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Der Begriff Multimedia
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Definition I Der Begriff Multimedia bezeichnet Inhalte und Werke, die aus mehreren, meist digitalen Medien bestehen: Text, Fotografie, Grafik, Animation, Audio und Video. • Aus Wikipedia: • Multimedia bedeutet „Integration verschiedener digitaler Geräte zu einem großen Medium“. Definition II • Aus dem Lexikon der Telekommunikation: " Integration von Musik, Grafik, Video und Computer (und Netzwerk)." Definition III • Bei P. Kneisel (zitiert nach Steinmetz 1999) findet man folgende Definition: „Ein Multimediasystem ist durch die rechnergestützte, integrierte Erzeugung, Manipulation, Darstellung, Speicherung und Kommunikation von unabhängigen Informationen gekennzeichnet, die in mindestens einem kontinuierlichen und einem diskreten Medium kodiert sind.“ Definition IV • Eine weitere Definition wird von Klimsa gegeben (L. J. Issing, P. Klimsa: Information und Lernen mit Multimedia und Internet. 2002, S. 3f): „... bedeutet "Multimedia" zahlreiche Hardware- und Softwaretechnologien für Integration von digitalen Medien, wie beispielsweise Text, Pixelbilder, Grafik, Video oder Ton. Neben diesem Medienaspekt Multimedialität - spielen aber auch Interaktivität, Multitasking (gleichzeitige Ausführung mehrerer Prozesse)und Parallelität (bezogen auf die parallele Medienpräsentation) eine wichtige Rolle. In diesem Zusammenhang können wir vom Integrations- und Präsentationsaspekt des Multimediabegriffs sprechen. Diese Aspekte der technischen Dimensionen des Multimediaverständnissen müssen um weitere Aspekte ergänzt werden: die der Dimension der Anwendung. Erst die Anwendung der multimedialen Technik konkretisiert den Begriff. So kann nicht jede beliebige Kombination von Medien als "Multimedia" bezeichnet werden. Ein Personalcomputer mit Tonausgabe und einem eingebauten CD-Rom Laufwerk ist genauso wenig ein Multimediasystem wie ein CBT Programm (...), das neben Text auch Bilder und Grafiken darstellt. Sicherlich sind aber neben der Multimediatechnik auch der Nutzungskontext und die Funktionalität von Multimedia stets in die Debatte mit einzubeziehen.“ Die Situation in Italien • Intervista a Roberto Maragliano*: La multimedialità a scuola (1997) http://www.mediamente.rai.it/HOME/BIBLIOTE /intervis/m/maragl03.htm La nuova didattica multimediale (2002) http://www.mediamente.rai.it/biblioteca/biblio .asp?id=211&tab=int La multimedialità a scuola (1997) • • • • • • • • La multimedialità a scuola si dovrebbe introdurre non solo come strumento ma come elemento che rivoluzioni sia le modalità di apprendimento che di insegnamento. Sono soprattutto gli insegnanti a dover imparare come utilizzare gli strumenti multimediali. Le tecnologie digitali arricchiscono l'insegnamento in quanto rendono più reale il reale. L'aspetto più interessante della multimedialità è che riesce a realizzare una forma di sapere immersivo I videogiochi sono molto importanti nella crescita intellettuale dei bambini in quanto rappresentano il mezzo di connessione dei loro saperi. La multimedialità piuttosto che far morire il libro lo saprà rendere più forte. La navigazione dei bambini su Internet deve essere filtrata dai server stessi che dovrebbero fornire dei collegamenti "sicuri" per un bambino che naviga da solo. Il patrimonio culturale italiano offre molto materiale per prodotti multimediali. Tutte le materie possono essere insegnate con l'utilizzo delle tecnologie digitali, la cosa importante è che i bambini siano seguiti nel loro approccio a questi nuovi strumenti di studio. La nuova didattica multimediale I(2002) • • • • • • Quando si parla di multimedialità, bisogna pensarla come uno spazio entro il quale confluiscono gli incroci tra i diversi linguaggi, tra i diversi temi, tra i diversi media. Il rischio che si corre è costituito dal trasferire la logica analitica, lineare, sistematica del libro, dentro il contesto multimediale. Questo è un grave errore perché la multimedialità partecipa necessariamente di categorie e strutture diverse da quelle tradizionali. Nel pensare al salto dal libro al multimediale va tenuto in considerazione il punto intermedio rappresentato dall'audiovisivo, ossia da uno strumento la cui articolazione è completamente diversa da quella esclusivamente visiva del libro (1). La multimedialità va vista come la grande occasione che la scuola ha per un effettivo cambiamento (2). In primo luogo, questo cambiamento del mondo didattico diventa un atto dovuto rispetto al bambino, che di per sé è multimediale: è dunque compito del docente riuscire a stabilire un contatto completo con questo bambino. Il tema del bambino come essere multimediale, ossia naturalmente predisposto all'interattività finalizzata alla conoscenza, è il motivo conduttore dell'ultimo libro scritto da Maragliano. D'altro canto, anche il docente necessita di un nuovo modello di formazione culturale e professionale per affrontare questo cambiamento; sarà quindi l'università a doversi trasformare per istruire i nuovi docenti. Pertanto va tenuto bene a mente che tutto l'apprendimento che avviene entro la multimedialità, è un apprendimento che si avvantaggia della risorsa, della compartecipazione, del piacere, della piacevolezza: si tratta, in altri termini, di una forma pedagogica opposta a quella tradizionale: le resistenze verso un effettivo inserimento del computer nella scuola sono legate alla consapevolezza di un conseguente rinnovamento del mondo della scuola. La nuova didattica multimediale II (2002) • • • • • • • Un primo passo importante è costituito dall'uscire fuori dalla facile contrapposizione tra virtualità a realtà. Il virtuale va intesa come amplificazione delle possibilità di interpretazione e di uso del reale; in tal senso va focalizzato il fatto che proprio l'interazione che si stabilisce tra il computer e il fruitore è il sinonimo della fisicità presente nel mondo digitale. Unitamente al fatto che, in situazioni limite, il computer può aiutare ragazzi che abbiano difficoltà di natura caratteriale, va comunque detto che, laddove il computer o la televisione vengono definiti freddi, bisogna capovolgere questa visione; infatti sono strumenti che entrano direttamente in rapporto con l'interezza dell'individuo. Nel caso della scuola, inserire la multimedialità significa coinvolgere tutti i soggetti, quindi rivoluzionare l'assetto generale del sapere. Esistono riviste che non solo si accompagnano a supporti multimediali, ma ne consentono anche la riproduzione: potenzialmente queste iniziative possono favorire una divulgazione del sapere realmente gratuito, a cui si può accostare una produzione a pagamento di opere di commento e di aggiornamento critico. Anche l'introduzione di Internet nella scuola implica un rinnovamento dell'apparato didattico attuale; la rete andrà sfruttata in modo intelligente e fruttuoso dal punto di vista dei tempi. Internet nella scuola non significherà una libera navigazione per quattro ore consecutive, ma rappresenterà una inesauribile fonte di sapere in relazione ad un preliminare lavoro di ricerca. Da più parti esistono degli esperimenti pilota, a cui si affiancherà un progetto del Ministero della Pubblica Istruzione con la collaborazione del CNR. Maragliano opera in un laboratorio di ricerca che, al tempo stesso, è anche il luogo di produzione di prototipi di materiali multimediali per la formazione, nonché di realizzazione di progetti multimediali. Tornando al problema dell'anarchia insita nel multimediale, Maragliano sostiene che le regole vengono stabilite da chi opera in questo mondo. In realtà, dietro questa accusa di anarchia verso il digitale, si nasconde la millenaria discussione sui principi della morale. La nuova didattica multimediale III (2002) • • Ormai il computer e' entrato in ogni scuola e le sue applicazioni sono innumerevoli: dalla ricerca di informazioni, alla costruzione di ipertesti, alla comunicazione on line… Non pensa che l'uso del computer nella formazione ed educazione permanente porterà a delle grosse differenziazioni in base alle condizioni socioeconomiche delle diverse aree geografiche? Credo che il problema sia prima culturale e poi economico. Bisognerebbe soprattutto convincersi che senza computer non si può fare scuola così come si è convinti che non la si possa fare senza libri. In seconda battuta, maturata una tale convinzione, dovrebbe essere fatta una stima di quanto costerebbe alla società dotare le scuole di un numero sufficiente di macchine (diciamo una per ogni 4/5 allievi) e far sì che esse funzionino a pieno regime (anche per la comunità circostante). Infine si dovrebbe prendere atto che la società è fatta di diversi soggetti, l’amministrazione scolastica, gli enti locali, le famiglie, il sistema produttivo e che una spesa così rilevante e cruciale dovrebbe essere equamente distribuita, visto anche che i vantaggi che ne potrebbero venire sarebbero di tutti. Detto in sintesi, ritengo questa una materia di portata generale, troppo importante per essere lasciata solo al dicastero di viale Trastevere. Altro problema di indubbia serietà è quello della sensibilizzazione/formazione dei docenti. La via fin qui scelta (fate un po’ voi, chi ha buona volontà la dimostri) è un monumento all’ipocrisia. Non si impara a usare il computer sotto ricatto morale, tanto meno sotto ricatto professionale. Impara a usarlo solo chi ne ha bisogno. E ne ha bisogno solo chi si trova nella possibilità di saggiare i vantaggi e le aperture della macchina e della rete sul terreno riservato e personale dei suoi interessi individuali. Poi questo imprinting positivo si può tradurre in risorsa professionale. Insomma, io penso che il computer sia una risorsa troppo "personale" per poter essere ridotta solo a strumento professionale e che quindi, per poter essere interiorizzata, abbia bisogno di condizioni e modalità d’uso altrettanto personali. I libri, anche i manuali, uno/a se li legge e sfoglia a casa ed eventualmente li usa anche per incartare i pesci. Così dovrebbe essere per il computer. Sono in piena sintonia con la scelta, fatta in altri paesi, di agevolare al massimo l’acquisto privato di macchine e l’accesso domestico a Internet da parte del personale docente della scuola. BLOG: Vecchi media, grandi vecchi e contenuti nuovi • Il Wall Street Journal è sotto assedio: per ottenere il controllo di Dow Jones, casa madre del quotidiano finanziario americano, Rupert Murdoch ha buttato sul piatto 5 miliardi di dollari, pari al 65% in più del suo valore di Borsa. Ciò nonostante la famiglia Bancroft, che controlla il Wsj da oltre un secolo, ha annunciato la sua opposizione. Non so come andrà a finire, ma posso dirvi come ha reagito la Borsa: il titolo di Dow Jones è schizzato alle stelle mentre quelle di News Corp – il gigante di Murdoch – è andato giù. Vale a dire che gli analisti giudicano male un’ulteriore esposizione su media “vecchi”, un mercato in cui lo stesso editore del New York Times (a sua volta sotto assedio) non ha escluso la sparizione dell’edizione cartacea del quotidiano nel giro di pochi anni. Ma allora com’è che i giornali di carta restano ancora tanto appetibili persino da uno come Murdoch, tanto attento al nuovo che avanza? La verità è che gli analisti hanno sempre la vista corta, non tanto perché sono miopi, ma perché guardano al breve termine. In realtà i più svegli tra questi “vecchi” media stanno cercando di capire come sfruttare in senso commerciale i contenuti generati dal basso in ambienti che possiamo chiamare social network, Web 2.0, blogsfera o come preferite, e che stanno sotto il cappello di marchi come Youtube, Flickr, Myspace e perché no anche Second Life. Murdoch sta lì, a cavallo tra il vecchio e il nuovo, e intanto macina progetti di integrazione. Contenuti generati dal basso, già. Una ricerca di Accenture sui top manager dei principali gruppi media ed entertainment di Usa ed Europa mette in evidenza che la maggior parte di produttori ed editori guarda con preoccupazione al fenomeno in rapidissima evoluzione, ma anche che parecchi di loro vogliono riorganizzarsi per tempo. Il 68% degli intervistati dichiara che entro tre anni conta di far soldi attraverso i contenuti generati dagli utenti, il 62% prevede di utilizzare i “social media” per la pubblicità e la sponsorizzazione, ma solo un 20% punta a un modello di diffusione dei contenuti a pagamento. I più illuminati si rendono conto insomma che il successo deve passare dall’integrazione tra le attività on line e quelle off line in un modello unico, specie nel campo dell’editoria e della pubblicità, mentre il modello commerciale di musica e video sta per passare molto in fretta da una logica di acquisto del prodotto a una di pagamento a consumo. La morale di tutto questo? Non c’è. Ho voluto solo darvi una fotografia del nuovo che avanza, mediato dalla tecnologia, dove vince chi ha una visione a medio termine. Senza aggrapparsi a modelli in esaurimento ma senza nemmeno buttare il bambino insieme all’acqua sporca. Vorteile der Multimedialität L'uso della multimedialità: • aumenta la motivazione, come si vede dall'intensità e dalla durata del contatto dello studente con la macchina; • facilita l'apprendimento attivo ed esperienziale, per i contesti concreti e le opportunità di ristrutturazione della conoscenza che introduce; • attua un approccio centrato sul discente, grazie all'interattività e dunque alla possibilità di scelta; • promuove l'individualizzazione, in particolare il rispetto degli stili e dei ritmi personali di apprendimento, attraverso la varietà e la flessibilità delle proposte; • realizza un apprendimento più efficiente e produttivo.