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Diapositiva 1 - Facoltà di Scienze Politiche
Università Scienze Politiche Cagliari Sociologia Ambiente e Territorio Benedetto Meloni [email protected] Benedetto Meloni Dimensione territoriale e progetto Ragionamenti di scenario cos’è un territorio come sistema locale Tre diversi livelli di analisi del sistema territoriale (A. Pichierri): Dal macro al micro: • dal livello sociografico • alle specificità territoriali • a quello degli attori Benedetto Meloni Dimensione territoriale e progetto Ragionamenti di scenario Cos’è un territorio come sistema locale Tre diversi livelli di analisi del sistema territoriale (A. Pichierri): Un livello sociografico (livello atlantizzabile) delimitato da confini e separato rispetto a un sistema più vasto, sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista storico: sistemi naturali, confini fisici, ambientali, popolazioni, regioni storiche, confini amministrativi. Questo livello caratterizzato dai confini esiste anche perché spesso, ma non sempre, oggetto di politiche e interventi:Regioni, Provincie, Comunità Montane, Gal, ATO, Comuni Benedetto Meloni Dimensione territoriale e progetto Ragionamenti di scenario Un secondo livello di sistema territoriale è dato dall’esistenza di fattori originari: le lunghe durate, le forme economiche e sociali specificità, economiche, culturali (per es. sistemi agrari: cascina latifondo; sistemi urbani: città barocche, medioevali; agroalimentari…. identità collettive: “sistema locale per sé”, che si caratterizza per appartenenza consapevole, in qualche maniera riconosciuta anche all’esterno. Nel pensare lo sviluppo bisognerebbe prestare attenzione a questa dimensione frutto di lunghe tradizioni, quali le regioni storiche della Sardegna, che per lungo tempo hanno costituito unità territoriali contraddistinte da economia, cultura: il territorio come oggetto di sviluppo. Benedetto Meloni Dimensione territoriale e progetto Ragionamenti di scenario Le specificità sono frutto di un lungo processo di adattamento umano a un determinato territorio: gli uomini costruiscono paesaggi, beni architettonici, ma selezionano anche specie animali e vegetali uniche, le uniche possibili, non intercambiabili. Vantaggi comparati: i beni specifici ambientali, artistici, agro-alimentari di cui godono i territori costituiscono risorse per lo sviluppo perché essendo beni non riproducibili permettono di difendersi dalla concorrenza; esiste un rapporto tra specificità e innovazione. NB: tutti i territori presentano specificità, tuttavia risorse e saperi spesso si presentano in maniera dispersa, sono poco conosciuti e non valorizzati: vs integrazione Benedetto Meloni Dimensione territoriale e progetto Ragionamenti di scenario I progetti di sviluppo locale non si pongono mai dall’esterno, ma devono fare emergere il per sé di quelle regioni in termini di identità territoriale. In questo senso è possibile affermare che le esperienze progettuali servono a rafforzare il “per sé dei luoghi”, sia verso l’interno che verso l’esterno La giusta conoscenza e messa in valore del luogo per sé è la precondizione di un progetto locale: in questo senso, la scuola di De Matteis ha utilizzato il concetto di capitale sociale territoriale, in un’accezione che tende a connettere le specificità territoriali, ambientali, economiche, sociali e culturali. Il carattere antropizzato dei luoghi è fonte di identificazione di piccole e grandi differenze che possono pesare sulle dinamiche dello sviluppo, come forme di ancoraggio a risorse specifiche (C. Donolo) Benedetto Meloni Dimensione territoriale e progetto Ragionamenti di scenario Esiste poi un terzo livello che ha a che fare con gli attori e le relazioni sociali: il territorio si pone come soggetto di sviluppo, come attore collettivo, come complessa interazione fra attori: diventa un sistema locale. Non è solo un territorio geograficamente definito, con una sua identità e le sue specificità, ma anche un amalgama territoriale di economia e società che mette in rete specificità e soggetti, che in tempi successivi evoca, cerca e si afferma con una sua rappresentanza politica (governance). Ossia un percorso di auto-costituzione come soggetto e attore unitario, strutturato socialmente, effettivamente abilitato a decisioni e capace di strategie. In questo senso si indirizzano le azioni di distretto, di Gal. Il territorio diventa sistema locale attraverso un’attenta costruzione di processi di integrazione di soggetti pubblici e privati Benedetto Meloni Dimensione territoriale e sviluppo locale L’assunzione del territorio come oggetto e soggetto di sviluppo fa emergere la centralità e la specificità delle azioni di sviluppo locale e territoriale: • Si può valorizzare l’ambiente, fare uso intelligente dei beni culturali, valorizzare le produzioni agro-alimentari solo se si migliorano le capacità di coordinamento • Non c’è nessun soggetto privato che da solo possa valorizzare il territorio in questa chiave • Non c’è nessun soggetto pubblico che possa farlo da solo • Se agissero come singoli potrebbe essere persino inutile • L’integrazione progettuale e lo stare in rete costituisce la precondizione per uno sviluppo locale durevole. Benedetto Meloni Dimensione territoriale e sviluppo locale Lo sviluppo come paziente, lungo, complesso lavoro necessario per: • Irrobustire l’esistente • Mettere in moto le risorse endogene latenti • a partire dalle specificità che sono un vantaggio comparato perché radicato nella natura e nella storia • Migliorare i processi produttivi • Migliorare l’organizzazione e la messa in rete delle conoscenze e dei soggetti Benedetto Meloni I diversi approcci allo sviluppo L’approccio territoriale non è dato per scontato Cos’è un approccio? Il modo di leggere, di pensare la dimensione locale è centrale in qualsiasi progetto di sviluppo. Pensare il territorio e lo sviluppo non è solo un'operazione di ingegneria economico-sociale, ma assume e genera visioni d’insieme che hanno a che fare con modi specifici di costruzione di rapporti e identità locali e regionali. Esso si presta a usi sociali, politici e culturali assai diversi. NB: pensare lo sviluppo (vedi il caso della scorciatoia dell’industrializzazione in Sardegna) implica la messa in moto della costruzione di un'identità locale collettiva. Benedetto Meloni Gli approcci L’azione progettuale che si voglia rapportare alla dimensione locale dello sviluppo metodologicamente attrezzata deve evitare due approcci, due rischi, che hanno caratterizzato gli interventi fino agli anni ’70, che contraddicono l’assunzione del territorio come articolazione interconnessa dei tre livelli (soprattutto il ruolo del territorio come soggetto di sviluppo): 1. Il localismo autarchico, la mitizzazione della tradizione e delle appartenenze locali come naturalmente (e solo esse) capaci di produrre agire comunitario, solidarietà tra gli individui, regolazione sociale basata sul consenso. L'identità territoriale costituisce in questo caso l'insieme dei caratteri che servono a definire una comunità e i suoi individui in contrapposizione con altre comunità ed altri valori. È un approccio che esalta un localismo autarchico che tende a proteggere un microcosmo in una chiusura difensiva, per la Sardegna su connottu, l’esaltazione della cultura della diversità, della cultura resistenziale; Benedetto Meloni Gli approcci 2. Esaltazione della modernizzazione e dell’intervento dall’esterno come strumento per superare l'arretratezza, considera la tradizione e le appartenenze locali tradizionali un ostacolo allo sviluppo, pensa lo sviluppo come una scorciatoia per superare l’arretratezza Una modernizzazione così intesa è stata essa stessa elemento di freno allo sviluppo perché presume e non dimostra l’incapacità dei territori e dei soggetti. Benedetto Meloni Gli approcci Ciò che accomuna le due rappresentazioni, quella dei nostalgici del tempo che fu e quella dei detrattori del presente, è per quanto riguarda la Sardegna l'uso dello stereotipo del concetto di isolamento, così come il ricorso alle categorie dell’arcaico e dell’immobilismo, nonché all’incapacità dei territori di essere soggetti per spiegare la storia della Sardegna. Perché quest’immagine di società arcaica è andata prendendo piede? Più che rispondere a una realtà di fatto è in qualche maniera il prodotto di un lavoro intenso, organizzato, posto in atto da gruppi intellettuali e dirigenti politici impegnati a sostenere la funzione strategica di questa diversità, sul versante delle rivendicazioni e della gestione delle risorse pubbliche connesse alle politiche della diversità. Benedetto Meloni L’ approccio territorialista Accanto a queste due rappresentazioni, apparentemente contrapposte, in realtà entrambe improntate ad azioni dall’alto molto simili, è andata facendosi strada un'attenzione alla dimensione territoriale intesa come • dimensione materiale, sociale e culturale, • in parte esistente ma in gran parte da costruire. Una dimensione territoriale attenta • alle risorse e alle conoscenze frutto del lento stratificarsi delle relazioni tra popolazione e territorio, • all’integrazione delle risorse, dei saperi e delle conoscenze dispersi da mettere in rete • all'interconnessione sociale: reti sociali, capitale sociale, meccanismi di regolazione non scritti: il sistema locale come attore collettivo. Benedetto Meloni L’ approccio territorialista Filone di indagine e intervento sullo sviluppo locale che, a partire dagli anni Settanta, pone in risalto • la dimensione spaziale e territoriale (quindi locale) come variabile esplicativa dei processi di crescita (le tre Italie, i Distretti di Bagnasco) • l’importanza della configurazione socioculturale endogena ereditata dal passato per spiegare le diverse modalità regionali e locali di ingresso nei percorsi di sviluppo (G. Becattini, G. Bianchi, 1982). • centralità originaria delle economie delle regioni storiche che caratterizzano la realtà italiana e regionale delle “società locali originarie” (Sabel, 1989): specifici modi di produzione, sistemi di relazione (familiari e di parentela), situazione culturale ed ambientale della comunità o di aree omogenee come fattori per la comprensione dei distinti sistemi territoriali e delle capacità locali di adattamento ai mutamenti provenienti dall’esterno. Benedetto Meloni L’ approccio territorialista Le ricerche sulle dinamiche sociali dello sviluppo locale focalizzano l’analisi non solo sulla compresenza in uno stesso territorio di specifiche economie, ma soprattutto sui processi di integrazione e interconnessione sociale, su quella che Becattini ha individuato come “la comunità delle persone”: il sitema è attore sociale collettivo. N.B. Il che significa che l’ economia e la società funzionano perché gli attori sono tra loro interrelati, anche da rapporti fondati sulla conoscenza, l’appartenenza, la condivisione di identità. Ecco perché il corso parla di “tracce di comunità” Benedetto Meloni Fattori sociali delle sviluppo nella progettazione delle azioni di sviluppo locale Se si accetta questo assunto della dimensione sociale dello sviluppo emerge: il ruolo dei fattori non solo economici ma anche del contesto istituzionale, il ruolo del capitale umano e soprattutto la portata del capitale sociale e della fiducia che possono considerarsi le precondizioni immancabili dei progetti di sviluppo locale. Ne deriva che nelle politiche e pratiche di sviluppo locale (Progetti integrati, Patti Territoriali, Progetti pilota, etc.) particolare attenzione dovrebbe essere data alla combinazione degli interventi strutturali con le dinamiche sociali. In quest’ottica, le azioni sul sociale e le metodologie in grado di sostenere i processi di empowerment favorevoli allo sviluppo di capitale sociale (progettazione partecipata, tavoli sociali, animazione allo sviluppo etc.) dovrebbero integrarsi nel progetto e non avere un ruolo esornativo e rituale. Benedetto Meloni Dimensione territoriale e sviluppo locale L’assunzione del territorio come oggetto e soggetto di sviluppo fa emergere la centralità e la specificità delle azioni di sviluppo locale e territoriale: • Si può valorizzare l’ambiente, fare uso intelligente dei beni culturali, valorizzare le produzioni agro-alimentari solo se si migliorano le capacità di coordinamento • Non c’è nessun soggetto privato che da solo possa valorizzare il territorio in questa chiave • Non c’è nessun soggetto pubblico che possa farlo da solo • Se agissero come singoli potrebbe essere persino inutile • L’integrazione progettuale e lo stare in rete costituisce la precondizione per uno sviluppo locale durevole. Benedetto Meloni Dimensione territoriale e sviluppo locale Lo sviluppo come paziente, lungo, complesso lavoro necessario per: • Irrobustire l’esistente • Mettere in moto le risorse endogene latenti • a partire dalle specificità che sono un vantaggio comparato perché radicato nella natura e nella storia • Migliorare i processi produttivi • Migliorare l’organizzazione e la messa in rete delle conoscenze e dei soggetti Benedetto Meloni Strumenti Per avere successo e non essere ulteriore occasione di spesa improduttiva e assistenziale, l’intervento a sostegno dello sviluppo locale debba essere integrato concertato partecipato Benedetto Meloni Strumenti Integrazione: messa in rete di risorse, saperi, competenze, latenti e poco conosciute Il problema dello sviluppo va affrontato in modo integrato, agendo contemporaneamente su più fronti e contenuti: integrazione verticale di tipo economico e per filiera (dalla produzione alla valorizzazione); integrazione orizzontale (tra filiere, riqualificazione del territorio e dell’ambiente) Dal punto di vista delle scelte strategiche, questa convinzione deve orientare fortemente le scelte non verso generiche e ordinarie attività, ma verso quelle che per la loro natura sono strettamente connesse al territorio e sono quindi capaci di realizzare un rafforzamento e valorizzazione della tradizione e la sua innovazione. Benedetto Meloni Strumenti Concertazione: nessuno da solo può fare sviluppo L’elemento costitutivo dello sviluppo è costituito dalla capacità dei soggetti istituzionali di avviare e condurre processi di sviluppo condivisi che mobilitino risorse, soggetti e competenze spesso disperse L’intervento integrato a livello territoriale deve basarsi sulla concertazione tra i decisori pubblici (amministratori locali), gli operatori privati, i vari soggetti che formano il cosiddetto «terzo settore» (organizzazioni di volontariato, imprese sociali ecc.). Benedetto Meloni Strumenti Concertazione • NB: la logica dell’intervento congiunto implica che lo Stato, le istituzioni facciano un passo indietro rispetto alla presunzione (spesso dimostratasi inefficace in passato) di poter elaborare e realizzare, con le sole proprie forze, progetti capaci di orientare lo sviluppo verso obiettivi prestabiliti. Ora, piuttosto, il momento pubblico si propone come catalizzatore e coordinatore di energie che provengono da più parti: dal pubblico stesso, nelle sue articolazioni centrali e locali, ma anche da diversi tipi di operatori individuali o associati • Le istituzioni svolgono una funzione di coordinamento e fissano le regole appropriate, non sostituiscono i privati come operatori di sviluppo. • Da un modello di intervento verticale si passa a un modello di intervento di tipo orizzontale Benedetto Meloni Strumenti Partecipazione: come garanzia di integrazione tra soggetti ai fini di utilizzare conoscenze e competenze In coerenza con ciò, e per rendere più efficace il processo, la partecipazione diretta dei soggetti interessati alla elaborazione e alla gestione dei programmi di intervento diventa un prerequisito indispensabile per il successo. Le iniziative possono incidere positivamente sulla situazione nelle zone di crisi solo se sono in grado di suscitare energie sociali ed economiche, mobilitando attori sociali capaci di svolgere una funzione trainante. L' obiettivo è stimolare chiunque abbia risorse, abilità e conoscenza, capacità di iniziativa, volontà e intelligenza per mettere in gioco ciò di cui dispone e "scommettere" sul successo delle proprie iniziative, rafforzare l'idea progettuale attraverso la connessione tra il livello della razionalità programmatica e tecnica e quello del sapere diffuso legato alla razionalità sociale locale. Benedetto Meloni Strumenti La partecipazione quindi non è solo una procedura, quanto un obiettivo di un progetto: è sì l'avvio di un processo ma è anche il fattore che moltiplica le risorse, perché facilita la condivisione del progetto e la trasmissione delle conoscenze, la costruzione di un'identità locale collettiva. Rafforza il capitale sociale necessario per lo sviluppo, attraverso il coinvolgimento attivo e anche emotivo della popolazione. La valorizzazione delle risorse delle territorio passa attraverso il loro riconoscimento fino ad arrivare alla rivitalizzazione delle risorse materiali e immateriali e al rilancio simbolico di un'area. NB: Non retorica della partecipazione: esistono tecniche specifiche di inclusione progettuale Benedetto Meloni Governance come strumento e come obiettivo Il risultato della messa in atto strutturata e consapevole dell’insieme degli strumenti basati su integrazione, concertazione e inclusione progettuale, è lo strutturarsi di forme di governance adeguate di un soggetto collettivo. All’interno dello sviluppo locale integrazione, concertazione e partecipazione • non sono attuate come azioni singole, • non sono pensate sporadicamente, • ma come azioni interconnesse che durano nel tempo, • che puntano su una sorta di pedagogia della governance, strutturata a partire dal singolo contesto e dalla sua storia e per singole realtà culturali • sono azioni lunghe, molto faticose, poco costose, che cumulano come un volano energia positiva (Sebastiano Brusco) Benedetto Meloni Governance come strumento e come obiettivo La somma delle azioni legate alla progettazione integrata strutturano quindi nel tempo • non forme istituzionali nuove, • ma relazioni tra soggetti che durano nel tempo, • che contengono sia elementi spesso informali di governo (regole condivise, obiettivi condivisi), • sia elementi formali (patti, protocolli), che strutturano il territorio come soggetto di azione. Se io penso la progettazione in questo modo creo capitale sociale, autoalimento e riproduco costantemente le condizioni della governance La governance può essere definita un processo condiviso e consapevole di gestione delle decisioni, finalizzato a obiettivi specifici di sviluppo. Benedetto Meloni Governance come strumento e come obiettivo La governance rimanda in prima istanza alla integrazione progettuale dei contenuti (cluster di imprese o distretto). • Il processo coinvolge attori di diversa natura: amministratori locali, istituzioni sovralocali, attori economici. In questo senso realizza una forma di relazione multi-attoriale. • La costituzione di partenariati è la dimensione fondamentale in cui si realizza l’integrazione socio economica, soprattutto nei progetti di sviluppo locale, attraverso un accordo formalizzato tra gli attori veri dello sviluppo locale (protocolli di intesa). • Ciò rimanda alla costituzione di un soggetto territoriale della governance (Gal, Agenzia di sviluppo, Distretto). Benedetto Meloni Governance come strumento e come obiettivo In virtù di queste stesse caratteristiche, la governance è capace di condurre a meccanismi e processi di governo in un contesto locale e può ben essere definita come una forma di integrazione e strutturazione di un campo pluralistico di interessi, finalizzata a costruire strategie coerenti e unitarie: un progetto del territorio. Per analoghe ragioni, è anche un meccanismo strutturato e flessibile di pilotaggio, efficace nell’innescare fasi non solo di progettazione, ma anche di implementazione, gestione e valutazione: cabine di pilotaggio, tavoli. In definitiva è il carattere di integrazione plurilivello che dura nel tempo il tratto sostanziale della governance: ciò che permette al territorio di essere soggetto collettivo. Benedetto Meloni Sviluppo locale come progetto condiviso Paziente e complesso lavoro per irrobustire l’esistente Mettere in moto le risorse endogene latenti Lo sviluppo locale nasce dal territorio e deve essere inteso come il risultato della capacità di valorizzare in modo integrato l'insieme delle sue risorse potenziali, materiali e immateriali, spesso disperse e non riconosciute. Benedetto Meloni Sviluppo locale come progetto condiviso Passa attraverso il riconoscimento delle specificità locali sono una risorsa fondamentale. I diversi sistemi territoriali vanno pensati come differenti modelli di sviluppo. Le risorse sono, dunque, reali e sono un’opportunità per lo sviluppo solo se sono riconosciute come tali da una comunità locale, attraverso le azioni di partecipazione ed empowerment. Il progetto del territorio è quindi intrinsecamente connesso alle identità locali condivise, alla conoscenza e alle azioni che portano al riconoscimento diffuso delle risorse territoriali da parte degli abitanti. Lo sviluppo in questo senso va progettato con strumenti e competenze adeguate, finalizzate al miglioramento dei processi produttivi e organizzativi. La scommessa del futuro è riuscire a coniugare innovazione e globalizzazione con i caratteri specifici di ogni contesto e la sua identità esclusiva. Benedetto Meloni È anche un’identità in costruzione Puntare soprattutto sullo sviluppo locale, concertato e partecipato aiuta a fare emergere l'identità positiva e condivisa di un territorio, in quanto scenario per ricongiungere ambiente, storia, economia, società e progetto futuro. I territori e luoghi prendono forma e significato solo in relazione alla cura che se ne ha, solo se diventano oggetti di una ricostruzione attiva e di una reinvenzione. L'identità progettuale e sociale in quanto tale si costruisce, è un prodotto culturale, cioè il risultato di uno sforzo di conoscenza condiviso, di attribuzione di valore, di sistematizzazione e di acquisizione consapevole. L'identità diventa così uno dei fattori essenziali dello sviluppo, perché è un potente fattore di legame civico, che orienta e stabilizza le direzioni di un governo e di una comunità. Ha un ruolo nell'orientare la volontà, le ambizioni e gli obiettivi con cui le comunità guardano al proprio futuro, perché definisce nuove compatibilità e nuovi bisogni collettivi, fornisce nuovi strumenti di valutazione delle politiche Benedetto Meloni Finalità delle azioni di sviluppo locale Finalità delle azioni di sviluppo locale: creare beni pubblici locali per la competitività (A. Pichierri) Particolare categoria di beni localizzata • Materiali (ambiente, asili nido, scuole professionali, servizi alle imprese, centri servizi …) • Tangibili (trasferimento di tecnologie e conoscenza tecnologica, formazione professionale); • Intangibili (capitale sociale, accordi formalizzati tra le persone, fiducia, patti) • Finalizzati all’aumento della competitività indirettamente (paesaggio, clima, qualità insediativa di un luogo) • Finalizzati all’aumento della competitività direttamente (formazione, credito) Benedetto Meloni Finalità delle azioni di sviluppo locale Beni pubblici locali per la competitività • • Le azioni di sviluppo locale mirano a creare beni pubblici locali per la competitività attraverso • Consenso e condivisione progettuale • Concertazione • Patti, regole su obiettivi specifici (GAL, Distretti, OP) Le azioni di sviluppo locale mirano a mettere insieme attori con interessi comuni o in contrasto, individuando beni comuni e terreni comuni possibili di cooperazione, puntando sul consenso, sulla fiducia, sul senso di appartenenza che possono evolvere in Local Collective Competition Goods ed essere importanti quanto e più delle infrastrutture fisiche e della importazione della tecnologia. Benedetto Meloni Finalità delle azioni di sviluppo locale Beni pubblici locali per la competitività • Solo una cooperazione formale ed informale e tra i diversi livelli istituzionali e tra questi e gli attori collettivi privati può portare alla creazione di beni collettivi dedicati, ovverossia quei beni realizzati intenzionalmente per perseguire un percorso di sviluppo di qualità. • Da ciò deriva la centralità di forme di governance adeguate Benedetto Meloni Finalità delle azioni di sviluppo locale Finalità delle azioni di sviluppo locale è creare beni individuali socialmente utili: Diffusione sociale dalle capacitazioni (A. Sen) L’ integrazione progettuale può svolgere un ruolo sinergico tra i settori e i soggetti del sistema locale, per dare luogo a processi di sviluppo sostenibile altrimenti irrealizzabili, in quanto incide sulla capacità di riorientamento motivazionale. La premessa vera di ogni sviluppo è costituita da una vasta diffusione sociale dalle capacitazioni a ricoprire un ruolo attivo e consapevole nella società, coerente con le proprie conoscenze , risorse e i propri obiettivi esistenziali. Benedetto Meloni Finalità delle azioni di sviluppo locale Finalità delle azioni di sviluppo locale è creare beni individuali socialmente utili: Diffusione sociale dalle capacitazioni (A. Sen) La teoria delle capacitazioni può essere considerata una rivoluzione nel campo dell'economia: riesce ad inquadrare meglio lo scopo a cui tendono tutte le attività economiche, che non è solo quello di incrementare il reddito, quanto quello di migliorare la qualità della vita tramite l'acquisizione di nuove risorse, non solo materiali ma anche immateriali, necessarie alla corretta definizione e al perseguimento di obiettivi individualmente e socialmente significativi. Benedetto Meloni Finalità delle azioni di sviluppo locale Empowerment • • Empowerment è una parola duplice, in quanto dà nome sia al processo operativo percorso per raggiungere un certo risultato, sia al risultato stesso, caratterizzante lo stato del soggetto. Con il termine si intende "accrescere la possibilità dei singoli e dei gruppi di controllare attivamente la propria vita". Benedetto Meloni Finalità delle azioni di sviluppo locale Empowerment • • • • Possono quindi rilevarsi alcune caratteristiche trasversali dell'approccio empowerment: esso consiste essenzialmente nella crescita costante, progressiva e consapevole delle potenzialità degli esseri umani, accompagnata da una corrispondente crescita di autonomia ed assunzione di responsabilità; i programmi centrati sull'empowerment tendono ad aumentare il senso del potere personale del soggetto, ma anche la sua capacità di leggere la realtà che lo circonda, individuando condizionamenti e minacce, ma anche occasioni favorevoli ed opportunità. L'approccio dell'empowerment chiama quindi in causa la crescita di comprensione dei fenomeni, di consapevolezza dei problemi, di percezione dei limiti a fronte di rischi individuali e globali, di uso del principio di precauzione nelle decisioni, di uso positivo dell'incertezza. Benedetto Meloni Interrogativo A monte si pone questo interrogativo se le politiche pubbliche e le politiche di sviluppo locale possano migliorare o indurre capitale sociale, soprattutto laddove questo è debole. Questo interrogativo è particolarmente pregnante se riferito alle diverse realtà del Mezzogiorno, spesso descritte con i tratti comuni del particolarismo e dell’assenza di solidarietà e fiducia diffusa. Secondo questo paradigma, declinato nella letteratura sociologica come “familismo amorale”, Banfield (1976 ). Gli abitanti del Sud agirebbero in funzione della massimizzazione degli interessi a breve termine del proprio nucleo familiare, avulsi e in contrapposizione con gli interessi della comunità. Benedetto Meloni Interrogativo Per la Sardegna, in particolare, si è parlato di “famiglia esclusiva” (Pinna 1971) caratterizzata dalla chiusura del singolo nucleo famigliare rispetto all'esterno, «dal rifiuto di stabilire rapporti che superino il proprio ambito e quindi anche dei rapporti comunitari» (invidia). Il familismo è un’attitudine etica ed è anche amorale perché manca di morale pubblica, nel senso che i principi di bene e male rimangono e vengono applicati solo nei rapporti familiari. L'amoralità non è quindi relativa ai comportamenti interni alla famiglia, ma all'assenza di ethos comunitario, all'assenza di relazioni sociali morali tra famiglie, tra individui all'esterno della famiglia:assenza di capitale sociale. Benedetto Meloni Interrogativo Un approccio coerente con i tre livelli territoriali porta a pensare la centralità del capitale sociale. Nella rilettura che ne ha fatto Bagnasco: come ha origine il capitale sociale nel passaggio dalla società tradizionale che si suppone ne sia ricca (?),a quella moderna; cosa si perde e cosa si ristruttura; come si forma oggi il capitale sociale nella società di piccola scala; come le reti individuali strutturino relazioni stabili; come l'integrazione sociale - anche indotta generi regole informali, norme, fiducia interpersonale, fiducia istituzionale; come le azioni di governance possano indurre “giochi cooperativi”; soprattutto, come gli assetti istituzionali e le loro regole (in particolare quelle relative all'accesso alle risorse pubbliche, quali la progettazione integrata) possano essere compatibili con la crescita del capitale sociale e possano stimolare le capacità di auto-organizzazione della società civile. Benedetto Meloni Interrogativo N.B. Quando si pone l’accento sull’ attitudine etica ereditata, sul familismo si sottovalutata, come osserva Bagnasco, la possibilità - presente nella formulazione di Coleman – “che la fiducia possa essere prodotta dall'interazione sociale anche dove non c' è. In questa direzione si può anche sostenere che l'attitudine a collaborare può essere sviluppata dall'azione politica, dagli assetti regolativi dell’economia posti in essere e dal successo stesso dell'interazione che ne deriva. La fiducia deriva meno da un serbatoio culturale e in misura relativamente importante dalle interazioni di successo ripetute Benedetto Meloni Interrogativo Se si pone l'accento sulla lunga durata e sulle culture originarie (familismo, invidia..), si ha l'impressione che tutto sia stato scritto e che le politiche pubbliche - a breve e a medio periodo - non servano (D. Cersosimo C. Donzelli 1996 ). Niente si dice sulla funzione di queste politiche per il passato più recente soprattutto nel secondo dopo guerra: se esse abbiano influito sulla manifestazione o consolidamento di certi tratti culturali o se siano state persino in grado di generarli o rafforzarli "E' che le istituzioni stesse, nell'impatto con la società meridionale, nell'interazione necessariamente svolta dal contesto, hanno creato quel deficit di senso civico che poi si lamenta" (ivi p. 58) Benedetto Meloni Prime conclusioni Alcune questioni chiave del tutto attuali in tema di sviluppo locale: la necessità di adottare un approccio che ponga al centro le dimensioni sociali dello sviluppo; l’importanza decisiva del capitale umano, ma soprattutto del capitale relazionale e del capitale sociale, come condizioni dei progetti di sviluppo locale; l’attenzione da accordare alla combinazione degli interventi strutturali con le dinamiche sociali nelle politiche e pratiche di sviluppo locale (informazione, formazione, governance, integrazione …); l’utilità di interventi e metodologie in grado di sostenere i processi di empowerment (diffusione sociale dalle capacitazioni) e di governance favorevoli allo sviluppo e alla produzione di capitale sociale (progettazione partecipata, tavoli sociali…), che si integrino nel progetto senza limitarsi a un ruolo meramente esornativo e rituale. Benedetto Meloni Prime conclusioni Da queste istanze propositive è altamente probabile, oltre che auspicabile, che derivino interventi: meno centrati sulle culture unificanti esplicatrici a senso unico dell’arretratezza (familismo, invidia); focalizzati più sulle regole e sulle pratiche; orientati alla combinazione di risorse; disponibili ai giochi di codici, piuttosto che alle norme uniche tradizionali; aperti alla creazione di cultura e identità e non solo sedimentati sui codici ereditati; innestati sulla capacità di auto-organizzazione della società; proiettati verso i risultati delle buone regole. Benedetto Meloni Prime conclusioni alcune regole del buon sviluppo di un sistema locale A questo punto, sulla base delle esperienze in corso, possiamo tentare di suggerire in forma schematica, e senza pretese di esaustività, alcune regole del buon sviluppo di un sistema locale, in grado di orientare in un prossimo futuro un localismo virtuoso, che si proponga come capacità di orientare lo sviluppo dal basso: • Progettare lo sviluppo: contrariamente a quello che a volte sembra, i sistemi locali non sono formazioni spontanee, non sono funghi. Essi vanno pensati e progettati già come sistemi, soprattutto qualora esistano, esperienze e pratiche pregresse. Lo sviluppo locale è sempre meno un evento “naturale” o spontaneo, che il mercato si limita a suscitare e regolare. Richiede un progetto (Bagnasco ….). è uno “sviluppo costruito (Zanfrini ….). • Centralità delle risorse endogene: il buon sviluppo locale non pone al centro la ridistribuzione di risorse provenienti dall’esterno, ma l’individuazione e valorizzazione di risorse locali: è cioè del tutto inclusivo (tanto all’interno quanto all’esterno). Punta cioè sulla creazione di vantaggi competitivi localizzati. Benedetto Meloni Prime conclusioni • Un buon sviluppo locale non si basa solo sulle risorse specifiche locali ereditate, ma si attrezza nella direzione della valorizzazione e creazione di beni comuni condivisi, che accrescono i vantaggi competitivi localizzati di un sistema locale (materiali e immateriali). • Dal punto di vista qui assunto un buon sviluppo, se vuole contribuire alla creazione di un sistema locale, deve generare o indurre beni relazionali. Si tratta di un patrimonio che richiede tempo per essere creato e riprodotto, ma fondamentale per le economie delle società locali. In altri termini “la fiducia deriva meno da un serbatoio culturale e in misura relativamente importante da interazioni di successo ripetute” (Bagnasco …). • A questo punto le relazioni fiduciarie e cooperative sono attivatrici endogene di sviluppo.