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XIII CORSO INTENSIVO GAETA Giovedì 30 Settembre 2010

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XIII CORSO INTENSIVO GAETA Giovedì 30 Settembre 2010
XV CORSO INTENSIVO
GAETA
2012
METODOLOGIA
DELL’INSEGNAMENTO
DEL KARATE
PRIMA DI AGGIUNGERE CONCETTI SPECIFICI DI QUESTO
ANNO SPORTIVO, ANTICIPIAMO ALCUNE OSSERVAZIONI
INERENTI AI PRECEDENTI CORSI SVOLTI.
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Dispensa integrativa per i Sigg. partecipanti al corso intensivo per Insegnanti
Tecnici Fesik 2005 di Gaeta.
La seguente dispensa Vi sarà consegnata nel corso della lezione teorica di Teoria e
Metodologia dell'insegnamento del Karate, in programma nella mattinata di Giovedì 6
Ottobre 2005, tenuta dal sottoscritto C.F. Francesco Romano Bonizi.
Si precisa che questa piccola integrazione non costituirà materia d'esame di qualifica, ma ci
si atterrà alla dispensa che Vi è stata inviata dalla Segreteria Federale.
Per tradizione, peraltro discutibilissima, non esiste a tutt'oggi un sistema logico e razionale
che si proponga di insegnare ad insegnare il Karate, così come tantissime altre materie
tecniche o addirittura scientifiche.
Normalmente s'impara ad insegnare sul"campo"; vale a dire facendo sperimentazione
attraverso l'esperienza diretta e continuativa, all'interno dei corsi assegnatici.
Mi preme sottolineare la delicatezza del problema, laddove, come nel nostro caso,
l'esperienza e la sperimentazione agiscono sul materiale umano, che noi definiamo essere
nostri allievi.
In particolare è ancora più delicato quando iniziamo la nostra esperienza di Insegnanti nei
confronti di classi di giovanissimi in piena età evolutiva.
Di norma dovremmo effettuare una programmazione che tenga conto dell'età dei
praticanti; degli obiettivi da raggiungere; dei livelli di abilità reali e di quelle richieste, e di
altri valori che si presentano per ogni situazione particolare.
Dispensa 2005
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Nelle metodiche tradizionali venivano privilegiate su tutto le posizioni; le
tecniche di base; l'approccio al Kata, e più tardi l'approccio al Kumite, in
genere con delle scansioni più o meno classiche, e pertanto acquisite dai più,
che raramente tenevano conto di fattori legati a variabili di natura psico-fisica,
a loro volta inquadrabili nella reale conoscenza dei principali aspetti fisiologici;
biomeccanici e posturali che fanno dell'insegnamento di uno sport, un'autentica
forma di contributo alla formazione ed all'educazione motoria dell'individuo.
Consapevoli dei rischi connessi ad una cattiva gestione e di una errata
programmazione, dobbiamo imporci un codice di comportamento basato in
primis sul non nuocere a chicchessia.
Non esiste gesto motorio, dal più semplice e ripetitivo al più complesso, che
non metta in moto energia; muscoli; articolazioni, e comunque in toto la
macchina umana.
Nel Karate, disciplina altamente educativa, si interviene addirittura su tutti e
quattro gli arti del soggetto, richiedendo catene cinetiche e sincronismi
veramente complessi, e come se non bastasse, con espressioni di forza rapida
e di forza veloce, legati a loro volta ad esigenze di controllo spaziotemporale
pressochè assoluto.
L'impostazione posturale statico-dinamica dovrà essere molto scrupolosa, non
tanto rispetto a questo od a quell'altro stile, ma nel rispetto più assoluto degli
allineamenti degli arti in funzione delle traiettorie ideali, eliminando quanto più
possibile movimenti" parassiti", con conseguente risparmio energetico.
Mi permetto quindi di consigliare alcuni accorgimenti basati sul buon senso,
oltrechè sulla logica.
Dispensa 2005
Controllare sempre l'appoggio dei piedi sul piano terrestre, in
merito al corretto allineamento degli stessi, sollevando quanto più
possibile il tallone posteriore in caso di affondo, così da poter
poggiare il carico della gamba arretrata sull'intero avampiede,
così da fornire una spinta potente e dinamica in cui si genera una
catena cinetica di questo tipo:
caviglia/ginocchio/anca/busto/spalla/braccio e quindi un colpo
preciso che trae la sua origine dal suolo e sfrutta i vari distretti
muscolari grazie all'interazione dei vari segmenti articolari.
 Spesso questa manovra viene sacrificata poichè in quasi tutti gli
stili classici, (belli ma vecchi!), il famoso tallone posteriore funge
addirittura da àncora; ed in pù si ha la pretesa di spingere il
corpo in avanti, errore equivalente a partire con una qualsiasi
automobile con il freno a mano innestato.
 Altro errore clamorosamente diffuso, le cui conseguenze nel
tempo sono molto gravi, è quello di costringere gli allievi ad
iperestendere i propri arti ogniqualvolta è richiesto uno"tsuki" o
peggio ancora un "keri" in costante vuoto, quindi senza che una
superficie fissa o mobile ammortizzi tali iperestensioni.
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Dispensa 2005
Gran parte delle noie articolari più o meno invalidanti di cui soffriamo noi
vecchi karateka, derivano da questo aspetto, che troppo spesso ci è stato
imposto, contraffatto da"Kimè".
 La casistica di lesioni articolari nel Karate privilegia "per così dire", la colonna
lombare e le ginocchia, seguite da deformazioni autentiche del piede, nonchè
da problemi a carico dell'articolazione del gomito; un pò rare sono le lesioni a
carico
 del cingolo scapolo-omerale, molto frequenti peraltro negli sports di lotta.
 Raccomanderei la massima attenzione circa l'osservazione posturale, ad
esempio del "kamae" nell'atleta visto di profilo in entrambe le posizioni di
guardia, ovvero destra e sinistra.
 La testa deve poggiare naturalmente sul collo, con il mento lievemente proteso
verso le clavicole, quasi impercettibilmente;
 il busto, posto più o meno di tre quarti, non deve essere soggetto ad
inarcamenti di sorta, ma semmai deve essere aiutato da una lieve contrazione
dei muscoli retti addominali, così che la quinta vertebra lombare e la prima
vertebra sacrale non siano soggette a pericolosi schiacciamenti, estremamente
diffusi nella nostra disciplina.
 Altro esempio tipico: la frequenza dei lanci degli arti inferiori cosiddetti a
gamba tesa, hanno la funzione di allungare sia il gran gluteo che il bicipite
femorale, tuttavia si può avere un risultato maggiore con dell'ottimo stretching
a terra, od in piedi in coppia, e sopra tutto senza rischi per la schiena.
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Dispensa 2005
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Avete presente il classico "mae geri kekkomi"?, che per esercitare lo stesso si inarca il dorso per ottenere
un discutibilissimo effetto di colpo a spinta, che oltretutto in sede di valutazione agonistica non viene mai
calcolato, ebbene, si tratta di un esercizio obsoleto; pericoloso ed inutile.
Un altro tipico e diffusissimo sistema per impostare il "seiken tsuki" consiste nel tenere il busto eretto ed
immobile mentre il segmento spalla braccio deve effettuare una torsione/estensione, possibilmente con
grande rapidità e potenza, risultato:
colpo cortissimo; rischio di epicondiliti e continue frustate e vibrazioni a carico di tutta la colonna
vertebrale, compresa quella cervicale.
Un problema che ci affligge da sempre è quello delle continue apnee durante le nostre esercitazioni
tecniche; in realtà una corretta respirazione facilita notevolmente l'esecuzione del movimento richiesto; non
stressa l'apparato cardio respiratorio;
elimina le tensioni muscolari eccessive, elimina gli stati di stress psichico, insomma ha una funzione
equilibratrice totale.
Potrei, anzi vorrei continuare con molti altri esempi, ma ritengo non sia indispensabile allorchè ci siamo
posti il problema deontologico se sia più logico adattare l'essere umano al Karate, o piuttosto adattare il
Karate all'essere umano.
Ciò potrebbe sembrare destabilizzante per alcuni che credono ciecamente nella "perfezione" dello stile
praticato.
Ma con il dovuto sacro rispetto per la genialità degli antichi Maestri e per quanto ci hanno lasciato in termini
di tradizione e di conoscenza, il loro prodotto viene da lontano, sia nel tempo che nello spazio, e nel
frattempo l'uomo moderno ha avuto modo di accedere ad un progresso conoscitivo dal quale non si può più
tornare indietro.
Desidero concludere questa piccolissima serie di riflessioni augurando a tutti Voi di maturare esperienze
importanti e gratificanti, ma di non fare sperimentazione sulla pelle altrui.
Consiglio i più sensibili a cercare informazioni sulla biomeccanica applicata al Karate, sentendo il parere di
specialisti quali Fisiatri; Medici ortopedici e Terapisti della riabilitazione, alfine di chiarire i principi logici e
fisiologici su cui si fonda la Scienza del Movimento corporeo.
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Gaeta 06/10/2005
Francesco Romano Bonizi
Dispensa 2005
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Dispensa IX Corso Intensivo di Gaeta 2006.
In occasione del Corso per Insegnanti tecnici di Karate della Fesik andremo ad affrontare,
seppur a livello di cenni su concetti base, come si possa strutturare una programmazione,
sia a livello didattico che a livello sportivo-agonistico.
Gli utenti dei nostri corsi appartengono a varie fasce di età, nonchè di svariata condizione
fisica e con diverse spinte motivazionali, compresi casi di frequentatori occasionali, o
comunque scarsamente motivati.
Tra le problematiche che andremo a cercare di risolvere, molto spesso ci poniamo davanti
al dilemma di quanto "stile" somministrare; quante capacità condizionali prima, e
coordinative poi andare a sviluppare; quanto far coincidere l'allenamento con il giusto
divertimento e così via dicendo.
Premetto che non conosco "one best way", tuttavia un' Insegnante dovrà essere un buon
Allenatore; un buon Istruttore; un ottimo Maestro, ma sopra tutto un gran conoscitore
dell'essere umano in tutte le proprie sfaccettature, comprese quelle più recondite e
nascoste.
Tra gli errori più frequenti, frutto di convinzioni o di esperienze maturate, o subìte a causa
dei nostri maestri, (ovviamente non in senso assoluto), proporre un sistema troppo
antiquato, basato sulla ripetitività ossessiva dei gesti tecnici, oppure il sistema basato sulla
negazione di gesti tradizionali, proiettato verso una forma ibrida di:
Karate/Taekwondo/Kick boxing mescolati, e chi più ne ha più ne metta!
Se vogliamo risalire al "Budo" giapponese, potremo inserire il Karate tra le Discipline
"moderne" dello stesso; se siamo motivati a percorrere una via di carattere sportivoagonistico dovremo necessariamente tener conto di princìpi scientifici ed in costante
evoluzione; se vorremo far coincidere le due vie principali dovremo faticare non poco su
entrambi i metodi di espressione.
Dispensa 2006
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Personalmente auspico un sistema d'insegnamento Fesik,
incentrato sulla conoscenza degli stili tradizionali, ma non
solamente finalizzato in tale direzione, salvo il fatto di trovarci al
cospetto di Allievi dotati di notevole cultura; eccezionale pazienza
e spirito guerriero indomito, che realisticamente parlando, non
possono essere prodotti dalla Società contemporanea.
Tale sistema dovrebbe poi qualificarci nel rendere il nostro
prodotto/servizio gradevole; piacevole; sicuro; duraturo, e che
concretizzi le varie abilità tecnico-atletiche in maniera
inequivocabile.
Ricordiamo di seguito come si scompongono le principali fasi di
una periodizzazione:
La singola seduta di allenamento, ovvero la più piccola unità di
lavoro.
Un microciclo, ovvero il lavoro settimanale.
Un mesociclo, ovvero un periodo variabile tra le due e le sei
settimane circa.
Un macrociclo, ovvero tra i sei ed i dodici mesi di
programmazione
Dispensa 2006
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Tanto per chiarire tali concetti, ricordiamo che gli Atleti di altissimo profilo,
svolgeranno una periodizzazione di quattro/otto macrocicli per la propria
partecipazione ad una Olimpiade, e per ottenere la massima prestazione non
bisognerà fare errori particolari neppure a livello di singole unità di
allenamento; il tutto all’interno di ben quattro anni di lavoro.
Nel Karate siamo lontani anni-luce da tali problemi, anche dal momento che il
sogno olimpico è sempre più evanescente e lontano.
Sempre per sfiorare i concetti minimi per una corretta programmazione
bisognerebbe inserire il principio della dinamica dei carichi di lavoro; la
quantità, la qualità.
Il Karate, per definizione è un’attività di situazione; aerobica-anaerobica
alternata; con una complessa struttura tecnica, e con una cultura di
provenienza tendente alla perfezione del gesto-combinazione di tecnica/e.
E’ inoltre un’Arte marziale moderna; uno Sport competitivo a vari livelli e con
due principali specialità: il Kata ed il Kumite; individualmente od a squadre;
con diversificazione per età; graduazione; sesso; categorie di peso; nel Kata
con espressioni stilistiche diverse, e nel Kumite con due metodologie differenti:
lo “Shobu Ippon” e lo “Shobu Sanbon”.
In altre organizzazioni hanno addiritura inventato espressioni totalmente
nuove, discutibilissime, ma di fatto esistenti.
Dispensa 2006
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Alla luce di tali considerazioni sfido chiunque ad avere sotto totale controllo
tutte le espressioni di cui sopra, fermo restando che tra l’altro il Karate può
essere anche un metodo per acquisire benessere psicofisico, e ciò non è
riduttivo, poiché sono moltissimi quanti si avvicinano alla pratica con tale
spirito.
Avendo personalmente iniziato la pratica della nostra Disciplina nel 1965, un
po’ più di quarant’anni orsono, credo di aver vissuto sulla mia pelle gran parte
dei passaggi, da Arte marziale rude e con poche tecniche a quello che stiamo
vivendo ora, comprese tante delusioni, e spesso vivendo di ricordi magnifici,
che però ormai sono soltanto ricordi.
In realtà stiamo vivendo nel bene e nel male la contemporaneità, e dovremo
decidere in totale e sincera buona volontà come mediare le varie componenti
del nostro variegatissimo mondo, privilegiando su tutto il conseguimento di
risultati graduali quanto tangibili, nei confronti dei nostri Allievi.
Oggi nel Fitness o Wellness, che dir si voglia, come nello Sport dilettantistico e
professionistico, stà emergendo la figura del Personal Trainer, che volendo o
non volendo rappresenterà il futuro nelle Palestre o nei grossi Centri del
settore; nelle attività di tipo amatoriale, ma sopra tutto in quelle di tipo
commerciale; nelle cosiddette attività di nicchia come in quelle di largo
consumo, (corsi musicali od altro).
Dispensa 2006
Il buon insegnante di Karate un tempo era un ottimo
esecutore di movimenti, più o meno difficili; aveva un
grade carisma, e con metodiche spesso coercitive
cercava di farsi emulare dai propri Studenti.
 Oggi chi è un buon Insegnante di Karate?
 Lascio il quesito nella mente e nel cuore di ciascuno
che leggerà questa modestissima dispensa.
 Per tutta una somma di motivi, chiariti in minima
parte, ma da sviluppare all’interno delle proprie
Palestre nel prossimo futuro, vado a suggerire di
realizzare una scheda di valutazione e di
programmazione individualizzata, che potrà costituire
un metodo attuale ed attualizzabile, quanto meno per
fornire a ciascuno dei nostri adepti sicurezza ed
attenzione, valori umani che nell’attuale società
spesso sono negati ai più.
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Dispensa 2006
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Esempio di scheda:
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Associazione sportiva dilettantistica---------------------------------------------------------
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Scheda personale di-------------------------------------------------
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Nato/a a-----------------------il----------------------residente a------------------------------
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Indirizzo------------------------------------tel.-------------------------------------------------
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E – mail---------------------------------------
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Grado diKarate-----------------------------conseguito il-----------------------------------
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Qualifica tecnica---------------------------conseguita il------------------------------------
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Atleta non agonista-------------------Atleta agonista----------------------di Kata-------
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Stile-------------------------------------------------------
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di Kumite-------------------------Shobu Ippon-------------Shobu Sanbon-----------------
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Valori antropometrici:
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Statura-----------------------Peso kg.---------------------Lunghezza arti superiori
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-------------------------------Giro vita---------------------Larghezza spalle----------------
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Circonferenza toracica---------------------------Circ. braccia----------------------------
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Circonferenza cosce------------------------------Circ. polpacci---------------------------
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Circ. avambraccia--------------------------------Circ. collo-------------------------------
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Anàmnesi:
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Eventuali patologie in atto:----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Esempio di scheda individuale
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Eventuali interventi chirurgici:-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
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Eventuali allergie od intolleranze:-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Eventuali patologie croniche:-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Tabagismo:---------------------Quantità giornaliera----------------------Consumo di alcool:--------------------“
“
-----------------------In possesso dell’idoneità medica:
Generica:-------------------da:---------------------a:------------------------Agonistica:-----------------da:---------------------a:------------------------Obiettivi dell’Atleta:
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Scheda individuale
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 Valutazione spinta motivazionale:
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effettivamente sono stati conseguiti risultati oggettivi, coerenti con le aspettative
dell’Atleta in oggetto.
I dati relativi agli aspetti prettamente medici saranno esaminati, qualora si ponesse
la necessità, da personale medico sportivo.
Qualora dovessero essere consigliati principi dietologici, gli stessi verranno
dispensati da adeguata figura professionale.
Per quanto riguarda gli aspetti di natura tecnico-atletica sarà responsabile dei
programmi il/la Personal Trainer Istr./M°/Docente:-----------------------------------------Tutti i dati presenti sulla scheda personale verranno trattati esclusivamente dalle
figure
Professionali di cui sopra; saranno strettamente personali e non verranno divulgati a
chicchessia, nel pieno rispetto della Legge sulla Privacy.
Scheda individuale
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Tests di controllo eseguiti in data:-------------------------------------Descrizione:
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Si precisa che il colloquio che permetterà di stilare la presente scheda richiederà un ragionevole periodo di
tempo.
Non appena si avranno i dati aggiornati, gli stessi saranno vagliati attentamente e verrà stilata opportuna
scheda di allenamento individualizzato, secondo gli attuali canoni del pre-atletismo specifico.
Quale esercitazione da praticare in funzione del IX Corso Intensivo per Qualifiche Tecniche in
programma a Gaeta, suggerirei i/le Candidati/e di preparare una scheda, per esempio relativa a
se stessi e di preparare una seconda scheda di programmazione per uno o due mesocicli, da
discutere insieme a Gaeta.
Francesco Romano Bonizi
Segue scheda>
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Dalla fatica allo stress
LA FATICA
La fatica è un fenomeno di difesa, nasce dalle relazioni dell’uomo con il suo ambiente
tecnico, sociale, naturale. Quindi riguarda tutti gli organi della vita di relazione: i sensi, il
cervello, i muscoli, le ghiandole endocrine.
La fatica è un linguaggio del corpo che dovrebbe guidare l’individuo nella regolazione del
proprio sforzo.
L’organo della fatica è un centro cerebrale, formato dall’ipotalamo e dalla formazione
reticolare, situato alla base del cervello.
La sua funzione è di equilibrare periodi di sforzo e di consumo di riserve energetiche con
periodi di riposo e di ricostruzione di riserve.
Cazamian sostiene che l’uomo non è affaticato tout-court, bensì è affaticato da qualcosa.
La fatica soggettiva è la sensazione individuale di affaticamento non necessariamente in
rapporto con uno sforzo apprezzabile.
La fatica oggettiva consta di una diminuzione del potere funzionale provocato da un
eccesso di lavoro ed accompagnato da una sensazione di malessere.
La fatica soggettiva e la fatica oggettiva determinano una diminuzione del rendimento.
La fatica nervosa è lo stato di sofferenza psichica causa del manifestarsi di sintomi
oggettivi, quali insonnia, ansia.
La fatica fisiologica causa la diminuzione di eccitabilità dell’organo interessato e la modifica
di costanti organiche.
La motivazione verso l’obiettivo di un’attività è l’elemento chiave per la determinazione
degli stati di affaticamento.
Dalla fatica allo stress
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Una bassa motivazione porta alla veloce comparsa dei primi segni di fatica mentale.
Mentre una alta motivazione, mobilitando una elevata quantità di energia psichica, porta
alla comparsa di segni di fatica mentale quando si raggiungono notevoli livelli di fatica
fisica.
La motivazione, la soddisfazione e i climi psico-sociali incidono pesantemente sulla
dimensione della fatica mentale.
LO STRESS
Lo stress è uno sforzo psicofisico di adattamento alle esigenze ambientali, percepite con
componenti di rischio più o meno elevate. Dunque il semplice fatto di vivere è causa di
stress, perché la vita altro non è che costante cambiamento e adattamento a situazioni
sempre nuove e quasi mai prevedibili.
Uno dei più importanti studiosi dello stress Hans Seyle nel suo primo libro dedicato
all’argomento esordisce scrivendo:
“Questo libro è dedicato a tutti coloro che non temono di godere a fondo lo stress di una
vita totalmente piena e che non sono tanto ingenui da presumere che ciò sia attuabile
senza uno sforzo dello spirito”.
“…..ma in ciascuno di noi in un angolo remoto della psiche sonnecchia il bimbo che siamo
stati e si risveglia quando perdiamo il controllo degli eventi interni o esterni, nei momenti
di stress, quando la corazza di autocontrollo si crepa e affiora la “paura del buio”, la paura
di non farcela.
Il segreto per gestire lo stress, e di conseguenza migliorare la qualità della nostra vita,
consiste nell’imparare a convivere con il flusso continuo di cambiamenti che il semplice
fatto di esistere ci propone-
Dalla fatica allo stress
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Esistono due tipi di stress:
-L’eustress, ossia lo stress positivo, vitalizzante e necessario, fonte di felicità, gioia, salute,
contentezza, soddisfazione ed estasi.
-Il distress, ossia lo stress negativo, distruttivo e nocivo, causa di malattie,depressioni,
dolori.
L’obiettivo è raggiungere l’equilibrio che permette di dosare con saggezza lo stress
negativo e ricercare intenzionalmente quello positivo.
Per raggiungere l’equilibrio è fondamentale:
-diventare consapevoli del proprio livello ottimale di stress
-ricercare supporto sociale
Dunque lo stress è una risposta fisiologica e svolge la funzione di adattare l’organismo alle
mutate condizioni esterne, di fronte a tutto ciò che minaccia la sopravvivenza.
Lo stress ha una funzione adattiva articolata in tre differenti programmi (insieme specifico
e coordinato di reazioni in funzione di uno specifico fine)
Il programma di stress riproduttivo, ossia della riproduzione della vita
Il programma di stress da attaccamento e perdita quindi di creazione e mantenimento dei
legami e delle relazioni sociali.
E’ possibile esprimere lo stress in una formula creata da McGranth nel 1976:
ES=C (D-A)
Dove ES esprime lo stress sperimentato
C esprime le differenze delle conseguenze nel fronteggiare la domanda (quindi è la posta
in gioco)
D è la domanda percepita
A le abilità che il soggetto ritiene di avere per far fronte alla domanda.
Dunque lo sbilanciamento fra domanda e abilità è fonte di stress.
Dalla fatica allo stress
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La risposta stress comprende una serie di reazioni raggruppate nella “sindrome generale di
adattamento”, che si declina in reazione di allarme, in resistenza ed esaurimento.
Si verifica la reazione di allarme quando ad uno stimolo si ha una caduta del
funzionamento dell’organismo al di sotto del livello fisiologico, si ha quindi uno shock.
Allo shock segue un momento reattivo, il contro shock, attivato dal sistema
neurovegetativo, che si manifesta nell’innalzamento della frequenza cardiaca, della
pressione arteriosa e della tensione muscolare.
Durante la fase della resistenza l’organismo produce il massimo sforzo per mantenere il
livello di adattamento, quindi l’organismo si adatta allo stress ; si abbassano i livelli di
allarme e gli indici fisiologici si normalizzano.
Quando la condizione stressante è intensa e/o prolungata si verifica la fase di esaurimento,
in questa fase l’organismo accusa il crollo del comportamento di adattamento con
conseguente abbassamento del livello di attenzione.
Le conseguenze del crollo vanno dalla semplice stanchezza alle malattie psicosomatiche.In
particolare l’esaurimento delle energie provoca una diminuzione della capacità di
controllare il comportamento e il coordinamento posturale.
Charles Bukowski sostiene che:
“Non è la grande cosa che ti fa andare al manicomio……No, è la serie continua di piccoli
accidenti che ti fa andare al manicomio.
Non è la morte del tuo amore, ma il laccio della scarpa che ti si spezza proprio all’ultimo
momento”
Annarita Berretta
Maestro 5° dan Wado Ryu, componente della Commissione Medica FESIK
Dalla fatica allo stress
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Fesik
Commissione Tecnica Nazionale.
Proposta di istituzione di un Codice Deontologico per
Insegnanti Tecnici Federali.
Premessa:
Nel mio attuale incarico di presiedere la Commissione
Tecnica Nazionale della Federazione Educativa Sportiva
Italiana Karate, sento vivo il dovere di richiamare la
massima attenzione dei colleghi, Membri della C.T.N.;
Componenti delle Commissioni Tecniche di Stile; dei
Docenti Federali; dei Maestri; degli Istruttori e degli
Allenatori, insomma l'intero Corpo degli Insegnanti Tecnici
della nostra Federazione, su alcuni principi imprescindibili
ed improrogabili, che vanno a sancire, oltre le provate
capacità tecnico didattiche da essi dimostrate, un "modus
operandi" che permetta a tutti noi di distinguerci
ulteriormente rispetto alle Federazioni concorrenti, e non
necessariamente attente a tale tematica.
Codice per Insegnanti
Effettivamente, a monte della nascita e dello sviluppo delle Arti
Marziali, oltre la necessità primaria di costruire uno o più sistemi
di difesa, quando non addirittura uno o più sistemi di carattere
prettamente bellico, da cui appunto l'aggettivo "marziale",
emergeva l'istituzione di un Codice etico, o addirittura di pensiero
filosofico e comportamentale, quale ad esempio il "Bushi-do",
che, unitamente allo studio profondo dei movimenti di lotta a
360°, sotto la chiara influenza del Buddismo Zen, si poneva con
delle regole comportamentali molto severe, miranti alla più
rigorosa auto-disciplina del "Bushi".
 Cosa rimane oggi di quell'influenza ?
 Sicuramente molti, anzi troppi luoghi comuni; una brutta
filmografia, se andiamo ad escludere alcune pellicole
dell'Impressionismo Giapponese degli anni '50; storie e storielle
di pèrformances più o meno credibili, che tuttavia hanno
influenzato, quasi sempre negativamente, l'immaginario collettivo
dei non addetti ai lavori, e da questa categoria di soggetti, molti
di quelli che si accostano alle nostre Discipline, vorrebbero
emulare, magari in minor tempo possibile, gesta incredibili viste
al Cinema o comodamente a casa propria.
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Codice per Insegnanti
Il problema si fà più serio quando questi soggetti, in
veste di genitori ci affidano i propri figli, che noi
dovremmo "formare" o addirittura "educare", o nella
richiesta più gigantesca "farne dei veri uomini".
 Esiste poi una categoria di genitori, che il più delle
volte, affetti da turbe da fallimento, causate
prevalentemente dalla pochezza delle proprie
esperienze ed abilità agonistiche pregresse,
comprime i propri figli in un ruolo esagerato, con
pretese irreali di mire di campionismo in tempi stretti,
magari in un bambino di otto anni. In realtà partirei
da tali semplici riflessioni circa la quotidianità delle
nostre esperienze di contatto umano.
 Tra i miti e le leggende che alcuni di noi hanno subìto
e non poco, c'era quello dell'invincibilità e della
straordinaria efficacia di questo o di quello Stile;
Sistema, o sintesi di più Sistemi, con conseguenti
presunzioni di "autentica codifica" di quel movimento,
di quel Kata, di quel Bunkai e così via discorrendo.
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Codice per Insegnanti
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Nella realtà le Arti Marziali, escluse rarissime Scuole, sono
sopravvissute grazie alla tradizione orale, o più
propriamente mediante assoluta emulazione dei gesti del
Maestro capo Scuola, difetti compresi, quasi che annullare
la propria personalità di allievi fosse una condizione
essenziale per essere degni di praticare la Disciplina.
Vorrei speculare sul verbo "insegnare", che tra i significati
più semplici assume il senso di "segnare" "in", ovvero
marcare nel soggetto discente un “imprinting”, che lo
induca verso la conoscenza.
Siamo certi che la conoscenza di alcunchè si possa basare
sulla fedeltà di un gesto da riprodurre con i crismi di un
modello, o ciò sia soltanto uno dei molteplici aspetti da
costruire ?
Ricordo di aver avuto notevoli difficoltà ai tempi del Liceo
nel percepire quanto fosse più importante conoscere il
Greco; il Latino o la Storia della Filosofia, o quanto
realmente lo studio di tali materie dovesse portarmi ad
avere uno spirito libero basato sul senso critico.
Codice per Insegnanti
In realtà solo i migliori Professori propendevano per questa
seconda ipotesi, ed essi stessi sono stati tra i migliori Educatori
che io abbia avuto la fortuna di incontrare al tempo della mia
formazione culturale ed umana.
 Sarebbe stupendo pensare analogamente di noi stessi nel ruolo di
Insegnanti di Karate, od ancora più entusiasmante e motivante
per noi sarebbe pensare che i nostri Allievi, possano a loro volta
giudicare positivamente il nostro operato.
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Tra le problematiche maggiori, oltre al “come” sussiste il
“cosa”insegnare.
Esiste di fatto nel nostro settore una dicotomia tra lo Stile
praticato, possibilmente quanto più fedele alle proprie origini, di
cui peraltro poco si può sapere, a parte la tradizione di cui
abbiamo già trattato, e la parte più sportiva, le cui fondamenta si
basano, oltre al corretto gesto tecnico, su una serie di supporti di
carattere scientifico che, per quanto in continua evoluzione, e non
sensa contraddizioni, permettono, semprechè non esasperati,
movimenti rispettosi delle leggi della Fisica, e pertanto
fisiologicamente esatti e non dannosi.
Codice per Insegnanti
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Indubbiamente, tra le difficoltà più serie sussiste il fenomeno di allenare più
individui nella stessa seduta, tenendo conto di vari fattori; evitando di
massificare il livello della classe e, nella migliore delle ipotesi esaltando le
abilità tecnico-atletiche di ciascuno, sulla base di certezze logiche riguardo alle
effettive possibilità dei fruitori, e non sulla scorta di una non meglio identificata
esperienza di insegnamento.
Certamente le Arti Marziali, con le derivazioni moderne del caso, permettono
una gamma vastissima di movimenti; gesti; situazioni, estremamente allenanti
al fine di costruire una robusta serie di qualità motorie che incideranno
irreversibilmente sulle abilità di tipo coordinativo: la finezza del movimento.
E siccome le abilità di tipo coordinativo sono strettamente connesse alle
capacità di natura neurologica e mentale, giova ricordare che la componente
divertimento è uno splendido supporto in tale difficile percorso.
Vorrei rammentare che in sede di gare; di manifestazioni; stage o qualsiasi
evento in cui confluiscano più Società sportive, oltre una sana forma di
agonismo, si pongono ulteriori necessità, tra le quali il rispetto verso tutti i
soggetti presenti ed assenti, compresi quei casi in cui ci viene da dissentire
riguardo a valutazioni; votazioni; spiegazioni di programmi tecnici, compresi
quelli in cui abbiamo maggiori competenze.
Codice per Insegnanti
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Un Insegnante tecnico convocato per insegnare avrà la sua
personale metodologia, che è il proprio patrimonio
maggiore, sviluppato e consolidato da anni e anni di
esperienza diretta, e così come ogni vero Artista si
distingue dagli altri per il “pathos” che esprime, oltre alla
scrupolosa preparazione di questa o di quella Disciplina
artistica, ogni Maestro possiede più o meno sviluppate
capacità oggettive; sensibilità o capacità di trasmettere ad
altri la propria materia.
Allo stesso modo ciascun Atleta esprimerà le proprie abilità
con maggiore o minore coefficiente di completezza, e
questo dovrà fare la differenza.
Arbitri e Giudici avranno forse più di altri tali problemi,
poiché è insito nel proprio ruolo il fatto di dover attribuire
un significato più o meno elevato nel corso di prove
relativamente brevi, e nel rispetto più scrupoloso di due
concetti basilari:
tutelare l’incolumità fisica dei concorrenti; valutare le prove
nel rispetto dei Regolamenti di gara.
Codice per Insegnanti
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E’ purtroppo non infrequente assistere a
commenti; critiche, se non litigi, la cui
motivazione di fondo è l’arrogarsi la “perfetta”
conoscenza di questo o di quello..
In realtà sarà oltremodo saggio chi riuscirà a
sdoppiarsi dal proprio ruolo, reale e/o percepito,
o addirittura presunto, rispettando non soltanto
formalmente chi è chiamato in causa ad
esprimere valutazioni.
Lo stesso varrà in sede di Commissione d’esame,
ove la valutazione delle prove dei candidati non
può essere commisurata prevalentemente con
criteri soggettivi, che sono pur importanti, ma
quanto più possibile con criteri di collegialità e su
basi veramente oggettive.
Codice per Insegnanti
Per concludere, anche se non in maniera esaustiva,
questa breve serie di riflessioni, inviterei i Colleghi a
dimostrare con continuità di saper prescindere da
vincoli di squadra; palestra; scuderia, in tutti i
momenti di confronto tecnico come sportivo,
costruendo insieme una solida base di
comportamento comune, che a sua volta potrà
influenzare positivamente le generazioni future di
praticanti, con l’obiettivo di far crescere
quantitativamente e qualitativamente
 La nostra Federazione.
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
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Francesco Romano Bonizi
Codice deontologico per
Insegnanti Tecnici FESIK
Il dubbio è notevole.
 Un Insegnante di Karate gestisce una
lezione, o più probabilmente dirige una
seduta?
 La lezione, per propria natura, si riferisce
a fonti scritte, esaminandone anche i tratti
più capillari; per esempio pensiamo ad
una lezione di Storia della Filosofia.
 La seduta, nel caso di allenamento, è una
unità di lavoro, in cui si procede
attraverso alcune fasi preordinate.

Lezione o Seduta?
Certamente la Teoria dovrà convergere
con, ed attraverso la Pratica.
 Le spiegazioni di quel gesto motorio, o di
quel gesto tecnico, dovranno contenere
quanto occorre per un corretto
apprendimento di tutta la Classe.
 Il linguaggio usato dall’Insegnante dovrà
essere chiaro; semplice se ci si rivolge a
bambini; adeguato sempre al livello
culturale della Classe stessa.

Lezione di Karate, o seduta di
Karate?
 Acquisizione
delle informazioni.
 Fruizione personale del dato
conoscitivo.
 Incentivo allo sviluppo funzionale
delle capacità soggettive.
 Continua riorganizzazione del
rapporto Io- Mondo.
 Accrescimento dell’esperienza
personale.
I livelli di apprendimento

Circa due decenni orsono, in Francia
venne condotto un importantissimo
esperimento didattico denominato:
 “moitié et moitié”.
 In tutto il territorio nazionale francese,
per l’ultimo anno delle Scuole Superiori,
ed in preparazione agli Esami di Stato,
(Maturità); gli Istituti Scolastici svolsero
per metà programmi didattici con sistemi
classici, e l’altra metà dividendo a metà,
(non è un gioco di parole), l’attività
didattica con lo Sport.
Come unire Teoria e Pratica ?
Esattamente così:
 Gli studenti che avevano diviso a metà
Sport e Didattica furono molto più brillanti
agli Esami di Stato, e come per tutte le
belle cose, ciò è rimasto soltanto un
ricordo, e l’esperimento non ebbe più
luogo.
 Come sempre il Mondo Accademico di
allora stentava a riconoscere successi al di
fuori delle proprie metodiche ispessite e
talvolta obsolete.

Risultati sconvolgenti !



Ci armeremo di pazienza; metteremo in
discussione le nostre idee al riguardo, ma
senza fare sperimentazione sugli “altri”.
Cercheremo di sintonizzare i presenti,
fornendo loro informazioni, ma senza quel
terribile rapporto di didattica frontale.
Anche nella spiegazione precedente sia pure
ad una “semplice” zen kutsu dachi,
evinceremo le finalità; gli scopi; la/le
funzionalità; tratteremo della biomeccanica
relativa, e poi andremo all’esercizio vero e
proprio, sempre comparando i principali Stili.
Impareremo a strutturare una
seduta/ lezione di Karate ?

Per chi ha una visione ad imbuto:“il mio!”
Per chi ha sufficiente apertura mentale:
 “ In ciascuno c’è del buono”, ma parliamone.


Per chi ha la stoffa del vero Insegnante:
“Occorre conoscenza per avere senso critico”.
INSOMMA, PASSEREMO DAL SOGGETTIVO
ALL’OGGETTIVO?
Qual’è il migliore Stile di Karate ?

Potremmo replicare le risposte della slide
precedente.

DEFINIAMO INSIEME A QUALI CRITERI
DOBBIAMO APPOGGIARCI PER DEFINIRE
QUESTO QUESITO, AMMESSO POI CHE
ABBIA UNA SENSO !
 Una piccola scappatoia per essere
oggettivi: spogliarsi per un attimo dei
rapporti psico-affettivi che ci
condizionano.
Qual è il migliore Maestro ?

Ricordate la famosa Piramide di Maslow?
Maslow.lnk
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Maslow.lnk
Di conseguenza, potremo ambire a
diventare noi stessi tale figura ?

Nella raffigurazione dei cosiddetti “needs”,
(bisogni/ necessità di realizzazione),
andiamo noi stessi a ripercorrere quanto
effettivamente ci appartiene, e quanto
vorremmo che ci appartenesse.
 Sul vertice della Piramide c’è il Valore
della SPIRITUALITA’, che è indubbiamente
il più elevato, ma anche più difficile da
raggiungere.
Immediatamente sotto il vertice
potremmo riconoscere le nostre
motivazioni più profonde.
La famosa Piramide di Maslow
Ognuno si confronti serenamente e
sinceramente; tracceremo insieme la
maggior parte delle risposte, senza
giudicare.
 Per contro dovremo uscire da questo
momento con un reciproco accrescimento
di conoscenze, e forse ancor di più con le
idee un po’ più chiare sulla nostra spinta
motivazionale.
 Saremo così in grado di essere bravi
Insegnanti della FESIK.

Cosa motiva la nostra scelta di
insegnare Karate ?
Per
mangiar
e
Per
spirituali
tà
Per
scaricarsi
Per
autorealiz
zazione
Per salute Per
e
progettua
sicurezza lità
Per
Fisica o
vacanza
materiale
intesa
?
come
alienazion
e
Per senso
artistico
Per
creatività
Considerazioni
di
fine
Corso
Per avere
emozioni
Per avere
amici
RingraziandoVi per la simpatia e per la
Vostra presenza a questo XV Corso
Intensivo di Gaeta, auguro a tutti Voi di
trovare sempre nuovi stimoli, e rinnovate
motivazioni.
 Tutto ciò che non si evolve si mummifica;
tutto ciò che apparentemente si evolve
senza una base solida viene disperso dal
vento.

Francesco Romano Bonizi
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