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Fisiologia dell`allenamento e la sua correlazione con l`alimentazione

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Fisiologia dell`allenamento e la sua correlazione con l`alimentazione
Fisiologia dell’allenamento e la sua correlazione con
l’alimentazione
Dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Fisiologia dell’allenamento
e
la sua correlazione con l’alimentazione
Parte prima
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Performance atletica
• La
performance atletica è il risultato di una corretta
integrazione dei principali sistemi funzionali coinvolti per
rispondere alle richieste energetiche connesse all'attività fisica,
per consentire gli adattamenti omeostatici e garantire il
controllo neuromotorio.
• L'utilizzo
del Cavallo per le attività sportive richiede la
preparazione e l'ottimizzazione di caratteristiche fisiche e
psichiche di soggetti selezionati che contribuiscono alla loro
capacità di performance nei differenti tipi di competizioni
equestri, nelle quali si esprimono in maniera specifica qualità
atletiche di tipo fisico e psichico (potenza, velocità, resistenza,
abilità motoria e agonismo)
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Performance atletica
• L'addestramento e l'allenamento vengono applicati, infatti, non
solo per conseguire un miglioramento dell'efficienza dei
principali sistemi biochimico-funzionali, ma anche per ottenere
capacità di resistenza generale, adeguato controllo psichico e
neuromotorio ed elevata capacità di controllo dello stress.
• In questo senso l'attitudine dei soggetti all'attività competitiva e
il miglioramento della performance atletica può ricercare
spiegazioni scientifiche e possibilità di interventi anche sulla
base dello studio degli aspetti motivazionali, della capacità di
controllo dello sforzo e di riduzione della percezione della fatica
e del dolore.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Performance atletica
• La locomozione del cavallo comporta un aumento dei suoi
consumi
energetici
che
risulta
essenzialmente
dall’aumento del lavoro dei muscoli scheletrici e, in minor
parte, dall’intensificazione del funzionamento degli
apparati circolatorio e respiratorio.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Attività fisiche
È possibile dividere l’attività fisica o le performance
atletiche dei cavalli fondamentalmente in tre grosse
categorie:
•1. Resistenza: attività che si svolge generalmente per 2
ore o più, con uno sforzo di bassa intensità e che richiede
la produzione di energia mediante il metabolismo aerobico.
Questa categoria include attività come l’endurance,
l’equitazione di campagna, il lavoro dei cavalli da tiro e di
quelli da ranch.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Attività fisiche
• 2. Media distanza (da 0,5 a 2 miglia o da 800 a 3200
metri): attività condotta per parecchi minuti al 75-95% di
sforzo massimo. Richiede la produzione di energia sia
mediante metabolismo anaerobico che aerobico. Questa
categoria include attività come le gare di trotto e galoppo.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Attività fisiche
• 3. Sprint (un quarto di miglio, 400 metri o tragitti più
brevi): attività che impegna i soggetti per circa un minuto
o ancora meno tempo, con uno sforzo che si avvicina a
quello massimo. Richiede l’energia fornita dal
metabolismo anaerobico. Questa categoria include attività
quali le corse dei quarter horse, il barrel racing e i rodei.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Attività fisiche
• Attività come il polo e il cutting richiedono uno sforzo
fisico sovrapponibile a tutte e tre le categorie sopracitate.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Attività fisiche
• Il salto ostacoli comprende sia un’attività sovrapponibile a
quella sulla media distanza che lo sprint.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Muscoli
Cosa fa muovere il cavallo?
I muscoli rappresentano ciò che muove lo scheletro. Quando
vengono stimolati dai nervi loro associati, si contraggono ed
esercitano forza sulle articolazioni. Così come sono in grado di
produrre movimento, i muscoli scheletrici sono anche capaci di
mantenere la postura.
Ci sono circa 700 muscoli scheletrici nel cavallo, costituendo
circa il 40 – 50% della massa corporea totale (nel purosangue
inglese, addirittura, potrebbero costituire il 55%, facendo sì che il
rapporto potenza – massa corporea, sia il più alto che in altre
razze). La taglia e il peso dei diversi muscoli differiscono
notevolmente: alcuni misurano pochi centimetri (muscolo
articolare della spalla), altri sono invece voluminosissimi
(muscolo gluteo medio).
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Muscoli
Esistono anche grandi differenze in rapporto all'età, alla razza,
all'esercizio, allo stato di salute. A questo proposito, il
dimagrimento non é dovuto solo alla perdita di grasso, ma, a
partire da un certo grado, vi è anche una riduzione delle masse
muscolari che, in casi estremi, porta ad una vera e propria
atrofia dei muscoli.
I muscoli sono un tessuto eccitabile, così chiamato perché un
impulso elettrico può essere trasmesso lungo la membrana delle
sue cellule, nello stesso modo in cui lo stimolo nervoso viene
trasmesso. Le fibre muscolari sono innervate dalle fibre nervose
motorie che originano nei corni anteriori del midollo spinale e nei
nuclei motori dell'encefalo.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Muscoli
La struttura costituita da un singolo motoneurone e da tutte
le fibre muscolari da esso innervate prende il nome di unità
motoria.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Muscoli
Una suddivisione della muscolatura è fatta sulla base della volontarietà
o meno della contrazione muscolare. In base a questo criterio abbiamo:
•muscoli volontari: in quanto la loro contrazione è soggetta al
controllo del sistema nervoso periferico somatico, che sono i muscoli
scheletrici
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Muscoli
Il muscolo scheletrico è formato da un insieme di cellule
piuttosto lunghe, cilindriche e con estremità fusiformi,
chiamate fibre muscolari. Se lo si taglia trasversalmente, si
nota che queste fibre non sono isolate, ma raggruppate in
fascicoli ed avvolte da tessuto connettivo.
Tra un fascicolo e l'altro decorrono fibre elastiche, nervi e
vasi sanguigni, che si ramificano per distribuirsi alle varie
cellule; la ricca vascolarizzazione determina la tipica
colorazione del muscolo scheletrico (grazie alla miogloblina
che circola nel sangue).
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Muscoli
Le parti carnose (ventri muscolari) possiedono un colore
rosso più o meno intenso; le parti tendinee hanno un
colorito madreperlaceo. I muscoli sono riccamente
vascolarizzati ed innervati, ed è caratteristico l'andamento
dei vasi e dei nervi, sempre obliquo ed ondulato, per
sopportare le continue modificazioni di lunghezza a cui
ogni muscolo va incontro durante il funzionamento.
Le fibre muscolari sono le cellule più grandi dell'organismo,
anche se le loro dimensioni sono alquanto variabili: da 10 a
100 µm per quanto riguarda il diametro e tra il millimetro ed
i 20 centimetri per quanto concerne la lunghezza.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Muscoli
• muscoli involontari che si contraggono a prescindere
dalla volontà dell’individuo, sono cioè sotto il controllo del
sistema nervoso periferico autonomo.
Questi sono: il muscolo cardiaco e tutta la muscolatura
liscia.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Muscoli
Il muscolo liscio è uno dei tre tipi di tessuto muscolare
presenti nel corpo umano. La sua azione risulta essenziale
al controllo dell'omeostasi, vale a dire di quel processo con
cui l'organismo mantiene costanti le condizioni chimicofisiche interne, anche al variare dei fattori ambientali
esterni. Muscolo liscio è infatti sinonimo di muscolo
involontario, cioè di un tessuto capace di contrarsi e
rilassarsi senza la partecipazione intenzionale dell'attività
cerebrale.
Anche se il suo reclutamento è sottratto al dominio della
volontà, una parte del nostro sistema nervoso periferico
chiamata sistema nervoso autonomo o vegetativo (orto e
parasimpatico) è comunque in grado di controllarlo in
modo efficace.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Muscoli
I muscoli si distinguono anche in pellicciai o scheletrici.
•I muscoli cutanei (pellicciai) sono superficiali, posti
immediatamente sotto la pelle ed hanno almeno un attacco sulle
parti profonde di quest'ultima. La loro contrazione determina il
caratteristico movimento della pelle che permette al cavallo di
liberarsi dagli insetti. Sono numerosi nella testa, dove provocano
i movimento delle labbra, delle narici, delle palpebre e delle
orecchie.
•I muscoli scheletrici sono più profondi e numerosi e prendono
sempre attacco sullo scheletro del quale mobilizzano i vari
segmenti ossei.
I muscoli, in base alla loro funzione, vengono definiti flessori e
estensori, abduttori e adduttori: seguendo un ordine topografico
secondo le varie regioni del corpo, si distinguono i muscoli della
testa, del collo, del torace, dell'addome, della coda, dell'arto
toracico e dell'arto pelvico.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Fibre muscolari
A livello molecolare le fibre muscolari si differenziano in varietà isomorfe:
•le fibre di tipo I (o ST, slow twitch, o fibre rosse, o fibre resistenti, o fibre a contrazione
lenta) dotate di minore velocità e minore forza, ma più alta resistenza. (Cavallo da
endurance o Trekker)
•le fibre di tipo IIa e IIx (o FT, fast twitch, o fibre pallide, o fibre veloci, o fibre a
contrazione veloce) in grado di accorciarsi a una velocità più elevata e di estrinsecare
maggiore forza. ( Purosangue Inglese, Quarter Horse).
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Basi fisiologiche del lavoro muscolare ed
utilizzazione del substrato
• L’energia deve essere immagazzinata dall’organismo e pronta
•
•
•
•
•
•
all’utilizzo nel momento della richiesta.
Le fonti energetiche che il cavallo può utilizzare sono : glicogeno
muscolare, glicogeno epatico e tessuto adiposo.
L’Adenosintrifosfato (ATP) è il diretto fornitore di energia per la
contarzione muscolare.
La Fosfocreatina provvede la ripristino di ATP partendo da ADP.
Dopo 3 o 4 secondi dall’inizio di un esercizio per il quale non vi è
un’adeguata disponibilità di ossigeno, la rifosforilazione di ADP in ATP
non è più sostenuta dalla fosfocreatina ma dalla glicolisi anaerobia.
La glicolisi si svolge prettamente in alcune fibre muscolari (tipo II)
particolarmente ricche di enzimi glicolitici e di glicogeno.
L’altra grande fonte di ATP per il muscolo è la fosforilazione
ossidativa: processo che sfrutta l’energia derivante dall’ossidazione
dei glucidi e dei lipidi.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Basi fisiologiche del lavoro muscolare ed
utilizzazione del substrato
• Il glucosio utilizzato nell’esercizio aerobico proviene
soprattutto dal sangue, dal fegato o direttamente
dall’assorbimento intestinale.
• Il fegato è la principale fonte di zuccheri in esercizi di
lunga durata.
• Una quota di energia è formata dall’ossidazione dei lipidi
ed alla mobilizzazione degli acidi grassi.
• Il metabolismo energetico muscolare privilegia
ampiamente la glicolisi anaerobia rispetto a quella aerobia
e questo è da ricondursi alla proporzione dei diversi tipi di
fibre muscolari che compongono i muscoli scheletrici.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Apparato Scheletrico
E’ costituito, all’incirca, da 205 ossa e può essere diviso in:
•Scheletro Assiale: il cranio, le vertebre, lo sterno e le costole;
•Scheletro Appendicolare: costituito dagli arti anteriori e
posteriori (detti anche arti toracici e pelvici).
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Apparato Scheletrico
Le funzioni dello Scheletro sono principalmente 5:
•Supporto: fornisce un rigido e stabile “telaio” per
l’inserzione di muscoli e tendini;
•Assistere il movimento: quando i muscoli scheletrici si
contraggono, tirano su le ossa per produrre un movimento;
•Proteggere gli organi interni
•Produrre ed immagazzinare le cellule del sangue nel
midollo osseo.
•Immagazzinare minerali, specialmente calcio e fosforo che
contribuiscono alla forza delle ossa.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Le Articolazioni
L’articolazione è quella che permette il movimento. E’ l’area nella quale
due o più ossa (capi articolari) si incontrano. Esse sono stabilizzate da
una complessa rete di tendini, legamenti e muscoli.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Le Articolazioni
Le articolazioni possono essere distinte in:
•
Sinartrosi, articolazioni immobili o poco mobili, sono
giunture per continuità in quanto tra le superfici ossee impegnate
si pone tessuto connettivo fibroso o cartilagineo (ossa del
cranio);
•
Diartrosi, articolazioni mobili, sono giunture per
contiguità. Costituite da capi articolari, rivestiti da cartilagine che
possono scivolare uno sull’altro, favoriti in questo da una
quantità di liquido, liquido sinoviale, prodotto dalla membrana
sinoviale.
•
Anfiartrosi (o sinfisi), rappresentano caratteristiche
intermedie. Sono sinfisi le articolazioni intervertebrali.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Le Articolazioni
Il movimento dipende dalla contrazione e dal rilassamento
dei muscoli associati alle articolazioni. I movimenti
consentiti dalle diartrosi possono essere di scorrimento o
scivolamento, che sono i più semplici, o di opposizione,
cioè quelli che avvengono su un piano ed avvicinano
(flessione e adduzione) o allontanano (estensione ed
abduzione) un osso o una sua parte rispetto ad un punto di
riferimento.
Movimenti di rotazione, sono quelli che prevedono che un
capo articolare ruoti sull’altro.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Fisiologia dell’allenamento
La pratica dell’allenamento, intesa quale processo sistematico
mediante il quale si modificano le capacità di prestazione
dell’organismo attraverso la proposizione di carichi di lavoro, crea in
questo le premesse biologiche per innalzarne le capacità e il livello
funzionale, attraverso modificazioni morfologiche e fisiologiche sempre
più stabili e consolidate, definite adattamenti all’allenamento. L’
allenamento di resistenza di lunga durata è quello che induce gli
adattamenti morfologici e funzionali più significativi a carico del cuore e
del circolo ematico.
Quando l’intensità, la frequenza e la durata di tale tipo di allenamento
sono sufficientemente elevati, si registra un significativo aumento della
massima capacità aerobica dell’atleta, ovvero del massimo
consumo di ossigeno che nel cavallo purosangue inglese può
raggiungere valori pari a 169 litri al minuto.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Fisiologia dell’allenamento
L’allenamento di resistenza di lunga durata non sembra indurre
significativi effetti sulla funzione respiratoria, anche se appare
evidente l’aumento della vascolarità polmonare; per contro le
capacità ossidative intrinseche del muscolo scheletrico
aumentano in misura largamente superiori alle reali esigenze: il
numero dei mitocondri e le disponibilità di enzimi ossidativi può
anche raddoppiare rispetto al normale.
Con l’allenamento è possibile incrementare le capacità
metaboliche aerobiche ottimizzando l’utilizzo delle riserve di
glicogeno muscolare e riducendo l’accumulo di cataboliti. Grazie
a questi adattamenti il muscolo utilizza una % superiore di lipidi
risparmiando più efficientemente il glicogeno con una
conseguente riduzione della produzione di acido lattico.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Fisiologia dell’allenamento
L’esercizio di intensità moderata (velocità inferiore a
200m/min) e di breve durata (meno di 30 minuti), per cui il
passo, con o senza sforzo di trazione, o il piccolo trotto,
mette in gioco delle fibre muscolari che utilizzano come
risorsa di energia gli acidi grassi a lunga catena dei grassi
corporei, e in minor misura, il glucosio.
Se lo sforzo di intensità moderata, si prolunga per più ore, i
lipidi corporei forniscono circa il 90% dell’energia utilizzata
da un cavallo allenato.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Fisiologia dell’allenamento
Nel corso di Esercizi Intensi corrispondenti al trotto rapido (più di
400m/min) o al galoppo rapido (più di 500m/min) (o prove di salto
ostacoli, cross country) o nel caso di esercizi prolungati di intensità
moderata in cavalli non allenati, il consumo di ossigeno dei muscoli è
superiore agli apporti di sangue. L’organismo entra in deficit
d’ossigeno. In più vi sono altri tipi di fibre muscolari messi in gioco.
Queste utilizzano come fonte di energia il glucosio proveniente dal
glicogeno muscolare. La degradazione del glucosio è allora incompleto
e porta alla formazione del lattato causa di affaticamento rapido. Un
cavallo stabulato e sottoposto ad un lavoro più o meno intenso, ha
bisogno, quindi di una dieta che gli fornisca, oltre all’energia per il suo
mantenimento, anche l’energia supplementare richiesta dal lavoro
svolto.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Fisiologia dell’allenamento
È importante conoscere il valore nutrizionale degli
alimenti, cioè la quantità di energia e proteina
contenuti in un certo alimento, in modo da poter
preparare diete equilibrate per il cavallo, anche
tenendo conto del tipo di animale, delle sue
dimensioni, della quantità e del tipo di attività fisica
svolta e della sua capacità di ingestione.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Fisiologia dell’allenamento
e
la sua correlazione con l’alimentazione
Parte seconda
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Frequenza cardiaca
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Frequenza cardiaca
L’esercizio fisico impone al cuore notevoli aggiustamenti
funzionali transitori che non differiscono nel soggetto non
allenato e nell’atleta nel quale però l’allenamento svolto induce
specifici adattamenti alla condizione di superlavoro attraverso lo
sviluppo di modificazioni morfologiche e funzionali stabili nel
tempo e ne migliora le prestazioni cardiocircolatorie. Il cuore nel
cavallo a riposo distribuisce un volume di 40 l/min di sangue, in
corso di attività fisica può arrivare fino ad un volume di 300 l/min.
Questo innalzamento è dovuto in modo principale all’aumento
della frequenza cardiaca (FC o, dall’inglese Heart Rate, HR ) di
ben 6- 7 volte il valore a riposo ed in parte all’aumento della
gittata sistolica (GS) che può passare da valori di 600 ml a
riposo a valori pari a 988-1270 ml/battito sotto sforzo.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Frequenza cardiaca
Contemporaneamente nel letto vascolare si registrano e un
aumento della pressione sanguigna e una diminuzione
delle resistenze vascolari periferiche: queste modificazioni
portano ad una intensa ridistribuzione della perfusione
ematica del muscolo (o muscoli) attivo per poter soddisfare
le nuove esigenze metaboliche. A riposo infatti solo il 15%
del flusso ematico interessa i muscoli, mentre nel corso
dell’attività fisica possono arrivare a ricevere fino all’8590% della perfusione totale
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Frequenza cardiaca
Il valore della frequenza cardiaca a riposo è uguale a 28-40 battiti al
minuto e varia con l’età, la razza, il peso corporeo, l’attitudine atletica ed
altri fattori. La FC prima dell’inizio di un esercizio fisico può aumentare nei
soggetti particolarmente emotivi: questo fenomeno è detto fase di
anticipazione ed è legato all’attivazione dei centri bulbari da parte di
impulsi provenienti dai centri corticali superiori.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Frequenza cardiaca
All’inizio di un esercizio fisico di intensità più o meno costante la FC
cresce rapidamente e raggiunge il valore massimo (detto overshoot)
che risulta mediamente pari a 223 battiti al minuto entro 45 secondi.
L’incremento della FC è indotto dalla stimolazione adrenergica del
nodo seno-atriale attraverso i nervi cranici del sistema nervoso
simpatico e da parte delle catecolamine immesse in circolo dalla
midollare del surrene.
Se intensità dell’esercizio fisico si mantiene costante la FC raggiunge
l’equilibrio (steady-state) nel giro di 2-3 minuti e non si osservano
ulteriori variazioni fino al termine dell’attività fisica, a patto però che
questa sia di breve durata.
L’intensità dell’overshoot e il tempo di raggiungimento dello steadystate dipendono da diversi fattori quali il tempo di riscaldamento prima
dell’esercizio, l’intensità dell’esercizio, il temperamento del soggetto
impegnato nell’esercizio ed altri.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Frequenza cardiaca
Se l’esercizio si protrae invece nel tempo si nota un lieve ulteriore aumento
della FC rispetto allo steady-state legato molto probabilmente all’aumento
della temperatura corporea.
Durante esercizi di intensità crescente ad ogni variazione di intensità la FC
aumenta proporzionalmente con una cinetica simile a quella descritta
precedentemente. Caratteristico appare l’andamento per gradini per
carichi di lavoro sub massimali.
Alla fine dell’attività fisica la cinetica di recupero della FC, ovvero
l’andamento del tempo necessario perché la FC rientri nel range dei suoi
valori basali, è simile a quella del suo incremento se l’esercizio è stato ad
impegno esclusivamente aerobico (lavoro submassimale).
Se il soggetto invece ha effettuato un lavoro di tipo anaerobico (lavoro
sovramassimale) la cinetica di recupero è nettamente prolungata a causa
del debito di ossigeno lattacido contratto.
Si calcola che dopo una esercizio della durata di 3-5 min alla velocità di
300-500 m/min, il tempo di recupero è di 20-30 minuti ed è stato calcolato
inoltre che dopo 2-3 min di recupero la FC è vicina a valori prossimi agli 80
b/min.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Frequenza cardiaca
Per capire anche le implicazioni metaboliche ed alimentari
della frequenza cardiaca che sale durante l’allenamento,
dobbiamo tenere presente che:
•60 b/min = 24 kcal
•90 b/min = 56 kcal
•120 b/min = 99 kcal
•150 b/min = 158 kcal
•180 b/min = 230 kcal
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Frequenza Respiratoria
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Frequenza Respiratoria
La frequenza respiratoria nel cavallo a riposo è compresa tra 8 e 16 atti
respiratori al minuto.
Al passo essa può raggiungere i 71 atti/min, mentre al galoppo, ad una
velocità maggiore di 500 m/min, può raggiungere un massimo di 300
atti/min. Questi dati consentono di evidenziare come il cavallo a riposo
sia caratterizzato da un volume minuto medio pari a circa 65 l/min e
che in condizioni estreme, come ad esempio il galoppo ad una velocità
di 700 m/min, esso può raggiungere i 300 l/min.
L’aumento del metabolismo muscolare legato all’attività fisica si
manifesta in termini di maggiore consumo di ossigeno e aumentata
produzione di anidride carbonica a cui consegue un aumento della
ventilazione alveolare (Va), detta iperventilazione, per mantenere
costante la pressione alveolare di CO2 (che dovrebbe essere 40
mmHg) e la pressione alveolare di O2 (che dovrebbe essere 100
mmHg) al fine di garantire l’efficienza degli scambi gassosi tra l’aria
presente nell’alveolo ed i gas respiratori veicolati dal sangue.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Frequenza Respiratoria
Nel cavallo, quando la frequenza respiratoria e l’andatura
sono in rapporto 1:1 (cosa che avviene ad esempio al
piccolo galoppo o al galoppo); lo spostamento degli organi
addominali detti pistone viscerale (fegato, stomaco,
pacchetto intestinale,) è in sinergia con le escursioni
inspiratorie ed espiratorie del diaframma e coadiuva la
ventilazione rendendo minore il costo energetico della
respirazione.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Frequenza Respiratoria
• Rapporto tra movimento oscillante del tronco del cavallo in movimento
(galoppo) e respirazione: durante l’inspirazione il pistone viscerale viene
spinto indietro, trascina con se il diaframma ed amplia la cavità toracica,
facilitando l’inspirazione; durante l’espirazione lo stesso pistone viscerale
viene spinto in avanti, preme in senso posteroanteriore sul diaframma,
mentre, contemporaneamente all’appoggio degli arti anteriori, il torace viene
compresso tra le due scapole: l’atto espiratorio viene così facilitato.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Frequenza Respiratoria
Al trotto il rapporto tra la frequenza respiratoria e l’andatura varia tra
1:2, 1:3, 2:3 per cui ad elevate velocità gli atti respiratori non possono
superare il numero di passi effettuati dal soggetto in movimento.
Al galoppo o al piccolo galoppo il rapporto atti respiratori/passo è
rigidamente fissato a 1:1 limitando la possibilità di aumentare la
ventilazione.
Durante il galoppo la frequenza respiratoria e quella del passo sono di
solito comprese tra i 130 ed i 140 atti respiratori o passi al minuto; se si
moltiplica questo valore per il volume tidalico medio, in genere fissato a
10 litri, se ne ricava che il cavallo ha un valore massimo di ventilazione
minuto di circa 1300 litri.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Frequenza Respiratoria
Nel galoppo sostenuto (720 m/min), in cui le frequenze del
passo sono altissime, la durata media degli atti inspiratori
ed espiratori è di solo 200 m/s, per cui, essendo i volumi
inspiratori cadenzati dal tempo di sollevamento del treno
anteriore, la ventilazione alveolare non può aumentare
consensualmente alla produzione di CO2 ed il cavallo va
incontro ad ipoventilazione con alcalosi respiratoria e
acidosi metabolica.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Classificazione dell’Esercizio
in funzione del tipo di lavoro, della durata e della frequenza cardiaca
secondo il National Research Council (Sistema Americano).
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Classificazione dell’Esercizio
Ellis ha sviluppato un nuovo sistema per valutare i livelli di
lavoro per i cavalli in quanto, sebbene molti allenatori di
cavalli e cavalieri usino regolarmente registrare la
frequenza cardiaca, la maggior parte dei cavalieri ha
bisogno di assegnare un livello di lavoro a partire da altre
variabili.
La spesa energetica per l’esercizio può essere calcolata a
partire dalle seguenti variabili: ripetizioni, durata, intensità e
sforzo.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Classificazione dell’Esercizio
Il nuovo sistema messo appunto da Ellis è stato sviluppato per
incorporare i metodi usati da tutti gli altri sistemi ma anche per
permettere una valutazione più approfondita e chiara per i
profani della materia. Questo sistema tenta di mettere assieme il
meglio dei sistemi attuali (usando però livelli di intensità più
dettagliati) con un nuovo approccio per un’applicazione più
pratica.
I livelli degli esercizi sono valutati per i tipi di esercizio
individuale: una volta che questi sono stati determinati,
l’allenatore deve assegnare 4 punti per ogni tipo di esercizio
intrapreso nella settimana. Sono stati sviluppati inoltre anche un
punteggio per l’intensità ed uno per la durata dell’esercizio in
modo tale da fornire un livello di esercizio per tipo di
allenamento. Il sistema fornisce anche dei punteggi extra per le
situazioni in cui il cavallo deve spendere dell’energia in più.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Classificazione dell’Esercizio
• Schema riassuntivo del nuovo sistema messo appunto da
Ellis:
Tipo di lavoro: dettagli su tutti i tipo di lavoro che vengono
svolti nel corso di una settimana.
• Fase 1: per ogni tipo di lavoro si devono fornire le
seguenti informazioni:
• A. Giornaliero: quante volte al giorno si svolge il lavoro (di
solito una al giorno e quindi si scrive 1)
• B. Settimanale: quanti giorni la settimana si svolge il
lavoro (esempio: due volte la settimana = 2)
• C. Durata: quanto al lungo si lavora. Fig.2
• D. Intensità: quanto pesante è il lavoro in questione. Fig.1
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Schema di Ellis
Fig. 1 Punteggio per l’intensità (asse
x), assegnato per tipo di esercizio in
relazione con l’allenamento (Ellis,
2008).
Figura 2 Punteggio per la durata
dell’esercizio (asse x), assegnato
per tipo di esercizio in relazione
al tempo (Ellis, 2008).
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Dieta per il lavoro
Un cavallo stabulato e sottoposto ad un lavoro più o meno
intenso, ha bisogno quindi di una dieta che gli fornisca,
oltre all’energia per il suo mantenimento, anche l’energia
supplementare richiesta dal lavoro svolto.
È importante conoscere il valore nutrizionale degli alimenti,
cioè la quantità di energia e proteina contenuti in un certo
alimento, in modo da poter preparare diete equilibrate per il
cavallo, anche tenendo conto del tipo di animale, delle sue
dimensioni, della quantità e del tipo di attività fisica svolta e
della sua capacità di ingestione.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Spesa energetica
Variazione della spesa energetica in rapporto alla velocità del cavallo1: spesa energetica
unitaria (Martin-Rosset, 2008a)
Attesa senza il
cavaliere
Attesa con il
cavaliere
Passo
Piccolo trotto
Trotto normale
Trotto veloce
Galoppo normale
Galoppo veloce
Velocità massima
1La
Velocità
(m/min)
Spesa
energetica
(Kcal/min)
Volte il
mantenimento2
0
11.5
1.1
0
12
1.2
110
200
300
500
350
600
50
110
160
350
210
420
600
2.5
10
15
35
20
40
60
spesa energetica è calcolata a partire dal consumo di ossigeno (e debito di ossigeno)
misurato da Meixner et al. (1981), in cavalli di 560 kg BW che portano un carico di 100 kg (cavaliere più finimenti),
usando il seguente modello: VO2 l/min = 3.78+0.0097velocità (m/min).
2Mantenimento = 1
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
La nutrizione
Quali sono gli obiettivi principali per un corretto supporto
nutrizionale all’attività atletica?
•Fornire il giusto substrato per il mantenimento del peso
corporeo e per la ricostituzione delle riserve energetiche
nei muscoli che hanno lavorato e negli altri tessuti.
•Promuovere l’adattamento tissutale, la crescita e
l’eventuale riparazione.
•Promuovere condizioni generali di benessere e di salute.
•Adottare strategie nutrizionali appropriate al tipo di
competizione.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
La nutrizione
Richiesta energetica vista dagli Americani
Per indicare
il fabbisogno energetico del cavallo e la densità
energetica dei cibi, si parla di energia digeribile (DE) che nella pratica
alimentare equestre è espressa attraverso la caloria: Kilocaloria (Kcal)
in America; kilojoule (Kj) in Europa e nel resto del mondo.
La DE è espressa come Kcal/g di sostanza o Mcal (Mj)/kg. la richiesta
energetica di mantenimento (intesa come la DE richiesta per
mantenere costante il peso corporeo più la normale attività di un
cavallo non atleta) varia linearmente con il peso corporeo e non con il
peso metabolico (W0,75)
DE (Mcal/day): 1,4 + 0,03 W (peso del cavallo)
L’equazione calcola le richieste di un cavallo di peso medio (500-600 kg),
non tiene conto delle richieste di un pony o cavallo in miniatura, per i quali
si utilizza il peso metabolico invece di quello corporeo.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
La nutrizione
Sono diversi i fattori che possono influenzare la richiesta
energetica, l’età, la razza, il sesso, il temperamento del cavallo,
le condizioni ambientali ed il livello di attività. Così come quando
si parla di cavallo atleta e di allenamento, importanza particolare
nel computo del fabbisogno energetico, spetta all’intensità
dell’esercizio, al livello di allenamento del cavallo, alla superficie
di lavoro, al peso del cavaliere e dei finimenti, alla composizione
della dieta.
Pagan ha sviluppato un’equazione che stimi il fabbisogno di DE
oltre il mantenimento in funzione del consumo di Ossigeno:
DE (Kcal/kg del cavallo, cavaliere e finimenti)= {[e(3.02+0,0065y)13.92] x0,06} /0,57
Y è la velocità (m/min) e 0,57 è il tasso di efficienza di
utilizzazione della DE.
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La nutrizione
Tabella di riferimento
Attività
Esempi
DE richiesta (Mcal/giorno)
Mantenimento
Cavallo al pascolo
15-18 (calcolata sul 30.3-36.3
kcal/kg/peso
Leggera
Equitazione amatoriale,
inizio dei programmi di allenamento,
cavalli da mostra.
20 [DE=(0,0333xbwt)x1.20]
Moderata
Cavalli da scuola, inizio degli allenamenti
o subito dopo la doma, polo, lavoro in ranch
23.3 [DE=(0,0333xbwt)x1.40]
Intensa
Lavoro in ranch, polo, cavalli da mostra
(esibizioni frequenti e stancanti), eventi di
livello medio-basso, allenamento alle corse.
26.6 [DE=(0,0333xbwt)x1.20]
Molto intensa
Corsa: quarter horse, galoppatori, trottatori,
cavalli da endurance.
34.5 [DE=(0,0363xbwt)x1.90]
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La nutrizione
ENERGIA LORDA (EL)
L'energia lorda (o energia bruta) è la quantità di calore che
risulta dalla completa ossidazione delle sostanze combustibili. Il
valore energetico delle tre principali categorie di sostanze
alimentari risulta mediamente pari a chilocalorie per grammo:
•4,10 per i glucidi;
•9,45 per i lipidi;
•5,65 per le proteine
L'energia lorda di alimenti poveri, come la paglia, risulta
sovrapponibile a quella del mais, che è notoriamente un
alimento energetico. Ciò indica che l'energia lorda è un
riferimento poco valido per indicare il valore nutritivo (valore
energetico) degli alimenti.
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La nutrizione
ENERGIA DIGERIBILE (ED)
Una parte delle sostanze alimentari, più o meno grande, a
seconda del tipo di alimento, non viene digerita dal cavallo
ed è espulsa con le feci.
Tale frazione non apporta energia e, per una più corretta
indicazione dell'apporto calorico dell'alimento, va sottratta
dall'energia lorda: si ha così l'energia digeribile.
E D =E L - energia feci
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La nutrizione
ENERGIA METABOLIZZABILE (EM)
Un riferimento di maggiore significato nella definizione del valore
energetico degli alimenti è quello relativo all'energia
metabolizzabile. Esso si ottiene sottraendo dall'energia lorda
degli alimenti l'energia contenuta nelle feci e nell'urina relativa
all'utilizzazione degli alimenti in esame.
L'energia metabolizzabile rappresenta la quota energetica che si
libera nel corso del metabolismo delle sostanze nutritive
derivanti dalla digestione degli alimenti, ipotizzando che tutti i
nutrienti siano utilizzati per produrre energia e non, come in
realtà accade, anche per fini plastici.
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La nutrizione
ENERGIA NETTA (EN)
L'energia netta di un alimento è l'energia effettivamente
disponibile per l'animale, per il suo mantenimento e le sue varie
attività produttive. La porzione di energia utilizzata per il
mantenimento lascia l'organismo animale in forma di calore;
altrettanto accade, di massima, per l'energia richiesta dall'attività
lavorativa.
L'energia netta posseduta da un alimento o da una razione si
ottiene sottraendo dall'energia metabolizzabile l'incremento
metabolico connesso al consumo alimentare.
EN=EM - Incremento metabolico
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DETERMINAZIONE DEL METABOLISMO ENERGETICO
Per definire il bilancio energetico di un animale, bisogna
misurare il calore da esso prodotto e l'energia che ha ritenuto.
La produzione di calore può essere valutata con differenti
procedimenti. La calorimetria diretta: consta nella misurazione
diretta, in una camera termicamente isolata (camera
calorimetrica) del calore prodotto dall’animale o degli animali vivi
collocati per un dato lasso di tempo (24 ore o più).
La calorimetria indiretta: consente la valutazione del
metabolismo energetico mediante la misurazione degli scambi
respiratori (l'ossigeno consumato e l'anidride carbonica prodotta)
e la determinazione del quoziente respiratorio (rapporto tra il
volume di anidride carbonica espirata ed il volume di ossigeno
utilizzato).
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Metabolismo basale (M.B.)
Il metabolismo basale è il regime più basso di produzione
energetica compatibile con la vita dell'organismo animale.
I valori di metabolismo basale registrati, se riferiti all'unità di
peso corporeo (kcal/kg), risultano tanto più elevati quanto
più piccoli sono gli animali. I valori del metabolismo basale
rimangono invece relativamente costanti, nell'ambito della
stessa specie, quando sono espressi in rapporto alla
superficie corporea, pur risultando, anche in questo caso,
generalmente un po' più alti negli animali di piccola taglia.
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Metabolismo basale (M.B.)
La spiegazione di questi fenomeni è da collegarsi al fatto
che il calore prodotto dagli animali viene ceduto
all'ambiente attraverso la superficie corporea, e che
quest'ultima aumenta in modo non lineare rispetto al peso
corporeo.
Poiché la superficie corporea è un parametro di difficile
misurazione, si è adottato un altro parametro le cui
variazioni sono strettamente proporzionali ai valori del
metabolismo basale. Tal riferimento è il peso metabolico
che corrisponde al peso degli animali elevato all'esponente
0,75.
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Determinazione dell’energia
digeribile degli alimenti
Il contenuto energetico dell'alimento da valutare e quello delle relative
feci sono determinati con la bomba calorimetrica; tenuto conto delle
quantità consumate e prodotte, è possibile effettuare un bilancio tra la
energia lorda fornita dagli alimenti e quella posseduta dalle feci. Tale
differenza, riferita ad una quantità unitaria, rappresenta l'energia
digeribile apparente dell'alimento, in quanto le feci comprendono anche
sostanze di origine endogena. Per ottenere l'energia digeribile vera,
occorre stimare il valore energetico della sola frazione fecale d’origine
alimentare.
Nel caso del cavallo, tale parametro non appare adeguato alla stima
del valore energetico degli alimenti, perché le perdite energetiche
relative all'incremento metabolico ed in particolare al lavoro digestivo
sono di entità molto differente per i mangimi concentrati e per gli
alimenti grossolani che rientrano nelle diete di tali animali.
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Determinazione dell’energia
metabolizzante degli alimenti
Un metodo rapportabile all'energia metabolizzabile è quello del
TDN (Total Digestible Nutrients) o dell'SND (Sostanze Nutritive
Digeribili), utilizzato prevalentemente negli USA.
In tale metodo si assegna valore energetico ai carboidrati
digeribili (cellulosa grezza ed estrattivi inazotati), scelti come
unità di misura del valore nutritivo, ed altrettanto alla proteina
grezza digeribile (sì tiene, in tal modo, conto della sua
incompleta combustione nell'organismo animale, nel quale un
grammo di proteina digeribile libera all'incirca la stessa quantità
di energia di un grammo di carboidrati); la percentuale dei grassi
digeribili viene moltiplicata per 2,25, stante il loro maggiore
valore energetico rispetto ai carboidrati.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Determinazione dell’energia
metabolizzante degli alimenti
Il calcolo del valore nutritivo di un alimento espresso in TND si effettua
secondo la seguente formula:
%TND = % proteina grezza dig. + % cellulosa grezza dig. + % estrattivi
inazotati dig. + % lipidi grezzi dig. x 2,25.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Fisiologia dell’allenamento
e
la sua correlazione con l’alimentazione
Parte terza
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Energia netta e valore nutritivo
degli alimenti
Per il cavallo i fabbisogni energetici ed il valore nutritivo degli alimenti
devono necessariamente fare riferimento all'energia netta: nelle loro
diete sono compresi foraggi e mangimi concentrati, cioè alimenti che
complessivamente presentano gran disomogeneità di composizione,
che danno luogo ad incrementi metabolici differenziati e per i quali,
pertanto, non sussiste costanza nei rapporti fra le frazioni energetiche
considerate.
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Richiesta energetica vista dagli Europei
Unità Foraggere Cavallo (UFCv): quest’unità, proposta dall’Istituto
Nazionale di Ricerca Agronomica francese (INRA) nel 1984,
corrisponde al valore energetico netto di 1 kg tal quale di un alimento di
riferimento, l’orzo, per il mantenimento del cavallo.
L’energia netta è quella quota di energia dell’alimento valutata al netto
delle perdite, non solo fecali, ma anche di metano prodotto nel corso
delle fermentazioni intestinali (da 1 a 4 % di energia ingerita con
l’alimento), di urina (da 4 a 5 % di energia ingerita) e, soprattutto, delle
perdite sotto forma di calore prodotto durante l’utilizzazione dei prodotti
della digestione per
il
mantenimento o per una prestazione
produttiva del cavallo.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Richiesta energetica vista dagli Europei
Queste ultime perdite sono altamente variabili, in funzione della fonte
energetica impiegata: sono infatti 2,5 volte più elevate per
l’utilizzazione degli acidi grassi volatili provenienti dalla digestione della
fibra rispetto a quelle che si verificano durante l’utilizzo del glucosio
proveniente dalla digestione degli amidi nel piccolo intestino.
Il valore UFCv degli alimenti corrisponde al loro valore energetico netto
rapportato a quello medio di 1 kg di orzo. Espresso per kg di alimento
tal quale, esso varia da 0,29 a 0,35 UFCv per le paglie di cereali, da
0,38 a 0,57 UFCv per i fieni di prati naturale di pianura e da 0,43 a 0,54
UFCv per i fieni di erba medica, secondo lo stadio e le condizioni di
raccolta; esso raggiunge 0,88 UFCv per l’avena, 1,14 UFCv per il mais.
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Richiesta energetica vista dagli Europei
E’ stato calcolato il valore energetico in UFCv di numerosi
alimenti comunemente impiegati nelle razioni per cavalli:
mediante la semplice somma algebrica dei singoli contenuti
in energia dei vari alimenti presenti è, quindi, possibile
calcolare l’apporto in UFCv totale della razione. Alla stessa
maniera i bisogni energetici di mantenimento e di
produzione di differenti categorie di cavalli sono espressi in
UFCv e si addizionano.
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Sostanze azotate digeribili per il
cavallo (SADCv)
Questa unità introdotta in Francia dall’Istituto Nazionale di
Ricerca Agronomica (INRA) nel 1984 esprime il valore azotato
degli alimenti. E’ una valutazione della quantità di aminoacidi
apportati da ciascun alimento. Questo modo d’espressione
permette di comparare gli alimenti e di sostituire gli uni con gli
altri sulla base del loro apporto di aminoacidi.
Il tenore in SADCv è nullo per le paglie di cereali, ma varia da 30
a 70g/kg per i fieni di prato naturale di pianura e da 70 a 90 g/kg
per i fieni di erba medica, secondo lo stadio e le condizioni di
raccolta; esso si situa a 68g/kg per il mais, a 79g/kg per l’orzo e
a 89g/kg per l’avena.
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Sostanze azotate digeribili per il
cavallo (SADCv)
Nel sistema SADCv si considera, in effetti, che 100g di sostanze
azotate digeribili (SAD) nel tubo digerente forniscano rispettivamente:
100g di SADCv nel caso di alimenti concentrati perché gli aminoacidi
pervengono essenzialmente dalla digestione delle proteine alimentari
nell’intestino tenue; da 70 a 90g di SADCv nel caso di foraggi perché la
proporzione di aminoacidi forniti con la digestione enzimatica delle
proteine alimentari è inferiore e la digestione microbica nel grosso
intestino, importante nei foraggi, non assicura che un modesto apporto
di aminoacidi.
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Sostanze azotate digeribili
per il cavallo (SADCv)
Gli apporti azotati di differenti alimenti di una razione, se
espressi in SADCv, si possono addizionare. Alla stessa
maniera i fabbisogni in azoto, per il mantenimento e per la
produzione nelle differenti categorie di cavalli, sono
espressi in grammi di SADCv per giorno e si possono
addizionare.
Talvolta i bisogni di SADCv possono essere completati dai
bisogni di aminoacidi essenziali e specifici, allorché questi
ultimi siano conosciuti
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BODY CONDITION SCORE
Un altro parametro di cui tenere conto nel management
nutrizionale del cavallo atleta è la relazione (e correlazione)
tra il grasso corporeo e le performance sportive. In
medicina umana, infatti, c’è una inversa relazione tra il
grasso corporeo e lo sprint o la resistenza nelle gare di
fondo. Nel cavallo i dati raccolti sono ancora molto pochi,
ma lo strumento più efficace nella valutazione del grasso
corporeo è il BCS o valutazione della condizione corporea.
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BODY CONDITION SCORE
Aree di localizzazione del grasso
Lombi
Coste
Attaccatura della coda
Garrese
Collo
Il retro scapola.
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BODY CONDITION SCORE
Lombi: Un cavallo estremamente magro avrà una piega
negativa con una sorta di ponte nel punto della schiena in cui si
proiettano i processi spinosi delle vertebre lombari. Questo è il
primo punto in cui si deposita ed accumula grasso. Il grasso,
infatti, si dispone intorno al corpo in prossimità degli organi
cavitari e lungo la base dei processi traversi, creando una
depressione nel passaggio sulla groppa quando il cavallo
diventa grasso.
Coste: Il punto di repere da valutare successivamente è
rappresentato dalle coste. Osservando il costato e passando le
dita sulla gabbia toracica di un cavallo estremamente magro le
coste risulteranno prominenti, facilmente visibili, senza alcun
cuscinetto di grasso. Con l’aumento di peso , il cuscinetto
adiposo diventa palpabile sino a rendere
impossibile
l’osservazione delle coste stesse.
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BODY CONDITION SCORE
Attaccatura della coda: In un cavallo che ha punteggio da 1 a 3
l’attaccatura della coda è prominente e facilmente distinguibile. Nei
cavalli di peso maggiore si ha deposizione di adipe nell’intera area che
nel cavallo obeso appare , uno strato soffice e sporgente.
Garrese: La conformazione del garrese potrebbe influenzare la
determinazione della condizione corporea. La sua prominenza o
asprezza potrebbe variare nelle diverse razze (un Purosangue, per es.
ha un garrese molto più prominente di un Quarter horse). Tuttavia, se
un cavallo è molto magro, le strutture sottostanti il garrese sono
facilmente visibili, con la deposizione di tessuto adiposo il garrese
apparirà sempre più arrotondato sino ad essere, nel cavallo obeso, un
cuscinetto di grasso sporgente.
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BODY CONDITION SCORE
Collo: L’osservazione del collo serve per rifinire la valutazione della
condizione corporea del cavallo. In un cavallo estremamente magro, si
possono vedere le strutture ossee sottostanti e l’attaccatura della gola
molto netta. Man mano che il peso aumenta, il grasso si deposita lungo
il legamento nucale, il collo diventa spesso e, nel cavallo obeso, forma
una vera e propria cresta in corrispondenza dell’attaccatura della gola.
Scapola: Anche la scapola offre un prezioso elemento di
discriminazione. Quando un cavallo prende peso, il grasso si deposita
intorno alla scapola, aiutandola a fondersi dolcemente con il resto del
corpo, se però il deposito di grasso è eccessivo si accumula
inferiormente alla scapola fino alla regione posteriore del gomito.
Questa regione consente una valutazione più oggettiva in quanto a
prescindere le caratteristiche morfologiche di razza la presenza di
riserve adipose in queste aree è da ascrivere esclusivamente ad un
bilancio energetico positivo.
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BODY CONDITION SCORE
Vertebra lombare. Indicati al lato i numeri corrispondenti ai
diversi strati di grasso ed il relativo punteggio del Body
Condition Score.
A. Processo Spinoso
B. Processo Trasverso
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BODY CONDITION SCORE
Indipendentemente, perciò, dalla taglia e dalla razza del cavallo (TPR o
Arabo che sia), l’ispezione visiva e la palpazione delle aree su indicate,
consentono di valutare il tasso di grassi accumulati. Nella valutazione
del BCS del cavallo si usa una scala a 6 punti (da 0 a 5). Normalmente
i cavalli che ottengono una valutazione da 0 a 2 sono considerati
emaciati, troppo magri e magri, mentre il punteggio pari a
3
rappresenta la condizione corporea ideale, l’animale non ha necessità
né di aggiungere né di perdere peso. Tuttavia, come riportato in tabella
1, in alcune razze la condizione corporea ideale è considerata pari al
punteggio 2, ciò è da ascrivere principalmente al tipo di attività per cui
queste razze vengono utilizzate. Infine, i punteggi 4 e 5 corrispondono
a sovrappeso e obesità, rispettivamente.
Alcune caratteristiche morfologiche come il pelo lungo ,il garrese
prominente o la groppa piatta, possono trarre in inganno ma, se
correttamente applicato, il BCS si può adattare a ciascuna razza.
•
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
BODY CONDITION SCORE
Esempi di Punteggi Ottimali per le Diverse Razze (e attitudini
sportive)
Razza e attitudine sportiva
Punteggio
Cavallo da Endurance (Arabo)
2
Quarter horse
3
Cavallo da salto (Hannover, Holstein)
3
Cavallo da trotto (Standardbred)
2
Cavallo galoppo (Purosangue Inglese)
3
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BODY CONDITION SCORE
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
BODY CONDITION SCORE
MAGRO
EMACIATO
MOLTO MAGRO
DISCRETO
BUONO
MOLTO
GRASSO
GRASSO
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BODY CONDITION SCORE
Descrizione delle differenze anatomiche tra i diversi punteggi
Punteggio
Collo
Garrese
Groppa e lombi
Costole
Quarti Posteriori
0 Molto
magro
Strutture ossee
facilmente palpabili,
non c’è strato
muscolare dove il
collo incontra la
scapola
Struttura ossea
facilmente palpabile
Vertebre facilmente
palpabili
Ogni costola può
essere sentita
Attaccatura della
coda e anca
prominenti
Struttura ossea
palpabile
Processi Spinosi
facilmente palpabili.
Un sottile strato
copre i processi
trasversi
Costole facilmente
palpabili
Anca prominente
Le ossa dell’anca
sono coperte dal
grasso
1 Magro
2 Discreto
Osso palpabile,
leggero strato
muscolare al
passaggio del collo
sulla scapola
Strato di grasso
ricopre le strutture
ossee
Deposito di grasso
sul garrese
Depositi in funzione
della conformazione
Le costole non
evidenti ma possono
essere facilmente
sentite
3 Buono
Il collo fluisce nella
scapola
Il collo si arrotonda
nel garrese
Groppa e lombi a
livello
Strato di grasso sulle
costole
Non si sentono le
anche
4 Grasso
Grasso depositato
lungo il collo
Cuscinetto di grasso
sul garrese
Grinza lungo i lombi
Grasso soffice sopra
e tra le costole
Non si sentono le
anche
Grasso sporgente
Grasso sporgente
Spessa grinza
lungo i lombi
Sacche di grasso
Sacche di grasso
5 Molto
grasso
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BODY CONDITION SCORE
Recenti studi condotti sui cavalli che hanno partecipato alla Tevis
Cup, competizione sportiva di che si svolge fra le montagne
della Sierra Nevada in California sulla distanza di
100 miglia (circa 161 km), hanno dimostrato una forte
correlazione tra il punteggio di BCS ed il risultato della gara:
cavalli che hanno completato con successo la manifestazione
avevano con un punteggio tra 2 e 3, mentre i cavalli eliminati per
metabolico (colica, flutter diaframmatico, tying up o sindrome del
cavallo esausto) avevano un punteggio tra 1 e 2.
L’evidenza più importante che ne scaturisce è che c’è un livello
ottimale di grasso nel cavallo da endurance che i programmi di
allenamento e nutrizionali devono mantenere ed essere tarati
per mantenerlo.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
BODY CONDITION SCORE
Nella formulazione di una razione per un cavallo sportivo
dobbiamo tenere conto di:
Fornire un apporto adeguato di fibra per mantenere le
funzioni digestive e limitare l’insorgenza di disturbi
comportamentali.
Fornire un apporto sufficiente di carboidrati idrolizzabili per
mantenere le concentrazioni di glicogeno muscolare.
Fare in modo che anche i micro e macroelementi siano
bilanciati.
Fare in modo che le materie prime (foraggio) sia di ottima
qualità.
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Le principali sorgenti di energia
Noi abbiamo a disposizione 4 sorgenti principali di energia:
•Carboidrati fermentescibili (incluse le emicellulose) componenti della fibra
dietetica che vengono fermentati nel cieco e nel grosso colon dalla microflora
intestinale.
•Carboidrati solubili (zuccheri semplici ed amido) che sono idrolizzati
nell’intestino tenue e portano alla formazione degli esosi.
•Grassi ed oli
•Proteine
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Fibra dietetica
Il foraggio è e rimane la base dell’alimentazione del
cavallo, anche del cavallo atleta.
Esso è importante anche nel mantenimento dell’equilibrio
psichico soprattutto di quei cavalli costretti nel box.
La dose minima raccomandata è di 1 kg ogni 100 kg di
peso vivo. Il range dovrebbe essere 1,5-3% del peso
corporeo, anche se normalmente si attesta intorno al 2%
(10-12 kg) e, in funzione del fabbisogno energetico, un
cavallo che compie un’attività moderata (1 passeggiata 2 o
3 volte in una settimana) può essere alimentato solo con
foraggio.
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Concentrati (cereali)
Il principale componente dei cereali è l’amido (zucchero
idrosolubile): avena 47-50%, mais 60% e l’orzo il 66%. La
digestione dell’amido produce glucosio, substrato per la sintesi
di glicogeno, nel fegato e nei muscoli. Il glicogeno muscolare
può essere definito il carburante dell’esercizio, è perciò
importante ricostituirlo. Il cavallo, però, non ha una buona
capacità di digestione e di assorbimento dell’amido dall’intestino
tenue. Bassa produzione e secrezione di amilasi pancreatiche
ed una limitata capacità di trasporto per i monosaccaridi
mucosali. Questo fa sì che l’ingestione di grossi quantitativi di
cereali produca larghe porzioni di amido che sfuggono all’idrolisi
nell’intestino tenue e passino nel crasso.
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Concentrati (cereali)
• Limitare la quantità di pasto a base di cereali, per volta (poco e
•
•
•
•
spesso, ricorda anche lo stomaco piccolo);
Meglio scegliere cereali con alta percentuale di amido che
arrivi pre digerito nel cieco;
Utilizzare carboidrati ed oli vegetali non ricchi in amidi (polpe di
barbabietola).
Un limite suggerito di ingestione di amido in un singolo pasto
potrebbe essere tra i 2 ed i 4 g/kg di peso corporeo, sebbene
alcuni nutrizionisti abbiano suggerito che 2 g/kg sia una sorta di
“limite di sicurezza”.
Se il contenuto di amido del cereale è del 50% (per esempio
l’avena) il quantitativo di concentrato consigliato è di 2 kg per
un cavallo di 500 kg. Valutiamo la digeribilità prececale e la
natura dei processi termici applicabili.
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Olii e grassi
Gli olii vegetali sono altamente insaturi e contengono circa 3
volte la DE dell’avena e 2,5 volte quella del mais. Altra sorgente
di grassi include crusca di riso stabilizzata (18-22% di grassi) ,
farina di semi di lino (40% di grasso), farina di estrazione di
copra (8-9% di grassi).
L’aggiunta dei grassi nella dieta del cavallo deve essere
preceduta da un periodo di adattamento (2 o 3 settimane) al
grasso, fase cioè nella quale si dà il tempo all’organismo di
adeguare le fisiologiche risposte metaboliche al consumo di
grassi.
La supplementazione con i grassi porta ad un’aumentata
capacità di ossidare i grassi durante lo sforzo testimoniato da un
basso rapporto di scambi respiratori durante esercizi di intensità
bassa o moderata.
Il vantaggio non è così evidente in sforzi di alta intensità e breve
durata, il che riflette la dipendenza del cavallo dai carboidrati
durante questo tipo di sforzi.
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Olii e grassi
Il livello di supplementazione ideale è del 5-14% e fornisce
dall’8 al 30% della DE, normalmente considerando
l’alimentazione con foraggio (60%) e concentrati (40%),
l’integrazione è tra il 3 e l’8%.
Si può cominciare con una dose di 200 g/d (1,67 Mcal),
per arrivare a un massimo di 500 g/d; i primi benefici si
cominceranno a vedere dopo circa due settimane. Bisogna
tenere presente che questa dieta ricca di grassi deve
essere integrata con antiossidanti, es. vit. E 100-200
UI/100g di olio aggiunto).
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Carboidrati non amilacei
Ci sono due tipi di polisaccaridi non amilacei utilizzati
nell’alimentazione del cavallo:
•zuccheri semplici;
•fibra altamente digeribile (chiamata fibra fermentabile)
data dalle polpe di barbabietola, buccette di soia, polpa di
agrumi.
Gli zuccheri semplici sono sotto forma di melassa (miscela
di glucosio, saccarosio e fruttosio) spesso aggiunta ai
cereali in ragione del 6-8% del peso. Questi zuccheri sono
generalmente bene utilizzati nel cavallo.
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Carboidrati non amilacei
Le polpe di barba bietola e le buccette di soia contengono
frazioni altamente digeribili come le pectine, arabinani, galattani
che sono prontamente fermentati nell’intestino crasso. Questa
elevata digeribilità che permette una rapida degradazione a
livello intestinale che si traduce in una aumentata digestione
anche della porzione di foraggio. Le polpe di barbabietola sono
disponibili in due forme, melassata (al 5%) e non melassata e
possono essere somministrate sole (in forma di pellettato) o in
aggiunta ai cereali. Quando somministrate da sole è bene
bagnarle 3-4 ore prima della somministrazione.
Potrebbero essere somministrate in alternativa ai cereali, in
ragione di 3,0 g SBP/kg di peso vivo al giorno (1,5 kg per un
cavallo di 500 kg).
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Supplementazioni minerali
Estimated daily mineral needs of a 500 kg horse at maintenace and in
moderate-to heavy exercise training
Mineral
Maintenance
Exercise
Sodium (g)
10
20-40b
Potassium (g)
25
30-60 b
Chloride (g)
40
50-100 b
Calcium (g)
20
35-40
Phosphorus (g)
15
21-29
Magnesium (g)
7.5
11-15
Iron (mg)
400
450-500
Copper (mg)
100
115-125
Manganese (mg)
400
450-500
Zinc (mg)
400
450-500
Selenium (mg)
1.0
1.2-1.25
Iodine (mg)
3.5
4.0-4.4
Cobalt (mg)
0.5
0.6
1Assumes
a dry matter intake of approximately 2.0%, 2.25%, and 2.5% of bodyweight for
maintenance, moderate exercise, and heavy exercise, respectively.
bThe sodium, potassium and chloride requirements of working horses are, in part, dependent on the
extent of sweat fluid losses. The upper end of these values is recommanded for horses in intense
training in warm climates and during the summer months.
Adapted from references 1.40
dott.ssa Mariarosaria Manfredonia
Credits
• Bottaro Chiara, Valutazione delle relazioni fabbisogni/apporti
nutrizionali sui cavalli in attività sportiva Tesi di laurea Facoltà
di Medicina Veterinaria Università degli Studi di Padova, 20082009
• G.V. Pelagalli-V.Botte Anatomia Veterinaria sistematica e
comparata , edi-ermes
• Gillian Higgins How your horse moves, D&C
• D. Marlin-k.Nankervis Equine Exercise Physiology,
Blackwell Publishing
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