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I maggiori gruppi di virus
I maggiori gruppi di virus Maggio 2008 ENTEROVIRUS • Gli enterovirus (un genere dei picornavirus) causano una varietà di malattie e tra queste: la poliomielite paralitica, la pleurodinia,la miocardite,la meningite, l'encefalite e la malattia respiratoria. • Il genere degli enterovirus comprende: i poliovirus (tipi 1, 2 e 3); i virus coxsackie A (tipi 1-24); i virus coxsackie B (tipi 1-6); gli echovirus (tipi 1-34); gli enterovirus (tipi 6871). • L'enterovirus 72 è stato ora riclassificato come virus dell'epatite A (HAV). • Sono virus a simmetria icosaedrica, non rivestiti da involucro pericapsidico, di 28-30 nm di diametro. Diagnosi • I prelievi, effettuati da feci, tamponi faringei e liquido cerebrospinale, danno luogo a crescita del virus in cellule di rene di scimmia • Le prove sierologiche sono effettuate mediante ricerca di IgM specifiche per gli enterovirus con la tecnica ELISA o con tests di neutralizzazione. Patogenesi • Il periodo di incubazione è di 7-14 giorni; alla prima replicazione (che ha luogo nell'orofaringe e nell'intestino) segue viremia • Il virus si localizza quindi in taluni tessuti, producendo lesioni specifiche – ad esempio nel sistema nervoso centrale (corna anteriori del midollo spinale) o nel tessuto muscolare (cuore, muscoli scheletrici) • Dopo l'infezione naturale si sviluppa una durevole risposta locale (IgA) ed umorale: IgM e IgG Epidemiologia • Gli enterovirus presentano una distribuzione mondiale. • L'infezione avviene durante l'infanzia, nelle nazioni in via di sviluppo e nell’adolescente - giovane adulto in quelle sviluppate • Le malattie presentano maggiore gravità nell'età anziana Prevenzione e controllo • Contro la poliomielite sono disponibili sia il vaccino a virus vivo (Sabin) che quello a virus ucciso (Salk) Rhinovirus • Virus: sono virus a RNA simili agli enterovirus (entrambi sono generi delle Picornaviridae). • Vi sono più di 100 sierotipi. I rinovirus sono le cause più diffuse del comune raffreddore. • Diagnosi: i campioni vengono isolati da tamponi nasali in colture cellulari (cellule Hela) Patogenesi, clinica ed epidemiologia • Patogenesi: Il periodo di incubazione dura 2-4 giorni. La replicazione avviene nella mucosa nasale scatenando una risposta locale di IgA • Malattia associata: il comune raffreddore • Trattamento: sintomatico. Recentemente vi sono stati dei tentativi di trattamento con interferonealfa • Epidemiologia: I rhinovirus sono endemici in tutto il mondo. La trasmissione avviene mediante goccioline o per contatto stretto. CORONAVIRUS • I coronavirus sono causa frequente del comune raffreddore • Virus: Virus a RNA con rivestimento • Diagnosi: questa è effettuata attraverso crescita in colture cellulari; mediante immunoelettromicroscopia; sierologia (saggio immunoenzimatico, ELISA, enzyme-linked immuno sorbent assay) Coronavirus • Patogenesi: Il periodo di incubazione dura 2-5 giorni. La replicazione avviene nelle cellule epiteliali del tratto respiratorio e dell'intestino con produzione di anticorpi ceppo specifici. È’ frequente la diffusione asintomatica tramite secrezioni respiratorie e feci • Infezione associata: raffreddore comune • Epidemiologia: Questa è una infezione comune; il 90% degli adulti in Gran Bretagna possiede anticorpi specifici e durante la stagione delle malattie respiratorie vi è una incidenza del 15%. • Controllo: Non esiste un vaccino specifico VIRUS INFLUENZALE • Gli influenzavirus sono causa frequente di infezione del tratto respiratorio. • Virus. Famiglia Orthomyxoviridae. Virus a RNA ricoperti con diametro di 100 nm; vi sono tre tipi A, B e C definiti dalla nucleoproteina. • Il mantello contiene due glicoproteine nello strato Iipidico bilaminare: l'emoagglutinina (HA) e la neuraminidasi (NA). • Variazioni in HA e NA qenerano dei sottotipi (nell'uomo, H1, H2, H3, N1, N2). Denominazione di ceppo La nomenclatura si basa sul tipo, sull'origine, sul ceppo, sull'anno di isolamento e sul sottotipo, per esempio: • • • • • • Tipo Ospite Origine Ceppo Anno Sottotipo Risultato = A/PR/8/34 (H1N1) • • • • • • A Uomo Puerto Rico 8 1934 H1N1 Diagnosi Questa viene effettuata mediante – isolamento del virus in colture di tessuti (cellule di rene di scimmia); – ricerca dell’antigene: immunofluorescenza dell'aspirato nasofaringeo; – sierologia: test di fissazione del complemento; test di inibizione dell'emoagglutinazione Patogenesi e risposta immune • Diffusione mediata da goccioline respiratorie; • infezione del tratto respiratorio superiore; • periodo di incubazione di 1-4 giorni seguito dalla replicazione virale nel tratto respiratorio superiore; • dopo circa 6 giorni appaiono anticorpi sierici (lgM) e IgA secretorie. • L'emoagglutinina è un importante fattore di virulenza. • Malattia associata: influenza. Epidemiologia • La variazione antigenica è un fattore importante nell'epidemiologia dell’influenza • Antigenic drift (deriva antigenica): avvengono cambiamenti antigenici minori in HA ed in NA (nel sottotipo) dovuti a mutazioni puntiformi suscitando epidemie; riguardano i tipi A, B e C • Antigenic shift (cambiamento antigenico): avvengono cambiamenti antigenici maggiori in HA ed in NA (variazioni nel sottotipo), dovuti a riassortimento antigenico; portano a pandemie e riguardano soltanto il tipo A • Trattamento. Amantadina o rimantadina soltanto a scopo profilattico. • Prevenzione. I vaccini inattivati (virus intero o subunità, somministrato per via intramuscolare) hanno un'efficacia del 6080% sempre che i componenti del vaccino ed i virus selvaggi attuali siano sufficientemente simili. PARAMYXOVIRUS • Virus. Virus a RNA, ricoperti, di forma sferica o pleiomorfica, 150-300 nm di diametro (l'involucro contiene HA, NA o altre glicoproteine) • Classificazione. Vi sono quattro generi: – – – – Paramyxovirus (virus parainfluenzali tipi 1-4) Rubulavirus (virus della parotite) Morbillivirus (virus del morbillo) Pneumovirus (virus respiratorio sinciziale) (RSV) • Diagnosi. Questa si ottiene mediante: isolamento del virus da colture cellulari (cellule renali di scimmia); prove di immunofluorescenza diretta; sierologia con vari metodi. • Patogenesi e risposta immune. La trasmissione avviene mediante goccioline, aerosol o contatto diretto tra persone, seguita dalla replicazione nel tratto respiratorio e da una viremia. Vi è risposta locale di IgA; la produzione di IgM e IgG porta ad una immunità che dura tutta la vita contro i virus della parotite e del morbillo, non contro il RSV Epidemiologia • I virus parainfluenzali e lo RSV sono geograficamente largamente diffusi. • La diffusione avviene per contatto persona-persona o mediante goccioline. • La parotite è endemica in tutto il mondo. I casi di malattia avvengono durante tutto l'anno. La più alta incidenza si trova tra i bambini di 5-15 anni di età. Le infezioni tra i componenti della famiglia sono comuni. • La trasmissione del virus del morbillo per via respiratoria è diffusissima. Le infezioni dipendono dallo stato immunitario e dalla numerosità della popolazione. Epidemie a rapida diffusione avvengono quando il virus viene introdotto in comunità isolate e sensibili. Prevenzione e controllo • Nella patogenesi della malattia da RSV è riconoscibile una componente immunopatologica. Un vaccino sperimentale inattivato non si è dimostrato efficace. • Parotite: è disponibile un vaccino vivo attenuato sotto forma di monovalente (soltanto parotite), o in combinazione con il vaccino della rosolia e del morbillo (MPR). – Negli USA vi è stato un netto declino nell'incidenza, dopo 20 anni di vaccinazione anti-parotite. • Morbillo: in programmi di vaccinazione di massa viene usato un vaccino con virus vivo attenuato. Il vaccino è efficace al 95%. La prima somministrazione viene data all'età di 15 mesi (per evitare fallimenti dovuti alla presenza di anticorpi antimorbillosi della madre); una somministrazione più precoce viene effettuata nelle nazioni in via di sviluppo. VIRUS RUBEOLICO • Virus. Famiglia Togaviridae. Virus di 60 nm di diametro, rivestiti. • Diagnosi. • Infezione acuta: anticorpi specifici IgM sono evidenziati mediante ELISA. L'isolamento del virus dalla gola è possibile se il campione è prelevato fra una settimana prima ed una dopo la comparsa dell'esantema. • Lo stato di immunoprotezione è documentato dal ritrovamento di anticorpi specifici IgG, mediante un singolo test di neutralizzazione, emoagglutinoinibizione (HAI), agglutinazione del lattice o ELISA. Patogenesi • Il periodo di incubazione è di 14 giorni, con una prima replicazione virale nei linfonodi cervicali, l'esantema coincide con la comparsa degli anticorpi sierici. • L'infezione naturale è seguita da immunità che dura tutta la vita. L'infezione primaria, durante le prime 12 settimane di gravidanza, spesso porta ad infezione fetale generalizzata, causa di cataratta, sordità, anomalie cardiache, epatosplenomegalia, porpora, itterizia (sindrome rubeolica congenita). Rosolia • Clinica. Rosolia: esantema e linfoadenopatia con artralgia passeggera. È comune l'infezione senza esantema. Sindrome di rosolia congenita. • Epidemiologia. Rappresenta una frequente infezione infantile, trasmessa per mezzo di goccioline. Ogni 6-9 anni vi è un'epidemia. Comunque è fortemente diminuita da quando è stato messo in atto un programma di vaccinazione. • Trattamento. Sintomatico. L'infezione, comprovata durante i primi tre mesi di gravidanza, costituisce indicazione per l'aborto terapeutico. • Prevenzione e controllo. Viene usato un vaccino attenuato. Programmi di immunizzazione esistono nella maggior parte dei paesi sviluppati. HERPESVIRUS • La famiglia delle Herpesviridae comprende virus a DNA, dotati di involucro pericapsidico, che causano in maniera caratteristica infezioni latenti. • In seguito ad una prima infezione, il DNA virale si annida allo stato dormiente in vari tessuti e può riattivarsi. Gli herpesvirus umani includono: – – – – – Virus dell’herpesvirus simplex (HSV; tipo 1 e 2) Virus varicella-zoster (VZV) Cytomegalovirus (CMV) Virus di Epstein-Barr (EBV) HHV-6, HHV-7, HHV-8 HSV • Virus. Virus a DNA ricoperti diametro di 120 nm. Vi sono due tipi di virus, HSV-1 e HSV-2, che si possono distinguere sierologicamente • Epidemiologia. HSV ha distribuzione mondiale. Il 90% degli adulti mostra evidenza sierologica di infezioni pregresse Diagnosi Effettuata per mezzo di: – Elettromicroscopia del liquido delle vescicole – Ricerca di cellule contenenti inclusioni specifiche (test di Tzank) sul fondo delle lesioni vescicolari – Colorazione diretta con anticorpi fluorescenti del materiale delle vescicole (IF diretta) – Isolamento in coltura (vi è a disposizione una larga varietà di linee cellulari) – Ricerca dell'acido nucleico (PCR). – Sierologia (ELISA) Patogenesi • La diffusione avviene per contatto diretto. • Il periodo di incubazione è variabile (1-30 giorni). • Vi è produzione di IgA localmente, di IgM e IgG, ma il virus sfugge all'eliminazione ed il suo DNA diviene dormiente nei gangli sensitivi. • La riattivazione è associata con vari stimoli (stress, stato di immunocompromissione, infezione batterica) Clinica Le malattie principali sono: • Stomatite, herpes labialis, cheratocongiuntivite (HSV1; meno comunemente HSV2) • Herpes genitalis (HSV2, meno comunemente HSV1) • Malattie ricorrenti sono: herpes labialis, herpes genitalis, cheratocongiuntivite • M. di tipo invasivo: encefalite; infezione neonatale (encefalite, infezione disseminata); • M. in persone immunocompromesse: polmonite, esofagite, encefalite Trattamento • Aciclovir VZV • Virus. Simile a HSV, con diametro di 180 nm • Diagnosi. Procedimenti simili a quelli descritti per HSV • Epidemiologia. Cosmopolita, sieroprevalenza molto alta in età adulta. • Patogenesi. La diffusione avviene mediante goccioline o contatto diretto con il liquido delle vescicole. Il periodo di incubazione è di 13-21 giorni. Il virus entra attraverso il tratto respiratorio, consegue la viremia ed un esantema generalizzato (varicella). Esso può divenire latente nei gangli sensitivi; una varietà di stimoli (p.es.: immunosoppressione) sfocia nella riattivazione con formazione di vescicole in vari dermatomeri (fuoco di Sant'Antonio). • Malattie associate. Queste includono: varicella (prima infezione), herpes zoster (fuoco di Sant'Antonio), infezione generalizzata negli immunocompromessi e nei neonati Trattamento • Aciclovir nelle prime fasi della malattia • Immunoglobuline anti-zoster (ZIG). CMV • Virus. Simile a HSV, 200 nm di diametro • Epidemiologia. Cosmopolita. Tra gli adulti, il 60-90% mostra evidenza sierologica di esposizione al CMV. Diagnosi • Isolamento in linee cellulari di fibroblasti umani diploidi • Biopsia dei tessuti (tipiche inclusioni nucleari ad occhio di civetta) • Ricerca dell'acido nucleico (PCR) • Sierologia – lgM per diagnosticare lo stato di malattia – IgG per lo stato d’immunità Patogenesi • La diffusione avviene per contatto di secrezioni infettanti (p. es.: orofaringee); il virus può anche essere acquisito per trasfusione di sangue o trapianto d'organo • L'infezione primaria spesso è lieve • CMV rimane latente in vari tessuti e può causare infezioni secondarie, particolarmente negli immunocompromessi Clinica • Sindrome della febbre ghiandolare o similmononucleosica (infezione primaria) • Infezione diffusa avviene negli immunocompromessi (p. es.: pazienti trapiantati, pazienti AIDS) polmoniti, epatiti e retiniti • Infezione connatale, se la madre è colpita da infezione primaria in gravidanza, per via transplacentare Trattamento • • • • Ganciclovir Foscarnet Cidofovir Gammaglobuline immuni anti-CMV EBV • Virus. Simile a HSV, diametro di 120 nm. • Epidemiologia. Cosmopolita. All'età di 7 anni più del del 50% dei bambini possiede anticorpi. Diagnosi • La coltura si effettua raramente • La sierologia si basa sul test per gli anticorpi eterofili (test di Paul-Bunnel; anticorpi che appaiono precocemente in infezioni da EBV e agglutinano eritrociti di pecora o di cavallo • Anticorpi virus-specifici (IF o ELISA) diretti contro – capside (VCA) IgM, IGG – antigeni nucleari (EBNA) – antigeni precoci (EA) Patogenesi • La diffusione avviene per contatto della saliva; il sito primitivo di infezione è l'epitelio della faringe. • I linfociti B si infettano, ed il virus EBV può restare dormiente in queste cellule • Le cellule atipiche nel sangue periferico (mononucleosi infettiva) sono linfociti T CD8+ citotossici nei confronti dei linfociti B infettati da EBV Malattie associate • Sindrome della febbre glandolare (mononucleosi infettiva). • EBV è implicato nel linfoma di Burkitt's e nel carcinoma nasofaringeo – linfomi a B-cellule nelle gravi immunodepressioni (post-trapianto, AIDS) • La mononucleosi infettiva può essere complicata da interessamento viscerale (p. es. epatite, miocardite, meningoencefalite) Trattamento • Ancora non è stato approntato un efficace trattamento antivirale HHV-6 • È un virus a DNA, simile a HSV, con un diametro di 180 nm. • HHV-6 è causa della rubeola infantum, anche chiamata exanthema subitum o sesta malattia • Questa ha un periodo di incubazione di 515 giorni, seguito da febbre elevata per circa 3 giorni, seguita da esantema maculopapulare – talora si manifesta, quale complicanza, un’encefalite HHV-7 e -8 • HHV7 è una possibile variante di HHV6. • HHV8 è stato associato con lo sviluppo del sarcoma di Kaposi. PARVOVIRUS • Virus. Sono virus piccoli, rotondeggianti, privi di caratteristiche, con un diametro di 20 nm; esiste un solo sierotipo: il parvovirus umano B19 • Epidemiologia. Cosmopolita. Infezione frequente nell'infanzia, trasmessa attraverso la via respiratoria (goccioline) • Diagnosi. Effettuata sierologicamente: si ricercano, mediante ELISA, anticorpi IgM Patogenesi • Il periodo di incubazione dura fino a 17 giorni, con replicazione in cellule che si dividono rapidamente, principalmente eritroblasti Malattie associate • Eritema infettivo o quinta malattia: una settimana dopo l'infezione si ha febbre, sensazioni di freddo, mialgia, seguite al 10° giorno da esantema maculo-papulare. • Possono verificarsi crisi aplastiche in pazienti con anemie croniche emolitiche (p. es.: talassemia, sferocitosi). • Idropsia fetale ed aborti spontanei sono il risultato di infezione del feto. ROTAVIRUS • Virus. Virus a RNA, con diametro di 75 nm e strutture simili a raggi. • Sono conosciuti 7 gruppi (A-G), – e nel gruppo A almeno 2 sottogruppi (I e Il) e vari sierotipi (14 VP7-specifici o tipi G; più di 20 tipi P o VP4 specifici; i virus da G1 a G4 causano più del 90% delle infezioni umane). • Epidemiologia. I rotavirus sono presenti a livello mondiale con differenti sierotipi circolanti, normalmente colpiscono i bambini con meno di 2 anni, presentando un picco invernale nei climi temperati. • Diagnosi. Questa è effettuata mediante determinazione diretta nelle feci con elettromicroscopia, con ELISA o con il test di agglutinazione al lattice. • Patogenesi e risposta immune. L'infezione avviene per via oro-fecale con un periodo di incubazione di 1-2 giorni. La replicazione virale si ha nell'epitelio del piccolo intestino e provoca il rilascio di un gran numero di particelle nelle feci umane (1011 particelle/grammo). Vi sono risposte immuni locali (lgA) ed umorali (lgM/lgG) sierotipo specifici e cross-reagenti. • Malattie associate. Gastroenteriti: diarrea autolimitantesi e vomito che durano 4-7 giorni; può verificarsi una grave o leggera disidratazione (a seconda del ceppo). • Trattamento. Reidratazione per via orale o venosa. • Prevenzione e controllo. – Igiene personale e delle acque – Si stanno sviluppando vaccini. Calicivirus, Astrovirus e piccoli virus rotondi • Calicivirus: virus a RNA leggermente più grandi dei picornavirus (35 nm di diametro). • Virus di Norwalk: particelle di 27 nm di diametro; ora è noto che contengono l'RNA genomico di un calicivirus. • Astrovirus: particelle di 30 nm di diametro con morfologia caratteristica al microscopio elettronico. • Virus piccoli rotondi: non caratterizzati, diametro 20-30 nm (forse parvovirus e/o enterovirus). • Diagnosi. Questa è effettuata principalmente mediante microscopia elettronica; si stanno sviluppando metodi per la ricerca dell'acido nucleico (PCR). • Patogenesi e risposta immune. Vi è un breve periodo di incubazione di 16-48 ore con replicazione virale nelle cellule epiteliali dei villi del piccolo intestino. • Malattie associate. Gastroenterite. • Trattamento. Sintomatico. RETROVIRUS UMANI HIV • Virus. È un membro della sottofamiglia dei Lentiviridae delle Retroviridae – Vi sono due tipi: HIV-1 e HIV-2 (omologia di sequenza pari al 40%); – HIV-1 è suddiviso in due gruppi, M (major) e O (outlier) • M: 8 subtipi o clades (A-H) • Genoma: RNA a singola elica (due copie per particella virale) Replicazione. 1. Adesione ai recettori virus specifici sui linfociti T (cellule CD4), ed endocitosi mediata dai recettori (diversi recettori) 2. Sintesi di DNA complementare a doppio filamento (cDNA) per mezzo della trascrittasi inversa virale 3. Integrazione del DNA provirale nel cromosoma cellulare giungendo così ad uno stato di infezione cronica 4. Trascrizione del cDNA ottenendo RNA a filamento positivo che agisce sia come mRNA per la sintesi delle proteine virali sia come RNA virale genomico. 5. Assemblaggio virionale intracitoplasmatico 6. Rilascio delle particelle virali mediante gemmazione • Genetica. È stata trovata una notevole variabilità genetica tra gli isolati di HIV ottenuti da persone differenti, ed anche nell'ambito delle varianti osservate nello stesso paziente, – in tempi diversi in particolare (quasispecie) • Diagnosi. – Coltura da sangue o altro materiale patologico (metodo lento, poco sensibile, rischioso, eseguibile soltanto in laboratori specializzati) – Ricerca del genoma virale (RNA) nel plasma o del provirus (DNA) nei linfociti circolanti (PCR) – Sierologia, mediante ricerca di anticorpi specifici antiHIV: ELISA, Western blot (WB) Patogenesi e risposta immune • La trasmissione avviene principalmente con il sangue infetto, con scambi sessuali o dalla madre al bimbo durante la gravidanza. • Si ha l'infezione cronica dei linfociti T (CD4+), per lo più, (cellule T-helper/inducer), ma anche di linfociti B, monociti e cellule della microglia. • Tutto ciò porta ad un danno precoce delle varie funzioni delle cellule CD4+ seguito dalla diminuizione nel numero delle stesse e dalI’attivazione policlonale delle cellule B. • Si sviluppa una risposta umorale di anticorpi contro la maggior parte delle proteine specifiche dell'HIV. • Nelle fasi tardive si sviluppa scarsità di entrambe le risposte immuni, umorali e cellulari. Malattie associate La sindrome da immunodeficienza acquisita è caratterizzata da gravi malattie dovute a • infezioni opportunistiche causate da – batteri (micobatteri), – virus (HSV, CHV, VZV), – funghi (Candida, Aspergillus, Cryptococcus), – protozoi (Pneumocystis, Toxoplasma) • e con la comparsa di tumori (sarcoma di Kaposi, linfomi). Epidemiologia • Dal 1981 vi è stata una diffusione mondiale dell'HIV. • Le vie principali di trasmissione sono costituite da sangue infetto,contatto sessuale o verticalmente, attraverso la placenta. • La trasmissione non avviene per contatto casuale. I gruppi a maggior rischio sono: – Gli omosessuali – Coloro che fanno uso di droghe per via venosa – Emofilici e coloro che hanno ricevuto trasfusioni di sangue (prima della prevenzione mediante sierodiagnosi) – I soggetti sessualmente promiscui – I bambini nati da madri infette da HIV – Chi ha contatti omo- o eterosessuali con individui infetti da HIV Problema globale • L’infezione causata da human immunodeficiency virus (HIV) è divenuta un problema pandemico di enorme entità • Nel 2003 si stimava che in tutto il mondo – 40 milioni di persone fossero affette dall’infezione • con più del 90% dei casi nelle nazioni in via di sviluppo. – 5 milioni di nuove infezioni venissero diagnosticate – 3 milioni fosse il numero dei decessi Trattamento • La terapia antiretrovirale ha percorso un lungo cammino dal 1985, allorché venne segnalata l’attività clinica di AZT. • Un declino drammatico nella mortalità da AIDS fu notata nel 1996 con l'inizio della highly active anti-retroviral therapy (HAART). • A tale risultato contribuirono una migliore conoscenza della patogenesi dell'infezione, il saggio quantitativo del viral load e la disponibilità di nuovi farmaci antiretrovirali. Farmaci antiretrovirali Sono raggruppati in 4 classi: – inibitori nucleosidici della trascrittasi inversa (nucleoside reverse transcriptase inhibitors, NRTI) – inibitori non nucleosidici della trascrittasi inversa (non-nucleoside reverse transcriptase inhibitors, NNRTI) – inibitori della proteasi (protease inhibitors, PI). – inibitori della fusione (FI) Prevenzione e controllo • Non vi è una cura antivirale eradicante (definitiva) • Non sono stati sviluppati vaccini efficaci; esistono problemi dovuti alla variabilità del virus, alla latenza ed al sottrarsi alla risposta immune. • Il saggiare il sangue da trasfondere ed i donatori di organi previene la trasmissione da queste fonti. • Si raccomanda l'uso della profilassi (cambiamento dello stile di vita, campagne di informazione, uso dei preservativi). • Negli ambienti sanitari di cura si prendono speciali precauzioni. HTLV-1 Questo retrovirus è associato con la leucemia della cellula T adulta (ATL) e con la paraparesi spastica tropicale (TSP). • Virus. È uno dei membri della sottofamiglia degli Oncoviridae delle Retroviridae. – Il genoma ad RNA è meno variabile di quello dell'HIV; il virus imparentato HTLV-2 è associato forse con la leucemia a cellule capellute. • Diagnosi. La determinazione di anticorpi specifici anti HTLV-1 viene effettuata mediante ELISA, Western blotting ed altre tecniche. Patogenesi e risposta immune • La maggior parte degli individui infetti rimangono portatori asintomatici per tutta la vita. • Vi è un 1 % di possibilità di sviluppare ATL nel corso della vita • Il virus HTLV-1 può invadere il sistema nervoso centrale. • I titoli anticorpali sono normalmente bassi nei portatori, ma alti nei pazienti ammalati. • Malattie associate. ATL e TSP • Epidemiologia. HTLV-1 è endemico in Giappone e nelle nazioni caraibiche, ma focolai d’infezione si trovano in tutto il mondo. Si trasmette con il sangue infetto, contatti sessuali e latte materno. • Prevenzione e controllo. Profilassi contro l'esposizione (vedi HIV). ln alcune nazioni si saggia il sangue di tutti i donatori (negli USA dal 1989, in U.K. non ancora). ADENOVIRUS • Gli adenovirus sono cause importanti di congiuntiviti,faringotracheiti e gastroenteriti, ma sono frequenti le infezioni asintomatiche. • Virus. Virus a DNA, non ricoperti, con diametro di 70-90 nm. Vi sono 41 differenti sierotipi umani. Diagnosi • Coltura in cellule, da tamponi della gola o da feci • Ricerca diretta degli antigeni virali nelle secrezioni respiratorie, per mezzo dell'immunofluorescenza • Visualizzazione diretta con il microscopio elettronico (feci) • PCR • Sierologia: (test di fissazione del complemento) • Patogenesi. Il periodo di incubazione è di 2-5 giorni. Vi è infezione delle cellule epiteliali del tratto respiratorio ed intestinale. • Malattie associate. Faringite; febbre faringocongiuntivale; bronchite acuta; polmonite ed epatite, specialmente nei pazienti trapiantati; congiuntivite; diarrea (tipi 40-41). • Trattamento. Sintomatico. • Epidemiologia. Gli adenovirus sono endemici in tutto il mondo. L'infezione si diffonde per via orofecale o per mezzo delle goccioline. Epidemie sono state osservate tra le reclute militari. Nei pazienti trapiantati avvengono frequenti infezioni. • Prevenzione. Si dispone di un vaccino vivo attenutato per l'immunizzazione del personale militare. Virus epatitici VIRUS DELL'EPATITE B (HBV) • Il virus dell'epatite B è la causa maggiore di epatite trasmessa per via parenterale (Epatite da siero). • Virus. Virus a DNA, membro della famiglia degli hepadnaviridae, con diametro di 42 nm formato da: core, genoma circolare di DNA nucleocapside (antigene del core del virus B, HBcAg) envelope (antigene di superficie del virus B, HBsAg). • Esiste anche una particella sferica o filamentosa di 22 nm che consiste di HBsAg. • L'antigene 'e' (HBeAg) è una proteina che correla con alti livelli di replicazione virale, ed è stato trovato in cellule infette o libero nel siero. Patogenesi • Infezione per via parenterale (attraverso sangue infetto o sperma) con un periodo di incubazione di 50-180 giorni. • La replicazione virale nel fegato produce lisi degli epatociti a causa delle cellule T citotossiche. • Il danno epatico scompare nel 90% dei casi in 8-12 settimane; un piccolo numero di pazienti sviluppa una epatite persistente o aggressiva cronica con persistenza nel sangue degli antigeni HBsAg e HBeAg (portatori). • Malattie associate. Epatiti acute e croniche; carcinoma epatocellulare. • Diagnosi. Tests sierologici per la ricerca degli antigeni HBsAg, HBeAg e degli anticorpi contro HBcAg (lgM e IgG), antiHBe, anti-HBs. Trattamento • L'interferone viene somministrato in casi di epatite cronica attiva. • Altro farmaco attivo è la lamivudina, analogo nucleosidico. • Investigazionali: adefovir, entecavir, emtricitabina. Epidemiologia • Il virus dell'epatite B ha una distribuzione mondiale, con più di 200 milioni di portatori (la morbilità nell'europa del nord e centrale e dell'America del Nord è di 0.5-1 %; nel sud dell'Europa è del 2-5%; in Africa e nel sud-est dell'Asia è del 6-20%. • La trasmissione è orizzontale (sangue e prodotti del sangue, sperma) e verticale (il 95% dei nuovi nati da madri portatrici diviene portatore se non viene sottoposto a profilassi: in Asia ed in Africa questa è la via principale di trasmissione). • Il personale sanitario è a rischio di infezione. • Portatori cronici di HBsAg hanno un rischio maggiore (all'incirca 200 volte più grande) di sviluppare il carcinoma epatocellulare. Prevenzione • Sono disponibili vaccini efficaci e sicuri. All'inizio (1982) come vaccino si usavano particelle di HBsAg, purificate dal siero di portatori sani di HBsAg; più recentemente l'antigene HBsAg è stato prodotto da DNA ricombinante in cellule di lievito. • La vaccinazione neonatale impedisce la trasmissione perinatale da madri portatrici. • Si adottano procedure che impediscono il rischio parenterale ai lavoratori sanitari. VIRUS DELL'EPATITE A (HAV) • Virus. È un picornavirus (enterovirus 72; ora è stato classificato come un nuovo genere); esiste un solo sierotipo • Patogenesi. La trasmissione avviene per via oro-fecale con un periodo di incubazione di 15-45 giorni (la media è di 30). Il virus è presente nel sangue da due settimane prima ad una dopo l'ittero; nelle feci permane un po' oltre. In molti casi vi è completa guarigione, con produzione di anticorpi specifici che persistono tutta la vita. Non è presente malattia cronica o stato di portatore. • Malattie associate. Epatite acuta. • Diagnosi. Viene effettuata con la sierologia (ELISA) ricercando IgM specifiche per HAV (infezione acuta) o IgG (stato immune). • Trattamento. Sintomatico. • Epidemiologia. Il virus dell'epatite A è trasmesso per via oro-fecale; la trasmissione ha luogo principalmente in bambini e giovani adulti. Epidemie avvengono in istituzioni (scuole, esercito) e sono collegate a fonti identificabili (acque di scolo, cibo). La percentuale di presenza di anticorpi in giovani adulti è del 30-60%, ed è più alta nei gruppi socio-economicamente più bassi. • Prevenzione. È disponibile un vaccino costituito da HAV ucciso. • Il virus HCV costituisce la maggior causa dell'epatite non A non B trasmessa per via parenterale. • Virus. Virus a RNA, è un nuovo genere (Hepacivirus) della famiglia delle Flaviviridae, molto strettamente imparentato ai Pestivirus. E molto variabile (esistono almeno 6 differenti genotipi). • Patogenesi e malattie associate. Il virus HCV non è direttamente citopatico, se non in circostanze poco comuni (grave immunosoppressione) e dimostra un’attività patogena simile a quella di HBV; l'epatite acuta è seguita da epatite cronica con alta frequenza (30-50%). Il sangue può rimanere infettante per molti anni. • Diagnosi. Questa è effettuata mediante sierologia (ELISA) per la ricerca di anticorpi. I tests di PCR (amplificazione polimerasica) vengono usati per trovare lo RNA virale. • Epidemiologia. Il virus HCV è presente in tutto il mondo con gruppi a rischio simili a quelli del virus HBV. • Prevenzione. Per impedire la trasmissione tramite trasfusione o trapianto, dal 1991 sono stati iniziati tests di routine di tutti i donatori di sangue e di organi per la ricerca di anticorpi anti-HCV • Nota: recentemente, è stato descritto un virus dell'epatite G (HGV) negli emofilici. È strettamente imparentato allo HCV, ma ha caratteristiche patogenetiche diverse. Agente delta, virus dell’epatite D (HDV) • Virus. Virus a RNA difettivo, che si replica soltanto in cellule infettate da HBV. • Patogenesi e malattie associate. L'epatite delta è una coinfezione o una superinfezione di una infezione cronica da HBV che porta ad un aggravamento della malattia da HBV. • Diagnosi. Si ricercano anticorpi anti-HDV e l'antigene dell'HDV, delta (metodo ELISA) . • Epidemiologia. L'infezione da HDV è per lo più prevalente nell'area mediterranea, nell'Africa, nel Sud America e nel medio Oriente. La trasmissibilità ed i gruppi a rischio sono simili a quelli dell'HBV. Virus dell’epatite E (HEV) • Virus. Virus a RNA, imparentato stretto ai calicivirus. • Patogenesi e malattie associate. È trasmesso per via enterica. È una malattia simile alla malattia da HAV (epatite acuta). La risposta immunitaria si esprime con IgM e IgG specifiche. • È una grave malattia con alta mortalità (oltre il 20%) nelle donne gravide. • Diagnosi. Sierologia (specifiche IgM e IgG anti HEV, mediante ELISA) • Trattamento. Sintomatico. • Epidemiologia. In Asia, Nord Africa e Messico si verificano epidemie originate da acqua ed alimenti; vi è diffusione da persona a persona. In India, in giovani adulti vi è una sieropositività del 40%. PAPILLOMAVIRUS UMANO (HPV) • Causa di verruche nell'uomo ed è associato con lo sviluppo del cancro della cervice uterina nella donna. • Virus. Virus a DNA, con diametro di 55 nm. Oltre 70 genotipi. • Patogenesi e malattie associate. La replicazione avviene nelle cellule epiteliali squamose della pelle e delle mucose. HPV è causa di verruche della pelle (p. es. plantari, genitali) ed è associato con altre condizioni della pelle (epidermodisplasia verruciforme) e con il carcinoma della cervice. Lesioni multiple possono verificarsi in persone immunocompromesse (p. es. quelle con infezione da HIV). • Terapia. Chirurgia, si può procedere alla cauterizzazione od al trattamento con azoto liquido. • Epidemiologia. Il virus HPV è diffuso ovunque nel mondo. La trasmissione è per stretto contatto diretto. • Prevenzione. E’ disponibile un vaccino, da alcuni mesi. VIRUS DELLA RABBIA • Questo è causa della rabbia: una infezione acuta e letale del sistema nervoso centrale (CNS). • Virus. Il virus della rabbia è un membro della famiglia delle Rhabdoviridae. Vi è soltanto un sierotipo. Il virus è a RNA e possiede una forma a proiettile (75 x 180 nm) circondato da un involucro con protrusioni e spicole. • Patogenesi. L'infezione avviene per il morso di animali rabici. La moltiplicazione avviene nelle cellule dei muscoli ed il virus migra lungo i nervi periferici (trasporto assonale) al sistema nervoso centrale. • Il quadro anatomo-patologico è quello di una encefalite con corpi inclusi (corpi eosinofili di Negri). Questi si concentrano nelle cellule piramidali dell’ippocampo e nelle cellule di Pukinje del cervelletto. Avviene anche la migrazione centrifuga lungo i nervi periferici sino alle ghiandole salivari. • Malattie associate. Encefalite; agitazione, delirio, parestesie, ansietà, idrofobia, paralisi, coma. Forma furiosa e forma paralitica. La mortalità è 100%. • Diagnosi. IF diretta ed esame istologico dei tessuti cerebrali degli animali rabici; IF diretta su biopsia cutanea alla nuca; sierologia (sangue, liquor); RT-PCR su liquor, saliva, tessuti. • Epidemiologia. Il virus della rabbia ha un ampio serbatoio animale (p. es. volpi, moffette, procioni, vampiri). I vampiri possono essere possibili portatori sani e trasmettitori. Non vi è nessun animale serbatoio in Gran Bretagna. L'infezione umana avviene in prevalenza in Asia, Africa e Sud America, principalmente associata con morsi ingiustificati di animali infetti. Terapia e profilassi • Trattamento sintomatico della malattia. • Dopo il contagio (morsicatura), si dovrebbero somministrare anticorpi antirabici più una profilassi attiva con un vaccino ucciso. • È necessaria la vaccinazione dei gruppi a rischio (personale veterinario, operatori di laboratorio, viaggiatori in aree endemiche). • Si può controllare la diffusione mediante la quarantena degli animali (U.K.) e la vaccinazione degli animali domestici (cani, gatti) nelle aree endemiche.