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BIBLIOGRAFIA PER LA GIORNATA DEL RICORDO 10 febbraio

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BIBLIOGRAFIA PER LA GIORNATA DEL RICORDO 10 febbraio
Biblioteca civica “A. Merini”
Piazza Pertini, 4
20865 Usmate Velate (MB)
tel. 039 68 29 789
www.sbv.mi.it/usmate
e.mail: [email protected]
BIBLIOGRAFIA
PER LA GIORNATA DEL
RICORDO
10 febbraio
Bibliografia a cura di Michele Pilotti
--- aggiornamento 2014 ---
«La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale "Giorno del ricordo" al fine
di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte
le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e
dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine
orientale.» Legge n.92 del 30 marzo 2004
Bibliografia “Le foibe e l'esodo dei giuliano-dalmati”.
Tutti i libri citati sono presenti nel catalogo del Sistema Bibliotecario del
Vimercatese, e quindi reperibili presso la Biblioteca civica “A. Merini” di Usmate
Velate.
1. E. APIH, Le foibe giuliane: note e documenti (Libreria editrice goriziana, 2010).
Gli interrogativi posti da Elio Apih e le riflessioni che essi suscitano nel percorso di questo libro,
muovono da un questo quesito fondamentale: "Come e da dove viene il 'rinfoibamento' nella Venezia
Giulia?" È bene precisare che l'Autore tratta sia delle foibe del 1943 in Istria, sia delle foibe del
1945, che riguardarono anche Gorizia, Pola e Fiume, ma soprattutto, per efferatezza, Trieste. Ciò
detto, è significativo che il primo capitolo si apra su uno scenario di vuoto metafisico: nell'abisso in
cui si agitano elementi da primordio evocati tramite suggestioni letterarie, si ridesta un universo
premoderno di credenze misteriche e magiche che aveva profondamente colorate i tessuti
dell'immaginazione di tante generazioni di istriani; la percezione diffusa è quella del male connesso
alla foiba. Ma sul piano storico 'rinfoibamento' come eccidio trova collocazione nel quadro della
Seconda guerra mondiale; taluni episodi (il massacro di Katyn, le Fosse Ardeatine, le stragi in
Spagna descritte da Hemingway) possono fare pensare ad un'analogia fra le modalità "rituali"
dell'eccidio. Tuttavia il quadro delle foibe giuliane pone la questione di un uso barbarico che sembra
appartenere all'Europa centro-orientale, e ci si domanda se esista un'inquietante presenza di "esperti"
istruiti dai protagonisti dei fatti di Katyn. Si tratta, ad ogni modo, di un accadimento storico
complesso, che rompe un plurisecolare assetto sociale da un lato, e dall'altro, nella lotta di
liberazione, assume, dal punto di vista sloveno o croato, carattere di strumento per la revisione
confinaria con l'Italia. Le tensioni politiche si intrecciano con quelle nazionali e viceversa. Per
decenni la questione delle foibe è stata ostaggio della polemica politica, fondata sul mero conteggio
dei morti, sulla descrizione delle atrocità, senza contare l'aleatorietà delle testimonianze dirette, tanto
più incerte quanto più accentuata ne è la contingente emotività. L'ipotesi dell'Autore è che il
comunismo iugoslavo "non allineato" non è stato sottoposto a giudizio in quanto ha goduto di
un'ampia immunità dettata dall'atlantismo e incontrato l'apprezzamento della sinistra italiana in nome
della politica di equidistanza terzomondista di Tito; in Italia l'antifascismo si sarebbe invece dovuto
impegnare di più nella costruzione di un'etica democratica nella società civile, e meno in quella di
un'etica politica o partitica, nel corso di un lungo processo che ne ha enfatizzato il culto eroico anche
tramite l'abuso retorico, laddove la generazione democratica di Apih aveva intravisto
nell'antifascismo l'opportunità di una rifondazione morale della Nazione italiana. Le foibe giuliane
esce in edizione postuma con l'attenta curatela critica di Roberto Spazzali; la figura di studioso e
intellettuale di Elio Apih viene delineata con grande intensità da Marina Cattaruzza nell'ultimo
capitolo del libro.
2. E. APIH, Trieste (coll. Storia delle citta` italiane, Laterza, 1988).
3. A. ARA, C. MAGRIS, Trieste. Un'identita` di frontiera (Einaudi, 2007).
Angelo Ara e Claudio Magris si sono proposti di indagare proprio la peculiarità del «caso Trieste»,
studiandolo nella sua storia e nelle testimonianze letterarie. Ecco dunque l'unicità, - a sua volta
spesso mitizzata - di un crocevia che rispecchia le tensioni europee, che fonde - spesso
drammaticamente - culture ed etnie diverse, e in cui possono convivere l'irredentismo e il culto di
Francesco Giuseppe, il cosmopolitismo e la chiusura municipale. Profondamente triestine, e insieme
internazionali, di una modernità che oggi possiamo intendere meglio, sono le figure che
campeggiano in queste pagine: Svevo, Saba, Slataper, e poi i fratelli Stuparich, Michelstaedter e tanti
altri ancora, al tempo stesso mediatori di esperienze diverse e inventori originali in proprio.
4. D. BERNARDINI, Julka, ti racconto (ETS, 2013).
Il racconto di una nonna, Maria, alla nipote Julka. Sul porticciolo della cittadina di Muggia, in
provincia di Trieste, la nonna racconta le drammatiche vicende di una zona di confine, sottoposta alla
dominazione austriaca, straziata dalle guerre mondiali, dalle occupazioni fascista, nazista, comunista.
In questo scenario il racconto della tragedia delle foibe e dell'esodo colpisce la sensibilità di Julka,
perché le parole usate dalla nonna sono quelle di coloro che la storia l'hanno vissuta sulla propria
pelle. Tra rabbia, commozione e desiderio di cambiare il mondo, Julka impara la storia dei confini
italiani orientali fino al 1975, anno del Trattato di Osimo, in modo sicuramente coinvolgente. Alla
fine del racconto, il volume presenta un'intervista allo storico Paolo Pezzino che, con il corredo di
cartine, offre una sintesi dedicata agli eventi europei e italiani in cui si inseriscono i fatti narrati.
Questo libro, risultato di un progetto disciplinare in cui si incontrano docenti della Scuola media e
dell'Università, è un utile strumento da affiancare ai manuali scolastici, non sempre puntuali nel
raccontare le vicende delle foibe. Serve agli studenti della scuola, ma anche ai giovani e agli adulti
che vogliono conoscere questa controversa storia.
5. J. BERNAS, Ci chiamavano fascisti, eravamo italiani (Mursia, 2010).
Alla fine della Seconda guerra mondiale migliaia di italiani di Istria, Fiume e Dalmazia si trovano
senza alcuna difesa di fronte all'odio etnico-nazionalista del regime di Tito, deciso a jugoslavizzare
quei territori. In 350mila fuggono, per essere accolti in Italia tra diffidenza e indifferenza. Altri
decidono di rimanere, riscoprendosi giorno dopo giorno stranieri a casa propria. A questi si
aggiungono gli italiani del controesodo: comunisti partiti alla volta della Jugoslavia per costruire il
Sol dell'avvenire. Un sogno finito nei campi di concentramento titini. aradossalmente, tutti subiscono
la stessa accusa: "Fascisti!". Gli esuli, perché in fuga dal paradiso socialista. I rimasti, perché italiani.
In questo libro sono raccolte le testimonianze dei protagonisti di questa odissea: le loro parole
prendono per mano il lettore e lo accompagnano lungo tutto il cammino che condusse un popolo con
lingua e tradizioni comuni a dividersi irrimediabilmente. Un cono di luce che si accende su una
pagina di storia italiana troppo spesso dimenticata o raccontata solo attraverso gli opportunismi della
politica.
6. E. BETTIZA, Esilio (A. Mondadori, 1996).
Un racconto che fluisce liberamente tra i drammi della recente guerra in Bosnia e i ricordi
dell'autore, profugo della Dalmazia nel dopoguerra, che assiste al confronto dei nazionalismi
italiano, croato e serbo senza riuscire a identificarsi con alcuna parte in lotta. E' un libro sul
problema dell'identità personale, contesa da fedeltà in contrasto, da nazionalismi nemici, da intrecci
di lingue diverse. In questo senso l'esperienza locale della Dalmazia si fa universale e metafora di
una condizione umana.
7. C. CACE, Foibe: dalla tragedia all'esodo (Palladino, 2009).
8. M. CANALE, Dalle foibe al giorno del ricordo (Alberti, 2013).
Questo libro vuole essere un piccolo contributo per ricostruire gli avvenimenti contestualizzandoli
nel quadro storico di un lungo periodo di una tragedia nazionale come quella delle foibe, attraverso
le testimonianze dei sopravvissuti e anche dei familiari delle vittime. Desidera anche essere un
tentativo per capire le motivazioni di un silenzio durato sessant'anni, comprendere meglio il faticoso
percorso che ha portato all'istituzione di una solennità civile dedicata alle vittime delle foibe, infatti
con la Legge 30 marzo 2004 n. 92, la Repubblica Italiana riconosce il 10 febbraio quale "Giorno del
Ricordo" al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime
delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della
più complessa vicenda del confine orientale.
9. G. CRAINZ, Il dolore e l'esilio: Istria e le memorie divise dell'Europa (Donzelli, 2005).
Nel 1947 un grande storico di origine istriana, Ernesto Sestan, tracciando i "lineamenti di una storia
etnica e culturale" della Venezia Giulia scriveva: nel Novecento si sono scontrati qui "nazionalismi
feroci ed esasperati in una lotta senza quartiere in cui gli uni finivano col pareggiare, anche
moralmente, gli altri". Sestan concludeva: "I termini del conflitto trascendevano, nei loro motivi più
profondi, il modesto ambito della vita regionale e si ispiravano alle correnti di idee e di passioni che
fanno così feroce l'Europa contemporanea". Questo piccolo libro si propone di accostarsi a quel
dramma per cogliere il dolore, le speranze e le paure delle diverse vittime che hanno vissuto in
quell'intricato crocevia.
10. A. DEL BOCA, Italiani brava gente? I crimini di guerra italiani 1940-1943
(Mondadori, 2006)
"Italiani, brava gente"? Non la pensa così lo storico Angelo Del Boca che ripercorre la storia
nazionale dall'unità a oggi e compone una sorta di "libro nero" degli italiani, denunciando gli episodi
più gravi, in gran parte poco noti o volutamente e testardamente taciuti e rimossi. Si va dalle
ingiustificate stragi compiute durante la cosiddetta "guerra al brigantaggio" alla costruzione in
Eritrea di un odioso universo carcerario. Dai massacri compiuti in Cina nella campagna contro i
boxer alle deportazioni e agli eccidi in Libia a partire dal 1911. Dai centomila prigionieri italiani
lasciati morire di fame in Austria, durante la Grande Guerra, al genocidio del popolo cirenaico fino
alle bonifiche etniche sperimentate nei Balcani.
11. U. DE PACE, L'esodo di istriani fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra,
testimonianze di cittadini monzesi (Bellavite, 2010).
Uno spaccato di storia monzese attraverso la viva voce dei suoi protagonisti: un inno alla Memoria,
per cogliere ciò che troppo spesso rimane celato dietro la retorica istituzionale e commemorativa o
che difficilmente si intuisce dall'accademica ricostruzione storica, sia pur doverosa e necessaria. Un
libro per ricordare con maggiore consapevolezza, affinché il "grande esodo" e la tragedia delle foibe
si affranchino dalle dispute ideologiche e diventino a pieno titolo parte della memoria storica
condivisa del nostro Paese.
12. FASCISMO, foibe , esodo: le tragedie del confine orientale: atti del convegno: Trieste,
Teatro Miela, 23 settembre 2004.
13. FOIBE, martiri dimenticati (videoregistrazione, Palladino, 2009).
14. M. GIRARDO, Sopravvissuti e dimenticati: il dramma delle foibe e l'esodo dei
giuliano-dalmati (Paoline, 2006).
Il testo di M. Girardo prende in considerazione due eventi storici riconducibili alla seconda guerra
mondiale e all'immediato dopoguerra:-la sparizione nelle foibe di circa 5000 persone (soldati e civili,
per lo più italiani) a opera del movimento partigiano jugoslavo, destinato a confluire nelle armate di
Tito;-l'esodo verso l'Italia di circa 300mila persone (per lo più italiane) che abitavano l'Istria e la
Dalmazia quando queste regioni, alla fine della guerra, furono assegnate alla Jugoslavia (trattato di
Parigi, 10 febbraio 1947). Nelle pagine di questo libro, Girardo intervista tre persone direttamente o
indirettamente coinvolte nelle vicende citate. Il primo personaggio è Graziano Udovisi, l'unico
sopravvissuto alle foibe che sia ancora in vita, il quale racconta con impressionante dovizia di
particolari quelle ore in cui la morte vicinissima gli fu miracolosamente risparmiata. Il secondo
intervistato è Piero Tarticchio, esule di Gallesano, il quale, avendo perso il padre e altri parenti in una
foiba, ha vissuto entrambe le drammatiche esperienze che hanno segnato la gente giulianodalmata.Infine la parola passa a Natalia Nemec, una storica slovena di Nova Gorica che ha cercato di
stilare un elenco dei caduti nelle foibe, sfidando in molti casi la diffidenza dei colleghi e dei
connazionali.
15. A. KERSEVAN, Lager italiani: pulizia etnica e campi di concentramento fascisti per
civili jugoslavi (Nutrimenti, 2008).
Dopo l'aggressione nazifascista alla Jugoslavia, fra il 1941 e l'8 settembre del 1943, il regime fascista
e l'esercito italiano misero in atto un sistema di campi di concentramento in cui furono internati
decine di migliaia di jugoslavi: donne, uomini, vecchi, bambini, rastrellati nei villaggi bruciati con i
lanciafiamme. Lo scopo di Mussolini e del generale Roatta, l'ideatore di questo sistema
concentrazionario, era quello di eliminare qualsiasi appoggio della popolazione alla resistenza
jugoslava e di eseguire una vera e propria pulizia etnica, sostituendo le popolazioni locali con
italiani. Arbe-Rab, Gonars, Visco, Monigo, Renicci, Cairo Montenotte, Colfìorito, Fraschette di
Alatri sono alcuni dei nomi dei campi in cui furono deportati sloveni, croati, serbi, montenegrini e in
cui morirono di fame e malattie migliaia di internati. Una tragedia rimossa dalla memoria nazionale
e raccontata in questo libro anche grazie ad una importante documentazione in gran parte inedita
fatta di foto, lettere, testimonianze dei sopravvissuti.
16. S. LORENZINI, L'Italia e il trattato di pace del 1947 (Il Mulino, 2007).
Il 10 febbraio 1947, mentre l'Italia era immobile in uno sciopero generale di protesta, con le bandiere
a mezz'asta in segno di lutto, a Parigi si firmava il trattato di pace che suggellava la sconfitta del
nostro paese nel secondo conflitto mondiale. Le grandi potenze - Stati Uniti, Unione Sovietica, Gran
Bretagna e Francia - avevano punito l'Italia per l'aggressione fascista, senza tenere conto della
cobelligeranza. La delegazione, guidata da Alcide De Gasperi, era riuscita con grande sforzo a far
sentire la propria voce durante i negoziati ma i suoi interventi non erano bastati a ottenere
miglioramenti significativi. L'Italia fu costretta fra l'altro a importanti cessioni territoriali lungo i
confini occidentali e orientali, a rinunciare alle colonie e a risarcire i danni di guerra. Né la classe
politica né l'opinione pubblica erano pronte ad accettare tali clausole che ritenevano ingiuste e
disonorevoli. A sessant'anni dalla firma, il volume ripercorre le vicende del trattato. Attraverso la
storia dei negoziati e la reazione dell'opinione pubblica e del mondo politico, sono così illustrati in i
significati del trattato per l'Italia e per la sua identità nazionale.
17. M. MADIERI, Verde acqua (Einaudi, 2006).
Verde acqua è un racconto-diario che si muove «nella vertigine degli anni trascorsi», un percorso in
cui la memoria di ieri diviene avventura e confronto con l'oggi. Il ricordo doloroso del drammatico
esodo da Fiume nell'immediato dopoguerra si traduce in episodi e personaggi picareschi e struggenti,
che rendono piú acuta la coscienza della misteriosa natura di ogni affetto e la percezione
dell'esistenza del male.
18. F. MOLINARI, Istria contesa (Mursia 1996).
19. A.M. MORI, Bora (Frassinelli, 1998).
Come vive e cosa prova chi è stato sradicato dalla propria terra e allontanato dalla propria gente? E
chi, pur restando, viene separato da coloro insieme ai quali è cresciuto, e privato della lingua in cui
ha imparato a parlare, leggere, comunicare? Questa lacerazione si può superare o quanto meno
accettare, oppure la ferita resterà aperta per sempre? Anna Maria Mori, istriana di Pola, ha lasciato
con la famiglia i luoghi della sua infanzia al termine della seconda guerra mondiale, quando sono
"passati" dall'Italia alla Jugoslavia. Nelida Milani, anche lei istriana, anche lei nata nella Pola italiana
è invece rimasta, rinunciando alla lingua, a molti degli affetti, alla consuetudine con un mondo che
veniva snaturato.
20. A.M. MORI, Nata in Istria (Rizzoli, 2006).
L'Istria è stata per mezzo secolo un grande buco nero nella coscienza italiana: una terra dimenticata,
rimossa, così come è stata di fatto occultata la presenza dei trecentomila profughi istriani che, dopo
la guerra, ha scelto l'esilio. In questo libro Anna Maria Mori, che ha lasciato l'Istria con la famiglia
quando era ancora bambina, prova a spiegare cosa significa essere istriani. Il suo libro non è
un'inchiesta oggettiva o il rendiconto di un'esperienza di vita: è piuttosto un collage di storie,
persone, percorsi, riflessioni su una terra di confine (italiana, veneta, asburgica, slava), una terra di
contadini e di pescatori e di marinai, di poesie, leggende, tradizioni, miti e riti, di sapori e odori
mediterranei e mitteleuropei.
21. G. OLIVA, Esuli: dalle foibe ai campi profughi: la tragedia degli Italiani di Istria,
Fiume e Dalmazia (Mondadori, 2011).
Gianni Oliva ripercorre la vicenda degli italiani esuli nel suo insieme, dalla fine della Prima guerra
mondiale a oggi, in un libro ricco di immagini inedite. Dall'annessione dell'Istria e della Dalmazia,
all'occupazione italo-tedesca della Iugoslavia (1941-43), dai bombardamenti alleati di Zara e di
Fiume fino all'occupazione di Trieste nel 1945 da parte delle truppe di Tito e gli infoibamenti. Nella
seconda parte, il libro testimonia la successiva esperienza dell'esodo: le partenze da Pola e dall'Istria,
lo svuotamento dei villaggi, i documenti relativi alle opzioni di nazionalità, gli incidenti di Trieste
del 1953, la "slavizzazione" dell'Istria e della Dalmazia. L'ultima parte illustra i campi profughi e la
precaria sistemazione dei giuliano-dalmati in un'Italia impoverita dalla guerra e poco sensibile a un
dramma che ne ricordava la sconfitta: immagini di vita famigliare e di vita sociale, sullo sfondo di
reticolati e di strutture fatiscenti sparse in ogni regione italiana. Conclude il volume l'immagine del
concerto diretto da Riccardo Muti il 13 luglio 2010 in piazza Unità d'Italia a Trieste, alla presenza di
Giorgio Napolitano e dei presidenti di Slovenia e Croazia, promessa di una ricomposizione delle
diverse "memorie".
22. G. OLIVA, Foibe: le stragi negate degli italiani della Venezia Giulia e dell'Istria
(Mondadori, 2002).
Dopo la fine della guerra, tra il maggio e il giugno 1945, migliaia di italiani della Venezia Giulia,
dell'Istria e della Dalmazia vengono uccisi dall'esercito jugoslavo del maresciallo Tito, molti di loro
sono gettati nelle "foibe", che si trasformano in grandi fosse comuni, molti altri deportati nei campi
della Slovenia e della Croazia, dove muoiono di stenti e di malattie. Le stragi si inquadrano in una
strategia politica mirata a colpire tutti coloro che si oppongono all'annessione delle terre contese alla
nuova Jugoslavia: cadono collaborazionisti e militi della repubblica di Salò, ma anche membri dei
comitati di liberazione nazionale, partigiani combattenti, comunisti contrari alle cessioni territoriali e
cittadini comuni.
23. G. OLIVA, Profughi: dalle foibe all'esodo : la tragedia degli Italiani di Istria , Fiume e
Dalmazia (Mondadori, 2009).
Tra il 1944 e la fine degli anni Cinquanta, gran parte della comunità italiana dell'Istria, di Fiume e
della Dalmazia abbandona la propria terra. A ondate successive, quasi 300.000 persone, appartenenti
a ogni classe sociale, vengono costrette a fuggire dal nuovo regime nazionalcomunista di Tito che
confisca le loro proprietà, le reprime con la violenza poliziesca, giungendo talora a un vero e proprio
tentativo di "pulizia etnica". Attraverso un analisi attenta in cui si intrecciano lo scenario locale e
quello internazionale, Gianni Oliva ripercorre le tappe di questa vicenda: la complessità etnica nella
zona di confine nord-orientale dell'Italia, le contrapposizioni del Ventennio fascista, le stragi delle
foibe, la vita nei campi profughi.
24. G. OLIVA, La resa dei conti: aprile maggio 1945: foibe, piazzale Loreto e giustizia
partigiana (Mondadori, 1999).
25. G. OLIVA, Si ammazza troppo poco. I crimini di guerra italiani 1940-1943
(Mondadori, 2006)
"Si ammazza troppo poco", ammonisce nel 1942 il generale Mario Robotti, comandante dell'XI
Corpo d'Armata italiano in Slovenia e Croazia, e il suo diretto superiore Mario Roatta rincara la
dose: "Non dente per dente, ma testa per dente". Nello scenario drammatico dei Balcani, dove
l'aggressione italo-tedesca si intreccia con le esasperazioni della guerra civile e delle
contrapposizioni etniche, l'Italia fascista reagisce alla resistenza jugoslava, albanese e greca con
brutale durezza: rastrellamenti, villaggi incendiati, esecuzioni sommarie, internamento di migliaia di
civili. In questo libro l'autore affronta il tema dell'Italia imperiale (1940-43) e quello dei 1857
ufficiali e soldati di cui fu chiesta l'estradizione per crimini di guerra.
26. A. ORECCHIA (a cura di), La stampa e la memoria: le foibe, l'esodo e il confine
orientale nelle pagine dei giornali lombardi agli albori della Repubblica (Insubria
University Press, 2008).
Il volume nasce grazie alla collaborazione e al contributo del Comitato provinciale di Varese
dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. Attraverso le pagine dei giornali pubblicati
in Lombardia tra la fine della Seconda guerra mondiale e il 1954, quando l'amministrazione di
Trieste fu restituita all'Italia, si ritorna a quei giorni convulsi e anche contradditori, nei quali si è
formato il Paese.
Vengono ricostruite le informazioni sugli avvenimenti del Confine Orientale d'Italia, così come
erano state scritte e quindi recepite dai lettori.Un modo per salvare "una" memoria, strappandola dai
meandri del tempo, che inesorabilmente tende a cancellare ogni cosa.
27. B. PAHOR, Figlio di nessuno (Rizzoli, 2012).
Queste sono le memorie di una "cimice": cosi' infatti l'Italia fascista definiva apertamente gli sloveni,
"figli di nessuno" per un quarto di secolo. Sono i ricordi di un ragazzo derubato della sua cultura. Di
un prigioniero che lotta per sopravvivere. Di un marito e padre aspro e intenso. Di un uomo libero.
Dall'infanzia poverissima segnata dalle discriminazioni alla Resistenza, dalla guerra in Libia alla
scoperta dell'amore, dall'impegno politico a quello letterario, Pahor traccia in questo libro il bilancio
senza reticenze di una vita trascorsa ad attraversare confini fisici e spirituali, e solleva un velo sugli
aspetti piu' privati del suo passato regalandoci un autoritratto inedito e umanissimo. Trovano posto in
questa narrazione le passioni intellettuali e gli amori in carne e ossa: quello travolgente per Arlette, la
ragazza francese conosciuta in sanatorio all'indomani della liberazione e che lo restitui' alla vita,
l'inquieta relazione con Danica, giovane antifascista trucidata insieme al marito dai collaborazionisti
sloveni o dai comunisti in un mistero ancora non risolto. E poi il matrimonio con la bellissima Rada,
permeato da una profonda condivisione ma segnato da assenze e allontanamenti sentimentali. Mentre
sullo sfondo si delinea uno scorcio potente del secolo scorso che restituisce alla memoria la storia
degli sloveni dei nostri confini orientali, in un intreccio di eventi storici e vissuto privato.
28. B. PAHOR, Qui e` proibito parlare (romanzo, Fazi, 2009).
Principale porto dell'impero austroungarico, Trieste aveva visto coabitare per secoli culture diverse.
Integrata nel Regno d'Italia alla fine della Grande Guerra, fu qui che, per la prima volta e anticipando
scenari futuri di quello che sarebbe stato il fascismo non solo sul suolo italiano ma anche in Europa,
fu messa in atto una campagna di pulizia etnica: tutto quello che era sloveno, lingua, cultura, gli
stessi edifici, doveva sparire. E in questo clima, così cupo e oppressivo, che Ema, giovane slovena
originaria del Carso, si aggira piena di rabbia in una luminosa estate degli anni Trenta.
29. B. PAHOR, Piazza Oberdan (Nuova dimensione, 2010).
"Ho immaginato di passeggiare per Trieste, arrivando a piazza Oberdan, luogo dove convergono i
ricordi dolorosi del Novecento". Una serie di testimonianze, racconti, aneddoti, memorie e biografie;
un indice puntato sulle ingiustizie e sui soprusi, sulla cancellazione della identità e l'annientamento
di un popolo; sulle colpe impunite del regime fascista che in nome della nazione italiana perseguitò
la comunità slovena mettendone al bando la lingua e devastandone le istituzioni culturali. Episodi
poco conosciuti della tormentata storia della Venezia Giulia. L'autore ha aggiunto per l'edizione
italiana di Piazza Oberdan alcuni documenti storici che danno testimonianza della capillare
organizzazione antifascista slovena. Citando la "Süddeutsche Zeitung" non c'è modo di evitare lo
sguardo coraggioso e diretto di Boris Pahor. Il suo nome è stato giustamente accostato a quello di
Primo Levi, Imre Kértesz e Robert Antelme.
30. P. PALLANTE, La tragedia delle foibe (Editori Riuniti, 2006).
Subito dopo la fine della guerra, tra il maggio e il giugno 1945, migliaia di italiani della Venezia
Giulia, dell'Istria e della Dalmazia furono arrestati dall'esercito jugoslavo: molti furono uccisi e
gettati nelle «foibe», diventate una specie di grandi fosse comuni, molti furono deportati nei campi di
raccolta in Slovenia e Croazia, dove morirono di stenti e malattie. Alla tragedia delle «foibe»
concorsero spinte e fattori diversi, di natura ideologica (scontro tra fascismo e antifascismo),
nazionale (appartenenza territoriale) e sociale (lotta di classe, per il socialismo). Il volume presenta
nuove chiavi interpretative, collocando la vicenda all'interno della storia italiana del Novecento, e
propone un'ampia raccolta di documenti, in gran parte inediti o solo parzialmente pubblicati.
31. G. PANSA., Sconosciuto 1945 (Sperling e Kupfer, 2005).
È la memoria degli sconfitti nella guerra civile ad accompagnarci lungo le pagine di questo libro.
Storie dolenti, mai venute alla luce, che Giampaolo Pansa ha raccolto, cercato, ricostruito con
partecipazione, puntiglio e grande rispetto per le troppe vittime incolpevoli, travolte dagli orrori della
resa dei conti quando erano ragazzi o bambini. Storie sempre taciute per molte ragioni: la condizione
di perdenti, l'ostilità dei vincitori, l'isolamento sociale e, nell'immediato dopoguerra, la paura di
possibili vendette anche contro i genitori, i figli o i fratelli dei fascisti uccisi. Un capitolo proibito
della nostra storia, narrato da italiani vissuti per sessantanni nella condizione obbligata di prigionieri
del silenzio. Un'opera da cui emerge con chiarezza quanto l'Italia sia ancora oggi un paese diviso, a
dispetto dell'antifascismo sbandierato dalla cultura dominante.
32. A. PETACCO, L'esodo: la tragedia negata degli Italiani d'Istria, Dalmazia e Venezia
Giulia (Mondadori, 1999).
In questa ricostruzione Arrigo Petacco racconta la storia di un lembo conteso della nostra patria, in
cui la presenza di etnie diverse ha favorito, di volta in volta manifestazioni nazionalistiche, quasi
sempre detttate dall'deologia vincente.
33. M. PIRINA, Dalle foibe...all'esodo: 1943-1956: il perche` del silenzio dei vivi (Centro
studi e ricerche storiche “silente loquimur”, 2008).
34. J. PIRJEVEC, Foibe: una storia d'Italia (Einaudi, 2009).
Il sanguinoso capitolo delle "foibe", legato alla fine della seconda guerra mondiale, che vide
"regolamenti di conti" dappertutto in Europa dove s'era manifestata una qualche Resistenza, sarebbe
stato da tempo relegato nei libri di storia come una delle vicende minori di quella mattanza mondiale
che pretese cinquanta milioni di vite umane. Dato però che si colloca in una realtà mistilingue in cui
le opposte idee sulle frontiere "giuste" sono state a lungo in conflitto tra loro, esso è ancor vivo nella
memoria collettiva dell'area giuliana e ancora sfruttabile a fini politici interni e internazionali.
Sebbene il contenzioso sulle frontiere sia stato risolto attraverso un lungo e articolato processo
diplomatico [...], esso non si è ancora risolto nelle menti e nei cuori delle popolazioni interessate. E
stato anzi rinfocolato dalla crisi della Jugoslavia negli anni Ottanta e dal suo successivo sfacelo, con
l'emergere dalle sue rovine di nuove realtà statali, la Repubblica di Slovenia e quella di Croazia
soprattutto. Il contemporaneo crollo del Muro di Berlino e i suoi contraccolpi sulla politica interna
italiana, con la scomparsa dei vecchi partiti e l'emergere di nuovi, provocò nella Penisola una crisi
d'identità e di coesione nazionale, alla quale le forze di destra e quelle di sinistra pensarono di
rispondere facendo ricorso allo strumento più ovvio e tradizionale: quello del nazionalismo.
35. J. PIRJEVEC, Serbi, croati, sloveni : storia di tre nazioni (Mulino, 2002).
L'area che, partendo dalle porte di Trieste, si estende lino a quelle di Salonicco rimane per molti,
nella sua struttura storica e umana, una zona grigia, priva di una precisa fisionomia, simile a quelle
terre inesplorate che gli antichi cartografi si limitavano a descrivere con uno sbrigativo "hic sunt
leones". In realtà, quella fascià di territorio è da un millennio e mezzo teatro di un drammatico
scontro di popoli, civiltà e religioni. Vi si insediarono, a partire dal VI-VII secolo, a seguito delle
grandi migrazioni abbattutesi sull'impero romano, popolazioni slave da cui deriveranno tre grandi
etnie: serbi, croati e sloveni. Caratterizzati da consistenza demografica, storia, tradizioni, lingua e
alfabeto diversi, croati e sloveni da una parte, serbi dall'altra sono stati divisi per secoli da due grandi
formazioni imperiali, quella asburgica e quella ottomana, che hanno deciso del destino dell'Europa e
del Mediterraneo. A ciascuna delle tre nazioni è dedicato un capitolo in cui le rispettive vicende
-dalle origini ai giorni nostri - s'intrecciano con quelle di altri gruppi (bosniaci, montenegrini,
abitanti del Kosovo e della Macedonia).
36. R. PUPO, R. SPAZZALI, Foibe (B. Mondadori, 2003).
La questione delle foibe (i crepacci carsici dove furono gettati, tra il 1943 e il 1945, dagli jugoslavi
migliaia di italiani) è rimasta per molto tempo un tabù nella nostra storiografia: una vicenda terribile
e "scabrosa" sulla quale era difficile scrivere. Gli storici Raoul Pupo e Roberto Spazzali sono stati fra
i protagonisti del rinnovamento degli studi sul problema delle foibe avvenuto a partire dalla fine
degli anni ottanta. Questo libro fornisce la documentazione necessaria al lettore per comprendere
autonomamente i fatti e orientarsi nelle varie interpretazioni storiografiche. L'ultima parte, "I luoghi
della memoria", contiene una mappa dettagliata delle foibe e le indicazioni indispensabili per
raggiungerle.
37. R. PUPO, Il lungo esodo: Istria: le persecuzioni, le foibe, l'esilio (Rizzoli, 2005).
A partire dall'8 settembre 1943, nelle terre che costituivano i confini orientali d'Italia - l'Istria e la
Dalmazia - si consumò una duplice tragedia. I partigiani jugoslavi di Tito instaurarono un regime di
terrore che prefigurava la "pulizia etnica" di molti decenni dopo e trucidarono migliaia di italiani
gettandoli nelle cavità carsiche chiamate foibe. Il trattato di Parigi del 1947 ratificò poi il passaggio
di Istria e Dalmazia alla Jugoslavia, scatenando l'esodo del novanta per cento della popolazione
italiana (circa 300.000 persone), che abbandonò la casa e gli averi e cercò rifugio in Italia o emigrò
oltreoceano. Lo storico Raoul Pupo disegna oggi un quadro completo di quelle vicende.
38. R. PUPO, Trieste 1945 (Laterza, 2010).
Trieste ’45, confine orientale. Su un piccolo fazzoletto di terra si sovrappongono due guerre – quella
che viene dall’est e quella che viene dall’ovest –, due occupazioni – jugoslava e angloamericana – e
due liberazioni, concorrenziali l’una all’altra. È la prima crisi internazionale del dopoguerra,
annuncio di future rivalità continentali, mentre sul campo, dopo anni di tensioni ma anche di
collaborazione contro il nemico comune, un movimento resistenziale, quello jugoslavo, fagocita
l’altro, quello italiano, cui ha cercato di imporre obiettivi e modelli di lotta. L’urto dividerà a lungo le
memorie di una società in cui già da tempo convivono aspirazioni nazionali e politiche antagoniste.
Trieste ’45, laboratorio privilegiato, non solo per la politica internazionale e per le relazioni fra
movimenti di liberazione, ma anche per il complicato rapporto fra il PCI e il partito comunista
jugoslavo, perché dietro la crisi sui confini si gioca la più ampia partita dello scopo finale –
democrazia o rivoluzione? – da proporre alla Resistenza in Italia. Trieste ’45, luogo storico della
tragedia delle foibe: variante locale a danno degli italiani di un processo generale che coinvolse tutti
i territori in cui il movimento partigiano comunista jugoslavo prese il potere in quel maggio di
sangue e del quale solo ora risultano più netti i contorni. Finalmente Raoul Pupo affronta temi e
interrogativi che riguardano l’Italia intera, ma che per lungo tempo sono stati discussi quasi
esclusivamente all’ombra di quella ‘periferia scontrosa’.
39. R. PUPO (a cura di), Naufraghi della pace: il 1945, i profughi e le memorie divise
d'Europa (Donzelli, 2008).
Naufraghi nella tempesta della pace: un documentario della "Settimana Incom" del 1947 evocava
così la tragedia dei profughi dell'Istria. Si aggiungevano a milioni e milioni di altri "naufraghi",
frutto degli sconvolgimenti della guerra e del dopoguerra: milioni di persone sradicate dalla propria
terra dalle deportazioni operate dalla Germania nazista e dalla Russia staliniana, ex prigionieri,
donne e uomini in disperata fuga dall'inferno della Shoah o dalle zone martoriate dagli spostamenti
del fronte. E a questa marea di profughi se ne somma un'altra, alimentata da milioni di persone
espulse a forza dai paesi dell'Europa centro-orientale. Il dramma delle popolazioni tedesche ha qui
un rilievo centrale: già con la fuga disperata davanti all'Armata rossa nell'ultima fase della guerra, e
poi con le espulsioni dell'immediato dopoguerra dalla Cecoslovacchia, dalla Polonia, dall'Ungheria,
dalla Romania, dalla Jugoslavia, ove il loro dramma si aggiunge a quello degli italiani dell'Istria. Si
pensi ai polacchi e agli ucraini vittime di feroci espulsioni reciproche da territori in cui avevano
convissuto per secoli, e ad altre sofferenze ancora: si inizieranno allora a intravedere i contorni di
una fra le pagine più rimosse della storia europea. Questo studio illumina alcuni squarci di questa
vicenda, in cui drammi personali e collettivi si intrecciano, ed evoca le ferite di memoria che quel
trauma ha lasciato.
40. G. RUMICI, Infoibati (1943-1945). I nomi, i luoghi, i testimoni, i documenti (Mursia,
2002).
Tra settembre del 1943 e la primavera del 1945, nei territori della Venezia Giulia occupati dal
Movimento Popolare di Liberazione Jugoslavo del maresciallo Tito, migliaia di uomini e donne
scomparvero nelle foibe, le cavità naturali che si aprono nel Carso. "Infoibati": in questo termine
sono racchiusi la memoria degli scomparsi e l'orrore di una tragedia della quale, a distanza di
decenni, è ancora impossibile tracciare un bilancio definitivo, anche se furono più di 5.000 le
persone deportate che non fecero ritorno. Con documenti di fonte jugoslava, inglese e italiana, con
fotografie e testimonianze dirette di parenti e sopravvissuti, vengono ricomposti i tasselli di questa
tragedia nazionale che per decenni è stata dimenticata e rimossa. Il contesto storico, i rapporti tra
comunisti italiani e slavi, le uccisioni e gli infoibamenti dal 1943 in poi, i ritrovamenti del periodo
bellico e del dopoguerra, i silenzi di Stato: un lavoro di ricerca senza precedenti che ricostruisce una
pagina oscura della nostra storia e che, senza pregiudizi ideologici, ridà voce alle vittime delle foibe.
41. G. SCOTTI, Dossier foibe (Manni, 2005).
Ecco che cosa significa parlare delle foibe: chiamare in causa il complesso di situazioni cumulatesi
nell'arco di un ventennio con esasperazione di violenza e di lacerazioni politiche, militari, sociali
concentratesì in particolare nella fase più acuta della seconda mondiale (Enzo Collotti). Una
narrazione della storia che, nell'assoluta oggettività documentaria, rispetta tutte le vittime ma non
"condivide", non "omologa", in una parola non dimentica la sostanziale differenza tra massacratori
nazifascisti e chi, giustamente, prese la parola e le armi per combatterli (Tommaso Di Francesco).
42. C. SGORLON, La foiba grande (romanzo, Mondadori).
43. F. SESSI, Foibe rosse: vita di Norma Cossetto uccisa in Istria nel '43 (Marsilio, 2007).
Norma Cassetto venne gettata ancora viva nella foiba di Villa Surani nella notte tra il 4 e il 5 ottobre
del 1943. Aveva ventitré anni ed era iscritta al quarto anno di lettere e filosofia, all'Università di
Padova. I suoi assassini, partigiani di Tito, che dopo il crollo del regime fascista tentano di prendere
il potere in Istria non hanno pietà della sua giovinezza e innocenza e, prima di ucciderla, la
violentano brutalmente. L'assassinio di Norma Cossetto e di tutti quegli uomini e quelle donne che
furono infoibati o morirono a causa delle torture subite, annegati in mare per mano dei "titini" mostra
verso quale orizzonte ci si dirige "quando si ritiene che la verità della vita è lotta, e che non tutti gli
esseri umani sono provvisti della medesima dignità".
44. F. TOMIZZA, Gli sposi di via Rossetti (romanzo, Mondadori, 1986).
Nella primavera del 1944, in una Trieste occupata dall'esercito tedesco e lacerata dall'odio tra italiani
e sloveni, due pacifici sposi vengono barbaramente trucidati. Trent'anni dopo uno scrittore, dopo
aver ritrovato uno strano gruppo di lettere, prova a ricostruire la misteriosa vicenda.
45. F. TOMIZZA, La miglior vita (romanzo, Rizzoli 1977).
Il romanzo tratta la difficile scelta del protagonista, il sagrestano, Martin Crusich, riguardo al proprio
avvenire, di fronte al bivio imposto da due guerre mondiali e dalla ridefinizione dei nuovi confini,
geografici e culturali; una storia italiana di frontiera; ma è anche un romanzo sulla vita di un paese
dell'Istria, Radovani, di una piccola comunità la cui cronaca, fatta di lavoro e umiltà, viene scandita
solo dalle registrazioni parrocchiali.
46. G. UDOVISI, Foibe: l'ultimo testimone (Aliberti, 2010).
Nella frazione di un secondo si è visto costretto a decidere della sua vita. Se stare fermo e finire
ammazzato sotto i colpi della mitragliatrice, oppure saltare giù e morire all'istante nel baratro. Era il
14 maggio 1945 quando l'ufficiale comandante istriano Graziano Udovisi venne trascinato dai
partigiani titini sull'orlo della foiba di Fianona per essere trucidato. Scampò alla morte per miracolo,
liberandosi i polsi dal fil di ferro e risalendo in superficie da una cavità di circa trenta metri.
Prodigiosamente riuscì a salvare un altro commilitone compagno di sventura, afferrandolo per i
capelli. Furono i soldati nemici a costringerlo a marciare scalzo sul bordo di quel crepaccio: una
punizione per aver tratto in salvo a Capodistria, su una motobarca, i suoi soldati ricercati dalle truppe
slave. Questo libro è la testimonianza del calvario di un italiano sopravvissuto alle foibe. La sua
odissea, terminata dopo due anni di prigionia con l'accusa di collaborazionismo con i tedeschi,
s'intreccia con digressioni sui risvolti sociopolitici della guerra. Attraverso il ricordo, Udovisi
ripercorre i giorni del carcere, le torture subite, i crimini consumati sotto i suoi occhi, la fuga. I
flashback degli orrori bellici si dipanano in un lucido excursus che copre quattro anni di storia: dall'8
settembre 1943 al settembre 1947, quando Udovisi viene liberato a Civitavecchia senza neppure la
carta di rilascio.
47. D. ZANDEL, I testimoni muti: le foibe, l'esodo, i pregiudizi (Mursia, 2011).
Le foibe, l'esodo giuliano-dalmata, l'esilio, gli odi e i pregiudizi politici: ricordi personali e storia
s'intrecciano sul filo di una memoria personale che si fa pagina di storia collettiva. La voce narrante
è quella di un bambino nato in un campo profughi, cresciuto in estrema povertà circondato dal
silenzio doloroso degli adulti; sarà l'incontro con un uomo, un testimone muto della tragedia a
condurlo verso una nuova consapevolezza delle sue radici e della sua storia. Un libro che non
concede sconti e getta uno sguardo scomodo sugli avvenimenti seguiti al 1947 e al Trattato di pace di
Parigi, nel tentativo di riannodare un filo spezzato dagli estremismi del secolo scorso dando voce a
quanti soffrirono quei drammi, e nella speranza di far conoscere a tutti una materia spesso
considerata d'altri.
48. D. ZANDEL, I confini dell'odio (romanzo, Aragno, 2002).
49. S. ZECCHI, Quando ci batteva forte il cuore (romanzo, Mondadori,2010).Pola 1945.
La storia è crudele con gli italiani dell'Istria, della Dalmazia e di Fiume: se nel mondo si festeggia la
pace, qui le loro sofferenze non hanno tregua. Il dramma della gente di Pola sconvolge la famiglia
del piccolo Sergio, costretta a subire umiliazioni e soprusi da parte dei nuovi occupanti slavi. La
mamma di Sergio, Nives, maestra di scuola elementare, si batte con grande coraggio nella difesa dei
confini della patria: colta, autorevole, fiera, raccoglie intorno a sé i propri concittadini che non
intendono chinare la testa di fronte alle decisioni dei vincitori. Anche Sergio nutre per la madre una
vera ammirazione. Ha sei anni, è cresciuto con lei, ha visto il padre per la prima volta soltanto al suo
ritorno dalla guerra. Per lui prova soggezione, quasi diffidenza. Intanto l'annessione dell'Italia
orientale alla Jugoslavia travolge l'esistenza degli istriani. Nella famiglia di Sergio è tempo di
decisioni gravi. Flavio e Sergio, padre e figlio, impareranno a conoscersi, suggellando un'affettuosa
dolcissima alleanza, che li aiuterà, dopo imprevedibili avventure e grandi sofferenze, a costruire una
nuova vita insieme. Nelle pagine di questo romanzo, la rigorosa ricostruzione di un periodo terribile
e ancora poco conosciuto del Novecento si accompagna a una storia intima, delicata, toccante.
Stefano Zecchi dà vita a un affresco importante, che illumina il dramma di un popolo e insieme
racconta tutta l'emozione di un grande amore tra padre e figlio.
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