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1
INTRODUZIONE ALLA TERAPIA
IMMUNOISOPATICA
prima parte
Dr Flavio Tonello - Associazione Omeopatica Dulcamara
Faculty of Homeopathy of United Kingdom
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Si ringraziano per i contributi i dottori Biancalana, Furgani e lo CSOA.
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Dalla Enciclopedia Treccani:
ISOPATIA
Isopatia s. f. [comp. di iso- e -patia].
Dottrina medica di derivazione omeopatica, secondo la quale le
affezioni morbose andrebbero curate con gli stessi prodotti della
malattia (per es.: proglottidi di tenia cotte somministrate per via
orale ai soggetti parassitati dal verme, e procedimenti simili…).
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La teoria dell’evoluzione conserva, anche nella scienza
moderna, un ruolo centrale, abbracciando tutte le sfere della
biologia; fu concepita dal grande naturalista e
scienziato inglese
Charles Robert Darwin (1809-1882).
Fu lui a sviluppare il concetto di selezione naturale secondo il
quale, attraverso l’adattamento (evoluzione), si giunge con un
lento e progressivo processo a mutamenti
che portano alla formazione di tutte le forme di vita.
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Ulteriori e più moderne teorie definiscono poi che l’evoluzione è
causata da cambiamenti che avvengono nel tempo a livello
del patrimonio genetico.
Il patrimonio genetico è l’insieme di tutti i geni di una specie o di
una generazione ed ogni gene, ovvero l’unità fondamentale
dell’informazione genetica, può essere trasmesso senza
subire mutazioni attraverso numerose generazioni.
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Oggigiorno il sequenziamento del genoma umano sta per
essere completato. La decisione di intraprendere la
decodificazione dei geni umani era scaturita dalla speranza che
questo processo permettesse la diagnosi precoce e la cura di
numerose malattie tramite un’appropriata terapia genica…
purtroppo questa speranza è stata solo in piccola parte
realizzata finora.
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Recenti risultati nel campo della microbiologia e della microscopia
laser hanno inoltre mostrato come le molecole di DNA e RNA,
ovvero i “trasportatori chimici” dell’informazione genetica, non
siano rigide strutture biochimiche facilmente manipolabili, ma
piuttosto una specie di “laser active media” (Hartmut Muller,
2001), cioè un mezzo che permette la conservazione e
l’incremento dell’energia dell’informazione nel tempo.
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Quindi i diversi paradigmi scientifici e le affermazioni
apparentemente incrollabili ed eterne vengono spesso messe
in dubbio, modificate, cancellate,e sostituite da altre nuove
teorie che sono e saranno valide finché a loro volta non
verranno o meno confutate e sostituite da ulteriori altre……
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…basti pensare a figure estremamente innovative poi almeno
in parte superate dagli eventi quali Copernico, Galileo,
Newton, Einstein ….. alla nascita di diversi modelli e
paradigmi nelle scienze matematiche e fisiche… Questo
dovrebbe essere sempre il cardine fondamentale del modello
scientifico: IL DUBBIO… se possibile almeno in parte scevro
da interessi economici e commerciali… Ad esempio:
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
Monomorfismo

Pleomorfismo
Sono termini e concetti su cui il dibattito scientifico è
stato molto serrato ed intenso in campo scientifico ed
in particolare microbiologico, a partire dalle
osservazioni di Louis Pasteur e di Gunther Enderlein...
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Il Monomorfismo batterico afferma che:

Esiste una sterilità batterica nel sangue e nei tessuti
degli organismi sani.

I patogeni, causa di malattie, vengono sempre
dall’esterno.

I microrganismi sono immutabili.

Ciascun microbo è in grado di causare una sola
malattia.
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però non spiega:

Il mutamento dei microrganismi sia in vivo che in
vitro se si modifica il terreno colturale.

La presenza di agenti microbici nei tessuti di
soggetti senza sintomatologia acuta ma affetti
invece da patologie croniche, come ad esempio:
- Spirochete nella Sclerosi Multipla.
- Helicobacter nelle neoplasie gastriche.
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Il Pleomorfismo Batterico afferma che:

Nel siero di tutti i viventi è stata accertata
la presenza di microrganismi di origine vegetale.

La più piccola unità vivente non è la cellula ma il
colloide. (Particelle inferiori a 0.2 nanometri,
invisibili al normale microscopio ottico).

Una specie microbica dà luogo a svariate forme e
stadi di sviluppo in base all’ambiente.
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Ed inoltre:
 I microrganismi sono da sempre nelle cellule.
 Li ospitiamo anche se siamo sani.
 Questi organismi possono trasformarsi dagli stadi
inferiori ultramicroscopici, non patogeni, agli
stadi superiori, patogeni, cioè funghi e\o batteri.
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Pleomorfismo Batterico
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Gunther Enderlein, nato a Lipsia nel 1872,
conseguì la laurea in scienze naturali ad indirizzo zoologico.
Trascorse gran parte della vita a Berlino dove divenne Direttore
del Museo zoologico. Scrisse e pubblicò tra articoli, testi e
pubblicazioni, più di 500 opere imperniate sui temi della simbiosi e
del pleomorfismo.
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Pleomorfismo Batterico
 La simbiosi è la convivenza tra due
organismi appartenenti a specie, generi e regni
differenti.
 Il pleomorfismo o polimorfismo è la presenza
d'individui di forma o di aspetto diverso in seno
ad una stessa specie.
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Pleomorfismo Batterico
Nel 1916, analizzando sieri di malati di tifo con
microscopio in campo oscuro, Enderlein si accorse che
nel sangue c'era un microrganismo di origine vegetale,
da lui denominato Endobionte, che nella serie evolutiva
poteva diventare apatogeno con forme che chiamò
Protiti e Condriti.
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PROTITI
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Pleomorfismo Batterico
I Protiti, a seguito di varie concause quali ad esempio
contatto con inquinanti atmosferici, conservanti e
coloranti, concimi artificiali, eccesso di farmaci,
alimentazione ricca di zuccheri e proteine, per Enderlein
potevano evolversi in forme patogene quale virus, batteri
e funghi. Denominò Ciclogenia questa ipotesi.
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Pleomorfismo Batterico
Una riflessione: la logica conseguenza di tutto ciò
potrebbe farci pensare che: se batteri saprofiti, batteri
patogeni, virus e funghi fanno parte della stessa famiglia
che si è evoluta nel nostro corpo, perché “ucciderli” con
antibiotici e chemioterapici e non cercare altre strategie
biologiche?
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Pleomorfismo Batterico
Enderlein pensò possibile fare regredire le forme
patogene in forme apatogene con l'ausilio di
microrganismi omeopatizzati, quindi con una terapia che
non mirasse solo alla soppressione dei microrganismi
nocivi per l'organismo malato, come fanno ad esempio
gli antibiotici.
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Pleomorfismo Batterico
La strategia terapeutica quindi mira, tramite un processo
di coniugazione con i rimedi derivati da microrganismi
simbionti omeopatizzati, a degradare virus, batteri e
funghi, riconducendoli alle loro forme originarie innocue,
che possono essere escrete dall’organismo.
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Pleomorfismo Batterico
I vantaggi di questa terapia sono innegabili:
1- non si uccidono i batteri saprofiti e l'intestino
funziona meglio, facendoci mantenere il nostro
naturale equilibrio.
2- possiamo curare guarire anche malattie virali e
fungine che in ogni caso con gli antibiotici ed i
chemioterapici di sintesi non riusciremmo a
debellare.
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Pleomorfismo Batterico
Gunther Enderlein 1872/1968
Senza alcun dubbio, il pleomorfismo (o polimorfismo)
dei batteri ha rappresentato per diversi decenni una
scoperta estremamente controversa
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Pleomorfismo Batterico
Enderlein ha coniato questo termine sulla base di
immagini ottenute con l’utilizzo del microscopio a campo
scuro che hanno rivelato come batteri e funghi si
possano presentare sotto forme molto diverse tra loro.
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Nonostante ciò, soprattutto negli ultimi dieci anni,
ricerche clinico-microbiologiche hanno dimostrato
sempre più spesso come il pleomorfismo batterico
rappresenti un aspetto importante per la diagnosi e
la terapia di molte malattie croniche.
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Questi studi mostrano inoltre che il pleomorfismo
segue caratteristiche fisse, come ad esempio lo
sviluppo ciclico dei batteri; tali caratteristiche erano
già state descritte da Enderlein nelle sue più
importanti opere “Bakterienzyklogenie” (“ciclogenia
batterica”) e “Akmon”.
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Enderlein trasse lo spunto iniziale per la sua ricerca da
una osservazione di Antoine Bechamp, chimico e
farmacista francese del diciannovesimo secolo,
secondo il quale in specifiche condizioni alcuni
microrganismi possono presentarsi in forme e stadi di
sviluppo diversi, dal più semplice al più evoluto, tipico
di batteri e funghi.
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Bechamp,1816/1908
Accerta la presenza in tutte le cellule animali
di corpuscoli proteici (MICROZIMI) che:

sopravvivono alla morte dell’organismo.

possono trasformarsi in microrganismi causando
putrefazione e fermentazione.
Si pensa che questi microzimi siano parte indistruttibile
di ogni essere vivente, dagli uomini agli animali ed alle piante,
e che costituiscano la transizione tra la materia
vivente e quella non vivente.
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In seguito ad alcuni stimoli specifici o patogeni, i microzimi
possono diventare batteri con proprietà tali da promuovere
processi di putrefazione e fermentazione. Perciò, secondo
questa teoria l’origine delle malattie risiederebbe in primo
luogo all’interno del corpo.
In seguito Enderlein chiamò “PROTITI” le suddette particelle
proteiche da cui si sviluppano i microbi attraverso un ciclo di
sviluppo specie-specifico.
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Inoltre, secondo la sua teoria, i microrganismi, patogeni e non,
seguono un processo di sviluppo chiamato “CICLOGENIA”:
la ciclogenia è costituita da diversi stadi di crescita (valenze), a
partire da organismi talmente piccoli da essere al di sotto del
limite di risoluzione di un microscopio, ossia gli organismi
appartenenti al regno dei virus, passando attraverso le fasi a
più alta valenza di cocchi e batteri a bastoncello, fino alla fase
“culminante” dei funghi.
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CICLOGENIA
CICLOGENIA
FASE VIRULENTA
THECIT
BATTERIO
FUNGO
MYCHIT
CONDRITE
FASE NON VIRULENTA
SPERMITE
SYMPROTITE
PROTITE
FILUM
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©Dott.ssa Paola Furgani
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Secondo “la legge anatartica” formulata da Enderlein,
l’aumento di valenza dei microrganismi dipende
dall’ambiente presente in sangue e tessuti (terreno), la
cui caratteristica più importante è il valore del pH.
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quindi il Pleomorfismo dipende da una
alterazione del terreno!

In ambiente acido si sviluppano forme ad alta
valenza, patogene.

Una volta attivato il ciclo tende ad autoalimentarsi
producendo acidi.

Le proteine sono la riserva
energetica dell’endobionte.
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Più recentemente, vari studi hanno cercato di dare una risposta
definitiva all’ipotesi di Enderlein:
Christopher Gerner, assistente al Tumor Research Center di
Vienna, ha provato a caratterizzare biochimicamente il protite.
I risultati della sua ricerca sono stati pubblicati in
“Curriculum Oncologicum”, 1997.
Gerner per iniziare i suoi studi ha utilizzato 10 ml di sangue
venoso prelevati da un paziente a digiuno. Per distruggere gli
eritrociti, si sono aggiunti 4 ml di acqua distillata a 2 ml di
sangue, agitando accuratamente.
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L’emolisato così ottenuto è stato incubato per 3 giorni a 37°C,
mentre i rimanenti 8 ml di sangue sono stati lasciati a
temperatura ambiente. In seguito si sono centrifugati i campioni
ed 1 ml di emolisato è stato mescolato ad 1 ml di sangue; la
miscela così ottenuta è stata filtrata e nuovamente incubata a
37°C. Utilizzando un microscopio a campo scuro, Gerner ha
così identificato minuscole particelle che ha classificato come
identiche ai protiti osservati da Enderlein…….
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…..in seguito queste particelle sono state purificate e
sottoposte ad una analisi biochimica; Gerner ha così
ipotizzato che la globina, un prodotto di degradazione degli
eritrociti, sarebbe il costituente principale dei protiti. Questa
scoperta è stata comunque criticata e disputata dal momento
che per alcuni scienziati questi prodotti di degradazione degli
eritrociti non sarebbero altro che corpuscoli già noti da tempo
come “corpi di Heinz”.
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I corpi di Heinz sono inclusioni intraeritrocitarie derivanti dalla
precipitazione di Hb denaturata da agenti ossidanti.
Nel sangue i valori normali: assenti; presenti <30 % dopo test di
provocazione.
Significato aumento valori:
La loro presenza può essere dovuta a Hb instabili, deficit
enzimatico del ciclo dei pentosi, deficit del sistema ox-red del
glutatione, Hb H (Barts), postsplenectomia, farmaci ossidanti
quali fenilidrazina, idrossilamina, nitrofurantoina, solfoni, acido
amminosalicilico, fenacetina
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Queste particelle probabilmente non corrispondono però
completamente ai protiti descritti da Enderlein come stadio
primordiale dei microbi; questo, sia poiché vi è la possibilità che
queste particelle si siano formate in seguito all’incubazione
dell’emolisato, sia perché Gerner non ha mai dimostrato lo
sviluppo di microbi a partire dalle particelle che aveva
osservato al microscopio a campo scuro.
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Altre considerazioni:
Ricordiamo i concetti di “alta” e “bassa” valenza. (Enderlein)
In accordo con le conoscenze attuali, Gerner, possiamo dire
che le forme a bassa valenza non mostrano il proprio DNA:
rappresentano forse parti di un futuro DNA.
La variazione di pH e di terreno favoriscono la
“copulazione” di queste piccole forme che interagendo vanno
a costituire vere e proprie eliche desossiribonucleiche..
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Le moderne teorie microbiologiche ipotizzano piuttosto che le
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strutture denominate da Enderlein protiti siano “NANOBATTERI”.
I nanobatteri sono stati scoperti circa dieci anni fa da Fin Olavi
Kajander, dell’Università di Kuopio.
Questi organismi, che possono crescere sia all’interno che
all’esterno delle cellule di mammifero, sono piccoli come virus
(hanno un diametro di circa 0,2-0,3 micron), sono caratterizzati
da un’alta termostabilità, essendo in grado di resistere a
temperature di 90°C per un’ora.
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Pertanto, alla luce di questa teoria i protiti osservati con
microscopio a campo scuro rappresenterebbero probabilmente
agglomerati di nanobatteri derivati dai mitocondri.
La cellula primordiale, osservata mediante microscopia in campo
oscuro fu chiamata da Enderlein “MYCHIT”; presenta forma
sferica con un nucleo (“MYCH”) totalmente, o quasi, posizionato
contro la parete della membrana.
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Producono apatite, uno dei principali costituenti delle ossa, e
dal punto di vista genetico possono essere classificati come
proteobatteri.
Inoltre sarebbero proprio questi batteri endobionti ad aver dato
origine molto tempo fa ai mitocondri delle cellule.
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Altre particelle entrate improvvisamente nel novero delle
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scoperte scientifiche sono i PRIONI:
Nel 1982 Stanley Prusiner definì per primo, dal punto di
vista patologico, i PRIONI, ovvero particelle con
caratteristiche inedite di composizione proteica.
PR per proteina, I per infettiva e ONE per particella).
La sua struttura ultramicroscopica è diversa da quella dei virus
e pertanto non può essere considerato né un virus né un
viroide (cioè una struttura dotata di acido nucleico), né tanto
meno un fungo, un batterio od un parassita.
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Secondo la nuova nomenclatura microbiologica, strutture quali i
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Protiti potrebbero appartenere alle
FORME BATTERICHE PRIVE DI PARETE CELLULARE (CWD).
Negli ultimi anni, questi organismi sono stati intensamente studiati
dalla microbiologia tradizionale, ad esempio per lo studio della
BORRELIOSI CRONICA (MALATTIA DI LYME) dove se ne è
evidenziata la presenza.
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Questi organismi, una volta staccatisi dal batterio
Borrelia, prendono il nome di “BLEB”; possono essere di
dimensioni molto diverse tra loro e sono stati individuati
anche per altri tipi di batteri patogeni.
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I batteri privi di parete cellulare sono caratterizzati da
una membrana estremamente sottile (rispetto a quella
dei batteri gram positivi) che permette il passaggio di
molecole piccole come gli antibiotici; al contrario, la
membrana esterna e quella citoplasmatica sono in
grado di regolare la permeabilità della cellula.
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La membrana esterna forma una barriera contro gli
antibiotici betalattamici che si legano sia alle
proteine che legano la penicillina (penicillin-binding
proteins, PBP) che alle betalattamasi della
membrana esterna.
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I target (bersagli) di tutti gli altri antibiotici sono
invece all’interno della membrana citoplasmatica.
I batteri possono quindi acquisire resistenza a
questi agenti impedendone l’accumulo all’interno
della membrana citoplasmatica.
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I malati cronici, specialmente i pazienti affetti da
neuroborreliosi che mostrano sintomi clinici senza
alcun aumento del titolo degli anticorpi nel sangue,
costituiscono casi in cui è molto complesso
individuare la corretta terapia. È quindi opinione
comune che in questi casi la terapia antibiotica
non abbia alcun senso.
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Inoltre in laboratorio sono stati eseguiti esperimenti che
dimostrano che il batterio Borrelia, se incubato con liquido
spinale, muta in un Mychit (cellula primordiale secondo
Enderlein) privo di parete in un periodo di tempo compreso
tra 1 e 24 ore. Continuando però a coltivare i Mychit in un
terreno di coltura normale, questi ritornano alla “normale”
forma di Borrelia in 9-17 giorni (Brorson & Brorson, 1998).
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Ed inoltre:
Le forme di Borrelia prive di parete cellulare possono rimanere
nell’organismo per lunghi periodi di tempo. Il titolo anticorpale
che dipende dalla presenza della parete cellulare, scompare
con la formazione dei Mychit in seguito, ad esempio, alla
somministrazione di antibiotici. Nel momento in cui i Mychit
tornano al normale stato di batteri, il corrispondente titolo
anticorpale riappare (Mursic et al., Infection 24, 1996).
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Ricapitolando le fonti bibliografiche:
- JENSEN 1999, MATTMAN 2001:
hanno dimostrato la variabilità dei
microrganismi in condizione di stress
nutrizionale.
- BRORSON O, BRORSON SH 1998:
Borrelie incubate in laboratorio con
liquor diventano forme senza parete.
Ricoltivate in terreno ritornano allo stato
di Borrelie in 10 giorni.
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Ricapitolando:
Il Prof. Gunther Enderlein ha condotto i suoi studi morfologici circa
un secolo fa. Oltre alle tecniche di microscopia e alle procedure
utilizzate per la coltivazione di microrganismi in laboratorio, non
esistevano altri strumenti in alcun modo paragonabili a quelli che
oggi ci permettono di condurre una ricerca tecnicamente
avanzata, anche se già a quell’epoca i microscopi a campo scuro
facevano parte dell’equipaggiamento standard di tutti i laboratori
più grandi.
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Solamente in seguito alle importanti ricerche dei biofisici
britannici Francis Crick, Maurice Wilkins e Rosalind Franklin,
così come del biochimico americano James Watson, che
nella prima metà del secolo scorso scoprì la struttura
generale del DNA, divenne possibile analizzare le
correlazioni genetiche a livello molecolare.
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come già detto il maggiore risultato della ricerca di
Enderlein è stata la scoperta di microrganismi, da lui definiti
“ENDOBIONTI”, che vivono in simbiosi nel corpo di uomini e
animali. Enderlein era conscio del fatto che la definizione
“endobionte” potesse rappresentare solamente un termine
per indicare una grande varietà di microrganismi molto
diversi fra loro…………
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Anche grazie all’utilizzo di moderne tecniche di biologia
molecolare, la teoria dell’endobionte ha trovato negli
ultimi 20 anni nuove conferme. Il termine più attuale
per indicare la teoria di Enderlein è quello di “teoria
dell’endosimbiosi seriale” (SET), coniato dal Prof.
Max Taylor della “University of British Columbia” a
Vancouver, Canada.
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La teoria dell’endosimbiosi seriale sostiene che gli organismi
unicellulari, le piante, i funghi, gli animali e l’uomo sono
prodotti della simbiogenesi (la formazione di nuovi organi e
organismi dalla fusione simbiotica) di più forme di vita.
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Il numero di organismi che possono essere coinvolti in un unico
evento di simbiogenesi è compreso tra due e quattro; la
necessità di almeno due forme di vita per dar luogo ad un
processo di simbiogenesi è stata dimostrata da numerose
ricerche in campo genetico.
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A supporto di questa teoria, Hugo Schanderl già nel 1950 riuscì
a coltivare in laboratorio batteri simbiotici a partire dai mitocondri.
Oggigiorno in laboratorio è possibile dimostrare l’esistenza nelle
cellule del corpo umano di un gran numero di altri endobionti
oltre a quelli menzionati precedentemente.
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Questi organismi sono presenti soprattutto come forme prive di
parete cellulare (“CELL WALL DEFICIENT FORMS”, CWD), e
non possono essere visualizzati con tecniche di analisi di routine.
È stupefacente comunque il dato che circa il 30% della
popolazione sana sia risultata portatrice di diversi tipi di bacilli
endobionti a livello degli eritrociti.
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In particolare, uno studio pubblicato in Canada ha dimostrato la
presenza di materiale genetico proveniente da batteri
Pseudomonas negli eritrociti di donatori sani.
(Richard McLaughlin “Naturally-occurring Pleomorphic
Microorganisms in Human Blood” pubblicato in “Pleomorphic
Microbes in Health and Disease”, Holger N.I.S., Inc., 1999).
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Richard W. McLaughlin
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osservò con la microscopia in campo oscuro la presenza di
microrganismi pleomorfi nel sangue di tutti i soggetti sani ed
inoltre osservò che il 30% della popolazione umana sana risulta
portatrice di diversi tipi di bacilli (cellule CWD, endobionti?) a
livello degli eritrociti ed è dimostrata la presenza di materiale
genetico proveniente da Pseudomonas negli eritrociti di
soggetti sani”
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Già un secolo fa Enderlein era stato in grado di osservare nel
sangue forme CWD utilizzando un microscopio a campo scuro.
Il fenomeno della simbiogenesi non può essere catalogato
come un evento statico e ormai completato, dal momento che
questo processo continua tuttora in maniera estremamente
dinamica tramite un continuo scambio di DNA e RNA tra i
microrganismi e il corpo umano.
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Specialmente oggi, nell’era della globalizzazione, sempre più
persone sono infatti molto spesso in contatto con nuovi
microrganismi con i quali avviene un intenso scambio di
materiale genetico. Numerosi fattori determinano se ed in quale
misura il materiale genetico proveniente dai batteri possa
integrarsi nel genoma umano: la tipologia di ambiente in cui vive
l’ospite, la pressione infettiva dei microbi ecc
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Oltre alle forme non patogene di batteri endobionti che
convivono pacificamente con il proprio ospite favorendo il
benessere di entrambi, esiste anche una grande varietà di
microbi patogeni presenti come forme prive di parete cellulare
che si originano in seguito a cambiamenti a livello di sangue e
dei tessuti.
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È possibile inoltre trovare un’accurata descrizione delle
CWD patogene ed apatogene e della loro importanza nel
testo di Lida Holmes Mattman “Cell-Wall Deficient Forms
– Stealth Pathogens” 2001).
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La visione di Enderlein della relazione tra batteri e funghi
Oltre al già descritto pleomorfismo batterico, un’altra
caratteristica specifica della teoria di Enderlein è la relazione
tra batteri e funghi.
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Secondo Enderlein, i colloidi dei funghi appartenenti ai ceppi
Mucor racemosus e Aspergillus niger, che rappresentano lo
stadio di transizione verso forme superiori, hanno vissuto
nell’uomo e in tutti i mammiferi per milioni di anni. Questi funghi
sono presenti in organismi sani in forme primitive che hanno
un’importante funzione nella regolazione del metabolismo.
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Secondo Enderlein, a causa di diversi fattori quali un’infezione,
una dieta scorretta, un ambiente di vita inusuale, la depressione,
l’età ecc….le forme primitive di questi funghi possono passare a
stadi superiori, divenendo parassitarie. L’infestazione ad opera
della fase parassitaria può essere individuata nel sangue
mediante microscopia in campo scuro.
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Così si può determinare la valenza dei parassiti. In oltre 40 anni
di intensa ricerca, Enderlein ha osservato i cambiamenti dei
parassiti nelle diverse forme così come il loro ciclo di sviluppo.
Solo quando fu in grado di presentare le basi biologiche e
biogenetiche di questi parassiti, fu in grado di sviluppare
contromisure terapeutiche.
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Si è arrivati così al concetto di “isopatia” secondo il quale le forme
ad alta valenza vengono ricondotte a bassa valenza attraverso gli
appropriati rimedi e lasciano quindi l’organismo attraverso gli
organi emuntori.
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Nel 1916, infatti, come abbiamo già visto, Enderlein scoprì che
le forme organiche microscopiche primitive preparate in un
rimedio, in associazione ad una modificazione del terreno
biologico di un organismo ospite, potevano indurre le forme ad
alta valenza a tornare alla loro condizione originale a bassa
valenza (ciclogenia), determinando quindi la guarigione
dell’ospite.
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Egli evidenziò che quando le piccole forme mobili
viventi dei batteri, che chiamò Spermiti, scambiavano il
materiale genetico con forme a sviluppo più elevato,
queste divenivano improvvisamente invisibili, in quanto
si degradavano alla loro forma primitiva a bassa
valenza.
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In base a questa nozione, da colture fungine sono stati sviluppati
i rimedi isopatici. Gli studi hanno dimostrato che quando questi
rimedi isopatici vengono a contatto con masse microbiche ad alta
valenza, queste ultime tornano alla loro forma a bassa valenza e,
in seguito, abbandonano l’organismo ospite attraverso gli organi
emuntori.
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Mentre l’Aspergillus è osservabile nel suo stadio patogenico
solamente nella tubercolosi e nelle malattie paratubercolari, il
Mucor, il vero endobionte, è molto più frequentemente coinvolto
nello sviluppo di patologie. Non esistono organismi a sangue
caldo che non abbiano acquisito questo endobionte dalla
placenta e che non posseggano la sua forma primitiva all’interno
delle cellule e nei fluidi corporei.
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Secondo Enderlein, all’interno dell’organismo questo parassita
può mutare attraverso diversi stadi di sviluppo e infiltrare tessuti
e organi in varia misura, causando ad esempio la stasi della
circolazione dei fluidi corporali che a sua volta può originare
diversi tipi di disfunzioni.
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Un leggero danno a livello di un tessuto o di un organo porta ad
un aumento di valenza dell’endobionte, processo che a sua volta
può debilitare ulteriormente l’organismo malato. Questa
situazione spiega le diverse forme sotto cui negli uomini e negli
animali si possono presentare le malattie.
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Secondo Enderlein, l’endobionte si sviluppa attraverso tre fasi
fondamentali: colloide, batterio e fungo, considerati fino ad
oggi come organismi indipendenti ed immutabili.
Enderlein ha dimostrato questa teoria e ha proposto l’ipotesi
secondo cui i diversi stadi di sviluppo costituiscono un unico
ciclo che origina da un’identica, non strutturata, immobile
particella proteica (colloide) contenuta all’interno della cellula.
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Questi nuovi organismi possono a loro volta replicarsi, formare
un numero infinito di forme differenti fra loro, aumentare la
propria grandezza e svilupparsi infine in batteri nel momento in
cui si ha una variazione dell’ambiente circostante (nell’uomo,
ad esempio, in seguito ad una dieta costituita essenzialmente
da proteine e grassi animali).
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Secondo Enderlein, le forme superiori possono regredire a
stadi inferiori quando le condritine (forme di sviluppo inferiori
apatogene) presenti nei rispettivi medicinali isopatici si
coniugano con le forme ad alta valenza. I prodotti di
degradazione formati durante questo processo devono essere
escreti dal corpo. In caso sia in corso una malattia, la mancata
eliminazione di questi prodotti di degradazione potrebbe
portare alla ricomparsa di forme superiori.
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Importanza del pH tissutale
Enderlein intuisce inoltre che per l’instaurarsi della patologia un
fattore particolarmente importante è l’ACIDIFICAZIONE del
tessuto.
Studia allora le possibili cause della ACIDIFICAZIONE.
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Importanza del pH tissutale
In ambiente acido si sviluppano forme patogene.
Una volta attivato il ciclo si autoalimenta.
MUCOR
produce acido lattico.
ASPERGILLUS
produce acido citrico.
PENICILLIUM
produce acido penicillico
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Importanza del pH tissutale
Enderlein intuisce che per l’instaurarsi della patologia il
fattore importante è l’ACIDIFICAZIONE del tessuto.
Studia allora le possibili cause della
ACIDIFICAZIONE:
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Acidosi / Cause Dietetico-alimentari:
 Alimenti acidificanti:
Proteine animali, cereali raffinati, zuccheri, olii e
grassi denaturati, caffè, alcool…
 Alimenti basificanti:
Verdure, olive, soia, patate, cereali integrali e proteine
vegetali…
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Acidosi
Si può avere anche per:

deficit dei sistemi tampone.

patologie epatiche, diabete, alterata funzionalità
renale, polmonare.

stress o esercizio fisico forzato oppure vita
eccessivamente sedentaria.

uso esagerato di alcuni farmaci FANS.
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CICLOGENIA
 La più piccola unità vivente sono i colloidi.
 I colloidi sono apatogeni nei loro stadi primitivi.
 Errate abitudini alimentari portano a fare del
colloide un parassita e quindi a generare malattia.
 I colloidi possono ritornare alla loro primitiva forma
apatogena.
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Il concetto nuovo di CICLOGENIA si riferisce alla
possibilità che le forme derivanti dalla
aggregazione, chiamate ad “alta valenza”, che
Enderlein ha individuato come patogene, possano
regredire in forme “a bassa valenza” non patogene!
 Per far questo abbiamo varie metodiche
terapeutiche a disposizione, Enderlein suggerì
quella isopatica come più efficace.
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CICLOGENIA
FASE VIRULENTA
THECIT
BATTERIO
FUNGO
MYCHIT
CONDRITE
FASE NON VIRULENTA
SPERMITE
SYMPROTITE
PROTITE
FILUM
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Uno sguardo ad alcuni dei cicli più studiati da Enderlein:
.
MUCOR RACEMOSUS
ASPERGILLUS NIGER
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93
CICLOGENIA DEL MUCOR RACEMOSUS
(Leptotrichia buccalis)
Penicillium
notatum
Batterio
Tecite
Mucor
racemosus
pH
Micite =
Cellula
primordiale
Condrite
Cristallizzazione
8 (oit)
Fase non
virulenta
Spermite
Simprotite
Filum
uno studio
Protite
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CICLOGENIA DELL’ASPERGILLUS NIGER
Mycobact.
Tbc
Aspergillus niger
Batterio
Sclerothrix tub.
Fase intracellulare “Virus”
8 (oit)
Gonidie =
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coniugazione
94
FASI APATOGENE E PATOGENE DEL SIMBIONTE:
Ad ogni ciclo del SIMBIONTE possiamo quindi dire che
corrispondono fasi piccolissime apatogene dalle quali
possono svilupparsi fasi patogene di dimensioni
maggiori coincidenti in molti casi con batteri, funghi, etc.
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Riassumendo i concetti base:
Malattia: disturbo della simbiosi
con aumento delle forme ad alta valenza.
Per riequilibrare la simbiosi è necessario:
ritornare alle forme a bassa valenza
degradando le forme patogene……..
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QUALI PATOLOGIE TRATTARE CON GLI ISOTERAPICI:
 DISBIOSI INTESTINALI
 INFEZIONI ACUTE
 INFEZIONI CRONICHE O RECIDIVANTI
 MALATTIE CIRCOLATORIE / METABOLICHE
 MALATTIE DEL SISTEMA IMMUNITARIO

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REGOLE PRINCIPALI DELLA TERAPIA SANUM
SECONDO IL PROF. ENDERLEIN
• attivare tutte le possibilità escretive, quali:
intestino, respiro, cute.
• provocare una reazione, cioè terapia stimolante con preparati
batterici secondo lo stato di salute del paziente.
• aspettare la reazione (riduzione dei sintomi?).

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• non aumentare la potenza o il dosaggio fintanto che quelli in
uso continuano ad essere efficaci. I dosaggi non necessari
causano un’aumentata produzione di prodotti tossici di scarto.
• lasciare che l’organismo abbia tempo di reagire, soprattutto
nelle malattie croniche.
• se i sintomi iniziano a scomparire, estendere gli intervalli della
terapia.
• ripetere molte volte la terapia, se necessario.

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BLOCCHI DELLA TERAPIA
Come per per altre modelli terapeutici, anche con SANUM si
possono verificare blocchi nell’evoluzione degli effetti
terapeutici che creano una situazione in cui nulla sembra
funzionare. I blocchi della terapia sono in genere espressione
del sistema neuro vegetativo e, di conseguenza, di tutti i tessuti
regolati da questo sistema. Gli effetti dei rimedi biologici eD i
processi di guarigione vengono in tal modo alterai o interrotti.

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Principali blocchi terapeutici nella pratica clinica:
1.Blocchi della colonna vertebrale: (blocco fisico causato da
malposizione di una vertebra)
Terapia: chiropratica, agopuntura e altri metodi di correzione
2. Blocchi “energetici”: (segnali possono esseremani, piedi, ventre
e natiche freddi)
Terapia: neuralterapia, agopuntura, massaggi, energetica
psicosomatica e altre terapie…..)

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3. Blocchi causati da medicina convenzionale: (vaccini, farmaci,
chemioterapia, ormoni, ecc.)
Terapia: SANUKEHL, nosodi contro la causa specifica (una
causa importante per esempio è il cortisone. Trattare con
SANUKEHL Pseu)

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4. Blocchi causati da metalli tossici: (acqua inquinata da piombo
o altri metalli, monili e gioielli, amalgame per otturazioni, ecc.)
Terapia: escrezione mediante protocollo detossificante per
metalli pesanti
5. Blocchi causati da problemi sottostanti: (cicatrici, tonsillite,
seni paranasali, noduli, ecc.)
Terapia: neuralterapia o altri metodi

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6. Blocchi causati dai denti: (amalgame o altri metalli, compreso
l’oro, canali radicolari e denti devitalizzati).
Terapia: rettifica di tutti i problemi dentali (risanamento
dentale):
- rimozione delle amalgame.
- sostituzione con materiale ceramico
- rimozione dei denti devitalizzati e trattati nelle radici
7. Blocchi causati da fattori psicologici:
Esempio di terapia: modelli terapeutici psicoterapici.

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©Dott.ssa Paola Furgani
CASO CLINICO 1

Donna di 19 anni
 Sei mesi prima candida vaginale trattata con Diflucan
ed ovuli
 Da allora prurito e bruciore vaginale
 Attualmente tampone vaginale negativo
 Meteorismo intestinale, alvo tendenzialmente stitico
 Intolleranza a latticini e vino
 Otturazioni in amalgama: 4
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105
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CASO CLINICO 1
TERAPIA I FASE (primi 30-40 giorni)
 Dieta ipoproteica e basificante
 Bicarbonati
 Ripristino funzionalità intestinale
 Dieta e terapia disbiosi intestinale
 Exmykehl supp. 3/sett. prima per via rettale poi
vaginale
 Lavande con bicarbonato
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106
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CASO CLINICO 1
TERAPIA II FASE (successivi 2 mesi)
 Proseguire dieta modificata, basificazione,
drenaggio…
 Simbiosi di base alternata con cura disbiosi
 Citrokehl 20 gocce 2/dì
 Exmykehl supp. 2/sett.
Introdurre
 Utilin e Recarcin caps. 1/sett.
 Sanukehl Cand e Coli opp. Salm 1/dì a giorni alterni
 RISANARE LE AMALGAME + Zinco ev. Selenio
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CASO CLINICO 2

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Donna di 45 anni
 ARTRITE REUMATOIDE da 8 anni in terapia con
Clorochina, Metotrexate e FANS
 Si presenta all’osservazione con tumefazione ai polsi
dx >sn, dolore, limitazione funzionale e senso di
calore
 Operata a 35 anni di deviazione bilio-pancreatica per
obesità
 Alvo 3-4/dì con feci molli-diarroiche
 Denti: numerose cure canalari. Alcuni denti risultano
positivi ai test energetici
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©Dott.ssa Paola Furgani
CASO CLINICO 2
TERAPIA I FASE (primi 30-40 giorni)
 Dieta ipoproteica e basificante
 Sanuvis 30 gocce/dì e Citrokehl 30 gocce/dì
 Drenaggio mesenchimale e degli emuntori in deficit
 Disinfezione intestinale (es. Clorofilla o Veratrum
Homaccord)
 Bicarbonati appena diminuisce la diarrea
 Antinfiammatori omeopatici o fitoterapici o EFA
 Notakehl 2/dì per 10 giorni poi
 Dieta e terapia disbiosi intestinale
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©Dott.ssa Paola Furgani
TERAPIA II FASE (successivi mesi)
 Proseguire dieta modificata, basificazione, drenaggio…
 Simbiosi di base alternata con cura disbiosi o Notakehl
 Citrokehl 20 gocce 2/dì
 Antinfiammatori omeopatici o fitoterapici o EFA
Introdurre
 Utilin, Latensin, Utilin S caps. 1/sett.
 Sanukehl Acne e/o Brucel o Coli o Salm o Myc 1/dì a giorni
alterni
 TRATTAMENTO FERITE E FOCI Arokehlan A 1/dì +
NOSODI specifici 1/sett.
es. Bacterium Coli o Salmonella Typhi o Paratyphi o
Tonsillitis Nosode o Polyarthritis Nosode Injeel o nosodi dentali
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