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Come si vestivano gli uomini di Ercolano?
Cos’è un vulcano? La terra è una sfera leggermente schiacciata ai poli, lo strato esterno che la ricopre si chiama crosta, un po’ come la buccia di un’arancia, al di sotto della crosta si trova uno strato che si chiama mantello ed è fatto di di parti solide e di parti viscose ad una temperature molto elevata. Le parti viscose vengono spinte verso l’esterno e quando trovano una fenditura nella crosta terrestre fuoriescono in superficie. Le fenditure si chiamano vulcani. Circa 2000 anni fa il Vesuvio aveva l’aspetto di una fertile montagna e nessuno sospettava che fosse un vulcano attivo. Alle sue pendici erano state costruite varie cittadine. Una di queste era: ERCOLANO Una mattina di Agosto del 79 d.C., però, “una nube strana sia per grandezza che per la forma” si alza dal Vesuvio. L’eruzione dura varie ore ed è accompagnata da altri fenomeni, il terremoto ed il maremoto. Gli abitanti di Ercolano scappano verso il mare… ma un’onda gigantesca distrugge le navi impedendo ogni via di fuga. Da vulcano si sprigiona una nuvola di gas bollente che come un onda scende velocissima fino al mare, uccidendo tutti all’istante. …ma un’onda gigantesca distrugge le navi impedendo ogni via di fuga. Da vulcano si sprigiona una nuvola di gas bollente che come un onda scende velocissima fino al mare, uccidendo tutti all’istante. Dopo il gas, una colata di fango bollente ricopre la cittadina di Ercolano mentre ceneri e pomice coprono Pompei. Le due città completamente sotterrate vengono dimenticate e credute distrutte. Nel corso dei secoli nella zona vengono costruiti paesini e fattorie isolate. Fino al 1700, quando, dopo il ritrovamento casuale di alcune statue nello scavo fatto per un pozzo di una villa, un re, Carlo di Borbone, non dette il via ad una campagna di scavi. Tali scavi furono privi di ogni scientificità, servivano semplicemente a recuperare parte delle moltissime opere d’arte che le due cittadine romane conservavano. Furono estratti attraverso degli stretti cunicoli mosaici, statue e parti di affreschi che ora sono conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Ma è molto più tardi, nella seconda metà dell’800 che si decise di esplorare le rovine eliminando lo strato di tufo che le aveva ricoperte e di studiare la vita dei loro abitanti. A fare questi studi fu un famoso archeologo, Amedeo Maiuri ed è grazie a lui e ad altri come lui che noi possiamo sapere molto di più sulla vita quotidiana dei romani. Fu così che venne riportata alla luce Ercolano. Gran parte della città resta però ancora sotto metri di tufo e sotto le costruzioni della moderna Ercolano. La “Domus”di un patrizio La casa di un piccolo commerciante Una bottega Una taverna Un’insegna Cosa mangiavano gli abitanti di Ercolano? Come si vestivano gli uomini di Ercolano? Come si vestivano e si pettinavano le donne di Ercolano? Le terme La scuola La scrittura L’anfiteatro I gladiatori e le corse delle bighe Il teatro I giochi Ercolano era una cittadina portuale, i romani erano dei buoni navigatori anche se non come i greci o i fenici, la maggior parte dei prodotti che venivano portati dall’oriente infatti viaggiavano per mare. Oltre ad una vasta flotta commerciale, i romani avevano anche una buona flotta di navi da guerra. Per lo più si trattava di grandi galee a remi. I rematori erano schiavi, prigionieri e criminali che scontavano la loro pena. Serviva sia per le battaglie in mare che per trasportare l’esercito. Carlo di Borbone attratto dalla bellezza del paesaggio della zona vicina agli scavi, dalla vegetazione rigogliosa, dal panorama che spaziava su tutto il golfo e dal clima mite decise nel 1738 di trasferirsi, a Portici dove si fece costruire una reggia. Qui soggiornava per il periodo estivo. Le più importanti famiglie della nobiltà napoletana seguirono il Re facendosi costruire bellissime ville o modificando costruzioni preesistenti in modo tale da poterle rendere ”Regali”. Nascono cosi le meravigliose Ville Vesuviane su una strada chiamata il miglio d’oro per la sua ricchezza storica e paesaggistica. Una di queste ville è villa Prota. Nel 1748 l’architetto Sanfelice, con un tocco quasi magico, trasformò un antico fabricato del 500, circondato da un imponente vigneto, in una villa leggiadra e lussuosa. La facciata e il portale sono un classico esempio dell’archiitet ture del ‘700 in quanto compongon o una vera e propria scenografia teatrale. Per l’architettura settecentesca grande importanza era rappresentata anche dall organizzazione degli spazi all’aperto e così la villa viene arricchita da uno splendido giardino, un lungo galoppatoio rialzato rispetto al terreno circostante coltivato ad arance limoni e albicocche. La Villa ha un enorme parco che, dopo una prima parte ad essenze rare si infittisce in un folto bosco di pini secolari. Un luogo incantato progettato per stupire e trasportare l’ospite tra viali, aiuole, vialetti fino ad una rotonda incorniciato da una suggestiva vegetazione di pini mediterranei.