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slide BOCCAGNI - Ufficio Stampa
PRESENTAZIONE RAPPORTO IMMIGRAZIONE IN TRENTINO Trento, 11 febbraio 2016 Quanto conta essere stranieri? Differenze, diversità e disuguaglianze nella popolazione non italiana Paolo Boccagni Università di Trento [email protected] Ricapitolando, dal Rapporto 2015: Sempre meno immigrazione per lavoro – perdita di ‘attrattività’ Quota marginale (ma non irrilevante e difficile da monitorare) di: mobilità secondaria, ritorni, permanenza senza permessi di soggiorno Scarsi segnali di ripresa dal mercato del lavoro Popolazione straniera consolidata e forte incremento dell’immigrazione ‘emergenziale’ (domande di protezione umanitaria) Incremento acquisizioni cittadinanza italiana, per ‘naturalizzazione’, soprattutto nelle seconde generazioni Da qui, una rilettura Rapporto sull’immigrazione, ma … cosa mostra e cosa cela, di queste persone, la qualifica di «immigrati»? Parole del passato, per persone (e condizioni) del presente E: il problema di aggettivi che diventano sostantivi Le categorie di linguaggio contano (anche se non bastano a fare la differenza) Le categorizzazioni (autoctoni / immigrati, ‘noi’ vs ‘loro’) servono, ma a volte semplificano e omogenizzano troppo e due piste di riflessione: gli immigrati, e gli altri Possiamo capire la parte senza il tutto? A volte sì, ma di solito no Negli studi migratori: dallo studio degli immigrati, allo studio delle società (multietniche); etnicità e retroterra di immigrazione come una delle fonti di differenziazione sociale Nel welfare: Dal dilemma «servizi uguali vs servizi diversi» (accesso all’offerta generalizzata vs misure specifiche), alla sfida dell’inclusione in generale; etnicità e retroterra di immigrazione come una delle fonti di vulnerabilità sociale Per approfondire l’interdipendenza tra la parte e il tutto: una lettura per differenze … diversità … disuguaglianze Comunanze (tra stranieri) Che cosa hanno davvero in comune le persone che chiamiamo stranieri o immigrati? Relativamente poco! Status giuridico (ma: stratificazione civica) Non madre-lingua Esperienza (passata) di mobilità Posizione sociale ed economica prevalentemente subordinata Differenze (vs autoctoni/lungo-residenti) E in che modi si distinguono dal profilo medio della popolazione autoctona / lungo-residente? Condizione giuridica Aspetto somatico Retroterra linguistico (e culturale) Anzianità di residenza (non sempre) Distribuzione di età (a volte, di genere) Posizione economica e sociale Diversità: dentro la popolazione straniera Alcune, ovvie: provenienza, nazionalità, status giuridico, retroterra sociale e culturale… Altre, meno ovvie: - Anzianità di residenza - Esperienze biografiche precedenti la migrazione - Capitale umano e sociale - Progettualità migratoria: stanziali – orientati al ritorno – circolari – transitori Diversità: nella vulnerabilità / esposizione al rischio In un quadro medio di maggiore povertà economica e abitativa, aggravata dalla crisi, lo «svantaggio» dipende solo dall’essere stranieri? O, piuttosto, da combinazione variabile con: - Risorse precedenti alla migrazione (capitale umano, sociale, culturale, estrazione urbana/rurale, ecc.) - Genere, età - Precarietà occupazionale - Competenze ‘culturali’ / linguistiche - Limitate reti informali di supporto - Legami e obblighi transnazionali - Debole capacità di claims-making - Sovra-esposizione alle discriminazioni Diversità: nelle forme di (auto)identificazione Al di là delle categorizzazioni (e delle definizioni in negativo) dall’esterno, Come si auto-definiscono gli immigrati stranieri? In primo luogo, secondo caratteristiche individuali E poi pesano, come per tutti, nazionalità, ma anche: colore della pelle, località d’origine, appartenenza etnica o religiosa, genere ed età, condizione familiare, luogo di residenza «Immigrato», o «straniero», è solo un attributo, tra gli altri. Le persone straniere hanno anche molti altri ruoli e identificazioni (come chiunque altro) Un esempio di diversità, all’inizio dell’esperienza migratoria: richiedenti protezione internazionale Progetto di accoglienza straordinaria: nel 2015, 1.167 migranti inviati in Trentino dal MinInterni (83%: persone soccorse nel Mediterraneo) Di questi, 662 persone (57%) sono uscite dall’accoglienza, per proseguire oltre, nel corso dell’anno (tutti gli: eritrei, sudanesi, siriani, somali, iracheni…) Presenti in accoglienza straordinaria a fine 2015: 687 persone (nigeriani, pakistani, bengalesi, gambiani, ecc.) Forte diversità per: composizione interna (e rispetto a stranieri già residenti); traiettorie e mete di migrazione; prospettive di permanenza e di stabilizzazione La sfida dell’accoglienza, della bassa soglia, dello straniero iper-visibile (e realmente ‘estraneo’) … ma in un mosaico molto più complesso Un esempio di diversità, alla fine (?) dell’esperienza migratoria: i «nuovi italiani» … che cosa succede dopo che prendono la cittadinanza? 7.500 persone, solo in Trentino, solo negli ultimi 5 anni A questo punto, sul piano giuridico-formale: piena uguaglianza (con i cittadini nazionali) Risultato più dubbio, o variabile, sul piano della percezione della effettiva normalità Altri tratti di «stranierità» (aspetto somatico, accento, nome…) sono ancora più lenti da trasformare Quanto questo può condizionare le pari opportunità di diritti sociali e politici (oltre che civili)? Quanto la persistenza di altri tratti dell’essere (stati) stranieri condiziona l’uguaglianza sostanziale? Ma… come si passa dalla differenza, alla diversità, alla disuguaglianza? G. Therborn: La disuguaglianza come ingiustizia è una «scoperta» moderna (dall’Illuminismo in poi) Modernità: dalla disuguaglianza come naturale e autoevidente realtà delle cose, alla disuguaglianza come questione politica Rispetto a una qualsiasi differenza, una disuguaglianza presuppone i. una certa comunanza e comparabilità tra le parti; ii. Una violazione di questa comunanza in contrasto con una norma di uguaglianza (base necessariamente prescrittiva) di qui, tre livelli di disuguaglianza: D. vitale: chance di vita ineguali, e socialmente costruite, tra gli esseri umani – vd. tassi di mortalità, attesa di vita, attesa di vita in autonomia, salute infantile, ecc. D. esistenziale: ineguale distribuzione di autonomia personale, riconoscimento e rispetto in base a: genere, origine, appartenenza etnica o religiosa, orientamenti sessuali, ecc. D. di risorse: ineguale dotazione di risorse e opportunità per agire nella società. Due dimensioni: 1. basi/forme di capitale a cui attingere – reddito, ricchezza; cultura, istruzione; contatti sociali e «connessioni»; potere; 2. accesso a risorse e opportunità, dalla semplice protezione sociale (alimentazione, salute, assistenza…) alla realizzazione di sé (cambiamento e mobilità intra- e intergenerazionale) … e gli immigrati? Immigrati, stranieri, disuguaglianza Il nocciolo della questione: rispetto alla popolazione italiana (per soggetti / gruppi comparabili): dove si traccia il confine tra diversità e disuguaglianza? Una volta detto della stratificazione civica, delle politiche restrittive, ecc., gli stranieri non sono intrinsecamente disuguali E sul piano giuridico cessano di esserlo, con l’acquisizione della cittadinanza italiana Ma la condizione giuridica e sociale di straniero è uno degli assi intorno a cui si può strutture la disuguaglianza (in forma altrettanto, o più accentuata di : condizione lavorativa, genere, orientamento sessuale, appartenenza religiosa, ecc.) La questione delle seconde generazioni Gli esempi di disuguaglianza abbondano… se li si riconosce come tali Altri esempi… Concludendo «Immigrati stranieri»: punto d’arrivo (dell’esperienza migratoria e della convivenza multietnica); mero punto di partenza, per tutto il resto Non è possibile studiare / comprendere /governare «gli immigrati», senza fare altrettanto – in parallelo – con la società ricevente Dalla differenza o diversità al (riconoscimento della) disuguaglianza: laddove non è più «naturale» che gli stranieri stiano peggio degli altri Questione di sensibilizzazione pubblica, e, in ultima istanza, politica Quanto conta essere stranieri? Per alcuni aspetti continua a contare anche quando, per la legge italiana, non lo si è più Per molti altri, è solo una dimensione … e se guardiamo solo a quella, non comprendiamo le risorse, le domande, i problemi delle persone (autoctone e/o straniere)