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Diapositiva 1 - Area-c54

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Diapositiva 1 - Area-c54
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CATANIA
Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia
L’IPERTENSIONE ENDOCRANICA:
Fisiopatologia, clinica e principi di trattamento
medico - chirurgico
N. Platania
IPERTENSIONE ENDOCRANICA
Fisiopatologia
•Da un punto di vista fisiologico la Pressione
Endocranica può essere definita come lo “steadystate” dei valori di pressione del liquor cefalorachidiano all’interno della scatola cranica
•Tale valore è funzione dell’attività respiratoria e
cardiaca in relazione alle ritmiche fisiologiche
modificazioni di tali parametri
IPERTENSIONE ENDOCRANICA
Fisiopatologia
• La pressione intracranica, il cui valore “normale” varia
tra 0 e 10 mm H2O, è regolata dalla omeostasi di tre
compartimenti, intracranici e spinali rappresentati da:
1) Volume encefalo-spinale (1300-500 ml)
2) Volume ematico cerebro-spinale (150 ml)
3) Volume CSF (150 ml)
• Considerato che l’encefalo è contenuto in un
“involucro” rigido quale è la scatola cranica, ogni
aumento del volume di una delle componenti di tali
compartimenti deve essere bilanciato da una
diminuzione volumetrica di almeno una delle altre due
componenti
IPERTENSIONE ENDOCRANICA
Fisiopatologia
• In condizioni fisiologiche, in relazione alle normali
variazioni del flusso ematico cerebrale e del liquor
cefalorachidiano, vi è un equilibrio dinamico tra questi
tre compartimenti
•Tale equilibrio giustifica il fisiologico adattamento del
“sistema” ai repentini aumenti dei valori della pressione
endocranica che si realizzano quotidianamente in
relazione a eventi quali il tossire, che comportino la
esecuzione di una manovra di Valsalva.
IPERTENSIONE ENDOCRANICA
Fisiopatologia
• La compliance del sistema di fronte ad ogni aumento di
pressione intracranica è correlata all’intervallo di tempo in cui
l’aumento pressorio si verifica
• Un aumento pressorio che si verifichi progressivamente nel
tempo consente infatti l’instaurarsi di quei meccanismi
compensatori che comportano modificazioni del volume ematico
cerebrale regionale e del liquor cefalo-rachidiano
•Tali meccanismi compensatori, il cui instaurarsi richiede giorni o
settimane, non sono invece in grado di compensare bruschi e
repentini aumenti pressori (ad es. è più grave un’emorragia di 2 cm
che un meningioma di 6 cm, perché l’emorragia è un evento acuto,
mentre la velocità di accrescimento del meningioma è 0,3-3 mm/anno)
IPERTENSIONE ENDOCRANICA
Fisiopatologia
• Gli aumenti di volume e pressione intracranica sono
tra di loro reciprocamente correlati secondo un
andamento esponenziale per cui un incremento
uniforme del volume intracranico (δv) determina
progressivamente un incremento maggiore della
pressione intracranica (δp)
Curva pressione volume
IPERTENSIONE ENDOCRANICA
Fisiopatologia
Tipo
Aumento PIC (PIC normale: 0-5mmHg)
Livello (mmH2O)
Medio
15-21
Moderato
21-30
Severo
Fatale
37
60
Correlato clinico
Ben tollerato
Spesso sintomatico
Richiede trattamento (con
farmaci antiedemigeni osmotici)
Presenti segni di ischemia
cerebrale; gravi alterazioni
attività elettrica cerebrale
Associato alla perdita della
autoregolazione (riduzione
della pressione di perfusione cerebrale) e morte
IPERTENSIONE ENDOCRANICA
Cause di aumento della PIC
• Traumi cranici
• Emorragie subaracnoidee
• Idrocefalo
(per difetto di circolazione o
riassorbimento del liquor o più
raramente iperproduzione)
(75-80% dovuta a MAV, alla TC il
sangue appare ipodenso - metaHb)
• Emorragie intracerebrali
• Tumori
• Trombosi dei seni venosi
intracranici
• Meningoencefaliti
• Ascessi cerebrali
(alla TC estesa ipodensità e swelling,
cioè rigonfiamento cerebrale;3-4% devono
essere trattate chirurgicamente)
Edema cerebrale
L’emorragia subaracnoidea determina il più elevato e immediato aumento della PIC a
causa dell’aumento di volume legato allo stravaso ematico negli spazi subaracnoidei e
nelle cisterne e per ostruzione o rallentamento della circolazione liquorale  aumento
del volume del compartimento liquorale  aumento rapido ed elevato della PIC
Tutti queste condizioni inducono fenomeni secondari come l’edema
cerebrale (2 fasi):
• Fase vasogenica: l’edema è condizionato da un aumento
della pressione venosa indotto da una noxa patogena che
determina trasudato nel parenchima)
• Fase della citotossicità: l’imbibizione diffusa a livello
cellulare causa un danno cellulare che poi diventa
permanente.
IPERTENSIONE ENDOCRANICA
Segni e sintomi
• Cefalea
• Vomito “a getto”, in assenza di nausea (nella maggior
parte dei casi, e non in rapporto ad assunzione di alimenti)
• Presenza di papilledema all’esame del Fundus oculi
(il papilledema è bilaterale, dovuto ad aumento della pressione
venosa per un ritardato drenaggio venoso della v. centrale della
retina, con conseguente rilievo della papilla, spesso con emorragie
peripapillari. Non è raro vedere pz che vengono inviati dall’oculista
perché il pz ha disturbi visivi)
Segni sistemici nelle fasi avanzate per gradienti di
pressione cranio-caudali, con ripercussioni sul
tronco cerebrale:
• Bradicardia
• Ipertensione arteriosa
• Disturbi dell’attività respiratoria
IPERTENSIONE ENDOCRANICA
Segni e sintomi
Un aumento anche cospicuo della pressione endocranica non
determina di per sè la comparsa di una sintomatologia specifica
che è invece correlata in maniera diretta ai fenomeni secondari
di dislocazione ed ernia cerebrale che sono conseguenza dello
stesso aumento della pressione endocranica
(Nella scatola cranica sono presenti 2 macrocompartimenti:
sottotentoriale, contenente cervelletto e buona parte del tronco, e
sovratentoriale, contenente il telencefalo; nel comparto
sovratentoriale si distinguono due sottocompartimenti separati dalla
falce: emisfero dx e sx, un terzo compartimento è quello spinale
separato dal sottotentoriale dal forame occipitale. All’interno di questi
compartimenti agiscono le forze pressorie  dislocazione 
compressione delle strutture arteriose ( danno ischemico
secondario nel territorio di vascolarizzazione, quindi anche a
distanza) e venose ( edema vasogenico)
IPERTENSIONE ENDOCRANICA
Ernie cerebrali
• L’ernia cerebrale è l’espressione patologica di un meccanismo
di compensazione volumetrica conseguente ad un aumento
della pressione intracranica al di sopra di una determinata
soglia
• Essa consiste nella dislocazione di alcune componenti
parenchimali encefaliche (uncus, circumvoluzione del cingolo,
tonsille cerebellari, ecc.) dal loro compartimento anatomico
proprio ad uno adiacente, attraverso il bordo libero di una
incisura durale (tentorio, falce) o attraverso il forame magno
La tonsilla cerebrale è nella porzione più caudale e mediale del cervelletto:
un aumento della PIC causa ernia nel forame occipitalecompressione del
bulbo. Un’ernia dell’ippocampo (porzione più mediale e anteriore del lobo
temporale causa compressione della via piramidale prima della
decussazioneemiparesi ipsilaterale (perché ad essere compresso non è
il fascio omolaterale all’ernia, ma quello controlaterale, che viene spinto
contro il parenchima – sindrome di Kermann???)
IPERTENSIONE ENDOCRANICA
Ernie cerebrali
Le ernie cerebrali sono secondarie all’instaurarsi, in seguito al
progressivo aumento della pressione intracranica, di gradienti
pressori tra i vari compartimenti intracranici, in particolare tra il
compartimento sopra e sotto-tentoriale e tra il compartimento
sotto-tentoriale e quello spinale
•Possono indurre un danno ischemico secondario,
conseguente a fenomeni di occlusione vascolare (arteriosa e
venosa), con conseguente edema citotossico ed ulteriore
danno cellulare e parenchimale
Se c’è un tumore del lobo temporale l’uncus dell’ippocampo
comprimerà il mesencefalo e sul tentorio l’a. cerebrale
posterioreischemia a distanza della porzione mesiale del lobo
occipitale (territorio di vascolarizzazione dell’a.cerebrale
posteriore)emianopsia laterale omonima.
L’emianopsia è un sintomo localizzatorio, utilissimo per ricercare la
sede di lesione.
IPERTENSIONE ENDOCRANICA
Ernie cerebrali
Ernie intra ed extrassiali
1a Frontale subfalciale
1b Sulcale
2 Scissura silviana
3 Insulare
4 Intraventricolare
5 Uncale transtentoriale
6a Tonsillare foraminale
6b Cerebellare transtentoriale
Ernie cerebrali interne e
Strutture vascolo-nervose
IPERTENSIONE ENDOCRANICA
Ernie cerebrali: Sindromi cliniche
(queste sindromi non sono mai paradigmatiche perché l’evoluzione è così
rapida che riconoscerne le fasi è quasi impossibile. Se il gradiente di
pressione è monolaterale si determina una sindrome monolaterale)
Sindrome centrale: Ernia transtentoriale bilaterale
Secondaria ad un danno progressivo in senso rostrocaudale.
•Fase diencefalica: Progressivo ottundimento del
sensorio, pupille miotiche con debole reattività alla luce,
respiro periodico, deficit motori ipsi e\o controlaterali.
•Fase mesencefalica: Coma, pupille medio-midriatiche
areagenti, tachipnea, postura decerebrata. (per azione del
gradiente pressorio sui nuclei mesencefalici e dei collicoli le pupille si
convertono da miosi a midriasi intermedia. La postura decerebrata è
dovuta alla deafferentazione della corteccia dai centri
troncoencefalici: rigidità, opistotono, riflessi patologici: allo stimolo
doloroso non ci sono riflessi di flessione ma di estensione afinalistica)
IPERTENSIONE ENDOCRANICA
Ernie cerebrali: Sindromi cliniche
Sindrome centrale: Ernia transtentoriale bilaterale
Secondaria ad un danno progressivo in senso rostrocaudale.
•Fase pontina: Coma, pupille in media midriasi non
reagenti, respiro tachipnoico più superficiale, flaccidità
delle estremità, riflessi plantari in estensione bilaterale.
•Fase bulbare: Coma, pupille midriatiche areagenti,
respiro superficiale con frequenti pause, marcata
ipotensione arteriosa. (diffusa compromissione dei nuclei e dei
centri cardiorespiratorimorte)
IPERTENSIONE ENDOCRANICA
Ernie cerebrali: Sindromi cliniche
Sindrome uncale: Ernia uncale transtentoriale
unilaterale
Fase iniziale: Anisocoria con dilatazione pupillare
ipsilaterale alla massa, sensorio e attività respiratoria
normali o solo lievemente depressi. (Anisocoria: differenza nel
calibro delle pupille: una è normale, l’altra è midriatica e non reagente alla
luce. Essa è un indicatore molto precoce e assolutamente localizzatorio:
ipsilateralmente si trova la noxa patogenanon è inconsueto che un pz con
trauma cranico con anisocoria vada direttamente in sala operatoria senza
eseguire TC, che farebbe perdere 15 minuti di tempo: nel 95% di questi casi
si trova l’emorragia ipsilateralmente. Quindi guardare sempre le pupille dei
traumatizzati. Se c’è anisocoria si fa una piccola craniectomia di circa 2 cm
temporo-basale a livello dell’uncussi evacua un po’ di liquido e poi si
procede alla craniectomia per l’intervento.)
Fase progressiva: Ottundimento del sensorio fino a stato
di coma, marcata anisocoria, postura decerebrata
controlaterale,
tachipnea.
Evoluzione
verso
un
coinvolgimento ponto-bulbare se non trattata.
IPERTENSIONE ENDOCRANICA
Possibilità di monitoraggio
Catetere munito di sensore
elettromagnetico capace di
rilevare la PIC (catetere
ventricolare che consente di
leggere il valore medio della PIC
e i valori sistolici e diastolici,
perché la PIC varia con l’attività
sisto-diastolica cardiaca)
Catetere impiantabile, a seconda delle esigenze
in sede subdurale, intraparenchimale o
intraventricolare
IPERTENSIONE ENDOCRANICA
Modalità di monitoraggio
Connessione del catetere, tramite un’apposita interfaccia, ad un monitor
che consente la registrazione continua della PIC e dei valori di “picco”
C’è una relazione inversa tra PIC e pressione di perfusione cerebrale mediata dal valore
medio della PIC e dal valore della PA sistemica media; ciò giustifica il danno secondario.
Questo catetere ha una doppia valenza: diagnostica e terapeutica perché può essere
aperto per sottrarre liquor e ridurre la PIC. Se i ventricoli sono collabiti per lo swelling il
catetere non può essere utilizzato, quindi si usa un catetere intraparenchimale a circa
1 cm di profondità nel parenchima. I pz che non sono stati trattati per gravi traumi cranici
(es. ematoma epidurale) hanno anche focolai lacero-contusivi potenzialmente in
evoluzione e spesso devono essere sedati e in ventilazione assistita per proteggere il
parenchima sano in questo caso si lascia il catetere nello spazio subdurale, e questo
è l’unico mezzo di monitoraggio clinico.
IPERTENSIONE ENDOCRANICA
Protocolli di trattamento medico-chirurgico
• Controllo della pervietà delle vie aeree (ipoventilazione e
ipossia aumentanono l’edema cerebrale e la PIC) (la prima cosa
da fare è mantenere il livello ideale di ossigenazione perché l’ipossia
aggrava l’ipertensione endocranica)
• Somministrazione di diuretici osmotici (mannitolo, furosemide)
(in questa fase non si usano i cortisonici perché essi non agiscono nella
fase vasogenica dell’edema, ma solo nella fase tossica)
• In paziente ospedalizzato per le gravi condizioni neurologiche:
(sedare il pz per mettere in maggior equilibrio il parenchima sano)
Intubazione e ventilazione assistita
Neuroprotezione barbiturica (a dosi elevatesoppressione della
vigilanzafare ventilazione assistita)
Iperventilazione (aumento dello scambio della CO2, che è fortemente
neurotossicamigliore controllo del danno e induzione di vasocostrizione).
Questo trattamento con barbiturici e iperventilazione aggressivo induce
ipotensione, quindi il pz deve essere bilanciato accuratamente.
IPERTENSIONE ENDOCRANICA
Protocolli di trattamento medico-chirurgico
• Trattamento chirurgico della patologia intracranica
che determina la sindrome clinica da ipertensione
endocranica
Trauma cranico: Evacuazione ematomi o focolai
contusivi encefalici. Craniotomia decompressiva
Tumori: Asportazione del tumore
Idrocefalo: Derivazione liquorale esterna o ventricoloperitoneale
Emorragie intracerebrali: Evacuazione dell’emorragia
Ascessi cerebrali: Asportazione dell’ascesso
Fine
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