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Energia dai Rifiuti

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Energia dai Rifiuti
Università degli Studi di Perugia
Facoltà di Ingegneria
Corsi di laurea specialistica in
Ingegneria Meccanica
Corso di Impatto ambientale
Modulo Pianificazione Energetica
prof. ing. Francesco Asdrubali
a.a. 2012/13
Energia
dai
Rifiuti
Rifiuto:
qualsiasi materiale od oggetto derivante da
attività umane o da cicli naturali che viene
abbandonato o destinato all’abbandono.
Rifiuti Solidi:
•Urbani:
provenienti da insediamenti civili;
•Speciali:
cantieri edili, lavorazioni industriali, ospedali;
•Tossico nocivi:
contenenti sostanze pericolose per la salute e/o l’ambiente.
PROBLEMA O RISORSA?
RSU:
La produzione pro-capite è in continuo aumento nei paesi industrializzati
•USA
> 2 kg/giorno persona
•ITALIA > 1 kg/giorno persona
Con il benessere tende ad arricchirsi anche la composizione dei rifiuti, poiché
diminuisce la frazione organica umida putrescibile ed aumenta la frazione non
biodegradabile.
Caratteristiche medie dei Rifiuti Solidi Urbani
prodotti in Italia
Composizione merceologica media dei rifiuti
solidi urbani e rinnovabilità
CONTENUTO ENERGETICO DEI RSU IN ITALIA:
Frazione
Potere calorifico inferiore [MJ/Kg]
Carta
15.2
Plastica
40.7
Scarti di cibo
6.6
Tessuti
13.5
Legno
16.7
Pannolini
7.2
Scarti di giardinaggio
6.1
Componenti elettronici
2.4
Altre (valore medio)
6
Pericolosi
6
Fonti: H. L. Erichsen, M. Z. Hauschild:
Technical data for waste incineration - background for
modelling of product-specific emissions in a life cycle
assessment context, Department of Manufacturing
Engineering, Technical University of Denmark,
aprile 2000.
Sistemi di smaltimento
• Raccolta differenziata;
• Discarica;
• Compostaggio;
• Incenerimento / Termovalorizzazione.
Decreto Ronchi ( poi T.U. Ambientale D.lgs 152/2006)
Sono da privilegiare nell’ordine:
 Le azioni volte a ridurre la quantità di RSU prodotti;
 I recuperi di materia (Riciclaggi);
 I recuperi di energia.
Raccolta differenziata
Separazione:
 Materiali ferrosi;
 Sosteanze organiche putrescibili;
 Vetro;
 Carta, Tessuti, Legno;
 Plastica.
Risparmi di energia derivanti dai mancati consumi
per la produzione dei materiali recuperati
Discarica controllata
È il metodo più diffuso per i bassi costi di impianto e di
esercizio.
Il BIOGAS va
- recuperato
Comporta la perdita indiscriminata della frazione
(cattivi
odori ed riciclabile.
effetto serra)
merceologica
Classificazione:
1a Categoria:
RSU ed assimilabili;
I processi
2a Categoria:
A
Produzione
Percolato
Potere
possono
durare anche 10 – 20 anni
Inerti;
B
Tossico Nocivi non altamente pericolosi;
C
Altamente pericolosi.
3,5 x 10 -4 m3/h
per m3 di RSU
- Scelta di terreni con buone caratteristiche di impermeabilità;
3
Calorifico
15
MJ/m
- Distanza da corsi d’acqua e falde;
- Impermeabilizzazione fondo e pareti;
- Sistemi di raccolta del percolato.
Impianti di compostaggio
 Riguardano la frazione organica putrescibile;
 Fermentazione aerobica indotta da micro organismi già presenti o inoculati nei
rifiuti stessi;
 Processi che avvengono in aria (BIO-OSSIDAZIONE)
o Umidità
≈
50 %
oT
>
55 °C
o Aerazione :
5 m3/h per tonnellata di materia organica
 Fermentazione naturale
Alcuni mesi
 Fermentazione artificiale
Qualche settimana
COMPOST
→
Terriccio fertile per l’agricoltura
Incenerimento e termovalorizzazione


Notevole riduzione in Volume;
Possibilità di produrre energia termica e/o elettrica.
 Rapida diffusione negli anni 60 e 70;
Luglio 1976 ICMESA SEVESO (MI): nube di Diossina → messa al bando delle
tecnologie di incenerimento
Oggi l’Italia è il fanalino di coda nei paesi industrializzati per la percentuale di RSU
inceneriti:
 Giappone
75%
Danimarca, Svezia 60%
Germania, Francia 40%
G. Bretagna, USA
15%
Italia
7%
Incenerimento e termovalorizzazione
Tecnologie:
Forno a griglia
Forno rotante
Combustione a letto fluido
Post Combustione:
Garantisce la termodistruzione dei microinquinanti
T
950 – 1200 °C
v
10 m/s
O2
> 6%
Limiti stringenti di emissioni
0,004 mg/m3 per diossine e furani
RSU tal quale
Combustibile:
CDR (RDF) (fiocchi, pastiglie, mattonelle)
PROCEDURE PER LA LOCALIZZAZIONE DI IMPIANTI DI TERMOVAL.RSU:
RICERCA BIBLIOGRAFICA E CARTOGRAFICA RELATIVA ALL’A.T.O.
INDIVIDUAZIONE AREE POTENZIALMENTE IDONEE
INDIVIDUAZIONE AREE DI ESCLUSIONE
LOCALIZZAZIONE IMPIANTO DI TERMOVALORIZZAZIONE RSU
APPLICAZIONE METODO “MATRICE DEGLI IMPATTI”
DEFINIZIONE DEI FATTORI AMBIENTALI
-
Presenza di abitazioni singole nell’intorno dell’impianto (da 100 a 500 m.)
Aspetto idrogeologico
Valutazione del livello di sismicità delle aree
Esondabilità delle aree
Permeabilità dei terreni presenti nel raggio di 4 Km dal camino
Situazione della qualità dell’aria
Valutazione delle ricadute delle emissioni dal camino del termovalorizzatore
Analisi delle ricadute a cui è soggetta la popolazione
Ricadute di microinquinanti cui è soggetta flora e fauna
Distanza rispetto al baricentro area produzione rifiuti
Viabilità di avvicinamento
Presenza di corsi d’acqua
Capacità di scarico delle acque
Presenza di attività produttive in grado di utilizzare calore/vapore/elettricità
Recupero di energia
Inquinamento olfattivo e acustico determinato dall’impianto
Distanza dal sito di smaltimento delle ceneri
Alterazione dell’ambiente dal punto di vista paesaggistico (impatto architettonico)
STUDI DI IMPATTO AMBIENTALE TERMOVALORIZZATORI RSU
(NORMA UNI 10744/99)
-
Descrizione progetto
Descrizione principali parametri progettuali dell’impianto
Descrizione configurazione complessiva dell’impianto
Descrizione modalità di costruzione impianto e attività collegate a realizzazione ed esercizio
Analisi costi/benefici del progetto
Descrizione sistema di gestione per ambiente, sicurezza, salute
Valutazione delle alternative progettuali
Descrizione generale dell’area di inserimento
Definizione dell’ambito di influenza potenziale dell’opera
Descrizione situazione ambientale “ante operam” e “post operam”
FLOW-CHART PER ANALISI L.C.A DI UN IMPIANTO
DI TERMOVALORIZZAZIONE RSU:
ANALISI LCA DELLA TERMOVALORIZZAZIONE RSU
(Metodo ECO-indicator’99):
TECNOLOGIA DI TERMODISTRUZIONE:
COMBUSTIONE TOTALE:
RIFLETTE L’IDEA DI BRUCIARE SEMPLICEMENTE IL RIFIUTO, GRAZIE AL SUO ELEVATO CONTENUTO
DI MATERIALI COMBUSTIBILI. SEDE NATURALE E’ IL FORNO, CAPACE DI PORTARE IL COMBUSTIBILE
IN TEMPERATURA, FAVORENDONE L’ACCENSIONE, E DI CONVOGLIARE
I FUMI PRODOTTI
ATTRAVERSO IDONEE SEZIONI DI RECUPERO TERMICO, TRATTAMENTO DEPURATIVO E SCARICO
IN ATMOSFERA.
FORNO A GRIGLIA: ATTUALMENTE CONSIDERATO IL TIPO DI FORNO PIU’ ADATTO ALLO
SMALTIMENTO DI RSU (GRIGLIA MOBILE IN 6 VERSIONI DIFFERENTI), HA RAGGIUNTO ELEVATISSIMI
LIVELLI DI EFFICIENZA (>99%) E AFFIDABILITA’, CON CAPACITA’ NOMINALI DI OLTRE 600 t/g.
CONSENTONO UN ESERCIZIO DI 7000-8000 t/anno E PERIODI DI FUNZIONAMENTO ININTERROTTO.
SONO IN GRADO DI BRUCIARE OLTRE RSU TAL QUALE, ANCHE SOVVALLI, RDF E PICCOLE
QUANTITA’ DI FANGHI E RSO (mescolati opportunamente ai RSU). I MINORI ECCESSI D’ARIA RICHIESTI
E LE MINORI DIPERSIONI TERMICHE CONSENTONO DI CONDURRE IL PROCESSO SENZA APPORTO
DI COMBUSTIBILE AUSILIARIO.
FORNO A TAMBURO ROTANTE: UTILIZZATO PRINCIPALMENTE PER SMALTIMENTO DI RIFIUTI O
RESIDUI DI ORIGINE INDUSTRIALE. PUO’ SMALTIRE MATERIALI DI DIVERSA CONSISTENZA, SOLIDI
(compressi in fusti interi), FANGHI E CORRENTI LIQUIDE. PUO’ TRATTARE MATERIALI AD ELEVATO
P.C.I., NON SMALTIBILI IN UN FORNO A GRIGLIA. ADATTO ALLA COMBUSTIONE DI RIFIUTI TOSSICI E
NOCIVI.
NON SI PRESTA ALLA COMBUSTIONE DI RIFIUTI URBANI, DATO IL LORO BASSO P.C.I. CHE RENDE
LA COMBUSTIONE NON AUTOSOSTENTANTE. RICHIEDE ELEVATI ECCESSI D’ARIA, PRODUCENDO
UN QUANTITATIVO MAGGIORE DI FUMI DA TRATTARE, A PARITA’ DI RIFIUTO COMBUSTO. LIMITATO A
PICCOLE POTENZIALITA’
TECNOLOGIA DI TERMODISTRUZIONE:
COMBUSTIONE PARZIALE:
VI RIENTRANO DIVERSE CONFIGURAZIONI IMPIANTISTICHE, LA CUI CARATTERISTICA PECULIARE
E’ DATA DAL MINORITARIO RUOLO DEL CONTATTO CON L’OSSIDANTE. SI REALIZZA UNA
DECOMPOSIZIONE TERMICA DELLE COMPONENTI ORGANICHE IN MOLECOLE SEMPLICI E, COME
ALI PIU’ VOLATILI, PARZIALMENTE OSSIDATE. IL PROCESSO E’ ENDOTERMICO E QUINDI RICHIEDE
UN APPORTO DI CALORE DALL’ESTERNO O DALL’INTERNO PER COMBUSTIONE DI UNA PARTE DI
SOLIDO.
FORNO A LETTO FLUIDO: TECNOLOGICAMENTE VANTAGGIOSO PER LA CAPACITA’ DI
OTTENENERE UNA BUONA COMBUSTIONE CON RESIDUI MINIMI, NON ANCORA DIFFUSO QUANTO
LA GRIGLIA MOBILE. APPLICABILE ALLA COMBUSTIONE DI FANGHI, SFRIDI DELLA LAVORAZIONE
DEL LEGNO, RDF E RIFIUTI CON SPETTRO GRANULOMETRICO NON ECCESSIVAMENTE DISPERSO
VANTAGGI:OMOGENEITA’ DELLA COMBUSTIONE, ASSENZA DI ZONE IN CUI IL RIFIUTO SI TROVA AD
ELEVATE TEMPERATURE E DIFETTO DI OSSIGENO (POTENZIALE PERICOLO DI PIROLISI E
FORMAZIONE DI COMPOSTI ORGANICI VOLATILI). NEUTRALIZZAZIONE NELLA CAMERA DI
COMBUSTIONE DEI GAS ACIDI (TRAMITE SOSTANZE BASICHE IMMESSE), RIDOTTA CORROSIVITA’
DEI FUMI, MINIME SEZIONI DI TRATTAMENTO DEGLI EFFLUENTI. MINORE ECCESSO D’ARIA
NECESSARIO. TEMPERATURE RAGGIUNGIBILI PIU’ ELEVATE, ELEVATI RENDIMENTI TERMICI DALLA
COMBUSTIONE CON RECUPERO DI CALORE.
SVANTAGGI: NECESSITA’ DI PRETRATTARE IL COMBUSTIBILE PER RIDURLO A PEZZATURA
OMOGENEA E RELATIVAMENTE FINE. DIFFUSIONE PENALIZZATA ANCHE DA PRESUNTA DIFFICOLTA’
DI ESERCIZIO
COMBUSTORE A LETTO FLUIDO BOLLENTE (CFB)
COMBUSTORE A LETTO FLUIDO RICIRCOLANTE (CFB)
TECNOLOGIA DI TERMODISTRUZIONE:
TECNOLOGIE ALTERNATIVE:
GASSIFICAZIONE:
OSSIDAZIONE PARZIALE DI SOLIDI, LIQUIDI E AERIFORMI, CON OBIETTIVO
FINALE PRODUZIONE DI COMBUSTIBILE GASSOSO (CO, H, idrocarburi leggeri, CH4)
TECNOLOGIA AL PLASMA: PLASMI GENERATI MEDIANTE SCARICHE ELETTRICHE AD ALTO
APPLICATA PREVALENTEMENTE PER GASSIFICARE CARBONE E IDROCARBURI, ESTESA AI RSU
VOLTAGGIO, RADIAZIONE CON MICROONDE O ONDE RADIO CHE PRODUCONO DEGRADAZIONE
CON PROCESSI A LETTO FLUIDO, LETTO FISSO E LETTO SOSPESO.
ELEMENTARE DI MOLECOLE COMPLESSE IN TEMPI BREVISSIMI (millisecondi).TEDCNOLOGIA ADATTA
ALLA
COMBUSTIONE
RIFIUTI
TOSSICI.
VANTAGGI:
AVVIENE DI
CON
LIMITATA
QUANTITA’ DI OSSIGENO O DI ALTRO AGENTE, REALIZZA UNA
COMB.PARZIALE TALE DA FORNIRE ENERGIA NECESSARIA ALL’AVENZAMENTO DI REAZIONI
VANTAGGI:
COMPLETA DISTRUZIONE DEI COMPONENTI PERICOLOSI DEI RIFIUTI, ALTISSIME
ENDOTERMICHE
TEMPERATURE GENERATE (>10.000°C), COMPATTEZZA IMPIANTISTICA
SVANTAGGI: LA VARIABILITA’ DEL P.C.I DEI RSU PORTA ALLA FORMAZIONE DI BLOCCHI SOLIDI (CAKES)
SVANTAGGI: SCARSA ESPERIENZA MATURATA NEL SETTORE DEI RSU
CAPACI DI BLOCCARE IL PROCESSO
PIROLISI:
FORNI
A DECOMPOSIZIONE
FUSIONE ELETTRICA:
TERMICA PER
RIFIUTI
EFFETTO
ALIMENTATI
DELLA SOLA
IN FORNO
TEMPERATURA
ELETTRICO
(450-1000°C).
PER LA
FUSIONE DEL NON
PROCESSO
VETROANCORA
(1260°C) CONSOLIDATO A LIVELLO TECNOLOGICO, APPLICABILE AL
TRATTAMENTO DI RIFIUTI TIPO PNEUMATICI, BIOMASSE, CDR.
VANTAGGI: COMBUSTIONE COMPLETA, SCORIE E CENERE IMMERSE IN MASSA VETROSA INERTE
VANTAGGI:
DOPO
RAFFREDDAMENTO,
AVVIENE CON ASSENZA
ELEVATA
DI AGENTI
STABILITA’
OSSIDANTI
CHIMICA, MODESTA PRODUZIONE DI FUMI
SVANTAGGI: ELEVATO CONSUMO
DISPENDIODI
ENERGETICO
ENERGIA ELETTRICA
PER LA FORNITURA
(8000 KwH/tonn.)
DI ENERGIA TERMICA
Fig.1.1: Schema tipo per combustore
RSU a griglia mobile
Fig.1.3:Schema tipico di combustore
per rifiuti solidi urbani a forno rotante
Tab.1.2: Schema tipo per combustore
RSU con tecnologia a griglia fissa
Fig.1.4:Schema tipo per combustore
di rifiuti solidi urbani a letto fluido
INQUINANTE
TECNICHE DI
ABBATTIMENTO DEGLI
INQUINANTI:
GAS ACIDI
(HCl, HF, SO2)
POLVERI
(ceneri volanti e prodotti della
neutralizzazione dei gas acidi)
TECNOLOGIA USATA
PER L’ABBATTIMENTO
SCRUBBER
(COLONNA DI LAVAGGIO
AD UMIDO) A DUE STADI:
AD ACQUA E A SODA
DEPOLVERATORI A
MULTICICLONE
DEP.ELETTROSTATICI
DEP.A TESSUTO
(FILTRI A MANICHE)
DEP.AD UMIDO
OSSIDI DI AZOTO
(NOx)
TECNOLOGIA S.C.R.
(SELECTIVE CATALYTIC
REDUCTION)
TECNOLOGIA S.N.C.R
(RIDUZIONE TERMICA)
METALLI PESANTI
(Pb, Zn, Cd, altri)
SCRUBBER (COLONNA DI
LAVAGGIO AD UMIDO) A
DUE STADI: AD ACQUA E A
SODA
TECNOLOGIA S.C.R.
(SELECTIVE CATALYTIC
REDUCTION)
MICROINQUINANTI
ORGANICI
(diossine PCDD, furani PCDF,
idrocarburi policiclici aromatici
IPA)
SISTEMI AD UMIDO
SISTEMI A SECCO
SISTEMI A SEMISECCO
PRINCIPIO DI
FUNZIONAMENTO
Immissione di sospensione
acquosa di soda caustica,
in funzione del pH della
colonna di lavaggio
Separazione inquinanti
mediante centrifugazione
Effetto del campo
elettrostatico per ionizzare
fumi
Captazione fisica
mediante tessuto
Immissione
vapor d’acqua nei fumi
Iniezione di ammoniaca
(NH3) mista a
catalizzatori (ossidi di
vanadio, tungsteno, platino
su base di titanio)
direttamente in camera di
combustione a temperature
inferiori al S.N.C.R.
Iniezione di ammoniaca
(NH3) o urea direttamente
in camera di combustione
con elevate temperature
Immissione di sospensione
acquosa di soda caustica,
in funzione del pH della
colonna di lavaggio
Iniezione di ammoniaca
(NH3) mista a
catalizzatori (ossidi di
vanadio, tungsteno, platino
su base di titanio)
direttamente in camera di
combustione a temperature
inferiori al S.N.C.R.
Assorbimento da parte di
acqua o di soluzioni
acquose debolmente
alcaline NaOH e Ca(OH)2
Assorbimento mediante
sost.alcaline (calce
Ca(OH2)allo stato solido e
formazione di sali
Spray-drying di
sospensione
acquosa di calce
ESEMPI DI CONFIGURAZIONE IMPIANTISTICA DEPURATIVA PER
SISTEMI DI ABBATTIMENTO INQUINANTI:
Fig.6.9: Sistema di depurazione ad umido con condensazione, rimozione aerosoli e denitrificazione
catalitica selettiva (Boos, 1991). Legenda: 1=forno a griglia; 2=caldaia; 3=elettrofiltro; 4=lavaggio a
due stadi con condensazione; 5=venturi elettrodinamico; DeNO x catalitica selettiva; 7=riscaldamento
finale; 8=camino
Fig.6.10: Sistema di depurazione ad umido con condensazione e dosaggio simultaneo di carbone attivo
(Eagleson, 1996). Legenda: 1=filtro a tessuto; 2=lavaggio a due stadi con condensazione; 3=venturi
elettrodinamico; 4=camino; 5=trattamento spurghi; A=ingresso gas; B=reintegro acqua; K=reagente di
neutralizzazione; C=carbone attivo; D=additivo conversione diossine; E=gas depurati; F=residuo
depolverazione; G=fanghi di depurazione; H=reagenti trattamento spurghi; OC=spurghi lavaggio.
Fig.6.13: Sistema di depurazione ibrido con recupero gesso e tecnologia di riduzione catalitica selettiva
(SCR) (Ghisio et al., 1996)
Fig.6.7: Sistema di depurazione a secco con dosaggio di carbone attivo (ABB-Fläkt, 1997)
QUADRO NORMATIVO COMUNITARIO:
NORME GENERALI SUI RIFIUTI E
SULLA PREVENZIONE
DALL’INQUINAMENTO:
Inquinamento provocato
pericolose (AMBIENTE
ATMOSFERICO):
DIRETTIVA 75/442/CEE
da sostanze
IDRICO E
- DIRETTIVA 74/464/CEE
- DIRETTIVA 84/360/CEE
- DIRETTIVA 2001/80/CEE (Impianti
di combustione >50MW)
-
Catalogazione
materiali
considerati
pericolosi per l’ambiente e per la salute
umana:
DIRETTIVE-QUADRO
91/156/CEE
91/689/CEE
SULLA
GESTIONE DEI
RIFIUTI
-
DIRETTIVA 78/319/CEE
DIRETTIVA 94/404/CEE
DIRETTIVA 96/350/CEE
DECISIONE 2000/532/CEE
DECISIONE 2001/118/CEE
DECISIONE 2001/119/CEE
Quadri
generali
sulla
prevenzione
dall’inquinamento idrico, atmosferico,del
suolo:
- DIRETTIVA 96/61/CEE
- RISOLUZIONE 97/76/CEE
- DIRETTIVA 96/350/CEE
NORME SPECIFICHE RELATIVE
AD IMPIANTI DI INCENERIMENTO:
Inquinamento atmosferico provocato da
impianti di incenerimento RSU esistenti o
di nuova concezione:
-
DIRETTIVA 89/369/CEE
DIRETTIVA 89/429/CEE
DIRETTIVA 94/67/CEE
BOZZA DI DIRETTIVA-QUADRO
(fascicolo interistituzionale 98/0289
(COD) - ENV CODEC 524)
- POSIZIONE COMUNE 2000/7/CEE
- DIRETTIVA 2000/76/CEE
Gestione tecnica e prevenzione
inquinamento provocato da discariche:
- DIRETTIVA 1999/31/CEE
da
QUADRO NORMATIVO NAZIONALE:
NORME GENERALI SUI RIFIUTI:
Norme per il riutilizzo dei rifiuti per cicli
di combustione volti alla produzione di
energia:
- D.M.5 settembre 1994 n.212
- D.M.16 gennaio 1995
Attuazione Direttive CEE
relative ai rifiuti (normali e
tossici):
D.P.R.n.915/82
Qualità dell’aria ed inquinamento
prodotto da impianti industriali
- D.M. 24 maggio 1988 n.203
Riorganizzazione “catasto dei rifiuti”:
- D.M. 4 agosto 1998 n.372
Aggiornamento definizione di
“RIFIUTO”:
- DDL.SENATO 29 luglio 1999 n.4064
“DECRETO RONCHI”
5 febbraio 1997 n.22
NORME SPECIFICHE RELATIVE
AD IMPIANTI DI INCENERIMENTO:
Norme tecniche recanti valori limite di
emissioni, caratteristiche e condizioni di
esercizio di impianti di incenerimento e
co-incenerimento:
- D.M. 25 febbraio 2000 n.124
- D.M. 19 novembre 1997 n.503
- D.M. 5 febbraio 1998 n.22
Catalogazione
materiali
considerati
pericolosi per l’ambiente e per la salute
umana:
- D.LGS. 22 maggio 1999 n.209
- D.M. 18 aprile 2000 n.309
- D.M. 26 giugno 2000 n.219
- D.M. 26 gennaio 2001
- D.M. 1aprile 1998 n.145
Disposizioni in campo ambientale:
- D.LGS. 22 maggio 1999 n.209
- D.LGS. 9 dicembre 1998 n.426
Gestione tecnica e prevenzione
inquinamento provocato da discariche:
- D.M. 11 marzo 1998 n.141
- D.LGS. 30 dicembre 1999 n.500
da
D. Lgs. 152/2006 Norme in maniera di
ambiente (TU Ambientale)
 PRIMA PARTE dal titolo “DISPOSIZIONI COMUNI”: individua l’ambito di
applicazione del provvedimento, le finalità ed i criteri per l’adozione dei provvedimenti
successivi.
 SECONDA PARTE dal titolo “PROCEDURE PER LA VALUTAZIONE
AMBIENTALE STRATEGICA (VAS), PER LA VALUTAZIONE D’IMPATTO
AMBIENTALE (VIA) E PER L’AUTORIZZAZIONE AMBIENTALE INTEGRATA
(IPPC)”ordina la disciplina di tutte le autorizzazioni ambientali, ad eccezione di quelle
previste per le grandi opere.
 TERZA PARTE dal titolo “NORME IN MATERIA DI DIFESA DEL SUOLO E
LOTTA ALLA DESERTIFICAZIONE, DI TUTELA DELLE ACQUE
DALL’INQUINAMENTO E DI GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE” adegua la
nostra normativa a quella comunitaria, supera la procedura di infrazione aperta nei
confronti dell’Italia, istituisce il principio di precauzione, quello dell’azione preventiva
e del “chi inquina paga”.
 QUARTA PARTE dal titolo “NORME IN MATERIA DI GESTIONE DEI
RIFIUTI E DI BONIFICA DEI SITI INQUINATI” unisce disposizioni concernenti
settori omogenei e raccoglie la pluralità di disposizioni emanate successivamente
al D.Lgs.22/97 (Decreto Ronchi).
 QUINTA PARTE dal titolo “NORME IN MATERIA DI TUTELA DELL’ARIA E
DI RIDUZIONE DELLE EMISSIONI IN ATMOSFERA” raccoglie e coordina tutte le
norme specifiche dando alle Amministrazioni un quadro di attribuzioni e di
adempimenti più precisi.
 SESTA PARTE dal titolo “NORME IN MATERIA DI TUTELA RISARCITORIA
CONTRO I DANNI ALL’AMBIENTE” è una parte totalmente innovativa , dedicata
alla responsabilità ambientale in materia di precauzione, prevenzione e risarcimento in
forma specifica (ripristino) o per equivalente patrimoniale.
RECUPERO DEI RIFIUTI (Art. 181)
⇒ I metodi di recupero, le caratteristiche e la
tracciabilità dei materiali recuperati possono essere
fissati con Accordi di Programma.
⇒ Il recupero è completato quando i materiali possono
essere usati in un processo industriale o
commercializzati. Materiali (MPS), prodotti e
combustibili ottenuti dal recupero escono dal regime
dei rifiuti
NUOVE NOZIONI (Art. 183)
⇒ SMALTIMENTO: ogni operazione finalizzata a
sottrarre definitivamente una sostanza, un materiale o
un oggetto dal circuito economico e/o di raccolta e, in
particolare le operazioni previste nell’Allegato B.
⇒ RECUPERO: le operazioni che utilizzano rifiuti per
generare Materie Prime Secondarie, combustibili o
prodotti, attraverso trattamenti meccanici, termici,
chimici o biologici, incluse la cernita o la selezione e,
in particolare, le operazioni previste nell’Alleato C.
⇒ SOTTOPRODOTTO: i prodotti dell’attività
dell’impresa che, pur non costituendone l’oggetto
dell’attività principale, scaturiscono in via
continuativa dal processo industriale dell’impresa
stessa e sono impiegati direttamente dall’impresa o
da essa commercializzati a condizioni favorevoli, per
essere consumati tal quali o impiegati in un processo
produttivo, senza necessità di ulteriori trasformazioni
preliminari. L’impiego del sottoprodotto deve essere
certo e non eventuale. Per esso è richiesto il rispetto
degli standard merceologici, la tracciabilità attestate
da una dichiarazione da parte del produttore e
controfirmate dal titolare ove avviene l’affettivo
utilizzo.
⇒ MATERIA PRIMA SECONDARIA: sostanza o
materia avente le caratteristiche stabilite ai sensi
dell’art. 181.
DEPOSITO TEMPORANEO (Art. 183)
⇒ I RIFIUTI PERICOLOSI devono essere raccolti ed avviati
alle operazioni
di recupero e/o di smaltimento secondo le seguenti
modalità, a scelta del produttore:
- con cadenza almeno bimestrale, indipendentemente dalla
quantità in deposito
oppure
- quando il quantitativo dei rifiuti pericolosi in deposito
raggiunga i 10 metri cubi.
In ogni caso il deposito temporaneo non può avere durata
superiore ad un anno.
⇒ I RIFIUTI NON PERICOLOSI devono essere raccolti ed
avviati alleoperazioni di recupero e/o di smaltimento
secondo le seguenti modalità, a scelta del produttore:
- con cadenza almeno trimestrale, indipendentemente dalla
quantità in
deposito
oppure
- quando il quantitativo dei rifiuti pericolosi in deposito
raggiunga i 20 metri cubi. In ogni caso il deposito
temporaneo non può avere durata superiore ad un
anno.
CATASTO DEI RIFIUTI (Art. 189)
Il MUD resta obbligatorio per:
⇒ Chiunque effettua a titolo professionale attività
di raccolta, trasporto
rifiuti, commercianti ed intermediari senza
detenzione, recupero e
smaltimento.
⇒ Imprese ed Enti che producono rifiuti pericolosi
Sono ESCLUSI da tale obbligo:
⇒ I produttori di rifiuti non pericolosi
TRASPORTO RIFIUTI (Art. 193)
⇒ FORMULARI:
- Sarà emanato il nuovo modello con decreto del
Ministero dell’Ambiente
- Obbligatoria sempre l’emissione, ad esclusione
del trasporto occasionale e
saltuario di rifiuti non pericolosi, dal peso non
superiore a 30 Kg., eseguito dal
produttore stesso
- Non necessario per la tratta nazionale relativa ai
trasporti transfrontalieri
- Il formulario sostituisce a tutti gli effetti il
modello F per gli oli
- Resta obbligatoria la vidimazione (Uff. Entrate,
CCIAA, Provincia)
⇒ MICRORACCOLTA:
- Nei formulari devono essere indicate tutte le
tappe intermedie previste
⇒ SOSTA TECNICA:
- E’ regolamentata e non rientra nelle attività di
stoccaggio a determinate condizioni
NORMATIVA RECANTE LIMITI DI EMISSIONE
DI AGENTI INQUINANTI:
 DECRETO LEGISLATIVO 11 maggio 2005, n. 133
Attuazione della direttiva 2000/76/CE, in materia di incenerimento dei rifiuti
 TU AMBIENTALE D.Lgs. 3 aprile 2006. n.152
D.M.503/97 (rifiuti solidi urbani RSU, rifiuti non pericolosi, rifiuti sanitari RSA)
Limiti di emissione per:
- impianti di incenerimento esistenti (aut. prima del 30/1/1998)
- Impianti di termovalorizzazione di nuova costruzione ( aut. dopo il 30/1/1998)
Il Decreto, oltre a specificare i livelli di emissione consentiti, specifica :
- i sistemi di monitoraggio (continuo e discontinuo) delle emissioni
- alcuni requisiti tecnici degli impianti
-Modalità di conduzione degli impianti (in particolare, per assicurare combustione ottimale,
deve essere garantita una T minima in camera di combustione di 850°C, con tempo di
permanenza >2 sec. cd eccesso di O2 superiore al 6%, per abbattere ulteriormente la probabilità
di formazione di Diossine)
D.M.5 febbraio 1998
(rifiuti non pericolosi sottoposti a procedure semplificate di recupero
ai sensi degli artt.31-32 del DECRETO RONCHI D.lgs. 5/2/97 n.22)
D.M.124/2000 (rifiuti pericolosi)
EMISSIONI IN ATMOSFERA-NORMATIVA IN VIGORE:
L. 549/1993 (sostanze lesive per l’ozono stratosferico)
 D. Lgs. 171/2004 (tetti alle emissioni complessive nazionali)
 D. Lgs. 133/2005 (attuazione della direttiva 2000/76/CE, in materia di incenerimento dei rifiuti)
 D. Lgs. 216/2006 (gas ad effetto serra)
 Disposizioni sulla qualità dell’aria
EMISSIONI INDUSTRIALI
Direttiva 2010/75/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 novembre 2010
Attività industriali ad elevato potenziale inquinante, definite nell’allegato I della direttiva (attività
energetiche, produzione e trasformazione dei metalli, industria dei prodotti minerali, industria
chimica, gestione dei rifiuti, allevamento di animali, ecc.).
La direttiva contiene disposizioni particolari per i seguenti impianti:
●impianti di combustione (≥ 50 MW);
●impianti di incenerimento o di coincenerimento dei rifiuti;
●taluni impianti e talune attività che utilizzano solventi organici;
●installazioni che producono biossido di titanio.
●La presente direttiva non si applica alle attività di ricerca, alle attività di sviluppo o alla
sperimentazione di nuovi prodotti e processi.
Requisiti ambientali
Qualsiasi installazione industriale che si occupi delle attività enumerate nell’allegato I della
direttiva deve rispettare determinati obblighi fondamentali:
●adottare tutte le misure di prevenzione dell’inquinamento;
●applicare le migliori tecniche disponibili (BAT);
●non causare alcun fenomeno di inquinamento significativo;
●limitare, riciclare o eliminare i rifiuti nella maniera meno inquinante possibile;
●massimizzare l’efficienza energetica;
●prevenire gli incidenti e limitarne le conseguenze;
●ripristinare i siti al momento della cessazione definitiva delle attività.
LINEE DI TENDENZA RELATIVE
ALL’ABBATTIMENTO DEGLI INQUINANTI:
Negli ultimi decenni la tendenza normativa è orientata verso un drastico
restringimento dei limiti di emissione, ispirato da criteri basati soprattutto
sull’opportunità di adeguarli al progressivo miglioramento delle tecnologie
disponibili (B.A.T.), ma anche dalla necessità di contenere i rischi per la
salute connessi ai micro-inquinanti tossici a livelli che possano essere ritenuti
accettabili dalle popolazioni interessate.
Le esigenze di depurazione che ne derivano, richiedono configurazioni
impiantistiche particolarmente potenziate nei riguardi dei microinquinanti
tossici e comprensive di capacità di controllo molto spinto per taluni
macroinquinanti in precedenza tenuti in secondo piano in quanto a
considerazione (SO2 ed NOX))
EVOLUZIONE DEI LIMITI E DELLE CONDIZIONI TECNICHE:
- Determinazione dei limiti alle emissioni più restrittivi
- Definizione del limite all’emissione delle PCDD-PCDF sulla base del concetto della tossicità
equivalente (TE)
- Necessità dell’esistenza di una zona del forno in cui si verifichino condizioni ottimali di
ossidazione degli incombusti, senza dover ricorrere alla camera di post-combustione, che non
viene più richiesta
- Incremento della sicurezza dell’impianto e della sua conduzione attraverso una serie di
accorgimenti gestionali e costruttivi, fra cui il controllo continuo delle emissioni
- Controllo continuo delle variabili di processo (T dei gas e tenore di O2 di combustione)
- Presenza di allarme e blocco dell’attività collegato ai controlli precedenti
- Rapida informazione dell’Autorità competente
- Trasparenza verso l’opinione pubblica
- Definizione del livello di sostenibilità dell’investimento in funzione della potenzialità
dell’impianto
- Obbligo di effettuazione del recupero energetico col massimo rateo possibile
Il successivo processo evolutivo della normativa in materia di controllo delle emissioni
in atmosfera dei nuovi termovalorizzatori è rappresentato dalla nuova Direttiva
Comunitaria 200/76/CEE del 4/12/2000, di imminente recepimento nel Ns.Paese,
quale testo unico in materia di incenerimento dei RSU.
RAFFRONTO TRA VALORI LIMITE PREVISTI:
INQUINANTE (mg/Nmc)
Polveri totali
Hcl
HF
NOx
SOx
COT (Composti Org.totali)
CO
IPA
PCDD + PCDF (ng/Nmc)
Totale altri metalli
Cadmio+Tallio+Mercurio
D.M.12/7/90
n.51
30-100*
50-100*
2
500
300
20
100
0,1
4000
5
0,2
INQUINANTE
(mg/Nmc)
Polveri totali
Hcl
HF
NOx
SOx
CO
IPA
PCDD + PCDF (ng/Nmc)
Totale altri metalli
Cadmio+Tallio+Mercurio
D.M.503/97
10-30
20-40
1-4
200-400
100-200
50-100
0,01
0,1***
0,5
0,05**
* limite medio giornaliero e di punta orario
** limite che si riferisce a Cd e Tl come somma e Hg separatamente
*** espresso in termini di Tossicità Equivalente. Il valore si ottiene come sommatoria delle concentrazioni di massa delle diossine e
dibenzofurani misurate nell’effluente gassoso, ciascuno previamente moltiplicato per il corrispondente fattore di Tossicità
Equivalente (FTE)
D.M.12/7/1990 “Linee guida per il contenimento delle emissioni inquinanti degli impianti industriali
e la fissazione dei valori minimi di emissione” aggiorna in parte le prescrizioni date dal D.P.R.
203/88
Contemporaneamente, le disposizioni relative al biossido di zolfo, al biossido di azoto, alle
particelle sospese e al PM1O, al piombo, al monossido di carbonio e al benzene riportate dal
D.P.R.203/88 vengono abrogate ed aggiornate al D.M. 2 aprile 2002, n. 60 con un approccio
metodologico completamente differente (qualità dell’aria rilevata al recettore)
RAFFRONTO TRA VALORI LIMITE PREVISTI:
Limiti progressivamente
più restrittivi
PRESCRIZIONI DI LEGGE
RELATIVE AL MONITORAGGIO E CONTENIMENTO
DEGLI AGENTI INQUINANTI:
RIFERIMENTO NORMATIVO
PRESCRIZIONI SULLE MOD.DI MONITORAGGIO INQUINANTI
Metodi di campionamento ed analisi: art.22
Sostituisce ed integra mediante le appendici 2,3,4,5,12
dell’Allegato III e le appendici 2,5 dell’Allegato IV le
prescrizioni del D.P.C.M. 28/3/83
“Norme in materia di qualità relativamente
a specifici agenti inquinanti e di Appendice 3: determinazione del biossido di zolfo (SO 2)
inquinamento prodotto dagli impianti Appendice 4: determinazione del biossido di azoto (NO2)
industriali”
Appendice 12: determinazione dell’indice di fumo nero
Allegato IV: prescrizioni relative alla det. Del materiale
particellare in sospensione e det. Del piombo negli effluenti
D.P.R 24/5/88 n.203
D.M. 19/11/97 n.503
“Attuazione..(...)
prevenzione
dell’inquinamento atmosferico provocato
dagli impianti di incenerimento di RSU e la
disciplina delle emissioni e delle condizioni
di combustione degli impianti di
incenerimento dei rifiuti urbani, di rifiuti
speciali non pericolosi, nonché taluni rifiuti
sanitari contagiosi (…)”
D.M.5/2/98
“Individuazione dei rifiuti non pericolosi
sottoposti alle procedure semplificate di
recupero ai sensi degli artt.31 e 32 del
D.Lgs 22/97”
D.M.25/2/00 n.124
“Regolamento recante i valori limite di
emissione e le norme tecniche riguardanti
le caratteristiche e le condizioni di esercizio
degli impianti di incenerimento e coincenerimento dei rifiuti pericolosi (...)“
Misurazioni in continuo: prescrizioni inerenti modalità di
esecuzione, strumentazioni da utilizzare, verifiche e controlli
Misurazioni periodiche: prescrizioni inerenti modalità di
esecuzione, strumentazioni da utilizzare, verifiche e controlli
Valutazione dei risultati delle misure: modalità di
interpretazione dei dati e di verifica del rispetto dei valori
limite imposti.
Relativo ad emissioni di inquinanti derivanti da rifiuti non
pericolosi per attività:
1) di solo recupero di materia
2) di recupero di energia
3) di recupero dei rifiuti come combustibili
Per ognuno dei casi sono prescritti differenti valori limite e
modalità di confronto con i dati di analisi
Metodi di campionamento ed analisi: rimando alle
prescrizioni del DPR 24/5/88 n.203
Valori limite di emissione:Allegato 1(sub.2) e Allegato 2
(Sub 2 e 3)
Valutazione dei risultati delle misure: modalità di
interpretazione dei dati e di verifica del rispetto dei valori
limite imposti.
Misurazioni in continuo: prescrizioni inerenti modalità di
esecuzione, strumentazioni da utilizzare, verifiche e controlli;
rimando alle prescrizioni del D.M. 503/97
Misurazioni periodiche: prescrizioni inerenti modalità di
esecuzione, strumentazioni da utilizzare, verifiche e controlli;
rimando alle prescrizioni del DPR 24/5/88 n.203
Valutazione dei risultati delle misure: modalità di
interpretazione dei dati e di verifica del rispetto dei valori
limite imposti, fermo restando i contenuti del D.M.21/12/95
TECNICHE DI MONITORAGGIO DEGLI INQUINANTI:
In situ: prevede degli analizzatori sistemati direttamente sul camino sotto controllo
Estrattive:
estrazione di campioni di gas da analizzare direttamente dagli effluenti
gassosi del camino. Le analisi chimiche vengono spesso effettuate in un luogo
differente.
Monitoraggio in continuo: si basa sull’assorbimento dei raggi infrarossi IR
Metodo DISPERSIVO: principio della dispersione dello spettro infrarosso;
Metodo NON DISPERSIVO: sistemi multicomponente (oltre 10 componenti chimici)
costituiti da sorgente IR + Cella di analisi + rivelatore radiazione IR
(Tecniche NDIR e FTIR (Fourier Transform Infra Red – trasformazione dello
spettrogramma in un interferogramma ))
Monitoraggio ricadute al suolo degli inquinanti: si basano sull’impiego
di centraline fisse o mobili e che impiegano metodi di analisi chimico-fisiche o tramite
indicatori biologici (Licheni epifitici) con elevata reattività biologica alla
contaminazione da inquinanti (composti dello Zolfo, Fluoridi, Idrocarburi incombusti,
polveri e metalli pesanti)
RISULTATI DI MONITORAGGI SIGNIFICATIVI:
A.E.M.Cremona: “analisi effettuate dal Politecnico di Milano** mostrano che per ciò che
riguarda il contributo dell’impianto alla presenza dei principali microinquinanti, si registrano
incrementi inferiori all1% per CO, NOX ,PTS e di qualche punto percentuale per SO2. La
stima del contributo di metalli pesanti alle concentrazioni già presenti nell’area risulta
dell’ordine di qualche punto percentuale e quindi tale da non alterare significativamente il
livello esistente. Il livello di Diossine, anche nei valori massimi riscontrati, risulta
largamente al di sotto dei livelli riscontrabili in aree rurali”
Ug/m3
P.zza Libertà (1995)
P.zza Cavour (1995)
Ug/m3
P.zza Libertà (1995)
P.zza Cavour (1995)
Ug/m3
Valori misurati
11.5
9.4
Valori misurati
110
75
Valori misurati
P.zza Libertà (1995)
P.zza Cavour (1995)
Ug/m3
P.zza Libertà (1995)
P.zza Cavour (1995)
50
Valori misurati
1760
714
SO2
Contributo stimato dell’impianto
0.013
0.035
NOX
Contributo stimato dell’impianto
0,017
0,047
PTS
Contributo stimato dell’impianto
0,0008
0,0023
CO
Contributo stimato dell’impianto
0,0085
0,023
Termovalorizzatore Modena: “le analisi effettuate nell’intorno dell’impianto con
tecniche di tipo biologico hanno evidenziato che la purezza atmosferica della zona ove è
inserito l’impianto è di pari livello ad altre zone periferiche della città, mentre nel centro
cittadino, interessato dal traffico veicolare e da impianti di riscaldamento, si è riscontrata
una peggiore qualità dell’aria. Parallelamente, nelle zone più lontane dalle fonti di
emissione, si sono osservati consorzi lichenici e quindi indici di purezza più elevati”
EMISSIONI RISCONTRATE PER IL TERMOUTILIZZATORE A.S.M. BRESCIA:
RISCHIO SANITARIO:
IMPIANTI DI VECCHIA GENERAZIONE: la presenza di effetti sulla salute associati al
trattamento dei rifiuti è stata dimostrata in particolare per impianti che venivano gestiti secondo
limiti alle emissioni in vigore molti anni fa con tecnologie di abbattimento fumi e di gestione della
termodistruzione assolutamente inadeguate.
IMPIANTI DI NUOVA GENERAZIONE: nel corso degli ultimi 20 anni la legislazione ha posto dei
limiti alle emissioni degli inceneritori inferiori di vari ordini di grandezza a quelli preesistenti. Tali
normative hanno consentito di raggiungere livelli di emissioni che, nel campo degli inquinanti
non cancerogeni, ne hanno praticamente azzerato gli effetti tossici.
Si può affermare che attraverso l'utilizzo di opportune tecniche di abbattimento degli inquinanti
negli effluenti prima della loro immissione nell'ambiente esterno, è possibile contenere l'impatto
ambientale ben al di sotto dei limiti imposti dalla attuale normativa vigente, che pure consente,
come vedremo, la gestione di tali impianti in condizioni di sicurezza pressoché assoluta quanto
alla salute delle popolazioni interessate.
“STUDI DI “RISK ASSESSMENT” BASATI SU MODELLI CORRETTAMENTE COSTRUITI
SULLA BASE DELLE NORMATIVE VIGENTI
E CHE TENGANO CONTO DELLE
NORMATIVE INTERNAZIONALI, DELLE VIE DI ESPOSIZIONE E DEI DIVERSI SCENARI
DI CONTAMINAZIONE DELLA POPOLAZIONE HANNO EVIDENZIATO CHE IL RISCHIO
LEGATO ALLE EMISSIONI NON CANCEROGENE SIA PRATICAMENTE AZZERATO, E
PER QUELLE LEGATE ALLE EMISSIONI CANCEROGENE O NEL BAMBINO RISULTI
DEL TUTTO TRASCURABILE, O COMUNQUE PARAGONABILE AD ALTRI RISCHI
PRESENTI, E TRANQUILLAMENTE ACCETTATI, DELLA VITA QUOTIDIANA.”
Produzione dei rifiuti in Europa
Produzione pro capite di RU nei Paesi UE 2006-2010
Produzione totale di RU in Europa nel 2008
dati Eurostat 2011
Produzione pro capite di RU per attività e per settore in Europa nel 2008
Produzione di RU per attività e per settore in Europa nel 2008
Trattamento dei rifiuti in Europa
Rifiuti collocati in discarica in Europa (%)2008
Rifiuti inceneriti in Europa, incluso recupero
energetico (%)-2008
Capacità media degli impianti
d’incenerimento in Europa (2000)
488
Paesi Bassi
390
Portogallo
257
Germania
246
Gran Bretagna
Austria
178
media europea
177
166
Spagna
136
Svezia
132
Francia
126
Belgio
114
Danimarca
110
Svizzera
Italia
Norvegia
91
83
capacità media [1000 t/anno]
Ripartizione dell’energia prodotta da
termovalorizzazione di RU
Modalità di recupero energetico negli impianti
europei di termovalorizzazione (2000)
100%
75%
50%
25%
ope
a
to
eur
Uni
dia
no
ra
Sviz
ze
Reg
me
Calore
Sve
zia
gna
Spa
llo
tog
a
a
Por
veg
i
i
Elettricità
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si B
Itali
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Pae
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ani
cia
Cogenerazione
Ger
m
Fra
n
a
ndi
Fin
la
rca
im a
io
Dan
Bel
g
Aus
tria
0%
Produzione totale e pro capite di Rifiuti
Urbani in Italia
Nel 2011 sono state raccolte 10.687.154 tonnellate di rifiuti urbani nel complesso dei
comuni capoluoghi di provincia, il 2,9% in meno rispetto al 2010.
Considerando i valori pro capite, nel 2011 la raccolta dei rifiuti urbani nei 116
capoluoghi è risultata pari a 590 kg per abitante, contro i circa 609 nel 2010 (-3,1%).
Con 647 kg per abitante, i comuni capoluogo di provincia del Centro continuano a essere
quelli dove si raccolgono le quantità maggiori di rifiuti urbani; nei capoluoghi del Nord se ne
raccolgono circa 71 kg pro capite in meno (576 kg per ab.) e nel Mezzogiorno si scende a
557 kg per abitante. Rispetto al 2010 si registrano diminuzioni del 3,6% e del 3,5%
rispettivamente nel Centro e nel Nord e del 2,2% nei comuni capoluogo di provincia del
Mezzogiorno.
Fonte: Dati ISTAT 2012
 La quota di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti urbani è pari a 33,4%, in
aumento di 1,8 punti percentuali rispetto all’anno precedente (2010)
La gestione integrata dei Rifiuti Urbani nei paesi
dell’Unione Europea
Il quadro globale dei sistemi di
gestione integrata dei rifiuti in
Europa è piuttosto variegato.
La direttiva europea sulle discariche
(1999/31/EC) prescrive una
riduzione del conferimento di rifiuti
biodegradabili in quest’ultime fino al
35% dei livelli del 1995 in 15 anni;
tuttavia, la discarica rappresenta
ancora l’opzione principale di
numerosi Paesi
La gestione integrata dei Rifiuti Urbani in Italia
Il ricorso alla discarica controllata nelle diverse
Regioni
Incenerimento e recupero energetico dai RU in Italia
Incenerimento e recupero energetico dai Rifiuti
Urbani in Italia
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