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CARLO MAGNO
CARLO MAGNO 1^ parte Prof.ssa Carla Barbarisi L’uomo Nelle riproduzioni equestri, notiamo un'imponenza fisica notevole e lo stesso Eginardo ce lo descrive di corporatura imponente sin dalla gioventù (nonostante una tendenza alla pinguedine). Il suo volto era incorniciato da una folta capigliatura che scendeva alle sue spalle e da una barba contornata da grossi baffi che gli spiovevano ai lati della bocca. Eginardo parla, oltre che della possanza fisica, di un grande naso e di un collo tozzo. Queste descrizioni ci vengono confermate dalla ricognizione nel suo feretro del 1861. Secondo le misurazioni antropometriche infatti, l'Imperatore sarebbe stato alto 192 cm, praticamente un gigante per gli standard dell'epoca. L’uomo Peraltro, a fronte di questa imponenza fisica, i biografi di corte descrivono il tono della sua voce come decisamente stridula. La dieta di Carlo Magno era piuttosto vegetariana; il sovrano era ghiotto soprattutto di cavoli, aglio e ceci. Questi piatti contadini gli venivano serviti di norma al tocco del vespro, da conti e marchesi in funzione di camerieri come segno di sottomissione. Preferiva la carne di porco a quella di manzo ed essendo prodigo nel mangiare arrosti, i medici di corte gli consigliarono un'alimentazione più equilibrata, a causa anche della sua malattia, la gotta. Un'altra felice scoperta in campo alimentare fu quella del formaggio. Mogli e figli Ermengarda Carlo ebbe probabilmente sei mogli (o forse otto come sostengono alcuni storici). Tuttavia, neppure Eginardo, biografo ufficiale e consigliere del sovrano, poté ricordare il nome di tutte al momento della redazione della sua opera: Imiltrude, Desiderata conosciuta come Ermengarda, Ildegarda, Fastrada, Liutgarda. Numerose furono poi le concubine. Mogli e figli Anche calcolando approssimativamente il numero di figli dell'Imperatore, non si otterrà un numero estremamente preciso. Si sa, per certo, che dalle sue cinque mogli ufficiali Carlo ebbe non meno di 10 maschi e 10 femmine. Occorre ancora ricordare che dopo la morte di queste il re franco ebbe molte altre concubine che gli dettero numerosa prole. Non potendo assurgere a posti di potere nella famiglia imperiale, Carlo diede loro in usufrutto dei benefici sottratti a quelle terre organizzate a regime fiscale. Il primogenito conosciuto come Pipino il Gobbo ebbe vita più sfortunata: nato dalla relazione tra l'imperatore e Imiltrude, non era riconosciuto come figlio legittimo di Carlo perché nato fuori dal matrimonio inoltre venne scoperta una congiura nel 792 ordita dallo stesso a cui venne comminata la pena capitale, permutata in seguito in un esilio forzato in monastero mediante tonsura e l'obbligo del silenzio. Mogli e figli Da Ermengarda non ebbe figli e venne ripudiata appena un anno dopo, nel 771 (il suo matrimonio era stato frutto di un'alleanza coi longobardi presto rotta). Ildegarda diede a Carlo quattro figli maschi: Carlo, Carlomanno (in seguito incoronato re d'Italia da papa Adriano I e rinominato da lui con l'appellativo di Pipino), Lotario e Ludovico il Pio. Lotario Ludovico il Pio Mogli e figli È difficile comprendere l'atteggiamento di Carlo verso le figlie. Nessuna di esse contrasse infatti un matrimonio regolare. Questo può essere stato un tentativo di controllare il numero delle potenziali alleanze ma occorre ricordare anche che il suo affetto paterno era talmente possessivo che egli non se ne separava mai, portandole con sé anche nei suoi numerosi spostamenti. Ad ogni modo pare che Rotruda ebbe una relazione con Rorgone, Conte del Maine, dalla quale nacque un figlio cui venne dato il nome di Ludovico e che diventerà abate di Saint Denis e Bertha (o Bertrada) ebbe una relazione ufficialmente riconosciuta, se non un matrimonio, con il poeta Angilberto, membro della corte di Carlo e abate di Saint Riquier, dalla quale nacquero diversi figli, tra cui lo storico Nitardo. Dopo la sua morte le figlie superstiti vennero allontanate dalla corte da Ludovico il Pio ed entrarono o furono costrette a entrare in monastero. Gli inizi Carlo detto Magno ("Il grande"), o Carlomagno è stato un sovrano e imperatore franco. Il soprannome Magno (in latino Magnus, "grande") gli fu dato dal suo biografo Eginardo, che intitolò la sua opera Vita et gestae Caroli Magni. Eginardo Carlo nacque tradizionalmente il 2 aprile 742, primogenito di Pipino il Breve primo dei re Carolingi. Alla morte di Pipino il Breve nel 768, i suoi due figli Carlo Magno e Carlomanno si spartirono l'eredità. Gli inizi Al primo andò l'Austrasia, la Neustria e l'Aquitania, con capitale Aquisgrana, mentre al secondo spettarono la Provenza e la Borgogna, con capitale Sampussy. Quando Carlomanno morì nel 4 dicembre 771, all'età di soli 22 anni, Carlo Magno si ritrovò a governare il regno dei franchi unificato. Grazie a una serie di fortunate campagne militari allargò il regno dei Franchi fino a comprendere una vasta parte dell'Europa occidentale. Gli inizi La notte di Natale dell'800 papa Leone III lo incoronò imperatore, fondando l'Impero carolingio. Con Carlo Magno si assisté quindi al superamento, riguardo alla storia dell'Europa occidentale, dell'ambiguità giuridico-formale dei regni romano-barbarici in favore di un nuovo modello imperiale. L'Impero resistette fin quando Carlo fu in vita, venendo poi diviso tra gli eredi, ma la portata delle sue riforme e la sua valenza sacrale influenzarono radicalmente tutta la vita e la politica del continente europeo nei secoli successivi. Gli inizi La prima fase del regno di Carlo Magno fu volta alle continue campagne militari, intraprese per affermare la sua autorità innanzitutto all'interno del regno dei Franchi stessi, tra i suoi familiari e le voci dissidenti. Una volta stabilizzato il fronte interno iniziò una serie di campagne al di fuori dei confini del regno, per assoggettare i popoli vicini e per aiutare la Chiesa di Roma, stringendo con essa un rapporto ancora più stretto di quello di suo padre Pipino il Breve. Dal rapporto col papa e la Chiesa, intesa ormai come diretta erede dell'Impero romano d'Occidente, Carlo ottenne l'autenticazione del potere che trascendeva ormai l'Imperatore di Bisanzio, lontano e incapace di far valere i propri diritti soprattutto in un momento di debolezza e di dubbia legittimità del regno dell'Imperatrice Irene. Successione Carlo Magno, seguendo la tradizione franca, non riteneva né fattibile né opportuno tenere unito un regno così vasto, per questo aveva previsto la spartizione del regno tra i suoi figli maschi alcuni anni prima della morte. I confini spettanti a ciascuno dei suoi tre figli legittimi dovevano essere i seguenti: • a Carlo la Neustria, l' Austrasia e parti della Baviera; • a Ludovico l' Aquitania, la Borgogna più la Linguadoca. • a Pipino il Regno d'Italia e la Provenza. Sfortunatamente, Carlo e Pipino morirono improvvisamente. L'Imperatore dovette affiancare Ludovico al governo del regno nel 811, nominandolo unico erede. Vecchiaia e morte Negli ultimi anni di vita Carlo Magno aveva ormai perso il vigore della giovinezza e, stanco nel fisico e nello spirito, si era votato alle pratiche religiose. Questa svolta religiosa sembrò poi segnare l'esperienza al governo di suo figlio Ludovico, detto appunto "il Pio". Mentre sembrava che l'impero stesse fallendo per via della debolezza centrale e dell'arroganza dell'aristocrazia franca, Carlo morì, il 28 gennaio dell'814 ad Aachen. Venne sepolto nella cattedrale di Aachen Campagna contro i Longobardi Su Carlo esercitò un grosso ascendente la madre Bertrada che, insieme a Papa Stefano IV, fu una convinta assertrice della politica di distensione tra Franchi e Longobardi. Papa Stefano IV Bertrada Nell'estate del 771, la regina organizzò un viaggio in Italia, riuscendo a tessere importanti alleanze attraverso il matrimonio dei suoi figli con quelli del re longobardo Desiderio. Desiderio Il primogenito di quest'ultimo, Adelchi, venne dato in sposo alla principessa franca Gisilda, mentre Carlo Magno maritò la figlia di Desiderio, Desiderata (resa celebre dall'Adelchi manzoniano con il nome di "Ermengarda"). Campagna contro i Longobardi Il Papa all'inizio fu contrario al matrimonio, ma Bertrada ed il re longobardo gli fecero dono di alcune città dell'Italia Centrale rassicurandolo. Carlo Magno, che era già stato sposato con Imiltrude, ricevette ad Aquisgrana la nuova regina che ben presto, però, si rivelò sterile. L'anno seguente il re franco la ripudiò e la rispedì presso la corte longobarda. Tra la fine del 771 e l'inizio del 772, al soglio pontificio venne eletto Papa Adriano I, un nobile romano dal carattere deciso e dalle idee decisamente anti-longobarde. L'elezione venne inutilmente contrastata dal partito filo-longobardo di Roma ma, alla fine, Desiderio inviò un'ambasceria a Roma per stringere contatto con il nuovo pontefice e sventare la minaccia di una nuova alleanza tra Franchi e Papato contro i longobardi. Adriano I invitò gli ambasciatori in Laterano e poi, davanti a tutta la curia, accusò il loro re di tradire i patti a causa della mancata consegna dei territori promessi ai predecessori del pontefice. Campagna contro i Longobardi Desiderio passò quindi all'offensiva invadendo l'Esarcato di Ravenna e la Pentapoli. Carlo Magno, impegnato in quel momento contro i Sassoni, cercò di riappacificare la situazione donando numerosi tesori a Desiderio e sperando di riottenerne in cambio i territori strappati al papa. Il re longobardo rifiutò lo scambio e Carlo, che non poteva permettere che fosse appannato il suo prestigio come protettore del papato, mosse guerra al Longobardi e invase l'Italia nel 773. Nel 774, alla capitolazione di Pavia e di tutto il Regno longobardo, Desiderio fu rinchiuso in un monastero, mentre il figlio Adelchi riparò presso la corte dell'imperatore bizantino Costantino V di Bisanzio. Campagna contro i Longobardi Conquistata l'Italia, il re carolingio si proclamò Gratia Dei rex Francorum et Langobardorum, mantenne le istituzioni, le leggi longobarde e confermò i possedimenti ai duchi che avevano servito il precedente re: il ducato di Benevento rimase indipendente ma tributario a Carlo Magno. Campagna contro i Sassoni I sassoni erano una popolazione di origine germanica abitante nella zona a nord-est dell'Austrasia, oltre il Reno, nei bassi bacini del Weser e dell'Elba. Erano rimasti di credo pagano ed erano guerrieri arditi ed irrequieti; gli stessi Imperatori romani avevano assoggettarli come federati. cercato inutilmente di Pipino il Breve era riuscito a contenerne la sete di saccheggio e ad imporre loro un tributo annuo di alcune centinaia di cavalli; nel 772 però rifiutarono il pagamento e ciò consentì a Carlo Magno di procedere all'invasione della Sassonia. Campagna contro i Sassoni La campagna di Sassonia venne sospesa durante l'invasione dell'Italia per essere ripresa con maggior vigore dopo il 774. L'esercito carolingio oltrepassò il Reno e, puntando verso nord, riuscì a sconfiggerli a più riprese e a distruggere l'irminsul, l'idolo pagano di questo popolo. Per la prima volta nella storia si oltrepassava con successo il fiume Reno, Carlo Magno riuscì dove persino Cesare aveva fallito. Nel 780 una nuova ribellione scoppiò nella regione e Carlo Magno, impegnato in Spagna nell'assedio di Saragozza, dovette accorrere in Sassonia per poter aver ragione dei rivoltosi. Irminsul Campagna contro i Sassoni Sottomissione di Vitughindo La zona venne smembrata in contee e ducati, che precedettero l'evangelizzazione della popolazione. I sassoni, riuscirono in seguito a riunificare le varie tribù sotto la reggenza di Vitughindo, che fu la vera e propria anima della resistenza. Nel corso del 785, la conquista procedette in modi sempre più repressivi, con la conversione forzata e la dispersione del popolo (soppressione di intere tribù e la migrazioni forzate). Lo stesso Carlo promulgò uno statuto d'occupazione chiamato Capitolare Sassone riassunto nella formula: "cristianesimo o morte". Molti sassoni vennero giustiziati e lo stesso Vitughindo venne battezzato; creando fedeli in Cristo, Carlo Magno otteneva lo scopo di far nascere anche sudditi sottoposti al governatorato carolingio, che aveva come centri amministrativi diocesi e abbazie. Capitolare sassone Campagna di Baviera La Baviera era nel 780, una delle regioni più civili d'Europa, sotto il regno di Pipino il Breve, assunse al rango di ducato. A capo di questo dipartimento, c'era il nipote dello stesso re e cugino di Carlo Magno, Tassilone. Nello stesso anno della spedizione franca in Spagna, per sostenere la rivolta del governatore della Marca Superiore contro l'emiro di Cordova, Tassilone si associò il figlio con il medesimo titolo di duca. Carlo Magno, momentaneamente impegnato, fece finta di nulla ma nel 781 pretese dal cugino il rinnovo del giuramento di fedeltà a Worms. Campagna di Baviera Vedendosi sempre più pressato dalle ingerenze di Carlo, il duca di Baviera chiese nel 787 la protezione di Papa Adriano I. Costui, non solo rifiutò un accordo, ma ribadì le pretese del re. Nel 788 Carlo Magno gli mosse guerra, scoprendo tra l'altro, un'alleanza stipulata tra il cugino e l'ex re longobardo Adelchi che era frattanto riparato a Bisanzio. La Baviera venne annessa all'impero carolingio e Tassilone fu esautorato e rinchiuso in un monastero. Adelchi Campagna contro gli Avari Dopo la liquidazione di Tassilone, l'Impero Carolingio si vedeva confinante sia a nord che al confine con il Friuli con una bellicosa popolazione di origine turanica, gli Ávari. Appartenenti alla grande famiglia delle popolazioni turcomongoliche, si erano organizzati attorno ad un capo militare, il Khan e si erano stanziati nella pianura pannonica, più o meno l'odierna Ungheria. Essi assoggettarono i vari popoli slavi che stanziavano sul territorio, insieme agli appartenenti di una etnia affine alla loro, i Bulgari. Pur riconvertendosi all'allevamento e alla pastorizia, non rinunciavano ad effettuare ripetute scorrerie ai confini del regno carolingio e dell'Impero Bizantino. La loro minaccia era ormai però piuttosto ridotta, ma la loro tesoreria di stato era colma di ricchezze accumulate dai sussidi che gli imperatori bizantini versano nelle loro casse e perciò Carlo Magno cominciò a studiare a tavolino un invasione della regione. Campagna contro gli Avari Carlo aveva bisogno di una grande vittoria militare nella quale coinvolgere anche la nobiltà franca in modo che essa si rinsaldasse attorno a lui; vennero istituiti dei comandi militari frontiera per meglio Regno dialla Carlo, dopo la sconfitta degli Avari (791) coordinare le manovre dell'esercito. Le truppe imperiali procedettero nel 791 all'invasione, percorrendo il Danubio da entrambe le sponde. L'esercito a nord, guidato personalmente dall'Imperatore poteva effettuare collegamenti, ricevere e dare rifornimenti ed eventualmente dare assistenza ai feriti a quello stanziatosi a sud e comandato dal figlio Pipino che muoveva dal Friuli, mediante la costruzione di un ponte di barche ed al trasporto merci mediante chiatte e barconi. Le devastazioni comunque provocarono il malcontento tra i generali avari che uno dietro l'altro abbandonarono il loro Khan convertendosi al cristianesimo. Nel 795, in seguito a massacri ben più duri di quelli perpetrati contro i Sassoni, il regno avaro cadde come un castello di carte e i pochi superstiti degli àvari si fusero con gli slavi che abitavano nei territori un tempo da loro occupati, mentre le terre vennero ripopolate con l'immigrazione di contadini dal Friuli e dalla Baviera. Campagna contro i musulmani di al-Andalus Carlo cercò di riconquistare agli arabi di alAndalus almeno una parte della Spagna, al fine di realizzare un disegno "imperiale" di antica concezione, già cullato da suo nonno Carlo Martello dopo la sua vittoria di Poitiers, e da suo padre Pipino con un primo riconoscimento concesso al Papa della cosiddetta "Donazione di Costantino", grazie alla quale il re franco aveva riconosciuto al Papa un dominio temporale, ottenendo in cambio l'onore di diventare il protettore della Chiesa latina. Battaglia di Poitiers L'intervento di Carlo Magno nella Penisola iberica fu tutt'altro che trionfale, e non priva di momenti dolorosi e gravi rovesci. Innanzi tutto Carlo cercò di inserirsi quale mediatore tra i vari emiri aragonesi in lotta tra loro nel 776. Campagna contro i musulmani di al-Andalus Celeberrimo è, poi, l'episodio della rotta di Roncisvalle, dove la retroguardia franca subì un'imboscata da parte delle popolazioni basche (non dai musulmani), in seguito alla quale morì il conte Rolando (conosciuto anche con il nome di Orlando), suo conte palatino e duca della Marca di Bretagna e forse parente. Carlo Martello Orlando L'episodio ebbe sicuramente una maggior valenza letteraria che storico-militare, ispirando uno dei passi più noti della successiva Chanson de Roland, uno dei testi epici fondamentale della letteratura medievale europea. La campagna spagnola ottenne, comunque, il risultato di favorire la creazione di una "marca spagnola" . Passo di Roncisvalle Carlo Magno e Orlando