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L`impatto della conquista romana sugli assetti socioeconomici della

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L`impatto della conquista romana sugli assetti socioeconomici della
Lezione IX
Le guerre del III sec. a.C. e la
conquista romana
Uno stato di guerra quasi
permanente
• Nel III sec. a.C. ampie parti della Lucania et
Bruttii furono coinvolte per diversi anni in
operazioni militari tra Roma e i suoi avversari:
– La III guerra sannitica (298-290 a.C.), che
coinvolge la parte settentrionale della regione.
– La guerra contro Taranto e Pirro (282-272 a.C.).
– La I guerra punica (264-241 a.C.).
– La II guerra punica (218-202 a.C.).
2
La Lucania nella III guerra
sannitica
• Il conflitto si apre con una richiesta di aiuto dei
Lucani, minacciati dai Sanniti, a Roma, e la
conclusione di un foedus.
• Le deboli strutture unitarie lucane fanno sì che non
tutte le comunità si sentano vincolate dall’alleanza:
alcune simpatizzano piuttosto coi Sanniti.
• Si spiegano così le testimonianze di operazioni
militari romane contro la Lucania nella prima parte
del conflitto: l’elogio di Scipione Barbato.
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Il sarcofago di L. Cornelio Scipione
Barbato (metà del III sec. a.C.)
4
Corpus Inscriptionum Latinarum I2 6:
l’elogio di Scipione Barbato
• Cornelius Lucius Scipio Barbatus, Gnaivod patre / prognatus, fortis vir
sapiensque, quoius forma virtutei parisuma / fuit, consol, censor, aidilis quei
fuit apud vos, Taurasia, Cisauna Samnio cepit, subigit omne Loucanam
opsidesque abducit.
• Lucio Cornelio Scipione, figlio di Gneo, / uomo forte e saggio, il cui aspetto
fu in tutto pari al valore, / fu console, censore, edile presso di voi. / Prese
Taurasia e Cisauna nel Sannio, assoggettò tutta la Lucania e ne portò ostaggi.
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Il coinvolgimento della Lucania e del Bruzio nella
guerra contro Taranto e Pirro (282-272 a.C.)
• Il conflitto esplode nel 282 a.C. a causa
dell’intervento romano in difesa di Turii,
attaccata da Lucani e Bruzi.
• Con l’arrivo di Pirro in Italia e le sue prime
vittorie, anche molte città greche, oltre a
Lucani e Bruzi, si schierano contro Roma.
• Le operazioni di guerra coinvolgono
pesantemente la regione non solo come teatro
di guerra, ma anche dal punto di vista
finanziario e demografico.
6
Il coinvolgimento della Lucania e del Bruzio
nella I guerra punica (264-241 a.C.)
• La regione, in particolare l’attuale Calabria, era l’immediata retrovia
del principale teatro di guerra, la Sicilia.
• Il notevole sforzo produttivo e finanziario richiesto ai socii navales del
Mezzogiorno: nella guerra andarono perdute almeno 700 navi, con i
loro equipaggi.
• Le coste bruzie furono inoltre colpite dai raid condotti in particolare
nella seconda fase della guerra da Amilcare Barca.
• Sanguinose perdite per i contingenti di terra forniti dai Lucani.
• Pare invece che le truppe ausiliarie romane non comprendessero Bruzi:
alcuni di loro militavano piuttosto nelle fila cartaginesi, come
mercenari.
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Polibio, Storie, I, 56, 1-3: incursioni di
Amilcare nel Bruzio
• Dopo questi avvenimenti I
Cartaginesi
elessero
loro
condottiero Amilcare, chiamato Barca, e gli affidarono la
flotta; a capo delle forze navali
egli salpò per andare a saccheggiare l’Italia. Era quello il
diciottesimo anno della guerra.
Dopo aver devastato la Locride
e la regione Brettiana, allontanatosi da lì, si volse con tutta
la flotta verso la zona di
Panormo.
• οἱ δὲ Καρχηδόνιοι μετὰ ταῦτα
στρατηγὸν
καταστή-σαντες
αὑτῶν Ἀμίλκαν τὸν Βάρκαν
ἐπικαλούμενον, τού-τῳ τὰ κατὰ
τὸν στόλον ἐνεχείρισαν: ὃς
παραλαβὼν
τὰς
ναυτικὰς
δυνάμεις ὥρμη-σεν πορθήσων
τὴν Ἰταλίαν. ἔτος δ᾽ ἦν
ὀκτωκαιδέκατον τῷ πολέμῳ.
κατασύρας δὲ τὴν Λοκρίδα καὶ
τὴν Βρεττιανὴν χώραν, ἀποπλέων ἐντεῦθεν κατῆρε παντὶ τῷ
στόλῳ πρὸς τὴν Πανορμῖτιν
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Il coinvolgimento della Lucania e del Bruzio
nella II guerra punica (218-201 a.C.)
• Nel periodo tra la battaglia di Canne (216 a.C.) e il
ritorno di Annibale a Cartagine (203 a.C.) la
Lucania e il Bruzio sono il teatro principale della
guerra.
• Lucani e Bruzi sono tra i più irriducibili alleati di
Annibale
• Pesantemente coinvolte anche le vecchie colonie
greche, con profonde divisioni all’interno delle
stesse città.
• Il culmine della crisi economica e sociale della
regione nel III sec. a.C., sotto ogni profilo.
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Gli effetti dello stato di guerra
• Lo stato di guerra impone un tremendo sforzo economico
alle comunità della regione:
– Contributi finanziari, vettovagliamenti e forniture militari agli
eserciti dei contendenti.
• Dure perdite umane:
– I soldati caduti in battaglia, ma anche i civili vittime di stragi o
di deportazioni forzate.
– Riflesso archeologico nella generale contrazione degli abitati
delle poleis greche (Turii, Crotone, Locri) e nella cessazione
della vita di molti abitati italici nel corso del III sec. a.C. (Serra
di Vaglio, Cozzo Presepe in Lucania, Laos e Castiglione di
Paludi nel Bruzio).
– Il clima di insicurezza ai tempi della II guerra punica si riflette
anche nell’altissimo numero di ripostigli monetali di questo
periodo.
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Gli effetti dello stato di guerra
• Gravi distruzioni materiali:
– I saccheggi e le distruzioni di abitazioni e
colture, in conseguenza della tattica della terra
bruciata praticata da tutti i contendenti.
• Divisioni sociali:
– La guerra proietta su un piano internazionale e
moltiplica la violenza dei contrasti civili che già
si erano manifestati nelle poleis magnogreche
nel V e IV sec. a.C.
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Lo stato di guerra e la crisi
finanziaria
• Le difficoltà finanziarie create dallo stato di guerra
sono
evidenti
anche dalla
documentazione
numismatica: riduzione del peso delle monete di
Eraclea, Turii, Metaponto, Crotone già ai tempi della
guerra di Pirro.
• Fenomeni simili si riscontrano anche nella
monetazione federale di Lucani e Bruzi (in particolare
nella moneta argentea dei Bruzi).
• Necessità di onerose coniazioni d’oro per pagare
mercenari provenienti da zone come l’Epiro, dove
circolavano monete in quel metallo: il caso di
Metaponto.
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Riduzione ponderale a Crotone
• Nomos d’argento di 6,63 gr. (contro i 7,85-8 gr. del periodo
precedente) del 280-277 a.C. Al dritto aquila retrospicente ed erma di
Hermes; al rovescio tripode delfico, Nike e legenda KRO.
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La monetazione federale dei Lucani
e dei Bruzi nel III sec. a.C.
• Una monetazione che sembra da spiegare, piuttosto
che per ragioni commerciali e finanziarie,
soprattutto come strumento di affermazione di
un’identità nazionale.
– Questa monetazione si concentra in effetti ai tempi in cui
Lucani e Bruzi si schierano al fianco di Pirro e di
Annibale contro Roma.
– L’assenza dai ripostigli della prima metà del III sec. a.C.
orienta gli studiosi a datare la gran parte delle coniazioni
proprio nell’età di Annibale.
– Monete con scarsissima circolazione esterna.
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La monetazione federale dei Lucani
e dei Bruzi
• Coniazioni in più metalli: oro (Bruzi), argento e
bronzo: ma la monetazione in bronzo prevale
largamente per quantità.
– Dunque una moneta destinata prevalentemente ai piccoli
scambi, all’interno delle comunità italiche.
• Una singolare corrispondenza nella metrologia e nei
tipi tra monetazione bruzia e lucana.
– Il repertorio iconografico rimanda a temi propagandistici, in
particolare legati all’affermazione militare.
• Nell’uso di più metalli e nelle legende la monetazione
bruzia appare più legata alle coniazioni greche.
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La monetazione lucana
•
Sextans (1/6 di asse) in bronzo di 18,15 gr. (210-203 a.C.); al dritto testa di
Ares con elmo corinzio; al rovescio Nike incorona un trofeo e legenda in osco
LOUKANOM.
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La monetazione bruzia
• Dracma in argento di 4,7 gr. (216-214 a.C.); al dritto testa di Nike,
alata; al rovescio Dioniso con una corona nella mano destra e uno
scettro nella sinistra e legenda BRETTIWN.
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La monetazione aurea di Metaponto
• Statere in oro di 2,91 gr. dell’età di Pirro (?). Al dritto testa di
Leucippo con elmo corinzio e legenda Leukivp(po~);; al rovescio
spighe.
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Il possibile riflesso della crisi
finanziaria nell’archivio di Locri
• La rilevanza dell’archivio locrese per la fase della
conquista romana dipende dall’identificazione del basileus
nominato in 6 tavole con Pirro.
– Non sono mancate interpretazioni alternative: identificazione del re
straniero con i due Dionisii (improbabile nel confronto con i dati
paleografici e linguistici e per il fatto che non ebbero mai il titolo
di basileis) o con Agatocle.
– L’identificazione con un magistrato cittadino, sul modello
dell’arconte basileus di Atene.
• In alcune di queste tabelle si nomina una suntevleia
basilei`, un “contributo al re”.
19
F. Costabile, Polis ed Olympieion a Locri
Epizefiri, Soveria Mannelli 1992, n°1
20
F. Costabile, Polis ed Olympieion a Locri
Epizefiri, Soveria Mannelli 1992, n°1
•
Ast. Sotto Menalkes la città ha preso in prestito dal dio, per decreto del Consiglio, per
il contributo al re, sotto Thra. Herakletos, 500 talenti; inoltre sotto Ast. Menalkes nel
mese di Apellaios, 95 talenti, 3 stateri, 16 litre, 3 oboli; inoltre a Boukatios 424 talenti;
inoltre ad Athanaios 405 talenti, 5 litre; inoltre a Dionysios 622 talenti, 2 stateri, 16
litre e mezzo, 3 oboli; inoltre a Damatrios 571 talenti, 3 stateri, 3 litre, 2 oboli; inoltre a
Panamos 105 stateri, 3 stateri, 19 litre e mezzo, 3 oboli. Totale del prestito 2.685
talenti, 2 stateri, 1 litra, 1 obolo.
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La tav. 1 dell’archivio di Locri
• Datata all’anno dell’eponimo Menalkes,
registra il prestito contratto dalla città, “per
il contributo al re”, in relazione a due anni
diversi.
– Nell’anno di Herakletos, precedente a quello di
Menalkes, 500 talenti (forse una sorta di
conguaglio).
– Nello stesso anno di Menalkes, in sei mesi
diversi, circa 2.200 talenti.
22
Livio, XXIII, 30: la durezza della
II guerra punica
• Dum
haec
in
Hispania
geruntur, Petelia in Bruttiis
aliquot post mensibus quam
coepta oppugnari erat ab
Himilcone praefecto Hannibalis
expugnata est. Multo sanguine
ac uolneribus ea Poenis
uictoria stetit nec ulla magis uis
obsessos
quam
fames
expugnauit.
• Mentre in Spagna accadevano
questi fatti [dell’inverno 215-214
a.C.], nel territorio dei Bruzi
Petelia, alcuni mesi dopo che era
cominciato il suo assedio, fu presa
da Imilcone, ufficiale di Annibale.
Molto sangue e ferite costò ai
Cartaginesi quella vittoria e
nessuna forza più che la fame
determinò la cattura degli assediati.
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Livio, XXIII, 30: la durezza della
II guerra punica
• Absumptis
enim
frugum
alimentis carnisque omnis
generis quadrupedum suetae
[insuetae]que postremo coriis
herbisque et radicibus et
corticibus teneris strictisque
foliis uixere nec ante quam
uires ad standum in muris
ferendaque
arma
deerant
expugnati sunt.
• Esauriti infatti i viveri costituiti
da prodotti della terra e da carne
di ogni tipo di quadrupedi,
quella solita e quella a cui non
si era avvezzi, alla fine vissero
di pezzi di cuoio e di erbe e di
radici e di tenere cortecce e di
foglie strappate, e solo in
seguito al fatto che mancavano
loro le forze per stare in piedi
sulle mura e per portare le armi
furono presi.
24
Livio, XXIII, 30: la durezza della
II guerra punica
• Recepta Petelia Poenus ad
Consentiam copias traducit,
quam
minus
pertinaciter
defensam intra paucos dies in
deditionem accepit. Iisdem
ferme diebus et Bruttiorum
exercitus Crotonem, Graecam
urbem, circumsedit, opulentam
quondam armis uirisque, tum
iam adeo multis magnisque
cladibus adflictam ut omnis
aetatis minus duo milia ciuium
superessent.
• Impadronitosi di Petelia, il
Cartaginese [Imilcone] condusse
truppe a Cosenza, di cui in pochi
giorni ricevette la resa, poiché essa
era stata difesa con minore tenacia.
Circa negli stessi giorni anche
l’esercito dei Bruzi strinse
d’assedio la città greca di Crotone,
un tempo ricca di armi e di uomini,
allora già a tal punto ridotta a mal
partito da molte e gravi sconfitte,
che vi rimanevano meno di 2 mila
cittadini di ogni età.
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Divisioni sociali nell’età delle guerre
• Le guerre del III sec. a.C. portano sul piano della
politica internazionale e dello scontro armato le
divisioni sociali già esistenti nelle città della Lucania e
del Bruzio.
• Lo schema: le élite dirigenti, conservatrici, si
schierano dalla parte di Roma, le fazioni popolari con
i suoi avversari.
• Una divisione che si coglie in modo netto nelle città
greche, ma in modo più sfumato anche in qualche
comunità cittadina italica, come Petelia o Cosenza.
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Livio, XXIV, 2: discordie civili a
Crotone
• Crotone nec consilium unum inter
populares nec uoluntas erat. unus
uelut morbus inuaserat omnes
Italiae ciuitates ut plebes ab
optimatibus dissentirent, senatus
Romanis faueret, plebs ad Poenos
rem traheret. eam dissensionem in
urbe perfuga nuntiat Bruttiis:
Aristomachum esse principem plebis
tradendaeque auctorem urbis, et in
uasta urbe lateque moenibus
disiectis
raras
stationes
custodiasque senatorum esse
• A Crotone non vi era tra i
cittadini unità di pensiero né di
propositi. Come un unico morbo
aveva invaso tutte le città
dell’Italia nelle quali la plebe
dissentiva dagli ottimati: il
senato favoriva i Romani, la
plebe
propendeva
per
i
Cartaginesi. Un disertore diede
notizia ai Bruzi di quel dissenso
all’interno della città, che
Aristomaco era capo della plebe
e consigliava la resa e che nella
città spopolata e sulle mura, che
si estendevano per lungo tratto,
erano rari i picchetti e i posti di
guardia dei senatori;
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Livio, XIV, 2: discordie civili a Crotone
• quacumque
custodiant
plebis homines, ea patere
aditum. auctore ac duce
perfuga Bruttii corona
cinxerunt
urbem
acceptique ab plebe primo
impetu omnem praeter
arcem cepere. arcem
optimates
tenebant
praeparato iam ante ad
talem casum perfugio.
• ovunque vi fossero come
custodi uomini della plebe, là
vi era un varco aperto. Per
iniziativa e con la guida del
disertore, i Bruzi circondarono
la città con un cordone di
soldati e, fatti entrare dalla
plebe al primo assalto, la
occuparono tutta, tranne la
rocca.
Gli
ottimati
controllavano la rocca, già
predisposta in precedenza
come rifugio per una simile
eventualità.
28
Livio, XXVII, 15, 2-3: un tentativo
di mediazione della nobiltà bruzia
• Iisdem ferme diebus et ad Q.
Fuluium consulem Hirpini et
Lucani et Uolceientes traditis
praesidiis Hannibalis quae in
urbibus habebant dediderunt sese,
clementerque a consule cum
uerborum tantum castigatione ob
errorem praeteritum accepti sunt,
et Bruttiis similis spes ueniae facta
est, cum ab iis Uibius et Paccius
fratres, longe nobilissimi gentis
eius, eandem quae data Lucanis
erat
condicionem
deditionis
petentes uenissent.
• Negli stessi giorni [del 209 a.C.] gli
Irpini, i Lucani e i Volcienti,
consegnati i presidi di Annibale che
occupavano le loro città, si arresero
al console Q. Fulvio. Furono
benignamente accolti dal console
che rivolse loro solo parole di
rimprovero per il loro passato
errore; anche ai Bruzi fu offerta una
simile speranza di perdono, quindi i
fratelli Vibio e Paccio, che
appartenevano alla stirpe più nobile
di quella gente, vennero a chiedere
le stesse condizioni di resa fatte ai
Lucani.
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Un quadro da sfumare?
• Il disastroso quadro economico e sociale che emerge per la
Lucania e il Bruzio del III sec. a.C. è forse una
conseguenza dell’interesse prevalente delle fonti letterarie
per l’aspetto militare.
• Nel corso del III sec. a.C. vi furono intervalli di pace.
• Anche nei periodi di guerra non tutte le aree furono sempre
interessate dalle operazioni militari.
• La documentazione archeologica consente di correggere
parzialmente questo quadro di desolazione.
30
La chora di Metaponto nel III sec. a.C.
• A fronte della crisi del centro urbano, le campagne di Metaponto
mostrano una prosecuzione delle attività agricole per tutto il III sec.
a.C.
– Cala il numero delle fattorie rispetto al IV sec. a.C., ma cresce la loro
estensione media (13,2 ha), che poteva farne efficienti aziende agricole.
– Maggiore importanza assumono la coltura dell’ulivo e la pastorizia.
– I dati del survey possono essere accostati al decreto SEG III, 92
(genericamente datato al III sec. a.C.) che registra l’invio di sitonai da
Atene a Siracusa e Metaponto per l’approvvigionamento di grano.
• I depositi faunistici di Pantanello e S. Angelo Grieco mostrano una
continua presenza di buoi e cavalli, impiegati nei lavori agricoli.
– Animali di grossa taglia, frutto di un’attenta selezione.
– Significativa presenza di cinghiali e cervi nei depositi di S. Angelo Grieco,
che dimostra come la caccia restasse un elemento integrativo della dieta.
– Ma il manto forestale non presenta significativi cambiamenti.
31
Il territorio di Policastro e di
Roccagloriosa
• Un’area dove sorgeva, sulla costa, la subcolonia
reggina di Pyxous e, nell’interno, l’abitato lucano di
Roccagloriosa.
– Oggetto di intense ricerche di superficie della
University of Alberta, dell’École Française de Rome e
della Soprintendenza archeologica di Salerno.
• Nel III sec. a.C. un declino nel numero delle fattorie
e l’abbandono di alcuni quartieri abitativi di
Roccagloriosa (sostituiti da fornaci); ma i dintorni
dell’oppidum continuano a essere abitati.
32
La produzione vinicola e le anfore
• Alcuni indizi denunciano una continuità anche
nel III sec. a.C. della produzione vinicola in
Magna Grecia (anche se le testimonianze sono
molto più numerose dal II sec. a.C. in avanti).
– I resti paleobotanici di Pantanello e di
Roccagloriosa.
– La presenza del grappolo d’uva o di tipi
“dionisiaci” nella monetazione federale bruzia.
– La fabbricazione di alcune particolari tipologie di
anfore nella regione durante il III sec. a.C.,
destinate al trasporto dei vini.
33
Le anfore vinarie del III sec. a.C. nella
sistemazione di C. Vandermersch: le MGS V
• Una tipologia di anfore piuttosto panciute (capienza 20-22 l),
note in particolare dal relitto della Secca di Capistello, nelle
isole Lipari (inizi III sec. a.C.).
• Ben presenti nella regione (Paestum, Laos, Acquappesa,
Medma, Reggio, Castiglione di Paludi, Metaponto) ma anche a
Taranto e in Sicilia, in contesti che vanno dalla metà del IV sec.
a.C. alla I guerra punica.
• Il ritrovamento di scarti di lavorazione sul versante ionico della
Lucania e del Bruzio (Metaponto, Castiglione di Paludi) invita a
localizzare qui almeno alcuni centri di produzione.
• Alcuni esemplari ancora sigillati di Secca di Capistello
presentavano resti riferibili all’uva (ma anche alle olive).
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Le anfore vinarie del III sec. a.C. nella
sistemazione di C. Vandermersch: le MGS VI
• Note in particolare da una fornace di Nocera Terinese, che produceva anche
ceramica comune e a vernice nera e che cessa la produzione alla fine del III
sec. a.C.
– In passato sono state considerate parte della categoria, molto ampia e vaga, delle
anfore greco-italiche.
• Una forma che è diretta continuazione delle MGS V, con una capacità forse
leggermente maggiore (25-26 l.)
• Presenze a Laos, Kaulonia, Turii, Castiglione di Paludi, Metaponto, Eraclea,
ma anche a Taranto e nella Sicilia centro-occidentale, in genere in contesti
anteriori alla II guerra punica.
– Eccezioni a Metaponto ed Eraclea, con rinvenimenti che sembrano posteriori al
conflitto.
• I dati di Nocera Terinese (ma anche di Laos, Vibo e Metaponto) invitano a
considerare anche la Lucania e il Bruzio tra i centri di produzione delle grecoitaliche (in genere attribuite a Etruria, Lazio e Campania).
• Contenitori forse destinati anche al trasporto di olio e conserve di pesce.
35
Le forme delle anfore MGS V e VI
Una MGS V dalla Secca di Capistello
Una MGS VI dal deposito della Stoa
Ovest di Camarina
36
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