a Genova, questo rimase solo un sogno.
Granducato di Toscana
•
•
•
•
Dopo la morte di Giangastone, l’ ultimo dei Medici, lo sguardo di molti si
rivolse al passato, verso le antichità Etrusche, repubblicane e federali
anch’esse, e soprattutto verso una grande età dell’ umanesimo civico.
Sotto i Lorena con riforme livellatrici e modernizzatrici, il Granducato di
Pietro Leopoldo, divenne uno dei modelli di assolutismo illuminato d’
Europa.
La Toscana non sarà soltanto un esempio ammirato di stato riformatore,
sarà anche la terra in cui nascerà il primo tentativo costituzionale italiano.
L’ esperienza del passato repubblicano fu sprone alla ricerca d’una nuova
libertà.
ILLUMINISMO
Movimento Culturale
1688-1789
Riesaminare tutta
la realtà
la ragione
l'esperienza concreta dei fatti
tutti i campi della vita
Politico
Economia Politica
Illuminismo Italiano
Politico
molte proposte
spesso divergenti
tra le principali
francesi
Montesquieu
Voltaire
Rousseau
Montesquieu
divisione dei poteri
il dispotismo
la monarchia
legislativo
legislativo
da persone diverse
monarchia costituzionale
inglese
giudiziario
Voltaire
dispotismo illuminato
lo strapotere della nobiltà
feudale
monarca assoluto
illuminato
che agisse secondo i principi
della ragione
Rousseau
lo stato in cui il popolo
fosse sovrano
disuguaglianza sociale
le leggi
gli organi di governo
derivassero dal popolo
fossero al servizio
della comunità
oggi lo chiameremmo
Stato Democratico
Economia Politica
Economisti fiosiocratici
alla natura
Adam Smith
alla terra
la sua opera
il primato di fonte
originaria di valore
Indagine sulla natura
e le cause della ricchezza
delle nazioni
motore principale
di tutta l'economia
eccedenze
di merci alimentari
ad entrare nel circuito
commerciale
il commercio
l'artigianato
i prodotti venivano
trasformati e distribuiti
un libero mercato
abolire
l'intervento dello Stato
i monopoli
i soggetti economici
il loro esclusivo interesse
tutte le dogane
F. Quesnay
R.J. Turgot
Illuminismo Italiano
Napoli
Milano
Napoli
A. Genovesi
F. Galiani
F. Filangeri
sostenitore
critico
avversario
del liberalismo economico
della fisiocrazia
del privilegio feudale
la sua opera
la sua opera
Dialoghi sul commercio
dei grani
Scienza della
legislazione
Milano
P. Verri
C. Beccaria
economista
avversario
liberista
dei privilegi feudali
fondò
ostile alla pena di morte
la rivista "Il Caffè"
la sua opera
Dei delitti e delle pene
Lodigiani Roberta
NAPOLEONE BONAPARTE
Fu una figura storica assai discussa ma di straordinaria importanza: di fatto impose dal
1799 una dittatura alla Francia, come Imperatore dei Francesi con il nome di
Napoleone I.
Dopo la sua caduta ci fu il famoso Congresso di Vienna con la restaurazione dei vecchi
monarchi d’ Europa. Governò inoltre sulla maggior parte dell'Europa occidentale e
centrale di inizio XIX secolo. Fu il primo regnante della dinastia dei Bonaparte. Sposò
in seconde nozze l'Arciduchessa Maria Luisa d'Austria, dalla quale ebbe Napoleone
Luigi detto il re di Roma.
In lui convissero sempre due tendenze:
la prima era alimentata dai grandi ideali rivoluzionari di libertà e uguaglianza che
improntarono lo speciale rapporto che Napoleone aveva con le sue truppe;
la seconda, quella autoritaria, si manifestò nello svuotamento delle istituzioni
repubblicane a vantaggio del dialogo diretto tra capo e popolo, nel recupero del
centralismo politico.
L’ immagine del liberatore si trasformò gradatamente in quella del despota.
BIOGRAFIA:
Napoleone Bonaparte nacque ad Ajaccio il 15 agosto 1769 da una famiglia
appartenente alla piccola nobiltà Corsa.
Durante la sua giovinezza frequentò i collegi di Autun e di Brienne dal 1779 al
1784, ottenne la qualifica di cadetto- nobile e a soli sedici anni ottenne la nomina
di sottotenente di artiglieria guadagnandosi incarichi marginali nelle guarnigioni di
Valenza. Il suo destino sembrava quello di un giovane ufficiale di provincia con
una vita monotona, senza prospettive e con uno stipendio modesto.
Tuttavia nel 1789 la Rivoluzione segnò l’ inizio di una carriera inaspettata.
Fino al 1793, in Corsica, partecipò alla lotta politica locale sotto la direzione di
Pasquale Paoli (patriota indipendentista) che nel giugno dello stesso anno tradì la
Convenzione chiamando la flotta Inglese, costringendo Napoleone ad
abbandonare l’isola. Nel 1793 Bonaparte fu nominato capitano e inviato ad
Avignone per organizzare i convogli di polvere da sparo.
Nello stesso anno, grazie al conterraneo Saliceti, Napoleone ottenne il comando
dell’artiglieria nell’ assedio di Tolone, una delle città insorte dopo il colpo di stato
Giacobino della primavera del 1793. La città in seguito cadde, grazie anche all’
aiuto di Bonaparte, il quale fu premiato con la nomina di generale di brigata.
Egli poteva godere della protezione di Robespierre, ma questa prestigiosa amicizia
gli sarebbe presto costata molto cara. Dopo il colpo di stato di Termidoro, Napoleone fu
imprigionato con l’ accusa di essere un robespierrista.
Dopo soli quindici giorni fu liberato e gli venne offerto il comando dell’ armata dell’ ovest,
da lui rifiutato.
Da qui uscì di scena per alcuni mesi.
Ebbe l’ occasione di rientrare grazie all’ incarico ricevuto da Barras (uno dei membri della
Convenzione) di reprimere l’ insurrezione realista Parigina del 5 ottobre.
Nel 1796 partì per il fronte italiano al comando di 38.000 uomini malissimo equipaggiati.
Iniziava così la campagna d'Italia che avrebbe dimostrato il genio militare e politico di
Napoleone il quale, nonostante l'inferiorità numerica e logistica, riuscì a sconfiggere
ripetutamente le forze austriache.
Nel corso di questa campagna, Napoleone dimostrò la sua brillante capacità
strategica, capace di assorbire il sostanzioso "corpo" delle conoscenze militari del suo
tempo e di applicarlo al mondo reale che lo circondava.
Nel 1798 il direttorio, geloso della popolarità del Bonaparte, lo incaricò di occupare
l'Egitto per contrastare l'accesso inglese all'India.
Nel 1798, la flotta di Napoleone in Egitto fu completamente distrutta da Orazio Nelson,
cosicché Napoleone rimase bloccato a terra. Dopo una ricognizione sul Mar Rosso,
Napoleone decise di recarsi in Siria.
Ritornato al Cairo, sconfisse i Turchi ad Abukir, proprio dove l'anno prima era stato
privato di tutta la sua flotta. Preoccupato tuttavia delle terribili notizie dalla Francia l'esercito in ripiegamento su tutti i fronti, il Direttorio ormai privo di potere - e
consapevole che la campagna d'Egitto non aveva conseguito i fini sperati, Napoleone
s'imbarcò in gran segreto il 22 agosto 1799 su un piccolo bastimento alla volta della
Francia.
La sua corsa verso Parigi fu accompagnata dall'entusiasmo dell'intera Francia, certa che
il generale fosse tornato in patria per assumere il controllo della situazione ormai
ingestibile. Ed in effetti era questa l'intenzione di Napoleone.
Rispettivamente nel 1802 e nel 1804 si fece nominare console a vita e imperatore.
Presidiò una campagna in Russia, dove ebbe una notevole perdita di uomini e dove fu
costretto a ritirarsi dopo una pesante sconfitta.
Nel 1814 ottenne una simbolica sovranità sull’ isola d’ Elba dove si ritirò in esilio, da
dove fuggì un anno dopo riaccendendo l’ entusiasmo del popolo, deluso dalla
restaurazione borbonica.
Giunto a Parigi invitò le potenze europee a non interferire negli affari interni della
Francia.
Gli alleati risposero mettendo al bando Napoleone e la guerra riprese immediatamente.
Tentò poi di spostarsi in Belgio dove riuscì a sconfiggere l’ esercito Prussiano e cercò di
muoversi contro le forze inglesi.
Nel 1815 i due eserciti si spostarono nella piana di Waterloo dove l’ arrivo delle forze
Prussiane assicurò la vittoria agli inglesi. Dopo aver tentato inutilmente di fuggire negli
Stati Uniti Napoleone si consegnò agli inglesi e fu esiliato nell’ isola di S. Elena dove morì
nel 1821.
E.V.TARLE Napoleone “liquidatore”
della Rivoluzione
• L’ammirazione per il grande generale
dotato di immense doti non impedisce allo
storico Tarle di evidenziarne i limiti sia in
campo militare sia in quello civile. Tali limiti
vengono evidenziati attraverso il confronto
tra l’opera di Napoleone e le premesse
poste dalla Rivoluzione.
L’antica storiografia borghese e quella contemporanea definiscono Napoleone il
“compitore” della Rivoluzione, anche se le cose stanno diversamente. Egli trasse dalla
Rivoluzione tutto quello che essa fece per lo sviluppo della attività economica della
borghesia francese, ma domò la rivoluzione che aveva invaso la Francia per 10 anni.
Per questo egli è considerato il liquidatore della rivoluzione. La rivoluzione borghese
aveva uno scopo fondamentale, cioè l’edificazione di un regime borghese al posto di
quello feudale, anche con la costituzione di una repubblica democratica. Il fatto che
la rivoluzione si fosse conclusa con la vittoria di Napoleone significava che la
borghesia aveva vinto le forze plebee, le masse dei piccoli possidenti e il proletariato
artigiano. I contadini proprietari che Napoleone aveva difeso contro i tentativi di
restaurazione feudale, sostennero la sua dittatura. Tuttavia non si trattava di
contadini rivoluzionari ma di contadini conservatori che attendevano salvezza e
protezione dall’impero. L’idea di Napoleone come oppressore degli operai, fucilatore
dei giacobini, sovrano autocratico, colui che trasformò le repubbliche che
circondavano la Francia in regni, non si conciliava con la sua qualifica di compitore
della rivoluzione. Infatti con i materiali raccolti dalla rivoluzione egli edificò una
struttura solida per la borghesia francese. Le sue doti e la sua precisione gli
consentirono di creare le leggi civili e penali con le quali la Francia borghese vive
ancora oggi, anche se le sue legislazioni costituirono un passo indietro in confronto a
ciò che era stato lasciato dalla rivoluzione. L’opera di Napoleone nel campo militare è
determinata dal fatto che la rivoluzione borghese creò mezzi favorevoli, dei quali
Napoleone si servì. Infatti non lui, ma la rivoluzione rese possibili i movimenti di
massa, la grandiosità degli eserciti e i nuovi principi di reclutamento, ma fu lui che
dimostrò come ci si poteva servire di tutto questo.
Dopo Napoleone le sopravvivenze nobiliari- feudali esistettero ancora per un certo periodo,
anche se questa fu un’ esistenza solo apparente.
Lo stesso Napoleone fece molto per agevolare la lotta e la vittoria dell’ Europa feudale
contro di lui.
La sua sempre più elevata sete di potere lo portò, in seguito al suo crescente sforzo di
assoggettare popoli e governi al suo arbitrio individuale, ad accendere le polemiche di tutta
Europa.
Tra il 1814 e il 1815 sia la classe feudale nobiliare sia la borghesia dei paesi che lui aveva
assoggettato volevano sbarazzarsi di Napoleone, che impediva loro di svilupparsi,
sfruttando in modo sistematico i paesi stessi nell’ esclusivo interesse della borghesia
francese.
Quando la rivolta contro Napoleone ebbe termine, non fu la borghesia che si approfittò di
questa vittoria, bensì la reazione feudale assolutistica.
Dal 1813 al 1815 anche coloro che stravedevano per Napoleone, si misero contro di lui.
In questo modo l’ impero mondiale crollò e le opere che durarono nel tempo furono solo
quelle che erano condizionate e preparate, ancora prima della sua salita al trono, da
profonde cause economico- sociali.
Nonostante tutto questo Bonaparte rimane comunque un’ immagine di forte importanza
con la sua originalità e la sua sorprendente complessità individuale.
Borsa Silvia
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