Comments
Transcript
L`inizio del declino dei de Sacco di Mesolcina - E
L'inizio del declino dei de Sacco di Mesolcina Autor(en): Santi, Cesare Objekttyp: Article Zeitschrift: Quaderni grigionitaliani Band (Jahr): 73 (2004) Heft 2 PDF erstellt am: 06.07.2016 Persistenter Link: http://dx.doi.org/10.5169/seals-55725 Nutzungsbedingungen Die ETH-Bibliothek ist Anbieterin der digitalisierten Zeitschriften. Sie besitzt keine Urheberrechte an den Inhalten der Zeitschriften. Die Rechte liegen in der Regel bei den Herausgebern. Die auf der Plattform e-periodica veröffentlichten Dokumente stehen für nicht-kommerzielle Zwecke in Lehre und Forschung sowie für die private Nutzung frei zur Verfügung. Einzelne Dateien oder Ausdrucke aus diesem Angebot können zusammen mit diesen Nutzungsbedingungen und den korrekten Herkunftsbezeichnungen weitergegeben werden. Das Veröffentlichen von Bildern in Print- und Online-Publikationen ist nur mit vorheriger Genehmigung der Rechteinhaber erlaubt. Die systematische Speicherung von Teilen des elektronischen Angebots auf anderen Servern bedarf ebenfalls des schriftlichen Einverständnisses der Rechteinhaber. Haftungsausschluss Alle Angaben erfolgen ohne Gewähr für Vollständigkeit oder Richtigkeit. Es wird keine Haftung übernommen für Schäden durch die Verwendung von Informationen aus diesem Online-Angebot oder durch das Fehlen von Informationen. Dies gilt auch für Inhalte Dritter, die über dieses Angebot zugänglich sind. Ein Dienst der ETH-Bibliothek ETH Zürich, Rämistrasse 101, 8092 Zürich, Schweiz, www.library.ethz.ch http://www.e-periodica.ch STUDI E RICERCHE CESARE SANTI L'inizio del declino dei de Sacco di Mesolcina del castello di Mesocco, che per almeno quattro secoli tenne la Signoria di Mesolcina, ha influenzato non solo la storia di questa regione, ma anche quella di altre zone del Grigioni, dove aveva ampi possedimenti, nonche il vicino contado di Bellinzona. Ai de Sacco e dovuta anche Timmigrazione dei Walser dcdla Val Formazza, dapprima in Valdireno e poi in altre zone come la Prettigovia e il Vorarlberg. In questo articolo si riassumono le cause che segnarono fin dal primo Quattrocento il declino di que¬ sta potente e nobile schiatta. Im, nobile famiglia dei de Sacco Va storia della Mesolcina e strettamente legata per almeno quattro secoli a quella della nobile famiglia dei de Sacco del castello di Mesocco. Fino dai secoli XII/XIII questa stir¬ pe aveva la Signoria di Mesolcina e possedimenti oltre il San Bernardino. Ciö e dimostra¬ to dal documento del 1274 con cui il Signore di Mesolcina Alberto de Sacco, del castello di Mesocco, figlio di altro Alberto, accettava il giuramento di fedeltä e vassallaggio dei fratelli Giacomo e Uberto di Val Formazza che si erano insediati in territori di Valdireno di proprietä dei de Sacco e che furono i primi Walser venuti nella Rezia1. Ma giä un sessantennio prima i de Sacco avevano dimostrato la loro potenza con Pistituzione del Capitolo dei santi Giovanni e Vittore di Mesolcina che, con la prebenda garantita a 5 Canonici e a un Prevosto su beni dei de Sacco, permetteva di avere in Mesolcina e Val¬ direno il servizio ecclesiastico continuo, a scadenze regolari2. In seguito, con opportuni matrimoni i de Sacco acquisirono altri importanti possedimenti. Gaspare de Sacco si spo¬ sö con Elisabetta di Räzüns, nipote ed erede di Walter di Belmont, che gli portö in dote ereditaria buona parte dei vasti possedimenti dei Belmont: Flims, Fidaz, Gruob (Foppa), Lugnez (Lunganezza), Valsertal (Val San Pietro) e Wartau. Giovanni de Sacco figlio del precitato Gaspare si sposö con Caterina di Werdenberg che, come erede degli ultimi con¬ ti di Toggenburgo, gli portö in dote ereditaria la Prettigovia, Davos, Beifort, Schanfigg, Churwalden e Strausberg3. Ma non furono solo i matrimoni con donne dell'interno della Rezia che incrementarono la potenza e importanza dei de Sacco. Alberto de Sacco si sposö 1 2 3 Archivio di Stato di Milano, Fondo TAN, cartella 23, documento n. 6 del 24 luglio 1274, edito in BUB (Bündner Urkundenbuch) vol. III, n. 1221. Archivio comunale di San Vittore, doc. n. 1 del 28 aprile 1219, Atto di fondazione del Capitolo della Collegiata di San Vittore. HBLS (Historisch-Biographisches Lexikon der Schweiz) vol. VI, Neuchätel 1931. 150 «Quaderni grigionitaliani» LXXIII, 2 (aprile 2004), pp. 160-184. STUDI E RICERCHE con Caterina Pusteria figlia di Balzarino della nobile famiglia milanese che era molto vicina ai Visconti duchi di Milano; Gaspare de Sacco del castello di Norantola si ammogliö con Antonia figlia di Gentile Visconti di Milano, Margherita de Sacco figlia di Enrico andö sposa al conte Annibale de Balbiano Signore di Chiavenna e della Val San Giaco¬ mo. I de Sacco consolidarono il loro potere anche con opportune alleanze e conquiste. Giä nel 1242 Enrico de Sacco, alleatosi con Simone de Orello di Locarno, conquistö e si impadroni di Bellinzona. Ma poi Bellinzona venne tolta ai de Sacco nel 1249. Alberto de Sacco nel 1395 fece Lega con Ulrich Brun di Räzüns, l'abate Giovanni di Disentis e poi col conte Giovanni di Werdenberg, nel 1399 a Ilanz si alleö col conte Rodolfo ed Enrico di Werdenberg, l'abate di Disentis e i Signori di Räzüns, mentre il 24.5.1400, coi suoi fratelli Giovanni e Donato e le loro genti di Gruob, Lunganezza e Valdireno si alleö con Glarona. £ noto poi che Giovanni de Sacco nel 1424, con tutte le sue genti, eccettuate quelle di Mesolcina, giuro a Truns la fondazione della Lega Grigia. II culmine della potenza dei de Sacco avvenne all'inizio del Quattrocento, quando, approfittando dello sfacelo del ducato di Milano, dopo la morte di Gian Galeazzo Viscon¬ ti, Alberto de Sacco nel 1403 occupö il contado di Bellinzona, la Valle di Blenio e la zona del Monte Dongo che scende fino al Lago di Como. Ma presto nacquero delle ostilitä con i Confederati di Uri e di Unterwaiden, che giä avevano occupato la Leventina e che obbligarono i de Sacco a tenere loro aperta la cittä di Bellinzona. Poi le cose peggiorarono e i de Sacco cedettero Bellinzona ai detti Confederati nel 1419 per la somma di 2000 fiorini. Alberto de Sacco mori assassinato nella torre Fiorenzana di Grono nel 1406 e gli suc¬ cesse nella Signoria il fratello Giovanni. Nel 1413 l'Imperatore Sigismondo di Lussemburgo elevö alla dignitä di conti i due fratelli Giovanni e Donato de Sacco. La famiglia de Sacco Ricostruire con esattezza la genealogia dei primi antecessori dei de Sacco non e cosa facile, anche perche la documentazione conservata non e molta. II Meyer indica che un figlio di Alcherio de Torre, Alberto, sposö una de Sacco del castello di Mesocco, assumendone il cognome e divenendo quindi Signore di Mesolcina4. Egli si basa, oltre che su documenti di archivio, anche sugli studi precedenti in particolare quello del von Liebe¬ nau5. La Hofer-Wild nella sua dissertazione di dottorato contesta alcune affermazioni del von Liebenau6. A mano di documenti rinvenuti ulteriormente sono confutabili alcune af¬ fermazioni, sia del von Liebenau, sia del Meyer nonche della Hofer-Wild. Resta il fatto acquisito e documentato che il 28 aprile 1219 il Signore Enrico de Sacco del castello di Mesocco, per rimedio dell'anima sua e dei suoi antecessori, tra cui suo padre Alberto, allora giä defunto, istitui il Capitolo dei Santi Giovanni e Vittore di MesolKarl Meyer, Blenio e Leventina da Barbarossa a Enrico VII, Bellinzona 1977, traduzione in italiano di Blenio und Leventina von Barbarossa bis Heinrich VII, Lucerna 1911. Theodor von Liebenau, / Sax Signori e Conti di Mesocco, in BSSI (Bollettino Storico della Svizzera Italia¬ na) 1888-1890. Gertrud Hofer-Wild, Herrschaft und Hoheitsrechte der Sax im Misox, Poschiavo 1949. 161 STUDI E RICERCHE /' nr & m -A f^Ctr > Mi ^fDTtif^öfrAToulfiniiVffna fcrtfl fjfc»*' X \ itf -?^r*'*5 1 mxsfM. RI —-ra Stemma sulla tomba del conte Giovanni de Sacco, morto nel 1427, nella chiesa di Castrisch. cina. Dopo Alberto e suo figlio Enrico la documentazione si fa piü presente per cui si arriva nella seconda metä del Duecento al famoso Alberto de Sacco Signore di Mesolcina, abitante nel castello di Mesocco e che nel 1274 accetto il giuramento di fedeltä dei primi Walser giunti nella Rezia. E tutti gli alberi genealogici conservati dei de Sacco partono da questo Alberto7. Dai documenti risulta che i de Sacco erano una famiglia molto numerosa che com¬ prendeva, oltre al ramo dei Signori di Mesolcina abitanti nel castello di Mesocco, anche altri tralci con loro imparentati: quello del castello di Norantola, quello della torre Fio¬ renzana di Grono, quello del Palazzo di Roveredo. Inoltre ci sono tutti i discendenti de Sacco naturali, ossia non nati da legittimo matrimonio e costoro non sono mai stati consi¬ derati dagli studiosi, ma pure hanno la loro importanza storica. Essere figli naturali nel Medio Evo era cosa normale e riconosciuta; esserlo dei nobili de Sacco comportava anche dei vantaggi, anche se non presupponeva la successione ereditaria8. 7 8 Archivio di Stato Coira, Genealogia Nobilium Dominorum de Sacco olim Comitum Vallis Misolcine ab Anno Christi MCCLXXII usque ad haec nostra tempora ad annum ejusdem 1636, segnatura A l/3a Nr. 35; Archivio privato Grono, Schema genealogicum Nobilium Dominorum de Sacco Vallis Misaucinae, a tempo¬ re fundatae ibidem Ecclesiae Collegiatae Sancti Joannis et Victoris, id est ab anno 1219 progenitorum, qui ab immemorabili usque ad Annum 1548, etiam Domini in dieta Valle fuerunt; Primum Anno 1272 Coeptum, dein Annis 1636 et 1740 ac postremo 1815, renovatum atque continuatum ex chartis seu Testimonijs publicis Notariorum manu aut foederis vel Magistratus palrij Sigillo et auctoritate munitus deseeptum atque in hanc formam redactum. Per esempio Simone de Sacco, Signore di Mesolcina, citato negli anni 1280-1325, ebbe solo dei figli na¬ turali, per cui la successione nella Signoria spettö a suo nipote Alberto, figlio legittimo di suo fratello minore Enrico detto Piceno. Ma uno dei figli di Simone, Alberto, pote studiare e divenne pubblicö notaio in Mesolcina, attivo negli anni 1343-1346. 162 STUDI E RICERCHE II ramo dei Signori di Mesolcina, dimoranti nel castello di Mesocco, continuo fino al conte Giovanni Pietro che nel 1479 ricevette dal padre conte Enrico, la Signoria di Me¬ solcina, ma che poi la vendette giä nel 1480 al condottiero milanese Gian Giacomo Tri¬ vulzio. II conte Enrico mori poi a Coira nel 1488, mentre suo figlio conte Giovanni Pietro mori nel 1540, dopo una vita travagliata in cui dilapidö anche gli altri suoi possedimenti al di lä del San Bernardino. II ramo del castello di Norantola si era giä separato da quello del castello di Mesocco almeno dal 1286 con Giovanni Enrico e poi, tramite parentela passö nuovamente ad un ramo dei de Sacco del castello di Mesocco. Nei primi decenni del Cinquecento discen¬ denti dei de Sacco del castello di Norantola vivevano ancora in Mesolcina e dal castello si erano trasferiti a Cama. In seguito risulta che si trasferirono nella Surselva e se n'e persa la traccia9. II ramo della Torre Fiorenzana di Grono vi e giä documentato in loco nell'anno 1300 e si e estinto nel 1923 con la morte a Milano dell'ultimo discendente, Carlo10. Si noti che la Torre Fiorenzana era la dimora di abitazione di questo tralcio11. II ramo del Palazzo di Roveredo che ebbe origine da Melchiorre de Sacco, fratello del Signore di Valle Gaspare del castello di Mesocco, che si era sposato con Clarastella de Sacco figlia di Raimondo del castello di Norantola, si e estinto alla fine del Seicento con la morte dell'ultimo rappresentante maschio, Giovanni Antonio12. Un ulteriore ramo proveniente dal castello di Norantola, dimorava giä alla fine del Trecento nella Torre di Paia a San Vittore. E qui giova ricordare che praticamente tutto il territorio della frazione di San Vittore detta Monticello apparteneva ai de Sacco, come risulta da una copiosa documentazione riguardanti i cosiddetti livelli di Monticello13. Poi il ramo di tutti i discendenti naturali de Sacco. Si tratta di un tralcio suddiviso in molte entitä sparse in tutta la Val Mesolcina, ma particolarmente a Mesocco. Nei docu¬ menti questi de Sacco sono correntemente menzionati come naturali de Sacco e grazie al fatto che non erano legittimi de Sacco, avevano il diritto di accedere a tutte le cariche pubbliche vallerane14. E cosi si trovano parecchi di questi naturali de Sacco che rivestirono l'importante carica di Vicario della giurisdizione di Mesocco e di Roveredo, oppure di Giudici nel Tribunale di Valle. Parecchi di questi naturali de Sacco avevano anche dei soprannomi che poi divennero dei cognomi definitivi di alcune famiglie mesolcinesi. Cito i casi dei Broggi di Roveredo Francesco de Sacco, figlio del fu Antonio Gaspare del castello di Norantola e di Antonia Visconti, nel 1506 abitava ancora a Cama, ma nel 1509 figura giä residente a Monasterio de Cruala, ossia a Disentis. Ufficio di Stato civile di Grono. Oggi la Torre Fiorenzana di Grono, di proprietä della Fondazione Museo Moesano, e stata restaurata e viene adibita a mostre e incontri organizzati dalla Pro Grigioni Italiano. Ufficio di Stato civile di Roveredo. Archivio a Marca Mesocco, segnatura 0 9/5 (1-18), anni 1439-1790. La non accessibilitä alle pubbliche cariche dei legittimi de Sacco risulta evidente dai vecchi Statuti di Mesolcina del 1452 dove e affermato che "non sit aliquis vicarius de Saco de legiptimo matrimonio" (Cfr. Paul Jörimann, Die Statuten des Tales Misox von 1452 und 1531, in Zeitschrift für Schweizerische Geschi¬ chte 1927). 163 STUDI E RICERCHE m o. ~X f Ci : W/s*lM&>& I ~s« Stemma dei de Sacco, del 1485. Proprietä privata a Zurigo. da un Zane naturale de Sacco detto Brogio, i Merini pure di Roveredo, da un Albertolo naturale de Sacco detto Merino, la dinastia di notai del Piceno di Roveredo, discendente quasi certamente da uno dei figli naturali di Piceno de Sacco del Palazzo, e pure i del Piceno di Soazza, i Gualzero di Mesocco. Molto probabilmente anche gli a Marca di Mesocco discendono da un naturale de Sacco, in questo caso da un sacerdote della fami¬ glia de Sacco13. Ritengo pure che altre famiglie come i de Aira o Dhera di Cama, che poi 15 Mi ha sempre colpito il fatto che lo stemma degli a Marca, oltre agli stessi colori dei de Sacco, oro e rosso, e sopra il cimiero l'orso imbavagliato uguale a quello dei de Sacco, comporti anche il sacco ed inoltre la scala a piuoli dei Belmont. Poiche questo stemma e giä documentato nel Cinquecento e poco probabile che gli a Marca se lo siano creato di sana pianta, anche perche allora erano ancora presenti in Valle i due rami dei de Sacco di Grono e di Roveredo al tempo assai potenti e che certo non avrebbero permesso di copiare cose contenute nella loro arma. 164 STUDI E RICERCHE diedero origine alla famiglia Salvini siano un tralcio naturale dei de Sacco di Norantola. Owiamente tra i discendenti naturali dei de Sacco c'erano anche i figli dei preti di questo casato e qui giova ricordare che nel Medio Evo buona parte dei sacerdoti teneva famiglia, con tanto di concubina e figli, cosa del tutto normale allora. Talvolta giungeva un conte palatino che legittimava tali figli naturali, come capito per esempio il 3.5.1455, quando il conte palatino Porfirio legittimo Gaspare e Melita de Sacco figli di un prete e di una monaca16. Tra i sacerdoti usciti dalla famiglia de Sacco di Mesolcina ce n'e piü di una quindicina che owiamente il beneficio lo trovavano immediatamente sia nel Capitolo di San Vittore, sia in parrocchie per esempio della Lunganezza di cui i de Sacco del ca¬ stello di Mesocco avevano il patronato. Alcuni d'essi si trovano menzionati nell'opera del Wirz17. A mio parere quell'Enrico di Mesocco menzionato come Canonico nel 136518 e che mori prima del 1391, di cui non figura il cognome nei documenti, e un sacerdote del casato de Sacco. Da Alberto figlio di questo sacerdote, sempre menzionato come Alberto del prevedo, abitante nella frazione di Crimei di Mesocco, nacque poi quel ser Melchione figlio di Alberto del prevedo, da cui discende poi Antonio detto Marca fu Donato di ser Melchione del prevedo, antenato comune di tutti gli a Marca di Mesocco19. Infine ci sono i Sacchi di Bellinzona giä presenti nella attuale capitale ticinese nel Due¬ cento e, a mio modo di vedere, appartenenti al casato dei de Sacco di Mesolcina per alcune considerazioni. Tutti gli stemmi dei Sacchi bellinzonesi presenti sono identici a quello dei de Sacco della Fiorenzana di Grono. I Sacchi di Bellinzona avevano il proprio monumento sepolcrale, come del resto altre famiglie patrizie bellinzonesi come i Chicherio, Cusa, Ghi¬ ringhelli, Molo, Tatti, Zezio, eccetera nella chiesa collegiata di Bellinzona. Perö nei registri parrocchiali le iscrizioni non parlano solo di proprio monumento di famiglia, bensi in «tu¬ mulo familiae Dominorum de Saccis in Ecclesiae Collegiatae Berinzonae»20. E negli anni 1303-1321 Arciprete della Collegiata di Bellinzona fu Pietro Enrico de Sacco del ramo di Grono21. Analogamente nella chiesa Collegiata di San Vittore c'era il sepolcro dei de Sacco, dove venivano sepolti i de Sacco per esempio del Palazzo di Roveredo. In appendice presentö le ricostruzioni genealogiche che ho fatto dei diversi rami dei de Sacco di Mesolcina. Si tratta di Tavole genealogiche suscettibili di aggiunte e modifi¬ che che deriveranno da ulteriori verifiche in molti manoscritti non ancora compulsati. I primi segni del declino I de Sacco, come giustamente ha rilevato il Vieli, ebbero una debolezza congenita cioe «Essi come amministratori non si curano delle buone norme dell'economia; sono impru- Archivio di Stato Milano, Fondo TAN, cartella 24, doc.n. 57. Caspar Wirz, Regesten zur Schweizergeschichte aus den päpstlichen Archiven 1447-1513, Berna 1911-1918. Rinaldo Boldini, Storia del Capitolo di San Giovanni e San Vittore in Mesolcina 1219-1885, Poschiavo 1942. Marca/Cesare Santi, Iconografia della Famiglia a Marca di Mesocco GR, Locarno 1991. Archivio Capitolare Bellinzona, Registri dei defunti. Gian-Carlo a Cesare Santi, La famiglia Sacchi di Bellinzona, in "Bollettino Genealogico della Svizzera Italiana" VII, 7 (dicembre 2003). 165 STUDI E RICERCHE denti, imprevidenti: pur possedendo un cospicuo patrimonio su estesi territori, pur acqui¬ stando spesso rieche ereditä per via di matrimonio, essi non seppero mai bilanciare, nella amministrazione della loro casa, le entrate con le uscite. Ricorsero spesso all'espediente di contrarre grossi debiti che li misero in strettezze, vincolarono la loro libertä, sminuirono e rovinarono, per tanta parte, la loro potenza»22. Di questa loro debolezza approfittarono sicuramente i vallerani di Mesolcina e di Calanca che pian pianino, anche con note¬ voli sacrifici finanziari, si impossessarono di molti alpi e boschi che prima erano di pro¬ prietä dei de Sacco e questo giä dal Duecento. Ciononostante i de Sacco avevano ancora moltissimi possedimenti immobili (per esempio gli alpi di Roggio, Corciusa, Trescolmine in territorio di Mesocco e Stabio in Val Calanca), boschi, prati, campi (per esempio tutta la zona detta Suossa sita a San Bernardino tra l'attuale autostrada e la strada vecchia). Normalmente i loro beni immobili i de Sacco li davano da lavorare a vallerani con il con¬ tratto agrario medievale detto livello, il che significava che i fondi erano sempre di loro proprietä de iure, ma de facto erano di chi li lavorava e aveva il diritto di tramandarli in ereditä perpetua23. Oltre ai beni immobili i de Sacco usufruivano di molte e svariate entrate, privilegi e diritti, ossia decime, taglie, regalie, peschiere e diritti di pesca, diritti venatori (per esempio la caccia col falcone24), affitti e canoni di locazione a livello, vassallatici, dazi, pedaggi, ecc. Una situazione del tutto invidiabile inficiata perö dal costante vizio di famiglia di spen¬ dere di piü di quanto si incassasse. Inoltre la potenza dei de Sacco era anche rappresen¬ tata dal controllo di due dei valichi alpini piü importanti in passato, quello che poi venne chiamato San Bernardino e per un certo periodo il Lucomagno, cioe due vie attraverso le quali passavano molti traffici tra il meridione e il settentrione dell'Europa, in altre parole tra l'Italia e la Germania25, quando ancora il San Gottardo era poco piü che un sentiero solo per il transito del bestiame alpeggiante. II declino dei de Sacco di Mesolcina, a mio parere avvenne per almeno tre cause prin¬ cipali: 1° I tempi che stavano mutando con gli eventi e che preannunciavano un grande cambia¬ mento dal regime e dagli usi feudali medievali; 2° La congenita attitudine dei de Sacco ad un'amministrazione dei beni non proprio redditizia; 3° La grande litigiositä tra i diversi membri e rami del casato che portö a successive e frequenti divisioni, spartizioni e quindi ad un indebolimento dell'insieme della Signo¬ ria. Qui di seguito cercherö di spiegare con due esempi questa terza causa. Francesco Dante Vieli, Storia della Mesolcina, Bellinzona 1930. Cesare Santi, // livello di San Bernardino del 1467, in QGI 1/2003. Negli Statuta vetera di Mesolcina pubblicati da Jörimann, ben due articoli riguardano questo privilegio dei de Sacco per la caccia col falcone. Aloys Schulte, Geschichte des mittelalterlichen Handels und Verkehrs zwischen Westdeutschland und Ita¬ lien mit Ausschluss von Venedig, Berlino 1900. 166 STUDI E RICERCHE I patti e le convenzioni tra i de Sacco del 1422 Come accennato precedentemente nel 1403, con l'occupazione da parte dei de Sacco del contado di Bellinzona, della Val di Blenio e della regione del Monte Dongo, si venne a creare un vero e proprio stato cuscinetto nel cuore delle Alpi, ma le mire espansionistiche dei de Sacco erano controbilanciate da quelle dei Cantoni primitivi come Uri e Un¬ terwaiden che per recarsi col loro bestiame nei mercati lombardi volevano avere la via libera e quindi male accettavano che sul loro passaggio ci fossero degli ostacoli. Ciö portö alla cessione nel 14f 9 del contado di Bellinzona a questi due Cantoni. Nel frattempo c'era¬ no State anche delle rivalitä tra diverse fazioni dei de Sacco che culminarono con l'assassinio di Alberto de Sacco nel 1406. A lui succedette come Signore di Mesolcina il fratello Giovanni che perö si vide confrontato con varie pretese dei parenti de Sacco. Per questo il 13 febbraio 1422 le parti litiganti addivennero ad un patto e convenzione per la suddi¬ visione di proprietä e diritti. Riassumo questo strumento di patti e divisioni il cui origina¬ le e conservato nell'Archivio di Stato di Milano26. Giovanni de Sacco, Signore generale delle Valli di Mesolcina e Blenio nonche del Monte Dongo, suo fratello Donato e il loro nipote Gaspare2', procedono alla divisione di tutti i loro beni, proprietä e diritti, alla presenza di Pietro de Sacco28, Hans di Zano, Artvico, decano, beneficiale e Prevosto in Lunganezza, Gaspare, beneficiale e Canonico del Capitolo dei Santi Giovanni e Vittore di Mesolcina, Antonio de Sacco, Vicario della giu¬ risdizione di Mesocco29, Zano detto Lamarengo di Lamarengo in Lunganezza, Brecardo de Monte di Lunganezza e Albertolo detto Margono di Mesocco. Unanimamente e concor¬ demente giungono a questi patti e convenzione: 1° Giovanni sia ed essere debba Signore generale delle dette Valli di Mesolcina e di Blenio nonche del Monte Dongo, reggerle ed amministrarvi giustizia come fu per il passato. 2° Tutto il 3° Tutto il castello di Mesocco resta di proprietä esclusiva di Giovanni e di Donato. castello di Norantola resta di proprietä di Gaspare, dove egli dovrä stare e abitare. 4° Gaspare dovrä avere un terzo di tutte le entrate, redditi, taglie, decime, vassallatici, regalie, peschiere, caccia, frutti e di tutti gli altri beni mobili ed immobili, dal culmi¬ ne del Payello30 in qua verso la terra e borgo di Bellinzona e ancora a monte dal culmine del Lucomagno in qua verso Bellinzona e sopra tutto il territorio del Monte Dongo. Se il reddito del castello di Norantola corrisponderä a un terzo delle entrate complessive della Signoria, Gaspare dovrä stare contento e quieto. Se tale reddito Archivio di Stato Milano, Fondo TAN, cartella 23 documento n. 35. Gaspare era figlio di Enrico, che mori nel 1406, fratello di Alberto, Giovanni e Donato Pietro de Sacco detto Petrolo, della Torre Fiorenzana di Grono, sposato con Caterina sorella dei detti vanni e Donato. Antonio de Sacco, figlio naturale del Signore Alberto de Sacco del castello di Mesocco. Payello, dovrebbe indicare la montagna sopra quello che oggi e il San Bernardino. Gi» 167 STUDI E RICERCHE ¦ /.) 'fl Tf> wz .1) f,//f.f 7tr££4 &. J" «/ v*4 o f r*~J pytf *} liCiiip, * m»a.*f.i •fy,- Stemma dei de Sacco, in basso all'albero genealogico che parte da Alberto de Sacco, nel 1272 Signore. di Mesolcina. Proprietä del signor Joseph Boldini, Grono. non raggiungerä il terzo, Giovanni e Donato dovranno dare al loro nipote Gaspare un conguaglio fino al raggiungimento del terzo. 5° Giovanni e Donato avranno diritto agli altri due terzi di tutte le entrate della Signo¬ ria, ossia di Mesolcina, Blenio, Monte Dongo e Valdireno31. 6° L'alpe di Trescolmine in territorio di Mesocco sarä tutto di proprietä di Gaspare, il quäle poträ pascolarvi a suo beneplacito tutto il suo bestiame. 7° In caso di guerra o battaglia Gaspare poträ venire ad abitare nel castello di Mesocco, con la sua famiglia, a sue spese. Analogamente Giovanni e Donato potranno andare con la loro famiglia ad abitare nel castello di Norantola in simili evenienze, a loro spese. Nel terzo di Gaspare non 168 b menzionata la Valdireno (Rheinwald), forse per dimenticanza del notaio. STUDI E RICERCHE 8° Vicendevolmente dovranno aiutarsi a recuperare castelli e beni che fossero andati persi per eventi bellici. 9° Margherita sorella legittima di Giovanni e Donato e Maddalena loro nipote legittima riceveranno come dote ciascuna 2000 fiorini. 10° Le stesse avranno ognuna come rendita annua 100 fiorini per la loro alimentazione e nutrimento. 11° Quando Margherita e Maddalena si sposeranno, Giovanni, Donato e Gaspare potran¬ no recuperare i beni dati in dote alle due, sborsando l'equivalente in denari a porzio¬ ne della loro interessenza di un terzo. Lo strumento venne rogato dal pubblicö notaio ser Biasinolo de Mantelli fu ser Minolo Ysach, di Cannobio, abitante a Mesocco e ne fece una copia fedele il pubblicö notaio Alberto del Nigro fu Gaspare di Andergia di Mesocco il 13 febbraio 1434. Sulla stessa pergamena c'e poi un altro strumento che conferma quanto detto nel primo, dove perö ci sono alcune precisazioni. Infatti, se le entrate del castello di Norantola saranno superiori al terzo spettante a Gaspare, questi dovrä restituire il sovrappiü a Giovanni e Donato. Le chiavi e la potenza del castello di Mesocco dovranno sempre restare nelle mani di Gio¬ vanni e Donato e quelle del castello di Norantola nelle mani di Gaspare e potranno aprire e chiudere la porta dei loro castelli come a loro meglio piacerä. Viene confermato che sull'alpe di Trescolmine Gaspare poträ pascolarvi le sue bestie a suo piacimento. Inoltre i beni e le cose recuperate in caso di guerra o violenza dovranno essere restituiti ai legit¬ timi proprietari. L'arbitrato tra i de Sacco del 1422 Dopo questi patti si potrebbe pensare che le cose si fossero sistemate. Invece no, perche giä da tempo erano sorte discordie, liti e controversie tra i fratelli Giovanni e Donato de Sacco, il loro nipote Gaspare de Sacco, per una parte e il loro parente Gia¬ como de Sacco residente nella Torre di Paia a San Vittore32. Poiche era evidente che le liti e discordie sarebbero continuate e si sarebbero ingigantite, le due parti decidono di compromettersi nelle mani di dodici arbitri da loro unanimamente e concordemente scelti affinche emanassero un arbitrato che ponesse fine alla lite. E come in tutti i compromessi, a garanzia impegnano tutti i loro beni presenti e futuri. Gli arbitri eletti sono: prete Gaspare fu ser Alberto, prete Enrico Canonico e beneficiale della chiesa di Santa Maria di Mesocco, Antonio de Sacco figlio naturale del fu Signor Alberto de Sacco del castello di Mesocco, attualmente Vicario della giurisdizione di Mesocco, Alberto fu Algisio monaco [sagrestano], Zano detto Bassero fu Maffeo de Sozo, Albertolo fu Monino Mazuro, tutti abitanti a Crimei di Mesocco, Giano fu Martino Ponzellini di Soazza, Zano fu Giacominetto, Albertello fu Alberto de Percazio di Lostallo, Martino detto Bar¬ ba figlio naturale del fu Signor Albertone de Sacco di Grono, Cristoforo fu Alberto detto 2 Giacomo de Sacco era figlio del fu Comino del castello di Norantola il cui padre fu Raimondo de Sacco. 169 STUDI E RICERCHE -Si ; »,: " «sf^SS 1 f&SÄ"if"'t«K«» ,J§W ******** P^wv >.*-_4i>*H-£ JW<£t yplf cHMAp~*V--^M«^HW f^U 'Us. Hü ¦ »¦¦JtfäL Parte iniziale della grande pergamena con l'arbitrato tra i de Sacco del 1422. Archivio di Stato di Milano. Rosso di Monticello, figlio naturale de Sacco, Alberto fu Antonio de Graselo e France¬ sco de Rodis, tutti tre di San Vittore. Nel compromesso e specificata la pena per la parte eventualmente non attendente all'arbitrato, di 200 ducati d'oro. 170 STUDI E RICERCHE L'arbitrato pronunciato l'll giugno 1422 a Lostallo e il seguente: £ire di denari nuovi provenienti dalla taglia che spettava ai furono fratelli Giovanni Enrico e Comino de Sacco, figli del fu Raimondo de Sacco del castello di Norantola, ossia 30 Lire a San Vittore e 20 Lire a Roveredo. 2° Giovanni de Sacco, anche a nome di suo fratello Donato e di suo nipote Gaspare, do¬ vrä dare a Giacomo de Sacco 600 Lire di denari nuovi, di cui 300 da versare al pros¬ simo San Martino e le altre 300 al San Martino dell'anno successivo. 3° Giacomo e i suoi eredi e successori avranno tutte le case, campi, prati, vigne, selve e ogni altro bene o cosa spettanti ai furono Giovanni Enrico e Comino de Sacco, ossia tutto quanto di loro pertinenza da Ramo di Vera [in territorio di Roveredo] in giü verso Bellinzona. 4° Giovanni avrä tutto quanto si trova al di sopra di Ramo di Vera verso Mesocco, compre¬ so tutto il castello di Norantola (quest'ultimo giä assegnato in febbraio a Gaspare). 1° Giacomo de Sacco e i suoi eredi e successori dovranno ogni anno ricevere 50 I due strumenti di compromesso arbitrato vennero stesi sulla stessa pergamena dal pubblicö notaio ser Biasinolo de Mantelli fu ser Minolo Ysach di Cannobio, e fedelmente estratti dalle sue imbreviature dal pubblicö notaio Alberto del Nigro fu Gaspare di An¬ dergia di Mesocco il 13 febbraio f434, copiati in seguito dal pubblicö notaio Enrico di Beffano figlio di Angelo detto Nigro di Roveredo, ad istanza di Giacomo de Sacco e di ser Zano di Cama. Testimoni alla stesura dello strumento furono: Rodolfo fu Ottavio Visconti del castello di Cislago nel ducato di Milano, ora residente a Mesocco, Antonio fu Anzello di Andergia di Mesocco, abitante a Soazza, Giovanni suo figlio, Antonio fu Pietro detto Marzianolo di Cebbia di Mesocco, Cristoforo fu Alberto de Pasquario, Giovanni figlio di Cristoforo Ferrari e Antonio fu Giovanni di Lorenzo, tutti tre di Lostallo. Dopo il e 1422 II conte Giovanni de Sacco, Signore di Mesolcina e cofondatore della Lega Grigia, mori e fu sepolto nella chiesa di Kästris il 30 maggio 1427.1 suoi due figli maschi legittimi Enrico e Giovanni erano ancora minorenni per cui ne assunse la tutela il loro cugino Gaspare del castello di Norantola. Egli assunse anche la carica di Signore di Mesolcina e in tale veste chiese ed ottenne da Milano per la Mesolcina uguali privilegi come quelli giä concessi alla Lega Grigia. Ma giä il 20 settembre 1431 il conte Enrico de Sacco risulta avere as¬ sunto la Signoria di Mesolcina poiche in quella data investe a livello un Zanno di Grono di una pezza di prato a Grono33. E da quest'epoca il conte Enrico de Sacco reggerä la Signoria per quasi mezzo secolo, cioe fino al 1479, dimostrando notevoli doti politiche e diplomatiche, pur nelle turbolenze che ci furono sia in Valle sia in campo internazionale. Nei torbidi della Repubblica Ambrosiana di Milano si alleö con il conte Franchino Rusca e con i loro eserciti marciarono contro le truppe di Francesco Sforza ma quest'ultimo inflisse loro una pesante sconfitta nella battaglia di Castiglione Olona del 6 giugno 1449. Archivio di Stato Milano, Fondo TAN, cartella 23, doc. n. 38. 171 STUDI E RICERCHE V:.- ¦ ¦ '-.Ss, ^EgPS*P^^^||P ' .-'¦ * m s* Wü, k. api: i: Castello di Mesocco come si presentava all'inizio del sec. XVI. Ricostruzione disegnata dall'arch. Eugen Probst nel 1926. Da buon diplomatico il conte Enrico si riconciliö col duca Francesco Sforza il 29 aprile 1450 a Lodi, giurandogli fedeltä e ottenendo in cambio una pensione, privilegi commer¬ ciali e franchigie doganali per la Mesolcina34. La copiosa documentazione conservata specialmente nell'Archivio di Stato di Milano, nel fondo TAN e in altri fondi attesta molto bene l'attivitä del conte Enrico de Sacco: strumenti di compra-vendita, permute, investi¬ ture a livello, donazioni, privilegi ottenuti dallTmperatore Federico, sentenze del tribuna¬ le di Valle, incameramento di beni di debitori morosi, e cosi via. Una palla al piede che ebbe sempre il conte Enrico e che in tutti gli atti da lui sottoscritti doveva sempre coin¬ volgere anche il fratello Giovanni detto Zane o Zanetto, comunemente chiamato Groffan¬ zio35. Egli, vantando diritti di compartecipazione alla successione ereditaria, pretendeva che metä della Signoria fosse a lui assegnata. Finche finalmente il 12 febbraio 1472 riu¬ sci a tacitarlo e a non piü averlo tra i piedi, tanto che poi Groffanzio si trasferi dal castello di Mesocco a Grono, dove mori tra il 28.2.1488 e il 21.3.148936. Subito dopo il suo av- Archivio di Stato Milano, Sforzesco, Svizzera, cartella 592, edito in Ticino ducale, vol. I, Tomo I, doc. n. 25, Bellinzona 1993. Molto probabilmente derivato dal tedesco Graf Hans. Cesare Santi, Rinuncia del conte Giovanni de Sacco ad altre pretese verso Grigionitaliani 3/1996. 172 il fratello Enrico, in Quaderni STUDI E RICERCHE vento come Signore di Mesolcina, il conte Enrico si trovö confrontata con la litigiositä di suo cugino Gaspare del castello di Norantola che era stato anche suo tutore. La cosa si risolse il 12 maggio 1435 con un arbitrato37. Intanto il popolo di Mesolcina38, che nei secoli precedenti era sempre andato d'accordo con i Signori de Sacco, visti i tempi che correvano procedette ad una verifica e conferma dei propri Statuti il che avvenne in Cen¬ tena a Lostallo il 3 dicembre 1452, alla presenza del conte Enrico che diede il suo con¬ senso. Due giorni dopo, il 5 dicembre 1452 sempre la Centena degli uomini di Mesolcina stabili dei patti e convenzioni col conte Enrico de Sacco, con i quali venivano riconosciu¬ te e dovevano essere pagate al Signore di Valle le varie decime, taglie e vassallatici a lui spettanti di diritto39. Poi ci furono ancora delle liti tra le varie fazioni de Sacco che sfociarono con alcuni de Sacco dei rami di Grono e Roveredo morti avvelenati e per i quali fu condannato il Canoni¬ co del Capitolo di San Vittore Simone de Aira40 (...presbyterum Simonem de Cama per traditorem pro toxago per eum dato certis personis). Lo stesso conte Enrico fu bersaglio di un tentativo di awelenamento e in questo caso scrisse e chiese aiuto al duca di Milano41. II 15.10.1466, in occasione dell'incoronazione del nuovo duca di Milano Galeazzo Sforza, Enrico de Sacco rinnovo Palleanza con Milano. Ma poi le cose si misero male e culminarono con la battaglia di Giornico del 28 dicembre 1478. Enrico, pur essendosi in un certo quai modo mantenuto neutrale nella contesa, pago lo scotto della rivalitä tra i due contendenti e, dopo aver parteeipato alla pace tra Milano e i Confederati nell'aprile 1479, cedette la Signo¬ ria di Mesolcina al suo figlio secondogenito Giovanni Pietro 42. II conte Enrico si trasferi poi a Coira dove pote vivere grazie all'aiuto del vescovo e dove mori nel 1488. II figlio conte Giovanni Pietro, che non aveva di certo le capacitä politiche e diplomatiche del padre, nel 1480 vendette la Signoria e tutti i beni a lui spettanti in Mesolcina al condottiero milanese Gian Giacomo Trivulzio. Giovanni Pietro mori nel 1540 e fu sepolto, come il nonno conte Giovanni, nella chiesa di Kästris. E qui finisce la storia dei Signori de Sacco in Mesolcina e comincia quella dei conti Trivulzio che durerä fino al 1549. 37 38 Archivio di Stato Milano, Fondo TAN, cartella 23, doc. n.43. Nel passato, fino al termine del Settecento, quando si diceva Mesolcina si intendevano ambedue le Valli di Mesolcina e di Calanca. Quando si voleva distinguerle, la Mesolcina era allora nominata come Val Piana. VI TAN, cartella 24, doc. n. 49-52. Questo Canonico Simone de Aira di Cama, fu processato dal tribunale criminale della Val Mesolcina per i nominati avvelenamenti e, grazie all'intervento del vescovo di Coira, non fu condannato alla pena capi¬ tale, ma solo al bando perpetuo dalla Valle e alla confisca di tutti i suoi beni. Magnanimamente il conte Enrico de Sacco restitui poi tutti i beni confiscati al prete Simone, ai di lui figli cioe al prete Pietro, al notaio Giacomo e a mastro Matteo, con cessione del 13 gennaio 1472 (TAN cartella 25, doc. n.33). Simone de Aira di Cama fu anche Canonico del Capitolo della collegiata di Bellinzona e nel 1461 venne nominato beneficiale della chiesa di S. Martino di Camorino, cfr. Luigi Brentani, Codice Diplomatico Ticinese, vol. IV, p. 229, Lugano 1954. Archivio di Stato Milano, Sforzesco, Svizzera, cartella 594, pubblicato in Ticino ducale vol. II, tomo II, n. 1502. Bellinzona 2001. La successione sarebbe spettata al figlio Gaspare, ma costui ne aveva combinate troppe, tanto che il padre conte Enrico nel suo testamento del 1471, pur concedendogli il necessario per vivere dignitosamente se¬ condo il suo rango, lo privo del diritto di successione (Cfr. QGI 3/1996). 173 w _» s uWKu w "OpOJ3AO}{ O.WOSS]^ ONaDid°»PODiaNa ipMIlJBlI sm-ra ip ip BJSJpüJ 9621-0821 oraog eUM|OMß L_ 3 \(ß[ l_ jp pp pp ip modaaaiv 0821T9>I OZZBpjj IUIBJ 0|p)SBJ f t OlZUEJJOj;) OllIBJJ OIUBJJ 1 WOU«Ig SZei-0821 ip buwjossh awMsSJOllSlg OMIZWUJ -]| - JIUO.I \\l]\]\ _J B|01IIBJ0)J BJOAB^ |0p B[ 8JOAB], OUIB. ipd\ oaainviio oiioaaa B|0|UB.IO^ 3| 0 W£I B[0)UBJO|^ 0281 mojjiA ONirroa£881 6i2fF82>! rag 8KI-0IZI ip opiidBj ojmjg S821-0121 BUU|OS,m enp[osa[( ojjbs 3™ijp j|Bjiadrai I pp S621 3J0iß|g 6£ZVn>? noiaaaiv SJOllSlg spucq ]p t t OIUBJ] 03ia\aI»[ll|lll!.!liy 1 ttZYYW, 1 oraaHDiv(XLaaaiv ;p jp I03IHN3 ojpBoOAy .vraaaa Buw|osaj\ ]i 3p »p jp oaiaidB|0]UBJO^ 0|p)SB3 «Cl>J 1 -IIA8!0«!*!« ociavaaaa 1 ojoii^js oaNoiviva OOSI 6SEI-WSI B(0)IIB.I(\ mojn\ opildB;) S6ZL98ZI vD.sivaa ojTuoire^ ireg pp i[) ONinoon MVKÜ B|OltIBJO^ oanwaoaiaid ZLZHm mi-m ;p 128H821 BUOZUI|pj| sjwdpiy 0 LLOXIYO BIIBZUJJOI omaMVAoio uossajaju« _i OUOjy 1 nosiaNia Ml .| jp BUBZU3J01J 128H821 OIOOIHMO BHBZDWOy 1 HCl buio|os3]/^ B|pp o maoMi™ juiud avoiaaaav nvwi W£l-98ZI 1 j rp 1 - b[oabj[ i - ]\]\\\ ^OAB], oaoBg \ ap t t OlUB}] BIIBZUSlOy ODMIDNl BIIBZIIOJOIJ 9181-8821 (o;)iHrio) 03iaNO »IF00£I ouojg BnBZÜJ.IO[,| 3| 1 1 ip Ml ip3,\ s U uX mirlz VNaavaaviv aavasvo 'OpUOUIJBa i zi£vvz>i\> Bmajosaj^ ouB|ny IIVODSIABraW'Y~ UAB|0ABXB|!P3A 60*1 jp rp IIIA<!|w<l.»l!lwA 'sjpusg 6gH"90*I ip aavdsvo' £98i-65£i J OOOVS BJOIUBJO^ 5181-6Z.21 wüi-szgiaiaasTV Bm,)|0S3|\ 3P aaaoiroaaiv "IP1SBJB13 j miajousie t asioras zm>\ mi t jp 1 i oasiaNvaa 8ZM"UH jp > + 'J OJpiSBO I ONiaoid |[) pp .1.101101^ O.V331d esn-swi oxaaaav 6ÖH oo t I BlJIl^ I ijBinjBn Kqip^ipinjl«, »iwp VTiaaiaoaa iNoiraa I ODIHNH ajireiiqy 033VS i SiSl 3P sp 21-81 Ei,grA("4 ouoig mvm\ - | gfrfri Bjjsp b oijbo; nj j Ooljn^ S9WS7.1 B BOBUOß i Oaa.MSV'0 ojanoK Biiuog j üoraNia m\\ oxxaNOKIS i mi-im oxvNioa fp ^i™!) i b S\.lZ«HPB»3q<ls!lä<» oaaavaaaia i B1I|.)|0S.)|\ I 'asVOKIS ||) oxaaaav ,UOII»|tj SJOuSjg ««"ono innvaoio -1^\ip j oaaBg II 0*SI ™A I eup|083W|p3jou3}S p3a oaiau 88H-L2H B™0B88«Tl>J i\ 3>uo3 ajouSjg 86*1 «™piK«n9D Bss»i™ NMVHOf ;p !P ajoioig 3P jp innvaoio (M1-29H M« oub|||^ vaaais:id™!i;,JB3» i88i-£i8iS2£i OVOOIHO Lzmwl- i °° OaaaV'iCßH BUI3|0S3J^ oaaasiiÄ^w spsq ™A 8wppwoo jp t qoid I pp Bpj BU|3|0S3J^ ;sp 6aimabooi™A opsqjy0681-6l81 aavdsv'o ip sjay i 'mef)-TJüöj) j;uo3 iznro£= jp Xi8[0ABXB|!PaA IUI pu innvaoio ig iNomaawsps» £281-0821 i|B.ni|Riij[3;j[ J aavasvo oaaaNaaaaA-iaoiiMOK -bd)UH49H ipqBis 'oitoub^ EU|.)|0?3[\ sunzBjj S68i-tc8i 3P mvviz*'mv'z'w»»\ (oizuBjjojg -pf,j ouojq mvm\ Biwp ISH SSei > oo i 6i*i I 1 IP i K>finOJ\ v.vaivaavK £9g;-(cgl viavw o i,8H_T£U L8H"99H VNaaa,\ B Buniog B W!K ompK) oälJB^ o;qqBpa3\ sjuBijqB ojpp I 90*1-0681 BU|3[0S3J^ BIIBZII3J0J 01BÜJSSBSSB »S8H~ ooiaNa 59^1 sjuog -N.«, °° « « jp oaoxaaaav «IOABX oaiaNa ap sjuoojjoo jjBqinny a viiaavsna 22H 3.10u3|g ip o|pjsBo 3p ONviaava 98H-9iVl Sigli öxaaaiV jp oooosap\[ VlIHUHOaVW B|!P;)A p i Siswszi BU1D|0S3[^ IBI«">X"I!P-»A SABiqJ) I viraaHoavw 4 i X pu pB \ ONixavwoaoaoxsno 1681» OINOIiMV > 1 B B3BU0[^ BIOABI jp oaiaKaj;isBjärapuy °I0Ji3d jp 'OjjoSsjg VNiaaivi) Biiezirajoj VNIH3IV3 0821T9 oooosaj.y jjSij 3X10^ (MI-06H vavaava ojjossjy j ouuuzpg W^KZZH 0030S3J^ oxaaaav ip 3JJ0X OIMOXNV t)Qf\ 'dJOUÜlg 92*1 onoig 1BUJ i ;p J LH-I8H oioaoio |3U BJJ3U tP | i ;p ip LO » -5 tf £ utf - tf saaisvDaos viiaaHoavw üzzgirelmn^ 8P ««^ S9SI aavdsvj oxaaaav 8<>l 8SB ~ ip Bqieg oxxoaavo IJOSS939JUB 9HI oiup (Hvziva)aavssvaava 9WH'I>-r •iBirj ONIiaVW ZtH-tOH IS^I'H2S>4- I imud [ 1 (DIHN3 oxaaaav OIOMaNO S9ei-*H4 - 1H1 ONiiavw im jbjoabj^ k[ ipo\ aNOxaaaav S9SI-SWI ojsaDwaa 919JJ 8SH oui;jbj\[ oiiojq ip ip ipiopuaosip BUBzujjoij ODWaiOM oxaaaav aaaiaavo 8SH-im OOlIOjq 9f£l 68*1 9p 0IV03VI0 > INNVAOIO 0JU0JJ 1 3p Bjpp \ ooaBg uyoABj jjj ap m l 68H tfciu r-_» aavdsv:) l*i-l nnreAoio 0NV3S0I 0J.)0S3|^ 'ojpiioiuy v\aa3A J3S oaxaiti ip 1**1 >! w oo J |p IMWAOID 0XX3NVZ 3N0NVA 0IH3XTI 8**1 *28l-9821 90£l O0UIN3 oJiaNa o.vaoa > I i68i>-!-oiaoo3ao OsOiaN'J I ("l"1»^) 0N333 8**1 III 69*1-1-18*1-1**1 0JIHN3 k[0A«X OMXaviV t * Olll'JldJ3S 08H-29H I !P3A (0«™°lJ 3.redsBg 00iaN3j;!S 62£I"96*l 0|[3(SB3 IB|0ABXB[ip3A 03iaN3 0££l-90£l 0NJ303 0HI3H ;p OINOXVV Lvozaoa OIB)0\[ 1**1 [3p Buij3)ug oioax;»id 0.).)0S3J.^| j > 0ZII3J0]\ O.MBg -1-1681 OINOXNV 1™J 03iaN3 ec (010H4A1) 3p 0NIN09 IS*I l|l I IS*I 0113p > 1 I oaoaoxsivio OXHilf ONvssva ZLH>\ INWAOIO B OUJBOO'J 3ITIBIiqB OiVl (ouio;uy) l£*l £6£l-£6*l 0IM0XNV 86*1 avoivis (OLMOJJmT) w-U ootju^j >¦!• OUOJQ ip ip 3||B\ 03MN3 0N333 I oaoaoxsiaa BUBZUAIOIj ijuapuaosip 88*1 B[|Bp 3XN3IV333 8S*löiBiöK ojpi.muo OltpUBg 0M03VI0 J3(I >f I ABI0ABX!P3A (oundop B[pp j (ojojuojuy) OINOX.VV 9**1 ap OXVMOO -oiriox) 86*1-08*1 AI OaOBg BIOABX oiihio o.vvssva oxv.wa-BS 9**1-2**1 OIVOXNV °!Bi°N >f INKVAOIO OIBlOy t t 0VI03IN 3/j.y l> -5 =-» uwPSu tf (£891-9*91 (0891 OsIVNOd Bffiferup'wissOB vraavaoviavw sddssmg ; -jc-91-bo) -swr») >- 'ro) nOZZfiaflffl m'^'mwfPd! 3J3JpAB3- )«>lMoa»g2,9I>" oddniaoiNOXNv INNVAOIO B|nsj-i... (I89l-6t;91 •• omio m) VXSIIXV8 M 00 (S691-0S9I) vaoNOOi (l0il-£i9I'ra) VfflVWVNNV aaavxo 0891»689[oo -2991 03S33UBJJ axsaaow BOUBpj) IAeI0ABI!P3A BUUBAOIO mmmnQ I t (989l"£W 00 B|JBH r8Qj:•• 2891» 'ro! >- >oc BUBH jp VNiaaxvD (0991 INNVAOIO OXVNOQ (.59; I -2L91) (*69I>)ran«»!NiaaaoiNvs v.vnv ovxooin 8£9l INNVAOIO BUUy 6991» > oiamo " OINOXNV AIBI0ABXBIJP3A,L_ OXVNOQ nniBAOig I343NVA0I0 V3IN3W0Q l t ' (' INNVAOIO OJBlO^ vNiaaxvaviavw j;99[ - -0991/ 00 BU3J3 oaxau3J3[|BABJ) (9991-1091 Buuy 0V303IN viiaaroavw OBP.N8£9l°° innvaoio '0|[3UU0[03 VKaaa^p V30M00X (|C9J VISLLLVaiNNVAOIO OJBUOQ TO) > - 00 -9991) 1UUBAOIQ 0V303IN 0131113 3MI,J OIBJOU -is9i I vxiaaHoavM ojjsjj 'ro) OINOXNV ossaawaa OUOiy VlXVaO j,69i -£S9l) 00 (8S9I-8091 ip |3p B1IBZU9J01 IJUapiiaOSip (iS9I- i99i-s*9rB3) ™) OINOXNV 03S33NVH3 B3|U3iuog j B[[9p vaosao INNVAOIO VaON3ÜXOJJa!d!'™™3 zp)i J \ O»0B§ > 00 BJOABJ^ - 3p 00 6£9l» vom I tf5 coH H Pi tfPiu tf VNIH3S33NYM (£i.81-9£8l) (£I6I-*28l)BHBSOa6*8t" t™*) -*89i) oistugipviVZ o-WM6l81» (I88l-*£8l) VNiaosao V30N00X (8981-26,11) OINOXNV 033VSJP vxraoavK otld!I!3 vddasmo -t9Ll nozzaaaad viavw (989l-£*9l (189I-6E9I ™) \ bjubiujt 1881 M ~ [zm-66Lfi^fmmi« u; BE\ ?niu|j\ -2991 B[OAB| ™*)(£*8l-06il) B ouojy VXSIX1V9 buobaoio (6i81-9£8l) oiaasaa 30 "»«ramoa ip I333VIVl!™IV0FIO>i|V9i.a» !P 'XNOW b») 'BJ) V.\Hdd3SllI0 $?n (8881-8881) 0«U3.Iir[ ININNVIO 6i.il"» (_I8H_.1 VNioaaviavw äjiaTjtpjy ||)3\ (ü61-*98l) Oddllld voavw* B| INNVAOIO • •• 1891 S89i» > -3;ijpn;g nOSIN "ff 8£8l -JSil) (t88l-*88l) uj P" innvaoio 333033 BiusqäjBjy °° {26LI (92ü-199rBJ)ViaVM (19lI-9691 add3S.H0 BJJUBJj ™i*) vxsixxva 333033 -ZZLl) lSil co bjsijjbjj oaxaid OINOXNV 31303.1 b B 0981»° -8881) «WS |B nOSINodd!l!J!UUB»a2H[» |p 033VS OINOXNV -SSil o« ViaVWVNNV -*8ü) IXOSIN iaaoaaa OUBIjdBJ) (9881-1881) Y1L3NNV ,B->) oo BJ) ip ip BUBZU9J01J pirapuaasip nosiN \\ bjoabj^ OaaV3 B ounip] oijoj,\- > 03IHN3 OUBUIBpUBq IZZ81-6AU) ANIH31V.) ™aK) (9981-8281) V30N00X sredsBg VN333 B.iBSOa 6281-1811,K)) |J oo INNVAOIO • •• imi28i ojuoiuy ('dd!lL1808l» OJZOJ (£161-*281) • 9p (69811281) -88i,rM) - O30Bg oubiih tf OINOXNV B INNVAOIO -8Ul'w) 3P PP (8261-2981) wrapusosjp 03ia\a PIWW (i28i WOApwt - (W8H8U) mannioi\IH\I\ vxsixxva j OtoUOQ .™™!3 -osii || Bjpp ouoig OJJOjq <)(%3*081» vxiaaHoavw gm OUOJQ ouBpjy UJ OUOUI OINOXNV rauBAoiQ ouepj 0JZJ.U3S ¦SSil) BijisqäiBjy (£061-8881) (0181-9811) INNVAOIO 01S3Naa BlIöB13jq BJ|3p > '«») o)Bj§jtug BJjisuiy o YINO.IW vaoNOOx vnvsoa nu) (föf [ 033VS oirejufen 3P co Cs c tf pi utfütf :/)E-tf PC w 68*i 03iaN3 > 4 90*1 ;p '3|jiu3g 9£*1 jp 1|B|0AB|,B||P3A -j 218t'8'2>4 9*81-8281 oxaaaav 82*1-00*1 oxvnoq * 3JU0J) OJ31SBUO|,y i8si:buib;) b 60£ 90£l 02£l-6l£l-B>!-I'»l3-"!IV»~ | jp3\ 3)«°3 3p 3aaoiii3aan'<opilOllllBJI J|l oaiooaa I I PP 'I 3JJOI opajsAoy P" ONiaavNaaa |p ozzb|B,| IIIA«|0AB1!IH\ 33UN30 wjd-68*l 68*1 pp *28l innvaoio t t -Bmsjd«, oxaaaav £i*l-£iU o.uut; oaxaw 3p —?vaaaxsvavaa O.MBg OV303IN isp 3p 3XI0JI[0|3|\ ojraqiy I " WTC) ouBl!dB3 > -1 BI!33qSjBK INNVAOIO H8l-I0£l IB|0ABXB|ip3A I 02£l 90*1-0681 oxaaaav OIBUKSWTC 90*1 oo J *28l *2srni>4ooiaNa VUVOV.NNVOS 'IP BUBZUSJOy BJJ3U B||3)SBJBp £981-6881 I i -d!:f 03JBg *28l 03MN3 *28l oiubjj 68*1 6££l ;p oo -j 'JP INNVAOIO VNISa.1 68H 1**1 BjojuBJOfyf OONOKIVa 6£8l-*28l 03ia.N3 pp JJO|U\ äröjBjnöärg I UBg B™d°lwpoaX31d aavssvaiva INNVAOIO jp ip ojpjsbo pp IIA oo»b§ BIOABl ap c 12H 0|01|dB[) > 4 9*£l-*2£l osinoon 68H 0881 12*1 ZZH > 4 0NIK03 oo 60£l H£l-<!!J0S«~ 'J.H OINOXNV 12*14 OMZNvaa |p 3aYdSV3 0||3)SB.) t t 1|3 BJBqjBj| oisi-iosi BjBnjjj IP jp mvvLzi B 3JUBJ|qB ajuBijqs oosaoNvaa 033OS3[\ t t INNVAOIO 12*1-00*1 i££l (sjubsjq) > 4 68*1-90*1 aavdsvo 4 £681-2981 aavdsvo ouBpiy IXNOOSIA"!™)^"» 3JJOI 0K03VI3-1* 3JOJ1J B||3II 22*1-12*1 l£*l>4 3|UBl|qB \HBg jp tf s tfwPi tf E- pc tf ONixaviv 88*l>4O0iaN3BS 29*1 I ¦iB« 'J l£*l-2**l r I 3N0IOS-1* 19*1-88*1 J 0|)313A0J[ (omuBjg) aaaoiuoi.in 009s' 03S33NVa3 PP M^VAOIOJ3S L_ 28*1 £6*1-18*1 vNaavaaviv spqojw 3)U3llods3 BU3|^eppB|V •'* aaavaava INNVAOIO OUBljdBJJ I OUl|l|ß ozNaaoa oo im 3I3JJ I JJ) Ull'6'8 viavw °° OlOaOIO oaK030xava •OpUOUUBJI 0IV03VI3 18*1-08*1 — 28*1>43N0W1S (oujuiooBjg) i JJ) BIOABI*on>4aaaoiH333w 'J i 4 OlipSBUl OINOXNV I 68*1-22*1 0IY03YI3 19H-l£H HA 0U1B.I jp »IPpp feOilTl- 'yzNVA ozNaaoi I 0W03VI0 61H>40XX3NVZ-BS 60*1 B]01UBJ0\ ip 3l'!J I aavasvo snoijjnoj INNVAOIO I I 0SVWM0X INNVAOIO 033Bg I I B||P3A 3|> £281-1181 0W03VI0 60*1 B||3|SBJBp £981-6881 1 oxinas.vaa 0K03VI3 1**1-68*1 OINOXNV I __1 ozNaao 0N33M 0p9J9A0JJ I I l».l|s'l»|\ 60*1 313J(| INNVA0I3 i 6£*l-l**l 1 YXSIXXVa »s ip OZZBpjfl vxsixxva 0ITO3V10 99*l>4oaX3IdJ* INNVAOIO I |9p innvaoio INNVAOIO I9£l-9££l vxsixxva 99*1-28*1 IIIA O0»Bg INNVAOIO —H I "Toabx INNVAOIO I öübücIF) 330oaa »p OO i-tftf pi tfwPitf tf PC OINOXNV 08*1 08*1 oaxsid m oaiaid 4 08*1 lt*l P" B!° 03IBN3 31113lII|jqBI|0.1(l INNVAOIO iiei>4 1181 01J3UB2 OUOjg iippsisuiTj apoisro (>8*n:'l2l.388*l'2,82I.e«4 l3UB£ IJjqBIS B [)|0J3g 4 IP-'A 0119p INNVAOIO Bjjap g BjzBqqB 8081-89*1 jp vavNava -Uly II »l«»«! oub33([ ;p p|OJ9g-gip 6281-0281 vaooiN jIjjj 3 'OJZlIBJJOjg Js 88*1-18*1 0.130M|\ Bimso.iaij 3.i(»BJis;n;iniuy 01SOA3JJ |pp jp 0||31SB3 lipip3WII'.| VXSlXXVa siuog [Bp 0110.1') 86*1-16*1 OXVNOOB B3|Bimi3«I()') INNVAOIO 0l£l-86*I 31UB1I(|B ajuoa vi.si.uva OUOjg jap OIZUBJJOJ^ INNVAOIO £6*1-16*1 B 3)IIBJjqB puapuaasip INNVAOIO OUOJQ [ ojjap XI JUUBAOIQ oaaBg BIOABX ap X01 £6*1-68*1 oxaaaav B 3J1IB1K|B 03S33NVaa f:r-tfQ ODDOsaj^ ip S tfwPitf tf tf *l8r68>4 88*l'i'9l/8*H'9'il jsuiug oxaaaav b siuBjjqB 28*1111/69*1'U'22 0N33M BZZBOg 03iaN3 *l£l'6'£ 33jpmg INNVAOIO B 31UBl|qB 0l£l'0l'8<4OslVNOaj3s 68*1 80£T8'62/16*l'8'£ Op3J3A0y 99{,j 0181 .ip»iiliqi.lj[3p 0l8T0r8/99*lT22 Xk0|\-UOABUB],V°o 0p3J3A0j] IBP :!?lu!JD oo:»s3j\-9IIB\ 03iaN3 B 3HIBljqB !P 3JBUJU1UJ) B B ;p 31UBl|qB(5jjbS1\ siuBuqB sojpnjg STOO-OXVNOCI »s HB|0ABX!p3A 82*1-00*1 21HT81 snvs™* vaoNoaia BIXOQ > 0300S3j\ 4 ojszpiig a~0113p ;p gf-f-T Ejäispuy !!**I'*'8I/2**I'2'£I oii3P ijBjnjBU 0030S3|^ 03IHN3J3S pB jp 31IIB}jqB OJJBOjy ivdd03UOARitlsJia« oirarmo \aN003Nll3 srivsu0AJi°Pna~ snSuo'i ijuapuaasip VIMVIV oiiap ojbuoq siaaw:iauoAPB-raoo~ j vnna3 bjoabjl vavaava \ - ajuoa oaaBg ap pp r.E-»tf5 tf tf tftftftf'tftf 9*H'U'8l/2**r8'9 01II|JE|\,gB030.IJBc[ 0,miOIIBJ)/3)3.y J3UUJJ) 0Xa383V l_ ZUBjJ B )|qB ip 2**l'0l'*> (0XX3H0I8Y) jauiug 0IM03VI0 .9*l'8'6l B -jjqB 8**1 |3UI|.I;) -savdsvo 4 £'Ol/l**l'8'8 | 03IHN3 3|IIB||(|B B 3|3.lc| rauiu; INNVAOIO 19*l'8'6I B 29*1 ijqB £*2/2**ror* (3iu|j;) J oaaavx B uqB (oxiaHorav) lL*l()l£2/2**n'* 6**IT*>4 oxaaaav oaoBg |3UUJ;)B)|qB ooihns l9*!£'02>4 68H'*'ll>4 aavasvo |3iuu;)B oxaaaav 19*I'8'02 IjqE ap oaaBg ajBjn^Bu 0.IJ.3IN0XNY (ONiavzava) ap ajBdsBf) 'ojjaiuopiy '* 6*HT*/0t*r£'£2 l|.l-l.l 89*l'0l'l2>4 J3IHJJ;) aavssvaava 6i*r8'8/89*r0l'l2 1-11 j B II 3|UB)jqB3|UB1K|E J3IIIJT) puijjg 0XVN0(F3S aia.nl jas jep B3)UB1jqB l£*l(¦ff puapuaasip puapuaasip [ '18*1 I3UIU;) 0330».3[.\ 31113113)030"] B jp 01.111.IJ\ CO — I8*r*'£l/li*l'0l'82 pUILF) pniug jp 31UB)jqB •• U*r0l'£2>4 <>.)30S3]^ 8S*r2r8l/i8*l'8'l2 «IOABl ap 3|iiBj;qB (aaaoin3aaiv)a\oiHDi3Kjos Bp IX oaaBg OINOXNV B 68H'*'ll B 3N0MS 3)UB|I(|E OINOXNV b sauEijqn