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Porcellum e Mattarellum

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Porcellum e Mattarellum
Il sistema elettorale italiano
La legge che disciplina il sistema elettorale in Italia è la Legge Calderoli del 21 dicembre 2005. Tale legge è stata
formulata in via principale dall’allora Ministro per le Riforme Roberto Calderoli, che però, a seguito delle
numerose modifiche intervenute durante l’iter parlamentare, la definì “una porcata” in un’intervista televisiva.
Proprio per questo episodio, la legge venne poi definita “Porcellum” dal politologo Giovanni Sartori. La legge
270/2005 sostituì le precedenti leggi 276 e 277 del 1993 (il cosiddetto Mattarellum, che prevedeva un sistema
elettorale prevalentemente maggioritario-uninominale), introducendo un sistema radicalmente diverso, ossia un
sistema elettorale proporzionale, corretto “a sbarramento”, con premio di maggioranza.
I punti salienti della legge sono:
Abolizione dei collegi uninominali: l'elettore precedentemente poteva votare su due schede per la Camera dei Deputati e
una scheda per il Senato. Mentre la parte proporzionale alla Camera veniva espressa con la seconda scheda, dando
la possibilità di scegliere una lista, al Senato si procedeva a un recupero su base regionale fra i non eletti
all'uninominale.
Liste bloccate: con l'attuale sistema, replicante quello in vigore per la quota proporzionale prevista dal precedente
Mattarellum, l'elettore si limita a votare solo per delle liste di candidati, senza la possibilità, a differenza di quanto si
verifica per le elezioni europee, regionali e comunali, d'indicare preferenze. L'elezione dei parlamentari dipende quindi
completamente dalle scelte e dalle graduatorie stabilite dai partiti.
Premio di maggioranza: diretto a garantire che comunque la coalizione o la lista singola più votata abbia la maggioranza.
Programma elettorale e capo della forza politica: la legge prevede l'obbligo, contestualmente alla presentazione dei simboli
elettorali, per ciascuna forza politica di depositare il proprio programma e di indicare il proprio capo. Coalizioni: la legge
prevede la possibilità di apparentamento reciproco fra più liste, raggruppate così in coalizioni. Il programma ed il capo
della forza politica, in caso di coalizione, devono essere unici: in questo caso viene assunta la denominazione di Capo
della coalizione. Egli tecnicamente non è candidato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, poiché spetta al
Presidente della Repubblica la nomina a quell'incarico.
Soglie di sbarramento: per cui possono partecipare alla ripartizione dei seggi soltanto le coalizioni di liste o le singole liste
non riunite in coalizione che abbiano superato una certa soglia di voti validi a livello nazionale e regionale.
Circoscrizioni estere: la legge ha introdotto la novità delle circoscrizioni estere, che permettono di eleggere 12 seggi alla
Camera dei deputati (6 in Europa, 3 in America Meridionale, 2 in America Settentrionale e Centrale, 1 in Africa, Asia,
Oceania e Antartide) e 6 seggi al Senato della Repubblica (2 in Europa, 2 in America Meridionale, 1 in America
Settentrionale e Centrale e 1 in Africa, Asia, Oceania e Antartide).
Soglie di sbarramento
Per ottenere seggi alla Camera, ogni coalizione deve ottenere almeno il 10% dei voti nazionali; per quanto concerne le liste
non collegate la soglia minima viene ridotta al 4%. La stessa soglia viene applicata alle liste collegate ad una
coalizione che non ha superato lo sbarramento. Le liste collegate ad una coalizione che abbia superato la soglia
prescritta, partecipano alla ripartizione dei seggi se superano il 2% dei voti, o se rappresentano la maggiore delle forze
al di sotto di questa soglia all'interno della stessa (il cosiddetto miglior perdente). Al Senato le soglie di sbarramento (da
superare a livello regionale) sono pari al 20% per le coalizioni, 3% per le liste coalizzate, 8% per le liste non coalizzate
e per le liste che si sono presentate in coalizioni che non abbiano conseguito il 20%.
Premio di maggioranza
Viene garantito un minimo di 340 seggi alla Camera dei deputati alla coalizione che ottiene la maggioranza relativa dei voti.
Da notare che 12 seggi, assegnati alla "circoscrizione Estero", sono contemplati a parte, come anche il seggio della
Valle d'Aosta. I voti della Valle d'Aosta e degli italiani all'estero non sono calcolati nemmeno nella determinazione della
coalizione vincente. Per quanto concerne il Senato, il premio di maggioranza è invece garantito su base regionale, in
modo da assicurare alla coalizione vincente in una determinata regione almeno il 55% dei seggi ad essa assegnati. In
Molise (2 seggi) e all'estero (6 seggi) non è previsto alcun premio di maggioranza al Senato.
L'assegnazione proporzionale
Per quanto riguarda la Camera, il territorio nazionale italiano è suddiviso in 27 circoscrizioni plurinominali assegnatarie di
un numero di seggi variabili a seconda della popolazione residente in base ai dati dell'ultimo censimento disponibile. Ai
617 seggi così assegnati, si unisce quello uninominale attribuito alla Valle d'Aosta, e i 12 seggi appannaggio dei
cittadini italiani all'estero, suddivisi col metodo proporzionale e possibilità di voto di preferenza. Dividendo la
popolazione italiana complessiva per il numero di seggi (618, risultato della differenza fra i seggi totali 630 - quelli della
circoscrizione estero 12) si ottiene il quoziente intero 96.171 per il calcolo del numero di abitanti necessari per
l'attribuzione, all'interno di ogni singola circoscrizione, di un seggio. Si divide quindi la popolazione di una circoscrizione
per 96.171, e il quoziente intero risultante corrisponde al numero di seggi di diritto a quella circoscrizione. I seggi
rimanenti vengono distribuiti in base ai migliori resti.
Per il Senato, la ripartizione avviene a livello regionale con uno schema del tutto simile a quello previsto per la Camera, ma
alcune regioni godono di un numero di seggi fissi. Inoltre i calcoli questa volta si effettuano sulla popolazione delle
regioni che non partecipano alle assegnazioni fisse, e 278 senatori spettanti (risultato della differenza fra il totale dei
senatori 315 - il numero di senatori attribuito alle altre regioni 31 - i senatori all'estero 6). L'assegnazione quindi
prosegue con le stesse modalità della Camera.
La proposta di abolizione
Qualche giorno fa alla Camera è stata presentata la "mozione Giachetti", del deputato renziano Roberto
Giachetti, che proponeva l'immediata abolizione della legge Calderoli ed il ripristino del sistema
elettorale del Mattarellum, in vigore fino al 2005. Una proposta nata per togliere di mezzo in maniera
rapida questo sistema elettorale elitario e sproporzionato e riavviare nel frattempo un discorso ampio
sulla modifica della riforma elettorale. Ma la mozione, firmata in maniera trasversale da un centinaio di
deputati, è stata bocciata nell'Aula di Montecitorio con 400 no e 139 sì, più 5 astenuti. Rimandandola al
mittente e bloccando ogni discorso futuro sull'eventualità di una modifica del sistema elettorale. Il
primo a bocciare la mozione è stato lo stesso premier Enrico Letta, che aveva invitato Giachetti al ritiro
della proposta. Stessa opinione espressa, subito dopo il voto, dalla senatrice PD Anna Finocchiaro, che
l'ha definita "intempestiva": "Non possiamo mettere a repentaglio il percorso delle riforme con atti di
prepotenza". Parole che hanno suscitato non poche polemiche all'interno di una fazione del Partito
Democratico, renziani in primis, stupiti della reazione dei parlamentari piddini davanti ad una proposta
di un loro deputato. "Non vorrei che il governo di larghe intese diventasse il governo di lunghe attese",
commenta il sindaco di Firenze Matteo Renzi, preoccupato che questa alleanza di governo Pd Pdl possa
creare non pochi intralci all'andamento democratico del Paese. Timori che diventano concreti ad
ascoltare le parole dei deputati pidiellini, come quelle di Maurizio Gasparri che subito dopo il voto ha così
commentato: "Ogni iniziativa che crea confusione mette a rischio il governo", evidenziando l'instabilità
governativa di questo esecutivo ibrido. Un connubio politico che non piace affatto al Movimento 5 Stelle,
che ha votato sì alla proposta di Giachetti: "Il Partito democratico ha lasciato solo un suo deputato pur di
far contento il Pdl e salvare così il governo; ancora una volta il Pd tradisce le aspettative dei cittadini, ai
quali viene preclusa la possibilità di avere un sistema di voto che garantisca il rispetto pieno dei loro
diritti".
Ma cos'è che effettivamente cambia tra un sistema elettorale e un altro? Due gli elementi che, in particolare,
contraddistinguono la legge elettorale in vigore dalla vecchia legge Mattarella. Innanzitutto, le liste bloccate:
con l'attuale sistema, l'elettore può votare solo la lista, senza avere la possibilità di scegliere il proprio
candidato. A decidere chi mandare in Parlamento è il partito stesso, in base ad una graduatoria di nomi
presentati sulla lista. A tal proposito i grillini hanno fatto le parlamentarie sul web, per permettere agli utenti
della rete di scegliere i loro parlamentari, mentre il PD ha indetto le primarie per la scelta del premier,
mostrando così di voler offrire ai cittadini un maggior peso nella scelta dei loro rappresentanti. C'è poi la
questione del premio di maggioranza, troppo sproporzionato, che assegna alla lista o alla coalizione di liste che
ottiene la maggioranza dei voti (ma non i seggi assegnati) una quota ulteriore di seggi oltre quelli già ottenuti,
in base alla circoscrizione. Un aspetto che rende difficile, se non impossibile, governare al partito vincente,
proprio come è successo nell'ultima elezione politica con Bersani "costretto" fino all'ultimo (e alle sue
dimissioni) a cercare alleanze con altri partiti per ottenere la fiducia di governo. Per non parlare dell'
innalzamento della soglia di sbarramento, che impedisce ai partiti più piccoli di entrare in Parlamento,
costringendoli ad alleanze eterogenee e sofferte pur di portare una loro rappresentanza alla Camera e al
Senato.
Caratteristiche che non sono presenti nel sistema maggioritario, corretto però da una quota proporzionale, proprio
del Mattarellum.
La legge “Mattarellum”
Per Legge Mattarella, dal nome del suo relatore, Sergio Mattarella, si intende la riforma della legge elettorale, che fu attuata
in seguito al referendum del 18 aprile 1993, con l'approvazione delle leggi 4 agosto 1993 n. 276 e n. 277, che
introdussero in Italia per l'elezione del Senato e della Camera dei deputati un sistema elettorale misto: maggioritario a
turno unico per la ripartizione del 75% dei seggi parlamentari (il territorio viene diviso in 475 collegi per la Camera, e in
232 per il Senato. I partiti presentano i loro candidati in ognuno di questi collegi e chi ottiene la percentuale più alta di
voti, conquista il seggio) unito per il rimanente 25% dei seggi assegnati al recupero proporzionale dei più votati non
eletti per il Senato attraverso un meccanismo di calcolo denominato "scorporo" (alle singole liste venivano decurtati
tanti voti quanti ne erano serviti a far eleggere i vincitori nell'uninominale). Per quanto riguarda la Camera, l'elettore
godeva di una scheda elettorale separata per l'attribuzione dei 155 seggi residui, cui accedevano solo i partiti che
avessero superato la soglia di sbarramento nazionale del 4%. Il sistema così concepito riunì pertanto tre diverse
modalità di ripartizione dei seggi (quota maggioritaria di Camera e Senato, quota proporzionale alla Camera, recupero
proporzionale al Senato) e per tale ragione venne anche chiamato "Minotauro" in reminiscenza del nome dell'essere
parte uomo e parte toro presente nella mitologia greca. La legge sostituì il precedente sistema proporzionale in vigore
dal 1946, ed è rimasta in vigore fino al 2005 quando venne sostituita dalla Legge Calderoli. Il politologo Giovanni
Sartori coniò per la legge l'ulteriore soprannome di Mattarellum in riferimento al nome del relatore e ritenne a suo
giudizio illusorio il tentativo di creare un sistema prevalentemente maggioritario all'italiana attraverso il "Minotauro".
Allora perchè non votare la mozione Giachetti? Sicuramente perchè c'è più di qualche parlamentare che è stato
favorito da questo sistema elettorale e vede nel ritorno al Mattarellum la fine della propria carriera politica.
In sintesi infatti il Mattarellum è una legge che premia il deputato migliore invece del partito, e che lo lega a
doppio filo ai suoi elettori, visto che è stato un determinato territorio ad eleggerlo, e la “gratitudine”
andrà agli elettori, non al segretario di partito.
Questo per dire che nella spaccatura tra chi vuole il Mattarellum e chi vuole il Porcellum non ci sono
diverse correnti di pensiero su quale legge elettorale sia la migliore, ma solo calcoli politici.
Calcoli che, però, ai cittadini, desiderosi di una maggiore “supervisione” sulla politica del loro paese, non
stanno bene. È facile allora trovare sulla rete esempi di tale incontenibile disappunto, dove si chiede un
sistema elettorale davvero democratico e basato sulle preferenze degli elettori, come questo:
“a maggior ragione in questo momento,sanno che non verrebbe votato nessuno di questo marciume immondo,e
quindi fanno in modo di non farti votare!! MA QUALCUNO MI SPIEGHI LA DIFFERENZA FRA UNA
DITTATURA PIENA E LA NOSTRA PSEUDO DEMOCRAZIA!!”
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