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Presentazione standard di PowerPoint

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Presentazione standard di PowerPoint
Ias 2
Le rimanenze
Riferimenti bibliografici:

Savioli, I principi contabili internazionali, Giuffrè, Milano, 2008, Capitolo 7.
Ambito di applicazione dello Ias 2
Prof. Gianluca Risaliti
IAS n. 2: Le rimanenze (par. 6)
Le rimanenze sono beni:
a. Posseduti per la vendita nel normale svolgimento dell’attività (MERCI)
c.
Ragioneria Internazionale/Principi contabili internazionali
b. Impiegati nei processi produttivi per la vendita (PRODOTTI FINITI e
SEMILAVORATI)
Impiegati nei processi produttivi, sotto forma di materiali e forniture di
beni, nel processo di produzione o nella prestazione di servizi
(MATERIE PRIME, SUSSIDIARIE e DI CONSUMO)
IAS n. 2 – Par. 8
a. Sono inclusi anche:
b.
i terreni e altri beni immobili;
c.
nonché, in caso di fornitori di servizi, il costo dei servizi
2
Rimanenze «al di fuori» e rimanenze «escluse» dall’ambito di applicazione

di lavori in corso derivanti da commesse a lungo termine (IAS 11);

di strumenti finanziari (IAS 32 e 39)
Prof. Gianluca Risaliti
Rimanenze «al di fuori» dell’ambito di applicazione dello IAS n. 2 (par. 2)
Ragioneria Internazionale/Principi contabili internazionali
 di attività biologiche connesse ad attività agricole e prodotti al
momento della raccolta (IAS 41)
Rimanenze «escluse» dell’ambito di applicazione dello IAS n. 2 (par. 3-5)
In quanto si tratta di rimanenze destinatarie di
specifici criteri di valutazione

prodotti agricoli forestali, prodotti agricoli dopo la raccolta, minerali e
prodotti minerali valutati al valore netto di realizzo;

merci possedute da commercianti intermediari valutate al fair value al
netto dei costi di vendita.
3
L’iscrizione nello stato patrimoniale e nel conto economico
Stato Patrimoniale
Prof. Gianluca Risaliti
Per l’iscrizione in bilancio occorre considerare lo Ias 1 e lo Ias 2
Ragioneria Internazionale/Principi contabili internazionali
Lo Ias 1 prevede che le rimanenze siano classificate tra
le ATTIVITA’ CORRENTI in categorie generali, quali:
merci, materiali di consumo, materie prime, prodotti in
corso di lavorazione e prodotti finiti
Conto economico
Costi operativi classificati per
Natura
Il conto economico evidenzia due voci:
• la voce «variazioni delle rimanenze di
prodotti finiti e in corso di lavorazione»;
• la voce «materie prime e di consumo
utilizzati»
Destinazione
Il conto economico evidenzia una sola
voce: il «costo del venduto»
4
Criterio di classificazione dei costi operativi e iscrizione delle rimanenze
Se classificazione per destinazione
Anno
N-1
Anno
N
Anno
N-1
Ricavi
X
X
Ricavi
X
X
Altri proventi
X
X
Costo del venduto
(X)
(X)
Variazioni nelle rimanenze di prodotti finiti e in c.d.l.
X
X
Utile lordo
X
X
Lavori in economia capitalizzati
X
X
Altri proventi
X
X
Materie prime e materiali di consumo utilizzati
(X)
(X)
Costi di distribuzione
(X)
(X)
Costi connessi a benefici per i dipendenti
(X)
(X)
Costi amministrativi
(X)
(X)
Ammortamenti
(X)
(X)
Altri costi
(X)
(X)
Riduzioni di valore di immobili, impianti e macchinari
(X)
(X)
Oneri finanziari
(X)
(X)
Altri costi
(X)
(X)
Quote di utili in collegate
(X)
(X)
Oneri finanziari
(X)
(X)
Risultato prima delle imposte
X
X
Quote di utili in collegate
(X)
(X)
Imposte sul reddito dell’esercizio
(X)
(X)
Risultato prima delle imposte
X
X
Utile/Perdita d’esercizio da attività operative in esercizio
X
X
Imposte sul reddito dell’esercizio
(X)
(X)
Utile delle attività non correnti destinate alla vendita
X
X
Utile/Perdita d’esercizio da attività operative in esercizio
X
X
Utile d’esercizio
X
X
Utile delle attività non correnti destinate alla vendita
X
X
Utile d’esercizio
X
X
Componente
5
Ragioneria internazionale/Principi contabili internazionali
Anno
N
Componente
Prof. Gianluca Risaliti
Se classificazione per natura
Qual è il momento di iscrizione delle rimanenze nel conto economico?
Quando le rimanenze sono vendute il relativo valore contabile deve essere
imputato come costo nell’esercizio in cui il relativo ricavo è rilevato
Prof. Gianluca Risaliti
IAS 2 (par. 34)
Esempio 1
2011
Costi
2012
Ricavi
Costi
Ricavi
Acquisto merci
5.000
Vendita merci
5.600
Acquisto merci
Totale costi
5.000
Rimanenze finali
1.500
Rimanenze iniziali
1.500
Utile
2.100
Totale costi
1.500
Totale a pareggio
7.100
Totale ricavi
7.100
Utile
Totale a pareggio
0
Vendita merci
2.400
Totale ricavi
2.400
900
2.400
6
Ragioneria Internazionale/Principi contabili internazionali
L’azienda «A» ha iniziato a svolgere la propria attività di commercio al dettaglio di camice nel
2011. Si presentino i conti economici, limitatamente alle voci movimentate, degli anni 2011 e 2012 tenendo conto
delle seguenti informazioni: (a) Acquisto di n. 100 camice a euro 50,00 nel 2011; (b) Vendita nel 2011 di n. 70 delle
camice acquistate, al prezzo di euro 80,00; (c) Rimanenze finali 2011 valutate al costo di acquisto; (d) Vendita nel
2012 delle 30 camice residue a euro 80,00.
Il principio generale in tema di valutazione
Prof. Gianluca Risaliti
Le rimanenze devono essere valutate al minore tra il costo ed il
valore netto di realizzo
Ias 2 (par. 9)
Gli aspetti su cui soffermare l’attenzione sono, al riguardo, i seguenti:
Le modalità di attribuzione
dei costi alle giacenze
Ragioneria Internazionale/Principi contabili internazionali
Il concetto di
«costo»
Il concetto di
«valore netto di realizzo»
Costo di acquisto
Costo di trasformazione
Imputazione costi indiretti
Altri costi
7
Metodi alternativi
Definizione generale di «costo» e determinazione del «costo di acquisto»
Concetto di costo
Materie prime, semilavorati di acquisto, materie sussidiarie e merci
Costo di acquisto (par. 11)
Oneri accessori
gli oneri finanziari sono esclusi sia
dal concetto di prezzo effettivo di
acquisto sia da quello di oneri
accessori
Prezzo effettivo di acquisto
+
Dazi doganali e altre imposte
+
Costi di trasporto
+
Altri costi dirett.nte attribuibili
+
Sconti, resi e abbuoni
-
COSTO DI ACQUISTO
=
8
Ragioneria Internazionale/Principi contabili internazionali
Tipologia di rimanenza
Prof. Gianluca Risaliti
«Il costo delle rimanenze deve comprendere tutti i costi
di acquisto, i costi di trasformazione e gli altri
costi sostenuti per portare le rimanenze nel luogo e
nelle condizioni attuali»
Definizione generale di «costo»
(par. 10)
Determinazione del «costo di trasformazione»
Concetto di costo
Semilavorati di produzione, prodotti in corso di lavorazione
e prodotti finiti
Costo di trasformazione
(par. 12-13)
Prof. Gianluca Risaliti
Tipologia di rimanenza
COSTI FISSI
COSTI VARIABILI
«costi che rimangono
relativamente costanti al
variare dei volumi
produttivi»
(ammortamenti,
manodopera indiretta,
manutenzioni, leasing
area tecnica, ecc.)
«costi che variano,
direttamente o quasi, al
variare dei volumi
produttivi»
(materiali di consumo
indiretti, energia
elettrica almeno in parte,
ecc.)
Attribuiti in base alla
«normale capacità
produttiva»
Attribuiti sulla base
dell’effettivo impegno
degli impianti
Costi industriali diretti
+
Spese generali di produzione,
fisse e variabili, in base a una
ripartizione sistematica
+
Oneri finanziari (possibilità)
+
COSTO DI TRASFORMAZIONE
=
9
Ragioneria Internazionale/Principi contabili internazionali
FULL COSTING
Precisazioni in merito all’imputazione dei costi fissi di produzione
Prof. Gianluca Risaliti
L’attribuzione dei costi fissi indiretti avviene in base al criterio della
«Normale capacità produttiva»
Si vuole evitare che vengano imputati al
valore delle rimanenze, e rinviati al futuro,
costi dovuti al mancato sfruttamento della
capacità produttiva, ad inefficienze o a
eventi di carattere eccezionale
N.B.:


In periodi di calo di produzione: l’ammontare dei costi fissi
attribuiti alle unità prodotte non cambia (non aumenta)
rispetto al valore definito in base alla normale capacità
produttiva (l’attribuzione è quindi costante nel tempo e la
parte non attribuita è considerata costo di periodo);
In periodi di produzione particolarmente elevata: al
contrario l’attribuzione dei costi fissi indiretti avviene sulla
base delle quantità effettivamente prodotte, in modo da
evitare l’attribuzione alle rimanenze di un valore più
elevato del costo effettivamente sostenuto per la
produzione
Il costo relativo al mancato utilizzo deve
essere infatti imputato a conto economico
nell’esercizio di competenza
10
Ragioneria Internazionale/Principi contabili internazionali
Produzione che si prevede di realizzare mediamente in
un numero di esercizi in circostanze normali (risente
quindi di prospettive di mercato) (par. 13)
Costi industriali fissi e variabili e valutazione delle rimanenze: esempio
Esempio 2
Prof. Gianluca Risaliti
L’azienda manifatturiera «A» realizza nei propri impianti il prodotto «X». Si
desidera conoscere l’influenza dei costi fissi indiretti per ammortamenti e dei costi variabili
indiretti sulla valutazione delle rimanenze finali.
Si tenga conto delle seguenti informazioni:
 Costo per ammortamento dell’impianto su base annua: euro 20.000,00
 Ore necessarie per realizzare una unità di prodotto «X»: 5 ore
 Capacità produttiva normale dell’impianto (pianificata): 4.000 ore annue;
 Capacità produttiva effettiva dell’impianto: 2.000 ore annue;
 Costi variabili indiretti da attribuire alle rimanenze: euro 100,00;
 Prodotti in giacenza: 50 unità.
Domande:
(a) primo quesito: si calcoli il valore delle rimanenze finali ottenuto come somma dei costi fissi
indiretti e dei costi variabili indiretti;
(b) secondo quesito: si simuli, confrontandone il valore con quello precedentemente ottenuto,
cosa sarebbe accaduto se la capacità produttiva effettiva fosse stata pari a 5.000 ore annue.
Ragioneria Internazionale/Principi contabili internazionali
11
Soluzione
Descrizione
(A) Capacità produttiva in termini di ore/macchina
«Normale»
«Effettiva» 1° Hp.
«Effettiva» 2° Hp.
2.000
5.000
5
5
5
800
400
1.000
(20.000/800=) 25
(20.000/400=) 50
(20.000/1.000=) 20
(100/400=) 0,25
-
(100/400=) 0,25
25,25
-
20,25
(a) per costi fissi indiretti
(25x50=) 1.250
-
(20,25x50=) 1.012,5
(b) per costi variabili indiretti
(0,25x50=) 12,5
-
(0,25x50=) 12,5
1.262,5
-
1.025
(B) Ore macchina per unità di prodotto
(C) Unità prodotte in funzione della capacità produttiva
(D) Costo di produzione su base unitaria
(a) per costi fissi indiretti (ammortamento)
(b) per costi variabili indiretti
Totale costo unitario di produzione
(E) Valore delle rimanenze finali
Totale valore delle rimanenze finali
Questa, invece, non rileva in quanto non si prende
in esame la minor capacità effettiva rispetto a
quella normale
12
Soluzioni da confrontare
Ragioneria Internazionale/Principi contabili internazionali
4.000
Prof. Gianluca Risaliti
Capacità produttiva dell’impianto
Una puntualizzazione in merito al concetto di «altri costi»
Costi di
immagazzinaggio
Rimanenze di beni
acquistati o prodotti in
attesa di essere inserite in
processi produttivi: NO
Rimanenze di beni
acquistati o prodotti per i
quali lo stoccaggio
costituisce una fase del
processo produttivo: SI
Rimanenze di prodotti
finiti : NO
Differenze di cambio
Costi esclusi
Lo Ias 2 rinvia allo Ias
23. Si possono
considerare solo gli
interessi finanziari
(espliciti) per le
rimanenze di beni che
richiedono un lungo
periodo di produzione
prima della vendita (es.:
prodotti invecchiati
quali vino, liquori,
formaggi, ecc.)
Le differenze di cambio
elementi di carattere
finanziario che non
influenzano il valore
delle rimanenze
Sono esclusi dalla
valutazione delle
rimanenze, in ogni caso
(par.16):
a) Gli sprechi anormali
di materiali, lavoro o
di altri costi di
produzione;
b) I costi di
magazzinaggio,
salvo quelli prima
individuati;
c) Le spese generali
amministrative;
d) I costi di vendita.
13
Ragioneria Internazionale/Principi contabili internazionali
Non devono essere
considerati se non sono
necessari nel processo
produttivo prima di un
successivo stadio di
produzione
Oneri finanziari
Prof. Gianluca Risaliti
Gli «altri costi» sono inclusi nel costo delle rimanenze solo nella misura in cui essi sono sostenuti
per portare le rimanenze nel luogo e nelle condizioni attuali (Ias 2, par. 15). In particolare:
Il particolare caso delle rimanenze del prestatore di servizi
Servizi riconducibili a
«prestazioni dell’impresa» (Ias 2)
Prof. Gianluca Risaliti
Nell’ambito dei soggetti definibili come «prestatori di servizi» gli Ias/Ifrs distinguono due diverse ipotesi:
Servizi riconducibili a
«lavori su ordinazione» (Ias 11)
Al termine dell’esercizio si
sono verificati i presupposti
per la rilevazione dei ricavi di
vendita secondo lo Ias 18
Ragioneria Internazionale/Principi contabili internazionali
Possono verificarsi due situazioni (Ias 2, par. 19)
Al termine dell’esercizio non si
sono verificati i presupposti
per la rilevazione dei ricavi di
vendita secondo lo Ias 18
Rimanenze finali a titolo di:
«prestazioni in corso»
(a) Costi del lavoro;
(b) Altri costi del personale direttamente impiegato
nella prestazione del servizio;
(c) Spese generali attribuibili alla prestazione del
servizio (diverse sempre dai costi generali
amministrativi e di vendita).
14
I metodi di attribuzione del «costo» ai beni in rimanenza
Prof. Gianluca Risaliti
Occorre distinguere due diverse tipologie di rimanenze:
Rimanenze di beni
«fungibili»
A questi beni è attribuito il
loro
Non potendosi attribuire il costo
specifico, è attribuito loro un
Costo specifico
Costo determinato in modo
convenzionale
Ossia:
(a) Il costo di acquisto o di
trasformazione; e
(b) Gli eventuali altri costi
sostenuti per portare le
rimanenze nel luogo e nelle
condizioni attuali
Ragioneria Internazionale/Principi contabili internazionali
Rimanenze di beni
«chiaramente individuabili»
(a) FIFO (First in, First out);
(b) Costo medio ponderato
continuo (per movimento);
(c) Costo medio ponderato di
periodo
15
Gli Ias/Ifrs non contemplano più
l’ipotesi, ammessa anni fa, del Lifo
Il metodo «First In First Out»
Prof. Gianluca Risaliti
L’assunto di base è che siano alienati (o immessi nel processo produttivo) per
primi i beni acquistati per primi (in regime di prezzi crescenti il magazzino è
valutato a valori attuali)
Esempio 3
L’azienda «A» opera nel campo della componentistica elettronica. Per la valutazione delle
rimanenze di materie prime adotta il metodo FIFO. Si riporta la scheda di magazzino del componente «xy» per
l’anno 2012 ove i carichi, gli scarichi e le rimanenze sono valorizzate sulla base del metodo FIFO.
Descrizione
Quantità
Costo unitario
Totale
Progressivo
01/01/12
Esistenze iniziali
8.000
100
800.000
800.000
10/01/12
Acquisto merce
4.000
102
408.000
1.208.000
12/01/12
Scarico merce
(1.000)
100
(100.000)
1.108.000
15/01/12
Acquisto merce
2.000
103
206.000
1.314.000
Scarico merce
(9.500)
(7.000)
(2.500)
di cui:
100
102
(700.000)
(255.000)
351.000
26/01/12
23/05/12
Acquisto merce
2.000
104
208.000
559.000
26/05/12
Scarico merce
(1.500)
102
(153.000)
414.000
Rimanenze finali
4.000
2.000
2.000
di cui:
103
104
206.000
208.000
31/12/12
Ragioneria Internazionale/Principi contabili internazionali
Data
16
Il metodo del costo medio ponderato «continuo»
Prof. Gianluca Risaliti
L’assunto di base è che le unità di un bene acquistato o prodotto a date
diverse e a differenti costi si considerano facenti parte di un insieme in cui i
singoli acquisti o le singole produzioni non siamo più identificabili
Esempio 4
Si riporta la scheda di magazzino dell’azienda «A» di cui al precedente esempio sviluppata
secondo il metodo del CMP continuo.
Descrizione
Quantità
Costo
unitario
01/01/12
Esistenze iniziali
8.000
100
10/01/12
Primo carico
4.000
102
Progressivo
12.000
Scarico merce
(1.000)
Progressivo
11.000
Secondo carico
2.000
Progressivo
13.000
Scarico merce
(9.500)
Progressivo
3.500
Terzo carico
2.000
Progressivo
5.500
26/05/12
Scarico merce
(1.500)
102,10
31/12/12
Rimanenze finali
4.000
102,10
12/01/12
15/01/12
26/01/12
23/05/12
Costo medio
ponderato
100
100,67
100,67
Totale
Progressivo
800.000
800.000
408.000
1.208.000
(=1.208.000/12.000)
(100.670)
100,67
103
101,03
104
561.545
(=561.545/5.500)
(153.150)
102,10
353.545
(=353.545/3.500)
208.000
102,10
1.313.330
(=1.313.330/13.000)
(959.785)
101,01
1.107.330
(=1.107.330/11.000)
206.000
101,03
Ragioneria Internazionale/Principi contabili internazionali
Data
408.935
17
408.935
Il metodo del costo medio ponderato «di periodo»
Prof. Gianluca Risaliti
L’assunto di base è che le il costo medio ponderato è calcolato, non in modo
continuo, ma sulla base degli acquisti di un certo intervallo temporale
Esempio 4
Si riporta la scheda di magazzino dell’azienda «A» di cui ai precedenti esempi sviluppata secondo
il metodo del CMP di periodo.
Data
Descrizione
Quantità
Costo
unitario
Costo medio
ponderato
Esistenze iniziali
8.000
100
10/01/12
Primo carico
4.000
15/01/12
Secondo carico
2.000
Totali gennaio
14.000
Prelievi gennaio
(10.500)
31/01/12
Rimanenze finali
3.500
101
353.500
01/05/12
Esistenze iniziali
3.500
101
353.500
23/05/12
Carico merce
2.000
Progressivo
5.500
26/05/12
Scarico merce
(1.500)
31/05/12
Rimanenze finali
4.000
102,09
408.365
01/06/12
Esistenze iniziali
4.000
102,09
408.365
31/12/12
Rimanenze finali
4.000
102,09
408.365
Progressivo
800.000
800.000
102
408.000
1.208.000
103
206.000
1.414.000
101
101
208.000
102,09
102,09
102,09
(=1.414.000/14.000)
(1.060.500)
104
Ragioneria Internazionale/Principi contabili internazionali
01/01/12
Nei mesi da febbraio ad aprile e da giugno
a dicembre non ci sono movimentazioni
100
Totale
353.500
561.500
(=561.500/5.500)
(153.135)
408.365
18
Metodi alternativi di determinazione del costo delle rimanenze
Valutazione in base
al «prezzo al
dettaglio»
Valutazione di
«produzioni
congiunte»
 Aziende che ai fini del controllo di gestione adottano i costi standard possono
utilizzare questi costi per la valutazione delle rimanenze;
 Il metodo può essere adottato a condizione che approssimi il costo effettivo;
 È necessario sottoporre i costi standard a regolari revisioni.
 Utilizzato nell’ambito del commercio al minuto per valutare rimanenze di grandi
quantità di beni soggette a un rapido rigiro e per le quali non sono applicabili altri
metodi;
 Le merci sono raggruppate in categorie omogenee con margini (di guadagno) simili;
 La valutazione delle rimanenze è fatta scorporando dal prezzo della categoria
omogenea individuata una percentuale media di margine lordo;
 Il metodo non deve portare a risultati sostanzialmente diversi da quelli che si
avrebbero con altri metodi.
 Può accadere che il processo produttivo porti all’ottenimento congiunto, almeno fino
a una certa fase, di diversi prodotti (ad esempio, nel settore petrolifero, della concia
delle pelli, della preparazione di pietanze precotte, ecc.) con impossibilità di
determinare puntualmente il costo di ognuno di essi;
 I costi di produzione devono essere stimati con un criterio razionale e uniforme, ad
esempio ripartendo i costi complessivi di produzione in base al valore di vendita; 19
 Quando il processo produttivo porti, invece, alla produzione (congiuntamente) di un
prodotto principale e di uno o più sottoprodotti, questi ultimi devono essere valutati
al loro valore di netto realizzo, da portare in detrazione del costi del bene principale.
Ragioneria Internazionale/Principi contabili internazionali
Valutazione in base a
«costi standard»
Prof. Gianluca Risaliti
Lo Ias 2 prevede la possibilità di valutare le rimanenze con metodi alternativi che
pur non consentendo di determinare il costo così come finora considerato, ne
rappresentano, però, un accettabile approssimazione. Si tratta di tre casi:
Il valore netto di realizzo: quando si applica
Costo
Valore netto
di realizzo
Ragioneria Internazionale/Principi contabili internazionali
Ciò può accadere:
minore tra
Prof. Gianluca Risaliti
Principio
generale:
Si utilizza quando il costo attribuito
con le altre tecniche non è più
recuperabile
(a) quando le merci in rimanenza sono danneggiate o obsolete;
(b) quando i loro prezzi di vendita sono diminuiti;
(c) quando i costi stimati di completamento o per sostenere la vendita sono aumentati;
(d) quando una diminuzione nel prezzo dei materiali indica che il costo dei prodotti finiti è superiore al
valore netto di realizzo.
20
Il valore netto di realizzo: significato
Prof. Gianluca Risaliti
Il valore netto di realizzo è:
«È il prezzo di vendita stimato nel normale svolgimento dell’attività al netto
dei costi di completamento nonché di quelli stimati necessari per realizzare la
vendita» (par. 6)
Il fair value è il «prezzo che si percepirebbe
per la vendita di un’attività ovvero che si
pagherebbe per il trasferimento di una
passività in una regolare operazione tra
operatori di mercato alla data dI
valutazione (Ifrs 13)»
Ragioneria Internazionale/Principi contabili internazionali
Precisazione
Il valore netto di realizzo è un valore
specifico per l’azienda;
Il fair value NO
Il valore netto di realizzo delle
rimanenze può quindi anche non
essere uguale al fair value al netto dei
costi di vendita
21
Una più precisa individuazione del valore netto di realizzo
Materie prime,
sussidiarie,
semilavorati
d’acquisto esterno
Valore netto
di realizzo
Eccezioni
Prezzo di vendita
Prezzo di vendita
rettificato
(il prezzo al quale in
normali condizioni di
gestione il bene può
essere acquistato)
(il prezzo al quale in
normali condizioni di
mercato e in ipotesi di
«funzionamento» il
bene può essere
venduto)
Quando il costo di
sostituzione di materie
prime e semilavorati di
acquisto di non può
essere recuperato
tramite la vendita del
prodotto finito in cui
saranno inseriti, si
dovrà assumere il valore
di presumibile realizzo
Quando, il costo di
sostituzione di materie
prime e semilavorati di
acquisto è inferiore al
costo storico, ma
attraverso il realizzo dei
prodotti finiti si può
recuperare il costo , non
di seve procedere alla
svalutazione
(il prezzo di vendita in
questo caso deve essere
diminuito dei costi di
completamento e delle
spese dirette di
vendita)
Quando materie prime e
semilavorati di acquisto
sono divenuti obsoleti o
hanno una basso indice
di rotazione (e quindi
non si procederà al
rinnovo delle giacenze),
si dovrà assumere il22
valore di presumibile
realizzo e non il costo di
sostituzione
Ragioneria Internazionale/Principi contabili internazionali
Costo di sostituzione
Merci e
prodotti finiti
Semilavorati di
produzione interna e
prodotti in corso di
lavorazione
Prof. Gianluca Risaliti
Il valore netto di realizzo da considerare è diverso a seconda che i beni non abbiano ancora iniziato il
processo di trasformazione, che tale processo sia in corso o che sia concluso.
Esempi
Prof. Gianluca Risaliti
Esempio 5
Caso di non svalutazione sulla base di informazione più attendibili al momento della valutazione:
Un prodotto finito è contabilizzato al 31.12.2012 al costo di 1.000. Il bene è da tempo invenduto, andrebbe quindi
svalutato. Ma in data 20.02.2013 il bene è venduto a 1.000. In sede di bilancio non si procede quindi alla
svalutazione.
Ragioneria Internazionale/Principi contabili internazionali
Ciò in quanto, In ogni caso:
•
le stime devono basarsi sulle conoscenze più attendibili al momento in cui è
eseguita la valutazione delle rimanenze;
•
si deve far riferimento a oscillazioni di prezzi e di costi intervenute dopo la
chiusura dell’esercizio bilancio, nella misura in cui confermano una situazione
esistente alla data di chiusura del bilancio
Esempio 6
Non svalutazione di beni incorporati in prodotti finiti sulla base del fatto che il prezzo di vendita
del prodotto finito consente, comunque, il recupero integrale del costo di produzione dello stesso:
Costo storico di acquisto di una materia prima: 1.000; costo di sostituzione: 900.
Costo di acquisto
Costo materia prima
1.000
Oneri di produzione
450
Costo di produzione
1.450
Valore netto realizzo prodotto finito
Costo di sostituzione
900
450
1.350
1.500
1.500
Poiché il valore di realizzo del prodotto finito consente di recuperare il costo della materia più gli oneri stimati di
trasformazione, non si procede alla svalutazione.
23
Esempi
Prof. Gianluca Risaliti
Esempio 7
Confronto di diverse ipotesi in relazione a possibile svalutazione di prodotti finiti:
Un bene in rimanenza al 31.12.2012 presenta la seguente scheda di costo unitario di produzione:
Costo di produzione
100,00
Costi di vendita e distribuzione
30,00
Si individui, se del caso, l’ammontare della svalutazione nelle diverse ipotesi in cui il valore di mercato del bene sia
pari a euro 110, 90 e 135 euro.
Costo di produzione (A)
Seconda ipotesi
Terza ipotesi
100
100
100
80 (=110-30)
60 (=90-30)
105 (=135-30)
Differenza (A-B)
20
40
(5)
Svalutazione
20
40
-
Valore di mercato (B)
Ragioneria Internazionale/Principi contabili internazionali
Prima ipotesi
24
Come si procede alla svalutazione
Prof. Gianluca Risaliti
Principio fondamentale:
La svalutazione deve essere operata, agendo voce per voce
Ragioneria Internazionale/Principi contabili internazionali
eccezione
Ciò al fine di evitare inaccettabili
compensazioni tra diverse categorie di
rimanenze
In alcuni casi si può però procedere a raggruppamenti nel caso di voci di
magazzino relative alla stessa linea di prodotti:
 che hanno funzioni o destinazione simili;
 che vengono prodotte o commercializzate nella stessa area geografica e
per le quali non è possibile una valutazione distinta.
Ma non si può svalutare le rimanenze sulla base di una mera
classificazione di magazzino (ad esempio tutte le rimanenze che
appartengono ad un settore geografico)
25
Imputazione a conto economico della svalutazione e ripristino di valore
Prof. Gianluca Risaliti
Rilevazione svalutazione a conto economico
La svalutazione va rilevata come costo
nell’esercizio di competenza
Ragioneria Internazionale/Principi contabili internazionali
Come minor valore
delle rimanenze finali
Come accantonamento
a uno specifico fondo
La voce svalutata diventa la base per le nuove
valutazioni successive
Quando le condizioni vengono meno, la svalutazione deve essere eliminata ed il
valore ripristinato, con accredito a conto economico
Rilevazione del ripristino di valore a conto economico
Con iscrizione di un
maggior valore delle
rimanenze finali
Come eliminazione del
fondo prima costituito
26
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