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Diapositiva 1 - Scuola Media di Piancavallo

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Diapositiva 1 - Scuola Media di Piancavallo
Lo stambecco
Stambecco - Capra ibex
Regno: Animale
Classe: Mammiferi
Ordine: Artiodattili
Famiglia: Bovidi
Genere: Capra
Specie: ibex
Lo stambecco alpino trae origine da antichissime forme di capre selvatiche
che,14-17.000.000 anni fa, popolavano l’Asia centro occidentale.
Storia
Durante le ultime glaciazioni era diffuso in gran parte dell’Europa ma, con il
ritiro dei ghiacciai, rimase gradatamente isolato sui grandi massicci alpini.
Per oltre 10.000 anni la sua storia si è intrecciata con quella degli antichi
abitanti delle Alpi ma l’uomo non gli fu sempre amico.
Ben 100.000 anni fa, lo
stambecco viveva in tutte le
regioni rocciose europee ed è
stato sempre fonte d’ispirazione
per l’uomo.
Già le popolazioni del Paleolitico
lo disegnavano sulle pareti delle
grotte in cui vivevano.
Fino al XV secolo si trovava lungo tutto l’Arco alpino, ma l’uso delle armi da fuoco segnò ben presto la
sua fine.
La medicina dell’epoca poi, centrata sulla superstizione, gli fu fatale.
Le corna, ridotte in polvere erano utilizzate contro l’impotenza ed il sangue come rimedio per i calcoli
renali.
Lo stomaco era indicato per combattere la depressione.
Queste credenze durarono fino al XIX secolo, quando ormai erano rimasti pochi esemplari sulle Alpi
italiane e francesi, mentre era completamente scomparso in Svizzera.
L’unica popolazione che riuscì a sopravvivere si trovava nella zona del Gran Paradiso.
Lo stambecco deve la sua sopravivenza al re Vittorio Emanuele II che, nel 1856, fece
proteggere gli ultimi esemplari per riservarli alla sua caccia personale.
La Valle d’Aosta, dove si trovava la riserva, è l’unica regione dell’arco alpino in cui la
specie non è mai scomparsa.
Attualmente lo stambecco è
diffuso in tutto l’arco alpino, ad
altitudini comprese tra 500 e 3000
metri, con una distribuzione
frammentaria.
Negli anni novanta è stata stimata
una popolazione complessiva di
circa 30.000 mila esemplari.
Il suo habitat tipico è costituito da ambienti rocciosi di alta quota, al di sopra del
limite degli alberi.
Lo stambecco, infatti, preferisce i pendii rocciosi esposti a sud e ricchi di
vegetazione erbacea.
Si può trovare lo stambecco, anche a livello subalpino, in zone aperte e ben
soleggiate, dove sono comunque presenti delle rocce.
Predilige zone a clima
continentale con
precipitazioni scarse.
Habitat
In inverno si trova sulle pareti ben esposte, a quota compresa tra i 2000 e i 3500 metri. Si
avvicina spesso ai colatoi dove la neve scivola via lasciando affiorare la vegetazione.
Il bosco fitto invece viene evitato.
In alcuni casi i maschi possono utilizzare il bosco rado, interrotto da pareti rocciose. In
primavera può scendere a fondo valle, al momento della ricomparsa dell’erba.
Le femmine, invece, rimangono quasi sempre sui pendii rocciosi.
Valsesia – Passo dei Salati
È un’animale essenzialmente
diurno, attivo già prima del sorgere
del sole.
Ricerca i sali minerali leccando le
rocce affioranti.
Lo stambecco è un bovide di rilevanti dimensioni.
Il maschio è caratterizzato da corna lunghe, arcuate e nodose.
La femmina, più piccola, è dotata di corna che possono arrivare al
massimo ad una lunghezza di 30 – 35 centimetri.
Il maschio può vivere fino a 14 – 16 anni, la femmina può superare
anche i 20 anni.
Caratteristiche
Le corna della
femmina servono solo
per difendere i propri
piccoli.
Gli esemplari più anziani possono raggiungere un peso 90 – 100 chilogrammi nei
maschi, 40 – 50 chilogrammi nelle femmine.
L’altezza al garrese non supera rispettivamente il metro e gli 80 centimetri.
Il colore del mantello cambia con le stagioni.
In estate il pelo è corto, di colore beige o bruno chiaro. In autunno cade
lentamente ed è sostituito da peli più lunghi e folti di colore bruno scuro. Il
colore più scuro assorbirà maggiormente i raggi del sole proteggendolo dal
freddo dell’inverno.
Verso maggio e giugno lo stambecco si libera di questa pelliccia grattandosi
contro le rocce o i tronchi degli alberi. Sovente questo cambio di pelo causa
uno fastidioso prurito che lo stambecco maschio allevia grattandosi con le
lunghe corna.
Il pelo estivo dei maschi è di colore grigio ferro sul dorso, bianco sul ventre.
Le zampe sono di colore bruno scuro quasi nerastro.
Il pelo delle femmine è di colore castano chiaro o giallastro ad eccezione del ventre
biancastro e le zampe sono bruno scuro.
In inverno si scurisce leggermente ma rimane sempre più chiaro rispetto a quello
del maschio.
Alla nascita il pelo è di colore beige rossastro e rimane tale fino all’età di due anni.
Le corna permanenti, sono costituite da una impalcatura ossea ricoperta di
sostanza cornea. Ogni anno la loro crescita si blocca in novembre e tale arresto si
nota come un anello ben visibile sulla parte laterale e posteriore del corno.
Contando gli anelli si risale al numero di inverni e quindi all’età dell’animale.
Lo stambecco è un’animale gregario: gli stambecchi maschi restano separati dalle femmine e si
riuniscono tra loro solo nel periodo riproduttivo. I gruppi di maschi comprendono soggetti di età maggiore
ai 4 – 5 anni e in primavera possono raggiungere le 100 unità. I soggetti più vecchi preferiscono una vita
solitaria e sono aggregati in piccoli gruppi costituiti da 4 – 6 elementi, comprendenti anche i giovani.
Ci sono poi i branchi di femmine con i piccoli e giovani fino a due anni. Durante l’estate si possono
osservare le “nurseries” ovvero gruppi di capretti formati fino a 15 – 20 individui, che vengono controllati
da una o più femmine. Le altre madri sono impegnate nella ricerca di cibo.
Abitudini
È un erbivoro e può mangiare fino a 15 chilogrammi di erba al giorno. Si ciba anche dei germogli di
ginepro, di rododendri, muschi e licheni. Come altre specie del genere Capra, è molto ghiotto in
quanto il suo organismo sente la mancanza di sodio, solitamente poco disponibile nel foraggio. Beve
poco, accontentandosi della rugiada mattutina. In primavera si nutre soprattutto di germogli, che bruca
alzandosi sulle zampe posteriori. In inverno le erbe secche sono la base della sua alimentazione
come pure arbusti e licheni, raramente aghi di conifere.
Il suo nutrimento è
molto povero e
pertanto è in grado di
accumulare grasso
durante la bella
stagione per non
soffrire troppo durante
l’inverno.
Nel mese di novembre i maschi raggiungono le zone di riproduzione
e combattono tra loro per stabilire le gerarchie.
Durante il corteggiamento i maschi, avvicinandosi ad una femmina,
nascondono il più possibile le corna, in segno di sottomissione.
Riproduzione
Gli accoppiamenti avvengono durante i mesi di dicembre e di gennaio. I
maschi adulti dominanti ricercano attivamente le femmine con atteggiamenti
di sottomissione come: corna rovesciate sulle schiena, collo teso, coda alzata
a pennacchio.
Gli scontri tra maschi sono assai spettacolari ma sono limitati e affermano la
supremazia di singoli individui.
Dopo una gestazione di circa 160 – 180 giorni nasce un solo piccolo, a volte
due. Il cucciolo si regge in piedi dopo pochi minuti e da subito è in grado di
seguire la madre sulle pareti a strapiombo. Già a trenta giorni il piccolo inizia
a cibarsi di erba.
In colonie a elevata densità le femmine non partoriscono tutti
gli anni, contrariamente a quanto avviene per colonie con
basse densità di popolazione
La tendenza a vivere nei pressi dei ghiacciai lo
vede spesso morire sotto slavine e valanghe.
Un’altra causa di morte, in ambienti ripidi e
rocciosi, sono le frane.
Monte Rosa – Ghiacciaio Indren
È un animale in genere lento ma capace di incredibili
acrobazie sulle rocce e sulle pietraie, grazie alle zampe,
brevi e dotate di zoccoli elastici e con margini taglienti.
Gli zoccoli sono larghi ed
elastici con articolazioni
indipendenti molto adatti a
spostarsi su pendii ripidi e
rocciosi. Non sono adatti
invece alla neve perché
tendono ad affondare.
I maschi hanno anche una
specie di barba sotto al
mento.
Rapporti con altri
animali
Si può escludere l’interazione dello
stambecco con cervi e caprioli e, in
generale, anche la competizione
con il camoscio.
Non c’è incompatibilità tra queste
specie per le loro esigenze
ecologiche parzialmente diverse.
Interazioni negative si manifestano
solo in ambienti caratterizzati da
fondovalle posti a quote elevate
oltre i 1700 metri o da una limitata
estensione delle praterie
d’altitudine.
Ci possono essere competizioni per lo
spazio con ovini e caprini domestici
durante il periodo di monticazione di
questi ultimi.
Nell’ambiente lo stambecco non ha
praticamente nemici naturali se si
trascura l’aquila reale che può, talvolta
uccidere i piccoli.
Lo stambecco s’incrocia facilmente con
la capra domestica.
La volpe incide sui neonati
abbandonati dalle madri, in
quanto malati o menomati.
Le malattie oggi sono poco importanti per
lo stambecco, soprattutto in Piemonte.
La cherato-congiuntivite infettiva, che un
tempo colpiva solo il camoscio, si
manifesta benignamente nello stambecco
e raramente può essere mortale.
Censimento
Lo stambecco per le sue
caratteristiche ecologiche e per il tipo
di ambiente che utilizza, è una specie
facilmente censibile. Inoltre
l’ambiente aperto di alta montagna
consente una buona osservazione
anche da una lunga distanza. La
differenza notevole tra i due sessi
facilita il riconoscimento e la
suddivisione.
Il metodo migliore per
il censimento è la
realizzazione di
itinerari e il controllo
da postazioni fisse.
I periodi più adatti al conteggio sono
i mesi di luglio e settembre. A luglio
si contano le nuove nascite e si
acquisiscono elementi importanti
per lo studio della dinamica della
popolazione.
Con il censimento di settembre si
verifica la sopravvivenza estiva.
Curiosità
Un tempo per preparare la mocetta, insaccato tipico delle valli
aostane e canavesane, si utilizzava la coscia di stambecco. Oggi,
poiché questa specie è protetta, si utilizza un misto di carne di
camoscio e di capra.
L’astrologia, colloca il capricorno nella casa in cui, dopo il solstizio d’inverno, il
sole torna a risalire nel cielo, a rappresentare le capacità dello stambecco di
arrampicarsi.
Lo stambecco è dunque uno dei sette animali raffigurati nello zodiaco.
Ai nati sotto questo segno si ipotizza una vita dura e difficile, cosi come quella
dello stambecco, che si è adattato a vivere in ambienti estremi.
Lo stambecco alpino è raffigurato in molte incisioni rupestri che si trovano sparse
nelle zone alpine.
Il nostro filmato
BIBLIOGRAFIA
Regione Piemonte – I selvatici delle Alpi Piemontesi Biologia e gestione – Ed. EDA – Torino 1995
Regione Piemonte – La nostra fauna – Gli ungulati selvatici – AGAM s.r.l. Cuneo
http://it.wikipedia.org/wiki/Capra_ibex
http://www.parchionline.it/stambecco.htm
http://www.pnab.it/natura-e-territorio/fauna/stambecco/biologia-ed-ecologia.html
Autori: Samuele, Ivonne, Stefano, Erika, classe seconda
media Piancavallo
Foto originali e video: Rita Torelli e Massimo Sotto
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