Diapositiva 1 - Piattaforma Unica della didattica:Universita` degli
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ECONOMIA DELLE AZIENDE PUBBLICHE ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012 PROGRAMMA 1. LA STRATEGIA E LA GOVERNANCE DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE. 1.1. Pianificazione e gestione strategica nella pubblica amministrazione 1.2 Le tendenze di modernizzazione delle pubbliche amministrazioni 1.3 La evoluzione della pianificazione strategica 1.4. La pianificazione strategica nelle PA 1.5 Esperienze di pianificazione strategica 1.6 Le prospettive della pianificazione strategica 2 LA CONTABILITA' DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI 2.1 Logiche e metodi 2.2 I bilanci di previsione 2.3 Le funzioni del bilancio 2.4 I principi di bilancio 2.5 La struttura del bilancio 2.6 Esecuzione e variazione di bilancio 2.7 La rendicontazione 3 IL SISTEMA DEI CONTROLLI INTERNI 3.1 Il sistema dei controlli interni come elemento di aziendalizzazione 3.2 La classificazione dei controlli 3.3 La evoluzione dei controlli 3.4 Le varie tipologie di controllo 3.5 Riflessioni sul funzionamento del sistema dei controlli 4 I MODELLI TEORICI DELLA PUBBLICA AMMININISTRAZIONE 4.1 Il modello burocratico weberiano 4.2 Oltre il modello webewriano. ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012 INTRODUZIONE Leggendo uno dei manuali destinati agli studenti delle scuole secondarie superiori (ASTOLFI–NEGRI, Ragioneria generale – terza classe, Milano, Tramontana, 1990, 18 ss.), possiamo innanzi tutto vedere la distinzione tra: • azienda di produzione, la quale attua "un processo produttivo per il mercato, svolgendo un'attività di scambio" e, avendo come scopo specifico, il conseguimento di un reddito, diviene impresa; • azienda di erogazione (lo Stato, gli enti pubblici, le associazioni, le collettività', le famiglie), in cui si può rilevare: a) un processo di acquisizione delle risorse; b) un processo di consumo delle risorse; c) un processo di risparmio. ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012 INTRODUZIONE Occorre notare preliminarmente che, nel sistema pubblico, il processo di individuazione delle risorse, secondo la scienza delle finanze, è cronologicamente successivo alla individuazione dei bisogni (GILIBERT A., Scienza delle finanze e diritto tributario, II ed., Torino, Lattes, 1987, 42): gli enti pubblici "determinano innanzitutto il fabbisogno finanziario e successivamente i modi per reperire le risorse finanziarie a coprirlo" (GILIBERT, cit., 23). La distinzione, appena enunciata, tra azienda di produzione ed azienda di erogazione introduce anche una divaricazione tra sistemi contabili. ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012 1)INTRODUZIONE Analizzando, sotto il profilo delle rilevazioni contabili, le aziende di erogazione (ASTOLFI–NEGRI, Ragioneria applicata e pubblica – aziende mercantili e aziende di erogazione – quarta classe, Milano, Tramontana, 1990, 296), viene introdotta una classificazione delle aziende di erogazione in pubbliche e private: • le aziende di erogazione pubbliche sono lo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni e gli enti istituzionali (es. Camere di commercio, IPAB); • le aziende di erogazione private sono le aziende familiari domestiche e le associazioni. ELABRAZIONE STUDIO CORTESELLI ANNO 2012 INTRODUZIONE • Tradizionalmente, la ragioneria pubblica si caratterizza per la rilevazione dei soli aspetti finanziari (ASTOLFI–NEGRI, Ragioneria applicata e pubblica, cit., 352). Soltanto i flussi di entrata e spesa, che sono espressione di quantità fisiche esattamente rilevabili, sono significativi nel settore pubblico. • Le rilevazioni patrimoniali consistono in inventari, i quali hanno avuto storicamente un carattere permanente (per rilevazioni periodiche) ed un contenuto tendenzialmente descrittivo (essendo inutile, se non addirittura contrario alla logica, attribuire un valore a beni incommerciabili). ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012 INTRODUZIONE E’ comunque sufficiente osservare che: • da un lato vi è una azienda (privata) di produzione, in cui è evidente un ciclo produttivo che ha inizio con la immissione di fattori (capitale, mezzi, capacità imprenditoriale) e termina con un prodotto o un servizio offerto al mercato in corrispondenza ad un certo prezzo fissato dall’imprenditore (quale punto tendenziale di equilibrio tra domanda ed offerta); • dall’altro lato vi è una azienda (pubblica o privata) di erogazione, in cui il ciclo produttivo è rovesciato; in base ai principi della finanza funzionale, vengono prima determinati i bisogni pubblici a cui si intende far fronte apprestando appositi servizi; successivamente si individua l’entità del prelievo di ricchezza che viene posto a carico della collettività in vista della realizzazione di quei servizi; soprattutto viene spezzato il ciclo produttivo: i servizi offerti sono quasi sempre privi di un prezzo di mercato; la localizzazione dell’ente che è chiamato a fornire il servizio determina infine una situazione di sostanziale monopolio. ELABRAZIONE STUDIO • CORTESELLI ANNO 2012 INTRODUZIONE Un ente territoriale è un ente pubblico che ha tra i suoi elementi costitutivi il territorio, il quale è quindi essenziale per l'esistenza dell'ente. Gli enti pubblici che non appartengono a questa categoria sono enti istituzionali. È ente territoriale lo stato ma lo sono anche quegli enti locali per i quali il territorio della circoscrizione non è solo limite della competenza degli organi ma anche elemento costitutivo dell'ente stesso, i cui organi di governo sono rappresentativi della popolazione residente. Con riferimento a questi enti locali si suole parlare di governo locale ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012 INTRODUZIONE Nell'ordinamento italiano sono enti territoriali, ossia enti pubblici che hanno il territorio tra i loro elementi costitutivi: •lo Stato, che è ente territoriale nazionale; •gli enti territoriali autonomi che, secondo l'art. 114 della Costituzione, costituiscono assieme allo Stato la Repubblica Italiana; sono: -i comuni; -le province; -le città metropolitane; -le regioni. Gli ulteriori enti territoriali non previsti dall'art. 114 della Costituzione ma elencati nell'art. 2 del D.lgs. 18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali), ossia le comunità montane, le comunità isolane, le unioni di comuni e i consorzi fra enti territoriali. Gli enti territoriali diversi dallo Stato sono enti locali, essendo la competenza dei loro organi limitata entro una circoscrizione territoriale e perseguendo interessi pubblici propri di tale circoscrizione. Tuttavia, va tenuto presente che il legislatore usa il termine enti locali (o autonomie locali) con un significato più ristretto, riferendosi agli enti territoriali diversi da Stato e regioni. ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012 INTRODUZIONE Quando parliamo di bilancio comunale, intendiamo: •il bilancio di previsione, che viene approvato prima dell'inizio dell'anno di riferimento, normalmente entro il 31/12 dell'anno precedente; •il rendiconto della gestione (o conto consuntivo), che da invece atto dei risultati della gestione dell'esercizio precedente e che viene apprivato entro il 30 aprile dell'anno successivo a quello di riferimento. Il bilancio di previsione è lo strumento di pianificazione e gestione economica e finanziaria dei comuni italiani. In esso vengono dettagliate tutte le entrate e le spese dell'ente divise in parte corrente e parte in conto capitale. Nel corso di ciascun anno, che viene chiamato esercizio, ci sono passaggi precisi che hanno lo scopo di redigere il bilancio di previsione, di verificarlo durante l'anno e di consolidarlo, o meglio assestarlo, ad esercizio completato. Il bilancio è sempre materia di Consiglio Comunale. I contenuti, la sua struttura e il processo di stesura del bilancio sono normati per legge e sono di competenza del Ministero dell'Economia e delle Finanze (MEF). Il rendiconto della gestione, è composto dal conto economico, dal conto del patrimonio e dal prospetto di conciliazione e viene redatto utilizzando il principio di competenza. ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012 INTRODUZIONE Prima dell'inizio di ogni anno solare, il cosiddetto esercizio, il Consiglio Comunale deve approvare il bilancio di previsione. In questo documento sono elencate tutte le spese che saranno sostenute nell'anno e tutte le entrate che serviranno per finanziarle. Normalmente il termine per l’approvazione viene posticipato ed il bilancio di previsione può essere approvato ad esercizio già iniziato. Il bilancio di previsione serve per programmare tutte le attività del comune e per destinare risorse ai servizi che il comune eroga. Dovrebbe essere redatto dagli assessori, ognuno per il proprio ambito di competenza e viene approvato prima dalla Giunta (che approva lo schema di bilancio) e poi in via definitiva dal Consiglio Comunale. Ad esso sono allegati la Relazione Previsionale e Programmatica ed il bilancio pluriennale, di durata uguale a quello pluriennale della Regione di appartenenza, ma solitamente la durata del bilancio pluriennale è il triennio. Il bilancio di previsione deve sempre essere in pareggio, ossia le entrate previste devono sempre essere uguali alle spese previste. Una volta approvato il Bilancio di Previsione nel corso dell’anno è possibile modificarlo attraverso le variazioni di bilancio, ossia delle modifiche in aumento o in diminuzione delle voci di bilancio, anche le variazioni di bilancio devono essere approvate dal Consiglio Comunale e tutte le variazioni nella parte spesa devono essere compensate nella parte entrate e viceversa. Le variazioni possono essere operate fino al 30 novembre di ciascun esercizio. Entro il 30 novembre, per verificare che i movimenti finanziari del comune corrispondano a quanto previsto nel bilancio di previsione, viene portato in Consiglio Comunale ed approvato l’assestamento di bilancio ossia viene fatta una variazione di bilancio che allinea il bilancio di previsione con le entrate realmente incassate e con le spese realmente sostenute. Infine ad esercizio terminato viene approvato, sempre dal Consiglio Comunale, il rendiconto della gestione, ossia la fotografia precisa di tutti la gestione finaziaria dell'ente. Dal rendiconto può scaturire un avanzo di amministrazione ossia dei fondi non utilizzati che possono essere riportati nell'esercizio successivo ovvero un disavanzo. ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012 INTRODUZIONE Il bilancio del comune influisce per molti aspetti sulla vita del cittadino. In esso vengono determinati le aliquote e le tariffe relativi ai vari servizi che il comune eroga: quanti soldi servono per far funzionare la macchina comunale, quali servizi sociali il comune intende erogare e quante risorse a ciascuno di essi vengono destinati, quanti soldi verranno utilizzati per finanziare la pubblica istruzione, lo sport, la pubblica sicurezza, il commercio e lo sviluppo economico, la cultura, la viabilità e i trasporti, la gestione del territorio e dell'ambiente e per ciascuno di questi ambiti nel bilancio vengono definite quali attività l'amministrazione intende promuovere. Nel bilancio viene anche definito il modo in cui tutte queste spese verranno finanziate. Vengono quindi decisi i livelli di tassazione, le aliquote delle imposte e le tariffe dei servizi che vengono erogati. Nel bilancio infine sono anche dettagliate le opere pubbliche e le opere di manutenzione del patrimonio che l'amministrazione intende realizzare e quindi tutti i progetti che prenderanno il via nel corso dell'anno o negli anni successivi. Il bilancio definisce anche cosa non verrà fatto. Tutto quello che non viene messo a bilancio semplicemente non c'è e non verrà realizzato, salvo che nel corso dell'esercizio non intervengano variazioni ad hoc. ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012 INTRODUZIONE Il bilancio di previsione e i documenti ad esso collegati rappresentano il risultato della programmazione politica, economica e finanziaria del comune. Il bilancio di previsione dovrebbe essere approvato dal consiglio comunale prima dell'inizio dell'anno a cui si riferisce, molto spesso però la sua approvazione viene prorogata dal ministero dell'economia e della finanza (MEF). Nel caso di approvazione ad esercizio già iniziato, il periodo dell'anno scoperto viene gestito in dodicesimi dell'ultimo bilancio approvato, vale a dire che per ogni mensilità è possibile impegnare (cioè spendere) non più di 1/12 delle somme risultanti dal bilancio assestato (ossia il bilancio risultante al 30 novembre, dopo che sono intervenute tutte le variazioni dell'esercizio) relativo all'esercizio precedente per la medesima finalità. ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012 INTRODUZIONE Il bilancio di previsione che va in consiglio comunale ha una serie di documenti obbligatori per legge: •bilancio di previsione: contiene le previsioni contabili delle entrate e delle spese dell'anno a cui il bilancio si riferisce; •bilancio pluriennale: ha un'esposizione per programmi del bilancio del triennio. Differisce dal bilancio di previsione soprattutto perché non contiene le partite di giro; •relazioni previsionale programmatica: coincide esattamente con il bilancio pluriennale perché contiene il programma dell'amministrazione per il triennio. Comprende una sezione con le caratteristiche generali dell'ente che non hanno una valenza statistica ma hanno lo scopo di confrontare il comune con enti similari per fissare dei parametri a cui i comuni di quel tipo si devono conformare. Il mancato rispetto dei parametri può comportare la riduzione dei finanziamenti da parte dello stato. Contiene anche i conti consolidati delle società partecipate. Nella relazione c'e' anche la spiegazione del bilancio per quanto riguarda le entrate, analisi delle risorse e spiegazione di come le stime sono state fatte. Ogni programma viene identificato, descritto e motivato, vengono specificate gli investimenti da fare, le risorse umane destinate alla realizzazione del programma. Ulteriori allegati al bilancio di previsione sono: •piano esecutivo di gestione: che dettaglia al massimo le varie voci di bilancio. Il PEG illustra come le voci di bilancio sono composte; •relazione dei revisori dei conti: documento redatto dal collegio dei revisori dei conti. ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012 INTRODUZIONE La dimostrazione dei risultati di gestione avviene mediante il rendiconto, il quale comprende: - il conto del bilancio; - il conto economico; - il conto del patrimonio. Sono allegati al rendiconto: a) la relazione dell’organo esecutivo di cui all’articolo 151, comma 6; b) la relazione dei revisori dei conti di cui all’articolo 239, comma 1, lettera d); c) l’elenco dei residui attivi e passivi distinti per anno di provenienza. ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012 INTRODUZIONE Dopo oltre dieci anni di sostanziale “stabilità”, il legislatore è tornato ad occuparsi dei sistemi dei controlli interni delle amministrazioni centrali e locali attraverso l’adozione del d.lgs. n. 150/2009 . ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012 INTRODUZIONE Nel caso degli enti locali, il provvedimento di riforma è stato in qualche modo anticipato dalla c.d. Carta delle autonomie, la quale, prefigurando un sistema di controlli interni che si colloca in una prospettiva di continuità rispetto alle precedenti disposizioni normative, presenta elementi di rilevante novità rispetto a quello configurato nel d.lgs. n. 267/2000 ( T.U.E.L.) ispirato a sua volta all’impianto definito dal d.lgs. n. 286/1999. ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012 INTRODUZIONE Il quadro normativo di riferimento per gli enti locali in materia di sistema di controlli interni è dato, oltre alla c.d. Riforma Brunetta da un lato, dal d.lgs. n. 286/1999 , dall’altro dal d.lgs. n. 267/2000 . ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012 INTRODUZIONE • • • • • Per quanto riguarda il d.lgs. n. 286/1999, il sistema dei controlli è ben delineato dall’art.1, comma 1, il quale prevede quattro tipi di controllo: il controllo di regolarità amministrativa e contabile, finalizzato a garantire la legittimità, la regolarità e la correttezza dell’azione amministrativa e svolto, negli enti locali, dagli uffici di ragioneria e dagli organi di revisione; il controllo di gestione, finalizzato a verificare l’efficacia, l’efficienza e l’economicità dell’azione amministrativa. Tale controllo possiamo dire che competa direttamente ai responsabili dei servizi; la valutazione della dirigenza, finalizzata a valutare le prestazioni del personale con qualifica dirigenziale. Tale controllo è svolto dal nucleo di valutazione; il controllo strategico, finalizzato a verificare la congruenza tra i risultati conseguiti e gli obbiettivi predefiniti dagli amministratori. ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012 INTRODUZIONE Per quanto riguarda il d.lgs. n. 267/2000, la norma di riferimento è data dall’art. 147 in base alla quale gli enti locali, nell’ambito della loro autonomia organizzativa, devono strutturare un sistema di controlli che permetta di: -garantire attraverso il controllo di regolarità amministrativa e contabile, la legittimità, la regolarità e la correttezza dell’azione amministrativa (competenza dell’organo di revisione e del responsabile del servizio finanziario); -verificare attraverso il controllo di gestione, l’efficacia, l’efficienza e la economicità dell’azione amministrativa ( competenza dei responsabili dei servizi); -valutare le prestazioni del personale con qualifica dirigenziale (competenza del nucleo di valutazione); -valutare l’adeguatezza delle scelte compiute in sede di attuazione dei piani di indirizzo politico (competenza del nucleo di valutazione). ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012 INTRODUZIONE In definitiva gli enti locali debbono dotarsi di due organi di controllo interno: • l’organo di revisione, a cui demandare il controllo di regolarità amministrativa; • il nucleo di valutazione, a cui è possibile demandare, oltre che il controllo strategico e la valutazione della dirigenza, anche il controllo di gestione, estendendo appositamente la convenzione dei componenti del nucleo stesso. ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012 1. LA STRATEGIA E LA GOVERNANCE DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE. 1.1. Pianificazione e gestione strategica nella pubblica amministrazione 1.2 Le tendenze di modernizzazione delle pubbliche amministrazioni 1.3 La evoluzione della pianificazione strategica 1.4. La pianificazione strategica nelle PA 1.5 Esperienze di pianificazione strategica 1.6 Le prospettive della pianificazione strategica ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012 1.1. Pianificazione e gestione strategica nella pubblica amministrazione Il NPM è definibile come uno stile di gestione del settore pubblico, che sull'esempio delle pubbliche amministrazioni anglosassoni, vuole integrare il diritto amministrativo e le pratiche gestionali tradizionali di un ente pubblico con una metodologia più orientata al risultato (l'interesse pubblico). Il NPM si diffonde in particolare nei paesi anglosassoni, tuttavia ciò avviene a partire da elaborazioni e revisioni della tradizione di business administration statunitense, che successivamente si sono diffuse anche in Europa. ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012 1.1. Pianificazione e gestione strategica nella pubblica amministrazione Ma perché nasce l'idea di creare un'alternativa ai due modelli “ideali” di amministrazione già esistenti ? Il modello del NPM viene creato sostanzialmente in risposta alla crisi finanziaria che, avendo colpito gli stati capitalistici a partire dagli anni '80, ha portato l'autorità pubblica a cercare di svolgere un ruolo di coordinatore, legando le risorse pubbliche a quelle private. Si è arrivati quindi, ad una ridefinizione dei ruoli dei soggetti pubblici: all'autorità politica compete di operare ad un livello strategico, mentre le azioni politiche e amministrative portano a favorire la concertazione tra pubblico e privato. ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012 1.1. Pianificazione e gestione strategica nella pubblica amministrazione La teoria del NPM va a mettere in discussione le tradizioni forme di gestione del settore pubblico in quanto sostiene la necessità di applicare ad esse, adattandoli opportunamente, i principi e le tecniche del management privato. La spinta decisiva in questo senso si è avuta da due delle più grandi organizzazioni a livello internazionale quali l'OCSE e la Commissione Europea , che cominciarono a sollecitare i governi nazionali perché si adoperassero a migliorare la competitività del settore pubblico . Questa competitività poteva essere raggiunta attraverso determinati passaggi, già usati nel settore privato, tra i quali è importante ricordare la riduzione e il controllo della spesa e la riorganizzazione del personale. ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012 1.1. Pianificazione e gestione strategica nella pubblica amministrazione I punti fondamentali che vanno a comporre il paradigma del NPM possono essere riassunti in cinque parole: a) professionalità; b) standard e parametri pre-definiti; c) controllo; d) competizione; e) potenziamento. Professionalità perché il settore pubblico deve avvicinarsi sempre di più ad una gestione più specialistica e tecnicamente competente delle attività. Parametri pre-stabiliti, perché essi sono utili come indicatori delle prestazioni che vanno eseguite. Controllo e competizione, perché il settore pubblico deve confrontarsi con la realtà del privato prendendo spunto da esso. Infine potenziamento, perché il dipendente pubblico deve aumentare la propria autodisciplina e deve essere parsimonioso nell'allocazione delle risorse. ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012 1.1. Pianificazione e gestione strategica nella pubblica amministrazione In questo senso, è importante ricordare che negli Stati Uniti, nella prima metà degli anni novanta, vennero utilizzati questi principi col fine di modernizzare il settore pubblico, in particolare i consulenti dell'allora presidente Clinton, Osborne e Gaebler, stilarono dei principi sulla "Reinvenzione del governo”. Secondo Osborne e Gaebler, le pubbliche amministrazioni non funzionano bene perché sono “dispersive e pigre”, ossessionate dalle norme e dalle regole. I due autori, ci suggeriscono così una sorta di “Settore pubblico imprenditoriale”, ovvero un'amministrazione in grado di competere con i business for-profit, con le agenzie no-profit e anche con il settore privato. ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012 1.1. Pianificazione e gestione strategica nella pubblica amministrazione Quindi, secondo il paradigma del NPM, questa “Amministrazione imprenditoriale” dovrebbe essere:: -gestita da una comunità responsabilizzata; -competitiva secondo logiche di mercato; -guidata da una logica di orientamento al risultato; -orientata al cittadino cliente. Il fine ultimo deve essere soddisfare le esigenze del cliente; spendere bene le risorse pubbliche; - decentralizzata. Non più livelli gerarchici ma partecipazione e gioco di squadra. ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012 1.1. Pianificazione e gestione strategica nella pubblica amministrazione LA PUBLIC GOVERNANCE Lo scenario in cui agiscono le PA si caratterizza sempre più per una crescente dispersione tra una pluralità di attori delle leve che influenzano la tutela degli interessi pubblici ( CFR Longo, 2005; Peters & Pierre, 1998). In quest’ambito il management è chiamato ad agire in un contesto di rete ( CFR Meneguzzo & Cepiku, 2008) ed a coordinare, attraverso regole formali ed informali, strutture organizzative e processi ( cfr Bovaird & Loffler, 2002) i comportamenti di coloro che sono detentori di tali leve critiche verso il perseguimento delle finalità dell’istituto pubblico. In altri termini al management è richiesto di guidare l’azienda pubblica secondo una logica di governance ( cfr Borgonovi, 2000; Panozzo, 2005). La public governance può definirsi come il governo (steering) di complesse relazioni di sistema caratterizzate da attori interdipendenti di diverso tipo, i quali vengono influenzati ed indirizzati in vario modo dall’istituto pubblico al fine di ottenere dei condivisi obiettivi di interesse pubblico (cfrKickert, 1997: 737; Rhodes, 2000). ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012 1.1. Pianificazione e gestione strategica nella pubblica amministrazione La diffusione di tale paradigma di riferimento per la gestione delle aziende pubbliche è stata favorita da numerosi fattori, tra cui si possono annoverare la crescente consapevolezza che numerosi attori esterni all’istituto pubblico esercitano un’importante influenza sull’esito della sua attività, l’affermazione del principio di sussidiarietà , il decentramento amministrativo, lo sviluppo di partnership pubblico-privato e l’evoluzione delle modalità di intervento pubblico (cfr Borgonovi, 2004). In quest’ottica, se dal punto di vista teorico il concetto di public governance è stato oggetto di ampio dibattito ed utilizzo per descrivere i processi di cambiamento e di modernizzazione in atto nelle amministrazioni pubbliche (cfr Cepiku, 2005), si è indubbiamente prestata meno attenzione alle ricadute operative ed allo stato di attuazione di tale paradigma (cfr Longo, 2005: 101), la cui interiorizzazione sembra richiedere dei cambiamenti sostanziali nel comportamento del management, degli strumenti manageriali in grado di realizzarlo ELABORAZIONE EMILIO CORTESELLI ANNO 2012