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MONITORAGGIO DELLA TEMPERATURA CORPOREA

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MONITORAGGIO DELLA TEMPERATURA CORPOREA
MONITORAGGIO
DELLA
TEMPERATURA
CORPOREA
III anno
a.a. 2008-2009
Inf Stefano Piccinno
Monitoraggio della TC




La misurazione della TC è uno degli atti infermieristici più
comuni in ambiente ospedaliero
Non vi è unanime giudizio su quale debba essere la
normale TC
Valore accettato = 36,8-37°C con variazioni durante l’arco
della giornata (minimo mattutino e picco pomeridiano). Nei
pz anziani la TC è ↓ 0,5°C rispetto ai più giovani
Variazione a seconda del sito rilevato  TC centrale è 1°C
maggiore di quella ascellare e di 0,5°C rispetto a quella
orale
Monitoraggio della TC



La criticità del malato in UTI giustifica un’attenzione
accurata e costante della rilevazione e del mantenimento
della TC
Il valore della TC è un segno che richiede attenzione
Variazioni della TC come campanello d’allarme per
manifestazioni di complicanze improvvise
FEBBRE TC>38°C
Monitoraggio della TC
Febbre

Processo adattativo attraverso il
quale la normale TC raggiunge
valori elevati in risposta a
pirogeni comuni


Febbre = Ipertermia, il corpo
perde la capacità di
termoregolazione

Febbre come segno di
infiammazione e non
infezione  risposta alle
citochine infiammatorie
(TNF,IL1)
L’importanza della risposta
febbrile non costituisce
un’indicazione della
presenza o severità di
infezione
Monitoraggio TC
Rilevazione TC
Esterna
 Interna

Monitoraggio della TC
Rilevazione TC esterna:


Termometro elettronico
Rilevatore termico cutaneo,
permette un monitoraggio
continuo tramite un cavo
collegato al monitor
Monitoraggio della TC
Rilevazione TC interna:


Termometro timpanico
Sonda termica esofagea (in
SO)


Catetere vescicale con
termistore
Catetere di SWG
(termistore)
Ipertermia
AUMENTO DELLA TC
TC>40°C

Alterazioni nell’eliminazione
del calore (colpo di calore,
disfunzioni del centro termoregolatore)

Aumento di produzione del
calore (febbre, disordini metabolici)
Miglior trattamento
PREVENZIONE



Riconoscimento tempestivo e
intervento rapido
Riconoscimento dei sintomi 
sonnolenza, stato confusionale,
cefalea
Antipiretici a volte inefficaci
(complicanze)
Ipertermia
STRATEGIE

Crioterapia (borsa del
ghiaccio su collo, ascelle,
inguine)

Raffreddamento attivo
Ipertermia
COMPLICANZE






Brividi violenti (rapidità
raffreddamento)
Ipotensione
Disturbi metabolici (acidosi)
IRA
IperKalemia (lisi cellulare)
CID
Ipertermia Maligna
DISORDINE EREDITARIO (autosomico
dominante) CARATTERIZZATO DA UN
ECCESSIVO RILASCIO DI CALCIO DEL
RETICOLO SARCOPLASMATICO DELLA
MUSCOLATURA SCHELETRICA COME
RISPOSTA AD ANESTETICI GENERALI E
AI MIORILASSANTI
Ipertermia Maligna






1 episodio ogni 15.000 a.
generali
1 adulto su 50.000
Rigidità muscolare con
insorgenza precoce
Febbre (dopo minuti o ore)
Iperpiressia (TC > 40°C)
Alterazione dello stato di
coscienza



Mortalità > 80% dei casi se
non trattati tempestivamente
Rabdomiolisi, mioglobinuria,
IRA
Dantrolene  rilassante
muscolare che agisce
bloccando in rilascio di Ca
dal reticolo sarcoplasmatico
Ipotermia
DIMINUIZIONE DELLA
TC< 35°C

Eccessiva perdita di calore
(intervento chirurgico, dialisi,
assideramento)

Diminuita produzione di
calore (disturbi del centro
termoregolatore, ustioni)

Ipotermia lieve 34-35°C

Ipotermia moderata 30-34°C

Ipotermia severa <30°C
Ipotermia
MIGLIOR TRATTAMENTO
PREVENZIONE

Correzione graduale per
eccessiva vasodilatazione

Coperte termiche
Coperte ad aria forzata
Riscaldamento gas respiratori
Somministrare soluzioni
riscaldate
Riscaldamento attivo




COMPLICANZE

Coagulopatie, edema
polmonare, trombosi,
ipoperfusione tissutale fino
all’ischemia

Alterazioni ECG
Shock da riscaldamento
Ustioni per contatto diretto dei
mezzi riscaldanti con la cute


Bibliografia

P. Alghisi, M. Conca, E. Frisone, L’infermiere in
Area Critica, Manuale di Base, Carrocci Faber,
novembre 2004

J.A. Prohel, Procedure di Emergenza, Terza
Edizione Italiana, McGrow-Hill, luglio 2005

P.L. Marino, The ICU Book, Terapia Intensiva
Principi Fondamentali, Masson, 2004
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