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Diapositiva 1 - Liceo "G. Novello"
IL LAVORO DI QUEST’ANNO Durante quest’anno scolastico 2005/2006 noi della classe 4d ci siamo addentrati in un nuovo tipo di lavoro individuale riguardo svariati argomenti. Questo compito si può dividere sostanzialmente in due fasi: una prima parte di approfondimento e ricerca individuale con l’aiuto di materiale cartaceo o informatico, e una seconda parte di esposizione e discussione con la classe. Il momento più difficile è stato senz’altro quello dell’analisi e comprensione di documenti: essendo parti di scritti di storici, critici e filosofi il linguaggio era specifico e perciò non risultava facilmente comprensibile a noi studenti. Invece il momento più gratificante è stato quello dell’esposizione alla classe, poiché l’attenzione era alta e l’interesse dei nostri compagni ci ha incitato a svolgere il lavoro nel miglior modo possibile. Questo progetto ha suscitato interesse e curiosità soprattutto perché molti degli argomenti trattati sono eventi e temi che hanno inciso e influenzato la nostra cultura e società; inoltre abbiamo trattato vari argomenti diversi non soffermandoci su un unico punto di vista o un’unica opinione ma analizzando una pluralità di vedute differenti. Alcune nostre conoscenze sono state confermate, altre sono cadute, altre ancora sono state modificate grazie a particolari che non conoscevamo. Consigliamo questo tipo di lavoro anche ad altre classi perché è un metodo di studio interessante che va' oltre ai fatterelli che solitamente vengono proposti nei libri di testo scolastici, e anche noi speriamo di poterlo riaffrontare l’anno prossimo. Indice • Il rapporto tra storia e mito: – Nascita della tragedia e delle democrazie (Granata Elena); – Il mito di Medea originale (Ponturo Gianluca); – La Medea di Euripide (Granata Elena); – Medea di C. Wolf (Ferrari Alice); • Le origini della cultura mediterranea e del medioevo: – Il Cristianesimo (Poggi Valentina, Busca Alice, Labbadini Claudio, Tonani Dario); – La Morte nel tempo (Medaglia Stefania); – Gli gnostici e l’impero romano (Zanaletti Nicoletta); – La grande Chiesa di Roma (Lodigiani Roberta, Carrera Maryline); – Le origini del medioevo (D’Avino Antonietta); – Strutture e caratteristiche delle “Confessioni” di S. Agostino (Bellini Valentina); – La storia del Mediterraneo (Mancini Simone); – Filosofia Islamica (Bignami Marco); – Filosofia Ebraica (Bignami Marco); • L’incontro con l’altro: – Madre nera e la tratta degli schiavi (Schiavi Federica); • Il secolo dei lumi: – Streghe e intellettuali ( Sambrini Filippo); – Rappresentanza e rappresentazione (Podini Stefano); – Stregoneria e stato moderno (Vitali Paola); – Lo stato Moderno (Boffelli Ester); – Il declino economico dell’Italia (Boffelli Ester); – Utopia di Thomas More (D’Avino Antonietta); – La prima rivoluzione scientifica (Sesini Lisa); – La disputa tra Grassi e Galileo (Sesini Lisa); – La disputa sull’Eucarestia (Dornetti Federica); – L’Illuminismo (Lodigiani Roberta); – Utopia e riforma nell’Illuminismo (Bravi Umberto); – Dal mercantilismo alla fisiocrazia (Morandi Rosaria); La società contemporanea: – Napoleone Bonaparte (Borsa Silvia); La Medea di Euripide.(431 a. C.) è ambientata nella città di Corinto, dove Giasone e Medea, con i loro due bambini, si sono rifugiati dopo che la "maga" ha provocato con le sue arti la fine di Pelia, re della Tessaglia, zio e nemico di Giasone. La tragedia si apre con un lungo sfogo della Nutrice, angosciata e piena di oscuri presentimenti per lo stato fisico e mentale della padrona. L'eroe, infatti, l'ha ripudiata per convolare a nuove nozze con Glauce, la figlia di Creonte, sovrano del paese. L'arrivo del Pedagogo con i bambini accresce l'ansia della Nutrice, da lui informata che Creonte ha deciso di cacciare da Corinto Medea con i suoi figli. Dall'interno del palazzo pervengono i lamenti e le maledizioni di Medea: ma quando esce fuori essa si rivolge con amara calma al coro e ne chiede la solidarietà. Di persona, Creonte comunica i suoi ordini a Medea e le concede, però, di rimanere ancora un giorno a Corinto, vinto dalle sue suppliche e ignaro dei rischi che corre. Giasone e Medea si scontrano con estrema violenza verbale: invano la donna ricorda all'eroe di averlo aiutato a impadronirsi nella Colchide del vello d'oro, di aver fatto uccidere Pelia. Giasone è disposto solo a procurare alla "barbara" da lui civilizzata un tetto nell'esilio e del denaro. Inatteso passa da Corinto, tornando da Delfi, Egeo, sovrano di Atene: Medea gli strappa la promessa di asilo nella sua città. Ora si sente in grado di prendersi la vendetta. Fingerà di rappacificarsi con Giasone, invierà i suoi bambini con doni nuziali a Glauce per implorarne la protezione almeno per se stessi. I doni, imbevuti di veleno, causeranno la morte della principessa e di suo padre, e morte Medea riserva anche alle sue creature. Dopo un nuovo incontro, in un falso clima di distensione, tra la donna e l'eroe (alla riconciliazione vengono chiamati ad assistere i figli) il Pedagogo riferisce che i regali sono stati consegnati e l'esilio per i piccoli revocato. Medea si stringe al petto gli amati figli, sostiene un'aspra lotta con se stessa, ma non rinunzia alla sua disumana risoluzione. Un nunzio riferisce i particolari raccapriccianti della fine di Glauce e Creonte, vittime delle inestinguibili fiamme scaturite dai doni nuziali. Medea esulta e passa alla seconda parte del suo piano: dall'interno della reggia le grida dei suoi figli indicano che il crimine si va compiendo. Accorso per salvare i bambini dalle rappresaglie dei Corinzi, Giasone apprende l'ulteriore delitto di Medea. Mentre tenta di abbattere la porta della reggia, in alto, sul carro del Sole, gli appare Medea che ha con sè i cadaveri dei bambini e rovescia ancora sull'eroe parole di condanna e di odio. A Giasone non resta che invocare Zeus a testimone delle efferatezze di Medea e maledire il proprio destino. IL PERSONAGGIO DI MEDEA Medea è una figura femminile complessa, rappresentata come maga barbara, presa a pretesto per indagare sulle passioni umane. Leggiamo la Medea di Euripide. Medea è la prima figura di donna che resta fedele a se stessa a costo di perdere la patria ed eliminare i figli. In Atene le donne stavano nel gineceo: da dove è venuta l’idea di una donna così potente, maga per discendenza, non greca, barbara? Essere di origine barbara per i Greci equivaleva ad essere incivile ed inferiore. Tutte le altre civiltà erano ritenute inferiori dai Greci, loro avevano il primato nel pensiero razionale (il logos, la filosofia). I Greci temono Medea; la democrazia ateniese, una civiltà che si presenta così illuminata, rimuove le donne, per questo Medea risulta essere il nemico su cui si proiettai tutto ciò che è negativo. Euripide fu il primo ad introdurre nella storia di Medea l’uccisione dei figli (e si dice che Corinto lo abbia ricompensato in denaro per questa sua manipolazione del mito) in quanto precedentemente si raccontava che i figli di Giasone e della maga erano stati uccisi dai Corinzi. Medea, sentendosi abbandonata, avrebbe potuto uccidere Giasone, invece uccide i figli perché questi sono il valore che la civiltà greca attribuisce al matrimonio, cioè la discendenza. Il matrimonio è un contratto pubblico di due cittadini, nasce per controllare la società, i figli sono fatti per dare potere al padre. E’ questo potere che Medea colpisce. Per aiutare Giasone Medea aveva tradito il padre; aiutò il marito ad impossessarsi del Vello d’Oro che era nella Colchide custodito da un drago (o da una balena, simbolo materno). Medea poi riconosce di aver sbagliato abbandonando la patria e il padre, la sua stirpe del sole. E’ come se avesse abbandonato la sua discendenza divina abbassandosi alla civiltà greca. Euripide la descrive come una persona che agisce con dignità e consapevolezza; ella infatti quando afferma il suo errore non attribuisce la colpa agli dei, ha quindi una lucidità critica, è “sapiente”. Giasone è invece “saggio”, sta nel gioco della polis, è un furbastro in quanto sa cosa gli conviene: sposando Medea sposa la figlia di un re, ma quando sposerà Glauce sarà per avere un regno suo. MITI DI FONDAZIONE MEDEA LA NASCITA DELLA POLIS •MEDEA, MITO ORIGINARIO: Ponturo Gianluca •MEDEA DI EURIPIDE: Granata Elena •MEDEA DI C.WOLF: Ferrari Alice Giasone, figlio di Esone, viene educato dal Centauro Chirone, che gli insegna la medicina. Divenuto adulto torna al suo paese, vestito in modo bizzarro: indossa una pelle di pantera, tiene una lancia per mano e ha un piede senza calzare. Arriva nella piazza di Iolco mentre Pelia(suo zio) sta sacrificando agli dei, e questi non lo riconosce ma si spaventa ugualmente perché un oracolo gli ha predetto sciagure da parte di un uomo calzato da un solo piede. Dopo qualche giorno Giasone reclama il potere sul suo paese, che Pelia s'impegna a restituirgli dopo che gli avrà portato il vello s’oro dell’ariete, che aveva trasportato Frisso in salvo. Il vello è consacrato ad Ares ed è custodito nella Colchide da un drago, e Pelia è convinto che Giasone perirà nell'impresa. Questi chiede l'aiuto di Argo, , il quale costruisce appositamente la nave Argo, cioè "Veloce", che dovrà trasportare Giasone e i suoi compagni nella Colchide. . Tra questi lo stesso Argo, e Tifi, al quale Atena aveva insegnato l'arte sconosciuta della navigazione; il musico Orfeo, che doveva dare il tempo ai rematori nonché contrastare il canto ammaliatore delle Sirene; numerosi indovini e i Dioscuri Castore e Polluce. La nave era stata costruita con l'aiuto della dea Atena, che aveva personalmente intagliato la prua in un frammento di una quercia sacra, dotato della parola, per cui poteva profetizzare. Il viaggio porta gli Argonauti in terre diverse e attraverso svariate avventure. Quando finalmente raggiungono la Colchide, il re Eete subordina la consegna del vello alla condizione che Giasone riesca a domare due tori dagli zoccoli di bronzo, che soffiano fuoco dalle narici e compia ulteriori gesta sovrumane. La figlia del re Medea, esperta di arti occulte, innamoratasi di Giasone gli offre il suo aiuto, purché lui la porti con sé in Grecia. Giasone supera le diverse prove, con i sortilegi di Medea riesce a far addormentare il terribile drago e fugge con Medea e con il vello, inseguito dai soldati di Eete, dopo aver ucciso il fratello di lei. La navigazione degli Argonauti li porta fino in Adriatico, dove Zeus li punisce dell'omicidio, facendo loro smarrire la rotta. La prua rivela allora che, per ottenere il favore del Dio, dovranno purificarsi presso la Maga Circe. La nave pertanto risale l‘Eridano. raggiunge la Liguria e poi la Sardegna e infine il Monte Circeo, dove la Maga purifica Giasone, ma rifiuta la propria ospitalità. Gli eroi riprendono la navigazione, scampano alle Sirene grazie al canto ancor più melodioso di Orfeo, attraversano Scilla e Carridi, raggiungono le "isole erranti" sulle quali si innalza una nuvola di fumo nero - certamente le Lipari - e finalmente giungono a Corcira, l'odierna Corfù, abitata dai Feaci di cui è re Alcinoo. Qui vengono raggiunti dai loro inseguitori che ingiungono ad Alcinoo di consegnar loro Medea; il re però dice che ella è ormai la sposa di Giasone e quindi deve restare con lui. Riprendono il mare verso la Sirte e poi dirigono verso Creta, protetta dal bronzeo gigante Talo, che Zeus aveva donato ad Europa affinché impedisse a chiunque di approdare. Tuttavia il gigante ha il suo punto debole in una vena posta alla caviglia, sede della vita, e Medea riesce con i suoi sortilegi a far sì che le vena si rompa e Talo muoia. Riprendono il mare ma vengono colti da un'oscurità profonda dalla quale li salva Apollo, implorato da Giasone, che scaglia un dardo infocato e illumina la rotta verso un'isola, dove gli Argonauti erigono un tempio ad Apollo il Radioso. Finalmente raggiungono l'isola di Egina e di lì a poco approdano a Iolco, dopo un viaggio di quattro mesi. Giasone porta la nave a Corinto e la consacra a Poseidone come una sorta di exvoto, e poi - consegnato il vello a Pelia - ottiene il regno. C.WOLF, Medea SINTESI DEL CONTENUTO In un immaginario dialogo con la madre (che vive nella lontana Colchide), Medea racconta di aver scoperto nei sotterranei del palazzo del re di Corinto, la presenza di ossa infantili, gelosamente e segretamente custodite dalla moglie del re (Merope). La donna rievoca anche l’epoca in cui ha conosciuto Giasone (giunto anni prima della Colchide con gli Argonauti). Medea sa che i Corinzi l’accusano di orribili misfatti di cui è però innocente (in particolare corre voce che mentre lei e Giasone erano in fuga dalla Colchide dopo aver rubato il vello d’oro, Medea avrebbe ucciso il proprio fratello Apsirto disperdendone i pezzi per ritardare l’inseguimento). Di questa accusa ella sarà tenuta a difendersi, di lì a pochi giorni, davanti al tribunale degli Anziani di Corinto. In realtà Medea non ha ucciso il fratello (il lettore lo apprende dalle parole di Medea stessa), fatto uccidere invece per ragione di potere dal suo stesso padre. Agameda, ex allieva di Medea nelle arti mediche, ha intanto scoperto che Medea è penetrata nei sotterranei del palazzo, seguendo la regina Merope. Odiando l’antica maestra, informa della cosa Acamante, consigliere del re e primo astronomo di Corinto. L’orribile segreto su cui si fonda il potere regale di Creonte è in pericolo; perciò Medea ha il destino segnato. La sua permanenza a Corinto è ormai impossibile; il potentissimo Acamante avrà buon giocofacendo circolare voci infamanti sul conto di lei – a far sì che i Corinzi (che già la considerano una “selvaggia” e a malapena sopportano la sua diversità culturale) la odiassero ancora di più. A Corinto esplode intanto la peste. L’odio popolare cresce contro Medea e i Colchi che sono immigrati a Corinto. Il re Creonte ingiunge a Medea di lasciare Corinto; mentre stabilisce che i suoi figli rimangano in città. Medea viene condotta tra insulti e urli fuori dalla città (attraverso la porta per cui è condotto il capro espiatorio). Ma la sete di vendetta e odio dei Corinzi non è placata. I figli della donna vengono lapidati dalla folla inferocita. Nell’ultimo brevissimo capitolo Medea – a distanza di anni – riflette con incredulo stupore sulla morte dei bambini. Ha saputo che a Corinto cominciano a circolare voci infamanti, che l’accusano di un assurdo infanticidio: “Cosa vanno dicendo. Che io, Medea, avrei ammazzato i miei figli. Che io, Medea, mi sarei voluta vendicare dell’infedele Giasone. Chi potrebbe mai crederci….?” CONCLUSIONE Medea non è una fattucchiera, e tanto meno un’infanticida. Questo è in sintesi, il senso del romanzo di Christa Wolf. Un’interpretazione del tutto contro corrente rispetto al mito originale di Euripide, poiché rappresenta l’esito di un tragico scontro tra il mondo arcaico ed istintuale della Colchide e quello civile e raziocinante dei greci. Rispetto al testo di Euripide, teso ad affermare la superiorità della “ratio”(razionalità) greca sul tenebroso mondo dei barbari, il mito è stato riletto soprattutto a partire dal romanticismo, in funzione di un crescente interesse per la sfera del sentimento, accompagnato da un certo scetticismo nei confronti della “ techne”(tecnica dell’arte e dell’artigianato) ellenica, sentita come espressione di una cinica volontà di dominio. Il dato sconcertante del romanzo resta quell’atroce violenza perpetrata dalla barbara della Colchide sulla propria prole. Ora, è proprio questo l’elemento che il romanzo di Christa Wolf mette in discussione, perché la figura di Medea diventa occasione per una riflessione sulla “diversità” femminile. La cultura della maga della Colchide si nutre dei riti misteriosi del corpo e della fertilità : è una cultura matriarcale che rifiuta la violenza, proprio perché legata ai valori “femminili” del concepimento e del parto. Ripercorrendo quindi a ritroso i variegati sentieri del mito fino alle fonti precedenti alla versione Euripidea, la scrittrice rintraccia una figura diversa: una donna travagliata sia dall’amore, ma ancor più dall’incapacità degli abitanti di Corinto di integrare una cultura come quella della Colchide, per sua natura non incline dalla violenza. Non un’infanticida dunque, ma al contrario una donna forte e generosa, depositaria di un remoto sapere del corpo e della terra, che una società intollerante emargina e annienta negli affetti fino a lapidarle i figli. Muovendo dall’etimo positivo del nome, Medea, ossia “colei che porta consiglio”, un etimo aderente alle raffigurazioni più antiche che vogliono la donna della Colchide, dea e successivamente guaritrice, la Wolf ha indagato i motivi dello scadere di questa figura a emblema di una passione selvaggia a disumana. La scrittrice parte infatti dal presupposto che dal matriarcato non possano discendere pulsioni distruttive: Medea non poteva essere un’infanticida, perché una donna proveniente da una cultura matriarcale non avrebbe mai ucciso i suoi figli. Questo dimostra che la scrittrice si interroga al contempo su di un tratto che pensa sia ricorrente nella storia dell’uomo: la tendenza soprattutto nei momenti di crisi a cercare un capro espiatorio, a caricare di segni negativi una determinata figura spesso femminile. Il teatro greco è l’espressione della contestualità del processo che porta dal ditirambo alla tragedia e dalla tirannia alla democrazia. Si noti come l’invenzione della scrittura costituisca un rilevante salto culturale, confermato dall’importanza delle leggi scritte. La tragedia descrive così in forma teatrale e attraverso il mito una evoluzione politica i cui passaggi istituzionali sono documentati nella storia di Atene. Nella città greca infatti questa evoluzione è caratterizzata dalla riforma di Solone, che però mise invano in guardia il popolo dal futuro tiranno Pisistrato, la cui tirannia cadde dopo che Ipparco era stato ucciso da Aristogitone e Armodio. Possiamo collocare la cacciata dei tiranni da Atene all’interno della seguente cronologia istituzionale: • 683 a.C.: lista degli arconti ateniesi, i nove reggitori aristocratici della città; • circa un secolo e mezzo dopo: al potere aristocratico succede la tirannia militare e popolare istituzionalizzazione di alcuni aspetti del dionisismo adattati al nuovo ordine civico; • riforma: l’istituto non è più appannaggio dell’aristocrazia; • 501: inizio della magistratura dei dodici strateghi,le cariche divengono elettive(su voto popolare); Il sistema è esaltato dai personaggi storico mitici messi in scena dai tragici. GRECI: Autentiche tradizioni storiche MITO & TEATRO MODERNI: Immaginazione, favola La tragedia, così come il mito, nasce come particolare modo di “fare storia”, di “narrare il passato”. Problema dell’alterazione della verità del passato, dipendente da: • difficoltà oggettive; • interessi contingenti; • pregiudizi ideologici e “accidenti”. STORIA = impedire l’irruzione dell’immaginario nella ricostruzione del passato. L’alterazione riguarda i fatti del passato che proprio perché alterati non possono essere narrati in forma “storica”, non possono divenire oggetto di “indagine”, ma possono essere narrati sottoforma di leggenda o presentati come spettacolo teatrale legame tra dionisismo e nascita della: TRAGEDIA = modo di narrare senza angoscia, per risolvere nella “catarsi”, la sommossa femminile, uno sconto tra uomini e donne la cui memoria storica, persistendo come tale, renderebbe assai difficile il funzionamento della società, con la rievocazione di un conflitto che in termini politici ha condotto all’invenzione della democrazia ellenica, che stabilisce le regole per sedare il conflitto e organizzare la cooperazione. Nella mitologia greca infatti le donne erano considerate come qualcosa di negativo, orribile, procacciatrici di morte. L’isonomia democratica (=eguaglianza di fronte alla legge) è valida solo per gli uomini liberi (sono esclusi gli schiavi, chi non è cittadino della polis e le donne). PERCHE? Diritto del vincitore MA La donna è una cooperatrice troppo necessaria perché la sua subordinazione possa essere presentata come conseguenza di una sconfitta. (La possibilità che la donna possa non cooperare suscita tanta angoscia che nel teatro greco questa viene rappresentata solo in forma grottesca). Il fatto non può essere narrato come oggetto di storia ma poiché è accaduto e non può essere cancellato, diventa argomento di mito e di tragedia. Pisistrato, durante la sua tirannia, consente di rappresentare in forma teatrale ciò che non può essere oggetto di storia: le donne ribelli e Dioniso ispiratore della ribellione. Egli è un personaggio umano che sta dalla parte degli oppressi, infelice (perché sconfitto); quando il suo significato viene capovolto e passa dalla parte degli oppressori si compie il “radioso evento” della nascita della rappresentazione tragica, forma culturale istituzionalizzata dal potere politico (Pisistrato), che consente la CATARSI = conclusine purificatrice di una tragedia. Dioniso esce dalla storia indagabile in due modi: attraverso la rappresentazione teatrale ufficiale e attraverso i riti misterici tollerati ma che assumono un doppio aspetto. Da un lato sono manifestazioni minori della religione ufficiale (i misteri eleusini), ma dall’altro vengono utilizzati per trasmettere il ricordo effettivo di che cosa è stata la ribellione. Mentre si creano le istituzioni patriarcali, il timore della donna è ancora tanto forte che non solo la si esclude dai diritti civili e politici, ma l’uomo tenta anche di conseguire una autosufficienza sessuale insieme all’autosufficienza politica: Armodio e Aristogitone facilitano la transizione dalla tirannia alla democrazia, con il teatro quale componente culturale di un sistema politico volto a controllare le tensioni. Il teatro insiste dunque sul ruolo della polis per controllare le tensioni, contrapponendosi allo “stato selvaggio” dei boschi e dei monti nei quali probabilmente era andata organizzandosi la ribellione femminile, come emerge dalla mitologia dionisiaca. Quando il ricordo ne è ancora forte, l’amore eterosessuale è temuto, l’autosufficienza omosessuale maschile esaltata, fino al IV secolo. L’egemonia culturale maschile ha assunto il controllo delle tensioni, quando all’inizio del II secolo a.C. Roma entra in contatto con la Grecia. Qui il ricordo della ribellione continua nella società segrete e misteriche. ELENA GRANATA, CL.4 D LICEO SCIENTIFICO “G. NOVELLO” l’esperienza umana universale al centro della rappresentazione tragica consiste nello scontro con qualcosa di incontrollabile=NECESSITA’ (il destino, il limitela morte) rappresenta sulla scena l’esperienza umana nei diversi casi RIFLESSIONE COSCIENZA TRAGICA LEGGE UMANA razionalizzazione LEGGE DIVINA TRAGEDIA (rappresentazione) UOMO scontro con il proprio famiglia DIKE amore giustizia superiore pietà LIMITE LIMITE ANTIGONE affronta il limite con la disegni degli dei CONFLITTO NECESSITA’ TRASGRESSIONE (spinta incontrollabile) -ciclo temporale biologico -sociale, storico, culturale UBRIS superbia colpa ciò che sono costretto a fare -morte (esperienza limite) DISASTRO PSICHICO sicurezza Stato CREONTE EROE NECESSITA’ (ananke) [destino] città, patria / DI VALORI NÉMESIS punizione divina ESITO senso? RESPONSABILITA’ (libera scelta) RICERCA DI UN SENSO Ciò che sono libero di fare razionalizzazione PROGETTI UMANI padre di Antigone è cieco perché non deve farsi ingannare dall’apparenza, vuole solo vedere dentro di sé! Hp CORO (città?) il pubblico esce cambiato da questa esperienza SIMBOLO CATARSI superamento del disastro psichico Gesù nella sua predicazione teorizza il “regno” • Storia degli ebrei, da sempre legata alla loro religione; • I primi profeti ebraici, fino ad arrivare ai conservatori farisei, annunciano da sempre una sicura ricompensa divina per il popolo fedele: il regno e l’indipendenza, anche politiche; • Gesù invece si differenzia e si modernizza nella sua predicazione ipotizzando l’idea che “il regno di Dio” fosse da intendersi da un punto di vista prettamente spirituale. (A. Omodeo) Assenza della problematica politica nella predicazione di Gesù • Nei vangeli si può dire che gesù tratti di politica? • Esempio: “date a cesare ciò che è di cesare e a Dio quel che è di Dio” (v Marco); • L’ esempio porta ad una conclusione negativa, infatti Gesù pone l’accento sulla seconda parte della frase, intendendo quindi le nostre anime. (G. Borkamm) Il cristianesimo e la schiavitù • L’ antica gerarchia ecclesiastica non condannò mai la schiavitù come istituzione; • Formalmente viene accettata e data per scontata (vedi lettere Paolo di Tarso); • Anche se con l’insegnamento ecclesiastico le condizioni, dei cosiddetti schiavi sono migliorate nei secoli. (Paolo di Tarso) I manoscritti di Qumram • Nel 1947 un pastore ritrovò per caso, nel Mar Morto, documenti di una comunità parallela a quella paleocristiana; • Dopo ricerche e verifiche si identificò la setta come quella degli Esseni; • Questa setta presenta numerose analogie col cristianesimo (come Dio unico e Messia), non vi sono prove dell’ interazione fra le due religioni, ma le numerose affinità ci portano all’ipotesi che siano avvenuti dei contatti. (da Enciclopedia delle Religioni) Testo 1:Il discorso della montagna. Le beatitudini. Da Matteo, V, 1-48 Nel testo sono enunciati i principi fondamentali del Cristianesimo. beati I poveri di spirito perché: -di essi è il regno dei cieli; -si allude probabilmente agli umili di cuore, a coloro che pur possedendo dottrina e intelligenza, non mostrano di considerarsi superiori agli altri. I miti perché erediteranno la terra; si allude alla Palestina, che fu dono di Dio a Israele. Quelli che piangono perché saranno consolati. Quelli che hanno fame e sete di giustizia perché saranno saziati; sia allude all’adempimento a ogni dovere verso Dio. I misericordiosi perché otterranno misericordia I puri di cuore perché vedranno Dio; il cuore è la sede dell’intelligenza e della volontà e dunque purezza di cuore equivale a purezza delle intenzioni. I pacifici perché saranno chiamati figli di Dio Quelli che soffrono persecuzione per la giustizia perché di loro è il regno dei cieli. Gesù salì su di un monte e cominciò a parlare Fu detto:<<Occhio per occhio, dente per dente>>. Si tratta dell’antica legge del taglione che compare spesso nella Bibbia ed è perciò in grande onore presso gli Ebrei. Essa prescriveva di vendicarsi delle offese, rendendo all’offensore l’esatto contraccambio. Ma egli dice:<<Se qualcuno ti avrà percosso nella guancia destra, porgigli anche l’altra>>; al posto della vendetta pone il perdono. Fu detto: <<Amerai il prossimo tuo e avrai in odio il tuo nemico>> Ma egli dice:<<Amate i vostri nemici>>beneficiate quelli che vi odiano, pregate per quelli che vi perseguitano, così sarete veri figli di Dio. <<Se amate solo quelli che vi amano e salutate solo i vostri fratelli vi comporterete come i pagani>>. Testo 2:Inno alla carità. Paolo Di Tarso. Il fondamento di tutta l’esperienza cristiana consiste nella caritas, cioè nell’amore che fa uscire l’uomo da sé e gli fa superare tutte le barriere dell’egoismo, indirizzandolo verso il fratello; l’amore del prossimo è una cosa sola con l’amore di Dio. Il tono dell’postolo Paolo è lirico e assume le movenze dell’inno. La carità è un amore di donazione che vuole il bene dell’altro. Essa ha la sua fonte in Dio e nello Spirito e il suo modello è Cristo. CARITA’ -è magnanima; -è benigna; -si compiace della verità; -tutto scusa; -tutto crede; -tutto spera; -tutto sopporta. Non: -è invidiosa; -si vanta; -si gonfia; -si adira; -avrà mai fine; -cerca il suo interesse, -manca di rispetto; -tiene conto del male ricevuto; -gode dell’ingiustizia. Parlo le lingue degli uomini e degli angeli Ho il dono della profezia e conosco tutti i misteri e tutta la scienza SE Possiedo tutta la fede Distribuisco le mie sostanze Sono un bronzo sonante o un cembalo squillante M A N O N H O C A R I T A ’ Non sono niente Non mi giova a nulla Do il mio corpo per essere bruciato Quando verrà la perfezione sarà abolito ciò che è imperfetto e ciò che ora vediamo in uno specchio poi lo vedremo faccia a faccia. Testo 3:La giustificazione per fede. Paolo di Tarso. Gli uomini sono tutti colpevoli perché sono sotto il dominio del peccato, quindi nessuno è giusto, ma tutti possono salvarsi in grazia della fede. Per tutti quelli che credono si manifesta la giustizia di Dio , indipendentemente dall’osservanza della legge e dal compimento delle opere. Il giusto vivrà mediante la fede. Tesi La salvezza viene da Dio mediante la fede in Cristo. hanno peccato Sono giustificati grazie alla redenzione gratuitamente per la gloria realizzata da Cristo sono privi della gloria di Dio Indipendentemente dalle opere della legge Tutti sono giustificati per fede Conclusione Circoncisi e non circoncisi La giustizia non si conquista, ma si riceve come dono. Testo 4:L’avvento del regno. Di Bultmann, teologo evangelico e storico, tra i maggiori studiosi del Nuovo Testamento. L’essenza del cristianesimo si rispecchia nella preghiera del Pater Noster dove si dice: <<venga il tuo regno>>. Il regno è inteso come liberazione dal peccato, è la salvezza dell’uomo. Esso è opposto a tutti i beni relativi del mondo: ricchezza, gioia umana, potenza. L’uomo è posto di fronte ad un aut-aut: chi si ispira a questa salvezza deve sapere che opera in questo modo, una rottura tra sé e il mondo. Il regno si realizza con la morte, ma si determina con il presente, cioè l’uomo, già nel presente, si deve comportare in modo da poter raggiungere la salvezza. Il regno di Dio significa salvezza per l’uomo che pone termine ad ogni realtà terrestre ed esige dall’uomo la decisione poiché la salvezza non è qualcosa che si può possedere con latri beni l’uomo è posto di fronte ad un aut-aut. La predicazione di Cristo è annuncio che il regno di Dio è alle porte quindi il regno di satana deve terminare è l’ora della decisione: vecchio e nuovo sono incompatibili tra loro per amore del regno di dio vale la pena di rinunciare a tutto e sacrificare ad esso ogni cosa serve dunque fare penitenza ogni altro interesse deve cessare davanti all’esclusività della pretesa di dio molti vogliono il regno di dio, ma insieme ad altre cose essere pronti a parole non ha alcun valore tutto deriva dalla volontà. L’influenza della civiltà greca sul pensiero cristiano. • Il messaggio di cui Cristo si fece portatore riuscì a penetrare nel mondo circostante, incontrando così la civiltà greca; • Secondo lo storico Gustav Droysen ci fu uno scambio interculturale tra il mondo ellenico e il cristianesimo, soprattutto quest’ultimo ha tratto la maggiore innovazione (ellenizzazione); • L’esempio sta nel Nuovo Testamento che è scritto in greco e la parola stessa cristiano è greca; • Il medesimo successo fu tale perché i pagani erano in grado di comprendere il greco. (w. Jaeger) Impero romano e coscienza cristiana a fronte • Molteplici sono le ragioni del disfacimento dell’Impero a fine 3 secolo (fiscalismo esagerato, corruzione, disordini delle invasioni, etc.) ma queste si cercò di combatterle; • Il cristianesimo invece era il pericolo più grande perché non era possibile contrastarlo, essendo questo insito nella coscienza di ogni persona, • L’insolita intolleranza dell’Impero nei confronti dei cristiani viene giustificata dal rifiuto da parte dei fedeli di accettare il costume civile dei romani; • Dunque le autorità decisero di iniziare una persecuzione, forse perché si sentivano minacciati da una forza sovrumana. (G. Falco) La prima persecuzione contro i cristiani: Roma, 64 d.C. • Per la prima volta i cristiani vennero perseguiti nel 64 d.C.; • Essi venivano accusati di atrocità e ed azioni infamanti, poiché si diceva avessero in odio l’umanità; • Così Nerone non ebbe alcun problema ad accusare i cristiani per l’incendio di Roma. (C. Tacito) Una presa di posizione ufficiale nei confronti dei cristiani: la lettera di Plinio e la risposta di Traiano. • Lettere di domanda e risposta tra Plinio e Traiano; • Il giovane governatore chiede all’imperatore1 come si deve comportare nei confronti dei cristiani; • I cristiani debbono essere perseguitati solo per il fatto di appartenere alla nuova religione solo se realmente colpevoli di reati specifici? Dopo essersi convertiti potevano essere prosciolti? • Essi non essere ricercati, ma solo se denunciati dovevano essere giudicati; • A differenza di come si comportò Nerone, l’imperatore consiglia di agire con prudenza e moderazione. (Plinio e Traiano) INFAMI ACCUSE CONTRO I CRISTIANI Minucio Felice scrittore cristiano del III secolo, originario dell’Africa, autore dell’Octavius, nel quale narra la disputa tra un cristiano Ottavio e un pagano Cecilio. In questo brano si nota come: i cristiani per la sregolatezza della loro vita e per le crudeltà del volgo, furono presto accusati dei più orribili misfatti. Cecilio porta fra le accuse: 1. sacrifici di giovani al momento dell’iniziazione dei nuovi adepti 2. adorazione di una testa d’asino 3. fare oggetto di culto un uomo punito con la croce per delitti di pena capitale. L’iniziazione dei nuovo adepti avveniva così: un giovane veniva impiastricato di farina per ingannare chi non sospetta di niente ed è di fronte al nuovo seguace,il quale tratto in inganno dallo strato di pasta uccide il giovane. In seguito essi leccano avidamente il sangue e fanno a gara per accaparrarsi le membra, così con tale vittima cementano il patto. Non sappiamo com’è nata la diceria che i cristiani adorassero una tasta d’asino, certo è che in un graffito di una casa romana vediamo un uomo crocifisso con una testa d’asino. Il graffito è opera di un anonimo denigratore dei cristiani, che si propone di deridere cristo e i suoi empi seguaci. IL GRIDO DI SFIDA ALLO STATO PERSECUTORE Tertulliano fu il più grande apologista cristiano del III secolo d.C. autore di un’opera “Apologeticum” che fa la difesa del cristianesimo contro lo stato oppressore e contro tutta la cultura pagana. Nessuna persecuzione è mai riuscita a sradicare una fede religiosa. “Dio tollera che noi cristiani soffriamo questi patimenti, pur tuttavia le crudeltà vostre non servono a nulla diventiamo più numerosi quante volte ci mietete; il sangue dei cristiani è semenza”. CHI SONO I CRISTIANI Lettera a Diogneto di un retore cristiano del II o del III secolo d.C., sconosciuto. Questa lettera fissa la differenza tra cristiani e pagani. I cristiani non si distinguono in nulla nei tratti esteriori dagli altri uomini, né per il luogo dove abitano, né per la lingua che parlano né per il modo di vestire o mangiare, ma sono diversi da tutti gli altri perché vivono nel mondo come pellegrini di passaggio “trascorrono la loro vita terrena ma in realtà sono cittadini del cielo”. Anche il tema della carità è presente in questa lettera “ sono maledetti e rispondono con benedizioni”. I cristiani rappresentano nel mondo quello che è l’anima nel corpo. L’EDITTO DI COSTANTINO • Al termine dell’anno 312 ( secondo cronologia internazionale 313)l’imperatore Costantino d’accordo con il suo collega Licinio, emanò il famoso editto di tolleranza che segna una svolta memorabile nella storia del cristianesimo e dell’impero. In esso richiamandosi a precedenti istruzioni impartite sulla libertà di culto, si ordina ai governatori delle province di assicurare ai cristiani libertà di religione e di restituire i beni a loro confiscati. Apparentemente lo stato assumeva con ciò una posizione neutrale in materia religiosa ma questa neutralità fu più che altro formale. In effetti il cristianesimo iniziò ad essere privilegiato rispetto agli altri culti. • L’intento di Costantino e Licinio era quello di farsene capi e di ridurlo a instrumentum regni. Le origini del Medioevo D’Avino Antonietta 4d Liceo Scientifico “Novello” Il problema delle origine del Medioevo Le origini cristiane del Medioevo(tesi di Giorgio Falco) Dal punto di vista delle idee forza Origini germaniche del Medioevo Dal punto di vista religioso culturale Dal punto di vista della storia delle istituzioni Origini cristiane del Medioevo (Tesi di Giorgio Falco) un’età non nasce da un episodio che sembra chiudere il periodo precedente ma da un fatto nuovo. Per questo motivo il Medioevo inizia dal momento in cui nella realtà sociale entra una forza vitale nuova : il Cristianesimo Origini germaniche del Medioevo L’inizio del Medioevo è posto all’epoca delle grandi invasioni (V. sec. D.C. ) Dal punto di vista religioso-culturale Questo segna il momento in cui il nuovo popolo germanico entra in profondo contatto con il Cristianesimo e dà l’ avvio ad una produzione letteraria in lingua germanica Dal punto di vista delle idee-forza 410 d.C. Sacco di Roma L’anno in cui cadde il mito di Roma ( l’imprendibilità della città) che aveva animato la storia antica, finiva la storia dell’impero romano e cominciava una storia nuova Attorno alla metà del IV sec. Un vescovo goto Ulfila tradusse dal greco in lingua gotica il Nuovo Testamento e forse l’Antico Testamento Seguendo questa tesi il Medioevo si chiuderebbe con un’altra grande traduzione della Bibbia, quella di Lutero nel 1521 Le origini del Medioevo dal punto di vista della storia delle istituzione Caduta dell’Impero Romano d’Occidente 476 d.C. Scuola germanistica Scuola romanistica L’impero romano , in sé solida e robusta costruzione cadde per un motivo esterno: le invasioni barbariche L’impero cadeva da solo e si dissolveva per l’azione di cause interne In questo generale clima di decadenza i Germani si inserirono come elemento di continuità e rinnovamento e fecero nascere una nuova epoca: il Medioevo Come si è sviluppata la concezione della morte nel periodo tra il V e il XVI? Che differenze caratterizzavano i vari luoghi di sepoltura nelle zone Occidentali del pianeta? Che rapporto univa l’uomo e il corpo dopo la morte? Presentazione di Medaglia Stefania classe 4°D Liceo Scientifico G. Novello I Romani Nel 400 d.C. i Romani erano soliti seppellire i loro morti fuori dalle città, lungo la via Appia, all’interno di necropoli o terreni privati. Ciò era dovuto: • Alla paura del loro ritorno; • Al terrore di essere contagiati; • Per rispettare le leggi delle 12 tavole. I Cristiani Inizialmente la concezione cristiana relativa alla morte era simile a quella dei romani al punto di seppellire i morti assieme; in seguito i corpi vennero deposti in necropoli vicine, ma pur sempre separate; in fine,per differenziarsi dai pagani, non diedero più importanza al corpo senza vita. In Africa Inizialmente in Africa e solo successivamente a Roma non si avrà timore dei morti ma si inizierà una convivenza che durerà fino al XVIII sec. Ciò avvenne perché si credeva che con la sepoltura dei morti si rispettasse il dogma della resurrezione ( esisteva la convinzione che nel giorno del giudizio universale si sarebbe resuscitati passando a miglior vita). Nell’ intera Europa Solo dopo, in tutta l’Europa, i morti iniziarono ad essere seppelliti vicino alle tombe dei martiri per assicurarne la protezione (del corpo mortale e della sua anima) I martiri solitamente venivano sepolti in necropoli fuori dalle città e quindi fu qui che vennero deposti tutti i corpi dei defunti vicino alle necropoli vennero costruite delle cappelle (solitamente a pianta rotonda o poligonale); queste vengono sostituite da basiliche a più navate e precedute dall’atrium per accogliere pellegrini in visita ai martiri (anche in questo caso verranno circondate dalle tombe dei morti); inoltre diverranno abazie di monaci e/o monache; la cattedrale vescovile si differenzierà dalla basilica cimiteriale in quanto la prima esisterà fino all’inizio del Medioevo e sarà la sede dell’amministrazione episcopale e del clero mentre la seconda rappresenterà il santuario cimiteriale sede delle tombe dei santi e dei pellegrini. Gli GNOSTICI e l’IMPERO ROMANO Da ‘‘CROMWELL e AFRODITE’’ Di Giorgio Galli GNOSTICISMO corrente filosofica che si propone la conoscenza razionale delle cose divine Tra il I e il IV secolo dopo Cristo si assiste a un movimento di cultura ribelle chiamato ‘gnostico’ La risposta a questo movimento è il Cristianesimo che dal punto di vista istituzionale diede luogo alla nascita della CHIESA CATTOLICA Caratteristiche del movimento di ribellione: •Forte presenza dei valori e dei ricordi delle civiltà matristiche e della ribellione dionisiaca •Forte presenza femminile •Rifiuto della subordinazione della donna •Rifiuoto di una concezione di un ‘Dio Padre’ a favore di un’origine bisessuale del creato Concetto che sanciva la parità tra uomo e donna nella cerimonie e nelle feste comuni Le feste avevano tratti tipici di quelle che erano state definite ‘Orge dionisiache’ Nonostante il tenace sforzo della chiesa cattolica di cancellare i segni lasciati dal movimento , rimangono molteplici tacce dello gnosticismo, confermate anche dai documenti scoperti nel 1945 a Nag Hammadi nell’alto Egitto, chiamati impropriamente Vangeli gnostici. Ma anche prima della scoperta dei testi attorno al movimento ribelle chiamato dalla Chiesa cattolica Eresia gnostica si era formata una problematica che pur non cogliendo l’aspetto fondamentale dello Gnosticismo ne metteva in discussione le interpretazioni correnti di quasi dueimla anni Le problematiche riguardano il rapporto tra lo gnosticismo e il Cristianesimo prime e dopo la formazione della Chiesa cattolica. 1 possibile interpretazione: Dopo il I secolo l’impero romano appare debolmente istituzionalizzato sotto il profilo della legittimazione politica (il successore dell’imperatore era abitualmente contestato) Rifiuto della religione olimpica ufficiale la quale si era sviluppata nell’era grecoromana. Nel momento in cui l’impero si estende in Egitto e in Oriente la contestazione si traduce nel culto di antiche divinità femminili come Iside e Cibele, contrapposte a nuove civiltà maschili come Mitra (dio dei soldati e del sole) e Serapide (una sorte di Giove degli Egizi). Il dibattito assume la forma di comportamenti collettivi Il Cristianesimo si afferma come religione salvifica (poiché colloca l’immortalità nell’aldilà dopo la morte) nell’impero romano in profonda crisi culturale, dove gli individui sono dominati dal timore della morte e dall’aspirazione dell’aldilà. Le prime comunità cristiane si collocano quindi in questo quadro storico e si distinguono per il loro comportamento alternativo proprio nei confronti dei valori prevalenti nella società romana antica. Secondo questa interpretazione il Cristianesimo delle origini e lo Gnosticismo coincidono. Infatti i Cristiani della martirologia tramandataci dalla Chiesa si limitano a profassare la loro fede come seguaci di un Cristo che ha poco in comune con quello della dogmatica I maestri gnostici e i padri della chiesa sono intellettuali che tendono a dare un contenuto colto e ‘istituzionale’ a comportamenti collettivi Utilizzano nella contesa miti, leggende, rivelazioni dell’eredità culturale greca o gudaica, il tutto intrecciato con la figura di Cristo. Rifiutano il culto degli dei tradizionali e dell’imperatore divizzato e difendono la loro legittimità. Questa interpretazione spiegherebbe anche la questione delle persecuzioni: ai primi cristiani vengono rivolte le stesse accuse che i Padri della Chiesa rivolgono agli gnostici, le stesse riservate un millennio prima alle Menadi e un millennio dopo alle streghe: •Riunioni orgiastiche •Licenza sessuale •Sfrenatezza •Riunioni a carattere antropofagico Le persecuzioni di Nerone e Diocleziano erano quindi la misura di repressione contro questo movimento a forte presenza femminile e con una marcata carica libertaria Violenza accompagnata dalla progressiva istituzionalizzazione di una cultura fondata sull’immagine di un dio maschile e di una chiesa capace di raccogliere l’eredità dell’impero romano. (secondo diverse interpretazioni infatti l’obbiettivo delle persecuzioni non era quello di abolire il programma di una nuova religione poiché accettavano il culto di dei come Cibele e Mitra ma quello di colpire il movimento degli gnostici o Cristiani che siano che non si faceva istituzionalizzare) 2°possibile interpretazione: Le comunità gnostiche erano centri di una cultura alternativa erotica e libertaria facenti parte di quel grande movimento chiamato Cristianesimo. Contro queste correnti alternative reagirono gli interpreti di un ‘cristianesimo’ maschile, autoritario e sessuofobo (espresso anche da alcuni testi gnostici). Lo scontro era ancora in corso al momento della persecuzione di Diocleziano, che ottenne i risultati ipotizzati: La componente radicale del conflitto venne sconfitta La componente che pur condannando i giudei ‘deicidi’ aveva ereditato il tradizionalismo ebraico e subito l’influsso ellenistico prevalse. Alleandosi con imperatori come cristiani ,da Costantino a Teodosio, diede luogo all’istituzione autoritaria e patriarcale alla quale ‘‘ben si addice il titolo di ‘Grande Chiesa di Roma’ per la quale quasi duemila anni dopo, nel 1977, Papa Paolo VI ha dichiarato che una donna non può diventare prete perché nostro Signore era un uomo!’’ Nicoletta Zanaletti “Cromwell e Afrodite” di Giorgio Galli, edizioni kaos In questo testo si è cercato di analizzare, a livello storico, quale sia stata la risposta degli uomini nei primi secoli all’interrogativo: chi è Gesù di Nazareth? E quindi approfondire l’origine del Cristianesimo nel I° e II° secolo d.C. e delle sette che da esso sono nate e dei rapporti intercorsi fra di loro, cercando spunti da libri scritti da autorevoli storici. Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno Il primo quesito è relativo ai testi: Quali sono e come si possono considerare le fonti da cui si attinge? 1. I “Vangeli” di Nag Hammadi – ovvero 13 codici papiracei; 2. “Atti” e le “Passioni” dei martiri; scritti anonimi le cui notizie si possono considerare credibili. Alfred Loisy (1857-1940) nel libro “Le origini del Cristianesimo”, pubblicato nel 1933 afferma che: sia per le sette gnostiche che per la Grande Chiesa, i documenti datati prima del 180 d.C. si considerano validi perché hanno consentito la nascita del movimento Cristiano. Paolo Siniscalco (storico) nell’opera “Il cammino di Cristo nell’impero romano” dice che: “non c’è storia senza lo storico” il nodo importante è il rapporto dei “Vangeli” con lo storico e non con la storia. Lo scrittore non condivide l’opinione di alcuni critici i quali affermano che i documenti sopra citati insegnano solo il comportamenti dei primi Cristiani. Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno Il secondo quesito è relativo a Gesù: È esistito Gesù e come si può analizzare la sua figura? Nei primi secoli i credenti in Cristo venivano considerati ribelli perché si rifiutavano di esercitare tutte quelle pratiche pagane che sfociavano nell’idolatria, fondamenta del sistema politico di quei tempi. Alfred Loisy utilizza il termine “mito”, parlando di Gesù, proprio perché prima del 180 d.C. sono disponibili solo testi poco attendibili. Lo scrittore riporta alcune affermazioni di coloro che negano l’esistenza di Gesù (a partire da Bruno Bauer); Paolo Siniscalco ribadisce sul fatto che non è importante se Gesù sia esistito o meno perché sarebbe stato comunque un uomo, ma come valutare Gesù senza l’uso dei “Vangeli”. F. Nietzsche identifica l’immagine di Cristo sovrapposta a quella di Dionisio, affermando che due sono le analogie fra Cristianesimo e dionismo: 1. prima analogia identifica Cristo con Dionisio crocifisso il quale, persa la ragione, si identifica con il salvatore dell’umanità; 2. la seconda si riscontra nella macrostoria di Evola “Rivolta contro il mondo moderno”: il mito della nascita da vergine era insito nella cultura greca (Gaia, dea citata dal poeta greco Esiodo, generò senza consorte). Due sono gli aspetti su cui si basa la Chiesa: divinità esclusivamente maschile e repressione sessuale; che si contrappone ad una ribellione erotica con forti componenti femminili. Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno Il terzo quesito è relativo alla dottrina della Chiesa: Qual’è la dottrina di Cristo? Hegel (storico) nell’opera “Lezioni sulla filosofia della religione” afferma che: la dottrina della Chiesa non è l’insegnamento di Cristo perché il suo contenuto può essere solo universale e astratto; invece la Chiesa cita componenti specifici e concreti. In opposizione al carattere del movimento alle origini che non era caratterizzato da una “dottrina”. Adolf von Harwack nell’opera “Storia dei dogmi”, considera (la contesa al gnosticismo): la costruzione di una teologia tutta maschile con una contrapposizione maschile alle sue componenti femminili. Il quarto quesito è relativo al manicheismo (religione fondata da Mani): In che modo nascono il bene e il male? J. Kelly nell’opera “Il pensiero cristiano delle origini” sostiene che: il male ha origine dall’unione dei demoni con le donne; il bene è rappresentato dal Padre, perché creatore del cosmo e ingenerato (ovvero non ha principio a differenza di tutto il resto). Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno Il quinto quesito è relativo al termine agennetos: Che cosa si indente per agennetos ovvero ingenerato? Il termine agennetos (ingenerato) sorgono dibattiti durante il concilio di Nicea 325 d.C.. Fromm a proposito di Eschilio: tra “principio matriarcale” e “principio patriarcale”: per affermare una religione senza dee si deve negare l’esistenza del fondatore (Cristo) che è nato da donna e si identifica nel Padre-Dio (creatore di se stesso). Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno Il sesto quesito è relativo alla Trinità: Da cosa nasce la Trinità? Il dogma della Trinità evoca la contrapposizione dello “spirito” (Santo) alla “materia”;per il cristiano si identifica in Maria. Qui avviene il collegamento con lo gnosticismo: il Dio che crea ha identica natura e sostanza del Dio che ha bisogno di una donna per nascere come Redentore. George Prestige nell’opera “Dio nel pensiero dei padri” afferma che: agli gnostici va il merito di essere i primi ad utilizzare il linguaggio biologico in una discussione di fatti teologici. Paolo Siniscalco sostiene che: Prestige si contrappone ad Adolf von Harnack il quale principalmente formula due accuse contro la Grande Chiesa: il tradimento operato da essa contro la dottrina di Gesù; il compromesso con le idee e le mentalità presenti nell’ambiente circostante. Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno Il settimo quesito è relativo al Figlio di Dio: Come si pone il Figlio di Dio? John Courtney Murnay nell’opera “Il problema di Dio, ieri e oggi” afferma che: con il Concilio di Nicea si è passati da una concezione di ciò che il Figlio è per noi a ciò che il Figlio è per se stesso; ovvero si è passati da un modo descrittivo ad uno che pone attenzione all’essere in quanto tale. Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno L’ottavo quesito è relativo alla Chiesa: Quali rapporti esistono fra la Grande Chiesa di Roma e gli gnostici? George Prestige conferma: “l’autenticità” del Cristianesimo della Grande Chiesa di Roma. Adolf von Harwack sostiene: il Cristianesimo è stato influenzato dalla metafisica ellenistica e Marcione fu uno dei fondatori del canone cattolico (ma ciò non può essere perché all’epoca, II° secolo, si era già attuata la rottura fra lui e la Chiesa). J. Kelly afferma che: lo gnosticismo non si può considerare un movimento perché ciò suggerisce un’organizzazione. Adolf von Harwack sostiene la tesi che: lo gnosticismo sia o no un movimento è valido per quei gnostici “intellettuali” che davano un’interpretazione cristiana ad un movimento più antico del Cristianesimo. Concludendo si possono effettuare, tre osservazioni sullo gnosticismo: 1. Harnack lo valuta come estrema ellenizzazione del Cristianesimo; e la Chiesa di Roma, tradisce il sentire religioso del Cristianesimo primitivo; 2. Kelly lo propone e poi lo rifiuta come movimento, in quanto non possiede un’organizzazione; 3. lo stesso argomento Delumeau lo contrapporrà alla “Religione delle streghe” di Margaret; ma si usa il termine movimento perché non possiede: riti, liturgie e gerarchie. Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno Il nono quesito è relativo agli gnostici: Come si è combattuto il movimento gnostico e perché essi utilizzano un linguaggio biologico? Con il Sacro Romano Impero, si è combattuto il movimento attraverso tre atti: 1. repressione da parte dell’autorità imperiale; 2. costruendo un’ideologia patriarcale; 3. attraverso l’istituzione della Grande Chiesa di Roma. Alfred Loisy afferma che: i Padri fondatori del Cristianesimo creano “i canoni” (elenco di testi) già nella metà del II° secolo per sconfiggere gli gnostici che volevano imporre una cultura meno anti-femminista. J. Kelly scrive che: in base ai canoni vengono costruiti i dogmi, un intreccio fra il credo cristiano, ultrapatriarcale e la metafisica (astrattismo) greca. In questo contesto scaturiscono le contestazioni del Cristianesimo verso von Harnack e la sua scuola, maturate dagli anni Trenta agli anni Sessanta. Tre sono i motivi principali dell’uso del loro linguaggio: • perché identificava generazione e creazione; • perché si fondono il Padre ed il Figlio con uno Spirito-Vita; • perché in contrapposizione c’è madre-materia fonte di morte. È qui che nasce la complessa dogmatica cristiana. L’impossibilità di conciliare i termini biologici con la costruzione teologica crea controversie tra “ortodossi” ed “eretici”. Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno Il decimo quesito è relativo alla natura di Cristo: Qual è la natura di Cristo e il ruolo di Maria? Nasce dal Concilio di Nicea e tocca tutti gli altri: Efeso (431), Calcedonia (451) e Costantinopoli (553). G. Prestige scrive: la forma o la sostanza della divinità è indicata con il termine Spirito (pneuma) “Taziano afferma che Dio è Spirito e non materia per cui è indifferente dire generato o creato; infatti i termini greci agennetos (non generato) e agenetos (increato) erano identici, e Dio era l’unico essere al quale si potesse applicare entrambi i termini. Teofilo di Antiochia, II° secolo, utilizza per la prima volta il termine Triade. Attilio Agnoletto storico cattolico, nell’opera “Storia del Cristianesimo”, afferma che: all’origine il Cristianesimo seguiva idee molto semplici, perché improntato alla predicazione e all’azione, ma poi si passò ad un discorso più ragionato e approfondito culturalmente da qui nasce la teologia. Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno Per Eusebio, Atanasio e Agostino la teologia è la scienza del vero Dio. (Cosa avvenne nel II° secolo). Come conciliare il monoteismo (l’unico Dio) senza cadere nel politeismo (con la Trinità)? Alcuni teologi come Ario pensarono di subordinare il Figlio al Padre. Il problema investì sia il Vescovo Alessandro e l’intero Sinodo, che tutto l’impero. Le discussioni si spostarono poi sulla natura del Cristo (problema cristologico) era divina o umana? Diverse sono le affermazioni: 1. Nestorio (Vescovo di Costantinopoli nel 428) affermava che Maria generò un uomo strumento della divinità; 2. Cirillo (Vescovo di Alessandria) creò la formula: “da due nature una”; 3. Eutiche (scomunicato nel 448) “prima dell’unione erano due nature ma poi una sola: divina”. Prevalse il monofisismo (tesi dell’unica natura-Vescovo Cirillo) e vennero combattute le altre. Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno L’undicesimo quesito è relativo alla volontà di Cristo: La volontà di Cristo è umana o divina? Attilio Agnoletto storico cattolico nell’opera già citata afferma: il problema della volontà di Cristo: umana o divina oppure una sola: divina? Il concilio di Costantinopoli (681) definì che in Gesù vi erano due volontà ma l’umana soggetta alla divina. L’interpretazione erotico-libertaria degli gnostici fu vinta dai cristiani in due tempi: 1. creando un’istituzione: la Chiesa di Roma; 2. dando all’ideologia una linea maschilista maggiore di quella elleno-romana. Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno Il dodicesimo quesito è relativo alla Chiesa di Roma: Come si è giunti ad una struttura così complessa come la Chiesa di Roma? Il messaggio di Gesù era semplice ma la Chiesa lo ha mutato, trasformando Cristo in un Dio Redentore di natura umana e in quanto tale nato da donna alla quale, “materia”, viene contrapposto lo Spirito ovvero lo “Spirito Santo”. Lo sviluppo ideologico va di pari passo allo sviluppo istituzionale, infatti la Chiesa di Roma trasforma il Vescovo della stessa nel Capo della Cristianità e fissa il canone dogmatico della Fede. Filoramo nell’opera “L’attesa della fine” afferma che: Marcione, per combattere la Chiesa di Roma capì che una nuova chiesa poteva sostituirsi alla Chiesa di Roma dove anche le donne potevano diventare sacerdoti. Ma questo movimento gnostico fu distrutto dalle persecuzioni che furono attribuite alla Grande Chiesa di Roma. Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno • • • • • Etienne Trocmé nella sua antologia “Il cristianesimo dalle origini a Nicea” afferma che: Tre sono le fasi che si distinguono in questo periodo: 1. dal 30 al 125 d.C. rapida espansione del movimento cristiano; 2. dal 125 al 250 d.C. trasformazione in Chiesa numerosa dove non erano presenti molti intellettuali; 3. dopo il 250 d.C. periodo delle grandi eresie (gnosticismo, marcionismo, montanismo) e il Cristianesimo diventa fattore politico. Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno • • • • • Il tredicesimo quesito è relativo a Sant’Agostino: • Come nasce Sant’Agostino? Kurt Flasch nell’opera “Agostino d’Ippona, introduzione all’opera filosofica” possiamo leggere che: Agostino nelle “Confessioni” è ossessionato dal peccato e dal sesso dalla madre Monica. La sua prima setta fu quella dei manichei che poi abbandonò, per abbracciare la Grande Chiesa, quando giunse a Milano, con Ambrogio. Entrambi sono due padri della Chiesa definiti androcentristi (andro=uomo). Ambrogio afferma che: “colei che non crede viene definita donna ovvero con un nome designato dal sesso, ma colei che crede progredisce verso l’uomo perfetto e non possiede più il nome del sesso”. Agostino esprime meglio questo concetto dicendo: “non si capisce come si possa dire che la donna è stata creata per aiutare l’uomo se non per la generazione.” Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno • Il quattordicesimo quesito è relativo al rapporto tra la Chiesa e il sesso: • Qual è l’atteggiamento della Chiesa di fronte al sesso? • Mary Daly nell’opera “la chiesa e il secondo sesso” afferma che: • nelle antiche religioni pagane si venerava la Dea Madre, il giudaismo e il Cristianesimo in opposizione glorificano la donna; la Madre riconosce la propria inferiorità e si inginocchia davanti al Figlio. • Le Goff nel saggio “Quando il piacere divenne peccato” afferma che: • ▬ sessualmente parlando all’epoca greco-latina vi era una grande libertà per arrivare poi ad una severa regolamentazione; • ▬ il Cristianesimo è stato il principale artefice di ciò. • Michel Foucault: tenendo presente che il Cristianesimo si colloca in un contesto pieno di mutamenti sia economici che sociali, che ideologici; esso stesso è sia causa che risultato dei suddetti cambiamenti. • Paul Veyne: la Chiesa esercita un controllo sociale con il potere laico al suo servizio. • Aline Rousselle : analizzando i valori della verginità e del monachesimo nel IV° secolo, fa notare che la moderazione dei desideri sia solo uno sviluppo dei rapporti intersessuali quotidiani. Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno Le Goff: già i romani avevano limitato le pratiche sessuali ed i cristiani avevano solamente aggiunto che la fine del mondo esigeva purezza. Il primo fu Clemente d’Alessandria ma poi anche Agostino, avevano legato il peccato originale con l’atto sessuale e dato che la carne trasmette il peccato gli errori dei padri ricadono sui figli. È l’epoca della repressione del piacere e della nascita di una barriera sociale fra lavoratori (contadini) e cavalieri. La nuova etica sessuale si contrappone a due punti fondamentali dell’epoca:la rievocazione di divinità femminili e la diffusione di comportamenti sessuali liberi. Dove non riesce l’insegnamento si impone con la repressione. La Chiesa del XII° secolo fa trionfare il suo modello di matrimonio, monogamico e indissolubile ma fino ad allora era indulgente sia verso l’omosessualità (solo quella maschile, sempre per una concezione androcentrica) che verso chi commetteva peccati sessuali. G. Duby nel saggio “L’inafferrabile volto dell’amore” afferma che: analizzando il passaggio tra il XII e XIII secolo dove si celebra l’amor cortese si può notare che in questi scritti non sempre sono decifrabili i volti dell’amata. Proprio perché l’amor cortese si può definire una maschera per nascondere i veri rapporti fra uomo e donna. Da ricordare la I° bolla di Gregorio IX contro la stregoneria (Vox in Roma - 1233) e la II° bolla di Giovanni XXII (Super illius specula - 1326). Roberta Lodigiani, classe IV^D liceo Novello, Codogno CROMWELL E AFRODITE LA GRANDE CHIESA DI ROMA 2 Tre fasi del cristianesimo: • 30-125 → rapida espansione. • 125-250 → da dimensione nascosta e ridotta, a celebrazione nelle chiese, molti fedeli, specialmente tra la plebe, gli intellettuali non aderiscono. • 250- 400 → periodo caratterizzato da grandi eresie: marcionismo, mantenismo, gnosticismo. Il cristianesimo si trasforma in un fattore politico perché i leader del movimento si alleano con l’impero romano in crisi. Carrera Maryline, classe IV^D liceo Novello, Codogno • Sant’ Agostino di Ippona → emblema dei primi 4 secoli del cristianesimo. • Figlio di un piccolo borghese di provincia, passa per il manicheismo ed approda al cristianesimo tramite la madre Monica, rappresentativa del cristianesimo sessuofobico (timore verso l’uomo sacerdote) e istituzionalizzato (organizzato tramite istituzioni). • Agostino perde interesse per il manicheismo, si avvicina ad Ambrogio. Carrera Maryline, classe IV^D liceo Novello, Codogno • Ambrogio →la donna che non crede è la donna (minima considerazione). →la donna che crede progredisce verso l’uomo perfetto. • Agostino non capisce l’utilità della donna, al di fuori dell’opera della generazione. • Monica muore nel 387, dopo aver procreato Agostino e averlo indirizzato al cristianesimo. Carrera Maryline, classe IV^D liceo Novello, Codogno • Agostino nel 391→ sacerdote, nel 396 → vescovo di Ippona, Chiede intervento contro i “ribelli”: il personale politico e l’autorità imperiale sostiene la chiesa di Roma contro gli intransigenti. • Agostino chierico, la chiesa africana divisa: i più seguaci di Donato: non riconoscono la chiesa imperiale di Costantino e negano la validità di preti che durante la persecuzione hanno rinnegato la loro fede. Carrera Maryline, classe IV^D liceo Novello, Codogno • Costantino stabilisce che i traditori rappresentano la vera Chiesa. Le autorità imperiali, quando vogliono mettere in pratica la decisione di Costantino, urtano contro le proteste radicate principalmente nell’ambiente popolare che, dopo i terribili eccessi dell’esercito da Cartagine fino all’estremo lembo della Numidia, nel 393 Costantino → costretto a dichiarare libertà di coscienza. • Agostino →libertà di coscienza intollerabile. Nel 393 divenuto portavoce della reazione ecclesiastica al Donatismo, elabora una concezione di chiesa che riflette l’esperienza dell’Arianesimo e Donatismo e lascia trasparire il ruolo delle eresie. Carrera Maryline, classe IV^D liceo Novello, Codogno • Agostino → la vera fede si vive solo dove regna una fede universale. → stato = istituzione con il compito di intervenire contro gli eretici. → diventa uomo che fa affermare la chiesa di Roma come chiesa che ha un Dio maschile, che genera figlio divino senza l’aiuto di dee. • Religione patriarcale di Agostino → generata da una lenta evoluzione. Carrera Maryline, classe IV^D liceo Novello, Codogno • In origine, religione patriarcale → si venerava la Madre Terra. • A seguito d’invasioni dei popoli a sud della Russia, affermazione società patriarcale. • Nel mondo ellenico → compresenza divinità femminili e maschili. • In questo periodo → religione patriarcale. • Medioevo → svolta nella concezione pratica della sessualità in occidente. Carrera Maryline, classe IV^D liceo Novello, Codogno • Di recente Veyne e Foucault → la svolta è accaduta prima del cristianesimo e della sua diffusione, durante l’alto impero romano (primo e secondo secolo). • Cristianesimo in epoca di profondi mutamenti economici nei primi quattro secoli dell’era cristiana, appare come causa ed effetto dei mutamenti. • Cristianesimo → ha indotto controllo sociale ed ideologico, esercitato dalla chiesa, con lo stato al suo servizio. • Cristianesimo → società esemplare per il nuovo modello sessuale. • Cristiani → aggiungono un motivo in più per essere casti: la fine del mondo esige purezza. Carrera Maryline, classe IV^D liceo Novello, Codogno • Agostino, tra 395 e 430, collega definitivamente peccato originale con sessualità: la concupiscenza trasmette il peccato originale. Epoca della grande repressione e del piacere. • Agostino: visto che la carne trasmette il peccato originale, i figli pagano il peccato dei genitori. • In parallelo: schiavitù → conseguenza del peccato originale. • Fino al dodicesimo secolo → chiesa aveva manifestato grande indulgenza verso gli omosessuali maschi. • Chiesa del dodicesimo secolo → fa vincere il suo modello: matrimoniale, monogamico e indissolubile → fine indulgenza chiesa. Carrera Maryline, classe IV^D liceo Novello, Codogno • Nella situazione odierna, modi di amare e rapporto tra maschi e femmine non sono più quelli di un tempo → uno degli aspetti più inquietanti del mutamento dei rapporti famigliari che hanno investito la nostra civiltà → molto più importante delle piccolezze che chiamano rivoluzioni. • Gli storici, con ricerche, dimostrano che, sebbene ci siano tracce esplicite della società del passato, gli aspetti che riguardano l’amore sono ancora avvolti nell’oscurità. • Nessuno può assicurarci che, sotto il volto della donna amata, nel periodo cortese, non si nascondesse un volto maschile. Carrera Maryline, classe IV^D liceo Novello, Codogno • A giudizio di Duby (1985) → il rapporto tra uomo e donna nell’amore cortese è nascosto o idealizzato poiché è un travestimento dei veri rapporti esistenti tra uomo e donna e per capirlo a fondo è necessario guardare al passato. Carrera Maryline, classe IV^D liceo Novello, Codogno STRUTTURA E CARATTERISTICHE DELLE “CONFESSIONI” di Sant’Agostino Agostino, negli anni successivi alla morte, diverrà ben presto un <<classico>> della cultura della Chiesa e non solo; infatti la cultura occidentale cristiana sarà profondamente segnata dal grande padre africano e riconoscerà in lui uno dei suoi maestri maggiori. A lui faranno riferimento, in primo luogo, i pensatori più rilevanti dell’Alto Medioevo (es Anselmo d’Aosta, Abelardo, la Scuola di Chartres…); nel XVII secolo sarà presente in grani filosofi come Cartesio e rappresenterà un punto di riferimento di taluni movimenti religiosi, come il Giansenismo. Ai nostri tempi si trovano forti risonanze agostiniane nello spiritualismo cristiano e nell’essenzialismo a sfondo religioso. E in generale, nel Novecento, Agostino ha goduto e gode tuttora di una rinnovata fortuna, poiché la sua vita e la sua filosofia sembrano particolarmente rispondenti alla tormentata sensibilità dell’uomo di oggi. Per la traccia importante lasciata da Agostino nella cultura e nel pensiero occidentali e per la sua vicinanza alle problematiche dell’uomo di oggi ho deciso di approfondire una tra le sue opere maggiori “Le Confessioni”, forse il suo scritto più innovativo e opera chiave della sua personalità di pensatore. STRUTTURA E CARATTERISTICHE DELLE “CONFESSIONI” MOTIVAZIONI CHE LO SPINGONO A RICORDARE I PECCATI COMMESSI (sia nelle Rectractatione e nelle Confessioni): • Sollevare verso Dio la mente e lo spirito dei lettori; • celebrare la grandezza di Dio; • vuole provare che l’uomo vuole lodare Dio, anche se è peccatore. MENO CHIARE SONO LE CIROSTANZE DI TALE OPERA 3 IPOTESI: • la scrive per discolparsi da accuse; • autorevoli esponenti del clero africano o Paolino vescovo di Nola rechiesero un racconto della sua conversione; • diventato membro del Clero africano nel 391, si accorse che alcuni suoi membri non erano uomini “spirituali” e quindi sentì la necessità di sondare i meccanismi di volizione. IL TITOLO “Confessioni” Non nel senso più moderno del termine di accusa dei peccati, MA: • confessio peccatorum (ammissione dell’indegnità dell’uomo peccatore ); • fidei (intervento salvifico di Dio); • laudis (lode a Dio). Sono una sorta di itinerario della sua trasformazione, della sua conversione. L’uomo diventa antisociale per una perversione di volontà infatti la sua tragedia sta nell’essere spinto a fuggire all’ <<esterno>>, a perdere contatto con sé stesso è la caduta dell’anima è vista come un volgersi dell’anima al di fuori di sé, come nella filosofia di Plotino ma Agostino ne dà un’interpretazione intensamente personale: è la debolezza del’uomo che lo costringe a fuggire da sé stesso; una caduta che si manifesta in n centinaio di episodi precisi della sua vita passata Si ha un cambiamento di prospettiva diventa interiore IL SOGGETTO E’ L’IO ciò obbliga a un’introspezione dell’interiorità E’ l’accoglienza in sé stessi che permette di scoprire, all’interno di sé stessi, la realtà di Dio L’andamento biografico e cronologico della prima parte delle Confessioni prepara la riflessione e la trattazione finale sul TEMPO e la MEMORIA. LA MEMORIA L’interrogare porta nei campi della memoria Il movimento dell’interiorià nel fondo dell’anima conduce là dove ha origine la luce stessa della ragione, e questa NON E’ nell’uomo infatti qualsiasi giudizio dell’anima presuppone una norma eterna e immutabile grazie alla quale l’anima può giudicare con verità e certezza l’anima è intermediaria tra la norma alla quale partecipa e gli oggetti La tematica della memoria è strettamente legata a quella del TEMPO IL TEMPO è è necessario solo all’uomo in quanto: Dio è un eterno presente è dimensione della coscienza (distensio animi) anticipazione rammemorazione L’opera non può essere considerata come una biografia in senso moderno poichè applica al passato lo stesso metodo di esegesi allegorica che utilizza nello studio delle Sante Scritture ossia i datti concreti dell’esistenza diventano segni da decifrare, indizi di una realtà meno immediata, più nascosta I RAPPORTI TRA L’UOMO E I SUOI SIMILI VENGONO LETTI COME TRACCE DELL’UNICO RAPPORTO FONDAMENTALE quello tra Dio e l’uomo Il genio di Agostani sta nella sua capacità di reductio ad unum: trasforma la dispersione in ordiato progresso di salvezza 2 PECCATI PER ECCELLENZA CURIOSITAS Dispersione delle energie SUPERBIA come ANTICONFESSIO rifiuto dell’intervento salvifico di Dio Questa biografia ha un cursus che parte dall’informe e arriva alla beatitudine Ciò risolve il problema dell’unità strutturale il contenuto dottrinale degli ultimi tre libri non può non essere concepito come compimento dell’itinerario esistenziale tracciato in precedenza sono appunto gli ultimi tre libri a farci capire la biografia La “storia del cuore” sembrerebbe lontana dall’opera De doctrina christiana ma per capire la connessione dobbiamo prendere in considerazione gli ASSIOMI che hanno guidato la stesura di entrambi i testi ossia 1. la via alla salvezza è stata indicata da Dio nella Bibbia 2. i significati più profondi contenuti nelle Scritture sono stati velati 3. accettazione e utilizzo del concetto di sacro furto BIBBIA AUCTORITAS, unica forma di sapientia perciò Stile delle Confessioni proprio del mondo biblico Conclusioni CONFESSIONI paradigma esistenziale autobiografia storia del cuore esemplificazione di un progetto culturale Valentina Bellini STORIA DEL MEDITERRANEO Fernand Braudel Mancini Simone classe 4D Nel mediterraneo coesistono principalmente tre civiltà: controoccidente OCCIDENTE (cristianità e romanità: Europa centrale e occidentale) ISLAM (dal marocco fino all’Insulindia) in contrapposizione con l’occidente e la cristianità ROMA Centro del vecchio universo latino LA MECCA centro dell’universo islamico Nemici complementari. (ciò che fa uno fa l’altro) UNIVERSO GRECO-ORTODOSSO (penisola Balcanica, Bulgaria,Romania) occupa posizione di mediazione ideologicamente e geograficamente COSTANTINOPOLI (2° Roma ) e MOSCA (3°Roma) Fra questi due universi sembrano esserci più analogie che differenze: CROCIATE ROMA DIO GESU’ BIBBIA DJHAD LA MECCA ALLAH MAOMETTO CORANO TESI:Queste tre civiltà trionfano sulla durata e attraversano il tempo. Questa immobilità fa si che le civiltà affondino le radici in un passato ancora più antico,e la lunga durata entra necessariamente a far parte della loro natura: infatti la romanità non inizia con Cristo;l’Islam non inizia nel VII secolo con Maometto;il mondo ortodosso non ha principio con la fondazione di Costantinopoli nel 330. Una civiltà ,è una continuità che quando muta assorbe valori antichi che sopravvivono attraverso lei e continuano a costruirne la sostanza. Le civiltà non sono mortali ma risorgono dalle proprie ceneri. Per fare qualche esempio la civiltà Greca nasce e comincia a delinearsi verso VIII secolo a.C., dopo stermini e invasioni che avevano riportato lo stato Greco al grado zero della storia. Ora tale civiltà esiste ancora oggi arrivando a una durata di 3 millenni…. Quel che abbiamo detto si può ripetere per Roma e per la Mecca. Per Roma,è la nascita di Cristo;per l’Islam è invece la fuga di Maometto dalla Mecca a Medina,il 16 Luglio 622. L’Occidente non fa che continuare il mondo latino e l’Islam trae molto probabilmente le sue origini dall’Arabia desertica che ha alle spalle un lungo passato(l’islam si dichiara erede del Vicino Oriente,di una lunga serie di culture ,economie e scienze antiche. Il suo cuore va dalla Mecca al Cairo, a Damasco e a Baghad. Si dice che l’Islam è il deserto e si dice anche che l’Islam è il vicino Oriente, il che gli conferisce un’incredibile quantità di eredità e quindi di secoli). Un’altra prova a testimonianza che gli odierni popoli europei siano”il continuo”degli antichi popoli delle antiche popolazioni dell’Europa è il fatto che quando la cristianità si spezza in due nel XVI secolo, la separazione avvenga lungo l’asse del Reno e del Danubio inoltre la conquista folgorante dell’Islam sia stata accettata dal vicino oriente e dalle zone dominate a suo tempo da Cartagine. .La civiltà islamica non rappresenta solo un rapporto ma una continuità. La seconda caratteristica di queste tre civiltà è l’attaccamento al proprio spazio geografico. Infatti gli antichi imperi(romano, cartaginese e greco)hanno conservato in linea di massima i loro confini conquistati secoli e secoli fa . EVENTI CHE HANNO CONTRIBUITO A GARANTIRE L’IMPORTANZA DEL MEDITERRANEO: •SCOPERTA DELL’AMERICA •SPEDIZIONI TRANSOCEANICHE •COMMERCIO MARITTIMO A LIVELLO GLOBALE •TRATTA DEGLI SCHIAVI Filosofia Ebraica Bignami Marco 4a “D” Filosofia Ebraica Arcaica • • • • • • • Movimento filosofico fortemente influenzato da Platone, da Aristotele e dalla filosofia islamica, poi dominato da Aristotele. Tra i maggiori filosofi citiamo: Filone d’Alessandria, vissuto in età ellenistica con il proposito di difendere i principi religiosi mediante supporto della verità; Avicebrone, influenzato da Platone con il quale ha in comune l’idea di un tramite tra Dio e il mondo e tra la specie e l’individuo; Saadia Gaon, vissuto nel ‘900, esprime la razionalità della fede ebraica; Paquda, dopo l’anno 1000 fu l’autore del primo sistema di norme etiche ebraico “GUIDA AI DOVERI DEL CUORE”; Halevi, fu l’autore di un’ opera polemica nei confronti degli altri filosofi e sosteneva che l’illuminazione e la visione emotiva fossero le più importanti. Ascesa del pensiero Aristotelico • • • • I maggiori filosofi ebrei di corrente aristotelica furono Daud e Maimonide, quest’ultimo affermava che Dio non potesse essere pensato con aggettivi positivi, altrimenti la sua unità sarebbe stata pregiudicata, inoltre l’uomo secondo il pensatore, non può sapere nulla riguardo alla natura di Dio. Maimonide fu inoltre autore dei 13 principi delle fede, in cui tutti gli ebrei dovevano credere. I primi 5 principi parlavano della conoscenza del Creatore, i secondi 4 riguardavano la divina profezia della Torah (il Pentateuco, cioè i cinque libri della rivelazione di Dio), infine gli ultimi 4 esprimevano la ricompensa, la punizione e la redenzione. Conclusione: senza l’attività di questi filosofi difficilmente la cultura occidentale avrebbe preso la direzione attuale. Filosofia Islamica Bignami Marco 4a “D” Contesto Storico Culturale • La civiltà islamica apre una nuova pagina della storia dell' umanità. • ISLAM = feudale; • è unità sia religiosa che linguistica la quale comprende civiltà e culture diverse; Vastissimo spazio commerciale e culturale; La cultura islamica è caratterizzata da movimenti poetici ed architettonici, inoltre sono presenti scuole mediche dove vengono trasmesse le discipline scientifiche; • • civiltà ricca ed evoluta nei confronti dell' occidente Contesto religioso • Come la religione ebraica e cristiana quella islamica possiede un libro sacro che è il Corano CORANO • Rivelazione divina • • • • • 1) Unico Dio (Allah) 2) Preghiera rituale 5 volte al giorno 3) Digiuno nel mese del Ramadam 4) Pagamento per mantenere gli indigenti 5) Pellegrinaggio alla Mecca rispetto di 5 regole codice da rispettare Filosofia • Islam= vera religione e abbandono a Dio; i pensatori dell' Islam riprendono i concetti dei filosofi ellenistici rielaborandoli in forma originale. Il pensiero islamico è strettamente legato all' interpretazione del Corano, infatti va studiato nei suoi valori autonomi non solo in funzione del dibattito teorico occidentale; • Apertura di un dibattito teologico: alcuni ritenevano possibile applicare la logica razionale dell' uomo a Dio, altri ritenevano che invece fosse necessario riconoscere i ristretti limiti della ragione. La disputa ha provocato conseguenze anche sul confronto occidentale tra Ragione e Fede. • Interpretazione dell' intelletto agente : assume una grande importanza, Aristotele aveva distinto un intelletto in potenza (possibilità di pensare) da uno in atto (cogliere l' essenza delle cose), il primo soggetto a distruzione, il secondo puro e immortale; per i primi filosofi islamici l'intelletto assume una connotazione trascendente, cioè fonte divina di conoscenza: il filosofo Al-Kindi sosteneva che il conoscere fosse opera di un intelletto agente di NATURA DIVINA e SEPARATO dall' INTELLETTO UMANO. I Più Importanti Pensatori • • • studioso di cultura • enciclopedica; il suo pensiero è fortemente influenzato dal platonismo. Dio è un essere necessario, esiste una distinzione tra • essere necessario e possibile; solo in Dio l' ESSENZA implica necessariamente l'esistenza mentre gli altri esseri sono possibili e contingenti. Il mondo è caratterizzato da cause ed effetti; fra Dio e il mondo c'è rapporto di continuità poiché Dio emana la gerarchia di tutti gli esseri (neoplatonisno). Intelligenze e sfere celesti:Metafisica Neoplatonica si fonde con l’intelletto agente aristotelico. Dio è e pensa a sè stesso, così crea • l’intelligenza prima (causa efficiente del mondo) che a sua volta mediante contemplazione del suo creatore crea l’intelligenza seconda; quest’ultima crea altre otto intelligenze delle quali l’ultima è l’intelletto agente che governa il cielo e la luna. Avicenna: Averroè: identifica Aristotele con la verità stessa; la verità è unica ma esistono due diversi approcci: quello dei filosofi e quello dei “semplici”. Dall' aristotelismo Averroè riprende il concetto di eternità del mondo: esso deriva dall' esistenza di una causa prima che rende eterno il movimento e l'universo stesso. Egli respinge la tesi neoplatonica di Avicenna (la prima intelligenza è causa efficiente del mondo) poiché secondo lui l'unità del mondo è data da Dio come causa finale (motore immobile aristotelico), l' essere possibile è inoltre dipendente dal necessario poiché tende alla sua causa finale. Mortalità dell' anima e immortalità del sapere: egli concepisce la conoscenza come passaggio dalla potenza all' atto, tuttavia non è possibile senza l'intelletto agente che trasforma i concetti in potenza e atto. L'immortalità del sapere è il patrimonio accumulato dalla specie umana tramandato da individuo ad inividuo. MADRE NERA E LA TRATTA DEGLI SCHIAVI di Basil Davidson Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Sono passati quasi cinquanta anni da quando Europa e Africa cominciarono a conoscersi e a stringere i primi rapporti commerciali. Dopo questa conoscenza reciproca passarono quattro anni in cui africani e europei si alternarono amicizie e ostilità. Cominciò la conquista. Rinascono solo ora quei rapporti di uguaglianza e di rispetto della propria dignità, che vi erano stati soltanto all’inizio di questo legame. Molti territori dell’America furono conquistati, mentre l’Africa restò inviolata fino al XIX sec. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Sorgono subito delle domande, perché l’Africa non crebbe in potenza e in ricchezza, quanto l’Europa? Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Questo libro tenta di spiegare la natura dei legami tra Europa e Africa nel periodo precolombiano e le particolari ripercussioni che ebbero sull’Africa. Perciò vengono scelte dallo scrittore diverse regioni dell’Africa e le studia tenendo conto dell’epoca e delle circostanze. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Questo significa esaminare il commercio degli schiavi, l’esportazione di manodopera verso le Americhe e le Indie. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Fu proprio lo schiavismo che fece naufragare rapidamente i rapporti di alleanza e di amicizia che potrò profondi e decisivi effetti per molte comunità africane. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. In questo libro l’autore presenta un’inchiesta su alcuni aspetti caratteristici della storia africana in cui lo schiavismo ebbe importanza capitale. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. INIZIA AD INQUADRARE L’AMBIENTE. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Nell’Americhe c’era miseria, una miseria sconfinata per quanto riguarda le condizioni degli schiavi. Era così frequente la morte nelle Americhe che l’intera popolazione degli schiavi doveva essere sempre rinnovata. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. WALSH Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Nel 1829, un inglese, Walsh, descrisse quello che aveva visto su di una nave negriera diretta in Brasile. Il carico era composto da cinquecentocinque individui, alcuni erano già stati buttati in mare, erano rinchiusi in uno spazio limitato tanto da non riuscire neanche a sdraiarsi alla sera per dormire. Erano tutti marchiati come pecore, col marchio di diversa forma per ciascun padrone. Questa nave era una delle migliori che Walsh avesse visto. Sulle altre navi gli schiavi durante l’attraversata dell’Atlantico, erano incatenati al collo e alle gambe. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Questa era la degradazione fisica legata al commercio. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. C’era anche una degradazione morale degli schiavi e degli schiavisti: riducendo gli africano in schiavitù, gli europei offendevano anche la propria natura umana. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Arrivarono a credere che gli schiavi africani non meritassero nulla di meglio di quel che ricevevano. La mentalità dell’epoca non attribuiva a loro alcun lavoro. Le vaste regioni del Nuovo Mondo, scoperte nel diciannovesimo secolo dagli schiavi africani furono dimenticate e ignorate. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Luis Pinto Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Luis Pinto un oscuro archivista americano raccogliendo informazioni sui primi coloni della costa brasiliana emigravano nell’interno per conquistare e colonizzare il sertao (la terra senza legge). Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Questi pionieri della costa si spinsero nell’interno in piccole campagne, chiamate BANDEIRAS, che divennero subito famose nei porti e nelle piantagioni per il loro coraggio e la loro resistenza. Furono loro a scoprire la ricchezza mineraria di quei territori. Tra questi BANDEIRANTES c’erano anche molti schiavi che fuggivano dalle piantagioni. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Il loro scopo, era quello di costruirsi una nuova esistenza dove non potevano essere raggiunti dalle leggi coloniali e era quello di cercare l’oro, l’argento e le pietre preziose. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. In questi territori interni, racconta Pinto, gli schiavi negri utilizzavano le capacità e le tecniche che avevano portato dalla loro patria, usarono le loro antiche abilità per estrarre metalli, fondere e forgiare attrezzi. Per quanto strano possa sembrare erano gli africani che indicavano spesso la via da seguire. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Roberto Simones Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Roberto Simones fece un calcolo di quanti negri erano impegnati nelle miniere brasiliane durante il diciottesimo secolo, né calcolò circa seicentomila. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. I negri erano dunque l’ “elemento tecnologico” della prima società brasiliana. Oltre a fornire la manodopera per i campi, i negri provvidero anche alle arti e ai mestieri e misero le basi dell’industria brasiliana. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Mescolarono la loro cultura alle culture europee e a quelle degli aborigeni del Sud America, perché insieme alla forza e all’esperienza avevano portato con sé i loro canti, le loro superstizioni e i loro dei. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. QUANDO NON C’ERA ANCORA IL COMMERCIO Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Quello che pensavano gli europei dell’Africa cambiava a seconda dell’epoca e del luogo. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Gli europei accusarono di inferiorità gli africani ma questa accusa era solo un mito. Essere trattato come un inferiore equivale spesso a diventare un inferiore, e proprio perché i giudizi degli europei furono applicati con tenta insistenza e così ripetutamente, che per scrivere la storia africana di questo periodo implica un analisi sia delle mentalità europea sia dalle condizioni africane. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Nei lontani giorni della scoperta gli europei pensavano di aver trovato in Africa dei soci, degli alleati, dei loro pari. Quattrocento anni dopo, altre persone in Europa erano convinti che gli africani non avessero mai conosciuto dei mezzi per costruire stati potenti, delle organizzazioni politiche e dei governi in grado di funzionare. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Gli africani non erano in grado di evolversi. Gli stati africani avevano raggiunto una fase di relativa stabilità. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Mentre gli stati europei erano tutt’altro che stabili; stavano entrando in un’epoca di rapidi e tumultuosi sviluppi e cambiamenti. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Fu in questo periodo che ebbero inizio i rapporti tra Europa e Africa. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. GLI ANTICHI STATI AFRICANI Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Gli antichi stati africani non subirono quasi nessuna invasione proveniente dall’esterno del continente: resistettero alla conquista e restarono inviolati. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. PORTOGHESI Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Già nel quindicesimo secolo i portoghesi avevano vaghe notizie dell’esistenza di governi e di regni dei quali sarebbe stato desiderabile ottenere l’alleanza. Nel 1481, i portoghesi, conquistarono il loro primo forte sulla costa d’Oro, in un luogo che chiamavano “la miniera”, credendo di poter da qui raggiungere le fonti dell’oro africano. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Ma né il Portogallo, né l’Olanda, né alcuna altra potenza europea riuscì a assicurarsi l’accesso alla “Terra dell’oro” finchè nel diciannovesimo secolo, gli inglesi riuscirono con le armi ad aprire un varco. Divenne comune in Europa l’idea che la potenza europea dominasse sull’interno dell’Africa. A quell’epoca in Europa gli uomini erano abituati a considerare gli africani solo come uomini in catene e trasferivano questo giudizio sull’Africa e sugli stati da dove provenivano gli schiavi. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. La cadenza dell’inferiorità dell’Africa era già in pieno sviluppo. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. DIFFERENZE Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Molte sono le differenze di contenuto sociale di questi sistemi feudali, stiamo parlando di africa e Europa. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Questi sistemi potevano sembrare spesso uguali eppure l’ambiente nei quali si erano formati era completamente diverso. All’epoca delle grandi scoperte geografiche l’Africa aveva raggiunto un equilibrio sociale e creato una società equilibrata. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. All’epoca delle grandi scoperte geografiche l’Africa aveva raggiunto un equilibrio sociale e creato una società equilibrata. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. L’Europa era invece tutt’altro che stabile. Il vecchio sistema sociale dell’Europa aveva funzionato sulla base di una schiavitù assoluta in cui gli uomini e le donne che erano schiavi non avevano goduto di alcun diritto o posseduto alcuna proprietà. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Quali erano motivi di questo contrasto con l’europa? Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Per cominciare nell’Africa Nera mancava ogni influsso diretto e regolare delle grandi civiltà mediterranee del Medio Oriente. L’Africa continentale fu lasciata sola a elaborare il proprio destino. Certe comunità africane conservarono il loro antico trialismo fino a epoche molto recenti. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Altre società africane si imbarcarono invece in una serie di cambiamenti sociali ed economici che le portarono a formare un’unità feudale, elaborarono culture nuove. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Quando gli europei incominciarono a intraprendere le loro missioni politiche e commerciali in Africa, sembrò che il loro arrivo potesse fornire quell’elemento di “rottura e cambiamento” grazie al quale la società africana sarebbe entrata in una nuova forma mercantile e capitalista. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. Ci furono molti passaggi di potere e molte innovazioni; ma la società africana non riuscì a subire nessun radicale cambiamento nell’equilibrio di potere tra Africa e Europa. Schiavi Federica, classe 4D, Liceo G.Novello. PRESENTAZIONE di Schiavi Federica VARIE OPINIONI RIGUARDANTI IL FENOMENO ( “Cromwell e Afrodite” di G. Galli) A cura di Podini Stefano & Sambrini Filippo • Michelet vedeva la strega come una strega bianca con poteri curativi (svolgeva nel villaggio un ruolo compensatrice); le sue opere rappresentano un omaggio al genio femminile. • La figura della strega era causata dal peso dell’autorità. • L’assenza del potere incoraggia le riunioni sabbatiche (esiste anche prima come festa Pagana e festa dei servi). • Dopo la caduta del potere la festa pagana diventa la Messa Nera. • Questo sconvolgimento ha per segno il trionfo e l’accentramento della donna. • Medicina come tipico della strega: la donna possiede il sapere del corpo e della Natura. • Le streghe facevano parte di una religione gioiosa (difficile da capi agli inquisitori ) • La strega confonde sogni come veri (ma anche gli esponenti delle altre religioni vedono Dio in sogno) : alla fine le streghe non sono molto diverse dai martiri cristiani. • La strega era colei che stringeva un patto col diavolo (anche se usava magia bianca andava uccisa); (se aveva appreso la scienza dal diavolo doveva morire) • Le tesi di Margaret furono rifiutate in quanto dava troppa importanza al culto: esso invece si basava sulla “festa” (prevaleva sul rituale); • Murray , inoltre, sostiene come molti, che lo stereotipo della strega sia nato successivamente alle tensioni sociali; sostiene inoltre che i culti siano derivati dai vecchi culti greci e romani (dio cornuto) teoria rifiutata da altri intellettuali. • Il fenomeno delle streghe, comunque era esistente e dell’esistenza erano convinti i promotori dell’inquisizione e i promotori della rivoluzione scientifica, i quali avvallarono la repressione di massa. • Perché si stava diffondendo una religione con “magia” delle streghe, l’ermetismo rinascimentale e le feste dei culti precristiani. • Alcuni inquisitori erano anche intellettuali delle classi dominanti, persuasi di essere coinvolti in una repressione di una cultura ribelle. • (Successivamente le responsabilità delle stragi furono riversate sugli “esecutori materiali”) • Dopo aver combattuto e vinto le streghe gli esponenti della rivoluzione scientifica “presero spunto” dal mondo delle streghe: • La magia naturale diventa la scienza naturale; • Tra l’altro, anche se tutt’altro che marginale, il fenomeno della caccia alle streghe è minimizzato e non si sa ancora il preciso numero di vittime. • Tuttavia i giudici smisero di bruciare streghe solo dopo averle sconfitte. • • • • • • • Caccia alle streghe = cinque semplici motivi: - Legge del 1563; - Espressione di tensioni ed emozioni; - Incidenza quantitativa della sofferenza in una società; - Idee diffuse nel periodo; - Cambiamenti sociali nel periodo; Il tardo ‘600 vide il declino della caccia alle streghe; principalmente a causa del mutato atteggiamento delle classi colte (giudici ecc.); Nel Medioevo l’unico rimedio contro le streghe erano gli esorcismi e la protezione della Chiesa; La riforma turbò tutto: l’unico antidoto è la fede quindi caccia alle streghe (La Riforma e la caccia alle streghe si verificarono contemporaneamente); NOTA : i giustiziati non erano solo donne ma anche uomini: tuttavia sembra che la stregoneria maschile sia accettata: al contrario delle donne ritenute più deboli e più soggette ai patti col demonio; le donne erano ritenute inoltre più malvagie (se contraddette) e più vendicative degli uomini quindi formavano patti col diavolo; Le donne nei piccoli villaggi avevano una posizione di rilievo, in contatto con quasi tutti gli esponenti del villaggio. Quando questo tipo di società si smembrò le donne perdono “valore”. VARIE OPINIONI RIGUARDANTI IL FENOMENO ( “Cromwell e Afrodite” di G. Galli) A cura di Podini Stefano & Sambrini Filippo • Michelet vedeva la strega come una strega bianca con poteri curativi (svolgeva nel villaggio un ruolo compensatrice); le sue opere rappresentano un omaggio al genio femminile. • La figura della strega era causata dal peso dell’autorità. • L’assenza del potere incoraggia le riunioni sabbatiche (esiste anche prima come festa Pagana e festa dei servi). • Dopo la caduta del potere la festa pagana diventa la Messa Nera. • Questo sconvolgimento ha per segno il trionfo e l’accentramento della donna. • Medicina come tipico della strega: la donna possiede il sapere del corpo e della Natura. • Le streghe facevano parte di una religione gioiosa (difficile da capi agli inquisitori ) • La strega confonde sogni come veri (ma anche gli esponenti delle altre religioni vedono Dio in sogno) : alla fine le streghe non sono molto diverse dai martiri cristiani. • La strega era colei che stringeva un patto col diavolo (anche se usava magia bianca andava uccisa); (se aveva appreso la scienza dal diavolo doveva morire) • Le tesi di Margaret furono rifiutate in quanto dava troppa importanza al culto: esso invece si basava sulla “festa” (prevaleva sul rituale); • Murray , inoltre, sostiene come molti, che lo stereotipo della strega sia nato successivamente alle tensioni sociali; sostiene inoltre che i culti siano derivati dai vecchi culti greci e romani (dio cornuto) teoria rifiutata da altri intellettuali. • Il fenomeno delle streghe, comunque era esistente e dell’esistenza erano convinti i promotori dell’inquisizione e i promotori della rivoluzione scientifica, i quali avvallarono la repressione di massa. • Inoltre si stava diffondendo una religione con “magia” delle streghe, l’ermetismo rinascimentale e le feste dei culti precristiani. • Alcuni inquisitori erano anche intellettuali delle classi dominanti, persuasi di essere coinvolti in una repressione di una cultura ribelle. • (Successivamente le responsabilità delle stragi furono riversate sugli “esecutori materiali”) • Dopo aver combattuto e vinto le streghe gli esponenti della rivoluzione scientifica “presero spunto” dal mondo delle streghe: • La magia naturale diventa la scienza naturale; • Tra l’altro, anche se tutt’altro che marginale, il fenomeno della caccia alle streghe è minimizzato e non si sa ancora il preciso numero di vittime. • Tuttavia i giudici smisero di bruciare streghe solo dopo averle sconfitte. • • • • • • • Caccia alle streghe = cinque semplici motivi: - Legge del 1563; - Espressione di tensioni ed emozioni; - Incidenza quantitativa della sofferenza in una società; - Idee diffuse nel periodo; - Cambiamenti sociali nel periodo; Il tardo ‘600 vide il declino della caccia alle streghe; principalmente a causa del mutato atteggiamento delle classi colte (giudici ecc.); Nel Medioevo l’unico rimedio contro le streghe erano gli esorcismi e la protezione della Chiesa; La riforma turbò tutto: l’unico antidoto è la fede quindi caccia alle streghe (La Riforma e la caccia alle streghe si verificarono contemporaneamente); NOTA : i giustiziati non erano solo donne ma anche uomini: tuttavia sembra che la stregoneria maschile sia accettata: al contrario delle donne ritenute più deboli e più soggette ai patti col demonio; le donne erano ritenute inoltre più malvagie (se contraddette) e più vendicative degli uomini quindi formavano patti col diavolo; Le donne nei piccoli villaggi avevano una posizione di rilievo, in contatto con quasi tutti gli esponenti del villaggio. Quando questo tipo di società si smembrò le donne perdono “valore”. Rappresentanza e Rappresentazione • • • • • • • • In Russia non si sviluppò una cultura democratico - rappresentativa, che provocò la mancata ribellione delle streghe Rapporto istituzioni democratiche e rappresentazione teatrale: Il teatro mette in scena i conflitti della politica, evidenziando con i drammi la politica inglese I Tudor in Inghilterra mettono in atto la persecuzione delle streghe, rappresentate in teatro come creature abominevoli, infide, malefiche Il teatro shakespeariano è la rappresentazione del conflitto esasperato, che evidenzia la catarsi provocata dal trauma provocato dalla repressione della ribellione delle streghe. Es: Enrico IV, La tempesta, Macbeth La rappresentazione di Marlowe, che era tra l’altro sospettato di occultismo e assassinato in una taverna, mette in atto la tematica magica, mostrando il suo aspetto “reazionario” dal punto di vista del sostegno allo sterminio delle streghe Tesi – Frances Yates: L’occultismo portò allo sviluppo dell’illuminismo, fino alla distruzione del fondamento socio – culturale della confluenza con la ribellione eroticolibertaria delle streghe Ciò contribuì all’espandersi del conflitto tra streghe e cattolicesimo, molto più acceso rispetto a quello tra le due versioni di tale religione Tracce possibilmente ricavabili dalla guerra dei 30 anni ( Cromwell e Hopkins ) • • • • • • • • Giacomo I teorizzatore dello sterminio delle streghe come integrazione della fondazione dello stato moderno Giacomo intendeva realizzare nello stato una situazione di estremo equilibrio, costante nella politica estera inglese ; seguendo le tracce di uno dei massimi teorici e organizzatori della caccia alle streghe, come lo stesso monarca, si perviene alla guerra dei trent’anni Guerra dei Trent’anni: appare come guerra religiosa, ma da un lato è un conflitto per il predominio sull’Europa, dall’altro è un conflitto avviato per schiacciare la variante bianca della magia nera delle streghe E’ questo un’aspetto cruciale della vicenda, che la storiografia ha fatto poi scivolare fuori dalla storia, lasciandone tracce evidenti Margaret Murray e l’ipotetico sviluppo dei poteri paranormali (possessione, ecc…) conduce ad un elemento che collega rappresentanza e rappresentazione: l’antropologa aveva identificato il ricordo trasformato in fiaba, nell’opera “sogno di una notte di mezza estate”, dei primitivi abitanti d’Europa seguaci di culti pre cristiani, definitivamente rimossi, nel 17 secolo Nel pensiero seicentesco era insita una possibilità di studio del paranormale Eliminazione progressiva della tematica sessuale nel soprannaturale Tesi di G. Galli: La stregoneria come invenzione moderna che deriva dalla fenomenologia delle tensioni sociali e della loro corrispondente culturale (caratterizzata da tratti essenziali dell’erotismo non represso e della convivenza ) “Cromwell e Afrodite” di Giorgio Galli, edizioni kaos Una documentazione enorme dell’esistenza di una nuova ribellione, la stregoneria, è raccolta in tre secoli di passaggio dal medio evo allo stato moderno ( dal XIV al XVII secolo), dalla crisi della chiesa che conduce alla riforma, alla nascita dello stato moderno che culmina in quella della democrazia rappresentativa in Inghilterra. Paola Vitali Tesi di fondo di Murray: la società cristiana coesisteva col perdurare a livello popolare di tradizioni e culti precristiani, alcuni di antichissima origine. Tesi di Duby: con il XIII secolo si consolida l’egemonia dell’etica cristiana. Tesi di Murray: la persecuzione delle streghe deriva proprio da tale consolidamento. I testi che verificano la persistenza di questo mondo magico sono i poemi cavallereschi. Sul ciclo arturiano, nel quale donne e cultura alternativa magica possono avere un ruolo positivo di derivazione celtica, si innesta il ciclo del Graal, caratterizzato dalla completa svalutazione della donna. Prima infatti tutto ruotava intorno alla bellezza della donna, ora la seduzione femminile non è che inganno e tentazione diabolica. Il primo importante documento di denuncia alla stregoneria fu il canon episcopi, che fu il punto d’avvio della letteratura demologica che ha preceduto e accompagnato la caccia alle streghe. Nel 1232 vengono istituiti i tribunali speciali della santa inquisizione e nel 1254 vengono autorizzati a praticare le torture per estorcere confessioni. L’inquisizione ha come prime vittime gli eretici, soprattutto i catari, che come gli gnostici vengono presentati da un lato come ascetici e dall’altro come dediti a pratiche bestiali. Nel 1326, contro le streghe venne emanata la super illius specula. Le misure di repressione adottate sono rivolte contro la diffusione di un movimento nel quale confluiscono cristianesimo egualitario ed erotismo libertario. Nel 1309 il papato si trasferisce ad Avignone, ed è in quella sede che Giovanni XXII emana la super illius specula, pur essendo egli stesso interessato a pratiche magiche. L’anno seguente la super illius specula Cecco d’Ascoli venne arso sul rogo per aver cercato di determinare astrologicamente l’anno della nascita di cristo. Nel 1484 venne emanata la bolla fondamentale per la persecuzione delle streghe, la summus desiderantes affectibus di Innocenzo VII Le suddette vicende sono importanti per le ipotesi formulate: • La chiesa attraversa una crisi al cui centravi è la possibilità di una sua evoluzione in senso più “democratico”, possibilità che si dissolve nel corso di circa un secolo. • Tale crisi impedisce all’istituzione di dare una risposta in termini di egemonia culturale al movimento libertario, che viene definito stregoneria. • Di conseguenza la risposta si concretizza in termini puramente repressivi (inquisizioni, bolle) • Essa non è sufficiente a bloccare il movimento, che si espande perché favorito da un clima culturale che presenta analogie con quello del primo secolo (crisi dei valori, espansione di una cultura magica e astrologica..) La storiografia corrente affronta alcune questioni alle quali però fornisce risposte inadeguate: 1. Perché le pratiche streghesche, fin verso il duecento tollerate, vengono combattute non con il confronto culturale, ma con lo sterminio in secoli “più avanzati”, dal trecento al Rinascimento. 2. Perché la caccia alle streghe impegna il meglio della cultura cinque-seicentesca. 3. Perché protestanti e cattolici hanno avuto quale unico punto pragmatico comune lo sterminio delle streghe. 1. La risposta al primo punto era che le pratiche superstiziose e pagane tollerate erano in declino: quindi dopo il duecento fu facile vibrare il colpo di grazia, poiché la chiesa aveva consolidato la sua egemonia. 2. La risposta agli altri due punti era che nella cultura del cinqueseicento era diffusa l’immagine di forze demoniache influenti sulla realtà, per cui anche i maggiori intellettuali vennero influenzati. Ciò che la religione e la medicina non riuscivano a dare, veniva offerto dalla magia bianca. La magia nera si riferiva a due cose: ottenere con mezzi diabolici lo stesso servizio di quella bianca, e arrecare deliberatamente del male. Il momento in cui la magia folcloristica europea divenne irrazionale fu quello in cui il diavolo fece il suo ingresso, e ciò accadde con la crisi della chiesa e la sua impossibilità di rafforzare l’istituzione con una soluzione democratica. Questo lasciò spazio a correnti culturali e a pratiche che avevano resistito all’egemonia della chiesa di Roma. Le streghe si erano legate a satana e avevano rinnegato Cristo, scegliendo un antico simbolo con il quale sfidare la chiesa ufficiale. Si era così diffusa una cultura alternativa che trasmetteva pratiche tramandate per millenni, in grado di sviluppare doti naturali ( telepatia, preveggenza, … ), confraternite magiche che si espandono gradualmente dopo che la chiesa ritiene di aver stabilito l’egemonia della sua etica ( XII secolo ). Continua così l’espansione del movimento delle streghe, mentre la campagna repressiva si imbatte in difficoltà, accentuando l’interesse e il dibattito attorno alla magia “colta” e all’astrologia. La forza di una sfida culturale induce la cultura a “riformarsi” per resistere e contrattaccare. La riforma e lo stato moderno possono essere considerate come quelle risposte culturali e istituzionali alle nuove ribellioni. la risposta religiosa non era tuttavia sufficiente a sconfiggere la cultura alternativa; la stampa inventata a metà XV secolo consente la diffusione della scrittura dei testi delle nuove concezioni scientifiche e politiche. Il pensiero laico affianca la Stato dalla trascendenza e il razionalismo scientifico sconfigge la magia. Lo Stato moderno STATO: il concetto di stato indica una forma di ordinamento politico sorta in Europa dal XII secolo fino agli inizi del XIX secolo ed indica la condizione del Paese a livello sociale, nella sua costituzione materiale. Tesi principale: Il motivo finanziario assume un ruolo centrale nella nascita dello stato moderno, soprattutto in rapporto al potere giuridico dei ceti. A] Lo Stato moderno Europeo è una forma di organizzazione del potere storicamente determinata nasce con - L’accentramento del potere attraverso - l’acquisizione dell’impersonalità del comando politico (si dà più importanza al ruolo e non a chi lo esercita) - la territorialità dell’obbligazione politica (tutti devono qualcosa al sovrano) così si tende a superare il policentrismo del potere (sistema delle signorie terriere) si giunge all’accentramento del potere nelle mani del singolo (sovranità territoriale) -Ricerca delle forze storiche rottura dell’unità politico-religiosa: - il Papa riconosce l’autonomia della politica per far primeggiare il primato spirituale; - autonomia religiosa autonomia politica nuovi rapporti economici e sociali - La territorialità dello Stato aumenta l’estensione del territorio dello Stato - L’accentramento del potere nelle mani del principe (decadono le antiche signorie feudali) - L’intervento della borghesia che aiuta ad attuare la nuova sovranità B] La nascita dello Stato moderno comportò anche alcuni passaggi dolorosi come le lotte religiose del 1500 e 1600 che si concluderanno con il superamento della pretesa di fondare il potere sulla fede C] Muore la forza feudale legittimata dal diritto divino nasce la forza borghese legittimata dal diritto naturale D] Nella fase iniziale dello Stato moderno si ha una società per ceti quando il principe trova nuovi modi di esazioni delle tasse, i ceti perdono la loro originaria posizione il sovrano acquisisce sempre più potere grazie al controllo della sfera fiscale. -La società moderna era suddivisa in classi in base all’acquisita dominanza del nuovo modo di produzione. Boffelli Ester Classe 4D a.s. 2005/2006 Il declino economico dell’Italia Nei primi del ‘600 l’Italia centro-settentrionale è una delle zone più sviluppate economicamente La domanda poteva mantenere in piedi anche produttori meno efficienti e marginali. MA: verso la fine del1680 l’Italia subisce un crollo economico accompagnata da -La guerra dei trent’anni che portò lutti e miserie devastando gran parte del territorio germanico; -Le importazioni di metalli preziosi dalle Americhe in declino; -Crollo della Spagna e del suo mercato; -La guerra turco-persiana peggiora la situazione economica (1623-1638). L’Italia diventa ormai un’area arretrata e depressa Poiché A] La sua organizzazione manifatturiera si era sfasciata sia sul mercato nazionale che su quello internazionale a causa dei bassi costi della concorrenza straniera: -inglese; -francese; -olandese; i quali producevano manufatti di minore qualità, più leggeri, più colorati, meno resistenti contro l’alto costo del lavoro in Italia causato da: -orgoglioso tradizionalismo; -ricostruzione di vecchie strutture -alti costi di produzione Causati da: -controllo delle regolamentazioni delle corporazioni tradizionaliste che volevano: -articoli eccellenti ma fuori moda; -resistere alle innovazioni tecnologiche e organizzative (ne consegue un processo di disinvestimenti manifatturieri, armatoriali e bancari); inoltre -la pressione fiscale negli stati Italiani era troppo alta e i salari più alti non furono compensati da una più alta produttività. CONSEGUENZE: 1)Drastico declino delle esportazioni 1700: l’Italia non ha più le sue manifatture né la sua organizzazione bancaria e armatoriale: - l’Italia importa da Francia, Inghilterra, Olanda ed esporta solo materie prime; - ha una posizione passiva rispetto ai servizi marittimi 2)Tendenza delle manifatture a spostarsi dai grossi centri urbani ai centri rurali (con progressivo aumento della popolazione rurale) dato che: - il costo dei lavori era meno alto nei centri minori; - in campagna era più facile sfuggire al controllo degli organi fiscali; - nei centri minori era più facile sfuggire alle pressioni delle corporazioni. B] la sua popolazione risultava eccessiva rispetto alla disponibilità di risorse nonostante la peste del 1630-31 avesse eliminato migliaia di persone (anche se la ripresa demografica fu abbastanza rapida) tutto questo portò al rialzo dei salari L’Italia si trova in una situazione marginale. C] L’agricoltura era divenuta il settore predominante in seguito al crollo del settore manifatturiero e dei servizi. Boffelli Ester Classe 4D a.s. 2005/2006 Tommaso Moro “Utopia” D’Avino Antonietta 4d Liceo Scientifico “Novello” Thomas More nacque a Londra nel 1478; fu avviato ben presto agli studi umanistici e a quelli giuridici, divenendo un cultore raffinato di entrambi gli ambiti disciplinari e ricoprendo prestigiose cariche nelle università inglesi. Dal 1501 si dedicò all'avvocatura, nel 1504 intraprese la carriera politica diventando membro della Camera dei Comuni. Divenne in seguito vicesceriffo di Londra (1510), membro del Consiglio privato (1518) e tesoriere dello Scacchiere (1520), carica, quest 'ultima, assai prestigiosa. Fu incaricato di diverse ambascerie, la prima delle quali ebbe luogo nel 1515 nelle Fiandre, dove Thomas More si recò per regolare il commercio della lana fra l'Inghilterra e i Paesi Bassi. Il suo cursus honorum fu in ininterrotta ascesa fino a quando, nel 1529, ricevette da Enrico VIII il grado e le insegne di Cancelliere del Regno . A seguito però delle gravi divergenze con il sovrano, a motivo del divorzio a Caterina d'Aragona e delle successive nozze con Anna Boleyn, e più ancora in materia religiosa, nel 1532 si dimise dalla sua carica e si ritirò a vita privata. Si rifiutò anche di sottoscrivere nel 1534 l'Atto di Successione, non tanto per la parte che legittimava la successione al trono dei discendenti delle nozze del re con la Bolena, ma per il preambolo che, proclamando la supremazia del re sulla Chiesa d'Inghilterra, provocava "de facto" lo scisma da Roma. Per questo motivo venne imprigionato nella Torre di Londra, sottoposto a processo nel 1535, condannato a morte e decapitato il 6 luglio. IL TITOLO “UTOPIA” dal greco “topos” UTOPIA luogo “eu” “uo” bene non Questa parola venne usata per la prima volta da Tommaso Moro, che in una sua opera del 1516 esponeva le usanze, le abitudini e i costumi del popolo dell'isola di Utopia, del quale sentì parlare da un marinaio; la controversia sull'origine del nome è dovuta al fatto che nell'opera di Moro viene presentata una società che ha entrambe le caratteristiche. L'origine più probabile rimane comunque quella di "non luogo", in quanto era intento dell'autore descrivere una società che fosse in qualche modo perfetta, ma che purtroppo fosse anche impossibile da realizzare. STRUTTURA DEL LIBRO Discussione sui problemi della monarchia inglese Prima parte La nobiltà parassitaria I lati negativi della proprietà privata la pena di morte Utopia Divisione tra ricchi e poveri Descrizione dell’isola di Utopia Il libro inizia con una lettera indirizzata ad un suo amico, Pietro, con il quale ascoltò il racconto sull'isola di Utopia; in questa lettera Moro chiede se per favore Pietro potesse correggere la sua trascrizione del racconto, allo scopo di evitare che ci possano essere degli errori. Di seguito alla lettera inizia la vera opera, che è divisa in due libri. ORGANIZZAZIONE DELL’ISOLA Isola di Utopia La società Le istituzioni La religione L’economia La famiglia La società I cittadini di Utopia sono secondo la legge tutti uguali, anche se in realtà all'interno della società esistono delle differenze di classe. La divisione più sostanziale che possiamo trovare tra i cittadini è sicuramente quella tra uomini liberi e schiavi. Secondo lo statuto utopico tutti gli uomini nascono liberi; gli schiavi, infatti, non sono né prigionieri di guerra né figli d'altri schiavi, semplicemente presso gli utopici la schiavitù è una pena assegnata per i reati più gravi. Agli schiavi sono destinati i lavori più umili, mentre c'è l'uguaglianza tra gli altri cittadini. In realtà però anche tra i cittadini liberi esistono delle differenze di classe, che comportano alcuni privilegi per una di queste. Tutti gli uomini devono per legge avere un lavoro, anche se in realtà esiste una rotazione tra campagna e città, in modo che nessuno sia costretto a svolgere solamente i lavori agricoli nella sua vita. La società degli utopici è in realtà basata sul sapere, basti pensare alla classe sociale esente dal lavoro: gli uomini di lettere o sifogranti. Infatti i lavoratori hanno a disposizione nella loro giornata sei ore non lavorative, che possono dedicare allo svago o, se vogliono, allo studio; privilegiato è lo studio della letteratura. Tra questi vengono scelti i più meritevoli e vengono esentati dal lavoro, ed è da questa classe sociale che vengono scelti gli ambasciatori, i sacerdoti e le persone facenti parte delle istituzioni. Le istituzioni L'isola di Utopia è una federazione di 54 città, in ognuna delle quali il potere legislativo, giudiziario ed esecutivo è nelle mani del senato. Il senato in ogni città è formato da un principe (eletto a vita), da filarchi e da un protofilarco, eletto ogni dieci filarchi. Il principe è eletto dai protofilarchi d'ogni città che devono votare tra i quattro candidati che la città stessa designa. Oltre a questo senato all'interno delle città, ogni anno si tieni un ulteriore senato ad Amauroto con tre rappresentanti di ogni città. L'intero stato è basato sulla democrazia che viene materialmente rappresentata dai comitia publica, sede e istituzione principale. Non esiste un capo assoluto, addirittura ci sono leggi che evitano l'insediarsi di un potere tirannico, come per esempio il prendere decisioni politiche al di fuori del senato. Le leggi sono poche e chiare, in modo che la reggenza dello stato sia basata su pochi ma saldi pilastri, e che in questo modo possano essere tenuti bene a mente dai cittadini. Per la difesa dell'isola non esiste un esercito stabile, di conseguenza, in caso di guerra saranno gli stessi cittadini a difenderla. Preciso dicendo "difenderla" in quanto gli utopici non attaccano mai una popolazione vicina, ma si limitano a difendere l'isola o le loro colonie quando queste vengono attaccate. Il diverso modo di pensare influisce sugli utopici anche durante le guerre, in quanto essi ritengono vergognosa una vittoria ottenuta con un grandissimo spargimento di sangue, poiché secondo loro "sembra ignoranza pagar troppo caro una merce, per quanto di pregio". Secondo questo loro modo di vedere è molto più gratificante una vittoria ottenuta con un inganno, ma che riesca a ridurre le vittime. La famiglia Il nucleo fondamentale della società di Utopia è la famiglia, sia nel campo economico che politico. Essa è unità base della politica, giacché decide per l'elezione dei filarchi (uno ogni trenta famiglie) e dei candidati al principato. Questa è anche la prima tappa produttiva dell'agricoltura ed entità fondamentale della società. All'interno della famiglia a comandare è il più anziano, o, in caso disturbi dovuti ad una eventuale avanzata senilità, il parente prossimo più anziano. Anche all'interno della famiglia perciò ci sono delle differenze, per esempio il fatto che i figli devono ubbidire ai padri e le mogli ai mariti. Grande importanza è poi attribuita al matrimonio, tanto che le leggi sono molto più severe su quest'argomento, anche allo scopo di preservare la famiglia e la moralità. È per questo che come per qualsiasi altro "commercio", prima del matrimonio i due interessati vengono spogliati nudi e fatti vedere all'altro per la decisione finale e per verificare che nessuno dei due abbia imperfezioni fisiche che non aveva in precedenza fatto presente all'altro, per evitare così che il rapporto sia contratto senza il pieno amore e conoscenza dell'altro, e che sono vietati i rapporti precedenti il matrimonio. L'economia L'economia di Utopia è fondata sul lavoro, tanto che, come abbiamo già detto in precedenza,ognuno ha il dovere nella propria vita di imparare un lavoro; nonostante questo tutti i lavoratori di Utopia hanno il dovere, a rotazione, di lavorare in campagna; la rotazione è stata scelta affinché nessuno debba lavorare ingiustamente più degli altri, anche se questa rotazione non è così rigida come si potrebbe immaginare, e per rendersene conto basti tener presente il fatto che chiunque,se mosso da vera passione per il proprio lavoro può ottenere dei cambiamenti, a volte anche di un mese o più, sui turni. Preoccupazione dei sifogranti è che nessuno passi le sue giornate nell'ozio, ma che tutti abbiano un'occupazione; preoccupazione di questa classe sociale è però anche che nessuno debba fare più lavoro di quanto gliene spetti (a meno che non lo voglia lui di sua spontanea volontà lavorando anche in una parte delle sei ore che ognuno ha a disposizione), e per questo motivo la giornata lavorativa di ognuno è di sei ore. Moro precisa nella sua opera di non lasciarsi ingannare dal fatto che la giornata lavorativa sia così brave, in quanto poiché tutta la popolazione lavora non c'è mai mancanza di generi di prima necessità. Un altro punto sul quale è importante soffermarci è sicuramente l'atteggiamento degli utopici di fronte all'uso dei metalli e delle pietre preziosi come per esempio l'oro. L'atteggiamento delle persone rispetto all'oro è di rifiuto, siccome essi pensano che non sia necessari per il cittadino doversi abbellire con questo genere di oggetti (l'unico uso che "rientri nella norma" è per gli scambi esteri con le altre popolazioni), e perciò li usano in modi alternativi. Le pietre preziose vengono usate dai bambini per giocare, in quanto non sono ancora in possesso del modo del modo di pensare delle persone adulte, anche se verso i quindici anni anche loro le abbandonano; l'oro viene usato come materiale per i più svariati oggetti - Moro cita addirittura vasi da notte - e anche per cingerei polsi gli schiavi, perciò come segno di riconoscimento per oro. La religione Per quel che concerne la religione , si tratta di una religione naturale , a fondo monoteistico ; pur professando religioni diverse , gli abitanti di Utopia ( gli utopisti ) riconoscono nei vari dei un unico Dio ; ciascuno é libero di professare la sua religione e può anche fare opera di proselitismo , ma senza usare mezzi coercitivi : chi li usa é condannato all' esilio o alla servitù . Tuttavia nell‘ opera traspare un netto rifiuto dell' ateismo da parte di Tommaso Moro ; se é vero che ad Utopia vige la più totale libertà di culto religioso , é altrettanto vero che gli atei sono esclusi ; essi ,infatti, sono , secondo Moro , i più intransigenti e intolleranti : vogliono a tutti i costi inculcare nelle menti altrui le proprie concezioni . Il legislatore di Utopia si é di proposito rifiutato di legiferare in materia religiosa e di imporre particolari riti o credenze perchè forse Dio stesso ama la varietà e la molteplicità dei culti . LA PRIMA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA “Rivoluzione” = •termine utilizzato dagli storici per indicare un processo lungo, non istantaneo; •in astronomia indica il moto di un pianeta attorno al sole; “scientifica” = •ciò che emerge si contrappone al modo di intendere la scienza precedente. Inizia nel 1543 con la pubblicazione dell'opera di Nicolò Copernico sulla rivoluzione delle sfere celesti e termina nel 1687 con la pubblicazione dell'opera di Newton Principi matematici di filosofia naturale; naturalmente queste due date sono convenzionali, l'inizio e la fine della rivoluzione possono essere retrodatate o postdatate. Le due opere possono essere messe in relazione: Newton, con la matematica e la fisica, consolida la teoria astronomica eliocentrica di Copernico. Copernico utilizza strumenti concettuali già basilari nell'antichità, l'origine dell'astronomia e della fisica è legata alle prime civiltà e presenta un notevole sviluppo in particolare durante quella greca dalla quale, nel VI secolo a.C., nasce la filosofia. La filosofia è una forma di sapere che si contrappone al mito, un racconto legato alla religione, che presenta componenti di sapere astronomico; astronomia e religione erano strettamente legate, infatti i corpi celesti erano considerati delle divinità. Il sapere filosofico è un discorso che si articola in maniera rigorosa, che procede per deduzioni razionali, è contrapposto all'incertezza del racconto e pretende di essere l'unico vero sapere. Il significato della parola equivale a quello che per noi oggi è la scienza. In Grecia si sviluppano in termini razionali visioni della struttura dell'universo: Democrito avanza l'ipotesi dell'atomismo, forse affiancato da una certo Leucippo del quale nn si è sicuri dell'esistenza, in seguito tale teoria verrà ripresa da Epicuro e poi da Lucrezio. La realtà è concepita in termini di due entità fondamentali: gli atomi e il vuoto: gli atomi sono le parti costitutive di tutto ciò che esiste in natura, sono le parti ultime (atomo=indivisibile); il movimento di tali atomi necessita di spazio, lo spazio è il vuoto; l'atomo è materiale, ma il concetto di materia di Democrito è diverso rispetto a quello futuro, gli atomi sono sempre in moto per una forza interna che li mantiene in tale stato. Per Epicuro e i successivi atomisti la concezione sarà lievemente diversa. Democrito spiega tutto con la congiunzione e la separazione degli atomi che esistono in diverse forme geometriche, i corpi derivano dalle congiunzioni di questi atomi e dallo spazio vuoto che sussiste da essi, nella teoria filosofica, fisica, e cosmologica di Democrito gli atomi sono diversi rispetto a quelli della chimica attuale (nucleo, elettroni); lo spazio vuoto è infinito e in esso non esiste solo il mondo in cui viviamo, ma infiniti mondi di cui noi possiamo avere solo un'intuizione intellettuale. La teoria di Democrito non ebbe fortuna nel mondo greco. Platone, V sec a.C., elabora la su visione del mondo nel Timeo, nel quale delinea le spiegazioni dei fenomeni astronomici che verranno seguite fino a Copernico. Platone era legato alla prospettiva matematica dei pitagorici (magna grecia), considerava importante la spiegazione geometrica ("non entri chi non conosce la geometria"). La geometria euclidea (sistematizzatore del III sec a.C.) è pitagorica. Platone spiegava i fenomeni astronomici con la geometria: l'universo è sferico (solido perfetto) e il moto dei pianeti è circolare perchè è quello più simile alla quiete in quanto si torna sempre al punto di partenza (la quiete è immutabilità è perfezione); a volte però i pianeti compiono moti irregolari retrogradi, quindi si pensa ad una composizione di moti circolari. Aristotele è allievo di Platone, da cui riprende molte idee, ma anche se ne distacca. La fisica aristotelica ebbe fortuna e perché venga abbandonata bisognerà attendere la prima rivoluzione scientifica. Il sistema cosmologico aristotelico presenta al centro del mondo sferico la terra immobile e attorno ad essa, come si vede dal nostro punto di vista, gli altri corpi celesti che ruotano, disposti in un certo ordine di 8 sistemi di sfere (Luna, Mercurio e Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno, 8 stelle fisse, che non cambiano la posizione fra loro. Il mondo è costituito da 2 regioni: quella sublunare e quella celeste, la prima è composta dai 4 elementi, la seconda dall'etere. La visione del mondo di Aristotele non è antropocentrica, il centro non è una posizione privilegiata, ma è il punto più basso e infimo, ciò che è più nobile e divino è più in alto. Nel centro gli elementi pesanti sono terra e acqua, quelli leggeri sono aria e fuoco, il pesante compie un moto di avvicinamento in linea retta al centro, il leggero di allontanamento, la Terra è più pesante e si trova al centro, gli astri mantengono sempre la stessa distanza dal centro dunque non sono né pesanti né leggeri sono costituiti dall'etere, che ha moto circolare perpetuo. La meccanica non appartiene alla fisica, non è una scienza della natura ma una tecnica che si occupa d macchine statiche conosciute in antichità (leva, bilancia, cuneo, vite…) è una disciplina opposta alla fisica, antifisica perché non studia i processi della natura nel modo in cui avvengono ma il modo di cambiare il corso naturale dei fenomeni a vantaggio dell'uomo. Il sistema di Aristotele viene perfezionato da Tolomeo nel II sec d.C. Con il declino della Grecia e lo stabilirsi dell'Impero romano l'interesse per Aristotele si annulla per la mentalità pragmatica dell'epoca, con l'avvento del Cristianesimo gli interessi sono più spirituali che scientifici. Le opere greche vanno perse. Le opere di Aristotele tornano ad essere patrimonio dell'occidente grazie agli arabi che le avevano ricevute dal mondo cristiano, tradotte in siriaco e poi in arabo, sono poi tradotte in latino dal 1000; attorno al 1200 Aristotele è il più studiato. In occidente si era sviluppato un sapere legato alla religione cristiana, se ne sviluppa uno nuovo basato sullo studio sistematico dei testi aristotelici, si notano però varie incongruenze tra Aristotele e la religione cristiana, vengono sancite delle condanne nei confronti dei testi aristotelici. Nel 1277 il vescovo di Parigi ritiene che le teorie dell'universo finito, delle regole che governano il corso degli eventi, dell’inesistenza del vuoto e dell’unicità del mondo limitino la potenza di Dio, le ipotesi diventano condanne all'inesistenza del vuoto e all'inesistenza di altri mondi, la fisica di Aristotele va in crisi e si cerca di trovare una nuova visione della natura in accordo con la religione cristiana. Ciò che veniva contestato alla fisica di Aristotele trovava un riferimento all'interno della visione di Democrito che affermava l’esistenza del vuoto di altri possibili mondi. Copernico fa una proposta in relazione all'analisi dei moti osservati sulla volta celeste. Il Sole, al centro del mondo è l'immagine più efficace della perfezione di Dio, il centro non è più il punto più infimo, non si distinguono più il mondo sublunare e quello celeste, la terra, dove si è manifestato Dio con Gesù, è un corpo celeste al livello degli altri. Perché il sole è al centro da un punto di vista fisico? Perché la terra, così pesante, può muoversi in moto circolare senza cadere? La terra e gli altri pianeti sono incastonati in sfere, la spiegazione è geometrica, non fisica. Giordano Bruno, 1548, bruciato al rogo per eresia, è poco ricordato perché la condanna della chiesa è nella memoria. Egli trovò una nuova base fisica al nuovo sistema del mondo nell'atomismo, l'unica vera alternativa alla fisica Aristotelica: tutto è composto da atomi, le sfere non esistono, sono costruzioni vane dei matematici, i corpi celesti si muovono di moto proprio in quanto composti da atomi, i moti non sono regolari, la forma perfetta in realtà non esiste, l'universo è infinito dal punto di vista fisico dunque la potenza di Dio è infinita, la terra non è al centro del mondo poiché, essendo il mondo infinito, il centro non c'è. Si verifica una necessaria emancipazione della fisica dalla geometria e dalla matematica. Galilei fa un passo indietro rispetto a Bruno perché secondo la teoria che espone l’universo è finito. Cartesio cerca di compensare la posizione decentrata dell'uomo con un abbassamento della natura rispetto all'uomo da un punto di vista spirituale: la natura è passiva, inanimata, non vivente, materiale; l’'uomo è l'unico essere dotato di spirito. Con Galileo, Cartesio e Newton la meccanica non è solo studio di macchine, ma studio della natura perché la natura è concepita come una macchina, la meccanica diventa la scienza fondamentale. Cambia il rapporto tra l'uomo e la natura. Redondi; cap.VI Disputa tra Grassi e Galileo Disputa tra Galileo e Orazio Grassi: • 1619 Grassi “De tribus comete”; • Galileo “Discorso delle comete”; • Grassi “Libra astronomica ac philosophica”; • 1623 Galileo “Saggiatore”; • 1624 denuncia anonima; • 1626 Grassi “Ratio ponderum librae et simbellae”. “Saggiatore” Ts1 → Il linguaggio matematico del libro della natura. Ts2 → La distinzione tra le qualità oggettive e soggettive dei corpi. vicende… • Grassi acquista la prima copia (grazie agli amici di Galileo); • vuole rispondere subito ma non può, la seconda tesi mette in dubbio la veridicità dell’eucarestia; • l’informatore di Galileo, Guiducci, si ammala, si perdono i contatti; • Grassi spia a sua volta, inganna Guiducci fingendo di essere un sostenitore di Galileo e facendosi dare alcune informazione riguardanti i suoi studi; • Grassi pubblica la Ratio a Parigi e ottiene dopo sei mesi l’autorizzazione della chiesa che rappresentava la solidarietà ufficiale dei gesuiti. “Ratio” ○ Ha un nuovo intento rispetto agli altri scritti: screditare la nuova autorità astronomica galileiana; ○ critica alla seconda tesi e accusa di eresia eucaristica; ○ allusione alle protezioni di Galileo all’interno della Chiesa; ○ critica alla teoria dell’atomismo e alla teoria corpuscolare della luce; vicende… - Galileo ha paura e vuole essere sicuro di essere ben protetto; - la Ratio non ha larga diffusione; - l’autorità di Galileo si diffonde. 16/05/06 LA DISPUTA SULL’EUCARESTIA Redondi Dornetti Federica IV D Liceo scientifico “G. Novello” Decorazione della parte della volta orientale della stanza della segnatura nei palazzi del vaticano affrescata da Raffaello OSTIA non rivela il proprio contorno luminosità luce propria sguardi che vi convergono IL MISTERO EUCARISTICO E’ IL PUNTO FOCALE DELLA FEDE EUCARESTIA sacramento più importante Dio non solo realmente presente, ma anche integralmente coniazione del termine TRANSUSTANZIAZIONE mistero conflitto tra RAGIONE e FEDE 2 quesiti 1.come si produce la trasformazione della sostanza: annichilimento o conversione? 2.perché, nonostante si tratti di un’esperienza miracolosa è sottoposta all’esperienza comune dei sensi? Dornetti Federica DA CHARTRES A TRENTO - BERENGARIO i sensi percepiscono le apparenze eucaristiche (colori, odori, sapori) inseparabili dalla loro sostanza pane e vino continuano esistere anche dopo la consacrazione NOMINALISTA - S. TOMMASO dottrina aristotelica della materia sostanza = materia+forma sostanza divisa dalla materia MIRACOLO EUCARISTICO - OCKHAM non poteva concepire la materia senza estensione sostanza immaginabile come “res quanta” se la quantità è identificabile con la sostanza, allora nella permanenza del pane consacrato resta la sostanza “consustanziazione” - NICOLA D’AUTRECOURT convinzioni anti-metafisiche teoria corpuscolare della luce la luce non è altro che dei corpi dato che forse anche la velocità istantanea della luce è solo apparente - WYCLIF ockhamista gli accidenti esistono nel soggetto e dipendono dalla permanenza di una materia quanta dottrina eretica del Cristo “impanato” nell’ eucarestia disputa non più filosofico-teologica, ma per o contro la verità di fede Dornetti Federica RISPOSTA DELLA XII SESSIONE DEL CONCILIO DI TRENTO teoria della transustanziazione simile a quella della summa di S. Tommaso DOPO TRENTO Benedettini e Domenicani avevano sostanzialmente fallito, infatti sul mistero eucaristico si erano instaurate dottrine eretiche il loro ruolo passa alla Compagnia di Gesù si ripropone la SCOLASTICA teoria degli accidenti senza oggetto - SUAREZ scolastico filosofia che tende ad una sintesi ideale eclettica di tutta la tradizione del pensiero cattolico prima di Trento ogni ente è individuale, quindi anche ogni accidente e sostanza . teoria dei modi sostanziali . identificazione ockhamista tra sostanza e quantità - BELLARMINO Dio può tutto tranne ciò che implica contraddizione teoria scolastica degli accidenti quali qualità reali (de fide) - GALILEO nel “saggiatore” non parla di eucarestia aveva voluto attaccare l’erudizione e la mentalità che stavano dietro le parole “colore, odore, sapore” (termini culturali che designavano l’esperienza quotidiana del miracolo) l’ockhamismo cristiano era stato la rovina della scolastica medievale, la filosofia del “saggiatore” sarebbe stata la rovina della nuova scolastica? Dornetti Federica Liceo scientifico “G.Novello” Morandi Rosaria cl. IV°D A.s.2005/2006 Nel libro “Stato e società nei secoli” di franco Carrano edizioni Danna sono analizza le forme economiche che hanno caratterizzato i secoli ‘600 e ‘700, cioè il mercantilismo, il neomercantilismo e la fisiocrazia. Molti storici vedono nascere le tendenze mercantilistiche da una precedente fase di crisi, che sarebbe tale da spingere Stati e Governi a crearsi zone soggette al loro sfruttamento. Il mercantilismo, infatti, è sempre stato nella storia uno strumento di guerra, soprattutto perché è chiaro che gli altri popoli non possano rassegnarsi allo sfruttamento economico al quale lo Stato egemone ispira. Il mercantilismo era perciò una dottrina che portava alla guerra e favoriva l’espansione dello Stato dominante. Questo spirito bellicoso era alimentato da due importanti convinzioni: che esistesse una quantità limitata di risorse economiche e perciò un paese che mirava alla propria crescita non poteva che farlo a discapito di altri. che “ la ricchezza e la potenza dello Stato consista nell’abbondanza di moneta”. Ogni paese doveva accumularne il più possibile, vendendo molto e comprando poco. Il punto debole della dottrina mercantilistica consisteva nel fatto che la penetrazione economica non era ricercata in una superiorità produttiva ed in una organizzazione più evoluta e moderna del lavoro industriale, ma nella vittoria politica e militare e nell’imposizione con la forza della propria supremazia. Il vero obiettivo non è un innalzamento del benessere globale, ma un’organizzazione unitaria dei cittadini con il fine di arrivare alla potenza dello Stato e del Governo. Nel ‘700 le teorie mercantilistiche continuano, ma subiscono un netto cambiamento e con ciò perdettero significato aggressivo e bellicoso che aveva avuto nel secolo precedente. Rappresentante di questa nuova teoria fu l’economista napoletano Antonio Genovesi, che impose nuovi obiettivi ai piani economici: aumento della popolazione ricchezza della popolazione naturale e civile felicità della popolazione grazie a tutto ciò la grandezza e la gloria del sovrano. Per il Genovesi, la conquista violenta di nuovi mercati , di materie prime e le contese fra i vari Stati, venivano sostituiti da due importanti fattori: lo sviluppo interno della vita economica l’impulso dato all’agricoltura, alle arti e al commercio. Egli ripudiava lo spirito militare e sosteneva che il commercio giovasse a unire gli Stati, e che si potesse arrivare dalla nozione di quantità fissa di beni a quella di quantità aumentabile grazie alla collaborazione tra Paesi. Elemento importantissimo di questo neomercantilismo è l’importanza che viene assegnata all’agricoltura, viene rivalutata ritenuta fondamento dell’economia. Al di fuori dell’Italia vi erano altri rappresentanti del neomercantilismo. Ormai tutti questi economisti rigettavano con decisione ogni tentativo di conquiste e condannavano apertamente lo spirito di grandezza con il seguito inevitabile di guerra. Il commercio ora viene celebrato come un insostituibile strumento di pace. Il vero sviluppo di un Paese adesso è visto come opera delle arti di essa. Con queste visioni siamo pertanto fuori dall’atmosfera mercantilistica, e ci affacciamo sulla fisiocrazia, poiché si comincia ad impostare il problema di un commercio libero ed avvertire quello di un adeguato sviluppo di tutte le risorse economiche. Alla base di questa dottrina fisiocratica vi è l’ AGRICOLTURA fondamento e base di tutto. Gli storici sostengono che alcune cause di questa rivalutazione agricola siano : l’aumento della popolazione, che interessò tutto il mondo e spinse ad intensificare la coltivazione di grandi territori la congiuntura economica che vide una fase di ascendenza di prezzi. Straordinario di questa trasformazione è il colorito intellettuale che la caratterizzò con nuove idee che innalzano l’individuo e puntano al suo benessere. FRANCO VENTURI: UTOPIA E RIFORMA NELL’ ILLUMINISMO Il momento più importante della guerra tra assolutismo e repubbliche è la politica di Luigi XIV. Le repubbliche partono sfavorite essendo neutraliste, conservatrici e rifiutando la guerra per puntare tutto sul denaro. Repubblicanesimo Inglese • • I repubblicani inglesi rivendicano i principi del liberalismo Gli eserciti repubblicani erano uguali agli eserciti monarchici • Anche le strutture sociali repubblicane erano simili a quelle monarchiche: la differenza sostanziale stava nel fatto che i magistrati delle repubbliche non avevano fini di lucro, mentre quelli del re lo erano di professione.238 Stato Olandese • In politica rifiuta la ragione di stato • • • • L’ economia, così come la politica è ormai irriformabile Ruolo parassitario ma indispensabile nei confronti dei grandi stati moderni. Cadrà solo sotto i colpi delle rivoluzioni moderne Si trasforma in monarchia perché essa assicura maggior stabilità e sicurezza in economia non è mercantilista Repubblica di Genova • La Francia di Luigi XIV tendeva a sfaldare la vecchia repubblica. • La politica francese agì dall’ alto al basso, facendo leva sulle più antiche famiglie feudali, sulla recente nobiltà, sui borghesi, i mercanti non appertenenti alla nobiltà. Luigi XIV giocava sui contrasti interni della repubblica e voleva attuare una manovra d’ inserimento già riuscita all’ interno della Francia Dopo il bombardamento della città essa rimase comunque nella sfera d’ influenza spagnola La forma di governo repubblicana permetteva di durare e sopravvivere Fino a quando la costituzione patrizia e cittadina non veniva toccata, la classe dirigente poteva sopravvivere alle guerre e alle rovine • • • • Repubblica di Venezia • • • • • Dopo la Pace di Passarowitz la repubblica di san Marco ottenne la sua neutralità che la preservò meglio dal passaggio degli eserciti e delle loro ruberie. L’ impero, nel XVIII secolo, attuò una sistematica politica tesa ad isolare, a togliere ogni forza economica a Venezia e a sostituirla, commercialmente, con le vie di comunicazione terrestri della Lombardia e con quelle marittime di Trieste. Per lunghi anni Venezia reagì a questa lenta opera di assorbimento, con il tipico riflesso repubblicano dell’ immobilità del conservatorismo programmatico. La “grande rivoluzione” del 1747 sembrò aver ridotto la repubblica, che era in parte oligarchica, in parte democratica, a una specie di monarchia. Ma, a Venezia come a Genova, questo rimase solo un sogno. Granducato di Toscana • • • • Dopo la morte di Giangastone, l’ ultimo dei Medici, lo sguardo di molti si rivolse al passato, verso le antichità Etrusche, repubblicane e federali anch’esse, e soprattutto verso una grande età dell’ umanesimo civico. Sotto i Lorena con riforme livellatrici e modernizzatrici, il Granducato di Pietro Leopoldo, divenne uno dei modelli di assolutismo illuminato d’ Europa. La Toscana non sarà soltanto un esempio ammirato di stato riformatore, sarà anche la terra in cui nascerà il primo tentativo costituzionale italiano. L’ esperienza del passato repubblicano fu sprone alla ricerca d’una nuova libertà. ILLUMINISMO Movimento Culturale 1688-1789 Riesaminare tutta la realtà la ragione l'esperienza concreta dei fatti tutti i campi della vita Politico Economia Politica Illuminismo Italiano Politico molte proposte spesso divergenti tra le principali francesi Montesquieu Voltaire Rousseau Montesquieu divisione dei poteri il dispotismo la monarchia legislativo legislativo da persone diverse monarchia costituzionale inglese giudiziario Voltaire dispotismo illuminato lo strapotere della nobiltà feudale monarca assoluto illuminato che agisse secondo i principi della ragione Rousseau lo stato in cui il popolo fosse sovrano disuguaglianza sociale le leggi gli organi di governo derivassero dal popolo fossero al servizio della comunità oggi lo chiameremmo Stato Democratico Economia Politica Economisti fiosiocratici alla natura Adam Smith alla terra la sua opera il primato di fonte originaria di valore Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni motore principale di tutta l'economia eccedenze di merci alimentari ad entrare nel circuito commerciale il commercio l'artigianato i prodotti venivano trasformati e distribuiti un libero mercato abolire l'intervento dello Stato i monopoli i soggetti economici il loro esclusivo interesse tutte le dogane F. Quesnay R.J. Turgot Illuminismo Italiano Napoli Milano Napoli A. Genovesi F. Galiani F. Filangeri sostenitore critico avversario del liberalismo economico della fisiocrazia del privilegio feudale la sua opera la sua opera Dialoghi sul commercio dei grani Scienza della legislazione Milano P. Verri C. Beccaria economista avversario liberista dei privilegi feudali fondò ostile alla pena di morte la rivista "Il Caffè" la sua opera Dei delitti e delle pene Lodigiani Roberta NAPOLEONE BONAPARTE Fu una figura storica assai discussa ma di straordinaria importanza: di fatto impose dal 1799 una dittatura alla Francia, come Imperatore dei Francesi con il nome di Napoleone I. Dopo la sua caduta ci fu il famoso Congresso di Vienna con la restaurazione dei vecchi monarchi d’ Europa. Governò inoltre sulla maggior parte dell'Europa occidentale e centrale di inizio XIX secolo. Fu il primo regnante della dinastia dei Bonaparte. Sposò in seconde nozze l'Arciduchessa Maria Luisa d'Austria, dalla quale ebbe Napoleone Luigi detto il re di Roma. In lui convissero sempre due tendenze: la prima era alimentata dai grandi ideali rivoluzionari di libertà e uguaglianza che improntarono lo speciale rapporto che Napoleone aveva con le sue truppe; la seconda, quella autoritaria, si manifestò nello svuotamento delle istituzioni repubblicane a vantaggio del dialogo diretto tra capo e popolo, nel recupero del centralismo politico. L’ immagine del liberatore si trasformò gradatamente in quella del despota. BIOGRAFIA: Napoleone Bonaparte nacque ad Ajaccio il 15 agosto 1769 da una famiglia appartenente alla piccola nobiltà Corsa. Durante la sua giovinezza frequentò i collegi di Autun e di Brienne dal 1779 al 1784, ottenne la qualifica di cadetto- nobile e a soli sedici anni ottenne la nomina di sottotenente di artiglieria guadagnandosi incarichi marginali nelle guarnigioni di Valenza. Il suo destino sembrava quello di un giovane ufficiale di provincia con una vita monotona, senza prospettive e con uno stipendio modesto. Tuttavia nel 1789 la Rivoluzione segnò l’ inizio di una carriera inaspettata. Fino al 1793, in Corsica, partecipò alla lotta politica locale sotto la direzione di Pasquale Paoli (patriota indipendentista) che nel giugno dello stesso anno tradì la Convenzione chiamando la flotta Inglese, costringendo Napoleone ad abbandonare l’isola. Nel 1793 Bonaparte fu nominato capitano e inviato ad Avignone per organizzare i convogli di polvere da sparo. Nello stesso anno, grazie al conterraneo Saliceti, Napoleone ottenne il comando dell’artiglieria nell’ assedio di Tolone, una delle città insorte dopo il colpo di stato Giacobino della primavera del 1793. La città in seguito cadde, grazie anche all’ aiuto di Bonaparte, il quale fu premiato con la nomina di generale di brigata. Egli poteva godere della protezione di Robespierre, ma questa prestigiosa amicizia gli sarebbe presto costata molto cara. Dopo il colpo di stato di Termidoro, Napoleone fu imprigionato con l’ accusa di essere un robespierrista. Dopo soli quindici giorni fu liberato e gli venne offerto il comando dell’ armata dell’ ovest, da lui rifiutato. Da qui uscì di scena per alcuni mesi. Ebbe l’ occasione di rientrare grazie all’ incarico ricevuto da Barras (uno dei membri della Convenzione) di reprimere l’ insurrezione realista Parigina del 5 ottobre. Nel 1796 partì per il fronte italiano al comando di 38.000 uomini malissimo equipaggiati. Iniziava così la campagna d'Italia che avrebbe dimostrato il genio militare e politico di Napoleone il quale, nonostante l'inferiorità numerica e logistica, riuscì a sconfiggere ripetutamente le forze austriache. Nel corso di questa campagna, Napoleone dimostrò la sua brillante capacità strategica, capace di assorbire il sostanzioso "corpo" delle conoscenze militari del suo tempo e di applicarlo al mondo reale che lo circondava. Nel 1798 il direttorio, geloso della popolarità del Bonaparte, lo incaricò di occupare l'Egitto per contrastare l'accesso inglese all'India. Nel 1798, la flotta di Napoleone in Egitto fu completamente distrutta da Orazio Nelson, cosicché Napoleone rimase bloccato a terra. Dopo una ricognizione sul Mar Rosso, Napoleone decise di recarsi in Siria. Ritornato al Cairo, sconfisse i Turchi ad Abukir, proprio dove l'anno prima era stato privato di tutta la sua flotta. Preoccupato tuttavia delle terribili notizie dalla Francia l'esercito in ripiegamento su tutti i fronti, il Direttorio ormai privo di potere - e consapevole che la campagna d'Egitto non aveva conseguito i fini sperati, Napoleone s'imbarcò in gran segreto il 22 agosto 1799 su un piccolo bastimento alla volta della Francia. La sua corsa verso Parigi fu accompagnata dall'entusiasmo dell'intera Francia, certa che il generale fosse tornato in patria per assumere il controllo della situazione ormai ingestibile. Ed in effetti era questa l'intenzione di Napoleone. Rispettivamente nel 1802 e nel 1804 si fece nominare console a vita e imperatore. Presidiò una campagna in Russia, dove ebbe una notevole perdita di uomini e dove fu costretto a ritirarsi dopo una pesante sconfitta. Nel 1814 ottenne una simbolica sovranità sull’ isola d’ Elba dove si ritirò in esilio, da dove fuggì un anno dopo riaccendendo l’ entusiasmo del popolo, deluso dalla restaurazione borbonica. Giunto a Parigi invitò le potenze europee a non interferire negli affari interni della Francia. Gli alleati risposero mettendo al bando Napoleone e la guerra riprese immediatamente. Tentò poi di spostarsi in Belgio dove riuscì a sconfiggere l’ esercito Prussiano e cercò di muoversi contro le forze inglesi. Nel 1815 i due eserciti si spostarono nella piana di Waterloo dove l’ arrivo delle forze Prussiane assicurò la vittoria agli inglesi. Dopo aver tentato inutilmente di fuggire negli Stati Uniti Napoleone si consegnò agli inglesi e fu esiliato nell’ isola di S. Elena dove morì nel 1821. E.V.TARLE Napoleone “liquidatore” della Rivoluzione • L’ammirazione per il grande generale dotato di immense doti non impedisce allo storico Tarle di evidenziarne i limiti sia in campo militare sia in quello civile. Tali limiti vengono evidenziati attraverso il confronto tra l’opera di Napoleone e le premesse poste dalla Rivoluzione. L’antica storiografia borghese e quella contemporanea definiscono Napoleone il “compitore” della Rivoluzione, anche se le cose stanno diversamente. Egli trasse dalla Rivoluzione tutto quello che essa fece per lo sviluppo della attività economica della borghesia francese, ma domò la rivoluzione che aveva invaso la Francia per 10 anni. Per questo egli è considerato il liquidatore della rivoluzione. La rivoluzione borghese aveva uno scopo fondamentale, cioè l’edificazione di un regime borghese al posto di quello feudale, anche con la costituzione di una repubblica democratica. Il fatto che la rivoluzione si fosse conclusa con la vittoria di Napoleone significava che la borghesia aveva vinto le forze plebee, le masse dei piccoli possidenti e il proletariato artigiano. I contadini proprietari che Napoleone aveva difeso contro i tentativi di restaurazione feudale, sostennero la sua dittatura. Tuttavia non si trattava di contadini rivoluzionari ma di contadini conservatori che attendevano salvezza e protezione dall’impero. L’idea di Napoleone come oppressore degli operai, fucilatore dei giacobini, sovrano autocratico, colui che trasformò le repubbliche che circondavano la Francia in regni, non si conciliava con la sua qualifica di compitore della rivoluzione. Infatti con i materiali raccolti dalla rivoluzione egli edificò una struttura solida per la borghesia francese. Le sue doti e la sua precisione gli consentirono di creare le leggi civili e penali con le quali la Francia borghese vive ancora oggi, anche se le sue legislazioni costituirono un passo indietro in confronto a ciò che era stato lasciato dalla rivoluzione. L’opera di Napoleone nel campo militare è determinata dal fatto che la rivoluzione borghese creò mezzi favorevoli, dei quali Napoleone si servì. Infatti non lui, ma la rivoluzione rese possibili i movimenti di massa, la grandiosità degli eserciti e i nuovi principi di reclutamento, ma fu lui che dimostrò come ci si poteva servire di tutto questo. Dopo Napoleone le sopravvivenze nobiliari- feudali esistettero ancora per un certo periodo, anche se questa fu un’ esistenza solo apparente. Lo stesso Napoleone fece molto per agevolare la lotta e la vittoria dell’ Europa feudale contro di lui. La sua sempre più elevata sete di potere lo portò, in seguito al suo crescente sforzo di assoggettare popoli e governi al suo arbitrio individuale, ad accendere le polemiche di tutta Europa. Tra il 1814 e il 1815 sia la classe feudale nobiliare sia la borghesia dei paesi che lui aveva assoggettato volevano sbarazzarsi di Napoleone, che impediva loro di svilupparsi, sfruttando in modo sistematico i paesi stessi nell’ esclusivo interesse della borghesia francese. Quando la rivolta contro Napoleone ebbe termine, non fu la borghesia che si approfittò di questa vittoria, bensì la reazione feudale assolutistica. Dal 1813 al 1815 anche coloro che stravedevano per Napoleone, si misero contro di lui. In questo modo l’ impero mondiale crollò e le opere che durarono nel tempo furono solo quelle che erano condizionate e preparate, ancora prima della sua salita al trono, da profonde cause economico- sociali. Nonostante tutto questo Bonaparte rimane comunque un’ immagine di forte importanza con la sua originalità e la sua sorprendente complessità individuale. Borsa Silvia