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Diapositiva 1 - CISL Piemonte
LEGGE REGIONALE n. 18/2007 “Norme per la programmazione socio-sanitaria e il riassetto del servizio sanitario regionale” e PIANO SOCIOSANITARIO 2007 – 2010 IL SINDACALISTA Cosa deve sapere Cosa deve fare Dipartimento Politiche sociali e sanitarie I principi di riferimento (D.L.gs 502/1992 e L.R. 1/2004 ) Centralità della salute La centralità del cittadino Coinvolgimento degli Enti locali, del Sindacato, del 3° settore, dei cittadini Importanza dell’informazione Prevenzione Integrazione socio-sanitaria Qualità, appropriatezza ed efficacia del sistema Salute come potenzialità di sviluppo Etica della responsabilità (Welfare della comunità) 2 I principi di riferimento (D.L.gs 502/1992 e L.R. 1/2004 ) Garantire la scelta fiduciaria del cittadino Garantire una rete di risposte sul territorio Garantire la reale presa in carico Garantire i livelli assistenziali nazionali e quelli aggiuntivi regionali Assistenza sanitaria di base - dalla nascita del problema alla sua completa soluzione - notturna e festiva Continuità assistenziale Gratuità totale (esenti ai ticket) o limitata compartecipazione 3 Come realizzare questi principi? Occorre reimpostare il modello ospedaliero puntando su strutture non molto grandi, ad elevata specializzazione, luogo di intervento per patologie acute Il territorio deve offrire tutte le risposte ambulatoriali o residenziali, sanitarie, socioassistenziali ed integrate alternative e/o successive al ricovero ospedaliero Al domicilio bisogna garantire le risposte a chi non può autonomamente recarsi agli ambulatori 4 Livelli di assistenza integrati 5 Le sedi decisionali: le nuove AASSLL TO1 (ASL 1 + ASL 2 ); TO2 (ASL 3 + ASL 4); TO3 (ASL 5 + ASL 10 – Rivoli e Pinerolo); TO4 (ASL 6 + ASL 7 + ASL 9 - Cirié, Chivasso e Ivrea); TO5 (ASL 8 - Chieri); VERCELLI; BIELLA; NOVARA; Verbano Cusio Ossola; CN1 (ASL 15 + ASL 16 + ASL 17 - Cuneo, Mondovì e Savigliano); CN2 (ASL 18 – Alba e Brà); ASTI; AL (ASL 20 + ASL 21 + ASL 22 - Alessandria, Casale e Novi) 6 Le altre sedi decisionali I Distretti, di norma con un bacino di utenti superiore a 70.000 abitanti, salvo specificità territoriali (Questo limite potrà non essere osservato nel caso di zone che presentino una densità di popolazione inferiore ai 150 o superiore ai 500 abitanti per chilometro quadrato, oppure in presenza di almeno due dei seguenti requisiti, laddove il distretto includa comunque una popolazione minima di 20 mila abitanti: a) elevata presenza di Comuni con dimensioni demografiche molto ridotte (meno di 1.000 abitanti); b) discontinuità territoriale con difficoltà di collegamento e di accesso ai servizi di assistenza primaria alla persona; c) coincidenza dell’ambito territoriale con una o più comunità montane; d) coincidenza dell’ambito territoriale con una precedente Ussl) I Gruppi di cure primarie, che dovrebbero servire un bacino di utenza tra 10.000 e 15.000 abitanti Le Aziende Ospedaliere Le aziende ospedaliero-universitarie («San Giovanni Battista» di Torino, «San Luigi» di Orbassano e «Maggiore della carità» di Novara) Area di coordinamento sovrazonale, per servizi amministrativi, logistici, tecnico-economali e di supporto 7 Le decisioni seguono i percorsi di programmazione Programmazione partecipata e razionale, costruita sulla base dei dati epidemiologici, dell’analisi del bisogno, della domanda di salute, dell’ambiente,… Non solo modulazione dell’offerta di servizi (divieti , autorizzazioni, …) ma governo partecipato I livelli della programmazione sono quelli regionale e locale (di azienda e di distretto) 8 Chi partecipa alla programmazione (articolo 10, comma 1) Nel processo di programmazione socio-sanitaria in ambito regionale e locale, accanto ai competenti livelli istituzionali, è prevista la partecipazione degli utenti, delle organizzazioni sindacali, delle organizzazioni di volontariato, delle associazioni di tutela e di promozione sociale, della cooperazione sociale e degli altri soggetti del terzo settore, avvalendosi del contributo tecnico degli operatori, delle associazioni professionali e delle società scientifiche accreditate la Giunta regionale istituisce e disciplina un'apposita conferenza degli organismi di rappresentanza degli utenti, del terzo settore e dell'imprenditorialità sociale in ogni azienda sanitaria 9 Strumenti della programmazione socio-sanitaria a livello locale i profili e piani di salute (PEPS) i piani attuativi delle aziende sanitarie locali i piani attuativi delle aziende ospedaliere i piani di zona di cui all’articolo 17 della L.R. 8 gennaio 2004, n.1 (Norme per la realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e servizi sociali e riordino della legislazione di riferimento). 10 i Profili E Piani di Salute è compito del PEPS definire gli obiettivi prioritari di salute e benessere a livello distrettuale e gli indirizzi per orientare le politiche del territorio, tenendo conto dei PdZ; identificare tutti i soggetti coinvolti, i rispettivi ruoli e i contributi specifici; attivare gli strumenti di valutazione del raggiungimento degli obiettivi ha la durata del pssr e si attua attraverso programmi operativi annuali Il Comitato dei sindaci di distretto, sentiti i soggetti interessati e previa concertazione con i soggetti di cui all' articolo 10, comma 1, predispone il PEPS e lo approva a maggioranza 11 I piani attuativi delle aziende sanitarie locali e di quelle ospedaliere Il piano attuativo locale è lo strumento (coerente con gli indirizzi regionali e delle Conferenze dei sindaci) con il quale le ASL e le ASO programmano le attività da svolgere recependo quanto previsto dai PEPS e dai PdZ; il piano attuativo ha la durata del pssr e può prevedere aggiornamenti annuali La Conferenza dei sindaci determina gli indirizzi e definisce i criteri per la elaborazione del piano attuativo Il direttore generale dell'ASL/ASO, previo confronto con i soggetti di cui all'articolo 10, adotta il piano e lo trasmette alla Conferenza dei sindaci, per acquisirne il parere. Successivamente trasmette il piano approvato alla Giunta regionale che, entro quaranta giorni, ne verifica la conformità alla programmazione socio-sanitaria regionale Il piano attuativo si realizza attraverso programmi annuali di attività articolati per distretti Il direttore generale dell'ASL adotta il programma annuale di attività entro l'anno precedente a quello di riferimento 12 Il Piano di Zona ● Il Piano di Zona, PdZ, è lo strumento fondamentale attraverso il quale i Comuni, con il concorso di tutti soggetti attivi nella progettazione, possono disegnare il sistema integrato di interventi e servizi sociali con riferimento agli obiettivi strategici, agli strumenti realizzativi e alle risorse da attivare ● il compito è, a livello territoriale di organizzare soggetti diversi, con interessi specifici rispetto alla posta in gioco, che intervengono sui bisogni e sulla domanda sociale per la costruzione di una politica integrata “di comunità” 13 Il Piano di Zona Il P.d.Z. è volto: alla conoscenza ed analisi dei bisogni della popolazione; all’individuazione, qualificazione e quantificazione delle risorse pubbliche, del terzo settore e private, disponibili ed attivabili; alla definizione degli obiettivi strategici e delle priorità cui finalizzare le risorse disponibili; alla strutturazione dei servizi e la scelta della tipologia delle prestazioni; a definire le modalità di concertazione e di raccordo per la programmazione e l’erogazione dei servizi e delle prestazioni fra tutti i soggetti coinvolti; a esplicitare i rapporti organizzativi ed economico-finanziari fra i diversi soggetti; ad identificare i percorsi per l’attività’ di formazione di base, la riqualificazione e la formazione permanente per gli operatori dei servizi sociali; ad individuare la collocazione fisica dei servizi, la composizione e le funzioni delle equipes pluriprofessionali relative ai singoli progetti-obiettivo; a dichiarare i criteri di qualità delle prestazioni, le modalità di approvazione congiunta dei progetti individualizzati, le facilitazioni all’accesso da parte dei cittadini e ogni altro elemento ritenuto necessario ad elevare la qualità dei servizi e delle prestazioni erogate; alla definizione del sistema di monitoraggio e verifica. 14 Le funzioni del Distretto governare la domanda di servizi attraverso la valutazione dei bisogni socio-sanitari della comunità per definire le caratteristiche qualitative e quantitative dei servizi necessari; assicurare l'appropriato svolgimento dei percorsi assistenziali affidati ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta, nonché ai servizi direttamente gestiti dall'azienda sanitaria; promuovere iniziative di corretta comunicazione ed informazione ai cittadini; garantire equità di accesso, tempestività, appropriatezza e continuità dell'assistenza e delle cure per la popolazione di riferimento; assicurare il coordinamento fra le attività territoriali di prevenzione e quelle ospedaliere; valutare l'efficacia degli interventi. La definizione degli ambiti territoriali distrettuali spetta al direttore generale, d'intesa con la Conferenza dei sindaci 15 Articolazione territoriale degli enti gestori dei servizi socioassistenziali La coincidenza fra gli ambiti territoriali dei distretti e quelli degli enti gestori dei servizi socio-assistenziali (Consorzi) costituisce la forma idonea per la gestione ottimale delle funzioni socio-sanitarie e rappresenta l'obiettivo di piano da raggiungere La Regione promuove ed incentiva, anche finanziariamente, il raggiungimento di tale coincidenza, a seguito di presentazione da parte del Comitato dei sindaci di apposita proposta, entro la primavera del 2009 16 Gli organismi degli Enti Locali La Conferenza permanente per la programmazione socio-sanitaria (alla quale partecipa anche il Sindacato) La Conferenza dei sindaci di ASL e Conferenze dei presidenti di circoscrizione per la Città di Torino Il Comitato dei sindaci di distretto 17 Aree di coordinamento sovrazonale Le funzioni che possono essere svolte a livello sovrazonale, improntate al conseguimento del miglior livello di efficacia ed efficienza, sono quelle relative all'approvvigionamento di beni e servizi, alla gestione dei magazzini, alla logistica, alla gestione delle reti informative e all'organizzazione dei centri di prenotazione La Giunta regionale individua altresì, sulla base di analisi epidemiologiche che evidenzino situazioni a forte valenza territoriale, le funzioni sanitarie da espletarsi a livello di area Le aree sono: AREA FUNZIONALE SOVRAZONALE di TORINO AREA FUNZIONALE SOVRAZONALE 2 del PIEMONTE NORD (ha come riferimento sovrazonale l’ASO di Novara) AREA FUNZIONALE SOVRAZONALE 3 di CUNEO (ha come riferimento sovrazonale l’ASO di Cuneo) AREA FUNZIONALE SOVRAZONALE 4 di ALESSANDRIA-ASTI (ha come riferimento sovrazonale l’ASO di Alessandria) 18 I PERCORSI DEL CITTADINO La medicina di base I Servizi sanitari di cure non primarie I sistemi di valutazione multiprofessionali Il Distretto e lo sportello socio-sanitario L’Ospedale Forme di medicina associata Il sistema delle cure primarie Le Case della salute Servizi ad accesso diretto I Parchi della salute La rete ospedaliera del Piemonte Aree di coordinamento sovra zonale Il dopo Ospedale L’attività di post acuzie 19