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i piceni - profaccattoli

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i piceni - profaccattoli
I PICENI
Le origini
Abbiamo numerose fonti storiografiche sui Piceni
Plinio il Vecchio, Naturali Historia, 3.18.110-112 (I sec. d. C.)
Orti sunt a Sabinis voto vere sacro?
Plinio ci dice che i Piceni sono “nati dai Sabini, in seguito al voto
di una primavera sacra”.
Che significa?
“La primavera sacra è un rituale che consiste nel dedicare a una
divinità – per lo più Marte – uno nato, o che dovrà nascere, in un
preciso anno. Al compimento del ventesimo anno, i giovani, anzichè
essere immolati al dio, erano costretti ad abbandonare la comunità
di origine in cerca di nuove sedi. La migrazione avveniva sotto la
protezione di un animale totemico, che veniva forse assunto a
insegna sul vessillo ed ispirava la nuova denominazione etnica.”
(A. Naso, I Piceni, 2000)
Migrazione o colonizzazione
La migrazione dei giovani altro non è che un processo conosciuto
nell’età preromana:
• Pressione demografica
• Repentine epidemie o carestie
• Motivazioni politiche e desiderio di espansione
autoregolamentazione demografica
Il picchio o picus Martius
La scelta del picchio non è affatto casuale:
• è usato nella pratica augurale
• interviene nel ciclo delle leggende su Roma
→ Picus era il primo re del Lazio
• Lo storico Dionigi di Alicarnasso (I sec. a. C.) parla di un
santuario di Marte a Tiora Matiena (oggi Teora, AQ) dove un
picchio appollaiato su di un palo forniva responsi oracolari
secondo le fonti dunque il viaggio dei
primi Piceni fu questo...
Strabone, Geografia, 5.3.1 (60 a. C. – 23 d. C)
ed ancora....
Strabone, Geografia, 5.4.2
“Oltre le città degli Umbri, tra Rimini e Ancona, si estende la zona picentina. I Picentini
sono emigrati dalla Sabina sotto la guida di un picchio che avrebbe mostrato la
strada ai primi capi; da questo fatto essi derivano il nome, in quanto chiamano
questo uccello, che per loro è sacro a Marte, picus”
Festo-Paolo Diacono (VIII sec. d.C.)
“La regione picena, nella quale è compresa Ascoli, viene così chiamata
perché, quando i Sabini partirono verso Ascoli, sul loro vessillo era un
picchio”
Le fasi della storia picena
La storia dello sviluppo della società picena è solita essere divisa
in sei fasi prima dell’arrivo della dominazione romana
Piceno I
Piceno II
Piceno III
Piceno IV
Piceno V
Piceno VI
IX sec. a. C.
VIII sec. a. C.
VII sec – 580 a. C.
580 – 470 a. C.
470 – inzio IV sec. a. C.
IV sec – 290 a. C.
Piceno I
La fase Piceno I segna il passaggio
dall’Età del Bronzo all’Età del Ferro
nel territorio marchigiano e nord abruzzese.
Facies appenninica e protovillanoviana
Occupazione delle zone costiere e del Conero
(Numana, Ancona, Camerano, Porto S. Elpidio)
• Peculiare della fase Piceno I è l’uso del rituale della sepoltura
rannicchiata e su letto di ghiaia
• Tra gli oggetti tipici prodotti in questa fase si trova il khoton,
un vasetto a corpo globulare schiacciato, con orlo fortemente
rientrante e stretta bocca circolare provvisto di un'ansa
orizzontale, impostata obliquamente e spesso fornita di
appendici variamente modellate.
Piceno II
• Sviluppo del nord delle Marche (Novilara)
• Sviluppo della metallurgia e contatti con l’altra sponda
dell’Adriatico: la fibula ad occhiali e il pettorale con la barca
solare
Piceno III o periodo Orientalizzante
Il periodo cosiddetto orientalizzante è caratterizzato dallo
sviluppo di un ceto aristocratico nella comunità, i principiguerrieri, che emerge grazie alla grande capacità di
accumulazione e di acquisto e che ama circondarsi di prodotti
provenienti dall’oriente raffinati, provenienti nel Picenum
grazie ai contatti con:
•
•
•
•
Etruria
Grecia
Alto Adriatico
Medio Oriente (Egitto, Siria, Asia Minore)
• Concetrazione dei centri abitati a ridosso dei valichi
appenninici
controllo dei pedaggi (Fabriano, San
Severino, Serravalle)
• Oggetti tipici sono l’oinochoe con uovo di struzzo e i pettorali
con figurine fittili
Durante la fase orientalizzante è da registrare lo sviluppo
dell’economia legata alla pesca, come testimoniato dalla stele
di Novilara
Piceno IV
La fase del Piceno IV vede un progressivo sviluppo del centro e
del sud delle Marche e del nord dell’Abruzzo, grazie ad una
prosperità economica oramai consolidata.
Il benessere raggiunto in quest'epoca dalle comunità picene è
evidenziata dai numerosi e pregevoli oggetti d'importazione
deposti nei corredi funerari e dalla presenza di oggetti
dell'artigianato piceno in contesti dell'Italia centrale,
meridionale e nella Penisola Balcanica.
Simbolo di prestigio e ricchezza è l’ambra, per il suo colore
associato a quello del sole.
E’ ipotizzabile una via dell’ambra che dal Baltico arrivava sino
alle coste del Piceno
(Frammento di ambra da Belmonte Piceno)
La grande statuaria monumentale di Numana e Capestrano e le
armature con dischi-corazza in ferro
La società picena era strutturata secondo un sistema
oligarchico in cui anche la donna, come presso gli
Etruschi e altre comunità dell'Italia meridionale,
svolgeva una funzione sociale di grande importanza,
come garante della continuità gentilizia e strumento
principale di alleanze e rapporti tra gruppi
aristocratici.
E’ di questa fase il ritrovamento della necropoli della
cosiddetta “regina di Sirolo”, nell’area “I Pini” tra
Numana e Sirolo e datata alla fine del VI secolo.
Nell’area sono stati ritrovati il carro, i cavalli e varie e
raffinate suppellettili.
Piceno V e Piceno VI
Durante la fase Piceno V si nota uno sviluppo dei porti di Ancona
e di Numana ed un intensificarsi della ceramica greca a figure
rosse, nella specie “piattello ad alto piede” prodotto in Grecia
appositamente per i Piceni
La fase Piceno VI segna l’arrivo nel territorio marchigiano di due
popoli: i Galli Senoni nel centro-nord e i greci di Siracusa che
rifondarono la città di Ancona assorbendo il precedente
elemento piceno (387 a. C.)
Nel 295 a. C. termina la Terza Guerra Sannitica con la battaglia di
Sentinum (attuale Sassoferrato) e la presenza romana sul
territorio piceno si fa sempre più pressante.
Nel 290 a. C. i Piceni si ribellarono alla morsa romana, con Ascoli
a guidare la rivolta, ma ebbero la peggio, con la città picena
che venne presa e devastata.
La società
Come si è visto la società picena era governata da aristocrazie
locali e ricevevano influssi da popolazioni come gli Etruschi, i
Micenei e i popoli orientali.
Nel corso del VI sec. a. C. con l’aumento della produttività e del
benessere, la società picena si fa più complessa,
comprendendo artigiani e commercianti.
Nel V sec. a. C. si forma una struttura socio-politica di tipo
oligarchico-repubblicano e la società picena inizia un
progressivo ed inarrestabile processo di romanizzazione
Le tipicità
I Piceni sono ricordati dalle fonti antiche per:
• abilità nella lavorazione dei metalli, la viticoltura e la
coltivazione del grano
• prodotti agro-alimentari: uva (molto apprezzata al di
là delle Alpi), mele e pere, vino, olive (celebri quelle
verdi di Ascoli)
• Pane Picentino: “dopo aver fatto macerare per nove
giorni, il decimo lo impastano con succo di uva passa,
e ne fanno una sfoglia; poi lo cuociono in forno
dentro vasi che si rompono al fuoco. Lo si può
mangiare solo inzuppato, in latte e miele (Plinio il
Vecchio, Naturalis Historia, 18. 27.106)
La religione
La religiosità picena ha subito l’influenza della cultura umbra, dei
popoli dell’area danubiana e delle divinità greco-etrusche.
Numerosi sono i reperti apotropaici e spirituali come le anatre,
tipiche dell’area anatolica e danubiana e che intendono
raffigurare l’anima dei defunti
Le divinità dei Piceni sembrano essere prevalentemente legati al
mondo della natura e della guerra e permane in loro una
devozione totemica, come raffigurato dai coperchi in bronzo
con figurine umane
Unica eccezione sembra essere la dea Cupra, come comprovato
dai toponimi di Cupramarittima e Cupramontana, e alla quale
era dedicati santuari in tutto il Piceno.
(Figurina della dea Cupra d
a Belmonte Piceno)
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