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Diapositiva 1 - Mondadori Education

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Diapositiva 1 - Mondadori Education
I regni romano-barbarici e
l’Impero bizantino
Il concetto di “età di mezzo”
Il termine “Medioevo” significa “età di mezzo”: indica il periodo compreso tra la
deposizione di Romolo Augustolo (476) e la scoperta dell’America (1492)
Il concetto di Medioevo risale al Rinascimento, quando la
riscoperta dell’antichità portò a considerare il periodo appena
trascorso come un’epoca di decadenza
All’interno del Medioevo si distinguono due fasi, l’Alto
Medioevo (dal VI al X secolo) e il Basso Medioevo
(dall’XI al XV secolo)
Si tratta di delimitazioni convenzionali:
oggi si preferisce parlare di “Medioevi”
per evidenziare la diversificazione interna
a un arco cronologico tanto esteso
Cristo con gli apostoli (XII sec.)
Una nuova epoca
La storiografia più recente sottolinea l’assenza di una frattura netta fra civiltà
antica e medievale
Alcuni fenomeni storici iniziati in Età tardoantica,
come l’affermazione del cristianesimo e la
decadenza delle città, proseguirono
D’altro canto molti fenomeni storici furono tipici del Medioevo:
l’apporto di nuove popolazioni (Franchi, Normanni, Slavi), la
definizione del ruolo del papato, la nascita delle lingue moderne
Corona votiva del re visigoto
Recesvindo (649-672)
L’Europa occidentale regredì, il Mediterraneo e
l’Italia persero la loro centralità, le civiltà araba e
bizantina vissero un periodo di prosperità
La contrazione delle città
Tra il VI e il VII secolo, l’Europa occidentale conobbe una gravissima crisi
demografica, che condusse a un imponente regresso della vita cittadina
In seguito alle devastazioni causate da
guerre, carestie e pestilenze, le città
sopravvissute si ridussero enormemente
di estensione e si spopolarono
Città altomedievale, miniatura (VI sec.)
In assenza di un potere centrale
solido, le infrastrutture (strade,
ponti, acquedotti) andarono in rovina
Le comunicazioni di conseguenza
risultarono ovunque sempre più difficili
Il regresso dell’agricoltura
Anche le campagne risentirono del calo demografico: molte terre rimasero
incolte e si inselvatichirono, altre si impaludarono e divennero malariche
Nell’Alto Medioevo la foresta è una presenza
incombente: i villaggi circondati dai campi coltivati
appaiono isole immerse in un mare di boschi e
foreste, abitate da pericoli reali o immaginari
La foresta è anche un’importante risorsa
economica: il legno è la materia prima principale
per la costruzione degli attrezzi e delle abitazioni,
e una fondamentale fonte energetica
Dei banditi aggrediscono un viandante
nel bosco, miniatura (XIV sec.)
La crisi del commercio
La decadenza delle vie di comunicazione, la presenza di banditi e l’uso
sempre più limitato della moneta causarono una stagnazione dei commerci
Gli scambi avvenivano per lo più attraverso
il baratto, in fiere e mercati regionali
A partire dal VII secolo, gli Arabi si impadronirono
di molte coste mediterranee, rendendo
impercorribili le rotte marittime: quella dell’Alto
Medioevo fu un’Europa senza mare
Il porto di Classe, mosaico nella basilica di
S. Apollinare Nuovo a Ravenna (VI sec.)
Continuò a esistere un commercio
internazionale di lusso: mercanti bizantini
portavano in Europa merci preziose
destinate alle corti o all’alta aristocrazia
Il sistema curtense
Il centro di gravità della società altomedioevale si spostò dalla città alla
campagna, intorno alla curtis, erede della villa romana tardoantica
La curtis era la cellula di un’organizzazione sociale e
politica: molti piccoli proprietari si mettevano sotto la
protezione dei latifondisti, cedendo la propria terra
(allodio) per poi riceverla in uso in cambio di un affitto
La pars dominica era coltivata da schiavi
sotto la supervisione di un incaricato del
signore (dominus), il latifondista
La pars massaricia era affidata ai
massari, vincolati al terreno: i servi della
gleba (cioè della “zolla” di terra)
Contadini al lavoro presso una villa,
affresco proveniente da Treviri
Oltre a versare un tributo
annuale in natura o in
denaro, i massari dovevano
lavorare periodicamente per
la pars dominica (corvées)
Il lavoro manuale nel Medioevo
Quella dell’Alto Medioevo fu un’economia di sussistenza: il numero di coloro
che potevano dedicarsi ad attività diverse dall’agricoltura era molto basso
Nelle aziende curtensi gli schiavi godevano di
condizioni di lavoro migliori rispetto a quelle
dell’antichità, anche per effetto del cristianesimo
Il carattere dell’economia curtense e il minor afflusso
rendevano peraltro il loro impiego poco conveniente
Il lavoro manuale, fino ad allora
ritenuto umiliante perché proprio della
condizione servile, venne rivalutato
Cattedra vescovile di
Massimiano (VI sec.)
I regni romano-barbarici
Alla fine del V secolo la parte occidentale dell’Impero si trovò sotto il
dominio di genti barbare che cominciarono a darsi un’organizzazione statale
La classe dirigente di questi
nuovi Stati era germanica per
quanto riguardava l’esercito e il
potere politico, romana nel
settore dell’amministrazione
statale e cittadina: perciò questi
regni sono definiti romanobarbarici
Romana era anche
l’organizzazione della Chiesa
Una convivenza pacifica
Tranne che nel caso del Regno vandalo, dove la classe dirigente romana fu
eliminata, nei regni romano-barbarici la coabitazione fu relativamente
pacifica
Il processo di integrazione tra la società
germanica e quella latina fu lento ma inevitabile
Chiesa visigota di San Pedro
de la Nave, Spagna (680 ca.)
I nuovi dominatori non intervennero
profondamente sulla struttura
sociale: l’egemonia sociale dei
grandi proprietari terrieri si fece
ancora più schiacciante
Il principale fattore di attrito era costituito dalla diversità
religiosa: i barbari avevano per lo più aderito all’arianesimo,
mentre la popolazione romana era cattolica
L’Italia da Odoacre a Teodorico
Dopo la deposizione dell’ultimo imperatore, nel 476, il potere in Italia era nelle
mani del germano Odoacre, la cui autorità dipendeva formalmente
dall’imperatore d’Oriente Zenone
Quando Odoacre divenne troppo potente,
Zenone autorizzò la spedizione in Italia di
Teodorico, re degli Ostrogoti, la cui
presenza nelle regioni danubiane costituiva
una minaccia potenziale per Costantinopoli
Testa di barbaro, mosaico pavimentale del
Gran Palazzo di Costantinopoli (VI sec.)
Entrato in Italia nel 488, Teodorico sconfisse definitivamente Odoacre nel 493: il
regno di Teodorico (494-526) era il più esteso tra gli Stati romano-barbarici,
perché oltre all’Italia comprendeva alcune regioni dell’Illiria, della Dalmazia e della
Francia meridionale (la capitale era Ravenna)
Il regno degli Ostrogoti
Il lungo regno di Teodorico fu un periodo di pace e di relativa ripresa
economica
In politica interna Teodorico promosse la
collaborazione tra Goti e Romani
L’aristocrazia latina era preposta all’amministrazione
mentre i Goti detenevano il potere militare e politico
Nonostante gli sforzi di Teodorico, Goti e Romani
rimasero due comunità separate, ciascuna con il
proprio diritto, la propria lingua e le proprie tradizioni
Medaglione aureo raffigurante
Teodorico (500 ca.)
La tensione era aggravata dai contrasti religiosi: gli Ostrogoti
erano infatti ariani mentre i Romani erano cattolici (il papa si
trovava a risiedere in un territorio governato da un re eretico)
La fine della politica di tolleranza
Consapevole della minaccia rappresentata dall’Impero d’Oriente, Teodorico si
adoperò inizialmente per favorire un’alleanza tra i regni germanici
Il suo progetto però si scontrò da un lato con la
politica espansionistica del Regno franco,
dall’altro con gli stessi Ostrogoti, che aspiravano
all’estromissione dei Romani
Quando nel 520 fu scoperta una
cospirazione in favore dell’Impero
d’Oriente, Teodorico reagì accentuando la
repressione dei cattolici: il papa fu
incarcerato e i principali esponenti
dell’aristocrazia senatoria, come Boezio e
Simmaco, vennero giustiziati
Mausoleo di Teodorico,
Ravenna (530 ca.)
Alla morte di Teodorico, nel 526, gli
succedette la figlia Amalasunta come
tutrice di suo figlio Atalarico: alla
morte prematura di questi,
Amalasunta sposò il cugino Teodato,
per poi essere imprigionata e uccisa
Clodoveo e il Regno dei Franchi
I Franchi unificarono le Gallie, la regione più prospera dell’Impero d’Occidente,
sotto la guida del re Clodoveo (481-511) della dinastia dei Merovingi (così
chiamata dal capostipite Meroveo)
Con grande lungimiranza politica Clodoveo
scelse di convertirsi non all’arianesimo ma al
cattolicesimo, guadagnandosi il sostegno del
papato e della popolazione gallo-romana
Clodoveo inoltre favorì la fusione
pacifica tra dominatori e vinti
Battesimo di Clodoveo, miniatura (XI sec.)
Il regno dei Franchi fu, sin dalle origini, più
solido degli altri regni romano-barbarici
perché la separazione sociale tra Germani
e Latini non era così netta come altrove
Il consolidamento del Regno franco
Alla morte di Clodoveo, i suoi successori si spartirono il Regno, che si
frammentò in una sorta di confederazione
I Franchi evitarono di insediarsi nelle regioni
meridionali, di più antica colonizzazione
romana, e preferirono le zone settentrionali di
frontiera, intorno alle città di Treviri e Parigi
Reliquiario merovingio (VII sec.)
Durante il VI e il VII secolo i Franchi
continuarono a consolidare la loro presenza
nelle Gallie, mantenendosi in buoni rapporti
sia con il papa sia con Costantinopoli
Il Regno franco si preparava
a diventare la nazione-guida
dell’Europa medievale
L’Impero romano d’Oriente
A differenza di quella occidentale, la parte orientale dell’Impero riuscì a
sopravvivere arroccata intorno a Costantinopoli
A differenza di quelli d’Occidente, gli imperatori d’Oriente
riuscirono a mantenere saldamente il controllo dello Stato
Il potere dell’imperatore era assoluto e
discendeva direttamente da Dio
L’imperatore si proclamava difensore dello
Stato e protettore della religione cristiana
Autorità politica e religiosa coincidevano nella
persona sacra dell’imperatore (cesaropapismo)
Gli imperatori Romano ed
Eudokia incoronati da Cristo,
tavola in avorio (X sec.)
La società bizantina
L’Impero d’Oriente sopravvisse a quello d’Occidente per una serie di ragioni
Vita cittadina attiva
Vivace commercio estero
Assenza, per
decenni, di invasioni
barbariche
Solida organizzazione statale, con prospere finanze
e un efficiente apparato burocratico e diplomatico
Cristo in trono, mosaico
della chiesa di S. Apollinare
Nuovo a Ravenna (VI sec.)
La componenti della società bizantina erano: Stato
romano, cultura e lingua greca, religione cristiana
L’ascesa di Giustiniano
Uno dei più grandi imperatori bizantini fu Giustiniano (527-565): circondatosi
di validi collaboratori, tra cui la moglie Teodora, mise in atto un profondo
riordinamento dell’amministrazione statale e del sistema giuridico
Fece selezionare e raccogliere in un corpus unico e
aggiornato (Corpus iuris civilis, «Corpo del diritto
civile») tutte le leggi in vigore che si erano stratificate
disordinatamente nel corso dei secoli
Giustiniano e la sua corte, mosaico della
chiesa di S. Vitale a Ravenna (VI sec.)
Promosse una politica di grandiose opere
pubbliche (tra cui la costruzione della chiesa di
Santa Sofia a Costantinopoli)
Postosi come protettore della fede, fece chiudere nel 529 la scuola di filosofia di Atene,
fondata da Platone nel 385 a.C.: questa data suole indicare la fine della cultura antica
La riconquista dell’occidente
L’imperatore d’Oriente aveva ereditato il carattere universale dell’Impero
di Roma: ai sovrani occidentali, considerati usurpatori dai Bizantini, era
concesso il titolo di re dei rispettivi popoli ma non quello di re dei Romani
Dopo aver concluso la pace con la Persia, Gustiniano
concepì un grandioso progetto di riconquista
dell’Occidente, contando sull’appoggio dell’aristocrazia
latina dei regni romano-barbarici
Nel 532, il generale Belisario sbarcò in Africa e
pose rapidamente fine al Regno vandalo
Giustiniano trionfante sui
Persiani (?), Avorio
Barberini (VI sec.)
Successivamente, le armate di Giustiniano si
rivolsero alla Spagna, dove riuscirono a
strappare ai Visigoti parte del loro regno
La guerra contro gli Ostrogoti
La parte più ambiziosa del progetto giustinianeo era la riconquista dell’Italia:
l’assassinio di Amalasunta fornì ai Bizantini il pretesto per intervenire nella
penisola
Nel 535 Belisario sbarcò in Italia: iniziò la cosiddetta
Guerra gotica, destinata a protrarsi fino al 553 con la
sconfitta, ad opera del sostituto di Belisario Narsete,
degli ultimi capi ostrogoti: Totila e Teia
Elmo ostrogoto (500 ca.)
Nel 554, con l’editto noto come Prammatica
Sanzione, Giustiniano prendeva
formalmente possesso dell’Italia, ridotta al
rango di provincia sotto l’autorità di un
governatore residente a Ravenna
L’Italia uscì immiserita dal
conflitto: le campagne furono
devastate e molte città rase
al suolo; la popolazione fu
uccisa, deportata o decimata
dalle epidemie
L’imperatrice Teodora
Un peso determinante nelle scelte politiche di Giustiniano fu esercitato dalla
moglie Teodora (497-548), ex attrice e danzatrice
Il suo ruolo fu decisivo nel fronteggiare la
rivolta di Nika, nel 532, fomentata dagli
“azzurri” e dai “verdi” (fazioni legate
inizialmente a gare sportive e che, con il
tempo, acquisirono connotati politici)
Teodora e la sua corte, mosaico della
chiesa di S. Vitale a Ravenna (VI sec.)
Si interessò molto di questioni religiose:
promosse la nomina a vescovi di diversi
sacerdoti e l’elezione di papa Virgilio
Eraclio e i Persiani
Dopo la morte di Giustiniano nel 565, l’Impero d’Oriente attraversò una
profonda crisi: le spese militari avevano dissanguato le casse dello Stato e gli
eserciti a disposizione non erano sufficienti a difendere i nuovi confini
Ben presto le conquiste di Giustiniano
andarono per la maggior parte perdute
La situazione si aggravò agli inizi del VII secolo
quando il persiano Cosroe invase l’Egitto e la Siria,
saccheggiò Gerusalemme e si spinse fino a
Costantinopoli (stretta d’assedio nel 626)
Eraclio sottomette Cosroe,
placca dorata (1160-1170)
Le sorti dell’Impero furono risollevate dall’elezione di Eraclio (610-641), che
riorganizzò l’esercito e arginò i Persiani: nel 628 fu combattuta la battaglia
decisiva presso le rovine di Ninive, che terminò con la vittoria dei Bizantini
La riforma di Eraclio
In politica interna, Eraclio cercò di intervenire sulle cause profonde della
crisi sociale
Il territorio dell’Impero venne
suddiviso in distretti chiamati temi,
ognuno sotto il comando di uno
stratego con poteri civili e militari
Eraclio raffigurato con
il figlio (610-641)
Furono distribuite grandi estensioni
di terra ai contadini, con l’obbligo
di prestare servizio militare
La riforma di Eraclio ebbe conseguenze importanti: i soldati
dell’Impero non furono più mercenari, ma soldati-contadini
direttamente interessati alla difesa del territorio
Slavi e Bulgari
La situazione politica dell’Impero d’Oriente fu aggravata nel VII secolo
dalla comparsa di nuove popolazioni nei Balcani: gli Slavi e i Bulgari
Gli Slavi, originari dell’Europa orientale, si
insediarono lungo le coste adriatiche e nell’Europa
centrale, approfittando della debolezza dell’Impero
bizantino, impegnato contro i Persiani
Cavaliere bulgaro con
prigioniero (VIII sec. ca.)
Abbandonato il nomadismo, si convertirono al
cristianesimo ed entrarono nell’orbita culturale e
religiosa di Costantinopoli
I Bulgari, di etnia turco-mongola, penetrarono nei Balcani nel VII secolo e
si mescolarono agli Slavi, di cui adottarono la lingua
Costituirono il rivale storico dell’Impero bizantino nell’Europa orientale
Il diritto civile da Giustiniano a oggi
Il diritto civile è l’insieme delle norme giuridiche che regolano i rapporti tra
privati cittadini
Il Corpus iuris civilis di Giustiniano divenne la fonte
di riferimento per tutti i legislatori delle epoche
successive, fino alla Rivoluzione francese
Nel 1804 venne emanato il Codice napoleonico, che
entrò in vigore nel Regno italico nel 1806
Aboliva i resti della legislazione
feudale e si faceva portatore di
nuovi principi, quali l’uguaglianza
dei cittadini, la laicità dello Stato, la
libertà di coscienza e di lavoro ecc.
Copia del Codice napoleonico
Questi diritti sono stati
confermati dalla Costituzione
italiana del 1948
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