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Convention for the conservation of southern bluefin tuna

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Convention for the conservation of southern bluefin tuna
Il caso del “tonno pinna blu”
(Australia e Nuova Zelanda v
Giappone)
Australia, Nuova Zelanda e Giappone sono parte di un trattato
concluso nel 1993 sulla conservazione di una specie di tonno
altamente migratoria presente nella regiona australe (thunnus
maccoyii; il c.d. “southern bluefin tuna” o SBT). Il trattato
(“Convention for the conservation of southern bluefin tuna” o
CCSBT) stabilisce una quota annuale di cattura di SBT per
ciascuno degli Stati. Il Giappone decide unilateralmente di
aumentare le catture, nonostante la ferma opposizione degli altri
due Stati contraenti. I tre Paesi cercano di giungere ad una
soluzione concordata ma il Giappone rifiuta di interrompere il
programma di aumento della pesca.
• Cosa possono fare Australia e Nuova
Zelanda?
• Quali meccanismi di soluzione delle
controversie possono usare?
La CCSBT
Articolo 16 della CCSBT
1. If any dispute arises between two or more of the Parties concerning the
interpretation or implementation of this Convention, those Parties shall
consult among themselves with a view to having the dispute resolved
by negotiation, inquiry, mediation, conciliation, arbitration, judicial
settlement or other peaceful means of their own choice.
2. Any dispute of this character not so resolved shall, with the consent in
each case of all parties to the dispute, be referred for settlement to
the International Court of Justice or to arbitration; but failure to reach
agreement on reference to the International Court of Justice or to
arbitration shall not absolve parties to the dispute from the
responsibility of continuing to seek to resolve it by any of the various
peaceful means referred to in paragraph 1 above.
3. (omissis)
• Obbligo preventivo di negoziare
– Il negoziato fallisce
• Possibile arbitrato, ma solo col consenso di
tutti gli Stati parte
– il Giappone non è d’accordo
La Corte Internazionale di
giustizia?
Tutti e tre gli Stati avevano depositato la loro
dichiarazione facoltativa di accettazione
della giurisdizione obbligatoria ai sensi
dell’art. 36 par. 2 (Giappone 58, Australia
75, Nuova Zelanda 77)
Tuttavia…
1. Dubbi sulla giurisdizione per il tenore delle
dichiarazioni ex art. 36 par. 2
“as compulsory ipso facto and without special agreement,
in relation to any other State accepting the same
obligation and on condition of reciprocity, the
jurisdiction of the International Court of Justice, over
all disputes . . .with regard to situations or facts . . .
which are not settled by other means of peaceful
settlement. This declaration does not apply to disputes
which the parties thereto have agreed or shall agree to
refer for final and binding decision to arbitration or
judicial settlement” (Giappone)
2. Pessima “reputazione ambientale” della
Corte
3. Misure cautelari: non chiaro se siano
vincolanti o meno (lo Statuto parla di
“indicate…”)
4. Australia e Nuova Zelanda erano rimaste
“scottate” dall’aver perso il Nuclear Test
case con la Francia nel 1974
Convenzione di Montego Bay sul
diritto del mare?
• Gli Stati devono essere parte della
Convenzione di Montego Bay
• La controversia deve riguardare
l’interpretazione e l’applicazione della
Convenzione di Montego Bay
Quale meccanismo di soluzione
delle controversie si applica?
• Arbitrato
– Ma chiedono misure cautelari
• Quindi Tribunale Internazionale per il
diritto del mare (ITLOS)
– Misure cautelari del Tribunale sono certamente
vincolanti (si parla di “prescribe…”)
– Considerazioni politiche
– Rapidità
La controversia deve riguardare
l’interpretazione e l’applicazione della
Convenzione di Montego Bay
• Secondo i ricorrenti la controversia
riguardava la violazione della Convenzione
di Montego Bay (Articoli 64 e 116-119
della stessa)
• Secondo il Giappone riguardava solo la
CCSBT
Convenzione di Montego Bay, Articolo 64:
“. . . The coastal State and other States whose
nationals fish in the region for the highly
migratory species listed in Annex I shall cooperate directly or through appropriate
international organizations with a view to
ensuring conservation and promoting the
objective of optimum utilization of such
species throughout the region, both within
and beyond the exclusive economic zone. . .
.”.
Letto congiuntamente agli articoli 116-119 della
Convenzione di Montego bay stabilisce un
obbligo di cooperare per garantire la
conservazione e l’uso sostenibile delle specie
altamente migratorie.
Il Tribunale dà ragione ai
ricorrenti
La condotta ai sensi della CCSBT è rilevante
per valutare il rispetto della Convenzione di
Montego Bay: la mancanza di cooperazione
ai sensi della CCSBT può comportare
contemporaneamente la violazione della
Convenzione di Montego Bay
Ulteriore argomento del
Giappone
Convenzione di Montego Bay, Articolo 281
1.
If the States Parties which are parties to a dispute concerning
the interpretation or application of this Convention have
agreed to seek settlement of the dispute by a peaceful means
of their own choice, the procedures provided for in this Part
apply only where no settlement has been reached by
recourse to such means and the agreement between the
parties does not exclude any further procedure.
L’art. 16 della CCSBT secondo il Giappone
costituisce una ipotesi ex art. 281 di
Montego Bay
Ordinanza dell’ITLOS
(27/8/1999)
• Ha giurisdizione:
– Il caso riguarda anche la Convenzione di
Montego Bay
– L’articolo 16 della CCSBT non costituisce una
ipotesi di cui all’art. 281 della Convenzione di
Montego Bay
• Ordina le misure cautelari (fermare la pesca
oltre la quota stabilita)
La sentenza del tribunale
arbitrale (4/8/200)
• Non ha giurisdizione:
– Il caso riguarda anche la Convenzione di
Montego Bay (come deciso dall’ITLOS)
• Ma l’articolo 16 della CCSBT costituisce
una ipotesi di cui all’art. 281 della
Convenzione di Montego Bay
E se gli Stati in questione non fossero parte a
nessun trattato?
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