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Pratiche per una apicoltura produttiva

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Pratiche per una apicoltura produttiva
Pratiche per una apicoltura
produttiva
Alberto Scarabelli
• 1. Pratica già sperimentata negli anni da
hobbisti. Come,Gino Checchin, apicoltore
veneziano, che l’ha chiamato Trattamento
vacanza, perchè permetteva di assentarsi
per un certo periodo, sapendo che la
situazione era sotto controllo.
• 2. Articolo su Lapis (marzo 2011).
Sperimentazione fatta da apicoltori
toscani come intervento di pulizia per
contenere la varroa
• Sulla base di queste esperienze ho
elaborato la mia pratica
Obiettivo iniziale
• Contenimento varroa in primavera per
ottenere condizioni ottimali per l’eucalipto.
• Risultati ottenuti
• Sanificazione dell’alveare (varroa e altre
patologie)
• Controllo della sciamatura
• Inaspettata produzione di miele
• Aumento famiglie
• Dove: Tiria 200 m
• Quando: 3 aprile 2011
• Quanto: 18 alveari pareggiati: su 10 favi
con 8 favi di covata (7 opercolata e 1
fresca + 2 favi di miele) e il melario.
• Quanto:4-5 alveari avevano già metà
melario (6-7 kg miele); 5-6 avevano 2-3 kg
miele e restanti niente, con il melario
semplicemente presidiato
• Varroa: presente sulle api adulte
• Da ogni alveare ho prelevato i 7 favi di
covata opercolata coperti di api, che sono
stati inseriti in una nuova arnia,
posizionata di fianco o davanti, a seconda
dello spazio disponibile.
• Ricavato 18 nuclei sui quali ho effettuato
un trattamento con acido ossalico
sgocciolato (100 g. litro acqua , 1 kg
zucchero)
• Le 18 famiglie originarie stavano su 5 favi.
Avevano dunque regina e 2 favi di miele, 1
di covata fresca e due fogli cerei; più
escludi regina e melario.
• Trattamento agli alveari di partenza con
ossalico sgocciolato; ovvero bagnate tutte
le api nel nido e nel nucleo.
• Il fatto che le api “trattate” siano distribuite
sull’alveare di partenza e sul suo melario
nonché sul nucleo, ha permesso un più
facile ed efficace trattamento.
• Si riesce a bagnarle bene tutte le api e
teoricamente tutta la varroa presente
dovrebbe essere stata tutta trattata
• 12 aprile – 9 giorni dopo
• Visita per 2 motivi:
1 Controllo dei nuclei perché ritenevo che
avessero gia tutti le celle reali prossime a
sfarfallare. Ritenevo che dopo 9 giorni
gran parte della covata fosse sfarfallata.
1. Nuclei di tale potenza avrebbero quasi
certamente prodotto piccoli sciami. Per
evitare la sciamatura 2 erano le ipotesi:
asportare le celle reali o formare ulteriori
nuclei.
2. Aggiungere fogli cerei alla famiglia
d’origine.
1. Invece di distruggere le celle mi sono
portate delle arniette di polistirolo da 6
telai dove ho trasferito 4 favi coperti di
api, assicurandomi che ci fosse almeno
una cella reale recente (sebbene in
realtà ce n’era ben più di una). L’arnietta
l’ho posizionata sopra il nucleo, formato il
3 aprile.
2. Nell’alveare originale i 2 fogli cerei inseriti
il 2 aprile erano stati costruiti e covati
completamente. Aggiungo 1.5 fogli cerei
di media. Nel melario la raccolta di miele
è continuata, anche perché l’alveare
poteva disporre delle bottinatrici
dell’alveare di partenza. Su 140 favi di
covata solo 1 facciata è rimasta non
presidiata dalle api. Su 18 alveari 3-4
hanno sostituito le regine.
•
•
•
•
26 aprile – 23 giorni dopo
Visita per 2 motivi:
Obiettivo principale era ripulire l’alveare
dalla varroa, ovvero fare il trattamento
dopo che tutta la covata era sfarfallata.
Controllo delle regine perchè dopo 24
giorni pensavo di trovare regine che
avessero già deposto.
•
•
Operazione sui nuclei
Verifica della deposizione di covata delle
nuove regine. Su 36 nuclei formati in 2
fasi: 34 avevano una regina che
deponeva ; 2 sono stati smontati e favi e
api distribuiti. Contestualmente ho
effettuato il trattamento sgocciolato con
ossalico nella posologia nota. A quelli
buoni hai dato foglio cereo.
•
•
Operazione sugli alveari originari
Controllo fabbisogno fogli cerei. Aggiunto
1.5 fogli di media. Verificato
l’importazione che ormai era finita. Le
bottinatrici iniziali così numerose erano
ormai morte. Quindi ho smielato. Chi
aveva 5-6 kg iniziali di miele ne ha fatto
12; chi ne aveva 2-3 ne ha fatto 7; chi
erano al palo così è rimasto.
• In conclusione 18 famiglie originari hanno
fatto 1 q di miele e da esse sono stati
ricavati 34 nuclei ulteriori. In totale 52
famiglie.
• 4 maggio – Campeda
• I 18 alveari di partenza finito di produrre a
Tiria sono stati spostati dove la fioritura è
in partenza e durerà 1½ mese. L’obiettivo
era favorire lo sviluppo delle famiglie e
fare un po’ di miele.
• Ho dovuto aggiungere fogli cerei e un
melario!
• CONCLUSIONI
Produzione
• 18 famiglie hanno prodotto dai primi di aprile ai
primi di giugno un q. durante la prima fase e altri
5 nella fase successiva.
• Non ho verificato il bilancio complessivo della
produzione dei 18 alveari di partenza. Chi ha
sperimentato su Lapis ha visto che gli alveari di
partenza hanno prodotto un melario in più.
• Standardizzazione
• Rispetto all’estrema variabilità delle
situazioni che si trovano negli apiari in
primavera, queste pratiche impongono
una standardizzazione obbligatoria, e
quindi meno stress. Le cose da fare
saranno uguali nei modi e nei tempi.
• Stimolo
• Lo sviluppo dei 18 alveari di partenza, ai
quali era stata asportata una quantità
consistente di covata, sembrava ,avessero
l’energia simile a quella di uno sciame
naturale.
• Stimolo
• L’ipotesi che mi sento di avanzare, ma da
verificare, è che, in particolari periodi
dell’annata apistica non particolarmente
abbondanti per produzioni, si può tentare
di asportare 2-3 favi di covata dagli alveari
non particolarmente vivaci al fini di
stimolare un “risveglio”.
• Materiali
• Queste pratiche richiedono una buona
disponibilità di materiale (arnie, arniette,
telai da nido, melari), perchè la condizione
di origine viene triplicata.
• Patrimonio apistico
• Dai 54 tra alveari e nuclei ricavati a Tiria
ho prodotto ulteriori 15 nuclei ad autunno,
innestando una regina feconda e
prelevando 1-2 favi di covata e api.
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