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LA FELICITA`
Felicità e Amore
28/11/2010
Franca Maria Silaco e Agostino Morrone,
Enza Orlando e Riccardo Renda
Maria Pia Abbate e Giuseppe Ingrassia,
Caterina Vivona e Sebastiano Lombardo,
Antonella Ruisi e Gaspare Campanella
Angela Pugliese e Pio Martines
… Mmm …
Cos’è la felicità? E’ la ricchezza?
E’ possedere tutto l’oro del
mondo?
un’auto di lusso,una bella casa,uno
yacht? l’ultimo modello di
telefonino,comprare un paio di
scarpe e un vestito tutte le
settimane? Poter viaggiare,
divertirsi, fare quello che si vuole
senza costrizioni? Avere molti amici
che ci amano e ci comprendono
così come siamo?
E’ la salute?
Avere un corpo sano,poter
lavorare e godersi la vita?
Eppure molte persone in
buona salute non sono
soddisfatti.
Dopo una profonda riflessione,
l’ affermazione più intelligente che ci può
capitare di fare è
che è una domanda molto personale a cui
ciascun uomo può rispondere solo per sé
stesso …..
Definizione di felicità


La prima che ci sovviene è la sensazione di gioia, di
allegria, di energia, ridere, danzare, cantare. Bene!
Questa è una forma di euforia più che di felicità. Ha
lo svantaggio di essere precaria, instabile, di breve
durata. E’ per lo più legata a fattori accidentali,
circostanze temporali, accadimenti quotidiani. Per
quanto positiva, giacché è senz’ altro positiva la
disposizione
all’allegria e gaiezza, non esaurisce
la nostra idea di felicità…non basta.
Altro esempio è legato ai nostri bisogni fisiologici,
alle necessità primarie quali : la fame, il sonno, la
nostra fisicità, “l'appagamento sessuale” …
Felice, si pensa, può essere quell’ uomo
la cui esistenza materiale è assicurata:
gode di buona salute, ha trovato il lavoro
dei sui sogni, guadagna tanto da avere una
bella macchina, una casa di proprietà, figli
sani ed intelligenti. Benissimo! Se è
capace di rallegrarsi, di apprezzare quello
che ha è sicuramente soddisfatto e
tranquillo: è quindi sulla buona strada per
essere felice…
Però c’ è l’insidia:
ogni desiderio appagato genera
altri desideri da appagare,
in una corsa senza senso in cui il
traguardo, quand’ anche ci
fosse, si sposta sempre un po’
più avanti, ogni qual volta
pensiamo di essere in procinto
di raggiungerlo.
E’ questo un tipo di felicità
effimera che contiene, in sé,
il germe del proprio
contrario,
l’ infelicità:
 Tirando
le somme. Non abbiamo una
esaustiva e convincente definizione di
Felicità per tutti, quella piena,
duratura, pervasiva che riempie di sé la
nostra esistenza : certamente è in parte
quello che abbiamo descritto, al
contrario certamente è più di quello che
abbiamo descritto, certamente è diverso da
quello che abbiamo descritto.
In definitiva, partendo da quello
cui abbiamo accennato, che non
ne esaurisce certo l’ essenza e la
natura, la felicità potremmo
immaginarla come una
condizione di gioia e serenità, di
contentezza tranquilla, di stato di
appagante benessere che nasce
da una condizione mentale di
armonia con se stessi, con gli
altri, con la natura, con tutto.
Una gioia soffusa e
diffusa che scaturisce dal
sentirsi parte viva di un
ordine meraviglioso,
perfetto; dal sentire, per
i credenti, Dio
immanente, presente in
tutte le cose della natura,
dall'avvertire l’ Amore
che ci pervade.
Da ciò che abbiamo cercato di argomentare ne
consegue che gli ingredienti della Felicità
probabilmente sono già in noi, se sappiamo
scorgerli, se ci predisponiamo con
l’ animo, senza bisogno di inseguirla e ricercarla
altrove, in un qualche “fuori”, cosa che, nella
migliore delle ipotesi ci impegnerebbe in una
ricerca improduttiva e nella peggiore, ci
condurrebbe ad uno stato di ansia, attesa,
frustrazione: in una parola all’ infelicità.
Tanto è magistralmente descritto in una bella
poesia..
La leggenda del profumo di un Indio delle Ande
C’ era una volta un Indio che viveva in una solitaria
capanna dell’ Altopiano Andino.
Di giorno cantava col vento e di notte contava le stelle.
Ma aveva un misterioso tormento: trattenere e far suo per
sempre un profumo, inebriante e dolcissimo di provenienza
a lui sconosciuta , che spesso lo avvolgeva un attimo
soltanto per poi svanire all’ improvviso.
Un giorno vide in lontananza una India ed il profumo gli
parve ancora più intenso: - Ecco, pensò, il profumo è in
quella donna.-Allora la raggiunse, ma quando la strinse
tra le braccia e l’ amò si accorse che non veniva da lei.
Passarono gli anni, passarono molte altre Indias ma con
tutte la prima meravigliosa sensazione si perdeva nel
nulla. Annusava gli animali, le rocce, la terra, le
sorgenti…ed il mistero gli si faceva man mano più
impenetrabile. Così l’ Indio invecchiò.
Sempre più triste, sempre più solo, sempre più turbato ed
affannato nella sua ricerca. Stanco e deluso. Finché un
mattino, all’ alba, lo svegliò il soffio delle ali di un condor.
Aprì gli occhi, stupito, ed il profumo lo avvolse con
penetrante veemenza.
-Ecco, si disse, il profumo viene dal Condor !-
Ma l’ uccello si allontanò velocemente, per poi volteggiare
a lungo su una cima. Allora, l’ Indio, esultando, gridò al
condor:- Ti ho capito, il profumo è sulla cima… arriverò
lassù ad ogni costo!Con le poche forze che gli rimanevano s’ incamminò tra le
sterpi e le rocce. Si arrampicò durante giorni e notti: le
mani ed i piedi sanguinanti, il respiro ansante, la gola
arsa, gli occhi accecati dal sole.
Ma a poca distanza dalla cima le forze gli cedettero, le
braccia e le gambe gli si afflosciarono ed il suo corpo,
stremato, rotolò a valle.
Uno spuntone di roccia gli squarciò il petto, mettendogli a
nudo il cuore. Il sangue ne usciva a rivoli e l’ Indio sentì
che stava morendo.
Con uno sforzo estremo si strinse forte il cuore tra le mani
ed allora, finalmente, si accorse che il profumo veniva da lì,
perché non svaniva ma si faceva sempre intenso,
avvolgendolo in una profonda sensazione di dolcezza, di
appagamento, di pace infinita, di vera felicità.
-Il profumo era dentro di me, balbettò l ‘ Indio, non ho
saputo Scoprirlo, Emanarlo, Goderlo e Riempirmene la
vita!- Le mani gli si schiusero lentamente e caddero, inerte,
col suo cuore: -
Troppo tardi, troppo tardi…- aggiunse in
un ultimo rantolo.
Così muore un Indio delle Ande ed il suo
profumo.
Non muoia il suo messaggio!
Traduzione e rielaborazione Laura C. Grance
Per finire…per quelli, finalmente consapevoli
che non occorre inseguire la felicità, giacché
sarà lei, maturi i tempi, a sbocciare, un consiglio, se
è permesso, non si disdegni nel frattempo di godere
dei momenti di gioia, allegria, gaiezza, serenità,
piaceri quotidiani: saremo allenati e pronti a
riconoscere e cogliere, la Felicità,
nell’ istante
giusto.
II ^
Felicità e fede
La fede aiuta l’ uomo
ad essere felice?
D’ impulso la risposta è si,
deve essere un si: ma c’ è
un modo per argomentarlo?
La nostra fede, al pari
delle altre, ci pone quale
frutto della Creazione,
cioè di un atto gratuito del
Padre, che è
manifestazione della Sua
potenza : questo è un dato.
« Nella sua bontà e con la sua onnipotente virtù, non per
aumentare la sua beatitudine, né per acquistare
perfezione, ma per manifestarla attraverso i
beni che concede alle sue creature, questo solo
vero Dio ha, con la più libera delle decisioni, dall'inizio
dei tempi, creato insieme dal nulla l'una e l'altra
creatura, la spirituale e la corporale » ( dal Concilio
Vaticano I).
“La gloria di Dio è che si realizzi la
manifestazione e la comunicazione della sua bontà,
in vista delle quali il mondo è stato creato” .
( Catechismo della Chiesa Cattolica).
Quindi, il mondo, trae origine dalla libera
volontà di Dio, il quale ha voluto far partecipare
le creature al suo essere, alla sua saggezza e al
suo Amore. Altro dato.
Ne deduciamo, che esistiamo, semplicemente,
per un puro atto di Amore di Dio.
Allora qual è il suo disegno per noi ?
Non certo la sofferenza, l’ infelicità e la morte:
non è questo ciò che si augura, e si riserva ai
propri figli, fatti, tra l’ altro, a Sua immagine e
somiglianza.
Torniamo alle origini.
Dio, creato l’ uomo, non lo
pone all’ interno di un luogo
di sofferenza, per lui c’ è
l’ Eden, il Paradiso terrestre;
è destinato a comandare su
tutte le altre creature, può
vivere di ciò che Dio gli ha
già procurato: sembrerebbe
destinato a vivere felice.
Le cose si
complicano
con la cacciata.
Secondo dottrina, nasciamo col peccato
originale, siamo destinati alla morte,
necessario passaggio in vista della Vita
eterna, la Vera Vita, quando torneremo al
Padre simbolicamente ripercorrendo a
ritroso il cammino di Adamo ed Eva. E
nel frattempo? Nascendo peccatori,
macchiati dalla Colpa, dovremmo
aspirare alla salvezza, alla grazia, solo
attraverso una vita di pentimenti e timori?
E’ l’ unica interpretazione possibile?
Se è così la fede non ci aiuterebbe a
vivere felici: il solo fatto di essere “felici”
ci procurerebbe uno senso di colpa.
La Genesi ci narra che Dio non ha maledetto né Adamo
né Eva, sorte toccata invece al
serpente: il legame che li univa al Suo
amore non s’ è interrotto .
Ci piace sottolineare che, Il Padre,
nell’allontanarli dall’Eden compie un
ALTRO gesto d’ amore :
“…fece all’uomo e alla donna tuniche
di pelli e li vestì.” (Genesi cap.3 v.21)
Bisogna ricordare che l’ idea della
ereditarietà del peccato originale
nasce solo con S. Agostino, non
prima: forse non siamo predestinati.
Il Figlio,
mandato a salvare il mondo, ci indica la strada
per la felicità… “In realtà, è Gesù che cercate
quando sognate la felicità; … è Lui che suscita in voi
il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande,
la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi
inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi
con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la
società, rendendola più umana e fraterna. … Dicendo
«sì» a Cristo, voi dite «sì» ad ogni vostro più nobile
ideale… Non abbiate paura di affidarvi a Lui..”
(Giovanni Paolo II).
Gesù, con i suoi insegnamenti, ha detto molto
di più di quello che tanti hanno interpretato,
ha detto delle cose molto semplici, tracciando
la strada per la felicità per miliardi di persone.
Il Paradiso è tra di noi! Dobbiamo solo
riuscire a vederlo, accorgendoci di tutto ciò
che ci circonda, istante dopo istante. Non si
deve arrancare e soffrire per raggiungerla.
E' qualcosa alla portata di tutti,
semplicemente se ci rendiamo conto che
la vita deve essere guardata con senso di
meraviglia: gli uomini dovrebbero essere
felici per il solo fatto di esserci. Non si dà
importanza a questo.
“Ciascuno di noi può considerare la vita in
due modi diversi: come una cosa normale
o come un grande miracolo."(Einstein).
Una considerazione finale.
Dopo tanti passaggi siamo arrivati ad una
conclusione già nota ai nostri antenati, nella
loro “semplicità”:
GENTE ALLEGRA, DIO L’ AIUTA.
III^
Felicità e amore
Intanto: l’ Amore.
Con la felicità, l’ amore, condivide il destino di
essere sommerso dalle definizioni: lo scotto che
si paga per essere, a ragione, ritenuta fra gli
aspetti più importanti della vita.
Riflettere sul rapporto fra felicità e fede,
rapporto proficuo, ha già comportato una
diffusa e necessaria riflessione sull’ amore
divino; volgiamo ora la nostra attenzione all’
amore di coppia, fondamento della famiglia,
nostro interesse precipuo.
Amore nella vita di coppia.

L’amore è un sentimento forte che connette gli uomini tra loro,
difficilmente può essere descritto e comunicato con parole
adeguate. E’ per lo più confuso con desiderio ( ti amo per
intendere: ti voglio), con l’ attaccamento ( amo la mia squadra di
calcio ), con la dipendenza ( amo la mia cocaina ), con l’
identificazione ( amo il mio Paese ): come nel caso della felicità,
stiamo, in realtà, dicendo e pensando che l’ amore venga dal di
fuori di noi, che dipenda dagli altri, dalle circostanze o da qualche
stimolo fisico. Eppure, nel profondo, tutti intuiamo, sappiamo
che il vero amore, e la vera felicità, sono incondizionati, non
sono dipendenti da qualcuno o da qualcosa.


Il sentimento di adesione tra due partner assume, nel
corso del tempo, forme diversissime, che a fatica si
raccolgono sotto un'unica definizione. In particolare
nelle prime fasi dell'innamoramento a prevalere è un
amore fisico. La forza di una relazione d'amore viene
alla luce quando nel corso degli anni questo sentimento
di passione fisica riesce a modificarsi in qualcosa d'altro,
non necessariamente meno intenso: in un amore
vissuto come vicinanza sia fisica che mentale, una
unione basata sulla comprensione e accettazione
reciproca.
L’ accettazione, appunto.
Amare, prima di tutto, è riconoscere la altrui
alterità, diversità, individualità e favorirne la
crescita.
Nella coppia coesistono due persone distinte e
separate, che interagiscono con la propria
individualità; persone con storie, esperienze, gioie
e limiti diversi. Non si può trovare nel partner il
senso della propria vita: se si aspetta che sia
l’ altro a renderci felici non si avrà altro che
delusioni.
Se si ha bisogno dell’ altro per sapere chi si è, e
come si è, per sentirsi realizzati, allora non è
amore ma dipendenza.
Nell’ amore di coppia, e non solo in quello, è
necessario che ciascuno faccia anche ciò che,
altrimenti, costerebbe sacrifico; per amare
occorre capire, perdonare e sostenere, anche
quando sarebbe più forte, e naturale, il desiderio
di rivincita… Ed allora l’ amore non è solo ciò
che si sente, ma soprattutto ciò che si decide di
fare per la persona amata: richiede la decisione di
mettere l’ altro al centro della propria vita.
“Non esiste un matrimonio felice senza reciproco
sacrificio”
Filmato
al di là dei sogni
Ma amare non è solo sacrificio, quand’ anche
fossimo capaci di tutto il sacrificio del mondo.
E’ donarsi e negarsi con giudizio; c’ è da avere
paura quando in una coppia l’ uno si sacrifica
continuamente per l’ altro: rende questi
passivo e dipendente, e nel contempo si nega
se stessi, ci si impoverisce, ci si svuota. Come
la comprensione, e l’ accettazione anche il
“sacrificio” ha da essere reciproco.
Non è promettente un rapporto in cui uno
ama e l’ altro si lascia amare.
Uno studio della Università di Harvard, si è posto l’
obiettivo di capire l’ origine della felicità e la sua evoluzione.
E’ stata la ricerca sui comportamenti umani più lunga mai
realizzata: ha analizzato tutti gli aspetti relativi alla salute,
fisica e mentale, alla qualità del matrimonio, ai figli ed alla
carriera.
La conclusione è stata che solo chi ama ed è riamato dal
partner, dai familiari, amici può godere di una vita
appagante; è emerso che gli studenti che hanno avuto una
vita più serena sono quelli che si sono costruiti una famiglia
solida e tranquilla.
George Vaillant, uno degli psichiatri
che hanno condotto la ricerca, ha
commentato “
I dati rivelano che la felicità è l’ amore.
Punto”
Grazie per la cortese
Attenzione
DOMANDE


Da dove pensi derivi gran parte della felicità
della tua vita?
Cosa puoi fare domani nella tua relazione con la
persona amata per passare dal desiderare e
sopravvivere al sostenere e servire?
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