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SPAZIO LIBERO Numero 2 – dicembre 2013 Nuova serie RUBRICHE: Editoriale Economia e Credito Mondo Filiali I nostri diritti Cinema e Cultura Flash EDITORIALE RIFLESSIONI SULLA VERTENZA IN CORSO: I PUNTI STRATEGICI DELLA PIATTAFORMA RIVENDICATIVA PER IL RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE A più di un mese dallo sciopero di categoria è utile fare un bilancio della prima fase della vertenza, ma, soprattutto, cercare di delineare una prospettiva. Partiamo dal dato inconfutabile della massiccia partecipazione allo sciopero da parte dei colleghi. Una categoria, troppo spesso definita corporativa e individualista, ha espresso consapevolezza dello scontro in atto e volontà di reagire collettivamente. Questi stati d'animo erano già percepibili nelle assemblee svolte a sostegno della vertenza e a nulla sono serviti gli ostacoli che le aziende, compresa la nostra, hanno frapposto alla riuscita dello sciopero. Anzi questi atteggiamenti aziendali sono stati un segnale di debolezza; nonostante le numerose indagini di clima la dirigenza non aveva colto il malessere che sedimentava tra i colleghi. Nelle assemblee le organizzazioni sindacali hanno messo in campo un'analisi autonoma della situazione del settore, che ha fatto apparire sotto un'altra luce l'elaborazione fatta dall'Abi. Questo elemento è stato importante nella costruzione del rapporto di forza che poi si è espresso nello sciopero. Qualche giornale ha scritto che i banchieri, per la prima volta, sono stati costretti a giocare in campo avverso, fuori dai loro salotti ovattati; in effetti, intervistati il giorno dello sciopero o nei giorni immediatamente successivi, apparivano alquanto a disagio. Ora, però, bisogna sfruttare questa opportunità favorevole alle lavoratrici ed ai lavoratori, non disperdendo la capacità di mobilitazione espressa dai colleghi. La vertenza deve continuare con parole d'ordine concrete. Perciò è necessaria la costruzione immediata di una piattaforma rivendicativa per il rinnovo del contratto nazionale, che metta al centro i nodi principali della vertenza, partendo ovviamente dalle analisi elaborate delle organizzazioni sindacali e condivise con i lavoratori nelle assemblee. Una piattaforma che, come è scritto nel documento approvato dal direttivo nazionale della Fisac/CGIL il 22 novembre, sappia dare risposte al malessere profondo ed indiscutibile che i lavoratori vivono e che abbia al centro le tematiche e le contraddizioni che la fase propone: EDITORIALE (segue: RIFLESSIONI SULLA VERTENZA IN CORSO….) - la difesa dell'occupazione con al centro la stabilità del lavoro, anche in rapporto all'allungamento degli orari ed all'affermarsi delle nuove reti distributive; - il rafforzamento dell'area contrattuale, prevedendo vincoli e procedure che rendano più difficili le esternalizzazioni; - il riconoscimento di una dimensione salariale che garantisca la tutela del potere d'acquisto delle retribuzioni, rifiutando soluzioni utilizzate in passato (Edr) e ridando centralità al salario contrattato; - contrattazione forte del salario incentivante, prevedendo obiettivi di gruppo, di qualità e di medio lungo periodo; - l'impegno della controparte a garantire un tetto alle retribuzioni dei manager, primi responsabili delle difficoltà e della crisi delle banche; - il rafforzamento della contrattazione di secondo livello, che deve restare integrativa e non derogatoria, come la vorrebbero le banche. Il direttivo nazionale della Fisac sottolinea inoltre la stretta relazione tra la trattativa sul fondo e la disdetta del contratto nazionale, ritenendo non percorribili strade che prefigurino un accordo sul fondo, in assenza della sospensione degli effetti della disdetta del ccnl da parte di ABI. E' evidente che questa prospettiva è radicalmente diversa da quella tracciata dall'Abi nel documento consegnato a settembre alle organizzazioni sindacali. Alla base di questa divaricazione ci sono due visioni del settore finanziario agli antipodi. L'attuale modello di banca, che tanti danni ha prodotto, è descritto in modo quasi paradigmatico dalle dichiarazioni del ceo di Intesa Sanpaolo rilasciate a margine della presentazione dei risultati trimestrali. Nonostante le prese di posizione di Bankitalia e il difficile contesto di mercato, il consigliere delegato ha dichiarato che la distribuzione dei dividendi continua ad essere una priorità della banca. Le risorse per aumentare o mantenere inalterata la remunerazione degli azionisti arrivano anche dai risparmi sul costo del lavoro, in discesa del 9,4%. Alla luce di tutto ciò appare chiaro che si trasferisce ricchezza dal lavoro ai profitti e alle rendite. Questo è uno dei meccanismi sociali che ha portato l'Italia ad essere uno dei paesi dove maggiore è la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi e dei patrimoni. Questa tematica si impone oggettivamente anche nella vertenza del nostro settore. EDITORIALE (segue: RIFLESSIONI SULLA VERTENZA IN CORSO….) La piattaforma andrà sottoposta al voto vincolante delle lavoratrici e dei lavoratori, che dovranno essere coinvolti negli snodi principali delle trattative. Nelle assemblee è emerso un forte desiderio di partecipazione da parte dei colleghi, una domanda di democrazia che non va frustrata, perché è determinante nella costruzione dei rapporti di forza con la controparte. In una fase storica di crisi della rappresentanza, la conduzione di questa vertenza rappresenta un momento molto delicato nella vita di tutte le organizzazioni sindacali del settore. Economia e Credito I SUD E LE CRISI Quand’ero bambino nella mia città c’erano un pastificio e un’industria del caffè. Il primo è fallito molti anni fa, la seconda è in cattivissime acque (eppure il capostipite era stato il primo al mondo ad avere l’intuizione di impacchettare il caffè, che agli inizi del secolo scorso si vendeva sfuso). La storia dell’Unità d’Italia (depurata dalle pagine più buie, dai saccheggi, dalle rapine e dallo smantellamento del sistema industriale e bancario del sud - che prima del 1861 non conosceva l’emigrazione) dimostra che quando c’è un unione valutaria, la parte che ha l’inflazione (e quindi i prezzi) più alta, anziché produrre ha convenienza ad acquistare da chi ha l’inflazione più bassa. Così, per decenni, le industrie meridionali non riuscivano a competere con le industrie del nord ed erano costrette a chiudere: oggi sta accadendo esattamente lo stesso e il Nord Italia si scopre Sud rispetto all’Unione Europea e troviamo più convenienza a fare la spesa nei supermercati tedeschi che nei nostri. Questo meccanismo non avveniva quando per comprare dalla Germania usavamo i marchi: a un certo punto il marco si apprezzava sulla lira a tal punto che non era più conveniente comprare prodotti tedeschi e l’economia italiana poteva ripartire. In Italia si arrivava addirittura a svalutare periodicamente la lira proprio per aumentarne la competitività eppure sfiderei chiunque a dimostrare che allora non si arrivava a fine mese o si stava peggio di adesso. Abbiamo avuto un esperienza di cambi semi fissi negli anni ‘80: il sistema monetario europeo. Le valute potevano oscillare del 2,5% con l’eccezione della lira che inizialmente oscillava fino al 6%. Nel momento in cui, nel 92 la lira si dovette adeguare alle altre valute, avemmo il famoso crack, il Governo Amato, la patrimoniale e l’inizio delle privatizzazioni. La produzione industriale negli anni dal 92 al 2001 (prima dell’euro) raggiunse il suo massimo storico. Nonostante quell’esperienza qualcuno, senza chiederci se lo volessimo e senza spiegarcene le conseguenze, ci ha voluto imbrigliare in un sistema ancora più rigido: l’Euro. In un sistema di cambi fissi come l’euro, non potendo svalutare la moneta si svalutano i salari per aumentare la competitività. Si costringono cioè i lavoratori ad accettare accordi al ribasso, come avvenuto a Pomigliano, per non perdere il posto di lavoro (svalutando anche i diritti). Ma ci sono precise ragioni politiche se l’euro non viene svalutato e se non se ne stampa quanto ne occorrerebbe per far ripartire l’economia in tempi di crisi (il cosiddetto “quantitative easing”). Economia e Credito (segue: I SUD E LE CRISI) Dietro tutto questo c’è un ideologia, un tempo camuffata come una teoria scientifica oggi considerata come un fatto naturale anche da tanti che si professano di sinistra: il neoliberismo. Una deriva che, con la scusa del mercato, sta distruggendo lo stato sociale, le pensioni, che porterà una classe politica inetta a vendere pure le spiagge se “ce lo chiede l’Europa”. Ci dicono che senza l’euro, con la liretta, la benzina costerebbe 20.000 lire al litro (ma non mi risulta sia così in Albania o Bulgaria) e che il debito pubblico sarebbe alle stelle. Ma di debito pubblico ne parleremo un’altra volta. Così, il sogno Europeo è diventato un incubo: un intero popolo, quello Greco, è perseguitato perché avrebbe “vissuto al sopra delle proprie possibilità” mentre in realtà i governanti e i banchieri corrotti che hanno creato i danni rimangono impuniti o sono al vertice di importanti istituzioni. Viviamo il periodo più folle della storia del mondo. Continuare a negare di vedere come stanno le cose non giova a nessuno. Economia e Credito IL CONTO ECONOMICO CONSOLIDATO DEL GRUPPO INTESA SANPAOLO DEI PRIMI NOVE MESI DEL 2013: BREVI OSSERVAZIONI L’utile netto del Gruppo Intesa SanPaolo dei primi nove mesi del 2013 è stato pari a 640 mln di €, inferiore di oltre il 60% rispetto al risultato netto del corrispondente periodo del 2012 (1.688 mln di €). Quali i motivi di questa flessione? In sintesi, ne possiamo individuare due: 1) la consistente flessione dei proventi netti, diminuiti del -7,7%, essendo passati dai 13.387 mln di € rilevati al 30.9,12 ai 12.351 mln di € dell’anno successivo; 2) l’elevata crescita delle rettifiche nette su crediti ed altre attività finanziarie, aumentate rispettivamente del 24% (da 3.253 mln di € a 4.031 mln di €) e del 75% (da 141 mln di € a 247 mln di €) tra i due periodi. Esaminando nel dettaglio la dinamica dei proventi di Gruppo emerge che la contrazione dei ricavi è riconducibile, prevalentemente, alla flessione degli interessi derivanti dall’intermediazione con la clientela (diminuiti da 5.448 a 4.280 mln di € tra i due periodi) ed, in misura minore, alla contrazione dei risultati dell’attività di negoziazione (da 1.500 mln di € a 1.091 mln), influenzata peraltro dagli effetti di alcune operazioni straordinarie e non ricorrenti su titoli del Gruppo. La contrazione degli interessi netti da clientela privata risente indubbiamente del sensibile ridimensionamento dei crediti erogati alla clientela privata, diminuiti in un anno da 374.807 a 349.671 mln di € (-6,70%). In particolare, i prestiti ai privati da attività commerciale sono passati da 318.819 mln di € ai 292.508 mln di € (-11,4%). Il dato è influenzato sia dalla flessione della domanda di credito, specie da parte delle imprese, in linea con la tendenza generale rilevata a livello di sistema sia dall’irrigidimento dei criteri di valutazione del merito creditizio addottati nel Gruppo. All’opposto le commissioni nette sono cresciute del 14% su base annua (da 3.972 mln di € dei primi nove mesi del 2012 ai 4.524 mln di € dell’analogo periodo del 2013). Economia e Credito (segue: IL CONTO ECONOMICO CONSOLIDATO DEL GRUPPO INTESA SANPAOLO DEI PRIMI NOVE MESI DEL 2013…..) In particolare sono aumentate le commissioni sull’attività di gestione, intermediazione e consulenza (commissioni sulle gestioni patrimoniali, sulla distribuzione dei prodotti assicurativi, sull’intermediazione e collocamento titoli) e le commissioni sui conti correnti (a seguito della graduale estensione, dal secondo semestre 2012, delle commissione di disponibilità dei fondi alle forme tecniche autoliquidanti delle aperture di credito commerciale). L’altro fattore che ha contribuito pesantemente alla riduzione dell’utile netto di periodo è stata la crescita delle rettifiche nette sui crediti e sulle altre attività finanziarie. In particolare, gli accantonamenti a copertura delle perdite attese su crediti sono cresciuti del 24% (da 3.253 ai 4.031 mln di €) per fronteggiare il crescente stock dei crediti deteriorati (55.503 mln di € al 30 settembre 2013, in crescita del 17% rispetto ai 47.453 mln di € del 30 settembre 2012). Nello specifico, le sofferenze e gli incagli hanno manifestato una forte crescita mentre i ristrutturati, i crediti scaduti e i crediti sconfinati sono diminuiti. Per effetto delle rettifiche effettuate il tasso di copertura dei crediti deteriorati è passata dal 42,7% al 30.9.12 al 44,5% al 30.9.13. La contrazione dell’utile netto è stata contenuta per effetto della sensibile riduzione degli oneri operativi, complessivamente diminuiti tra il 30 settembre 2012 ed il 30 settembre 2013 da 6.616 a 6.150 mln di € per un risparmio complessivo di 466 mln di €; di questi, ben 378 mln di € sono stati conseguiti mediante la riduzione del costo del lavoro per effetto delle varie misure di contenimento adottate dal Gruppo ed, in particolare, di quelle per favorire l’esodo del personale (-4.900 addetti in un anno; -7.000 in 21 mesi). Nel dettaglio, ad eccezione degli ammortamenti (in crescita del 7,4%) e delle imposte indirette e tasse (+22%) tutte le categorie di oneri operativi sono state ridotte. Le spese per il personale sono diminuite del 9,4%, proseguendo nella flessione in atto dal 2008. Per effetto delle misure adottate, finalizzate, in particolare, alla riduzione degli organici, il cost/income (il rapporto tra costi e ricavi) del Gruppo Intesa SanPaolo è il più basso dei gruppi bancari italiani (49,8%) ed il secondo più basso nel campione di 16 competitori bancari europei (media rilevata del campione=62,6%); inoltre, la contrazione complessiva degli oneri operativi del Gruppo Intesa SanPaolo (-7%) è la più elevata nello stesso campione. MONDO FILIALI INDAGINE SU BANCA ESTESA I compagni di Intesa Sanpaolo – Capogruppo hanno pubblicato un’indagine conoscitiva su Banca Estesa: fra poco alcune filiali “flexi” vanteranno un anno di esperienza di estensione degli orari e, dunque, é tempo di trarre un bilancio sulla novità. E’ evidente che l’azienda ha affrontato la realizzazione dell’idea dell’estensione degli orari con grande approssimazione contando sulla possibilità di educare la clientela ai nuovi orari senza prevedere un periodo di assestamento e soprattutto tenendo le filiali sugli organici esistenti: alla triplicazione dell’orario di apertura al pubblico non ha corrisposto un incremento di organico mentre l’estensione dell’orario poteva essere un modo di impiegare il personale in esubero che l’azienda continua a dichiarare. La difficoltà descritta è presente anche nel Banco di Napoli, afflitto da una carenza di organici ormai cronica. La reale novità delle filiali “flexi” è stato il peggioramento del servizio: la clientela viene gestita da un personale ridotto perché sottoposto a tre turni di presenza; alle casse, sempre più private di personale, le attese si dilatano (adesso gli erogatori di numeri per le attese sono reale testimonianza di attese davvero lunghissime) e la probabilità di trovare il proprio gestore di riferimento è minore di quella di non trovarlo, visti i turni. Anche la gestione degli appuntamenti è una pia illusione per la scarsità del personale e chiaramente il cliente viene gestito da chi è presente al momento; la logica dei portafogli, sostenuta dall’azienda da quindici anni a questa parte, è del tutto scomparsa. Tutti i comparti nelle filiali “flexi” sono in sofferenza, sotto pressione, ma le maggiori difficoltà attengono agli Assistenti alla Clientela e i Gestori Famiglie che naturalmente dovrebbero sostenersi a vicenda e colmare le reciproche mancanze per il completamento dei turni ma, in molte filiali del Banco di Napoli, si assiste ad una forte resistenza a sguarnire i ruoli di Gestore creando forti mancanze e rigidità nelle turnazioni degli Assistenti alla Clientela, gravati di compiti fra i più vari, ma che di fatto a stento riescono a fare la cassa. E fare la cassa al Banco di Napoli, qualunque orario si abbia, non è semplice: si è sempre in pochi, spesso non si ha il tempo di confezionare come si deve un sacco valori, si vive l’ossessione della movimentazione dei contanti ormai “demonizzati” come indice, sempre e comunque, di attività illecite. Nelle filiali “flexi” del Banco di Napoli dopo le 17,30 si assiste alla progressiva diminuzione della clientela che, d’altra parte, è in massima parte interessata a fare operazioni di cassa, a cui sovrintende a volte un solo cassiere... MONDO FILIALI (segue: INDAGINE SU BANCA ESTESA) Alla fine anni di inviti alla clientela all’uso di mezzi alternativi quali i bancomat evoluti o Internet Banking sono vanificati dall’incertezza organizzativa; bisogna infatti decidersi: se la cassa c’è deve essere ben gestita e pronta all’imprevisto; altrimenti è meglio che non ci sia del tutto, come accade al sabato. A proposito del sabato: la clientela “di cassa” di alcune filiali del Banco ad orario standard, vista la pubblicità di fine ottobre su Banca Estesa, aspetta con ansia l’apertura del sabato delle filiali di riferimento…per poter usare le casse! Naturalmente restano del tutto trascurate le attività amministrative che, ufficialmente, sono gestite dai Back Office. In realtà basterebbe consultare l’inventario delle Partite Varie di una qualunque Filiale, anche in questo caso qualunque orario abbia, per riscoprire la necessità di vecchi lavori ormai cancellati perché attinenti più ai controlli che alle attività commerciali. L’indagine condotta in Intesa Sanpaolo tratteggia una figura di impiegato, di lavoratrice/lavoratore che si ritrova ovviamente anche nel Banco di Napoli: la volontà, lo spirito di sacrificio predomina e risolve la mancanza di organizzazione aziendale per le filiali “flexi”. L’Azienda vive esternamente ai lavoratori, spesso anche i Responsabili la sentono come esterna, ed è presente solo in forme coercitive: obblighi tassativi su formazione, ferie, programmazioni varie e provvedimenti disciplinari spesso assolutamente fuori scala nella proporzione fra mancanza e sanzione. Che fare? Immediatamente bisogna supportare le filiali “flexi”, in tutto il Gruppo Intesa Sanpaolo, con personale aggiuntivo; bisogna poi ragionare sul modello di filiale, sui carichi di lavoro, sulle normative da applicare e soprattutto non fingere che tutto vada bene, che i clienti e i colleghi siano felici della Banca Estesa così com’è: un simile atteggiamento aggrava solamente il senso si distanza fra la Banca e la clientela e fra la Banca e i lavoratori. MONDO FILIALI CHI FRAVECA E SFRAVECA … Chi fràveca e po’ sfràveca (chi fa e poi disfa) non perde mai tempo, diceva un vecchio proverbio napoletano. All’interno della Filiale di Via Toledo a Napoli sono stati tolti i bancomat. Non solo quelli della Filiale, ma anche gli altri nell’intero palazzo, della ex sede della Direzione Generale. Motivo? Costano troppo, dal momento che la loro gestione è stata esternalizzata, appena un anno fa. Questa operazione è sintomatica dello sbandamento che vive non solo il Banco di Napoli, ma l’intero gruppo Intesa Sanpaolo. Appena un anno fa si decise, come detto, l’esternalizzazione dei 7 apparecchi presenti nello stabile di via Toledo, nonostante il servizio fosse assicurato da un apposito ufficio, il caveau, che ne curava tutti gli aspetti operativi e contabili. Oggi dei 7 apparecchi ne è rimasto uno soltanto. E questo succede dopo che per anni è stata bombardata la clientela indirizzandola, suo malgrado, alle apparecchiature elettroniche. Per anni ci hanno detto che l’operatore di sportello doveva dire ai clienti di andare a fare le operazioni presso i bancomat anziché alle casse. Da quando c’è la banca estesa gli atm/mta hanno anche incrementato il loro volume operativo, proprio perché si sono ridotti gli addetti agli sportelli, causa turni, e quindi il flusso di operazioni verso le macchine è decisamente aumentato. E di conseguenza sono anche aumentati gli interventi di manutenzione da parte delle società incaricate del caricamento e dello svuotamento delle stesse. Tutto questo succede in un gruppo bancario che ha appena liquidato il suo ex amministratore delegato con la congrua somma di 7 milioni di euro, tra varie voci. Quindi, da una parte si remunerano i super manager, artefici del nulla, e dall’altra si tagliano i costi essenziali della banca, in totale dispregio sia delle esigenze della clientela, che delle condizioni lavorative dei dipendenti. I pochi cassieri rimasti, infatti, d’ora in poi subiscono la maggior pressione dovuta alle conseguenti maggiori file di clienti dovute anche all’assenza delle macchine. Nella nostra banca, quindi, chi fràveca e sfràveca, non solo perde tempo, ma contraddice le sue stesse scelte aziendali, e quindi getta al vento anche soldi. Queste sono le politiche del primo gruppo bancario italiano, quello che condiziona con le sue scelte l’intero settore creditizio, quello che trascina l’Abi nelle sue scellerate scelte, come quella di disdettare il contratto . La lotta a queste aziende è sempre più necessaria. La domanda per il riconoscimento dello stato di invalidità civile La procedura per ottenere il riconoscimento dell’handicap si articola in quattro fasi: la richiesta del certificato medico, l’inoltro della domanda e la convocazione a visita, la visita presso la Commissione dell’ASL e la notifica del verbale. In primo luogo, l’interessato deve richiedere al proprio medico curante il rilascio del certificato medico introduttivo che accerti le infermità invalidanti. Il certificato, che ha validità tre mesi, viene compilato su supporto informatico ed inviato telematicamente all’INPS. Il medico, inoltre, rilascia all’interessato copia del certificato introduttivo firmata in originale. Con il certificato del medico curante l’interessato potrà presenterà la domanda di accertamento all’INPS autonomamente mediante la procedura on line presente sul sito dell’INPS oppure attraverso i Patronati Sindacali (le sedi del patronato INCA-CGIL sono reperibili sul sito dell’INCA). Nella domanda deve essere indicato il numero identificativo del certificato introduttivo già inoltrato all’INPS dal medico curante. La procedura informatica indica la data disponibile per la visita per l’accertamento presso la Commissione dell’ASL competente (in teoria è previsto un tempo massimo di 30 giorni dalla data di presentazione della domanda ma di norma i tempi sono più lunghi; in caso di patologia oncologica o per le patologie ricomprese nel DM del 2 agosto 2007 il termine è di 15 giorni). Fissata la data di convocazione, l’invito a visita è consultabile dall’interessato nella procedura informatica sul sito internet dell’INPS. L’INPS, comunque, comunicherà all’interessato la data (con raccomandata o sms). La visita ha luogo presso la Commissione dell’ASL competente, integrata con un medico dell’INPS. Tuttavia, è possibile chiedere la visita domiciliare se la persona non è trasportabile. Conclusa la visita, durante la quale l’interessato può presentare la documentazione medica disponibile a supporto della domanda, viene redatto un verbale che può essere approvato ad unanimità o meno. Nel primo caso il verbale viene spedito all’interessato da parte dell’INPS stesso; in attesa del verbale definitivo è facoltà dell’interessato chiedere al termine della visita il rilascio del verbale provvisorio per l’immediata fruizione dei permessi. Se il verbale non è approvato all’unanimità dai componenti della Commissione, l’INPS acquisisce gli atti che verranno esaminati dal Responsabile del Centro Medico Legale dell’INPS che può validare il verbale entro 10 giorni o procedere a nuova visita nei successivi 20 giorni. Il verbale inviato all’interessato contiene il giudizio finale della Commissione sullo stato dell’invalidità (tra cui la percentuale di invalidità lavorativa e l’accertamento dello stato di handicap). (Segue: LA DOMANDA PER IL RICONOSCIMENTO DELLO STATO DI INVALIDITA’ CIVILE) In alcuni casi l’INPS potrebbe emettere un verbale di invalidità o di handicap a scadenza, che impone la revisione successiva delle infermità invalidanti, pena la decadenza di tutte le prestazioni economiche e/o i benefici spettanti. In questi casi la convocazione per la visita di revisione è comunicata dall’INPS ma è opportuno che l’interessato si rivolga al Patronato qualche mese prima della scadenza del verbale per avere la conferma della convocazione. Contro il parere sanitario contenuto nel verbale comunicato dall’INPS è possibile presentare ricorso in via giurisdizionale entro sei mesi dal ricevimento del verbale della visita di accertamento dell’invalidità. In caso di rigetto del ricorso da parte del giudice, si è tenuti al pagamento delle spese processuali se si è superato il limite di reddito previsto dalla legge nell’anno precedente a quello della sentenza. Se si è ottenuto il riconoscimento dell’invalidità, è possibile avanzare domanda di aggravamento se le proprie condizioni si sono successivamente aggravate seguendo la stessa procedura sopra descritta. Nel certificato medico di richiesta per aggravamento, il medico curante dovrà attestare che le infermità si sono aggravate o che sussistono nuove menomazioni. HOMELAND – SCANDAL – MASTERS OF SEX SERIALS TV: LA NUOVA NARRAZIONE E’ ormai da molto tempo che i Serials TV, quelli nazionali ma soprattutto quelli internazionali – americani ed inglesi su tutti, hanno raggiunto un livello di consumo ed accoglienza nel pubblico accompagnati da interesse, clamore per le sempre più audaci e singolari proposte e per il forte riconoscimento della qualità narrativa messa in mostra. Noi proponiamo, a supporto di questa affermazione, l’esempio di 3 Serials che riteniamo degni di interesse, non solo come prodotti televisivi ma soprattutto per le caratteristiche di tipo narrativo che mettono in gioco. Sono “Homeland” , “Scandal” e “Masters of sex”. I primi due intrecciano e mostrano le situazioni raccontate, i personaggi ed i conflitti emotivi che si scatenano dalle vicende che sorgono all’interno del Potere, il “Potere per eccellenza”. In Homeland: la C.I.A. Ogni vicenda, ogni personaggio, ogni situazione, ogni episodio, nel raccontare vicende e caratteri umani legati a vicende di terrorismo si caratterizza sempre per una totale, incredibile “ambiguità”. Non c’è verso di sapere e/o capire, nel mentre si vede ogni episodio, se ogni personaggio è vero così come si mostra o se invece sta fingendo; se è il buono della situazione o se invece è il cattivo, se è spia della CIA o se è un infiltrato dai terroristi. C’è una evidente indeterminatezza a mostrare i personaggi e le vicende raccontati. Naturalmente ci sono vittime (non solo per morte avvenuta ma soprattutto per i risvolti emotivi che le vicende hanno sulle proprie vite) ma queste sono solo a corollario del personaggio principale ambiguo trattato in ogni episodio, anche se è “spia” (Carrie Mathison l’agente in azione oppure Saul Berenson Direttore CIA oppure il maggiore Brody presunto?- terrorista oppure le altre figure legate alla C.I.A. o ai terroristi in Homeland). L’ambiguità, d’altronde, è l’essenza dello “spiare”. E’ l’essenza di ogni “complotto di spia”, come hanno insegnato i più grandi scrittori di spy-story, gli inglesi Graham Greene e John Le Carrè in primis. Questa ambiguità, comunque, esce evidente e forte dalle debolezze umane evidenziate dai protagonisti nell’espletare e nel motivare le loro azioni e li rende psicologicamente deboli ma, contemporaneamente, anche più forti come personaggi da raccontare. Da qui la pregnante serialità del prodotto. (segue: HOMELAND – SCANDAL – MASTERS OF SEX….) In “Scandal”: la Casa Bianca. Al posto dell’ambiguità qui è presente in modo palese “l’ipocrisia”. Nell’ambiente politico di Washington (sia che si parli di sostenitori o di avversari del Presidente) questo atteggiamento, ma anche sentimento, indiscutibilmente “politico” è molto presente perché è usato per veicolare un’immagine completamente diversa o opposta da quello che in realtà sono tutti i personaggi raccontati. Uno solo di essi non è ipocrita ed è la protagonista indiscussa- Olivia Pope- che non nasconde sé stessa, non veicola altra immagine di sé al mondo esterno. Per questa sua intrinseca qualità, oltre ad essere un Leader naturale, Lei è capace di “risolvere” i casi (to fix the problems), risolvere i conflitti, risolvere le situazioni ingarbugliate. L’unica situazione che non riesce a risolvere è verso se stessa, verso l’amore che nutre, ricambiata, per il Presidente Usa, situazione che però chiaramente deve restare, oltre i suoi desideri ed i desideri del Presidente, “nascosta” al mondo. Questa ipocrisia presente in ogni personaggio e situazione, unita alla chiarezza dei sentimenti che reciprocamente nutrono la Pope ed il Presidente Usa (il Presidente afferma molte volte che Olivia è ”l’amore della propria vita”) è fonte di variabilissime circostanze e situazioni dove, costantemente, vi è il pericolo dello “svelamento” della relazione amorosa, cosa che rende immancabilmente “narrativo” il plot dandogli una continua produttività di “serialità”. Infatti, qui funziona produttivamente come, nei comics dei super-eroi, funziona la salvaguardia della doppia identità (Superman/Clark Kent -Batman/Bruce Wayne - Spiderman/Peter Parker). In “Masters of Sex”: lo svelamento/scoperta del sesso e della propria identità. Naturalmente la scelta del periodo raccontato (seconda metà anni ‘50 e l’inizio dei ’60) non è casuale in quanto fu in quel periodo che i costumi sessuali ampiamente praticati da svariati secoli e decenni furono messi in discussione e superati. In questa serie è presente lo “svelamento”, che il sesso e/o la scoperta di esso im-pone a tutti i personaggi. Attraverso il racconto delle 2 persone che fecero, in quegli anni, la prima ricerca medica su come le persone (maschi e femmine) vivono e consumano il sesso, attraverso le continue situazioni e stimolazioni che possono succedere, qui si racconta come sono “svelate” e “scoperte” in modo chiaro e netto le inclinazioni sessuali dei protagonisti, le loro inibizioni e/o loro disinibizioni, sociali e culturali, di ceto o di genere, mettendo a nudo ed in chiaro, pertanto svelate/scoperchiate tutte le identità umane e psicologiche dei personaggi raccontati facendoli così uscire dai pregiudizi, dalle ipocrisie, dalle situazioni sociali “accomodate”, dai travesti- (segue: HOMELAND – SCANDAL – MASTERS OF SEX….) menti sociali e/o morali. Per i personaggi della serie, il Sesso è perciò fonte di coscienza/conoscenza della propria identità psicologica e morale. Da questa estrema e amplissima varietà di temi sull’argomento sesso nasce la serialità di questo prodotto televisivo. Ma, crediamo, anche la sua qualità narrativa. Ambiguità, ipocrisia, evidenza/svelamento della propria identità. Caratteristiche esistenziali dell’animo umano, psicologiche, culturali e morali che sono sempre esistite dall’alba dell’uomo e che, nell’epoca attuale, rendono “ancora” fruttuose ed interessanti le storie raccontate dai massmedia moderni ……… FLASH «Un vincitore è solo un sognatore che non si è arreso…..La nostra gloria più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarci ogni volta che cadiamo» (Nelson Mandela, Mvezo, 18 Luglio 1918 – Johannesburg, 5 Dicembre 2013) Auguri di Buon Natale e di Felice Anno Nuovo dalla redazione di Spazio Libero La Redazione Giorgio Campo Antonio Coppola Mario De Marinis Giuseppe De Stefano Vincenzo Di Vita Amedeo Frezza Raffaele Meo Stefano Pagano puoi leggerci anche su: www.fisac.net /isp