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I modulo
PSICOLOGIA DELL’
ADOLESCENZA
Prof.ssa Marinella Majorano
Dipartimento di Psicologia
[email protected]
Programma
I modulo: L’oggetto di studio
II modulo: Identità in adolescenza
III modulo: Le relazioni famigliari
IV modulo: I pari e gli altri significativi
V modulo: La scuola
VI modulo: Preadolescenza, sessualità e corpo
VII modulo: Il bullismo
VIII modulo: Rischio e psicopatologia
IX modulo: La solitudine e il pensiero narrativo
X modulo: Sviluppo cognitivo
I testi di riferimento
Manuale di Riferimento:
Confalonieri, E., Grazzani Gavazzi, I. (2002).
Adolescenza e compiti di sviluppo. Milano:
Edizioni Unicopli.
A scelta approfondimento di un modulo
mediante elaborato scritto anche in riferimento
ai seguenti testi:
Modulo I
Adolescenza come oggetto di
studio della psicologia
• Maggiolini, A., Pietropolli Charmet, G. (2004). Manuale
di psicologia dell’adolescenza: compiti e conflitti.
Milano: Francoangeli. (Parte prima)
• Palmonari, A. (1993). Psicologia dell’adolescenza.
Bologna: Il Mulino. Cap. 1.
• Palmonari, A. (2001). Gli adolescenti. Bologna: Il
Mulino. Cap. 1
• Pietropolli Charmet, G. (1992). La seconda nascita.
Milano: Unicopli.
• Barone, L. (2004). Emozioni e disagio in adolescenza.
Milano: Unicopli.
• Pietropolli Charmet, G. (2005). Adolescenza istruzioni
per l’uso. Milano: Fabbri Editori. Cap 1.
Modulo II
Identità in adolescenza
• Tonolo, G. Adolescenza e identità. Bologna: Il Mulino.
Cap 6 e 9.
• Mancini, T. (2001). Sé e identità. Roma: Carocci.
• Palmonari, A. (2001). Gli adolescenti. Bologna: Il
Mulino. I Cap. 3.
• Palmonari, A. (1993). Psicologia dell’adolescenza.
Bologna: Il Mulino. Cap. 2.
Modulo III
Le relazioni famigliari
• Palmonari, A. (1993). Psicologia dell’adolescenza.
Bologna: Il Mulino. Cap. 7.
• Palmonari, A. (2001). Gli adolescenti: Il Mulino. Cap.
4.
• Maggiolini, A., Pietropolli Charmet, G. (2004).
Manuale di psicologia dell’adolescenza: compiti e
conflitti. Milano: Francoangeli. (Cap 4 Parte
seconda)
• Pietropolli Charmet, G. (2000). I nuovi adolescenti.
Milano: Cortina Editore. Cap 1.
• Pietropolli Charmet, G. (2005). Adolescenza
istruzioni per l’uso. Milano: Fabbri Editori. Cap 4.
Modulo IV
I pari e gli altri significativi
• Pietropolli Charmet, G. (2005). Adolescenza
istruzioni per l’uso. Milano: Fabbri Editori. Cap 4.
• Maggiolini, A., Pietropolli Charmet, G. (2004).
Manuale di psicologia dell’adolescenza: compiti e
conflitti. Milano: Francoangeli. (Cap 6 Parte
seconda)
• Palmonari, A. (2001). Gli adolescenti: Il Mulino. Cap.
6.
• Palmonari, A. (1993). Psicologia dell’adolescenza.
Bologna: Il Mulino. Cap. 8.
• Pietropolli Charmet, G. (2000). I nuovi adolescenti.
Milano: Cortina Editore. Cap 5.
Modulo V
La scuola
• Pietropolli Charmet, G. (2005). Adolescenza
istruzioni per l’uso. Milano: Fabbri Editori. Cap 5.
• Palmonari, A. (1993). Psicologia dell’adolescenza.
Bologna: Il Mulino. Cap. 9.
• Palmonari, A. (2001). Gli adolescenti: Il Mulino. Cap.
5
• Maggiolini, A., Pietropolli Charmet, G. (2004).
Manuale di psicologia dell’adolescenza: compiti e
conflitti. Milano: Francoangeli. (Cap 7 Parte
seconda)
• Corradi, V., Gatti, L., Pinelli, M. (2004). A scuola
senza il mal di scuola. Parma: Uninova.
Modulo VI
Preadolescenza, sessualità e corpo
• Maggiolini, A., Pietropolli Charmet, G. (2004).
Manuale di psicologia dell’adolescenza: compiti e
conflitti. Milano: Francoangeli. (Cap 1, 5 Parte
seconda)
• Palmonari, A. (1993). Psicologia dell’adolescenza.
Bologna: Il Mulino. Cap. 3.
• Palmonari, A. (2001). Gli adolescenti: Il Mulino.
Cap. 2
• Pietropolli Charmet, G. (2005). Adolescenza
istruzioni per l’uso. Milano: Fabbri Editori. Cap 3
• D’Alessio, M., Laghi, F. (2007). La
preadolescenza. Padova: Piccin. Cap 8
Modulo VII
Il bullismo
• Genta, M. L. (2002). Il bullismo. Roma:
Carocci.
• Filippello, P. (2003). I comportamenti
aggressivi. Roma: Carocci.
Modulo VIII
Rischio, devianza e psicopatologia
• Maggiolini, A., Pietropolli Charmet, G. (2004).
Manuale di psicologia dell’adolescenza: compiti e
conflitti. Milano: Francoangeli. (Parte terza)
• Palmonari, A. (1993). Psicologia dell’adolescenza.
Bologna: Il Mulino. Cap. 11, 12.
• Pietropolli Charmet, G. (2005). Adolescenza
istruzioni per l’uso. Milano: Fabbri Editori. Cap 2
• D’Alessio, M., Laghi, F. (2007). La
preadolescenza. Padova: Piccin. Cap 3,4,5,6,7.
Modulo IX
Solitudine e pensiero narrativo
• Dispense e articoli
• Corsano, P. Processi di sviluppo nel ciclo
di vita. Milnao: Unicopli. Pp.73-95.
Modulo X
Lo sviluppo cognitivo
• Palmonari, A. (1993). Psicologia
dell’adolescenza. Bologna: Il Mulino.
Cap. 4.
• Corradi, V., Gatti, L., Pinelli, M. (2004).
A scuola senza il mal di scuola. Parma:
Uninova.
Adolescenza come oggetto
di studio della psicologia
Per il linguaggio comune….
…l’adolescenza è quel periodo di vita
compreso tra la fanciullezza e l’età adulta,
durante il quale nella persona si verifica
una serie di cambiamenti radicali, che
riguardano
il
corpo
(maturazione
biologica), la mente (sviluppo cognitivo) e
i comportamenti (rapporti e valori
sociali)
Problemi aperti:
La durata dell’adolescenza
“l’adolescenza inizia con la biologia e finisce
con la cultura”
INIZIO: E’ la pubertà che segna l’inizio
dell’adolescenza, ma il range di età è molto
variabile (9/10-13/14 anni)...
FINE: Freud “l’individuo è adulto quando è
in grado di amare e di lavorare”. Erikson:
amore come unione di due identità definite
e lavoro come impegno stabile e
responsabile nel mondo del lavoro.
Keniston (1968): distingue adolescenti (<18
anni) e giovani (>18 anni). Secondo
l’autore l’adolescenza è preoccupazione
per i cambiamenti corporei, impossibilità
di assumere impegni stabili, superamento
dei legami infantili. I giovani sono adulti
psicologicamente ma sociologicamente
adolescenti. Gioventù come momento
derivante dalla benessere del mondo
postmoderno. Non tutti gli adolescenti
passano per la gioventù.
• Studi classici di Hall (1904) sul ragazzo medio
americano inizio del secolo (passaggio alla
società industriale). Adolescence
• Studi di M. Mead (1928) sui bambini di Samoa
• Parsons (1949): necessità di uscita dalla famiglia
per raggiungere la vera maturità
• Eisenstandt (1956) ruolo del gruppo dei coetanei
come veicolo di socializzazione nella società
americana anni 50
 Scarpati (1973): il fenomeno “giovani”
deve essere interpretato in relazione ad
una data società storica ed ai modelli
proposti;
 I giovani costituiscono un quasi-gruppo,
caratterizzato
da
una
forte
eterodefinizione ma da autodefinizione
variabile, da una condivisione di una
posizione sociale comune non sempre allo
stesso livello di coscienza.
Un po’ di storia
 Il termine “adolescenza” è già presente nei dizionari
fin dal Medioevo. Era l’età dai 14 ai 25 anni.
 Roma: “puer” fino 15 anni, “adulescentia” dai 15 ai 30;
 Rinascimento: a. durava dai 14 ai 21 anni
 Società classica: adolescenza come periodo di
addestramento militare
 Rinascimento: importanza dell’educazione religiosa
 Nel XIX secolo nasce l’adolescente moderno che è
studente o apprendista
 Fine 1800: nascita del filone letterario
sull’adolescenza, diario adolescenziale
Problema sociologico
• Attualmente l’ingresso nel mondo del lavoro si è posticipato
e soprattutto nel nostro paese si prolunga il periodo nella
famiglia. La società tende a stigmatizzare come “giovani”
coloro che stanno ancora in casa che di conseguenza si
costituiscono come gruppo minoritario e tendono ad
amplificare la loro rinuncia alle responsabilità da adulti.
• Si parla di GIOVENTU’ come periodo tra adolescenza ed età
adulta conseguente ai mutamenti sociali.
• Il
rinvio
prolungato
dell’assunzione
di
impegno
(preparazione prolungata) può far perdere interesse nel
mutare la realtà circostante e a diventare un individuo
creativo, critico e attivo socialmente. Si parla di
adolescenza prolungata come problema sociale.
Possibili esiti
 Personalità adeguata: si sforza di rivedere
criticamente i modelli culturali stabiliti
 Adolescenza ritardata: negazione del
conflitto, mancanza di scelte definitive
 Adolescenza
abbreviata:
adattamento
forzato alla situazione esistente
 Esito dissociale: rigida scissione del buono
e cattivo, idealizzazione di ciò che la
cultura o la famiglia di appartenenza
disapprova
Adolescenza o adolescenze?
• M. Mead, R. Benedict hanno mostrato che
l’adolescenza ha caratteristiche diverse in
base alla cultura di appartenenza, non è
universale il disagio emotivo
• Non è universale il riemergere dei pulsioni
sessuali (modello psicoanalitico)
• Non è un repentino cambiamento della
personalità (seconda nascita)
• Aumento della percezione di appartenenza
alla “generazione” intesa come soggetto
psicologico con cui l’adolescente si
identifica e si confonde grazie ai massmedia e alle nuove forme di comunicazione
• Cultura come luogo interattivo in cui è
possibile raccogliere stimoli e modelli
• Ogni generazione per potersi individuare
ha bisogno di una cultura originale
 Forte presenza di “cultura giovanile” contapposta a quella
degli adulti
 La generazione dei giovani si fonda in virtù della
differenziazione rispetto agli adulti e alla necessità di
rinnovamento (anni 60 e 70)
 A partire dagli anni 80 il passaggio dalla “famiglia etica ed
autoritaria” alla “famiglia affettiva” ha attenuato la
contrapposizione tra generazioni. L’idea di appartenenza
alla generazione-giovani attualmente non è più fondata su
ragioni di opposizione agli adulti
 Attualmente c’è un trascinamento precoce grazie
all’immersione nella comunicazione di massa nel mondo
giovanile basato su modelli estetici e d’immagine che si
rivolgono a individui non ancora evolutivamente pronti
• Contatto precoce con la “generazione”, con la comunità
ideale con cui identificarsi.
• L’appartenenza all’adolescenza non ha più come progetto
l’acquisizione dell’identità ma ha fini più immediati e
superficiali
• Risorsa: abbandono dei modelli infantili e precoce senso di
appartenenza al gruppo dei pari, precoce definizione della
propria identità sessuale, acquisizione precoce di valori
culturali
• Rischio: focalizzazione su aspetti narcisistici sia in famiglia
che nella cultura giovanile, non abitudine al dolore mentale
e alla perdita; basse abilità progettuali; eccessivo liberismo
che nasconde la subordinazione a modelli dei mass-media
Il contributo della
psicologia sociale





Lewin (1939)
a. come cambiamento di appartenenza delle categorie sociali: il
passaggio da un gruppo all’altro modifica a sua volta tutto il
contesto di riferimento;
cambiamento repentino del corpo che genera una instabilità di
conoscenza del mondo;
Cambiamento a livello cognitivo: passaggio ad una situazione di
incertezza cognitiva. Ogni scelta è conflittuale ed incerta.
Cambiamento di posizione psicologica (teoria del campo):
allargamento dello spazio di vita e conseguente minore
strutturazione della persona sul piano cognitivo.
Il passaggio può essere rapido o problematico dando luogo a
fenomeni di “marginalità psicologica” con conseguente
instabilità emotiva, eccessiva sensibilità ed attivazione.
La nozione di compito di sviluppo
(Havighurst, 1948)
Il ciclo di vita è composto da una serie di
“compiti di sviluppo” che l’individuo si
trova a superare. Alcuni (i più precoci)
sono biologicamente determinati, altri
sono di natura socioculturale e riguardano
l’acquisizione di particolari competenze in
un momento particolare. Alcuni compiti
di sviluppo sono universali altri sono
culturalmete determinati
 Secondo Havighurst (1948, 1953) l’adolescenza sarebbe
caratterizzata dai seguenti compiti di sviluppo:
 Instaurare relazioni nuove e più mature con i coetanei;
 Acquisire un ruolo maschile o femminile;
 Accettare il proprio corpo ed utilizzarlo in modo efficace;
 Conseguire indipendenza emotiva dai genitori e da altri adulti;
 Raggiungere la sicurezza derivante dall’indipendenza
economica;
 È prepararsi ad un occupazione;
 Prepararsi al matrimonio ed alla vita famigliare;
 Sviluppare competenze intellettuali per acquisire competenza
civica;
 Acquisire un comportamento socialmente responsabile;
 Acquisire un sistema di valori ed una coscienza etica.
Modello focale di Coleman
 L’adolescenza non è un’unica “tempesta” che
provoca un punto di rottura con il passato
 Durante l’età adolescenziale l’individuo
affronta “blocchi” di problemi: cambiamento
fisico, gruppo…uno per volta.
 L’adolescenza è un percorso differenziato con
una serie di problematiche che possono o
meno sovrapporsi i cui esiti sono incerti.
• L’a. è un periodo di transizione di durata
variabile
• Non è un evento improvviso con esiti
incontrovertibili
• L’esito dei conflitti può essere positivo o
negativo e avere conseguenze e breve e a
lungo termine.
Palmonari (1997)
• L’adolescente si trova ad affrontare alcune
categorie universale di compiti:
• Sviluppo fisico e sessuale
• Sviluppo cognitivo e acquisizione del pensiero
ipotetico-deduttivo
• Evoluzione identitaria e riorganizzazione del sé
• Tali compiti non vengono vissuti in modo uguale
da
tutti
dipendono
da:
caratteristiche
individuali, classe di appartenenza, contesto
socio-culturale, storia del soggetto.
Il contributo della psicologia
culturale
• Vygotskij (1934): il contesto socio-culturale
determina lo sviluppo dell’individuo. I processi
intra-psichici sono primariamente inter-psichici.
• Psicologia culturale narrativa (Bruner, 1986;
1990). La cultura rappresenta la realtà a cui
adattarsi e lo strumento per farlo (è insieme fine
e mezzo della conoscenza). La costruzione del
significato avviene attraverso l’uso del pensiero
ipotetico-deduttivo e del pensiero narrativo, che
si serve del racconto e della condivisione
narrativa per la costruzione del sé.
• “Contestualizzazione intersoggettiva e normativa
del sé”: il sé si costruisce a partire dall’infanzia
grazie alla capacità di riconoscere e condividere
le menti altrui e di integrare tale competenza in
base alle conoscenze proprie di una cultura di
appartenenza
• Prospettiva costruttivista: attraverso il racconto
avviene la negoziazione di significati, il sé si
struttura. Attraverso l’autobiografia gli
individui si situano all’interno di una cultura di
riferimento e danno significato agli eventi.
• I cambiamenti puberali hanno significato diverso
all’interno della varie culture
• La transizione all’età adulta, nel mondo del
lavoro è determinata da fattori sociali e a sua
volta determina comportamenti culturali diversi
(pubertà precoce, adolescenza lunga)
• Significato diverso delle regole (regole per
amore)
• Ruolo degli aspetti sociali e sociologici (nuove
tecnologie, problemi lavorativi)
Cambiamento delle figure parentali
non più rottura ma continuità
• Madre lavoratrice che tende ad inserire molto
precocemente
il
bambino
in
contesti
extrafamigliari
• Padre non più come rappresentante delle norme
sociali ma spesso funzione “materna” (a partire
dalla condivisione del parto)
• Famiglia come “rifugio” dalla società che non
rappresenta più il singolo (famiglia come
primario
valore).
Famiglia
come
ruolo
indispensabile nello sviluppo
Il contributo della psicoanalisi
• S. Freud: l’adolescenza non nominata
• S. Freud (1936): parla solo di pubertà.
Vicende psichiche come epifenomeno delle
trasformazioni somatiche. In pubertà si
riorganizzano le basi infantili della
personalità. Ruolo degli adulti a
sostituzione della figura paterna.
A. Freud: l’adolescente e le sue difese
 A. Freud (1936): in L’Io e i meccanismi di difesa l’adolescnte per
la prima volta viene visto come soggetto psichico. Periodo di
conflitto tra forti pulsioni dell’Es e controllo attraverso i
meccanismi di difesa dell’Io. L’Io si modifica di fronte
all’immutabilità dell’Es. l’a. è la prima ricapitolazione delle
pulsioni infantili. Es molto forte con Io debole, ingresso nella
“fase genitale”. Uso dei meccanismi di difesa (rimozioni,
ascetismo, intellettualizzazione…) per far fronte al riemergere
dei conflitti edipici. A seconda dell’esito del conflitto si arriva
alla formazione del carattere o di sintomi nevrotici.
 Ci sono diversi fattori che determinano l’esito:
 Forza degli impulsi dell’Es sull’area genitale
 Possibilità dell’Io di tollerare gli istinti in base al carattere che
si è formato nel periodo di latenza
 Natura ed efficacia dei meccanismi di difesa dell’Io che variano
individualmente
(ascetismo,
rimozione-isolamento
degli
oggetti d’amore parentali, intellettualizzazione)
E. Erikson: l’adolescenza come
tappa del ciclo di vita
 Adolescenza come passaggio nel processo di
costruzione dell’identità dell’individuo
 Centrale la capacità di relazione dell’individuo
(scuola interpersonalista)
 In adolescenza la sfida è tra “identità” (sintesi ed
integrazione delle diverse parti della personalità,
senso di continuità del proprio sé) e “dispersione”
(disgregazione del senso di identità in ambiti
relazionali non simbolizzati)
 Solo una volta che si è acquisita un identità si può
arrivare ad una reale intimità con l’altro e con se
stessi
P. Blos: le fasi dell’adolescenza
• P. Blos (1962) nell’a. avviene la formazione del carattere in
base all’esito di 4 sfide:
1. Secondo processo di individuazione: acquisizione di un sé
stabile, perdita di forza del Super-io edipico; maggiore
stabilità di autostima e minore dipendenza dalla realtà
oggettuale. Regressione alle pulsioni infantili: ritorno
all’azione invece che al linguaggio; ammirazione per
personaggi famosi; fusione con gruppi; attività continua e
frenetica per riempire il senso di vuoto dovuto alla perdita
dell’oggetto). L’esito dipende dal primo processo di
seprazione-individuazione;
2. Rielaboraizone e controllo dei traumi infantili: in
particolare rielaborazione dell’Edipo.
3. Continuità dell’Io: sensazione di pienezza ed inviolabilità;
4. Formazione dell’identità sessuale.
• E’ il primo autore che si occupa di aspetti psicologici in
adolescenza oltre a quelli puberali.
D. Winnicott: l’adolescente nella
bonaccia
• Winnicott (1984, 1986): il compito
specifico dell’adolescenza è quello di
raggiungere l’indipendenza intesa come
forma matura di dipendenza dall’altro.
• Caratteristiche: sfida all’ambiente
famigliare, messa in discussione della
società, rinuncia alle false soluzioni
• L’adolescente ha bisogno di “distruggere”
ma anche di “essere distrutto”
D. Meltzer: adolescenza come
passione per la verità
 Il problema fondamentale dell’adolescente non è
lo sviluppo puberale ma il conoscere e
comprendere e simbolizzare sé e il mondo.
 La fame di verità diventa insaziabile e a volte
disperata
 Processo di disillusione e deidealizzazione delle
figure parentali
 Possibili esiti: adolescente in famiglia (verità=
genitori); adolescenti adultoidi; adolescenti
isolati; adolescenti protesi alla ricerca della verità
che sono in grado di tollerare il dolore dell’attesa
e della perdita
G. Pietropolli Charmet: le passioni
dei nuovi adolescenti
• Passione: coinvolgimento intenso ed
incondizionato ma fugace ed evanescente
• Amplificazione degli affetti
• Nuovi adolescenti: forte narcisismo, sono fargili e
sensibili in modo particolare al processo di
costruzione dell’identità sociale
• Forte presenza di depressione e rabbia
• Le passini sono importanti funzionali alla
crescita bisogna saperle riconoscrle, viverle,
nominarle e condividerle (competenza emotiva)
Speranza
 Aspettativa fiduciosa di ciò che può accadere per
realizzare i propri desideri. E’ un bene essenziale:
esprime le buone relazione che l’adolescente ha con il
progetto futuro e la fiducia nelle proprie possibilità di
realizzarlo. E’ necessario che l’adolescente non si senta
in colpa ma buono, ciò dipende dalle immagini interne
che ha dei propri genitori dalle proprie relazioni
sociali , dalla propria identità sessuata.
 Attualmente molti adolescenti tendono a rimanere più
a lungo in famiglia e quindi a amplificare il proprio
ruolo di “figli” per non rischiare di essere mortificati
nelle proprie o altrui ambizioni talvolta troppo
elevate
Tristezza
• Cause esterne: delusioni scolastiche, relazionali,
sentimentali. Non ancora esperti nel dolore e quindi
soffrono di più. Se perde qualcosa di significativo perde
tutto.
• Cause interne: separazioni imposte dalla crescita.
• Spesso si esprime in modo del tutto bizzarro (es. imprese
rischiose) piuttosto che in maniere depressiva.
• Chi è triste non ammette di esserlo. Gli adulti devono saper
individuare la tristezza dietro la rabbia, il rifiuto.
• Gli adulti stessi spesso non sono in grado di tollerare la
tristezza del figlio, quindi non la vedono o notano perche
non vogliono farlo. L’infelicità dei figli è infati vissuta come
grave colpa del genitore. Complicità tacita nel camuffare la
tristezza.
Noia
• Adolescenti come “funamboli dell’apatia”
• Spesso si passa dall’apatia all’iperattività
inspiegabilmente
• Un po’ di noia è funzionale allo sviluppo. L anoia
deriva da un momentaneo disinvestimento sulla
realtà esterna, è un ripiegarsi su di sé per
riscoprire il proprio mondo interiore. Lo
sviluppo delle creatività e delle capacità
espressive richiede questo stacco. Per staccarsi
dai miti dell’infanzia è necessario per
l’adolescente diminuire l’importanza di tutto.
Rabbia
 Oggi apparentemente l’adolescente è meno ribelle: non c’è più
attacco alla tradizione e alle istituzioni ma connivenza. Sono
abituati dall’infanzia alla contrattazione del potere decisionale per
la soddisfazione dei desideri
 Minore colpevolizzazione degli altri ma maggiore colpevolizzazione
di sé stessi e della incapacità di realizzare i propri sogni
 Alcuni rimangono arrabbiati:chi è stato umiliato da bambino. Si
vendicano identificandosi con l’aggressore. Chi ha subito continue
minacce d’abbandono perché era molto sensibile. Chi ha subito
maltrattamenti diventa un adulto maltrattante.
 La vendetta è il modo per non sentire il dolore e la paura. Spesso
non aperta rabbia ma stile masochistico che tenda a individuare in
ogni ambito o relazione l’imbroglio. Regola della mancanza di
fiducia relazionale.
 Spesso coinvolti in risse o cose rischiose per sé e per gli altri.
 Chi ha responsabilità educative è spesso accusato di incompetenza
e viene messo di fronte al fallimento
Paura
• Fobie come trasposizione dei conflitti
psichici
• Paura di morte del corpo infantile
Nostalgia dell’infanzia
 Oggi l’adolescenza è un fattore di rischio
ad es per la tossicodipendenza, devianza o
delinquenza, suicidio
 Sociologi: è per i cambiamenti della
famiglia e della società
 Psicologi: è il crollo dell’autorità paterna e
l’abbandono precoce materno
 E’ colpa della difficoltà ad accettare la
separazione dall’infanzia. L’angoscia
prevalente non è sessuale ma depressiva
Colpa e vergogna
• La paura della vergogna porta ad evitare
alcune situazioni. Limitazione espressiva
dell’adolescente cresciuto su un sistema
educativo fondato sulla vergogna
• Molto forte in adolescenza bisogno di
combatterlo
• Oggi molto importante per la società
basata sull’immagine
Il contributo della
neuropsicologia
 Aumento delle connessioni neurali tra aree
delle funzioni esecutive (lobi frontali) e le
aree deputate alla decodifica di stimoli
volitivi ed emotivi (Adams et al., 2003)
 Il
cervello
dell’adolescente
elabora
maggiormente gli stimoli emotivi rispetto
a quello del bambino e degli adulti (Spear.,
2000)
 Il cervello dell’adolescente è più recettivo
ad alterazioni prodotte da sostanze
Prospettiva life-span
developmental psychology
 Lo sviluppo è un processo che coinvolge l’intero arco di
vita in cui si combinano diversi tipi di fattori:
 Influenze normative legate all’età
 Influenze normative legate al periodo storico
 Influenze di tipo non normativo
 Questi fattori costituiscono una serie di compiti,
richieste vincoli di fronte ai quali l’individuo metter in
atto diverse strategie di diagnosi, selezione e soluzione
che derivano e modificano l’immagine stessa del sé.
Esempio crisi economica con aumento della percezione
di sé come appartenente a gruppo minoritario.
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