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Analisi di bilancio - Antonio Forlenza.it

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Analisi di bilancio - Antonio Forlenza.it
Economia ed
Organizzazione Aziendale
- l’analisi di bilancio -
Analisi di bilancio
•
L’analisi di bilancio è una tecnica di confronto di dati
normalmente tratti da più bilanci d’esercizio e
comparati nel tempo (con riferimento alla stessa
impresa) e/o nello spazio (con riferimento a imprese
diverse) al fine di potere, entro certi limiti, studiare
aspetti della gestione aziendale complementari a quelli
espressi dalla misura del reddito d’esercizio e del
connesso capitale di funzionamento.
2
Analisi reddituale, finanziaria e
patrimoniale
•
•
•
•
L’analisi reddituale o economica tende ad accertare l’equilibrio
economico, che fa riferimento ai costi, ai ricavi ed al reddito, e che
consiste nella capacità dell’azienda di remunerare tutti i fattori produttivi,
compreso il capitale apportato dal titolare o dai soci, senza alterare
l’equilibrio finanziario.
L’analisi finanziaria tende ad accertare l’equilibrio finanziario inteso
quale capacità dell’azienda di far fronte ai propri impegni finanziari con i
mezzi provenienti dal capitale proprio, dai finanziamenti e dai ricavi,
senza pregiudicare gli altri equilibri.
Quando si fa riferimento alle operazioni aziendali intese come fonti ed
impieghi, si ha il vero e proprio aspetto finanziario, mentre quando si fa
riferimento ai trasferimenti di mezzi monetari di pagamento si ha
l’aspetto monetario.
L’analisi patrimoniale tende ad accertare l’equilibrio patrimoniale inteso
come il risultato finale dei due equilibri in precedenza esaminati e quindi
come la capacità dell’azienda di conservare e migliorare l’assetto
patrimoniale.
3
Analisi interne ed esterne
•
L’analisi di bilancio può essere svolta da persona esterna o
interna all’impresa:


•
•
l’analista esterno può basare le sue elaborazioni solo sui dati
ricavati dal bilancio destinato a pubblicazione;
l’analista interno ha invece a sua disposizione una massa di
informazioni che consentono di esprimere un giudizio molto più
attendibile.
Un esempio di analista esterno è il potenziale socio che,
prima di decidere se investire nell’azienda, effettua le
necessarie analisi per accertarsi della redditività e della
solidità dell’azienda stessa.
L’analista interno, invece, è tipicamente un amministratore o
un responsabile della contabilità, il quale svolge le analisi di
bilancio per valutare l’andamento complessivo dell’impresa,
la gestione delle singole funzioni aziendali e/o i risultati
conseguiti nei diversi settori.
4
Analisi statiche e dinamiche
•
L’analisi di bilancio può avere carattere statico ovvero
dinamico:


•
•
le analisi statiche, dette anche di struttura o spaziali, tendono ad
evidenziare i risultati di un aggregato di operazioni riferito ad un
determinato istante;
le analisi dinamiche, anche dette di andamento, di tendenza o
temporali, hanno lo scopo di accertare le variazioni di una data
struttura di valori nel tempo.
Tipicamente l’analisi statica può essere utilizzata per
confrontare la situazione patrimoniale, finanziaria e
reddituale di più imprese – eventualmente ma non
esclusivamente concorrenti tra loro – colta nello stesso
momento.
L’analisi dinamica, al contrario, viene solitamente utilizzata
per evidenziare l’andamento della gestione di un’impresa
nel tempo.
5
Analisi storiche e prospettiche
•
L’analisi di bilancio, infine, può avere essere di tipo storico o
prospettico:


le analisi storiche o retrospettive fanno riferimento al passato,
ovvero ad uno o più esercizi trascorsi;
le analisi prospettiche si riferiscono al futuro e sono quindi di tipo
previsionale.
L’analisi storica è attuata per esprimere un giudizio sulla
gestione già fatta. Essa si basa su dati certi, già conseguiti.
• Le analisi prospettiche sono rivolte ad esprimere un
giudizio sulla capacità dell’azienda a produrre flussi
reddituali futuri in misura corretta, a mantenere gli equilibri
finanziari ed a raggiungere una struttura patrimoniale
adeguata.
•
6
Presupposti soggettivi dell’analisi di
bilancio
•
L’analisi di bilancio tende a trasformare i dati di bilancio in
informazioni.
•
Tale trasformazione può essere efficacemente effettuata da
persone che abbiano una preparazione professionale
adeguata alle necessità, ossia la conoscenza dell’elemento
di base dell’indagine e delle tecniche di analisi.
•
Di conseguenza, l’analisi di bilancio produce risultati utili
alla comprensione della situazione patrimoniale, finanziaria
e reddituale dell’impresa in funzionamento solo se svolta da
persone competenti e secondo ben precise tecniche.
7
Presupposti oggettivi dell’analisi di bilancio
•
Effettuare l’accertamento dei presupposti oggettivi
dell’analisi significa determinare l’attendibilità del bilancio
quale strumento di rappresentazione convenzionale della
realtà aziendale.
•
Il bilancio possiede tali caratteristiche se:





rispecchia la realtà operativa dell’azienda;
i criteri di contabilizzazione e valutazione sono applicati con
costanza;
è in grado di evidenziare il risultato della gestione ordinaria;
i dati non sono inficiati da inflazione;
l’azienda è indipendente.
8
Bilancio e realtà operativa dell’azienda
•
•
•
•
•
•
Nel bilancio trovano rilevazione quantità oggettive, che derivano dagli
scambi dell’impresa con i terzi.
Queste quantità si dicono certe, perché la loro misurazione è effettuata
in modo oggettivo.
Nel bilancio trovano rilevazione anche quantità stimate e quantità
congetturate, la cui misura dipende dalle ipotesi assunte circa la
gestione attuale e futura dell’azienda.
Per queste ultime non può parlarsi di verità ma di congruità,
ragionevolezza, buona fede.
L’analista deve quindi, in primo luogo, accertare che non siano state
attuate manovre fraudolente o irregolarità per alterare i valori oggettivi di
bilancio (rilevazione di fatti non avvenuti e/o omissione di rilevazione di
fatti avvenuti).
In secondo luogo, l’analista deve accertare la correttezza delle stime e
delle ipotesi assunte dal redattore di bilancio nella determinazione delle
quantità stimate e congetturate (rispetto delle convenzioni contabili).
9
Costanza dei criteri di contabilizzazione
•
Va accertato se i criteri di contabilizzazione,
rappresentazione e valutazione siano stati applicati con
costanza nel tempo o se, nel caso siano stati modificati, sia
stata evidenziata e giustificata la modificazione e sia stata
evidenziata altresì l’influenza della modificazione sul
risultato dell’esercizio e del patrimonio netto.
•
A tale scopo la nota integrativa riporta sia i criteri di
valutazione adoperati, sia le eventuali variazioni degli stessi
da un esercizio all’altro, con le relative motivazioni e
l'influenza sulla rappresentazione della situazione
patrimoniale e finanziaria e del risultato economico
(art. 2423 bis).
10
Risultato ordinario e risultato operativo
•
L’analista deve accertare se il bilancio sia in grado di
esprimere la normalità delle operazioni reddituali e
finanziarie, ossia di quelle operazioni che attengono alla
ordinaria gestione dell’azienda.
•
Molte sono le cause che possono portare a risultati di
bilancio non aderenti alla realtà operativa delle aziende,
perché legati a operazioni straordinarie.
•
In tal senso, la lettura del conto economico risulta
fondamentale, dal momento che da esso si evidenziano i
risultati delle gestioni ordinaria - distinta in operativa (classi
A e B) e finanziaria (classi C e D) - e straordinaria (E).
11
Inflazione e correttivi
•
Deve essere accertato se i dati di bilancio siano inficiati
dall’inflazione o dai correttivi parziali adottati per
l’adeguamento dei valori di bilancio.
•
L’inflazione è causa di distorsione dei dati di bilancio: i
suoi effetti vanno eliminati se si vogliono confrontare i
bilanci della stessa azienda nel tempo o i bilanci di più
aziende.
12
Indipendenza
•
Va accertato se l’azienda cui il bilancio si riferisce sia
indipendente.
•
Nell’ipotesi che si tratti di azienda che fa capo a un
gruppo economico, ossia dipendente, le analisi di
bilancio perdono tutta la loro efficacia, perché perdono
di significatività i valori, legati alla logica di gruppo e
non a quella aziendale.
13
Procedura d’analisi
•
L’analisi di bilancio deve seguire una ben definita
procedura.
•
Le fasi di tale procedura sono:

espressione di un giudizio sull’attendibilità
convenzionale dei dati di bilancio;

riclassificazione dei valori di bilancio;

scelta delle tecniche di analisi;

espressione di un giudizio sui risultati raggiunti.
14
Tecniche di analisi di bilancio
L’analisi strutturale si basa sulla semplice osservazione di
raggruppamenti omogenei dei dati di bilancio che vengono
tra loro opportunamente comparati.
• L’analisi per indici esprime gli stessi dati dell’analisi
strutturale ma trasforma i dati assoluti in dati relativi
mediante l’impiego di rapporti fra più grandezze.
• L’analisi per flussi parte dalla considerazione che le
informazioni desumibili dai dati di due bilanci forniscano
solo elementi per giudicare due istanti della vita aziendale,
ignorando le operazioni che hanno causato tali mutamenti.
• L’analisi per flussi esamina la dinamica delle varie
operazioni aziendali che giustificano le variazioni
intervenute fra due stati patrimoniali in epoche diverse.
•
15
Riclassificazione dello stato patrimoniale
(1)
•
•
•
•
Come già abbiamo avuto modo di vedere, non tutte le voci
dello stato patrimoniale civilistico seguono il criterio di
classificazione per liquidità.
In particolare, questo è adottato per distinguere le
immobilizzazioni dall’attivo circolante, ma all’interno di
queste due classi i crediti non seguono la classificazione
per liquidità, bensì si distingue tra crediti di prestito e di
regolamento.
Per altre classi – quali crediti verso soci, debiti, ratei e
risconti – il criterio della liquidità viene adottato solo al livello
di dettaglio delle singole voci.
Per i suddetti motivi, al fine di rappresentare in maniera
corretta la situazione finanziaria d’azienda, è necessario
riclassificare lo stato patrimoniale distinguendo - sia per le
attività che per le passività - tra quelle correnti e quelle
consolidate.
16
Riclassificazione dello stato patrimoniale
(2)
•
•
•
•
•
•
L’attivo dello stato patrimoniale si distinguerà, così, in attività fisse (AF)
ed attività circolanti (AC), a seconda dell’attitudine a trasformarsi in
denaro oltre o entro l’esercizio successivo.
L’attivo circolante viene anche denominato capitale circolante lordo
(CCL).
L’attivo circolante è a sua volta suddiviso in rimanenze disponibili (RD),
liquidità differite (LD) e liquidità immediate (LI), anch’esse classificate
per grado di liquidità crescente.
Il passivo dello stato patrimoniale si distinguerà secondo un criterio
misto di proprietà ed esigibilità in patrimonio netto o capitale proprio
(CN), passività consolidate o fisse (PF) e passività correnti (PC).
La somma delle passività consolidate e correnti forma il capitale di terzi
(CT).
La somma del patrimonio netto e delle passività consolidate forma il
capitale permanente.
17
Fonti e impieghi, capitale acquisito e investito
•
Il patrimonio netto e le passività rappresentano le fonti di
finanziamento rispettivamente interne o esterne
dell’impresa.
• Il totale delle fonti costituisce il capitale acquisito
dall’azienda.
•
•
•
Le attività rappresentano, al contrario, gli impieghi del
capitale, ovvero le diverse finalità cui esso è destinato.
Il totale degli impieghi costituisce il capitale investito
dell’azienda.
Per come sono stati definiti, capitale acquisito e capitale
investito coincidono sempre.
18
Passività consolidate
(es.: mutui, prestiti
obbligazionari, ecc.)
Liquidità differite
(es.: crediti entro l’esercizio)
Passività correnti
(es.: banche, fornitori, ecc.)
Liquidità immediate
(es.: cassa e banche)
Capitale proprio
Capitale di terzi
Scorte di magazzino
Patrimonio netto
Capitale permanente
Immobilizzazioni immateriali
Immobilizzazioni materiali
Immobilizzazioni finanziarie
Crediti oltre l’esercizio
FONTI
Capitale corrente
Capitale circolante lordo
Attivo fisso
IMPIEGHI
19
ATTIVO (Impieghi)
PASSIVO E NETTO (Fonti)
ATTIVITA’ FISSE
Voci che si trasformeranno in denaro
in un periodo superiore ad un anno
PATRIMONIO NETTO
Capitale sociale, riserve ed utili,
detratte le perdite d’esercizio
+
+
PASSIVITA’ CONSOLIDATE
Voci che si trasformeranno in esborsi
in un periodo superiore ad un anno
ATTIVITA’ CORRENTI
Voci che si trasformeranno in denaro
entro un anno
+
PASSIVITA’ CORRENTI
Voci che si trasformeranno in esborsi
entro un anno
=
=
CAPITALE INVESTITO
=
CAPITALE ACQUISITO
20
Riclassificazione dell’attivo
•
Le ATTIVITA’ FISSE comprendono:

eventuali crediti verso soci non esigibili entro un anno, compresi nella voce
A dell’attivo;
 la voce B dell’attivo:



B.I Immobilizzazioni immateriali;
B.II Immobilizzazioni materiali;
B.III Immobilizzazioni finanziarie al netto di eventuali crediti esigibili entro
l’esercizio successivo;
eventuali crediti esigibili oltre l’esercizio successivo compresi nella voce C.II
dell’attivo;
 eventuali ratei e risconti pluriennali compresi nella voce D dell’attivo.

•
Le ATTIVITA’ CORRENTI comprendono:

eventuali crediti verso soci esigibili entro un anno, compresi nella voce A
dell’attivo;
 eventuali crediti esigibili entro l’esercizio successivo compresi nella voce
B.III dell’attivo;
 la voce C dell’attivo:





C.I Rimanenze;
C.II Crediti, al netto di eventuali crediti esigibili oltre l’esercizio successivo;
C.III Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni;
C.IV Disponibilità liquide
eventuali ratei e risconti non pluriennali compresi nella voce D dell’attivo.
21
Stato patrimoniale civilistico
A) Crediti verso soci
parte richiamata oltre l’anno
parte richiamata entro l’anno
B) Immobilizzazioni
I. immateriali
II. materiali
III. finanziarie, con separata
indicazione, per ciascuna voce,
degli importi esigibili entro
l’esercizio successivo
C) Attivo circolante
I. rimanenze
II. crediti, con separata indicazione,
per ciascuna voce, degli importi
esigibili oltre l’esercizio successivo
III. attività finanziarie che non
costituiscono immobilizzazioni
IV. disponibilità liquide
D) Ratei e risconti attivi
annuali
pluriennali e disaggio su prestiti
Stato patrimoniale riclassificato
Attivo immobilizzato
Attivo circolante
Attivo immobilizzato
Attivo immobilizzato
Attivo immobilizzato: crediti esigibili oltre
l’esercizio successivo
Attivo circolante: crediti esigibili entro
l’esercizio successivo
Attivo circolante
Attivo circolante: crediti esigibili entro
l’esercizio successivo
Attivo immobilizzato: crediti esigibili oltre
l’esercizio successivo
Attivo circolante
Attivo circolante
Attivo circolante
Attivo immobilizzato
22
Riclassificazione del passivo
•
Il PATRIMONIO NETTO comprende:

•
la voce A del passivo, denominata “patrimonio netto” e suddivisa in nove
sotto-raggruppamenti.
Le PASSIVITA’ CONSOLIDATE comprendono:
i fondi compresi nella voce B del passivo che hanno un’esigibilità
prevedibile oltre l’esercizio successivo;
 la voce C del passivo, “trattamento di fine rapporto del lavoro subordinato”;
 il totale dei debiti (voce D) con scadenza oltre l’esercizio successivo;
 eventuali ratei e risconti passivi pluriennali compresi nella voce E del
passivo.

•
Le PASSIVITA’ CORRENTI comprendono:
i fondi compresi nella voce B del passivo che hanno un’esigibilità
prevedibile entro l’esercizio successivo;
 il totale dei debiti (voce D) con scadenza entro l’esercizio successivo;
 eventuali ratei e risconti passivi non pluriennali compresi nella voce E del
passivo.

23
Stato patrimoniale civilistico
Stato patrimoniale riclassificato
A) Patrimonio netto
Patrimonio netto
B) Fondi per rischi e oneri
Passività consolidate o correnti,
secondo la scadenza del rischio o
dell’onere
C) Trattamento fine rapporto di
lavoro subordinato
Passività consolidate
D) Debiti
Passività consolidate: la parte esigibile
oltre l’esercizio successivo
Passività correnti: la parte esigibile
entro l’esercizio successivo
E) Ratei e risconti passivi
annuali
pluriennali e aggio su prestiti
Passività correnti
Passività consolidate
24
Riclassificazione dello stato patrimoniale: esempio numerico
Attivo Fisso
parte immateriale
voce B.I
4.000
parte materiale
voce B.II
829.550
parte finanziaria
voce B.III
voce C.II.5 oltre
voce D
Totale
Attivo Corrente
rimanenze
liquidità differite
liquidità immediate
Totale
Capiale Investito
88.200
9.500
1.850
99.550
Capitale Proprio
Capitale di Terzi
passività consolidate
voce A
voce B
voce C
voce D oltre
13.050
48.000
80.000
141.050
passività correnti
voce D
- voce D oltre
voce E
889.650
- 80000
2.500
812.150
933.100
voce C.I
233.500
voce C.II
- voce C.II.5 oltre
voce C.III
voce D
817.500
- 9500
12.550
2.150
822.700
voce C.IV
3.500
1.059.700
1.992.800
1.039.600
Totale
Capitale Acquisito
953.200
1.992.800
Capitale Permanente
capitale proprio
passività consolidate
Totale
Passività Correnti
Capitale Acquisito
1.039.600
141.050
1.180.650
812.150
1.992.800
25
Indici di composizione di fonti e impieghi
•
Gli indici di composizione delle fonti e degli impieghi
definiscono il peso relativo delle singole voci del capitale
investito e del capitale acquisito.
•
In particolare, gli indici di composizione delle fonti
stabiliscono quanto pesano in percentuale il capitale
proprio, il capitale di terzi, le passività correnti, le passività
consolidate e il capitale permanente sul totale del capitale
acquisito.
•
Analogamente, gli indici di composizione degli impieghi
definiscono il peso percentuale delle attività fisse e delle
attività correnti, nonché delle singole componenti delle
attività correnti, sul capitale investito.
26
Indici di composizione delle fonti
Capitale proprio
CN
*100 
*100
Capitale acquisito
CA
Passività consolidat e
PF
*100 
*100
Capitale acquisito
CA
Passività correnti
PC
*100 
*100
Capitale acquisito
CA
Capitale di terzi
CT
PF  PC
*100 
*100 
*100
Capitale acquisito
CA
CA
Capitale permanente
CN  PF
*100 
*100
Capitale acquisito
CA
27
Indici di composizione degli impieghi
I m mobilizzaz ioni nette
AF
*100 
*100
Capitale investito
CI
Rimanenze
RD
*100 
*100
Capitale investito
CI
Liquidità differite
LD
*100 
*100
Capitale investito
CI
Liquidità immediate
LI
*100 
*100
Capitale investito
CI
Attività correnti
AC
RD  LD  LI
*100 
*100 
*100
Capitale investito
CI
CI
28
Indici di composizione: esempio numerico
CN 1.039.600

 52,17%
CA 1.992.800
AF
933.100

 46,82%
CI 1.992.800
PF
141.050

 7,08%
CA 1.992.800
RD
233.500

 11,72%
CI 1.992.800
PC
812.150

 40,75%
CA 1.992.800
LD 822.700

 41,28%
CI 1.992.800
CT PF  PC
953.200


 47,83%
CA
CA
1.992.800
LI
3.500

 0,18%
CI 1.992.800
CN  PF 1.180.650

 59,25%
CA
1.992.800
AC RD  LD  LI 1.059.800


 53,18%
CI
CI
1.992.800
29
Stato patrimoniale a valori percentuali
Nello stato patrimoniale a valori percentuali tutti i valori sono riportati
come percentuale del capitale investito – o, in maniera del tutto
indifferente, di quello acquisito – ad evidenziare la composizione delle
fonti e degli impieghi.
Imm. Immateriali
Imm. Materiali
Imm. Finanziarie
Attivo Fisso
0,2
41,6
5,0
46,8
Capitale Sociale
Riserve
Utile d'esercizio
Capitale Proprio
30,1
19,9
2,2
52,2
Rimanenze
Liquidità Differite
Liquidità Immediate
Attivo Corrente
11,7
41,3
0,2
53,2
Passività Consolidate
Passività Correnti
Capitale di Terzi
7,1
40,8
47,8
Capiale Investito
100,0
Capitale Acquisito
100,0
30
Margini di bilancio
•
•
•
I margini sono gli unici indici dell’analisi di bilancio che non
si presentano sotto forma di quoziente, bensì di differenza
(il margine, appunto) tra voci dell’attivo e del passivo dello
stato patrimoniale.
I margini di bilancio, esprimono infatti la capacità
dell’azienda di ricoprire determinate voci di stato
patrimoniale con altre, fornendo così indicazioni relative alla
solidità patrimoniale o alla solvibilità finanziaria dell’azienda.
I tre margini di bilancio sono:



il margine di struttura;
il margine di tesoreria;
il capitale circolante netto.
31
Margine di struttura (1)
Il margine di struttura indica la capacità dell’azienda di
ricoprire le immobilizzazioni nette con il solo capitale
proprio.
• Esso fornisce indicazioni relativamente alla solidità
patrimoniale dell’azienda.
•
Margine di struttura = Capitale netto - Immobilizzazioni nette
MS = CN - AF
32
Margine di struttura (2)
AF CN
RD
LD
MS > 0
CN > AF
RD + LD + LI > PF + PC
MS < 0
CN < AF
RD + LD + LI < PF + PC
PF
PC
LI
AF CN
RD PF
LD PC
LI
33
Margine di tesoreria (1)
•
•
Il margine di tesoreria indica la capacità dell’azienda di far
fronte agli esborsi che dovrà sostenere nel breve periodo
utilizzando esclusivamente le liquidità.
Esso fornisce indicazioni relativamente alla solvibilità
dell’azienda nel brevissimo periodo.
Margine di tesoreria = Liquidità (immediate e differite)
- Passività correnti
MT = LD + LI - PC
34
Margine di tesoreria (2)
AF CN
RD
LD
PF
MT > 0
LD + LI > PC
CN + PF > AF + RD
MT < 0
LD + LI < PC
CN + PF < AF + RD
PC
LI
AF CN
RD PF
LD PC
LI
35
Capitale circolante netto (1)
•
•
•
Il capitale circolante netto indica la capacità dell’azienda di far fronte agli
esborsi che dovrà sostenere nel breve periodo utilizzando
esclusivamente il capitale di cui disporrà nel breve periodo.
Esso fornisce indicazioni relativamente alla solvibilità dell’azienda nel
breve periodo.
Il capitale circolante netto può essere calcolato in due modi equivalenti:

Capitale circolante lordo (Attività correnti) - Passività correnti
 Capitale permanente (Capitale netto + Passività consolidate) Immobilizzazioni nette
CCN = AC – PC = CCL - PC
CCN = CN + PF - AF
36
Capitale circolante netto (2)
AF CN
RD
LD
PF
CCN > 0
RD + LD + LI > PC
CN + PF > AF
CCN < 0
RD + LD + LI < PC
CN + PF < AF
PC
LI
AF CN
PF
RD PC
LD
LI
37
Matrice dei rapporti tra CCN e MT
CAPITALE CIRCOLANTE NETTO
Positivo
Negativo
MARGINE DI TESORERIA
Positivo
Negativo
Buona struttura fonti - impieghi
Ridotta entità delle rimanenze
Buona capacità di credito
Se il CCN è negativo non può essere
positivo il MT
(CCN = MT + RD)
SITUAZIONE OTTIMALE
IPOTESI NON POSSIBILE
Elevato investimento nelle scorte
Buona struttura fonti - impieghi
Liquidità ridotta
Le immobilizzazioni sono finanziate da
debiti correnti (struttura fonti - impieghi
non buona)
Elevati investimenti nelle scorte
Problemi di liquidità
SCARSA SOLVIBILITA’
SITUAZIONE CRITICA
38
Matrice dei rapporti tra MT e MS
MARGINE DI TESORERIA
Positivo
Negativo
MARGINE DI STRUTTURA
Positivo
Negativo
Adeguata gestione della liquidità
Adeguato livello di capitalizzazione
Ottima capacità di credito
Possibilità di utilizzo delle liquidità
(ma non si sfrutta la leva finanziaria)
Difficile gestione della tesoreria
Incidenza elevata degli oneri finanziari
Elevata entità delle rimanenze
SITUAZIONE OTTIMALE
SCARSA SOLVIBILITA’
Insufficiente livello di capitalizzazione
Deterioramento della capacità di
credito
Diminuzione della capacità di
investimento
Difficoltà nella dinamica finanziaria
Difficile gestione della tesoreria
Incidenza elevata degli oneri finanziari
Insufficiente livello di capitalizzazione
Deterioramento della capacità di credito
Diminuzione della capacità di
investimento
SCARSA SOLIDITA’ PATRIMONIALE
SITUAZIONE CRITICA
39
Matrice dei rapporti tra CCN e MS
CAPITALE CIRCOLANTE NETTO
Positivo
Negativo
MARGINE DI STRUTTURA
Positivo
Negativo
Adeguato livello di capitalizzazione
Ottima capacità di credito
Buona gestione finanziaria (ma non
si sfrutta la leva finanziaria)
Se il CCN è negativo non può essere
positivo il MS
(CCN = MS + PF)
SITUAZIONE OTTIMALE
IPOTESI NON POSSIBILE
Insufficiente livello di
capitalizzazione
Scarsa capacità di credito
Situazione finanziaria difficile
(anche se le attività fisse sono
finanziate con debiti a medio/lungo
termine)
Le immobilizzazioni non sono finanziate
da CN o PF ma da passività correnti
Insufficiente livello di capitalizzazione
Notevole incidenza degli oneri finanziari
Deterioramento della capacità di credito
Ridotta capacità di investimento e
sviluppo
SCARSA SOLIDITA’ PATRIMONIALE SITUAZIONE CRITICA
40
Margini di bilancio: esempio numerico
•
Margine di struttura:
CN - AF = 1.039.600 – 933.100 = 106.500
•
Margine di tesoreria:
LI + LD - PC = 3.500 + 822.700 – 812.150 = 14.050
•
Capitale circolante netto:
AC - PC = 1.059.700 – 822.700 = 247.550
CN – AF + PF = 1.039.600 – 933.100 + 141.050 = 247.550
41
Indici di liquidità
•
Gli indici di liquidità sono dati dal rapporto tra le voci
correnti dell’attivo e le voci correnti del passivo dello
stato patrimoniale.
•
Essi indicano la capacità di solvibilità dell’azienda nel
breve periodo.
•
Gli indici di liquidità sono:

l’indice di disponibilità

l’indice di liquidità

il “test acido” o quick ratio o indice di liquidità immediata
42
Indice di disponibilità
•
•
•
L’indice di disponibilità è definito dal rapporto tra capitale
circolante lordo e passività correnti.
L’indice di disponibilità è un indicatore della solvibilità
aziendale a breve termine.
Vengono ad esso attribuite due accezioni:


indicatore della capacità dell’azienda di far fronte con regolarità ai
propri impegni a breve (soprattutto nei confronti dei fornitori)
contando sul ritorno in forma liquida dei crediti e delle scorte;
indicatore di garanzia per i finanziatori a breve.
Indice di disponibil ità 
Capitale circolante lordo
Passività correnti
Indice di disponibil ità 
AC RD  LD  LI

PC
PC
43
Indice di liquidità
L’indice di liquidità è definito dal rapporto tra liquidità (immediate
e differite) e passività correnti.
• Esso offre informazioni sulla capacità che i mezzi liquidi, o
facilmente realizzabili, hanno di far fronte agli impegni scadenti
entro il termine di un anno.
• L’esclusione delle scorte si giustifica in quanto talvolta il
magazzino è costituito, in parte, da merci obsolete o di difficile
collocazione sul mercato e cioè merci caratterizzate da indici di
rotazioni molto bassi. Nell’ottica della liquidazione, queste merci
hanno valori di realizzo molto bassi se non nulli.
•
Liquidità
Indice di liquidità 
Passività correnti
Indice di liquidità 
LD  LI
PC
44
Quick ratio
•
•
Il “test acido” o quick ratio è il terzo indice di liquidità: è definito dal
rapporto tra le liquidità immediate e le passività correnti.
Esso indica, quindi, la solvibilità dell’azienda nel brevissimo periodo,
ovvero la capacità di copertura delle passività correnti con le sole
liquidità immediatamente disponibili in cassa e in banca.

Questo indice è meno significativo degli altri due, dal momento che è raro
che l’impresa si trovi in condizione di dover soddisfare alle passività correnti
esclusivamente con le liquidità immediate.
 Per tale motivo, non tutti i testi di contabilità riportano tra gli indici di bilancio
il quick ratio.
Liquidità immediate
Quick ratio 
Passività correnti
LI
Quick ratio 
PC
45
Indici di liquidità: esempio numerico
AC 1.059.700

 1,305
PC
812.150
LI  LD 3.500  822.700

 1,017
PC
812.150
LI
3.500

 0,004
PC 812.150
46
Margini di bilancio e indici di liquidità
•
•
E’ possibile osservare che il capitale circolante netto e
l’indice di disponibilità – così come il margine di tesoreria e
l’indice di liquidità – esprimono la medesima situazione in
due modi diversi:
AC
PC
CCN  AC  PC
Disponibil ità 
MT  LD  LI  PC
LD  LI
Liquidità 
PC
È evidente, allora, che quando i margini sono positivi, i
rispettivi indici di liquidità risultano maggiori di uno e
l’azienda è in grado di ricoprire le passività correnti con voci
dell’attivo circolante
47
Indici di indebitamento e di indipendenza finanziaria
•
Gli indici di indebitamento ed indipendenza finanziaria
mostrano il rapporto tra le voci del passivo dello stato
patrimoniale, distinte in base alla proprietà (capitale
proprio e capitale di terzi).
•
Essi, quindi, mostrano la composizione del capitale
acquisito, evidenziando gli uni il grado di indebitamento
dell’impresa, l’altro la sua indipendenza da fonti di
finanziamento esterne.
48
Indici di indebitamento
•
L’indebitamento viene definito in due differenti modi:


come rapporto tra il capitale di terzi e il capitale proprio;
come rapporto tra il capitale di terzi e il capitale investito.
Indebitamento 
Capitale di terzi PF  PC CT


Capitale proprio
CN
CN
Capitale di terzi PF  PC CT
Indebitamento% 


Capitale investito
CI
CI
•
Come si può notare, il secondo modo di definire
l’indebitamento è equivalente ad uno degli indici di
composizione delle fonti
49
Indice di indipendenza finanziaria
L’indice di indipendenza finanziaria è definito dal rapporto
tra capitale proprio e capitale investito totale.
• Esso mostra in quale misura il totale dei mezzi investiti
nell’azienda è stato finanziato dal capitale proprio.
• Si parla di indipendenza finanziaria perché un indice basso
segnala un elevato indebitamento che comporta maggiori
condizionamenti esterni ed una restrizione alla libertà di
amministrare l’impresa.
• Anche in questo caso, esso coincide con un indice di
composizione delle fonti
•
Capitale proprio CN
Indipenden za 

Capitale investito CI
50
Indici di indebitamento e indipendenza:
esempio numerico
953.200
CT
 0,92

CN 1.039.600
953.200
CT
 47,8%

CI 1.992.800
CT 1.039.600
CN
 52,2%

 1
CI 1.992.800
CI
51
Ciclo economico e ciclo monetario (1)
•
Il ciclo economico è il periodo di tempo che mediamente
intercorre tra l’acquisto dei fattori produttivi e la vendita dei
beni o dei servizi aziendali.
• Il ciclo monetario è il periodo di tempo che mediamente
intercorre tra l’uscita monetaria collegata all’acquisto dei
fattori produttivi e l’entrata monetaria originata dalla vendita
dei beni o dei servizi aziendali.
• Tali due periodi generalmente non coincidono perché gli
esborsi per l’acquisto sono posticipati rispetto al momento
dell’acquisto stesso, in virtù dei debiti verso fornitori, e gli
introiti per le vendite sono posticipati rispetto al momento
della vendita stessa, in virtù dei crediti verso clienti.
52
Ciclo economico e ciclo monetario (2)
DURATA DEL CICLO ECONOMICO
ACQUISTO MAGAZZINO
MAGAZZINO VENDITA
DEI FATTORI
MATERIE PRODUZIONE PRODOTTI
DI BENI
PRODUTTIVI
PRIME
FINITI
O SERVIZI
PAGAMENTO
DEGLI
ACQUISTI
INCASSO
DELLE
VENDITE
DURATA DEL CICLO MONETARIO
53
Indici del ciclo monetario
•
La durata del ciclo monetario espressa in giorni è quindi la
somma algebrica dei seguenti elementi:
periodo di giacenza media delle materie prime in
magazzino
meno: periodo di giacenza media dei debiti verso fornitori
più: periodo di produzione
più: periodo di giacenza media dei prodotti finiti in
magazzino
più: periodo di giacenza media dei crediti verso clienti
Ciclo monetario della gestione
54
Periodo di giacenza media delle materie prime
•
Il periodo di giacenza media delle materie prime è dato dal
rapporto tra la giacenza media di materie prime nell’esercizio ed i
consumi di materie prime:

la giacenza media si ottiene facendo la media algebrica tra le rimanenze
iniziali e le rimanenze finali;
 le rimanenze iniziali sono rappresentate dalle rimanenze finali nello stato
patrimoniale dell’esercizio precedente a quello considerato, riportato per
obbligo di legge;
 in alternativa, esse possono essere calcolate a partire dalle rimanenze finali
e dalla variazione di rimanenze: Ri = Rf – D;
 i consumi sono costituiti dagli acquisti più le rimanenze iniziali (quantità
disponibile per la produzione) meno le rimanenze finali (quantità non
utilizzata nella produzione).
RiMP  R MP
f
Giacenza media MP
2
* 365 
* 365
MP
MP
Consumi di MP
Acquisti  Variazione Rimanenze
55
Periodo di giacenza media dei debiti verso
fornitori
•
Il periodo di giacenza media dei debiti verso fornitori è dato
dal rapporto tra i debiti verso fornitori e gli acquisti di beni e
servizi:


i debiti verso fornitori rappresentano la voce D.6 del passivo dello
steto patrimoniale;
gli acquisti di beni e servizi si ottengono sommando i costi B.6 e B.7
del conto economico.
Debiti verso fornitori
* 365
Acquisti di beni e servizi
56
Periodo di produzione
•
Il periodo di produzione può essere calcolato in due modi:


•
come rapporto tra la giacenza media di semilavorati e prodotti in
lavorazione ed il valore della produzione;
come rapporto tra la giacenza media di semilavorati e prodotti in
lavorazione ed i costi della produzione.
Per la giacenza media valgono le stesse considerazioni
relative alla giacenza di materie prime.
RiSL  R SL
f
Giacenza media SL
2
* 365 
* 365
Valore della produzione
Valore della produzione
oppure
RiSL  R SL
f
Giacenza media SL
2
* 365 
* 365
Costi della produzione
Costi della produzione
57
Periodo di giacenza media dei prodotti finiti
•
Anche il periodo di giacenza media dei prodotti finiti può
essere calcolato in due modi:


come rapporto tra la giacenza media di prodotti finiti ed il valore
della produzione;
come rapporto tra la giacenza media di prodotti finiti ed i costi della
produzione.
RiPF  R PF
f
Giacenza media PF
2
* 365 
* 365
Valore della produzione
Valore della produzione
oppure
RiPF  R PF
f
Giacenza media PF
2
* 365 
* 365
Costi della produzione
Costi della produzione
58
Periodo di giacenza media dei crediti verso clienti
•
Il periodo di giacenza media dei crediti verso clienti è dato
dal rapporto tra i crediti verso clienti e il fatturato
dell’impresa:


i crediti verso clienti rappresentano la voce C.II.1 dell’attivo dello
steto patrimoniale;
il fatturato è dato dalla voce A.1 del conto economico.
Crediti verso clienti
* 365
Fatturato annuo
59
Considerazioni sul ciclo monetario
•
•
•
•
•
Negli indici del ciclo monetario si effettua il prodotto per il numero di giorni
dell’anno solare – ovvero dell’esercizio – di modo da ottenere un indice
espresso in giorni.
Il ciclo economico sarà dato da:
periodo di giacenza MP + periodo di produzione + periodo di giacenza PF
Nel calcolo del ciclo monetario l’unica voce che va sottratta è quella relativa alla
giacenza dei debiti verso fornitori, dal momento che essa posticipa l’inizio del
ciclo monetario rispetto al ciclo economico.
Quanto più il ciclo monetario è piccolo tanto più velocemente l’azienda recupera
gli esborsi dovuti agli acquisti con gli introiti derivanti dalle vendite.
Il ciclo monetario assume valore negativo, quando il periodo di giacenza dei
debiti è talmente lungo da ricoprire gli altri quattro:
questa situazione è estremamente vantaggiosa per l’impresa, dal momento che le
consente di pagare gli acquisti di materie prime con gli introiti derivanti dalle vendite;
 le imprese che più facilmente possono presentare un ciclo monetario negativo sono
quelle commerciali, in cui non vi è periodo di produzione e le rimanenze di magazzino
si riducono a quelle di sole merci;
 in particolare, le grandi catene distributive possono vantare periodi di giacenza dei
debiti verso le imprese produttrici molto lunghi, mentre i clienti adoperano modalità di
pagamento immediate; in questo caso il ciclo monetario si riduce a:
periodo di giacenza merci – periodo di giacenza debiti

60
Indici di rotazione
•
•
Gli indici di rotazione sono dati dagli inversi degli indici del ciclo
monetario.
Essi indicano quante volte in un anno “ruotano” i debiti e i crediti
commerciali e le giacenze di materie prime, semilavorati e prodotti finiti
Indice di rotazione delle materie prime 
Indice di rotazione dei debiti 
Acquisti beni e servizi
Debiti verso fornitori
Indice di rotazione dei semilavorati 
Valore [Costo] della produzione
Giacenza media semilavorati
Indice di rotazione dei prodotti finiti 
Indice di rotazione dei crediti 
Consumi materie prime
Giacenza media materie prime
Valore [Costo] della produzione
Giacenza media prodotti finiti
Fatturato
Crediti verso clienti
61
Ciclo monetario: esempio numerico (1)
giorni
RiMP  R MP
f
83.600  87.500
2
2
* 365 
* 365  50
MP
MP
MP
Acq  Ri  R f
623.000  83.600  87.500
Debiti vs fornitori
614.150
* 365 
* 365 
MP
SERVIZI
Acq  Acq
623.000  52.800
(332)
RiSL  R SL
f
52.000  58.000
2
2
* 365 
* 365 
Valore della produzione
1.296.218
15
RiPF  R PF
f
60.000  83.000
2
2
* 365 
* 365 
Valore della produzione
1.296.218
20
Crediti vs clienti
743.000
* 365 
* 365 
Fatturato
1.260.228
215
Ciclo monetario della gestione 
(32)
62
Ciclo monetario: esempio numerico (2)
giorni
RiMP  R MP
f
83.600  87.500
2
2
* 365 
* 365  50
MP
MP
MP
Acq  Ri  R f
623.000  83.600  87.500
Debiti vs fornitori
614.150
* 365 
* 365 
MP
SERVIZI
Acq  Acq
623.000  52.800
(332)
RiSL  R SL
f
52.000  58.000
2
2
* 365 
* 365 
Costi della produzione
1.159.008
17
RiPF  R PF
f
60.000  83.000
2
2
* 365 
* 365 
Costi della produzione
1.159.008
23
Crediti vs clienti
743.000
* 365 
* 365 
Fatturato
1.260.228
215
Ciclo monetario della gestione 
(27)
63
Indici di rotazione: esempio numerico
n. volte / anno
Acq MP  RiMP  R MP
f
RiMP  R MP
f
2

623.000  83.600  87.500
 7,24
83.600  87.500
2
623.000  52.800
Acq MP  Acq SERVIZI


614.150
Debiti vs fornitori
1.159.008
Costi della produzione


SL
SL
52.000  58.000
Ri  R f
2
2
1.159.008
Costi della produzione


000
.
83

000
.
60
RiPF  R PF
f
2
2
1.260.228
Fatturato


743.000
Crediti vs clienti
1,10
21,07
16,21
1,70
64
Indici di redditività
•
•
Gli indici di redditività esprimono la redditività dell’impresa e
delle sue diverse gestioni, rapportando valori di conto
economico (i risultati delle gestioni) a valori di stato
patrimoniale (il capitale investito nelle gestioni).
Gli indici di redditività sono:




•
•
l’indice di redditività delle vendite ROS;
l’indice di redditività operativa ROI;
l’indice di redditività globale ROE;
l’indice di redditività del capitale investito totale ROA.
Pur non essendo un indice di redditività riportiamo qui
anche l’indice di rotazione del capitale investito, vista la sua
stretta correlazione con il ROI ed il ROS.
In parallelo agli indici di redditività è possibile definire anche
un indice di onerosità, rappresentato dal costo medio del
capitale preso a prestito ROD.
65
Indice di rotazione del capitale investito
•
L’indice di rotazione del capitale investito è definito dal rapporto tra i
ricavi di vendita e il capitale investito:
Rotazione del capitale investito 
•
•
•
•
Vendite
V

Capitale investito CI
La rotazione del capitale investito segnala l’entità delle vendite rispetto
ai mezzi finanziari che si sono impiegati.
Una capacità manageriale è infatti o conseguire elevati livelli di
fatturato, a parità di capitale investito, o ridurre le necessità di
investimento, a parità di fatturato.
L’indice di rotazione misura quante volte il totale degli impieghi “ruota”
per effetto delle vendite nel periodo considerato.
Si tratta di una rotazione “figurata”: l’indice, infatti, misura quante volte
nel corso dell’esercizio l’attivo viene idealmente rinnovato attraverso la
sua vendita e ricostituzione.
66
Indice di redditività delle vendite
•
Il ROS (Return on Sales) è definito dal rapporto tra il reddito operativo
ed i corrispondenti ricavi netti di vendita propri della gestione
caratteristica:
ROS 
R e ddito operativo
RO
*100 
*100
Vendite
V
•
Dal momento che il reddito operativo è definito dai ricavi di vendita
meno i costi per la produzione, il ROS indica quanto hanno inciso i costi
operativi sulle vendite.
•
Il ROS può assumere naturalmente solo valori minori dell’unità ed è
generalmente espresso in percentuale, come in generale accade per
tutti gli indici di redditività.
67
Indice di redditività delle vendite
•
Diversamente dagli altri indici di redditività, esso non è dato dal rapporto
tra una voce di conto economico ed una di stato patrimoniale, ma bensì
tra due voci di conto economico
•
A numeratore avremo il reddito operativo dato dalla differenza A – B
(che rappresenta la somma del reddito operativo e del reddito atipico)
cui vanno sottratti i proventi atipici (A.5) ed aggiunti gli oneri atipici
(B.14)
•
A denominatore troviamo il fatturato, ovvero la voce A.1.
ROS 
A  B  A.5  B.14
*100
A.1
68
Indice di redditività operativa
•
Il ROI (Return on Investments) è definito dal rapporto tra il
reddito operativo ed il corrispondente capitale investito operativo:
ROI 
R e ddito operativo
RO
*100  O
Capitale investito operativo
CI
•
Il ROI misura la capacità aziendale di produrre reddito attraverso
la sola gestione caratteristica, indipendentemente dai contributi
delle altre gestioni e dagli oneri della gestione finanziaria.
• In sostanza si vuole conoscere la redditività nell’ipotesi in cui
l’azienda si dedichi alla sola gestione per la quale è stata
costituita.
• Il rapporto fra il reddito operativo ed il capitale investito nella
gestione caratteristica segnala il margine disponibile per
remunerare il capitale di credito, l’amministrazione fiscale ed il
capitale proprio.
69
Capitale investito operativo
•
Il capitale investito operativo è quella parte del capitale
investito che contiene tutte e sole le voci relative alla
gestione operativa.
• Per ottenere il capitale investito operativo dal capitale
investito è necessario sottrarre le seguenti voci:




•
immobilizzazioni finanziarie (B.III);
crediti nell’attivo circolante verso controllate collegate e controllanti
(voci 2, 3 e 4 di C.II);
attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazione (C.III);
disponibilità liquide (C.IV).
Le prime tre voci, infatti, sono chiaramente legate alla
gestione finanziaria; per quanto riguarda le disponibilità
liquide, generalmente esse non vengono utilizzate nella
gestione operativa.
70
ROI per fattori
ROI = ROS * Rotazione capitale investito operativo
RO R O V

* O
O
CI
V CI
•
La scomposizione del ROI per fattori sta ad indicare che la redditività operativa
della gestione dell’impresa dipende:

dai margini di profitto che si ottengono per ciascuno dei cicli acquisto-lavorazionevendita (ROS) e
 dalla velocità con cui tali cicli si ripetono nel corso di un esercizio (rotazione del
capitale investito).
•
In teoria esistono due possibili comportamenti delle imprese:

imprese che scelgono una politica di bassi margini sulle vendite e che, per ottenere
una redditività soddisfacente,debbono realizzare un’elevata rotazione del capitale
investito;
 imprese che scelgono una politica di elevati margini sulle vendite accettando di
realizzare una minor velocità di rotazione del loro capitale investito.
71
Indice di redditività globale
•
Il ROE (Return on Equity) è definito dal rapporto tra il reddito
netto globale e il patrimonio netto:
ROE 
R e ddito netto
RN
*100 
*100
Patrimonio netto
CN
•
Il ROE esprime la redditività del capitale apportato in azienda
dagli azionisti.
• Esso è un indice sintetico dell’economicità della gestione.
• Il termine di riferimento per la valutazione della redditività del
patrimonio netto può essere determinato, dal punto di vista di un
generico investitore, prendendo in esame:



il rendimento degli investimenti alternativi a grado di rischio nullo;
il compenso per i rischi economici e finanziari dell’investimento
aziendale;
il compenso per la difficoltà di smobilizzo.
72
ROE per fattori
ROE 
ROE  ROI *
•
RN RO CI RN

*
*
CN CI CN RO
CN  CT RO  P roventi / Oneri finanziari  P roventi / Oneri straordina ri  I mposte
*
CN
RO
La scomposizione del ROE per fattori sta ad indicare che la redditività globale
dell’impresa dipende:

dalla redditività operativa della stessa, rappresentata dal ROI;
 dall’inverso dell’indipendenza finanziaria, intendendo con ciò che quanto maggiore è
l’indipendenza finanziaria dell’impresa tanto minore sarà, a parità di altri fattori, la
redditività globale;
 dal rapporto tra risultato netto e risultato operativo che evidenzia l’incidenza delle
gestioni finanziaria, straordinaria e tributaria.
•
La relazione tra ROE ed indipendenza finanziaria è inversa dal momento che, a
parità di risultato raggiunto e di capitale investito totale, quanto maggiore è il
capitale apportato da terzi nell’impresa, tanto minore sarà il capitale proprio,
tanto maggiore risulterà la redditività dello stesso.
73
Indice di redditività del capitale investito totale
•
Il ROA (Return on Assets) è definito dal rapporto tra il reddito della
gestione corrente al lordo degli oneri finanziari ed il capitale investito
totale:
ROA 
•
•
•
R eddito operativo  R edditi atipici  P roventi finanziari
*100
Capitale investito
Il ROA esprime la redditività lorda corrente degli investimenti, di
qualsiasi natura, effettuati dall’impresa, prima degli interessi e delle
imposte dirette.
Si noti che quando si parla di reddito operativo non andrebbe riportato il
valore A – B dello stato patrimoniale, che rappresenta in maniera
indistinta il risultato delle gestioni caratteristica ed atipica, ma solo le
voci relative alla gestione caratteristica.
Tuttavia è prassi riportare come valore del reddito operativo la
differenza tra il valore e i costi della produzione, che quindi comprende i
redditi atipici.
74
Costo medio del denaro preso a prestito
•
Il ROD (Return on Debts) è dato dal rapporto tra gli oneri
finanziari ed il capitale di terzi:
ROD 
Oneri finanziari
*100
Capitale di terzi
•
Esso evidenzia il costo medio delle fonti di finanziamento.
•
In realtà, i debiti v/fornitori non producono oneri finanziari
espliciti: gli oneri, infatti, sono incorporati nel maggior prezzo di
acquisto rispetto al pagamento in contanti
•
Di conseguenza, nel calcolo del ROD, a denominatore vanno
sottratti i debiti verso fornitori
ROD 
Oneri finanziari
*100
Capitale di terzi  Debiti v / fornitori
75
Indici di redditività: esempio numerico
Indice di rotazione del capitale investito 
V 1.260.228

 0,63
CI 1.992.800
Capitale investito operativo  Capitale investito
 immob. fin.
 crediti vs imprese del gruppo
 disp . liquide
Indice di rotazione del capitale inv. operativo 
ROS 
V
1.260.228

 0,68
O
CI
1.850.550
RO 137.210  6.990  4.700 134.920


 10,71%
V
1.260.228
1.260.228
ROI 
RO
134.920

 7,29%
O
CI
1.850.550
ROI  ROS *
V
 10,71% * 0,68  7,29%
CI O
ROE 
RN
43.500

 4,18%
CN 1.039.600
ROE  ROI *
CI O RN
*
 7,29% *1,78 * 0,32  4,18%
CN RO
ROA 
RO  RA  PF 137.210  10.790

 7,43%
CI
1.992.800
ROD 
OF
53.600

 15,81%
CT  Debiti v / fornitori 953.200  614.150
76
Indici relativi all’attività del personale
•
Si definiscono indici relativi all’attività del personale i seguenti:
Fatturato per dipendente = Vendite / Numero dipendenti
Costo per dipendente = Costo del lavoro / Numero dipendenti
Valore aggiunto per dipendente = Valore aggiunto / Numero dipendenti
•
•
Il numero dipendenti è una delle informazioni riportate in nota
integrativa.
Il valore aggiunto rappresenta il valore della ricchezza prodotta
all’interno dell’impresa, ed è determinato dalla differenza tra il valore
della produzione e il valore dei consumi intermedi provenienti da terze
economie, ovvero quei costi della produzione che vengono definiti
“esterni”: per le materie prime, per i servizi e per il godimento di beni di
terzi.
77
Indici relativi all’attività del personale: esempio numerico
Valore della produzione
- costi per materie prime, sussidiarie e di consumo
(623.000)
- costi per servizi
(52.800)
- costi per godimento di beni di terzi
- variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie e di consumo
Valore aggiunto
Fatturato per dipendente 
Costo per dipendente 
1.296.218
3.900
624.318
Vendite
1.260.228

 14.003
N dipendenti
90
Costo del personale 413.158

 4591
N dipendenti
90
Valore aggiunto per dipendente 
VA
624.318

 6.937
N dipendenti
90
78
Leva finanziaria (1)
•
La leva finanziaria viene utilizzata per spiegare come
varia il ROE al variare della struttura finanziaria dato un
certo ROI ed un certo ROD.
•
La principale differenza tra il ROE ed il ROI consiste
nel fatto che quest’ultimo misura il risultato della
gestione caratteristica senza tener conto delle modalità
di finanziamento dell’impresa.
•
L’indice di redditività del capitale proprio (ROE) è
invece influenzato dall’entità degli oneri finanziari
sostenuti dall’azienda per remunerare i suoi finanziatori
esterni.
79
Leva finanziaria (2)
Il Reddito Netto è dato dalla differenza tra il Reddito Operativo
RN  ( RO  OF ) * (1  TF )
e gli Oneri Finanziari, a meno dell’aliquota fiscale TF.
RN
 RN  ROE * CN
ROE 
Si ricavino le espressioni
CN
del Reddito Netto,
RO
del Risultato Operativo e
 RO  ROI * CI  ROI * (CN  CT )
ROI 
degli Oneri Finanziari
CI
rispettivamente dal ROE,
OF
dal ROI e dal ROD ...
 OF  ROD * CT
ROD 
CT
dette espressioni
ROE * CN  ROI * (CN  CT )  ROD * CT * (1  TF ) si sostituiscano
nella formula iniziale ...
CT 
CN  CT

 ROD *
ROE   ROI *
 * (1  TF )
CN 
CN

CT 
CT
CN

 ROD *
 ROI *
ROE   ROI *
 * (1  TF )
CN 
CN
CN

CT 

ROE   ROI  ( ROI  ROD ) *
 * (1  TF )
CN 

… attraverso
semplici
passaggi
matematici
si ottiene ...
… la formula della leva finanziaria
80
Leva finanziaria (3)
•
L’indice di redditività del capitale proprio (ROE) e l’indice di
redditività del capitale investito (ROI) sono tanto più divergenti
quanto più alta è la partecipazione del capitale di terzi al
finanziamento dell’azienda.
•
Già analizzando la scomposizione del ROE per fattori si è notato
che questo è inversamente proporzionale al grado di
indipendenza dell’azienda da fonti di finanziamento esterno.
•
La relazione tra i due indici di redditività viene denominata effetto
di leva ed è originata dallo scostamento fra il tasso di redditività
del capitale investito ed il costo del capitale di credito.
•
L’effetto di leva finanziaria si manifesta in senso positivo se il ROI
è maggiore del ROD, in senso negativo se il ROD è maggiore del
ROI.
81
Effetto leva positivo
Dalla formula della leva finanziaria:
CT 

ROE   ROI  ( ROI  ROD ) *
 * (1  TF )
CN 

Se ROI > ROD l’impresa è in grado di investire le risorse acquisite con il
vincolo del debito ottenendo una redditività (ROI) superiore all’onerosità
(ROD) delle risorse stesse.
In questo caso il ROE cresce all’aumentare dell’indebitamento.
ROE
ROI
ROD
ROE
ROI
ROD
CT
CN
82
Effetto leva negativo
Se ROI < ROD l’impresa investe le risorse acquisite con il vincolo
del debito ottenendo una redditività (ROI) inferiore all’onerosità
(ROD) delle risorse stesse.
In questo caso il ROE diminuisce all’aumentare dell’indebitamento.
ROE
ROI
ROD
ROD
ROI
CT
CN
ROE
83
Leva finanziaria: esempio numerico
ROI > ROD
ROI < ROD
Alfa
Beta
Alfa
Beta
Capitale proprio
1.800
500
Capitale proprio
1.800
500
Capitale di terzi
200
1.500
Capitale di terzi
200
1.500
Capitale investito
2.000
2.000
Capitale investito
2.000
2.000
Reddito operativo
600,0
600,0
Reddito operativo
200
200
Oneri finanziari
(30,0)
(225,0)
Oneri finanziari
(40)
(300)
Reddito ante imposte
570,0
375,0
Reddito ante imposte
160
(100)
50%
50%
50%
-
285,0
187,5
80
(100)
ROI
30,0%
30,0%
ROI
10,0%
10,0%
ROD
15,0%
15,0%
ROD
20,0%
20,0%
ROE
15,8%
37,5%
ROE
4,4%
-20,0%
Imposte
Reddito netto
Imposte
Reddito netto
84
Leva finanziaria: commento all’esempio numerico
•
Le due aziende Alfa e Beta, a parità di capitale investito CI, hanno una
diversa composizione dello stesso in capitale proprio CN e capitale di
terzi CT.
•
Essendo anche il reddito operativo RO uguale per le due aziende, esse
avranno stesso ROI = RO/CI.
•
Supponiamo che esse abbiano stesso ROD = OF/CT, questo comporta
che l’azienda con maggior capitale di terzi avrà maggiori oneri finanziari.
•
A parità di componenti straordinari (qui omessi per sintesi) e di imposte
sul reddito, allora, il reddito netto RN dell’azienda meno indebitata sarà
maggiore.
•
Paragonando i due casi si nota che:

quando ROI > ROD, il ROE maggiore è quello dell’impresa più indebitata;

quando ROI < ROD , il ROE maggiore è quello dell’impresa meno indebitata
85
Una considerazione sulla leva finanziaria
•
Da quanto sinora detto potremmo arguire che, nel caso in cui sia
ROI > ROD, per l’impresa risulta conveniente indebitarsi
indefinitamente, dal momento che al crescere del capitale di terzi
rispetto al capitale proprio, il ROE aumenta:

•
•
•
•
nel caso limite ipotetico di utilizzo di solo capitale di terzi il ROE avrebbe un
valore infinito.
Tuttavia, all’aumentare dell’indebitamento, il costo medio del capitale di
credito tende ad aumentare, dal momento che per i finanziatori diventa
via via più rischioso investire nell’impresa.
Se aumenta il ROD, diminuisce il divario tra ROI e ROD ed il secondo
può addirittura arrivare a superare il primo, rendendo antieconomico
l’indebitamento.
Una più corretta rappresentazione dell’effetto leva è quello presentato
nella diapositiva seguente, in cui il ROD assume valori costanti entro
determinati range di variabilità del rapporto CT/CN, ma tende comunque
a crescere all’aumentare di tale rapporto.
Il ROE avrà un andamento crescente finché ROI > ROD, anche se la
sua pendenza, data dalla differenza ROI – ROD, tenderà via via a
diminuire; quando risulterà ROI < ROD il ROE inizierà a decrescere.
86
ROE
ROI
ROD
ROE
ROD
ROI
CT
CN
87
Punto di pareggio
•
Il punto di pareggio o break even point è il volume di vendita per cui i
costi di produzione eguagliano i ricavi di vendita, ovvero il volume di
vendita cui corrisponde profitto nullo.
q
p
CF
cv
mc
= volume di produzione e vendita
= prezzo di vendita
= costi fissi
= costi variabili unitari
= margine di contribuzione unitario = p - cv
profitto = p * q - cv * q - CF
p * q - cv * q - CF = 0
CF
CF
q

p  cv mc
88
Costi e Ricavi
Ricavi
Area dei
profitti
Costi
CV
Area delle
perdite
CF
BEP
Quantità
89
Area dei profitti ed area delle perdite
•
L’intersezione della retta dei ricavi con quella dei costi
totali definisce due triangoli che rappresentano
rispettivamente:

l’area delle perdite, l’insieme dei volumi produttivi e di
vendita per i quali si sostengono costi superiori ai ricavi;

l’area dei profitti, l’insieme dei volumi produttivi e di
vendita per i quali si conseguono ricavi superiori ai costi
complessivi.
90
Posizione del punto di pareggio
•
Dalla posizione del punto di pareggio si può desumere la
potenzialità economico - strutturale dell’azienda:


•
•
per un incremento dei costi o per una diminuzione dei ricavi il punto
di pareggio si sposta verso destra, riducendo l’area dei profitti e
ampliando quella delle perdite;
per una diminuzione dei costi o un aumento dei ricavi si muove
verso sinistra accrescendo la dimensione dell’area dei profitti a
discapito di quella delle perdite.
Quando il punto di pareggio si trasferisce verso sinistra
migliora la potenzialità economico - strutturale dell’impresa
in quanto si amplia l’area dei profitti.
Quando esso si sposta verso destra si riduce la potenzialità
economico - strutturale dell’impresa in quanto si riduce
l’area dei profitti.
91
Punto di pareggio: esempio numerico
Alfa
prezzo
costi variabili
costi fissi
BEP = CF/(cv-p)
•
•
•
Beta
180
180
30
105
1.320.000
570.000
8.800
7.600
L’impresa con costi fissi più elevati raggiunge il pareggio dopo aver
prodotto un numero di unità superiore a quella con costi fissi più bassi,
risultando più rischiosa.
Tuttavia essa ha maggiori potenzialità economico strutturali, avendo
un’area dei profitti più amplia.
Quindi, l’impresa più rischiosa è anche quella a maggior redditività.
92
Esercitazione sul punto di pareggio
Costi fissi = 600.000.000 €
prezzo unitario di vendita = 200 €
costi variabili unitari = 80 €
Determinare il punto di pareggio
Ulteriori elementi di riflessione:
•
•
•
•
a quanto ammonta il volume di pareggio se i costi variabili unitari
aumentano del 25%?
che profitto ottiene l’azienda se riduce i costi fissi del15% e
mantiene la produzione di 5.000.000 di unità?
di quanto dovrebbe aumentare il prezzo di vendita per portare il
volume di pareggio a 4.000.000 di unità?
con una redditività attesa del capitale investito del 12% ed un
capitale investito di lire 1.000.000.000 determinare il volume
corrispondente alla redditività attesa.
93
Leva operativa
•
La leva operativa rappresenta la reattività del reddito operativo
alla variazione nei volumi di vendita:
D R eddito operativo
Leva operativa 
R eddito operativo
DQuantità venduta
Quantità venduta
•
Quando la leva operativa è maggiore di 1, il reddito operativo varia più che
proporzionalmente al variare dei volumi di vendita:

espansioni delle vendite comportano incrementi di reddito operativo più che
proporzionali;
 contrazioni delle vendite comportano decrementi di reddito operativo più che
proporzionali.
•
Quando la leva operativa è minore di 1, il reddito operativo varia meno che
proporzionalmente al variare dei volumi di vendita:

espansioni delle vendite comportano incrementi di reddito operativo meno che
proporzionali;
 contrazioni delle vendite comportano decrementi di reddito operativo meno che
proporzionali.
94
Un diverso modo per esprimere la leva operativa
L = leva operativa
RO = reddito operativo
MC = margine di contribuzione
CF = costi fissi
mc = margine di contribuzione unitario
q = quantità venduta
(ricavi di vendita - costi totali)
(ricavi di vendita - costi variabili)
DRO
RO1  RO0
qo
mc * q1  CF  (mc * q0  CF )
qo
L  RO 
*

*

Dq
RO0
q1  q0
mc * q0  CF
q1  q0
q

mc * q1  mc * q0
qo
mc(q1  q0 )
qo
mc * q0
MC0
MC0
*

*



mc * q0  CF
q1  q0 mc * q0  CF q1  q0 mc * q0  CF RO0 MC0  CF
95
Leva operativa: esempio numerico (1)
Alfa
Beta
Ricavi di vendita
1.800.000
1.800.000
Costi variabili
(300.000)
(1.050.000)
Margine di contribuzione
1.500.000
750.000
(1.320.000)
(570.000)
180.000
180.000
10.000
10.000
CF/CV
4,40
0,54
Leva operativa = MC/RO
8,33
4,17
Costi fissi
Risultato operativo
Quantità vendute
96
Leva operativa: esempio numerico (2)
RO  RO0
1
L
*
 RO  RO0  RO0 * Dq% * L
RO0
Dq%
Aumento delle vendite del 10%:
RO alfa = 180.000 + 180.000 * 0,10 * 8,33 = 330.000
RO beta = 180.000 + 180.000 * 0,10 * 4,16 = 255.000
Diminuzione delle vendite del 10%:
RO alfa = 180.000 - 180.000 * 0,10 * 8,33 = 30.000
RO beta = 180.000 - 180.000 * 0,10 * 4,16 = 105.000
97
Relazione tra leva operativa e costi fissi
•
La leva operativa è tanto più grande quanto maggiori
sono i costi fissi sostenuti dall’impresa:
L
•
•
DRO
RO  MC0  MC0
Dq
RO0 MC0  CF
q
Un’azienda con elevati costi fissi beneficerà in maniera
significativa di un aumento nei volumi di vendita,
ottenendo un aumento consistente del reddito operativo;
Tuttavia, una contrazione dei volumi di vendita
comporterà una riduzione significativa del reddito
operativo.
98
Punto di pareggio, leva operativa e costi
fissi
•
Un’azienda che presenta elevati costi fissi è rigida: le variazioni nella quantità
prodotta non comportano significative variazioni nei costi di produzione:

raggiunge il punto di pareggio a volumi elevati,
 presenta un’elevata leva operativa,
 beneficiando significativamente degli aumenti nei volumi di vendita (il costo aumenta
meno che proporzionalmente rispetto al ricavo),
 ma rischiando maggiormente quando vi sono contrazioni di vendita (il costo
diminuisce meno che proporzionalmente rispetto al ricavo).
•
In ultima analisi, è un’impresa redditiva ma rischiosa.
•
Un’azienda che presenta bassi costi fissi è flessibile: le variazioni nella quantità
prodotta comportano significative variazioni nei costi di produzione:

raggiunge il punto di pareggio a volumi bassi,
 presenta una bassa leva operativa,
 beneficiando poco degli aumenti nei volumi di vendita (il costo aumenta più che
proporzionalmente rispetto al ricavo),
 ma rischiando poco quando vi sono contrazioni di vendita (il costo diminuisce più che
proporzionalmente rispetto al ricavo).
•
In ultima analisi, è un’impresa poco redditiva ma non rischiosa.
99
C, R
R
C’
R^
C’^
R*
R^ - C’^
CV’
R^ - C’’^
C’’
C’’^
C*
CF’’
CV’’
CF’
BEP’
BEP’’
q*
q^ = q* + Dq
Q
100
Leva operativa e leva finanziaria
•
La formula della leva finanziaria asserisce che se la redditività
operativa ROI è maggiore dell’onerosità del capitale di credito
ROD, la redditività dell’impresa - espressa dal ROE - aumenta
all’aumentare dell’indebitamento CT / CN della stessa.
• Si è tuttavia osservato che all’aumentare dell’indebitamento il
costo del capitale di credito aumenta perché se un’impresa è già
fortemente indebitata troverà nuovi finanziatori solo se è disposta
a pagare alti interessi.
• Un’impresa fortemente indebitata, infatti, deve pagare ad ogni
esercizio oneri finanziari molto elevati; tali oneri sono
indipendenti dai volumi produttivi venduti nell’esercizio e
rappresentano, quindi, un costo fisso.
• L’impresa, quindi, è rigida e come tale è al contempo redditiva
(infatti il ROE è elevato) ma rischiosa (ragion per cui i finanziatori
chiedono forti interessi).
101
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